Dai nostri paesi
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L’Amico del Popolo 26 maggio 2016 - N. 21
Feltrino L’esperienza della giornalista tedesca Petra Sobinger, che ha fatto tappa a Croce D’Aune
Lungo la via Claudia Augusta in bicicletta Sono sempre più numerosi i turisti che la percorrono sulle due ruote
Sono sempre più numerosi i turisti che percorrono in bicicletta la via Claudia Augusta. Un’esperienza insolita lungo questa strada imperiale che ha quasi duemila anni di storia e bellezze naturali, in gran parte da scoprire. L’ha voluta provare anche Petra Sobinger, giornalista originaria della Baviera che, assieme al figlio Tim e alla sua amica Blia, entrambi di 11 anni, è partita il 15 maggio da Donauworh in Germania con l’obbiettivo di giungere ad Altino mercoledì 25 maggio. Undici le tappe da lei programmate prima di arrivare al traguardo. Nella nona, quella di lunedì 23 maggio, è partita da Levico per toccare poi i comuni di Lamon e Sovramonte: un viaggio piuttosto impegnativo visto il cattivo tempo. Poi il pernottamento nell’ospitale albergo di Croce d’Aune, prima di ripartire per le due ultime tappe. In media 60 e più chilometri al giorno, con un carico limitato allo stretto necessario, ma con l’occhio attento al paesaggio, alle tradizioni popolari che caratterizzano i luoghi attraversati. Come giornalista, che collabora fra l’altro con un giornale che ha circa 500.000 copie di tiratura e che si interessa di sport e di viaggi, aveva sentito parlare della via Claudia Augusta, ma a sciogliere ogni sua riserva è stato il figlio Tim. Quando a scuola gli hanno assegnato una ricerca sull’impero romano e su questa via imperiale, ha capito che era questa l’occasione per approfondire le sue conoscenze, direttamene, con la sua inseparabile bicicletta che l’ha accompagnata in molti dei suoi viaggi. E finora non si è affatto pentita della scelta fatta. «Sono rimasta affascinata da alcuni paesi di montagna, dalla cordialità e semplicità della gente, da borghi ed edifici carichi di storia e dalla bellezza dei paesaggi. Amo l’Italia e la sua storia». Parole in libertà le sue, rilasciate con estrema schiettezza, anzi col proposito di conoscere meglio questo Paese. Comincerà a farlo subito dopo aver terminato il suo viaggio ad Altino. La sua meta successiva sarà Venezia, che ha avuto già modo di visitare e che ha lasciato in lei un segno indelebile del suo fascino. Il figlio Tim, a dire il vero, le ha suggerito di proseguire il viaggio fino a Roma, cui approderà prima o poi, visto che ha la stessa passione per i viaggi della madre. A quanto pare, non c’è nulla che incuta loro paura. Il desiderio di conoscenza è più forte di ogni incognita e incertezza, perfino del maltempo. Forse sono queste le ragioni che spingono sempre più turisti, soprattutto tedeschi e austriaci, a cimentarsi in bicicletta nei
tratti possibili, lungo la via Claudia Augusta, iniziata dal generale Druso nel 15 a.C. e terminata dall’imperatore Claudio Tiberio nel 46/47 d.C., che partiva, almeno in una sua direttrice, da Altino, città della laguna veneta, per giungere fino ad Ausburg sul fiume Danubio. Che se ne parli ancora a distanza di tanti secoli è la riprova che non si possono cancellare vicende che sono rimaste impresse nella memoria storica e hanno segnato la vita di civiltà diverse.
CROCE D’AUNE - Da sinistra Giorgio D’agostini, presidente della associazione italiana Via Claudia Augusta, la giornalista Petra Sobinger, suo figlio Tim con la sua amica Blia.
villabruna
Alla scoperta della grande guerra
Interessante e utile esperienza per gli alunni di 5a elementare
VILLABRUNA - Alunni e insegnanti di quinta elementare con il “maestro” Nino Gris.
Per ricordare il centenario del primo conflitto mondiale (1915-1918 ) una quindicina di ragazzi della quinta elementare di Villabruna, accompagnati dalle insegnanti Elisa e Rosaria, hanno trovato nell’appassionato storico autodidatta Nino Gris la disponibilità a illustrare eventi, avvenimenti e storie del paese. Una bella lezione di storia che ha molto interessato sia gli allievi, sia le stesse insegnanti. Il tutto si è svolto sabato 21 maggio in mattinata quando Gris, coadiuvato dalla moglie Silvana, ha preparato documentazione grafica, fotografie e altro materiale da illustrare. Umin è un piccolo paese che all’inizio del ‘900 era prettamente agricolo, con i coloni che lavoravano le terre del grande contado della famiglia Bellati, e negli anni della guerra era abitato solo da bambini, anziani e donne che dovevano sopperire a tutti i lavori, essendo i maschi abili al fronte. In previsione del conflitto l’esercito italiano confiscò vari mezzi e materiali agricoli e animali; venne anche allestito un deposito
di armi e munizione (polveriera) nella vicina fornace che poi, con la ritirata dopo la disfatta di Caporetto, venne distrutta (qualcuno dice per un banale incidente). Non poteva mancare nel ricordo di quei tempi una citazione dettagliata dell’An de la fam quando, sia i residenti sia gli occupanti austriaci, patirono fortemente la fame e furono costretti a cibarsi anche di radici e di altre erbe. Il racconto è stato arricchito anche da una breve ricognizione davanti alla villa dove il 24 novembre 1917, dopo una visita al fronte del Grappa, l’imperatore d’Austria-Ungheria, Carlo D’Asburgo, dormì una notte. Il tutto si è concluso con un rinfresco per la gioia degli studenti e delle insegnanti. Corre l’obbligo di sottolineare che, oltre a non conoscere, nemmeno sommariamente, le vicende della seconda terribile guerra mondiale, molti, anche adulti, non hanno nemmeno una infarinatura di quanto accaduto nei nostri paesi durante la prima guerra mondiale. Un vuoto che è certo bene Giuseppe D’Incau colmare.
Escursione guidata da Arson a Sartena Organizzata da «Alpinia Itinera», si terrà domenica 12 giugno, con qualsiasi condizione meteo, un’escursione lungo la quinta tappa del «Cammino delle Dolomiti». Il percorso prevede la partenza dalla piazza di Arson alle 10 per poi costeggiare le pendici del monte Grave sino alla caratteristica borgata di Montagne di Cesiomaggiore, raro esempio di architettura rurale. La partecipazione è gratuita e il pranzo è al sacco; il dislivello è quasi tutto in discesa e la lunghezza è di km. 13, quindi adatta a tutti, pure alle famiglie con bambini. Da Montagne, dove si può ammirare la splendida parete del Sass de Mura, si scende per comodo e largo sentiero sino alla Val Canzoi risalendola poi sino alla chiesetta dedicata a sant’Eurosia e san Giovanni Battista, con visibili le tracce dell’antica via
romana Claudia Augusta Altinate incise nella roccia. Da non dimenticare anche una grande quantità di fiori ed essenze che trovano in maggio il loro maggior splendore. Si sale quindi a Toschian, dove sarà visitabile la chiesa dei santi Vitale e Agricola e quindi alla borgata di Cullogne, visitando la chiesa di san Salvatore. Proseguendo fra antiche costruzioni rurali, in mezzo a castagni centenari, si raggiunge Cesiomaggiore con la seicentesca chiesa parrocchiale e le attigue ville Corrà e Muffoni. Si passa poi per Villa di Pria, con visita alla chiesa di san Bartolomeo che contiene un bell’altare seicentesco. L’arrivo è al Centro di spriritualità di Col Cumano, in località Sartena Alta a Santa Giustina.
«La via al Santuario» Inizia l’itinerario di musica e poesia Apre in maniera forte e innovativa l’edizione 2016, l’undicesima, de «La via al Santuario», itinerario musicale, poetico e di conoscenza promosso dal Centro Studi Claviere di Vittorio Veneto per l’ideazione di Elena Modena e Orazio Cirri. Ospite d’eccellenza Cantiere Teatro Ca’ Foscari, diretto da Elisabetta Brusa, progetto di formazione e regia facente capo all’Università Ca’ Foscari Venezia e alla Fondazione Università Ca’ Foscari. Il Santuario dei santi Vittore e Corona, nei suoi molteplici spazi, dal chiostro alla Basilica, farà da sfondo scenico al testo «Nozze di sangue» di Federico García Lorca, scritto nel 1932 (la prima assoluta fu l’anno a seguire), per la traduzione a cura di Elide Pittarello, edita da Marsilio. Lo spettacolo è stato presentato nel maggio 2015 a Venezia, Teatro Ca’ Foscari, con il coinvolgimento di circa una trentina fra studenti, tecnici, docenti, regista. Portarlo quest’anno a Feltre equivale a un’opportunità più che preziosa. Lo slancio partecipativo di giovani talenti entro lo spazio teatrale e l’energia suscitata da reale spirito di collaborazione permangono come aspetti imprescindibili. Ma il dato saliente, fondamentale sul piano artistico e umano, è la sperimentazione cui il testo di Lorca, una tragedia in senso stretto, si è prestato. L’arcaicità del clima che ad esso soggiace, nella cattolicissima Spagna andalusa del tempo, è intrisa di una sacralità da leggersi anche in chiave antropologica, e impregna di sé il rapporto sia fra uomo e donna (il padre, lo sposo; la madre, la figlia) sia fra donna e donna (la sposa, la suocera; la domestica, le filatrici). Lorca dà voce anche alla luna e alla morte, e, indirettamente, al bosco, sicché la natura, così rappresentata, riflette puntuale il senso del tragico, tinto di rosso sangue, di cui si impregnano protagonisti e comparse nell’avanzare del dramma. E quando il sangue che cade e che penetra in questa terra di Spagna è quello del padre, del figlio, del fratello, dello sposo, insieme alle lacrime della madre, della sposa, della moglie, della suocera, allora il canto che ne esce è un canto corale. Il sollievo che ne sgorga è racchiuso in un rituale collettivo, dove alle lacrime e al sangue si aggiunge una gestualità che nella salvezza della ripetizione trova la sua ragione d’essere, rispondendo a quell’innato bisogno di trascendenza di cui Lorca si fa cantore. La messa in scena negli spazi del Santuario è in programma mercoledì 1 giugno alle ore 21. Info: Centro Studi Claviere, claviere@ alice.it; cell. 340 2122409.
Segnalazioni per il premio «La penna alpina» Archiviato l’impegno per la partecipazione all’Adunata nazionale di Asti, per la sezione di Feltre dell’Associazione nazionale alpini si avvicina il momento della consegna del prestigioso premio «La penna alpina per la nostra montagna». Giunto alla sua settima edizione, il riconoscimento a livello provinciale, che riflette lo spirito delle penne nere e la loro natura generosa e solidale, può essere assegnato a singole persone, gruppi, associazioni, istituzioni ed enti che abbiano agito a favore della popolazione e della montagna bellunese, o abbiano promosso con la loro professionalità l’immagine della provincia di Belluno in Italia e nel mondo. Il premio, istituito nel 2010, annovera tra i personaggi insigniti Felice Dal Sasso, Gianbattista Dalla Corte e Oscar Bonsembiante, che furono i premiati della prima edizione; l’ostetrica Maria Pollaci della seconda edizione; il mitico Sergio Sanvido, ideatore del Museo della bicicletta di Cesiomaggiore, e Francesco Turrin dell’edizione del 2012; Luana Gorza e il campione Oscar De Pellegrin premiati nel 2013 assieme agli alpini del Vajont; Andrea Da Ronch, Ivan Piol e il dottor Amedeo Vergerio nel 2014 e infine Angelo Costola e Loris Scopel nell’edizione dello scorso anno. Avvicinandosi il momento della premiazione, che avverrà il 16 luglio, nell’ambito della 2a Adunata del Btg. Alpini «Feltre» e del 3° Raduno del Gruppo di Artiglieria da montagna «Agordo», la sezione di Feltre dell’Ana invita tutti ad inviare entro il 17 giugno le segnalazioni di possibili candidati particolarmente meritevoli per questo riconoscimento. Tutti i dettagli si trovano nel regolamento consultabile nel sito anaSilvia Losego feltre.webnode.com.