vicino/lontano 2015: rassegna stampa after festival

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rassegna stampa / after festival vicino/lontano 11a edizione udine 7 10 maggio 2015

dialoghi sul mondo che cambia

confronti incontri storie spettacoli


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 13/05/2015 pagina: 97


11a edizione udine 10 7 maggio '15 Settimanale

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11a edizione udine 10 7 maggio '15 Quotidiano

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data: 12/05/2015 pagina: 31

Vicino/Lontano


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Quotidiano

11a edizione udine 10 7 maggio '15


11a edizione udine 10 7 maggio '15

scienze

MITI D’OGGI

di Marino Niola

LA SCUOLA DEVE METTERE LE MANI NEL PIATTO

Allo spreco di cibo è dedicato il libro di Andrea Segrè, L’oro nel piatto. Valore e valori del cibo (Einaudi, pp. 194, euro 18)

22 M AGGIO 2015

Sprecare significa gettare cibo nella spazzatura, ma anche nutrirsi di cibo spazzatura. In un caso si danneggia la salute dell’ambiente, nell’altro quella dell’uomo. Che in realtà sono la stessa cosa. Anche se molti continuano a ignorare questa comunità di destini tra l’ecosistema e noi. Un nesso che regola il rapporto tra risorse e consumi, tra ecologia ed economia, tra salute e malattia. Di questo tema vitale parla Andrea Segrè nel suo nuovo libro L’oro nel piatto. Valore e valori del cibo (Einaudi). E quanto la questione stia diventando centrale nella sensibilità collettiva lo prova la partecipazione alla conferenza che Segrè ha tenuto nella splendida cornice del Festival Vicino/Lontano di Udine, ideato da Paolo Cerutti e sapientemente guidato da Nicola Gasbarro, Franca Rigoni e Paola Colombo. In realtà oggi esiste una relazione profondamente viziata tra noi e la natura. Ed è una pia illusione pensare di risanarla con foglie di fico come il chilometro zero, la filiera corta, il cibo autoprodotto. Che sono cose buone e giuste. Ma per imparare davvero come nutrire sanamente il Pianeta bisogna ricominciare a dare valore al cibo. Come? Mettendo insieme una task force che vada dalla scienza alla coscienza, dalle tecniche di conservazione alla strategia di distribuzione. E soprattutto alla formazione. Perché solo un’educazione al senso del cibo appresa a scuola, ci consentirà di non essere più semplici consumatori. Spettatori passivi di show cooking. Succubi dei capricci delle multinazionali del food che sfamano e affamano il mondo. Oggi la cittadinanza attiva comincia a tavola. E mette le mani nel piatto.

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11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 28/05/2015 pagina: 11 Quotidiano

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7 “Io camminerò” Raccontare

MAGAZINE DOMENICALE DI AMERICA OGGI www.oggi7.info 17 MAGGIO 2015

OGGI

il mondo LETTERATURA & SOCIETÀ Il Premio Terzani a David Van Reybrouck: un “viaggio” nel Congo, ovvero l’Africa dagli schiavi ai migranti, dall’oro all’uranio SERVIZIO A PAGINA 4

Scuola Studenti IACE in Umbria

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Teatro KIT: la nuova Italia a N.Y.

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Libri 750 anni di Dante

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7

17 MAGGIO 2015

OGGI

4 PRIMO PIANO \ LETTERATURA & SOCIETÀ Il Premio Terzani a David Van Reybrouck per un “viaggio” nel Congo: l’Africa dagli schiavi ai migranti, dall’oro all’uranio

Raccontare il mondo di Paola Milli

F

milli.paola@gmail.com

U RYSZARD Kapuciski, il grande scrittore-reporter polacco scomparso otto anni fa, a sottolineare il significato importante di un premio dedicato a Tiziano Terzani, fiorentino, che scelse di essere giornalista e raccontare il mondo, che faceva il suo stesso mestiere, con la stessa passione e lo stesso bisogno di verità nello sguardo. Era il 5 dicembre 2004, tre mesi erano trascorsi dalla morte di Terzani, durante il primo incontro della giuria convocata per gettare le basi del Festival Vicino/Lontano, nato nella città di Udine per promuovere “dialoghi sul mondo che cambia, confronti, incontri, storie, spettacoli”. Il premio, compreso all’interno del progetto Vicino/Lontano, ha continuato ad avere Tiziano Terzani quale figura di riferimento in tutti questi anni, insuperato osservatore della realtà nelle contraddizioni, nella complessa sfaccettatura del tempo di cui fu testimone. Il premio, giunto quest’anno all’undicesima edizione, è andato a «Congo, reportage» che non è un lavoro giornalistico né un saggio storico, ma un’opera di letteratura, in grado di suscitare nel lettore le emozioni, il trasporto, la passione che solo dai grandi scrittori possono scaturire, comunemente definito “il più grande reportage africano dai tempi di Ryszard Kapuciski”. Autore delle settecento pagine che compongono il best-seller internazionale, a metà strada tra storia, cronaca e storytelling, edito in Italia da Feltrinelli, e tradotto in molte lingue, anche in cinese, David Van Reybrouck, quarantatreenne nativo di Bruges, laureato in architettura a Cambridge e ricercatore presso l’Università di Lovanio, lavora come giornalista per il quotidiano belga di lingua fiamminga “De Morgen”. Se l’intento del premio Terzani è quello di “onorare la memoria di colui che ha raccontato l’Asia agli occidentali in pagine memorabili”, il riconoscimento allo scrittore belga coglie in pieno l’obiettivo, raccontando, l’opera, due secoli di storia, il Paese Congo protagonista e insieme narratore di se stesso, dando voce a più di cinquecento persone, con interviste a congolesi di tutte le età e le etnie, dall’autore incontrate nel corso di dodici viaggi nella Repubblica Democratica del Congo, ma sono state, naturalmente, necessarie anche ricerche archivistiche molto accurate. Per secoli dal fiume Congo, che dà nome alla nazione, hanno trovato accesso al continente africano ogni sorta di predatori, missionari, colonizzatori, attraverso il capolavoro di questo sensibile studioso, dotato di una scrittura lieve e incisiva, penetriamo nel cuore del Congo e dell’Africa tutta. Van Reybrouck ha dichiarato di avere scritto il libro perché non trovava niente in circolazione sul Congo che non fossero le solite storie accademiche un po’ paludate, così decise di scrivere lui il libro che voleva

leggere, recandosi di persona sul posto, lasciando che a parlare fossero le vite della gente, il racconto dei sogni che gli venivano comunicati. La motivazione della giuria che ha premiato Congo così si è espressa: “Con la curiosità di un archeologo e l’attenzione di un antropologo, con lo scrupolo dello storico e l’elegante sensibilità di un poeta, con l’efficacia del giornalista d’inchiesta e il talento di un potente narratore, Van Reybrouck ci conduce per mano alla scoperta di un Paese, di un popolo, di un continente. Avorio, argento, oro e diamanti; e poi carbone, stagno, rame e caucciù; e infine petrolio, uranio e coltan per i nostri telefonini… e naturalmente schiavi: tutte queste ricchezze immense e maledette hanno segnato il destino tragico del Congo…”. Angela Staude Terzani, presidentessa del Premio, nel corso della cerimonia di assegnazione, avvenuta presso il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, ha affermato di essere sicura che “Congo è un libro che Tiziano avrebbe voluto scrivere, completamente in sintonia con l’approccio di Tiziano al suo mestiere, quello dello studioso, dell’esploratore e del cercatore

della “verità”. Un’opera osteggiata dal regime di Kabila perché quando scrivi dello stato debole, della corruzione dell’amministrazione, del livello bassissimo dei servizi, allora il regime non è disposto a tollerare”. Ma lui non poteva prescindere dal raccontare la verità, poco importa se l’ambasciatore del Congo a Bruxelles è venuto, suo malgrado, alla presentazione del libro in lingua francese storcendo il naso, se nel paese africano il regime l’ha boicottato in ogni modo. Ciò nonostante il libro è arrivato in Congo in 3.500 copie, vendute, in accordo con l’editore, a un prezzo abbordabile, ogni copia passa a venti persone, l’opera sta

suscitando diffusi consensi, rivela l’autore. Oggi in Belgio ci si vergogna del proprio passato coloniale e si ritiene giusto lasciare il Congo libero di tracciare il proprio cammino, ma gli africani non guardano con interesse a questo atteggiamento basato sul senso di colpa, per loro è importante ora la nostra presenza “etica,” non sentirsi abbandonati dall’Occidente sviluppato, che di fatto se ne disinteressa del tutto, celando tale egoismo con la necessità di scongiurare ulteriori derive neocoloniali. Il Congo è tra le terre più sfruttate al mondo e non solo dall’uomo bianco, non solo colonizzato dal Belgio, poi sono arrivate le multinazionali a sfruttare senza risparmio le risorse del territorio e ancora la Cina, mentre i massacri agivano anche sul fronte etnico tra gruppi contrapposti, senza che mai avessero fine i genocidi perpetrati da regimi sanguinari e mai cessassero la fame, le malattie, la guerra, elementi tutti che compongono un quadro drammatico, dolente della realtà di un intero Paese e del suo popolo. Tuttavia il Congo ha nella sua gente la risorsa maggiore e può farcela, può guardare al futuro, afferma lo scrittore. Si rammarica Van Reybrouck, parlando del presente, che i mezzi d’informazione e il mondo politico affrontino l’enorme criticità degli sbarchi di migranti attraverso il Mediterraneo come fosse un problema pratico di gestione dell’ordine pubblico, ignorando completamente la questione etica, di giustizia umana, sociale riposta dietro ogni migrante che affronta la morte per trovare la vita. L’Europa non sta agendo, come dovrebbe, con un’azione coordinata, unitamente a una diplomazia multilaterale e la sola Italia non può fronteggiare un’emergenza di tale portata, ma lo spirito europeo vacilla, c’è chi non vuole un potenziamento dell’Unione, anzi vuole uscirne, come la Gran Bretagna che non accettò di lasciare la propria moneta adottando l’euro e ora, forte della recentissima vittoria di Cameron alle elezioni, prepara un referendum per portare il Regno Unito fuori dalla UE. Nelle foto, Tiziano Terzani, David Van Reybrouck, alunni di una scuola elementare belga a Kinshasa e un barcone carico di migranti nei pressi dell’isola di Lampedusa


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015 pagina: 1/2

Gli under 35 sotto le lenzuola Un’indagine racconta abitudini e atteggiamenti sessuali dei figli degli anni Ottanta: trasgressivi ma romantici, si ritengono molto soddisfatti dei propri rapporti. I tradimenti? Solo per il 33% degli intervistati. E la tecnologia s’infila sempre più fra i partner [BENESSERE / SESSO ]

 16 giorni fa | di Simone Cosimi Contributor Segui @SimoneCosimi

Disegnare le abitudini della Generazione X sotto le lenzuola. Questo l’obiettivo dello studio In my bed coordinato dal dipartimento di Scienze umane dell’università di Udine nel contesto del festival Vicino/Lontano in corso nel capoluogo friulano. Gli under 35 sembrano estremamente disinibiti e ormai scevri, più delle generazioni passate, dai luoghi comuni. In un mix che mette insieme trasgressione con, a sorpresa, un forte recupero del sentimento. “Abbiamo usato un linguaggio diretto, esplicativo, niente domande paludate, perché si sentissero liberi di rispondere sinceramente e dai risultati direi che l’obiettivo è stato raggiunto” ha spiegato Paolo Ermano, docente di economia internazionale all’ateneo di Udine e componente del gruppo


11a edizione udine 10 7 maggio '15 V/L Off illustrando l’indagine, basata su 1.772 questionari elaborati per un’età media dei partecipanti di 29 anni, l’80% dei quali sotto i trent’anni. Su tutti, un primo dato poco lusinghiero: il 22% ha raccontato di aver ricevuto attenzioni sessuali dagli adulti quando era ancora minorenne. Si tratta in prevalenza di donne (27% contro 10%) che solo in un caso su quattro hanno chiesto aiuto ai genitori. Due su tre (62%) dichiarano inoltre di aver fatto sesso sotto l’effetto di alcol e uno su cinque (19%) sotto l’effetto di droghe. Al di là di queste rilevazioni, ne esce l’immagine di una generazione, quella figlia degli anni Ottanta, in buona parte soddisfatta della propria vita sessuale (il 40% le attribuisce un voto fra il 7 e il 10) fatta di circa sette rapporti al mese e mediamente cinque partner stabili avuto in passato. I tradimenti? Solo nel 33% dei casi con – considerazione costante per molti dei parametri presi in esame – scarse differenze fra maschi e femmine. La percentuale si alza notevolmente con l’età del dichiarante: il 50% degli intervistati fra 41 e 45 anni ha infatti ammesso di tradire o di aver tradito in passato. In effetti per il 37% dei giovani il legame affettivo appare irrinunciabile ai fini di un rapporto sessuale. Al contrario, il 41% non crede sia così necessario. Nel 75% dei casi ciò che appaga di più è proprio dare piacere al partner, più di raggiungere l’orgasmo (61%). In testa, però, c’è la costruzione di una forte complicità e intimità affettiva (80%). Secondo le risposte due su dieci hanno avuto rapporti omosessuali per semplice curiosità e a letto preferiscono il sesso orale, che col 68% batte la penetrazione, superata anche dai baci sul corpo (66%). Seguono le chiacchiere a letto (28%), ben sopra il rapporto anale (18%). La masturbazione, come hanno confermato altre ricerca passate, è infine una pratica generalizzata: il 93% dei maschi e il 78% delle femmine di chiara di praticarla assiduamente. La tecnologia, inevitabilmente visti i tempi, ha un ruolo sempre più presente e s’infila nel letto fra baci e carezze. Nel 32% dei casi i ragazzi sostengono di essersi fotografati o filmati durante l’atto mentre appena il 2% scatta e il 7% filma abitualmente per condividere i contenuti solo col partner. Il 20% si rivolge infine al web per cercare incontri sessuali.

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MESSAGGERO DEL LUNEDÍ 11 MAGGIO 2015

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VICINO/LONTANO

«Il nostro obiettivo è valorizzare l’Odeon» di Gian Paolo Polesini nterlocutori, sguardi e traguardi - più o meno - hanno i contorni di sempre quando cala la serranda. L’empatia con la città sale di quel tanto per ripagare la fatica e le intuizioni. Il calcolo del pubblico, che poi è come lo share per un programma tv, è abbastanza preciso, nonostante non ci sia sbigliettamento. «Conosciamo a memoria la capienza dei luoghi di vicino/ lontano - spiega il presidente Alessandro Verona - a quel punto è necessaria una rapida occhiata globale. Il margine d’errore è minimo. Un leggero aumento anche nel 2015, dopo la curva in up del 2014. Totale: 35 mila. La fidelizzazione continua». Non è così scontato. Ogni edizione - e questa appena archiviata aveva sulla maglia il numero undici - è un reinventare il presente. Il rischio è sempre lo stesso: saper individuare con precisione il desiderio di conoscenza collettiva, cogliere il motivo del dialogo, altrimenti la folla giustamente ti dribbla. «Quest’anno - precisa Verona - con l’indagine In my bed sulla sessualità si è aperto un varco comodo per arrivare a un ipotetico grande cervello popolare. Ecco, il sistema per sviscerare le calde tematiche contemporanee ci è parso intrigante e la decisione di continuare è giunta all’unanimità. Quindi nel 2016 cercheremo d’individuare punti di contatto altrettanto forti». C’è dell’altro. L’occhio lungo è quanto ci si aspetta, ben conoscendo le regole di un festival che vive di molte entità. «È la giuria scientifica a stabili-

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Il presidente Verona: «Abbiamo partner forti, ce la possiamo fare» Conclusa l’undicesima edizione con un pubblico in crescita: 35 mila crainz

Fanutti

«I miei sguardi sulla Nigeria»

Grande Guerra di esodi ed espulsioni

A Vicino/lontano tradizionalmente spuntano nuovi nomi. È il caso di Angelo Fanutti, fotografo, che ha esposto i suoi scatti su “Nigeria: sguardi”. «Dal 2008 - ha raccontato - sono lettore di Italiano all’università di Abuja in Nigeria. La Nigeria è il gigante d'Africa con 177 milioni di abitanti e fino a pochissimi anni fa era lo stato petrolifero piú promettente del continente. Adesso la sfida di Boko Haram e il malgoverno dei suoi capi l’hanno destabilizzata anche sul piano

economico, oltre a farne una nazione di scontri, attentati e rifugiati. È un paese complesso, ricco di etnie, lingue, tradizioni e costumi molto diversi tra loro. Ha una ricca letteratura. Le mie foto sono state scattate ad Abuja e nei villaggi circostanti e ritraggono scene di vita quotidiana: bambini che giocano, persone al lavoro, madri con i loro figli, strade affollate, mercati, una sfilata di moda… È una semplice raccolta di impressioni e di sguardi». Fanutti ha allestito alla Feltrinelli. (a.d.)

La memoria storica come tabú, proprio il tema centrale a Vicino/lontano. Il friulano Guido Crainz (foto) docente di storia contemporanea a Teramo, chiamato a tenere una lectio magistralis all'Oratorio del Cristo, non ha avuto dubbi sull'argomento: nel'70 anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale era necessario ricordare le molte Istrie d'Europa, «i colossali spostamenti di popolazione che ci sono stati all’indomani di quella terribile guerra», con cui ancora non si riesce a fare i conti. «È una delle ferite piú grandi della storia del Novecento, ma è prevalsa la rimozione», ha detto il docente friulano, autore di numerosi libri ("Naufraghi della pace" o "L'ombra della guerra - Il 1945, l'Italia") e presenza quasi fissa della manifestazione udinese. Accompagnato dagli interventi di Gaetano Dato, dell'Università di Trieste, Crainz ha raccontato la

re il tema del futuro, oggi è onestamente prematuro anche ipotizzarlo. La nostra azione è express, non potrebbe essere altrimenti. Magari fra un paio di mesi la società si appiccicherà addosso un nuovo trend e noi che facciamo? È chiaro, lo seguiremo». Ma Verona un input deciso lo rilascia. Il cosiddetto buon

proposito. «Obiettivo prioritario è valorizzare l’ex cinema Odeon. Per ora è vincolato sull’uso: o cinema, appunto, o teatro. L’azione iniziale sarà quella di svincolarlo, ovviamente, poi agiremo step by step. I partner forti li abbiamo e qualche idea pure. Io sono convinto della forza dei buoni pensieri».

Forse quest’anno è mancato il colpaccio, nonostante il cartellone rilasciasse una fitta selva di pregiati nomi. «Di gente griffata ce n’era in abbondanza - puntualizza la curatrice Paola Colombo - e se qualcuno si aspettava il botto, be’, è sempre più problematico raggiungere le superstar. Il budget è di 250 mila euro contro i

trasformazione della fisionomia europea causata dal trasferimento di milioni di persone. Quelle deportate dalla Germania nazista e dalla Russia staliniana, ma anche ex prigionieri, donne e uomini in disperata fuga dall'inferno della Shoah, per concludere con l'esodo delle popolazioni italiane da Istria e Dalmazia, oltre 300mila italiani. «Rimozione e retorica non funzionano – ha detto Crainz –. La memoria privata non porta alla verità, serve quella pubblica». Margherita Terasso

quasi cinquecento delle prime edizioni. E comunque vicino/ lontano non è soltanto una vetrina di sola esposizione, preferiamo sia un laboratorio work in progress. Certo, si diceva, i personaggi non mancano mai, come pure gli emergenti. Quelli cerchiamo se non altro per un serio ricambio culturale». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

arianna Ciccone

«Informare non basta piú, bisogna essere attivisti» L’appello dalla fondatrice del festival del giornalismo di Perugia: serve spirito critico di Giulia Zanello Coraggio, responsabilità e forte spirito critico. Nel mondo contemporaneo chi fa giornalismo deve essere anche un attivista, ovvero in grado di schierarsi dalla parte della libertà di parola: oggi fare solo informazione non basta piú. Anche perché, poi, il problema è come la si fa l’informazione, sottoposta a continue intimidazioni, minacce e, piú in generale, pressioni da parte dei “potenti”. “Giornalismo. La battaglia per essere liberi” è stato il titolo della lectio magistralis di Arianna

Ciccone, co-fondatrice e anima del festival internazionale di giornalismo di Perugia, che assieme a Fabio Chiusi ha affrontato il tema della libertà di stampa, duramente messa alla prova nella maggior parte dei Paesi del pianeta. «Dobbiamo essere attivisti e prendere coscienza dell’emergenza democratica che stiamo attraversando - ha sottolineato la giornalista, fondatrice anche del blog collettivo Valigia Blu - soprattutto come cittadini. Tutti siamo chiamati a sviluppare un forte senso critico nei confronti della realtà che ci circonda,

non delegando solo al giornale o alla tv la funzione di informazione; uno sforzo che richiede impegno e fatica, ma che dobbiamo a noi stessi e alla società». Un invito a una partecipazione attiva, che stimola colleghi e cittadini ad “attrezzarsi” rispetto alla «voglia di disinformare del potere, divenuto abilissimo nella comunicazione e nella propaganda». Come? Informandosi sul web, controllando fonti, incrociando e verificando notizie; non rimanendo, insomma, inermi dinanzi alle informazioni calate dall’alto, e avvicinandosi al digitale,

«dove si respira aria di libertà» e si riesce ancora a “smontare” verità e bugie. Nel tratteggiare i volti di quei giornalisti che ogni giorno combattono attivamente la loro piccola grande battaglia per un’informazione libera, dal Messico al Sudan, dalla Turchia all’Italia, Ciccone ha ribadito come la libertà di stampa «è sotto attacco» e se da un lato l’era digitale ci ha resi piú liberi, dall’altro l’informazione è sotto ostaggio, in pericolo, quasi un bersaglio da colpire. Sottolineando che il 40% della popolazione mondiale ha accesso alle notizie, ma solo il 16

Arianna Ciccone, da Perugia a Vicino/lontano per la libertà del giornalismo

può fruire di un’informazione libera, la giornalista ha poi spostato il focus sulla situazione italiana, dove tra un vuoto culturale del digitale della classe dirigente, minacce dei boss di pressioni politiche, la libertà

d’espressione è a rischio, soprattutto per quei giornalisti freelance che, sottopagati ed esclusi da qualsiasi copertura e garanzia, scelgono la strada obbligata dell’autocensura. ©RIPRODUZIONE RISERVATA


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Alessandro Verona, presidente di V/l: l’edizione appena conclusa ha registrato 35 mila spettatori

Paola Colombo è una delle ideatrici del programma di Vicino/lontano quest’anno alla undicesima edizione

la lettura scenica di paolo Patui

il teatro di omero antonutti

Applausi ieri in chiusura di festival per “Il tunnel” di Dürennmat nell’adattamento firmato da Paolo Patui

Vicino/lontano chiude centrando ancora una volta l’obiettivo: l’undicesima edizione ha registrato oltre 35 mila spettatori

Franca Rigoni è l’altra ideatrice del festival che ogni anno studia e prepara il cartellone degli eventi

E ancora applausi per “Strolic” spettacolo dedicato a Pietro Zorutti con la presenza di Omero Antonutti

«L’ostilità verso gli immigrati è solo arretratezza culturale» Ambrosini: non c’è l’invasione, Italia sotto media Ue. Hassad: il saldo fiscale con gli stranieri è positivo Un video dal friulano De Filippi presidente di Medici Senza Frontiere impegnato nei soccorsi in mare di Anna Dazzan «Rispetto alla percezione del fenomeno dell’immigrazione c’è un evidente problema di arretratezza culturale». Ecco, e noi che credevamo che fosse un fatto economico o, al massimo, una questione connessa alla criminalità. Cultura, ragazzi, si tratta di cultura. Ad affermarlo a chiare lettere sono stati i relatori dell’incontro “Emergenza immigrazione. Con quali diritti?”, a cui ha preso parte una platea foltissima, a testimonianza di una voglia crescente di chiarezza sull’argomento. Roberta Carlini, giornalista e saggista, dopo aver dato il la al dibattito con un video mandato da Loris De Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere Italia, impegnato nelle operazioni di soccorso nel Mediterraneo, ha subito passato la parola al docente di sociologia dei processi migratori dell’università di Milano Maurizio Ambrosini, che per prima cosa ha precisato alcune delle tante (troppe) questioni quotidianamente fraintese dalla massa. «Chi sono gli immigrati? Quelli che sbarcano, è bene che si sappia, è solo una minima

percentuale del totale. La maggior parte qui in Italia sono le persone che lavorano e sono rumeni, albanesi, ucraini e cinesi e non vengono da paesi dove si fa la fame, ma appartengono a una classe media fragilizzata dalle circostanze sociali ed economiche sempre piú difficili». Ecco, Ambrosini sfata il primo mito. Il secondo è che no, non c’è nessuna invasione in atto. «Quella della massa umana che affolla i nostri paesi è un’idea frutto della nostra ansia, generata da un’operazione politico-retorica e mediatica». Mito numero due che crolla, grazie anche ai numeri elencati con precisione dal direttore della Scuola estiva di Sociologia delle migrazioni di Genova. «L’Italia accoglie solo 1,1 persone su 100 abitanti mentre la media europea è del 10%. Il paese che accoglie di piú è il Pakistan. Insomma, l’Italia è abbondantemente sotto la media europea e il Friuli, come tutte le regioni del nord e le regioni piú ricche, è sotto quella italiana». A rompere le convinzioni incrostate sull’assunto che «immigrazione uguale meno lavoro per gli italiani» e «immigrazione significa aumento della crimina-

Il video del friulano De Filippi presidente di Medici Senza Frontiere ieri a v/l

lità», ci ha pensato Fadi Hassan, docente di macroeconomia internazionale al Trinity College Dublin. «Il saldo fiscale legato all’immigrazione è ampiamente positivo, perché gli stranieri lavorano e con le loro posizioni permettono agli italiani di assumerne di piú vantaggiose. Anche gli stranieri non regolarizzati a causa dei datori di lavoro e non loro, generano un flusso di

denaro che avvantaggia la nostra economia». «Ma se non ci fossero e lo stato non dovesse pagargli l’'albergo, la mia pensione sarebbe piú alta», si lamenta qualcuno dal pubblico. «Lo Stato mette a disposizione dei soldi per le strutture alberghiere, che quindi muovono l’economia italiana, non paga gli stranieri. E quelli che lavorano - precisa con chiarezza Has-

san - contribuiscono alla sua pensione per il 6%. Se non ci fossero, dunque, è probabile che lei prenderebbe ancora meno». Cadono anche le certezze riguardo alla criminalità, che in realtà veleggia su standard sempre uguali, ma cresce il disagio verso gli organi di stampa, accusati di «cercare il sensazionalismo e di incrostare le menti sui luoghi comuni invece che informare seguendo la Carta di Roma». Allora che fare? Perché se anche non è un’emergenza, come sottolineato dai relatori, ma un fenomeno sociale intrinseco nella storia del mondo e nella contemporaneità, l’immigrazione è comunque indice di grandi problematiche. «Il diritto internazionale è chiaro - ammette Andrea Saccucci, che si occupa di tutela delle vittime di crimini internazionali alla Corta di Giustizia dell’Unione europea -, ma l’Europa dovrebbe assumersi il ruolo di responsabilità che finora ha evitato. Molti stati europei si sono - a esempio - fatti ricchi sull’Africa e per questo, quando si parla di costi per l’immigrazione, ce ne si dovrebbe ricordare». ©RIPRODUZIONE RISERVATA


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Cultura e Spe

LUNEDÌ 11 MAGGIO 2015 IL PICCOLO

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Cultura e Spettacoli

LUNEDÌ 11 MAGGIO 2015 IL PICCOLO

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Vicino/lontano cresce, spetta Vicino/lontano cresce, oltreoltre 35mila35mila spettatori

Soddisfazione l’undicesima edizione conclusasi a Udine: cento incontri e relatori di livello nonostante Soddisfazione per per l’undicesima edizione conclusasi a Udine: cento incontri e relatori di livello nonostante il budget dimezzato il budge Consapevole del fatto che Consapevole la del fatto che la realizzazione dell’idea richierealizzazione dell’idea richieda fondi adeguati, in quanto dainfondi adeguati, in quanto C’è aria di grande soddisfaziol’Odeon, proprietà privata aria di grandedel soddisfaziol’Odeon, proprietà privata in neC’è tra gli organizzatori festivendita, necessita di una comtra gli organizzatori valnevicino/lontano, la cui del XI festipleta ristrutturazione, Verona vendita, necessita di una comedizione si è chiusa ieri a Udiconfessa: «Avremo bisogno di ristrutturazione, Verona val vicino/lontano, la cui XI pleta needizione dopo quattro giorni con olun partner molto forte, confessa: ma si è chiusa ieri a Udi«Avremo bisogno di tre cento incontri nel capoluoqualche idea in questo senso dopo quattro giorni con olun partner molto forte, ma gone friulano. c’è già». ◗ ROMA tre incontri nelgiorcapoluoqualche idea in questo senso Tracento gli ospiti dell’ultima Il primo passo? «Togliere il go friulano. c’è già». nata, i sociologi Maurizio Am«La verità è che io non volevo favincolo sulla destinazione brosini e Stefano Allievi, il giure l'attrice. Volevo fare la veteriTra gli ospiti dell’ultima giord’uso – spiega il presidente Il –, primo passo? «Togliere il rista Andrea Saccucci,Maurizio l’econo- Amperché destinazione amo gli animali e perché questo spazio nonvincolo può naria, nata, i sociologi sulla mista Fadi Hassan, il presidenperché amo tutto quello che rapessere usato solo come cinema brosini e Stefano Allievi, il giud’uso – spiega il presidente –, te di Medici senza frontiere Itao teatro, ma si presta anche per presenta la cura. Mi piace curare l’econoperchélequesto spazio nonepuò liarista LorisAndrea De FilippiSaccucci, (in videocolpiante, curare la casa, ovviaaltre iniziative, come abbiamo mista Fadi Hassan, il presidenusatoanche solo come cinema legamento), l’antropologo delle persone. Ma codimostrato con questa essere mo- mente di Medici senza frontiere Itale te istituzioni MarcAabélès. mema spesso succede, le storie non o teatro, si presta anche per stra». «Edizione in Filippi crescita (in rispetvanno nellacome direzione immagiContinuità nel 2016 anche lia Loris De videocolaltre iniziative, abbiamo tolegamento), alla precedente», fa sapere nata...». Barbara De Rossi, per l’indagine interattiva, l’antropologo deldimostrato con questa mo-70 Alessandro Verona, presidente quest’anno sul tema di come film tra cinema e tv e ora condutle istituzioni MarcAabélès. stra». dell’omonima associazione viene vissuto il sesso dagli un- trice di Amore Criminale in on2016racconta anche di che «Edizione promuove in la crescita rassegna,rispetsu Raitre, der 35, sviluppata attraversoContinuità il da il lunedìnel to alla precedente», fa sapere per interattiva, quest’anno dedicato al tema se stessa in “Bibbi esci dall'acsondaggio “In my bed”, che ha l’indagine “Totem e tabù del nostro presidente temeuro 17,00, pagine Alessandro Verona, coinvolto (tramite il web)quest’anno ben qua” (Rizzoli, sul tema di come po”. In aumento le cifre, conti252). Barbara parladagli per launprima 1170 persone della provincia dell’omonima associazione viene vissuto il sesso nua Verona, visto che il festival volta delle gioie e delle ombre Il pubblico di vicino/lontano: file e pienoni anche quest’anno (foto Luca D’Agostino) di Udine. I risultati si sonoder an- 35, sviluppata attraverso che promuove la rassegna, il ha superato le 35.000 presenze che tradotti in un pieghevole della sua vita: l'infanzia a Rimini quest’anno sondaggio “In my bed”,ache ha (27.800 nel 2013dedicato e 30.000 al lo tema al cinema soli sedici no della chiesa di San France- internazionale Tiziano Terza- dove è stata allestita la mostra (10.000 copie) con una sintesi e e l'esordio “Totem e tabù del nostro temcoinvolto il web) ben e scorso anno). anni,(tramite il trasferimento a Roma sco, sede dei confronti, potreb- ni, al vincitore David Van Rey- “Tokyo Beyond” del fotografo alcuni messaggi riguardanti po”. In aumento cifre, conti«E soprattutto siamolecontenla perdita della dell'amatissima ma1170 persone provincia be chiamarsi in futuro largo vi- brouck con il reportage Michele Biasutti. E proprio l’informazione e la prevenzioti nua di aver mantenuto la qualità dre; il successo in tv con La Piocino/lontano». “Congo” (Feltrinelli); l’ampliasull’Odeon, il presidente Verone, distribuito in 70 farmacie Verona, visto che il festival Il pubblico di vicino/lontano: file e pienoni anche quest’anno (foto Luca D’Agostino) di Udine. I risultati si sono andella manifestazione nonovra, un primo matrimonio andaA dire come il festival sia di- mento delle sedi, con una dif- na lancia una proposta inedita. della provincia grazie alla collaha superato le 35.000 presenze che tradotti in un pieghevole stante il budget si sia dimezza- ventato un “luogo della città” fusione capillare degli eventi, male con Andrea, un secondo «La nostra associazione – fa borazione con Federfarma. (27.800 nel 2013 e 30.000 lo no della chiesa di San France- internazionale Tiziano Terza- dove è stata allestita la mostra (10.000tocopie) con una sintesi e to rispetto agli inizi», soggiun- da frequentare, con le sue se- in circa trenta location in tutta sapere – si candida a diventare «Per il prossimo anno po- intenso e travolgente rapporto scorso anno). sco, sede dei confronti, potrebni, al vincitore David Van Rey“Tokyo Beyond” del fotografo alcuni messaggi ge Paola Colombo, curatrice dute all’aperto, in questa edi- la città. il ballerino riguardanti classico Branko capofila di un progetto di valo- tremmo estendere l’indagine a con «E soprattutto siamoricontenbe chiamarsi in futuro largo brouckla riapercon il reportage E proprio l’informazione la prevenziodel programma. Le finanze della figlia zione molto gettonate, compliFioreviall’occhiello, rizzazione culturaleMichele di questo Biasutti. livello nazionale – annuncia il Tesanovic, epadre dotte rispetto al passato ti di aver mantenuto la qualità Martina, fino a un ce il bel tempo. Altri gol segnati tura temporanea del (Feltrinelli); cine- spazio, per trasformarlo in un presidente -, sviluppando un distribuito cino/lontano». “Congo” l’ampliasull’Odeon, il presidente Vero- ne, in ad 70 arrivare farmacie (450.000 euro di budgetnonoamore sbagliato, uomo di 25 dal festival:Aladire qualità della ma-teatro chiuso di difiniziative altro tema cheinedita. tocchi da vicino della mila manifestazione come il sefestival sia di- Odeon, mento delleda sedi,epicentro con una nae progetlancia una proposta della provincia grazieun alla collanelle prime edizioni, oggi anni più giovane: e la favola si rata, al Teatro Nuovo, per la dodici anni (in uno splendido ti a vantaggio di tutti gli operala nostra vita quotidiana». stante il budget si sia dimezza- ventato un “luogo della città” fusione capillare degli eventi, «La nostra associazione – fa borazione con Federfarma. 250.000 per una riduzione dra- consegna del Premio letterario palazzo del primo Novecento), tori culturali di questa città». trasforma in incubo. ©RIPRODUZIONERISERVATA to rispetto aglinon inizi», soggiun- da frequentare, con le sue se- in circa trenta location in tutta sapere – si candida a diventare «Per il prossimo anno postica dei privati) hanno ge Paola Colombo, curatrice dute all’aperto, in questa edi- la città. capofila di un progetto di valo- tremmo estendere l’indagine a consentito di richiamare del programma. Le finanze ri- zione molto gettonate, compliFiore all’occhiello, la riaper- rizzazione culturale di questo livello nazionale – annuncia il “grossi” nomi da lontano, «ma il livello dottequalitativo rispettocomplessial passato ce il bel tempo. Altri gol segnati tura temporanea del cinespazio, per trasformarlo in un presidente -, sviluppando un cinema vo(450.000 dei relatorimila e delle proposte Birdman Alejandro Gonzalez euro di budget dal festival: la qualità della se- ma-teatro Odeon, chiuso da epicentro di iniziative e proget- altro tema cheditocchi da vicino – sottolinea Colombo è stato Inarritu è la nuova musa di Woonelle prime edizioni, oggi rata, al Teatro Nuovo, per la dodici anni (in uno splendido ti a vantaggio di tutti gli opera- la nostra vita quotidiana». comunque molto elevato, con dy Allen, protagonista fuori con250.000anteprime per una riduzione consegna del Premio letterario palazzo del primo Novecento), tori culturali di questa città». ©RIPRODUZIONERISERVATA numerose naziona- dracorso di “Irrational Man”. dei notevole privati)ampieznon hanno li, stica e con una Duetto da Oscar, complice richiamare zaconsentito e originalità didicontributi, Shakespeare per Marion Cotildando sempre più spazio a per- «ma lard e Michael Fassbender in “grossi” nomi da lontano, sonalità emergenti di grande Macbeth di Justin Kurzel che fail livello qualitativo complessi- cinema interesse». rà il paio con l'altra coppia in sfivo dei relatori e delle anproposte Il presidente scommette da di recitazione Gerard Depar– sottolinea - è stato che per il 2016 Colombo sulla formula dieu-Isabelle Huppert in Valley comunque moltorispetto elevato, con collaudata quest’anno immancabilmente la battitrice re avrà il 20 maggio ad accompaof Love di Nicloux. Margherita ◗ CANNES al numerose tema. «Sarà ilanteprime comitato sciend'asta Sharon Stone sulla Croi- gnarlo Michael Caine, Harvey Buy protagonista di Mia Madre nazionatifico a decidere – evidenzia -, George Clooney, Brad Pitt e Se- sette) e tanti sono gli attori con- Keitel, Rachel Weisz e la modella di Nanni Moretti terrà alto il trili, e con una notevole ampiezma sicuramente continuerean Penn, le superstar del red carfermati. Volendo fare una distinromena Madalina Ghenea, il cui colore la sera del 16 maggio. za e originalità di contributi, mo con il metodo sperimenta- pet quest'anno saltano un giro e zione di genere la bilancia pen- lato b ammicca nell'audace loTante le donne di quest'ediziosempre spazio a pertodando quest’anno, cioè più la proposta i selfie sono addirittura vietati de verso il femminile: il 68˚ festi- candina del film). Il manifesto di Cannes 2015 ne, con una solare Ingrid Bergemergenti disonalità una cornice, per il 2015dito-grande sulla Montee des Marches: sarà val di Cannes è dichiaratamente Tra i premio Oscar ci saranno man a simboleggiarle nel maniinteresse». tem e tabù, entro la quale poi per questo un'edizione a corto donna. La lista è immensa: da Cate Blanchett, alle prese con il con Toby Jones, John C. Reilly e festo ufficiale di Cannes 2015. La sviluppare diverse scommette riflessioni di divi e glamour? Difficile cre- Catherine Deneuve che apre il ruolo lesbo nell'America degli Vincent Cassel (anche nel cast di figlia Isabella Rossellini, presiIl presidente ansuche unaper molteplicità di argoderlo visto che il festival di Can- 13 sera con “La tete haute” di anni '50 in “Carol” di Todd Hay- “Mon Roi” di Maiwenn, tra i dente della giuria di Un certain il 2016 sulla formula menti di forte interesse e attua- nes si nutre più di tutti gli altri Emmanuelle Bercot, a Isabelle nes in concorso e Charlize The- francesi in concorso). Natalie regard, le renderà omaggio con collaudata quest’anno rispetto immancabilmente la battitrice re avrà il 20 maggio ad accompa◗ CANNES lità». nel mondo di attori da copertina Huppert da guinness con tre ron che tutti aspettano di vedere Portman debuttante come regi- un tributo spettacolo scritto da al tema.partecipazione «Sarà il comitato d'asta Sharon sulla CroiMichael Caine, Harvey Sulla del scienpronti a smuovere pubblico, fo- film (Louder than bombs, Valley Stone rasata a zero in “Madgnarlo Max: Fury sta avrà l'onore dello special Guido Torlonia e Ludovica Datifico aVerona decidere – evidenzia -, e George Brad of Pitt e Sesette) e tantiJasonoRoad” gli attori con- Miller Keitel,fuori Rachel Weisz econ la modella pubblico, sottolinea “il tografi sponsor. Clooney, Il 22˚ galà dell' Love e Asphalte). L'81enne di George screening “A tale of love and miani, una piece che sarà prepienone e le code”, e poicontinuerelancia AmfAR, an la sera del le 21superstar maggio a del nered Fonda gamba che mai fare concorso. Salma Hayek arriverà darkness”, dalle ilmemorie di sentata al festival e che poi da ma sicuramente Penn, car-più infermati. Volendo una distinromena Madalina Ghenea, cui una felice «Lar- Cap d'Antibes, ne coinvolgerà a arriverà giovinezMatteo penGarrone, lato protagoniAmosnell'audace Oz, mentre Emma mo conprovocazione: il metodo sperimentapet quest'anno saltano un giroper e “Youth-La zione di genere laper bilancia b ammicca lo- Stone settembre sarà in scena a New goto ospedale vecchio, all’esterdozzine i(portando ad esempio za” di Paolo Sorrentino (che pusta del “Racconto dei Racconti” dopo la prova convincente di York edipoi in Europa. quest’anno, cioè la proposta selfie sono addirittura vietati de verso il femminile: il 68˚ festi- candina del film). Il manifesto Cannes 2015

didi Alberto Rochira Alberto Rochira ◗ UDINE ◗ UDINE

Barbara De Rossi Barbar un grande amore un gran che diventa incubo

Tutte le dive di Cannes e la Bergman sul manifesto

val di Cannes è dichiaratamente donna. La lista è immensa: da Catherine Deneuve che apre il 13 sera con “La tete haute” di Emmanuelle Bercot, a Isabelle Huppert da guinness con tre film (Louder than bombs, Valley of Love e Asphalte). L'81enne Jane Fonda più in gamba che mai arriverà per “Youth-La ◗ ROMAgiovinezza” di Paolo Sorrentino (che pu-

Tom Hanks racconta gli anni Sessanta

Maratona violoncello a Pordenone con quattro stelle per tre repertori Da oggi, su Focus e Sky, la serie sui grandi fatti che hanno segnato il decennio visti dagli Usa Debussy, Chopin, Penderecki, Ravel, Vivaldi, Offenbach, Lutoslawski… la musica più accattivante del Romanticismo e delMUSICA Novecento sale sul palco con la Maratona violoncello in pro-

mia di Cracovia, Accademia Walter Stauffer di Cremona) che offrono una sintesi perfetta di repertorio italiano, francese e polacco. Con un riferimento prezioso a Chopin affidato all'inter-

◗ ROMA

«La verità è re l'attrice. naria, perc perché amo presenta la le piante, c mente anch me spesso s vanno nell nata...». Ba film tra cine trice di Am da il lunedì se stessa in qua” (Rizzo 252). Barba volta delle della sua vi e l'esordio a anni, il tras la perdita dre; il succ vra, un prim to male con intenso e con il balle Tesanovic, Martina, fi amore sbag anni più g trasforma i

Birdman d Inarritu è la dy Allen, pr corso di “Ir Duetto Shakespea lard e Mic Macbeth d rà il paio co da di recita dieu-Isabe of Love di Buy protag di Nanni M colore la s Tante le do ne, con un man a simb Tra i premio Oscar ci saranno Cate Blanchett, alle prese con il con Toby Jones, John C. Reilly e festo ufficia ruolo lesbo nell'America degli Vincent Cassel (anche nel cast di figlia Isabe anni '50 in “Carol” di Todd Hay- “Mon Roi” di Maiwenn, tra i dente della nes in concorso e Charlize The- francesi in concorso). Natalie regard, le r ron che tutti aspettano di vedere Portman debuttante come regi- un tributo rasata a zero in “Mad Max: Fury sta avrà l'onore dello special Guido Torl Road” di George Miller fuori screening con “A tale of love and miani, una concorso. Salma Hayek arriverà darkness”, dalle memorie di sentata al serie documentario ha tenuto esplosione delEmma mediumStone televisi- settembre per Matteo Garrone, protagoniAmos Oz, mentre incollatidei al video più di 21 miliovo nel racconto collettivo amerista del “Racconto Racconti” dopo la prova convincente di York e poi i

Tutte le dive di Cannes e la Bergman sul manifesto

di una cornice, per il 2015 to- sulla Montee des Marches: sarà tem e tabù, entro la quale poi per questo un'edizione a corto sviluppare diverse riflessioni di divi e glamour? Difficile creMUSICA su una molteplicità di argo- derlo visto che il festival di Canmenti di forte interesse e attua- nes si nutre più di tutti gli altri lità». nel mondo di attori da copertina Sulla partecipazione del pronti a smuovere pubblico, fopubblico, Verona sottolinea “il tografi e sponsor. Il 22˚ galà dell' pienone e le code”, e poi lancia AmfAR, la sera del 21 maggio a ropee diCap prestigio (Conservatouna felice provocazione: «Lard'Antibes, ne coinvolgerà a ◗ PORDENONE rio Superiore di Parigi, Accade-ad esempio go ospedale vecchio, all’esterdozzine (portando

che div

Nell'affollata schiera di attori produttori c'è da molti anni Tom Hanks. Il protagonista di “Inferno” di Ron Howard attualmente sul set a Firenze, da quasi 20 anni produce per sè e per gli

ni di americani. Oggi, il successo - che vanta come produttori oltre il due volte Premio Oscar anche i vincitori del Premio Emmy Gary Goetzman e Mark Herzog (History's Gettysburg), arri-

cano, alla puntata più trasgressiva sul fenomeno del «Sex, Drugs, and Rock N' Roll», passando per la Baia dei Porci, l'invasione sovietica della Jugoslavia e la tragedia di Dallas, la se-


11a edizione udine 10 7 maggio '15

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fascicolo nazionale PPN Lunedì 11 maggio 2015

PPN

UDINE UDINE

code, quest’anno evidenti numerose nei evidenti e numerose nei code,e quest’anno quattro giorni del festival. Ma anche dalla quattro giorni del festival. Ma anche dalla nuova e più "informale" sede di incontro, nel e San piùFrance"informale" sede di incontro, nel largo antistante alla nuova Chiesa di Da domani a mercoledì si svolgerà alla sco: una ulteriore location con maxi scher-alla Chiesa di San largo antistante FranceFondazione Cini di Venezia il Seminario di mo, divenuta familiare al pubblico del festisco: una ulteriore scherstudi storici dal titolo "Vuoti di memoria; persino sotto il location con maxi UDINE – A poche ore dalla conclusione di val che l’ha presa d’assalto fantasmi si aggirano", appuntamento anIn cartellone a "Vicino/Lontano 2015" c’è soddisfazione fra i diluvio di sabato pomeriggio». mo, divenuta familiare al pubblico del che festinuale organizzato dall’Istituto per la Storia promotori del festival di Udine: «Le stime ad Udine da giovedì 7 a ieri "Vicino/Lontano sotto eildello Stato Veneziano della UDINE – A poche ore dalla conclusione di val che l’ha presa d’assalto persino della Società ora parlano di oltre 35mila presenze, distribu- 2015" deve certamente il suo successo alla sabato cartelloneGiorgio a "Vicino/Lontano 2015" c’ètrentina soddisfazione fra “Totem i diluvio Cini che festeggia forza del tema, e tabù”: di «Una cornicepomeriggio». In Fondazione ite in un centinaio di eventi, e in una quest’anno il 60˚ anniversario della sua costituUDINE "Vicino/Lontano nellastime quale abbiamo sulle 7 a ieri dipromotori location cittadine – anticipa di Alessandro Udinel’indagine da giovedì del festival Udine: «Le ad inscritto zione. Il Seminario si articola in cinque sedute, Un grande Verona, presidente dell’associazione questioni centrali del nostro tempo - osserva il suo successo alla distribuite nei tre giorni. ora parlano– di 35mila presenze, distribue venti interventi, Verona». 2015" deve certamenteafflusso Vicino/Lontano un oltre dato testimoniato dalle Alessandro

Bilancio positivo per Vicino/Lontano Bilancio positivo per Vicino/Lontano con 35mila presenze in quattro giorni

VENEZIA

"Vuoti di memoria" alla Cini

con 35mila presenze in quattro giorni

CULTURA&SOCIETÀ

ite in un centinaio di eventi, e in una trentina di location cittadine – anticipa Alessandro Verona, presidente dell’associazione Vicino/Lontano – un dato testimoniato dalle

forza del tema, “Totem e tabù”: «Una cornice nella quale abbiamo inscritto l’indagine sulle questioni centrali del nostro tempo - osserva Alessandro Verona».

UDINE Un grande afflusso

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Da Fon stu fan nua del Fo que zio ev


11a edizione udine 10 7 maggio '15

0e13

Cronaca di 12/05/2015 Udine 25 data:

015 MESSAGGERO VENETO

di base iopero

conda: e scuole o di base opero nel vanti alla mondo on la aggio, il arroganza na Mauro te e ale del no l disegno ura poiché vazione le due . Il rifiuto ioni dei ndola per ccettabile el esto modo gni seria one». Ecco

zione. «Il ue nel zzazione togliere bblica, al di umentare della are il

pagina: 25

Due momenti della premiazione del concorso scuole Tiziano Terzani avvenuta al Giovanni da Udine. Sono stati più di 900 gli iscritti alla 11ª edizione

Al Terzani 900 studenti in gara premi per Marinelli e Rodari Al teatro Giovanni da Udine consegnati i riconoscimenti ai vincitori delle tre sezioni I partecipanti provenivano da tutta la regione e i lavori erano incentrati sul tema della dignità di Laura Pigani Dal barbone che raccoglie un pezzo di pane, gettato a terra da una ragazzina benestante, e lo offre, impietosito, ad alcuni randagi, alla bimba islamica costretta a sposarsi con uomo che non ha mai visto perchè così prevede la cultura alla quale appartiene. Sono soltanto due dei testi che sono stati premiati nell’ambito del Concorso scuole Tiziano Terzani, iniziativa legata al Premio letterario internazionale promossa dall’associazione vicino/lontano. Alla sua 11ª edizione ha visto 945 iscritti provenienti da tutta la regione, anche se molti lavori «sono arrivati a tempo scaduto» spiega il responsabile del concorso Gianni Cianchi. La cerimonia di premiazione si è svolta sabato scorso al teatro Giovanni da Udine. Angela Terzani, moglie del giornalista e scrittore cui è dedicato l’evento, ha consegnato ai vincitori le targhe realizzate dal Laboratorio Arab Mosaico, i premi in denaro, garantiti dalle Banche di credito cooperativo (Bcc Basiliano, Credifriuli, Bcc di Fiumicello e Aiello, Bcc Friuli Centrale, Banca Manzano, Banca di Udine), alcuni libri messi a disposizione dal Gruppo Editoria-

le Mauri Spagnol e giochi offerti da Trudi e da Sevi. Il tema di quest’anno era unico per tutte tre le sezioni (elementari, medie e biennio superiori, triennio superiori e universitari) ed era suggerito dalla frase “Non rispettiamo la dignità e i diritti dell’uomo, di qualsiasi uomo, quando...”. Lo scopo del concorso era quello di stimolare e promuovere, all’interno della scuola la realizzazione di percorsi di riflessione e creatività

volti alla condivisione, alla comprensione e all’elaborazione culturale dei temi cari a Terzani. Sono stati 328 gli iscritti della primaria (298 della provincia di Udine e 30 di quella di Gorizia); 512 gli alunni di medie e biennio delle superiori (440 della provincia di Udine e 2 di quella di Pordenone e 60 da quella di Trieste); 104 gli studenti del triennio delle superiori, tutti della provincia udinese. Le categorie riguardavano: testi, immagini,

produzioni musicali e canore (per tutte le sezioni), produzioni audiovisive realizzate con il cellulare (seconda sezione), produzioni audiovisive tradizionali e social network (queste ultime solo per la terza sezione). La categoria dei social è una novità del 2015, resa possibile grazie alla collaborazione con la cooperativa Puntozero. Per la categoria testi sono state premiate le classi 4ª B e C della primaria XXX Ottobre

dell’istituto comprensivo di Pozzuolo del Friuli; ex equo per Anna Floreani e Chiara Zilli della classe 1ª N del liceo scientifico Marinelli di Udine e la 1ª U del collegio calesiano Don Bosco di Tolmezzo; infine Giacomo Molinari del Marinelli di Udine. Per la categoria immagini primo premiate la classe 5ª A della primaria Duca D’Aosta di Monfalcone e il Gruppo rosso della media di Tarcento. Premio anche per le produzioni musicali e canore, assegnato alle classi 1ªA, 2ªA-B, 3ªA-B, 4ª A-B, 5ª A-B della Scuola Primaria "Gianni Rodari" di Udine. Nella stessa categoria riconoscimenti anche alla classe 3ªA della media Gortani di Comeglians e a Luca de Iure ed Enrico Pio del liceo Marinelli. Per la categoria produzioni audiovisive realizzate con il cellulare è stato premiato il lavoro delle classi 2ª A, 3ª A, 3ª B, 3ªC della scuola media Andervolti di Majano e la classe 4ª A del liceo scientifico Bertoni di Udine. Nella categoria Social network, hanno vinto gli studenti della redazione del “Blog Fuori dal Comune”, in collaborazione con l’Isis Magrini Marchetti e l’istituto D’Aronco di Gemona. ©RIPRODUZIONERISERVATA


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 24/05/2015 pagina: 4

7 giorni in Friuli

4

le parole per dirlo: in attesa di Vicino e lontano 2015 UDIne- Alla Casa della Contadi-

nanza di Udine, in attesa di ”Vicino e Lontano 2015, ha avuto luogo il terzo appuntamento di”Le parole per dirlo”, organizzato dalla sezione FVG della Società Filosofica Italiana col patrocinio del Comune di Udine. Quattro incontri per leggere il nostro tempo, per trovare le parole più adatte a raccontare

una società che si evolve sempre più rapidamente. Qualificati i relatori: Giacomo Marramao, docente di filosofia teoretica e filosofia politica all’Università di Roma, Luca Taddio, editore di Mimesis e studioso di fenomenologia ed estetica politica. Moderatrice la professoressa udinese Beatrice Bonato.


ma del JO Live a Marano con Malone

onomia, un gia sempre ull'onda del o format, di e, sta risconpa e in tutta e a Marano. to nel Trivedella buona ona enogarà i battenti

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il 19 giugno con una doppia performance: in arrivo la super band statunitense degli US Rails e gli italianissimi Jama Trio. questo weekend è invece fissata la grande anteprima del JO Live con due sensazionali concerti a ingresso gratuito nella centralissima piazza Vittorio Emanuele II di Marano (in caso di maltempo i concerti si terranno nella

VENERDÌ 29 MAGGIO 2015 MESSAGGERO VENETO

11 edizione Vecchia Pescheria): domani udine (ore 21.30) la serata sarà all’in10 7 maggio '15 segna del rock’n’roll, con contaminazioni blues & soul, grazie al funambolico Bob Malone, il mitico tastierista di John Fogerty, notevolmente apprezzato anche per le sue collaborazioni con Jackson Browne e Al Green. Accompagnato da un eccezioGiorno e Notte nale trio (Stefano Sanguigni alla27 a

zo a di a no ulti De ser folk ce d ce o nos due nie niz zio no.

http://messaggeroveneto.gelocal.it/tempo-libero/

The true cost

Anteprima del JO Live a Marano con Malone Musica ed enogastronomia, un binomio che viaggia sempre più a pari passo. Sull'onda del successo che questo format, di origine statunitense, sta riscontrando in tutta Europa e in tutta Italia, nasce JO Live a Marano. Un nuovo riferimento nel Triveneto, per gli amanti della buona musica e della buona enogastronomia, che aprirà i battenti

il 19 giugno con una doppia performance: in arrivo la super band statunitense degli US Rails e gli italianissimi Jama Trio. questo weekend è invece fissata la grande anteprima del JO Live con due sensazionali concerti a ingresso gratuito nella centralissima piazza Vittorio Emanuele II di Marano (in caso di maltempo i concerti si terranno nella

Vecchia Pescheria): domani (ore 21.30) la serata sarà all’insegna del rock’n’roll, con contaminazioni blues & soul, grazie al funambolico Bob Malone, il mitico tastierista di John Fogerty, notevolmente apprezzato anche per le sue collaborazioni con Jackson Browne e Al Green. Accompagnato da un eccezionale trio (Stefano Sanguigni alla

chitarra elettrica, Luca Dal Pozzo al basso ed Edoardo Tancredi alla batteria), Malone al piano e alla voce presenterà il suo ultimo album da solista “Mojo Deluxe”. Lunedì (ore 21.30) la serata sarà in sospeso tra jazz, folk e blues con l’incredibile voce di Dayna Kurtz, la cantautrice originaria del New Jersey, conosciuto in tutto il mondo per i duetti con Norah Jones e Bonnie Raitt. I concerti sono organizzati dal Jo Live in collaborazione con il Comune di Marano.

La verità sul prezzo degli abiti

Bob Malone, il mitico tastierista di John Fogerty, domani a Marano

ACCONCIATORI A SCUOLA

“Street-art lab” a cura di Mattia Campo dall’Orto e Kristian Sturi: introduzione storica al writing, esercizi e tecniche di street-art e improvvisazioni pittoriche. Infine, “L’energia del gesto” a cura di Valentina Dal Ben, dove attraverso i movimenti, i ritmi e i colori si scoprirà l’energia dei nostri gesti. E “Matite volanti”, in cui dise-

Tomorrowland - Il mondo di domani 17.20, 19.50 Mad Max: fury road 22.15 Il racconto dei racconti 17.15, 19.45, 22.15

Mi.Co.Tra

FARMACIE

The true cost

PresentatoTreni in anteprima al Festival di Cannes, arriva oggi alle e libri: La verità sul prezzo degli abiti alla scoperta 19.30 al cinema Centrale di Udine “The True Cost” di Andrew del territorio Morgan, regista impegnato attento alle tematiche sociali, che con il suo nuovo lavoro ci invita a riflettere sul vero prezzo degli abiti che indossiamo. La proiezione – organizzata da Cec e vicino/ lontano con la collaborazione di AlgoNatural, sarà ad ingresso gratuito. Prima del docufilm, proiezione in anteprima dello spot prodotto da Cec e Mediateca Mario Quargnolo per l’Aas 4 Friuli Centrale e Inail all’inscuola di musica di PassonsPromozione della cultuterno del progetto ra della sicurezza nei luoghi di lavoro ed in Due concerti per chiudere l’anno ambito scolastico, realizzato dalla quarta D manutenzione e assistenza tecnica dell’Ipsia Ceconi (sceneggiatura di Fabrizio Bozzetti, regia e montaggio di Gabriele Fuso). Parteciperanno operatori dell’Aas 4 Friuli Centrale (Soc Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro ) e i ragazzi autori e protagonisti dello spot con docenti e cineasti.

❙❙ CORSO CONFARTIGIANATO Sonoaperteleiscrizionial corsoper acconciatori“dalla conoscenzaalla consapevolezza”condocenteFrancesco Cirignotta,acconciatore artigiano, formatore,storicoe studiosodelmestieree delletrasformazionisociali. Per“farei capelli”,infatti,non bastaessereabili con pettineeforbici,conphon, bigodini e coloranti,maoccorre essereanche stilisti, psicologi,capacidi crearesituazioni empaticheediessere confidenti.Edèper questocheConfartigianatoUdine organizzaperiodicicorsidiaggiornamento eformazioneper unaprofessione,quella dell'acconciatore,anticama chehabisogno diaggiornarsicontinuamente. Ilcorso si terràil29giugnodalle 9.30alle16.30nella sedeConfartigianatodiUdineNordin via Puintat2.Adesioni entrodomani. Info: AlessandroFerreghini, UfficioCategorie (0432516736)e-mailaferreghini@uaf.it.

gnatori liberi raccontano il festival a colpi di matita, a cura di Giulio Calderini e Tiziana D’Izzia. Alle 18 la presentazione del libro di Sara Pavan “Il potere della Carta” (Casa Editrice AgenziaX), una raccolta di 12 interviste sulla nuova scena del fumetto italiano indipendente e autoprodotto. A conclusione, dalle 21 in Palestra Isis, il suono dei Wooddrops, Maci’s Mobile, General Levy & Bonnot. Il 7 giugno, una giornata intensa con il live painting del Dream Team – composto da Corn79, Vesod, Robert Proch, Sepe, Telmo Miel e Does – e la jam session con tutti e 60 gli artisti e laboratori per piccoli e grandi. Alle 15 “Dall’Energia al Suono”, a cura di Kaleidoscienza; a seguire “Street-art lab” a cura di Daker: esercizi, tecniche di street art e realizzazione di un opera collettiva su pannelli, e “L’energia del gesto” a cura di Valentina Dal Ben. E poi ancora un laboratorio liberatorio di dripping, dove l’espressione astratta del corpo creerà un’opera d’arte collettiva “alla Pollock” e “Matite volanti”. www.elementisotterranei.net.

Il tempo di una riflessione, il piacere di una visione nuova sul paesaggio, la magia dell’incontro con sconosciuti: emozioni che concedono i treni e che si provano anche leggendo. Da qui l’idea di unire la ferrovia ai libri, alla conoscenza del territorio e del suo patrimonio culturale: le Ferrovie Udine Cividale inaugurano oggi una serie di iniziative lungo la linea gestita dalla società regionale, sconfinando fino ad Aquileia, per incentivare l’utilizzo dell’intermodalità treno-bici. “Il tempo di mezzo con Mi.Co. Tra” intitola la rassegna e il primo appuntamento; di fronte l’amministratore unico di Fuc, Maurizio Ionico, e l’autore Romano Vecchiet nella presentazione del libro, scritto da quest’ultimo ed edito da Forum, “Treni d’archivio, capitoli di storia delle Ferrovie in Friuli”. Partenza da Udine alle 17.17 col treno Mi.Co.Tra, arrivo a Venzone alle 17.45. Lungo il viaggio il poeta Maurizio Mattiuzza proporrà letture a cura dell’Associazione Culturale Bottega Errante. Alle 18, in Comune, presentazione del libro in collaborazione con Amministrazione comunale e Comunità montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale. A bordo del treno anche l’assessore regionale Mariagrazia Santoro.

UDINE, cinema Centrale ■ Oggi, alle 19.30

VILLESSE UCI CINEMAS c/o Centro commerciale Tiare shopping 34070 Villesse (Go), tel. 892.960 Rassegna Kids a 2 euro! Dom 31.05

New! San Andreas 17.30, 20.00, 22.30 (Azione) Tomorrowland 17.00, 19.45, 22.10

■ VENERDÌ 29 MAGGIO

Presentato in anteprima al Festival di Cannes, arriva oggi alle 19.30 al cinema Centrale di Udine “The True Cost” di Andrew Morgan, regista impegnato attento alle tematiche sociali, che con il suo nuovo lavoro ci invita a riflettere sul vero prezzo degli abiti che indossiamo. La proiezione – organizzata da Cec e vicino/ lontano con la collaborazione di AlgoNatural, sarà ad ingresso gratuito. Prima del docufilm, proiezione in anteprima dello spot prodotto da Cec e Mediateca Mario Quargnolo per l’Aas 4 Friuli Centrale e Inail all’interno del progetto Promozione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro ed in ambito scolastico, realizzato dalla quarta D manutenzione e assistenza tecnica dell’Ipsia Ceconi (sceneggiatura di Fabrizio Bozzetti, regia e montaggio di Gabriele Fuso). Parteciperanno operatori dell’Aas 4 Friuli Centrale (Soc Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro ) e i ragazzi autori e protagonisti dello spot con docenti e cineasti. UDINE, cinema Centrale ■ Oggi, alle 19.30

La Scuola di Musica del Gruppo Folkloristico di Passons col patrocinio delll’Anbima della Provincia - organizza per la fine dei corsi di quest’anno scolastico, due eventi nell’auditorium “Venier” di Pasian di Prato con protagonisti gli allievi. Stasera alle 20.30, concerto delle classi di Pianoforte dei maestri Caterina Croci e Francesco Zorzini; domani, stessa ora, degli allievi di tutte le classi strumentali. La Scuola di Musica di Passons - diretta da Chiara Vidoni e Andrea Picogna - è una struttura radicata sul territorio del comune di Pasian di Prato e nasce come evoluzione dei Corsi Musicali di Orientamento Bandistico, già presenti nelle numerose attività del Gruppo Folkloristico di Passons. Pronta anche una novità: un campus estivo gratuito di una settimana di musica e arte per i bimbi delle Scuole dell’infanzia e delle scuole primarie dei comuni di Pasian di Prato, Buja, Tarcento e Valvasone. Info: www.anbimafvg.it. PASIAN DI PRATO, auditorium “Venier” ■ Oggi e domani, alle 20.30

Don Pasquale di Gaetano Donizetti. Sabato 30 maggio, ore 20.30 (turno C), domenica 31 maggio, ore 16.00 (turno D), venerdì 5 giugno, ore 20.30 (turno B), sabato 6 giugno, ore 16.00 (turno S), domenica 7 giugno, ore 16.00 (turno E). Direttore: Hi-

Di turno con orario continuato (8.30-19.30) Fattor via Grazzano 50 (0432 501676) Pelizzo via Cividale 294 (0432 282891) Servizio notturno: Beltrame piazza Libertà 9 (0432 502877) Servizio a battenti aperti: 19.30 - 23.00. A chiamata e con obbligo di ricetta medica urgente 23-8 (festivo 23-8.30) ■ Zona ex A.S.S. n. 3 Farmacie di turno ARTA TERME via Roma 6 (0433 92028) ARTEGNA via Menis 2 (0432 987233) FORNI DI SOTTO via Tredolo 1 (0433 877432) GEMONA DEL FRIULI (dr.ssa Cons) via Divisione Julia 15 (0432 981204) OVARO via Caduti 2 Maggio 121 (0433 67035) PONTEBBA via Roma 39 (0428 90159) RAVEO fraz. Esemon di Sopra 30/1 (0433 759025)

■ Zona ex A.S.S. n. 4 Farmacie di turno BERTIOLO via Virco 14 (0432 917012) CASSACCO piazza Noacco 16/11 (0432 852453) CIVIDALE DEL FRIULI (dr. Fontana) viale Trieste 3 (0432 731163) CODROIPO (dr. Cannistraro) diurno piazzale Gemona 8 (0432 908299) FAGAGNA via Umberto I 48 (0432 800138) LUSEVERA (Vedronza) (0432 787078) MANZANO (dr. Brusutti) via Foschiani 21 (0432 740032) PASIAN DI PRATO (dr. Vitale) piazza Matteotti 5 (0432 699783) SAN LEONARDO frazione Scrutto 118 (0432 723008) Zona ex A.S.S. n. 5 Farmacie di turno CERVIGNANO DEL FRIULI (dr.ssa Lovisoni) piazza Unità d’Italia 27 (0431 32163) LIGNANO SABBIADORO (Sabbiadoro) via Tolmezzo 3 (0431 71263) MARANO LAGUNARE piazza Risanamento 1 (0431 67006) PALMANOVA (dr. Facini) borgo Cividale 20 (0432 928292) RONCHIS piazza Libertà 12 (0431 56012)

Estrazioni del 28/05/2015 BARI CAGLIARI

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La battaglia per essere liberi: perché i giornalisti devono essere attivisti Nell’era della sorveglianza di massa noi giornalisti, noi cittadini dovremmo prendere posizione, dovremmo impegnarci, in nome della libertà di parola, al fianco di chi combatte, anche sacrificando la propria libertà. ‘Sii coraggioso, perché il coraggio è contagioso’. Posted by Arianna Ciccone on 11 maggio 2015 in Post

Autore Arianna Ciccone

@_arianna

Sono stata invitata alla XI edizione della manifestazione Vicino/Lontano a Udine per parlare di libertà di espressione. Ho suddiviso in tre parti il mio intervento: nella prima ho cercato di “dare un volto alla battaglia per essere liberi” attraverso le storie di alcuni giornalisti, scrittori, blogger, disegnatori. Nella seconda riporto gli ultimi dati sulla libertà di stampa nel mondo, con un particolare focus sulla situazione in Italia. Nell’ultima parte spiego perché secondo me i giornalisti dovrebbero essere attivisti. La battaglia per essere liberi ha il volto di Ali Abdulemam, Khalid Albaih, Anabel Hernandez, Farida Nekzad, Erri De Luca, Maria Makeeva, Yavuz Baydar, Sue Turton, Gerard Biard, Edward Snowden. E ho scelto loro come esempio di battaglia per la libertà di espressione perché li ho “conosciuti” all’ultima edizione del Festival Internazionale del Giornalismo, che con Chris Potter organizzo ogni anno a Perugia. Ali Abdulemam è un blogger, ha fondato Bahrein online. Arrestato più volte con l’accusa di diffondere notizie false e aver insultato il re, ha subito abusi e torture; è scappato dal suo paese nel 2011 dopo le proteste contro il regime. Alcuni suoi amici sono stati uccisi. Lui ha trovato asilo politico in Inghilterra. Due mesi fa gli è stata tolta la cittadinanza. Credo che il regime stia usando il suo potere economico e stia letteralmente pagando perché non venga fuori l’immagine degli abusi nel Paese. I media dicono: non c’è audience sui fatti che riguardano il Bahrein, ma noi abbiamo scoperto che volutamente si sta facendo in modo di non far raccontare quello che accade. Noi attivisti cerchiamo di diffondere il messaggio che in Bahrein ci sono tante persone in pericolo e


11a edizione udine 10 7 maggio '15 le violazioni dei diritti umani continuano, a cominciare dalla libertà di espressione.

Khalid Albaih è un vignettista sudanese in esilio a Doha, in Qatar. È conosciuto anche come “artista della rivoluzione”. I suoi disegni nel 2011 hanno “preso parte” alle proteste della Primavera araba. Dopo averle viste in rete, le vignette di Albaih sono state trasformate in stencil e riprodotte sui muri di Beirut, del Cairo, nello Yemen, e in tutto il Medio Oriente; le immagini poi sono state condivise in modo virale, diffondendo l’opera di Albaih sul web , divenuto così simbolo di spazio libero di protesta. La mia vita è in pericolo per quello che faccio, ma ci sono migliaia di persone come me di cui non sentirete mai parlare. E tante altre che muoiono nelle piazze. Io, invece, mi limito a disegnare. È il minimo che possa fare.

In un bellissimo articolo per Al Jazeera , in cui prendeva posizione al fianco dei vignettisti di Charlie Hebdo, pur non condividendone la linea editoriale, Albaih scriveva: As an Arab and Muslim political cartoonist living and working in the Middle East, the fear of upsetting the “wrong people” is part of daily life. My politically charged images rose to prominence during the early stages of the Arab Spring protests in 2011. Like so many young people in the Middle East, I found an outlet on social media. I was quickly labelled “an artist of the revolution”. Today, my work is shared around the world. In my native Sudan, as well as in Yemen and Tunisia, my cartoons are used by revolutionary groups and by political activists. This is my passion. I don’t make a living off these political cartoons. In fact, I encourage people to copy and share them. It is an honour, but it does not come without dangers.

Anabel Hernandez pluripremiata giornalista investigativa messicana, vive sotto scorta, 24 ore su 24. Da anni denuncia corruzione, malavita, traffici, ingiustizie del suo paese. Nel suo ultimo libro tradotto in italiano La terra dei Narcos, ci sono i nomi di politici e personaggi pubblici collusi con i cartelli del narcotraffico. I “cattivi”, come li definisce Hernandez , hanno nomi e cognomi, e sta al giornalista indicarli. Molte delle sue fonti sono state assassinate, i suoi familiari aggrediti. Nel 2013 undici uomini armati hanno fatto irruzione nel suo appartamento in cerca di alcuni documenti. Erano poliziotti federali. A quel punto ha capito che l’esilio era l’unica via di salvezza. Negli ultimi sei anni, in Messico più di 100 giornalisti sono stati torturati e uccisi. La sparizione di 43 studenti della scuola rurale di Ayotzinapa, avvenuta il 26 settembre del 2014 a Iguala, nello stato messicano di Guerrero, ha mostrato con violenza al mondo il vero volto della situazione che vive oggi il Messico: il susseguirsi di massacri di innocenti, le sparizioni coatte, l’impunità, la collusione a tutti i livelli dello stato con la malavita organizzata, e il fallimento totale del presidente Enrique Peña Nieto nel garantire pace, legalità e giustizia, elementi indispensabili per l’esistenza di una democrazia. Se il governo messicano pensa di potermi fermare si sbaglia di grosso: questa è la mia libertà di espressione.

Farida Nekzad è una giornalista afghana. Ha fondato e dirige Wakht News Agency. Per il suo coraggio e la sua battaglia per i diritti delle donne ha subito pressioni e minacce di morte. Ha vinto diversi premi tra cui quello del Committee to Protect Journalists. Above all we strive to tell the world what is happening to women in Afghanistan even if some of us have to sacrifice our lives… I want to prove that we – women journalists – can work shoulder to shoulder with our brothers while at the same time remaining steadfast in our profession

Sue Torton è una reporter televisiva, lavora per Al Jazeera English. Negli ultimi anni ha coperto Libano, Russia, Turchia ed Egitto. Qui, in Egitto, è stata processata insieme ad alcuni colleghi con l’accusa di terrorismo. Tre membri dello staff – Peter Greste, Mohamed Fahmy and Baher Mohamed – sono stati condannati e imprigionati con pene dai sette ai dieci anni. Gli altri, processati in absentia, hanno ricevuto condanne a dieci anni. Fin

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11a edizione udine 10 7 maggio '15 dall’arresto dei suoi colleghi, alla fine del dicembre scorso, Sue Torton ha svolto un ruolo di primo piano nella campagna Journalism is not a crime #FreeAJStaff per il rilascio dei colleghi e l’annullamento della sentenza. L’hashtag #FreeAJStaff ha ottenuto 3 miliardi di impression in 13 mesi (da febbraio a settembre 2014 ha raggiunto circa 114 milioni di utenti unici su Twitter). Fahmy e Mohamed sono ancora in carcere e dovranno affrontare un nuovo processo. Peter Greste è stato liberato ed espulso lo scorso febbraio, dopo un anno di prigione, e ha voluto immediatamente ricordare che ci sono centinaia di casi di giornalisti principalmente locali imprigionati, minacciati, torturati di cui i media non parlano. We need to stand behind the role of journalists in upholding democracy. When so many cases go unreported the public often fails to understand the essential role played by journalists, and then governments often get away with attacks on the press.

Yavuz Baydar è un giornalista turco molto noto, esperto di politica e media. Nel dicembre 2013 ha co-fondato P24 – Platform for Independent Journalism , per monitorare i media turchi. Al Festival del Giornalismo ha presentato la sua ricerca, pubblicata dal Shorenstein Center a marzo 2015, sulla situazione dei media in Turchia The newsroom as an open air prison: corruption and self-censorship in Turkish journalism . La Turchia è ormai un paese dove la libertà di espressione è sempre più sotto attacco e dove i media indipendenti rischiano una vera e propria estinzione. Dove uno studente finisce in galera per un tweet satirico. Le pressioni di governo, politica e forze dell’ordine, infatti, non sono l’unica forma di intimidazione all’espressione libera del paese. La minaccia di licenziamento e delle dimissioni forzate agisce come una potente arma di dissuasione e autocensura, spesso accompagnata da un contesto svantaggioso per i media indipendenti e liberi, costretti a lavorare in un regime economico drogato che premia i potenti organi di stampa che beneficiano della compiacenza e dei favori delle alte gerarchie statali.

La battaglia per essere liberi ha il volto di Maria Makeeva, vicedirettrice del canale russo TV RAIN, che per la sua indipendenza anche rispetto alla copertura della crisi ucraina, deve affrontare continuamente i tentativi di censura da parte di Putin. Ha il volto di giovani giornalisti ungheresi che hanno dato vita grazie al crowdfunding a Direkt36 , un centro di giornalismo investigativo indipendente. Ha il volto di Erri De Luca, sotto processo a Torino per aver espresso la sua opinione sul TAV: “va sabotata” . Sotto processo per aver espresso la

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11a edizione udine 10 7 maggio '15 parola contraria . Dal 24 febbraio 2014, da quando è iniziato il procedimento penale a mio carico impedisco ai miei avvocati la libertà di fare il loro mestiere, i quali avrebbero voluto articolare la strategia difensiva sollevando la questione di illegittimità costituzionale, in violazione dell’art. 21 della Costituzione. Articolo che sancisce la libertà di espressione e libera manifestazione del pensiero. Se l’eccezione venisse accolta, continuerebbe, poi, davanti alla Corte costituzionale. Ma mi sono opposto, perché voglio andare a sentenza. E, se dovessi esser condannato non desidero nemmeno beneficiare delle attenuanti generiche. Il 20 maggio è la prossima scadenza, giorno della mia udienza, lo stesso in cui cade il mio sessantacinquesimo compleanno. Sono felice di questa coincidenza perché andrò a difendermi da scrittore. In aula non andrò a discolparmi, ma a mettermi di traverso alla censura che vuole la parola contraria su un binario morto.

È la battaglia di Charlie Hebdo. Nel 2006 il settimanale satirico Charlie Hebdo decise di ripubblicare le vignette del giornale danese JillandPosten che avevano provocato un’ondata di violenza a causa della raffigurazione, ritenuta blasfema, del profeta Maometto. La copertina di quel numero fu disegnata da Jean Cabut, in arte Cabu. Il 7 gennaio scorso la redazione di Charlie Hebdo è stata attaccata. Cabu e altri 11, tra i quali i vignettisti Charb, Tignous e Wolinski, perderanno la vita. Charlie Hebdo era testata nota per un’orgogliosa anarchia creativa, pronta a sfidare simboli e demolire credenze. La rivista ha da poco ricevuto il PEN American Center’s Freedom of Expression Courage Award. Scelta contestata da alcuni scrittori : la loro satira, dicono, è una offesa alle minoranze, il coraggio e la libertà di espressione non c’entrano niente. Sulla vicenda segnalo il bellissimo (e approfondito) articolo di Anna Momigliano su Rivista Studio. La migliore risposta a queste critiche legittime sono, a mio avviso, le parole di Gerard Biard nel video messaggio al Festival del Giornalismo: Siamo stati spesso accusati di essere provocatori, perché abbiamo usato il diritto della libertà di espressione, della libertà di satira, della libertà di caricatura e della libertà di blasfemia. La blasfemia per noi è importante, non perché sia un piacere bestemmiare o insultare il potere divino. È importante perché è una forma di contestazione dell’autorità. E questo in democrazia è fondamentale. Se una democrazia proibisce la blasfemia, se la punisce con la legge, non è più una democrazia, perché punisce la contestazione dell’autorità. Per noi è questa una delle ragioni per cui abbiamo deciso di continuare. Perché quello che è stato colpito non è soltanto la libertà di espressione, la laicità, la libertà di ridere e di dissentire, è il cuore dell’idea politica della democrazia, della contestazione, della possibilità di contestare e della possibilità del dibattito. Abbiamo visto con l’attentato a Copenhagen che questa gente il dibattito non lo vuole, lo rifiuta. E questo non è possibile. Se rifiutiamo il dibattito siamo morti. E noi siamo sempre vivi.

La battaglia per essere liberi, è la battaglia di Edward Snowden, il whistleblower che ha svelato al mondo il sistema di sorveglianza di massa portato avanti dalla NSA, l’agenzia per la sicurezza nazionale americana, e che oggi vive in Russia dove ha ottenuto asilo politico. Contro la sorveglianza dei governi – avverte Snowden – serve la resistenza civile. In nome della sicurezza si stanno approvando leggi che restringono sempre più la privacy e i diritti dei cittadini. È di pochi giorni fa la sentenza della Corte d’appello federale di New York, chiamata a pronunciarsi sulla legittimità della sorveglianza di massa della NSA: la raccolta indiscriminata di dati costituisce una restrizione senza precedenti della privacy dei cittadini ed è illegale. Solo noi possiamo fermare tutto questo, le persone comuni, dobbiamo cambiare la natura di questo potere e la resistenza civile può fare la differenza. Dobbiamo far capire che vogliamo continuare a vivere con la medesima libertà e che non abbiamo paura di finire su una lista, serve un’affermazione politica.

Sempre meno liberi

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11a edizione udine 10 7 maggio '15 Il 3 maggio scorso è stata celebrata come ogni anno a partire dal 1993 la Giornata Mondiale per la libertà di stampa. Il rapporto di Freedom House parla chiaro: la libertà di stampa è sotto attacco in tutto il mondo, le condizioni dei media a livello globale sono profondamente peggiorate nel 2014, raggiungendo il punto più basso degli ultimi 10 anni. I governi hanno sfruttato le leggi per la sicurezza e per la lotta al terrorismo come pretesto per mettere a tacere tutte le voci critiche, mentre i gruppi di pressione e le gang criminali impiegano tattiche sempre più meschine per intimidazioni ai danni di giornalisti e i proprietari dei media tentano di manipolare il contenuto delle informazioni per i loro fini politici o economici. Sui 199 paesi passati in rassegna, 63 sono ritenuti “liberi” sul piano dell’informazione mentre 71 vengono descritti come “parzialmente liberi” e 65 “non liberi”.

Tra il 2012 e il 2014 secondo il Committee to Protect Journalists sono 205 i giornalisti uccisi, una tendenza in crescita del 24% rispetto agli anni precedenti. 22 i giornalisti uccisi nel 2015. “Ma l’indipendenza di informazione – scrive giustamente Giulia Annovi – non si misura solo nella possibilità di svolgere un mestiere in piena libertà. Significa anche la possibilità di accedere alle notizie in modo completo, senza che subiscano l’influenza di governi, potenze economiche o leggi formulate per contrastare questo diritto. Benché il 40% della popolazione mondiale abbia accesso a Internet , solo il 14% degli abitanti del pianeta ha la possibilità di fruire di una libera informazione. Infatti solo una persona su sette vive in un territorio dove è presente un buon accesso all’informazione, vale a dire che la maggioranza delle persone nel mondo (86%) non gode di tale diritto”. Non c’è libertà di stampa, inoltre, senza Internet libero. Così il direttore del Committee to Protect Journalists, Joe Simpson, parlando del programma a sostegno di una Rete libera: “Why do you need a program to defend the Internet?” one supporter asked. “You don’t have a special program to defend television, or radio, or newspapers.” But the Internet is different. Increasingly, when it comes to global news and information the Internet is not a platform. It is the platform. As print and broadcast converge online, as social media plays an increasingly critical role in transmitting news to a mass audience, the Internet has become the primary means through which news is disseminated globally. It has also become an information chokepoint. Repressive governments are recognizing that the Internet is no longer the province of the connected elite. It’s a form of mass communication which, when unfettered, presents a threat to centralized power and control.

Anche la classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa nel mondo fotografa un sostanziale peggioramento a livello globale.

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11a edizione udine 10 7 maggio '15 L’indicatore globale annuale, che misura il livello delle violazioni della libertà di informazione, è arrivato a 3719 punti, quasi l’8% in più rispetto al 2014 e il 10% in più se paragonato al 2013. “Il deterioramento complessivo della libertà di stampa – afferma Christophe Deloire, segretario generale di Rsf – è causato da fattori congiunti, tra cui l’azione di gruppi islamisti radicali come lo Stato Islamico o Boko Haram, che si comportano come despoti dell’informazione”. È la contraddizione dei nostri tempi come ha sottolineato Emily Bell: nell’era digitale siamo più liberi ma mai come ora l’informazione è sotto pressione, minacciata, aggredita, in pericolo. The power of information and news is magnified greatly by the ubiquity of digital media. Smashing a press is relatively easy compared to deleting an image from a social media website. As it has become harder to censor outlets, and as the attention focused on stories and individual journalists has grown, then so has the sport of intimidation, violence and imprisonment.

Oggi più che mai nelle zone di conflitto i giornalisti sono bersagli di rapimenti e uccisioni. Anche negli USA si parla di declino: Rsf cita il caso di James Risen , premio Pulitzer del New York Times, che ha subito gravissime pressioni affinché rivelasse una sua fonte, cosa che l’autore del libro State of War, si è sempre rifiutato di fare. La scelta che il governo mi ha dato è rinunciare a tutto quello in cui credo o andare in prigione. Non parlerò.

Alla fine della sua battaglia, Risen pubblicamente accusò Obama di essere il peggior nemico della libertà di stampa negli ultimi 20 anni.

Ma il peggioramento più grave riguarda, secondo il rapporto, l’Unione europea e i Balcani. Basta pensare, tra l’altro, alle ultime leggi approvate in Spagna e Francia. La Spagna ha recentemente approvato la legge di sicurezza cittadina, meglio nota con il nome di Ley Mordaza (Legge Bavaglio): dal 1 luglio manifestare davanti al Congresso dei deputati sarà considerato un’infrazione “grave”, a cui corrisponde una multa fino a 30.000 euro, e sarà vietato l’uso non autorizzato di immagini delle autorità di contrasto o di poliziotti in tenuta antisommossa. La formulazione vaga di questo aspetto della legge potrebbe portare le forze dell’ordine ad avere carta bianca nell’impedire ai giornalisti di svolgere il loro lavoro. E proprio per protestare contro questa legge, che cerca di limitare e contenere il dissenso, migliaia di ologrammi hanno sfilato davanti al Congresso dei Deputati, persone di tutto il mondo (Spagna, Russia, Messico, Argentina, Cile, Italia, Germania, Francia…) hanno scannerizzato il proprio corpo sul sito www.hologramasporlalibertad.org , o registrato le proprie grida di protesta, mentre altri hanno semplicemente scritto i messaggi che sono finiti sui cartelli. In 18mila hanno così partecipato virtualmente alla protesta.

In questi giorni la Francia ha approvato una nuova legge sulla sorveglianza , in risposta agli attentati di Parigi dello scorso gennaio. Una legge che, in nome dell’antiterrorismo, rende più facili controlli e intercettazioni. Di fatto viene permessa una sorveglianza di massa che metterà a forte rischio la privacy e la libertà dei cittadini, consentendo alle

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11a edizione udine 10 7 maggio '15 agenzie di intelligence di controllare mail e telefoni senza passare per l’autorizzazione della magistratura. Fabio Chiusi, riprendendo Marc Rees su Next Impact, spiega in modo dettagliato perché questa legge è un vero e proprio incubo . In Europa si discute da tempo del TTIP (Trattato commerciale USAEuropa per un mercato unico con quasi un miliardo di “consumatori”). Inizialmente segreto, il Trattato è stato poi in parte desecretato: nelle trattative sono state coinvolte le grandi multinazionali, ma non le associazioni dei diritti civili. Gli accordi si occupano anche di sorveglianza digitale, privacy e copyright e così come sono portati avanti potrebbero restringere fortemente libertà e diritti dei cittadini in nome del profitto. Contro il trattato sono state raccolte oltre un milione di firme grazie alla mobilitazione di 32 associazioni in 24 paesi (le firme non hanno nessun valore legale ma sicuramente la Ue dovrà tenerne conto). Il Trattato, scrive Glyn Moody su Ars Technica in un articolo che approfondisce tutti gli aspetti più controversi degli accordi, è una minaccia per la democrazia: “A boost for national economies, or a Trojan Horse for corporations?”

L’Italia fra minacce dei boss, querele dei politici e il vuoto di cultura digitale Tra querele temerarie, minacce della criminalità organizzata e una classe politica impreparata (e in malafede) che ci sottopone a uno stillicidio continuo di proposte di leggi sempre più imbarazzanti, il nostro paese precipita sempre più nella classifica della libertà di espressione. Secondo la classifica 2015 di RSF l’Italia ha perso 24 posizioni rispetto all’anno precedente. Siamo ora al 73° posto tra Moldavia e Nicaragua. L’organizzazione Ossigeno per l’informazione ha denunciato nel 2014 506 minacce nei confronti dei giornalisti da parte della criminalità organizzata. L’ultima in ordine cronologico ha costretto alla scorta Sandro Ruotolo, minacciato di morte dal boss Zagaria. Ma a minacciare la libertà di espressione ci sono anche le querele temerarie da parte soprattutto di politici che tentano così di costringere all’autocensura i giornalisti. Il nostro è il paese del querelificio (e delle richieste di risarcimento danni) a scopo intimidatorio. A essere esposti soprattutto freelance, blogger, citizen journalist senza copertura economica e legale. Come ricordano Guido Scorza e Alessandro Gilioli in Meglio che taci. Censure, ipocrisie e bugie sulla libertà di parola in Italia: “Nel 2013 il relatore speciale della Nazioni Unite Frank La Rue ha emesso un rapporto duro, indicando come gli standard internazionali in merito alla libertà di espressione nel nostro paese non sono rispettati anche per la continua perseguibilità della diffamazione: un allarme totalmente ignorato dalla classe dirigente italiana che al suo interno è in disaccordo su tutto, tranne sulla comune tendenza a querelare o minacciare querele verso chi la critica”. Parimenti importante è esaminare la questione della lite temeraria. Se utilizzata in modo improprio, la lite temeraria può diventare una forma di

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11a edizione udine 10 7 maggio '15 ‘molestia giudiziaria’ nei confronti della stampa o di chiunque eserciti la propria libertà d’espressione. Anche se il ricorso viene respinto, l’impatto economico delle spese per la difesa può avere un effetto paralizzante sul giornalista o sul mezzo di comunicazione in specie su chi si occupa di giornalismo investigativo.

Siamo il paese dove un soggetto amministrativo come l’Agcom – Agenzia per le garanzie nelle comunicazioni – può decidere di rimuovere contenuti dal web oppure oscurare interi siti senza nemmeno passare per la magistratura. In tutto il mondo sono ormai più di 90 i paesi che hanno adottato un Freedom Information Act: norme che dovrebbero garantire il diritto dei cittadini di accedere a ogni informazione in possesso della pubblica amministrazione, obbligando quest’ultima appunto a garantire questo accesso. Sempre Frank La Rue ha dichiarato: Trovo molto strano che l’Italia non abbia mai adottato un FOIA. La maggior parte dei paesi europei si è dotata di norme che garantiscono l’accesso alle informazioni da parte dei cittadini e l’Ue ha emesso una direttiva in merito. È davvero strano che l’Italia non vi abbia aderito.

Su questo si stanno battendo 32 associazioni che si sono unite per un FOIA italiano . Il Ministro Madia si è impegnato a inserire la norma nella riforma della pubblica amministrazione: ce la faremo entro il 2015 ? Siamo il paese dove una classe politica impreparata cerca continuamente di mettere le mani sul digitale, rischiando di volta in volta di fare danni incredibili alla libertà di tutti noi. Sono anni che si continuano a combattere luoghi comuni e idee sbagliate alla base di molte iniziative legislative: sarebbe ora di andare avanti anche nel dibattito pubblico, schiacciato dalla disinformazione e demonizzazione sistematica dei media mainstream su mondo e vita digitale e da un parlamento impreparato e spesso in malafede. Abbiamo provato costantemente su Valigia Blu a respingere e smontare queste dinamiche: su diffamazione, rettifica e intercettazioni , su cyberbullismo, anonimato, sicurezza e copyright , sui danni che un vuoto di cultura digitale può fare soprattutto fra i professionisti dell’informazione. Gilioli e Scorza lo dicono chiaramente nel loro libro. Citando Ray Bradbury “Esistono molti modi diversi per bruciare un libro: e il mondo è pieno di gente che corre su e giù con i fiammiferi.” Oggi i censori più o meno consapevoli, ma comunque con i cerini ben accesi nelle mani, corrono sempre di più sulle strade digitali: quelle che tutti amiamo per la maggior libertà che ci hanno portato. E l’errore più grave sarebbe fingere di non vedere o illudersi che queste strade siano a prova d’incendio.

E l’errore più grave, aggiungo, sarebbe non mobilitarsi, impegnarsi, prendere posizione contro tutto questo. E vengo così alla conclusione di questo mio intervento.

Perché i giornalisti – e non solo – devono essere attivisti

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Copertina del settimanale satirico britannico Private Eye

Dopo il massacro di Charlie Hebdo, i potenti della Terra sfilarono a Parigi in nome della libertà di espressione. Qualcuno la definì la marcia degli ipocriti: molti dei capi di Stato e autorità, immortalati in quella foto, tutto sono tranne che strenui difensori della libertà di espressione e dei diritti civili. A svelare l’ipocrisia e le contraddizioni del “potere” la tweetstorm di Daniel Wickham, un giovane studente della London School of Economics. Lo storify che ha raccolto i suoi tweet ha ottenuto oltre 2 milioni e 600 mila visualizzazioni. Ci sono temi, istanze rispetto alle quali chi fa informazione non può non prendere posizione. Dice Dan Gillmor , autore di We the Media e anche lui al Festival Internazionale del Giornalismo 2015: All journalists need to think of themselves as activists in the world we now live in. Journalism is vital to liberty because it is a cornerstone of free speech. In many parts of this world, doing real journalism is activism – because truth telling in some societies is an act designed to bring about change.

Giornalisti che non si schierano su temi fondamentali come libertà di espressione, libertà di associarsi, di collaborare, di innovare – continua Gillmor – non possono definirsi giornalisti. Governi e società sempre più potenti stanno mettendo a rischio questi valori fondamentali in nome della nostra sicurezza o della nostra convenienza. This is a betrayal of the Internet’s decentralized promise, where speech and innovation and collaboration would often start at the edges of this network of networks, where no one needed permission to do those things.

La sorveglianza è un metodo usato dai governi, spesso con la collaborazione di grandi società, per tenere sotto controllo giornalisti e attivisti. Se non ci opponiamo con forza alla sorveglianza di massa non possiamo davvero dirci giornalisti. E ancora – insiste Gillmor – non


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possiamo dirci giornalisti se non lottiamo per una rete libera e uguale per tutti. A Berlino, il primo maggio ad Alexanderplatz, lo scultore udinese Davide Dormino ha svelato per la prima volta la sua opera Anything to say? , un “monumento al coraggio”: tre statue in bronzo, a grandezza umana, raffiguranti Julian Assange, Edward Snowden e Chelsea Manning in piedi su una sedia; accanto a loro, una quarta sedia, vuota. “Un esempio di arte pubblica, utile a smuovere le coscienze sul tema, attualissimo, della libertà di espressione e della ricerca di verità finora indebitamente nascoste ai cittadini”. Sui temi della libertà di parola, nel senso più ampio del termine, noi giornalisti, noi cittadini dovremmo alzarci su quella sedia vuota e stare in piedi al fianco di Snowden, Assange e Manning e di chi lotta ogni giorno per essere libero. Sii coraggioso, perché il coraggio è contagioso.


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Vojak Bruno, proti-junak, Slovenec in Vojak Bruno, proti-junak, Tržačan

Tržačan

Slovenec in

Bil je Slovenec in Tržačan. Najprej je šel kot italijanski vojak v Afriko, nato je bil ujetnik Angležev, na koncu pa se je kot partizan boril v

Bil je Slovenec in Tržačan. Najprej je šel kot

Osvobodilni fronti. Tako je Bruno Trampuž

italijanski vojak v Afriko, nato je bil ujetnik

doživel drugo svetovno vojno in o tem

nadnevniku koncu inpapismih se je vsakodnevnoAngležev, pisal v svojem ženi ter kasneje hčerki. Njegovo zgodbo je Osvobodilni fronti. Tako povzela v knjigi ‘Brunova vojna – obmejna

kot partizan boril v

je Bruno Trampuž

doživel drugo svetovno vojno in o tem

identiteta proti-junaka Tržačana in Slovenca’ (La Guerra di Bruno, L’identità di confine di un

vsakodnevno pisal v svojem dnevniku pismih antieroe triestino e sloveno) profesorica sodobne zgodovine nain Univerzi v Ljubljani Marta

Verginella. Skupaj zgodovinarjem in kolumnistom italijanskega La Repubblica Guidom ženi zter kasneje hčerki. Njegovo zgodbodnevnika je Crainzom je avtorica predstavila svoje delo v nedeljo v Vidmu v sklopu festivala Vicino-Lontano.

povzela v knjigi ‘Brunova vojna – obmejna

“Kar me je v življenju Bruna Trampuža presenetilo in prepričalo, da je to dober vir za boljše

proti-junaka Slovenca’ Guerra razumevanjeidentiteta tega zgodovinskega obdobja, Tržačana je ta izredna in mešanica dilem,(La med izjemnimdiinBruno,

L’identità di confine di un

navadnim, kiantieroe je zaznamovala njegovoezgodbo: bil jeprofesorica Slovenec in Tržačan, liberalec po izobrazbi, triestino sloveno) sodobne zgodovine naki Univerzi je postal partizan, nacionalist in je bil zato kritičen do internacionalizma mlajše generacije (rojen je

v Ljubljani Marta

Verginella. Skupaj z zgodovinarjem in kolumnistom italijanskega dnevnika La Repubblica Guidom

bil leta 1909 op. a.) Osvobodilne fronte,” je povedala Marta Verginella.

Crainzom jelika, avtorica predstavila svoje delo v nedeljo v Vidmu sklopu Zapletenost Trampuževega je nato povedala avtorica med pogovorom s Crainzom, prihajavdo izraza tudi pri“Kar jeziku, ki ga je bil vojak italijanskepresenetilo vojske je namreč pisal me jejev uporabljal. življenjuKo Bruna Trampuža in Trampuž prepričalo,

festivala Vicino-Lontano.

da je to dober vir za boljše

pisma v italijanščini in večkrat poudaril, da je bil prepričan, da bomo “mi” zmagali vojno. Čeprav je

razumevanje tega zgodovinskega obdobja, je ta izredna mešanica dilem, med izjemnim in

gotovo takrat delovala tudi cenzura (in na nek način tudi avto-cenzura) režima, je vsekakor

ki potem, je zaznamovala njegovo zgodbo: bilSlovenec je Slovenec Tržačan, presenetljivo,navadnim, kako se je takoj ko so ga Angleži ujeli, spet pokazal kot in je nain dan prišlo tudi neko močno sovraštvo do nacionalist Italijanov. je postal partizan,

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in je bil zato kritičen do internacionalizma mlajše generacije (rojen je

Vezna nit je bil ta njegov “nagon po preživetju” v hudem konfliktu, ki je takrat nastal ob meji.

bil leta 1909 op. a.) Osvobodilne fronte,” je povedala Marta Verginella.

Verginellova je še poudarila, da predstavlja Trampuž tisto generacijo tržaških Slovencev, ki so

Trampuževega lika, letih je nato povedala prejšnjega stoletjaavtorica in ki so se med zgradili svojoZapletenost “politično” zavest v dvajsetih in tridesetih razlikovali odizraza mlajših,tudi ki so pri potem zaznamovali gibanje. jeziku, ki ga partizansko je uporabljal. Ko

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je bil vojak italijanske vojske je namreč Trampuž pisal

Na nek način se torej Trampuž po vojni ni imel povsem za zmagovalca in se ni vključil v tisti del

pisma v italijanščini in večkrat poudaril, da je bil prepričan, da bomo “mi” zmagali vojno. Čeprav je

Slovencev, ki so po vojni tudi v Trstu razvili neko “svoje” gospodarstvo.

gotovo takrat delovala tudi cenzura (in na nek način tudi avto-cenzura) režima, je vsekakor

Avtorica se je tudi zahvalila Trampuževi hčerki Heleni, ki je bila tudi sama prisotna na predstavitvi

je takoj potem, ko jasomed gadebato Angleži ujeli, spet pokazal očetovse dnevnik in pisma. Helena poudarila, kako je v Vidmu, ker presenetljivo, je ponudila avtoricikako

kot Slovenec in je na dan

po vojni oče pozabil sovraštvo Italijanov in vzgojil svoje v spoštovanju do Italijanov in prišlo na tudi neko do močno sovraštvo do otroke Italijanov. italijanskega jezika.

Vezna nit je bil ta njegov “nagon po preživetju” v hudem konfliktu, ki je takrat nastal ob meji. Verginellova je še poudarila, da predstavlja Trampuž tisto generacijo tržaških Slovencev, ki so zgradili svojo “politično” zavest v dvajsetih in tridesetih letih prejšnjega stoletja in ki so se razlikovali od mlajših, ki so potem zaznamovali partizansko gibanje. Na nek način se torej Trampuž po vojni ni imel povsem za zmagovalca in se ni vključil v tisti del Slovencev, ki so po vojni tudi v Trstu razvili neko “svoje” gospodarstvo. Avtorica se je tudi zahvalila Trampuževi hčerki Heleni, ki je bila tudi sama prisotna na predstavitvi v Vidmu, ker je ponudila avtorici očetov dnevnik in pisma. Helena ja med debato poudarila, kako je po vojni oče pozabil na sovraštvo do Italijanov in vzgojil svoje otroke v spoštovanju do Italijanov in italijanskega jezika.


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015

Vojni dnevnik tržaškega Slovenca Na festivalu Vicino lontano v Vidmu o "slovenskem antiheroju" Brunu Trampužu

Vojni dnevnik tržaškega Slovenca

ponedeljek, 11. maja 2015 | 07:43

Na videmskem festivalu književnosti in zgodovine Vicino lontano so predstavili dnevnik tržaškega Slovenca Bruna Trampuža z naslovom La ponedeljek, 11. maja 2015 | 07:43 guerra di Bruno, ki je pred kratkim v italijanskem jeziku izšel pri rimski založbi Donzelli. Gre za Guido Crainz in Marta Verginella (Presso priredbo vojnega foto Vicino lontano) Trampušovega dnevnika z naslovom Suha pašta, pesek in bombe, ki ga je v slovenščini svoj čas izdala zgodovinarka Marta Verginella. Avtorico in njeno delo je v Vidmu predstavil politolog in zgodovinar Guido Crainz, zelo dober poznavalec zgodovinskih dogajanj na nekdanji italijanski vzhodni meji, sicer redni sodelavec dnevnika La Repubblica. V sklop videmske pobude, ki je letos doživela enajsto izvedbo, sodi tudi nagrada Tiziano Terzani, ki jo letos prejme antropolog David Van Reybrouck.

Na festivalu Vicino lontano v Vidmu o "slovenskem antiheroju" Brunu Trampužu

Na videmskem festivalu književnosti in zgodovine Vicino lontano so predstavili dnevnik tržaškega Slovenca Bruna Trampuža z naslovom La guerra di Bruno, ki je pred kratkim v italijanskem jeziku izšel pri rimski založbi Donzelli. Gre za Guido Crainz in Marta Verginella (Presso priredbo vojnega foto Vicino lontano) Trampušovega dnevnika z naslovom Suha pašta, pesek in bombe, ki ga je v slovenščini svoj čas izdala zgodovinarka Marta Verginella. Avtorico in njeno delo je v Vidmu predstavil politolog in zgodovinar Guido Crainz, zelo dober poznavalec zgodovinskih dogajanj na nekdanji italijanski vzhodni meji, sicer redni sodelavec dnevnika La Repubblica. V sklop videmske pobude, ki je letos doživela enajsto izvedbo, sodi tudi nagrada Tiziano Terzani, ki jo letos prejme antropolog David Van Reybrouck.


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015

Za obstoj EU ozaveščenost o pomenu pravic nujna Objavljeno: 11. maj 2015 Srednjeevropejci (Čehi, Madžari, Italijani, Nemci in Slovenci) smo se prvi nepraznični vikend v maju srečali nekje v zlati sredini – v Vidmu (italijanskih Udinah) – da bi zaključili projekt Enjoy Your Rights. Leto in pol trajajoča kampanja, ki je mlade preko multimedijskega ustvarjanja ozaveščala o pomenu pravic v vsakdanjem življenju Evropejca, je v vseh udeleženih državah zaobjela množico dogodkov, delavnic, izobraževanj, medijskih objav. Splošni zaključek je, da Evropejci zelo slabo poznamo Listino EU o temeljnih pravicah. Zato je bilo še toliko pomembnejše, da je program ponudil mladim priložnost za ustvarjalne razmislek o tem, kako se pravice dotikajo njihovega življenja. Srečanje koordinatorjev kampanje se je končalo z zaključno debato o pravicah v EU, ki je potekala v sklopu programa Vicino – Lontano (Blizu – daleč). Nekaj utrinkov s srečanja v Vidmu


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 28/05/2015 pagina: 1/3

WEB

Alimentazione. Un incontro con Andrea Segrè, autore del volume «L’oro nel piatto»


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 28/05/2015 pagina: 2/3

Riccardo Mazzeo La paura dei cloni è antecedente al romanzo La pos si bi lità di un’isola di Michel Houellebecq. La ripetizione dell’uguale, l’idiosincrasia per la differenza, l’erranza danno la percezione del disumano, della catena di montaggio che alienava tanti nostri progenitori costretti a riprodurre l’identico, sempre allo stesso modo. È questo lo sfondo dove collocare il lavoro di ricerca portato avanti da Andrea Segrè, docente di Politica agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna), fondatore di «Last Minute Market», capofila europeo nella lotta allo spreco, ricercatore (presiede il comitato scientifico del piano nazionale di prevenzione rifiuti) e autore di molti saggi su come modificare il rapporto delle persone con il ciboche ha dedicato la sua vita a «rivoluzionare» il panorama dell’alimentazione, dello spreco, dell’agricoltura. L’incontro, avvenuto a Udine, in occasione del Festival «Vicino/Lontano», ha avuto come centro il suo ultimo libro — L’oro nel piatto: valore e valori del cibo, Einaudi — dove la dimensione pedagogica dell’alimentazione ha un ruolo centrale, a partire dall’invito a privilegiare la frutta rispetto ad altri elementi. «Io parto dalla frutta — afferma Segré — e dalla sua “scomodità” spiegando che la devi sbucciare e quindi ti puoi anche sporcare, hai bisogno del coltello, hai bisogno anche di acqua per lavarla e per lavarti anche le mani e questa è la dimostrazione che, per mangiare bene, ci vuole un certo impegno. Dunque tutto quello che ci porta a disimpegnarci, come avere la frutta e la verdura già pronta, tagliata e lavata, e potrei andare avanti con molti altri esempi, dipende dall’industrializzazione del cibo che poi ha portato a quella che oggi si chiama “quarta gamma”, anche se non si capisce poi quali siano la terza, la seconda e la prima. Ma se riconosciamo alla frutta, alla verdura o anche alla carne un certo valore nutritivo per la nostra dieta, ci dobbiamo impegnare e quindi attrezzarci: prendere un coltello e con quello andare a cercarci un posto che sia un mondo dove possiamo avere tutto quello che ci serve per consumare, o per fruire, come dico io, di tutto quello che ci serve per mangiare bene. Purtroppo nel sistema in cui ci troviamo prevale il dato della scomodità. Lo si vede bene al ristorante dove sempre meno gente chiede la frutta dopo la pietanza.. Dico questo per fare un esempio molto concreto del nostro stile di vita e della dieta che poi subiamo».


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 28/05/2015 pagina: 3/3

Un altro argomento sul quale Segré si dilunga è il potenziale potere dei consumatori di scardinare gli quilibri di potere del mercato. La realtà sermbra confermare questa possibilità. Ad esempio, il lancio della iPhone 5S della Apple è stato seguito da una paerdita del valore delle azioni della società informatica, spiegato dal fatto che era una novità che considerata insoddisfacente dai «clienti». Se guardiamo al cibo,il potere dei consumatori ha finora determinato nicchie di mercato per cibi di qualità e un mass market di cibo spazzatura. «Negli anni — continua Segré– mi sono spesso occupato di “consumo critico” che deve fare anche “massa critica”. C’è sì il biologico, che è un fenomeno relativamente circoscritto, magari in crescita,a causa dei costi elevati. Tutto questo fa parte del consumo critico, ma se non fai massa critica, usando un termine della fisica, questa piccola nicchia non cambia il mercato; se vige la legge della domanda e dell’offerta sarà necessario che quella domanda la orienti. Sui libri di economia c’è scritto che “il consumatore è sovrano”, sennonché questa sovranità l’abbiamo delegata a qualcun altro: il marketing, la pubblicità, la tivù indicano una pista da seguire. Possiamo certo definirci “consumatori critici” che hanno a cuore la produzione biologica, la sostenibilità, la salute, ma è il termine consumo che è sbagliato, perché consumare vuol dire “distruggere”. Inoltre il consumo prevede uno spreco. Per questo preferisco il termine “fruitore”. Fruire, come spiego meglio nel libro, richiama il diritto, il godimento del bene. Il percorso da compiere è dunque culturale perché quando prendiamo il carrello dobbiamo pensare che il prodotto non va distrutto: non va né sprecato né consumato male perché quando lo distruggi stai distruggendo un pezzo di natura; hai usato risorse naturali per produrre un alimento, la terra, il suolo, l’acqua, l’energia sono risorse naturali limitate, che si rinnovano nel tempo, e in quel tempo c’è la sostenibilità che significa durare nel tempo. Quindi non esorto ad andare lenti o veloci, ognuno ha un suo ritmo, anche se quello medio è l’ideale, ma è necessario un passaggio culturale che ti consenta di capire che il cibo che hai davanti è un bene, non una merce, e un bene che deve durare nel tempo poiché dentro questo bene c’è tanto, dalla natura all’identità alla storia alla relazione, ed è una prospettiva completamente diversa. Si tratta quindi di incominciare sostituendo un termine con un altro».


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015

Vicino/lontano cresce, oltre 35mila spettatori

Soddisfazione per l’undicesima edizione conclusasi a Udine: cento incontri e relatori di livello nonostante il budget dimezzato

11 maggio 2015


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015 pagina: 1/2

BLOG D'AUTORE Chi è di scena? Fabiana Dallavalle

11 mag

"Sex machine" tra totem e tabù a vicino lontano Vicino lontano chiude domenica la sua undicesima edizione e condivide il bilancio delle presenze: "oltre 35mila , distribuite in un centinaio di eventi, e in una trentina di location cittadine", spiega il presidente dell'associazione vicino lontano, Alessandro Verona. Un dato testimoniato dalle code, quest’anno evidenti e numerose nei quattro giorni del festival. Ma anche dalla nuova e più ‘informale’ sede di incontro, nel largo antistante alla Chiesa di San Francesco: un ulteriore spazio con maxi schermo, divenuto familiare al pubblico del festival. Tra gli appuntamenti non posso non segnalare la serata di apertura con Giuliana Musso e il suo "Sex machine", lo spettacolo teatrale (regia di Massimo Somaglino) da duecento repliche che l'ha fatta conoscere al pubblico italiano che da anni la segue fedele. In uno spazio inadatto come l'ex chiesa di San Francesco, luogo suggestivo ma con un riverbero impressionante, e che soprattutto non favorisce l'intimità e la contiguità necessaria al tipo di teatro della Musso, Giuliana è riuscita nella difficile impresa di catalizzare l'attenzione del pubblico che gremiva la chiesa ( 600 persone tra dentro e fuori, per seguirla sul maxi schermo). Sulle note di James Brown il pubblico è stato introdotto, fin dall'inizio, al tema: la prostituzione o, per essere più precisi, le persone che il fenomeno a vario


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015 pagina: 2/2

titolo coinvolge, le prostitute, ovviamente, ma soprattutto i clienti, i maschi. Un tema quanto mai attuale soprattutto in epoca di bibliche migrazioni, le donne, al solito più fragili, venderanno il loro corpo, in mancanza di alternative, per mantenere se stesse e la famiglia. Ma nello spettacolo, va detto, manca "la tratta", "che riguarda la criminalità" mi aveva detto Giuliana qualche giorno prima dello spettacolo, durante un'intervista. L'attenzione è tutta sul paradosso cliente/puttana. La galleria di caratteri che si succedono, con l'anziano che ha nostalgia delle case di tolleranza, la madre di famiglia nevrotica e attenta al decoro della comunità, il giovane esaltato che non si rassegna a una donna qualunque e agogna i privé, il piccolo imprenditore precipitato nel gorgo della crisi che piange il suo fallimento, sono restituite da una scrittura attenta, veloce che incalza lo spettatore e affonda le sue radici in una comune terra di appartenenza, il Nord­est d'Italia. Giuliana Musso che ha talento e quel magnetismo animale in grado di monopolizzare l'attenzione della platea con uno sguardo, scompare dietro le maschere dei suoi personaggi usando soltanto il suo corpo come se fosse un foglio bianco e la voce, che va da un pianissimo struggente, sensibile, all'urlo feroce e animalesco. Lo spettacolo, legato alla forma del teatro d'inchiesta lascia allo spettatore il tempo di ridere, e di farsi delle domande. Il giudizio è assente. Gianluigi Meggiorin alla chitarra rimanda le parole della protagonista tra note ora frizzanti ora patetiche e nella moltiplicazione delle personalità, la Musso moltiplica gli applausi, che le giungono poi meritatamente dopo un'ora e mezza di spettacolo.


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015 pagina: 1/2

Grande Guerra di esodi ed espulsioni

La memoria storica come tabĂş, proprio il tema centrale a Vicino/lontano. Il friulano Guido Crainz (foto) docente di storia contemporanea a Teramo, chiamato a tenere una lectio magistralis all'Oratorio...

11 maggio 2015

La memoria storica come tabú, proprio il tema centrale a Vicino/lontano. Il friulano Guido Crainz (foto) docente di storia contemporanea a Teramo, chiamato a tenere una lectio magistralis all'Oratorio del Cristo, non ha avuto dubbi sull'argomento: nel'70°


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015 pagina: 2/2

anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale era necessario ricordare le molte Istrie d'Europa, «i colossali spostamenti di popolazione che ci sono stati all’indomani di quella terribile guerra», con cui ancora non si riesce a fare i conti. «È una delle ferite piú grandi della storia del Novecento, ma è prevalsa la rimozione», ha detto il docente friulano, autore di numerosi libri ("Naufraghi della pace" o "L'ombra della guerra - Il 1945, l'Italia") e presenza quasi fissa della manifestazione udinese. Accompagnato dagli interventi di Gaetano Dato, dell'Università di Trieste, Crainz ha raccontato la trasformazione della fisionomia europea causata dal trasferimento di milioni di persone. Quelle deportate dalla Germania nazista e dalla Russia staliniana, ma anche ex prigionieri, donne e uomini in disperata fuga dall'inferno della Shoah, per concludere con l'esodo delle popolazioni italiane da Istria e Dalmazia, oltre 300mila italiani. «Rimozione e retorica non funzionano – ha detto Crainz –. La memoria privata non porta alla verità, serve quella pubblica». Margherita Terasso


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015

«I miei sguardi sulla Nigeria»

A Vicino/lontano tradizionalmente spuntano nuovi nomi. È il caso di Angelo Fanutti, fotografo, che ha esposto i suoi scatti su “Nigeria: sguardi”. «Dal 2008 - ha raccontato - sono lettore di Italiano...

11 maggio 2015

A Vicino/lontano tradizionalmente spuntano nuovi nomi. È il caso di Angelo Fanutti, fotografo, che ha esposto i suoi scatti su “Nigeria: sguardi”. «Dal 2008 - ha raccontato sono lettore di Italiano all’università di Abuja in Nigeria. La Nigeria è il gigante d'Africa con 177 milioni di abitanti e fino a pochissimi anni fa era lo stato petrolifero piú promettente del continente. Adesso la sfida di Boko Haram e il malgoverno dei suoi capi l’hanno destabilizzata anche sul piano economico, oltre a farne una nazione di scontri, attentati e rifugiati. È un paese complesso, ricco di etnie, lingue, tradizioni e costumi molto diversi tra loro. Ha una ricca letteratura. Le mie foto sono state scattate ad Abuja e nei villaggi circostanti e ritraggono scene di vita quotidiana: bambini che giocano, persone al lavoro, madri con i loro figli, strade affollate, mercati, una sfilata di moda… È una semplice raccolta di impressioni e di sguardi». Fanutti ha allestito alla Feltrinelli. (a.d.)


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015 pagina: 1/2

Arianna Ciccone: «Informare non basta piú, bisogna essere attivisti»

vicino/lontano, l’appello a Udine della fondatrice del festival del giornalismo di Perugia: serve spirito critico di Giulia Zanello

11 maggio 2015

UDINE. Coraggio, responsabilità e forte spirito critico. Nel mondo contemporaneo chi fa giornalismo deve essere anche un attivista, ovvero in grado di schierarsi dalla parte della libertà di parola: oggi fare solo informazione non basta piú. Anche perché, poi, il problema è come la si fa l’informazione, sottoposta a continue intimidazioni, minacce e, piú in generale, pressioni da parte dei “potenti”.

“Giornalismo. La battaglia per essere liberi” è stato il titolo della lectio magistralis di


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015 pagina: 2/2

“Giornalismo. La battaglia per essere liberi” è stato il titolo della lectio magistralis di Arianna Ciccone, co-fondatrice e anima del festival internazionale di giornalismo di Perugia, che assieme a Fabio Chiusi ha affrontato il tema della libertà di stampa, duramente messa alla prova nella maggior parte dei Paesi del pianeta. «Dobbiamo essere attivisti e prendere coscienza dell’emergenza democratica che stiamo attraversando - ha sottolineato la giornalista, fondatrice anche del blog collettivo Valigia Blu - soprattutto come cittadini. Tutti siamo chiamati a sviluppare un forte senso critico nei confronti della realtà che ci circonda, non delegando solo al giornale o alla tv la funzione di informazione; uno sforzo che richiede impegno e fatica, ma che dobbiamo a noi stessi e alla società». Un invito a una partecipazione attiva, che stimola colleghi e cittadini ad “attrezzarsi” rispetto alla «voglia di disinformare del potere, divenuto abilissimo nella comunicazione e nella propaganda». Come? Informandosi sul web, controllando fonti, incrociando e verificando notizie; non rimanendo, insomma, inermi dinanzi alle informazioni calate dall’alto, e avvicinandosi al digitale, «dove si respira aria di libertà» e si riesce ancora a “smontare” verità e bugie. Nel tratteggiare i volti di quei giornalisti che ogni giorno combattono attivamente la loro piccola grande battaglia per un’informazione libera, dal Messico al Sudan, dalla Turchia all’Italia, Ciccone ha ribadito come la libertà di stampa «è sotto attacco» e se da un lato l’era digitale ci ha resi piú liberi, dall’altro l’informazione è sotto ostaggio, in pericolo, quasi un bersaglio da colpire. Sottolineando che il 40% della popolazione mondiale ha accesso alle notizie, ma solo il 16 può fruire di un’informazione libera, la giornalista ha poi spostato il focus sulla situazione italiana, dove tra un vuoto culturale del digitale della classe dirigente, minacce dei boss di pressioni politiche, la libertà d’espressione è a rischio, soprattutto per quei giornalisti freelance che, sottopagati ed esclusi da qualsiasi copertura e garanzia, scelgono la strada obbligata dell’autocensura. ©RIPRODUZIONE RISERVATA


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015 pagina: 1/2

vicino/lontano «vuole valorizzare l’Odeon»

Il presidente Verona: «Abbiamo partner forti, ce la possiamo fare» a far rinascere lo storico cinema di Udine. Conclusa l’undicesima edizione con un pubblico in crescita: 35 mila di Gian Paolo Polesini

11 maggio 2015

UDINE. Interlocutori, sguardi e traguardi - più o meno - hanno i contorni di sempre quando cala la serranda. L’empatia con la città sale di quel tanto per ripagare la fatica e le intuizioni. Il calcolo del pubblico, che poi è come lo share per un programma tv, è abbastanza preciso, nonostante non ci sia sbigliettamento. «Conosciamo a memoria la capienza dei luoghi di vicino/lontano - spiega il presidente Alessandro Verona - a quel punto è necessaria una rapida occhiata globale. Il margine d’errore è minimo. Un leggero aumento anche nel 2015, dopo la curva in up del 2014. Totale: 35 mila. La fidelizzazione continua».


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Non è così scontato. Ogni edizione - e questa appena archiviata aveva sulla maglia il numero undici - è un reinventare il presente. Il rischio è sempre lo stesso: saper individuare con precisione il desiderio di conoscenza collettiva, cogliere il motivo del dialogo, altrimenti la folla giustamente ti dribbla. «Quest’anno - precisa Verona - con l’indagine In my bed sulla sessualità si è aperto un varco comodo per arrivare a un ipotetico grande cervello popolare. Ecco, il sistema per sviscerare le calde tematiche contemporanee ci è parso intrigante e la decisione di continuare è giunta all’unanimità. Quindi nel 2016 cercheremo d’individuare punti di contatto altrettanto forti». C’è dell’altro. L’occhio lungo è quanto ci si aspetta, ben conoscendo le regole di un festival che vive di molte entità. «È la giuria scientifica a stabilire il tema del futuro, oggi è onestamente prematuro anche ipotizzarlo. La nostra azione è express, non potrebbe essere altrimenti. Magari fra un paio di mesi la società si appiccicherà addosso un nuovo trend e noi che facciamo? È chiaro, lo seguiremo». Ma Verona un input deciso lo rilascia. Il cosiddetto buon proposito. «Obiettivo prioritario è valorizzare l’ex cinema Odeon. Per ora è vincolato sull’uso: o cinema, appunto, o teatro. L’azione iniziale sarà quella di svincolarlo, ovviamente, poi agiremo step by step. I partner forti li abbiamo e qualche idea pure. Io sono convinto della forza dei buoni pensieri». Forse quest’anno è mancato il colpaccio, nonostante il cartellone rilasciasse una fitta selva di pregiati nomi. «Di gente griffata ce n’era in abbondanza - puntualizza la curatrice Paola Colombo - e se qualcuno si aspettava il botto, be’, è sempre più problematico raggiungere le superstar. Il budget è di 250 mila euro contro i quasi cinquecento delle prime edizioni. E comunque vicino/lontano non è soltanto una vetrina di sola esposizione, preferiamo sia un laboratorio work in progress. Certo, si diceva, i personaggi non mancano mai, come pure gli emergenti. Quelli cerchiamo se non altro per un serio ricambio culturale».


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015 pagina: 1/2 EDUCAZIONE

“In My Bed”: un’indagine rivela i tabù degli Under 30 sotto le lenzuola By Paolo Leardi mag 11, 2015 Comportamenti lascivi, zero paranoie: un deserto di luoghi comuni tra le lenzuola per i ragazzi under 30, in continua ricerca di novità e trasgressione. Due su dieci hanno provato rapporti con persone dello stesso sesso per mera curiosità, usano telecamere per filmarsi e sex toys per dare un tocco piccante, ma restano pur sempre romantici: fino ai 25 anni preferiscono fare sesso solo se retto da un impegno. Inoltre, a quanto raccontano, hanno definitivamente abolito il tabù della masturbazione, praticato dall’85% (93% maschi e 78% femmine).

A scoprire queste curiosità sui figli dei favolosi anni Ottanta è stato un questionario online di circa ottanta domande, “In my bed”, studio coordinato dal dipartimento di Scienze umane dell’Università di Udine, pensato e messo a punto dall’Associazione “Vicino/Lontano”, organizzatrice del festival omonimo. «Abbiamo usato un linguaggio diretto, esplicativo, niente domande paludate, perché si sentissero liberi di rispondere sinceramente e dai risultati direi che l’obiettivo è stato raggiunto», spiega Paolo Ermano, docente di economia internazionale all’università di Udine che, assieme ai ricercatori dell’ateneo, ha esaminato circa duemila profili di giovani che hanno accettato il gioco. Protetti dall’animato, il 22% dei casi ha raccontato di aver subito attenzioni sessuali da adulti quando erano minorenni. Stando ai risultati dell’indagine, gli under 35 sono complessivamente soddisfatti della loro vita erotica: il 40% le dà un voto tra il 7 e il dieci. In media, hanno sette rapporti sessuali al mese, entro i trent’anni hanno avuto cinque partner stabili, e solo il 33% ha tradito. Neanche qui lapalissiane differenze tra uomini e donne: 34% dei fedifraghi maschi contro il 32% delle fedifraghe femmine. Sesso e amore? Il 37% dei partecipanti al quiz credono che per fare sesso sia necessario un legame affettivo, il 41% assolutamente no, ed anche in questo caso le risposte maschili e quelle femminili si equivalgono perfettamente. Idee chiare, soddisfazione e altruismo: tra le cose più soddisfacenti, vi è quella di dare piacere all’altro (75%), superato dal proprio orgasmo (61%). Prima in classifica, con l’80%, ci sono la complicità e l’intimità affettiva che si riesce a creare col partner. Sul cosa si preferisce fare sotto le coperte, il sesso orale (68%) batte la penetrazione, superata anche dai baci sul corpo, al 66%; il parlare a letto, contro ogni aspettativa, è al 28%, battendo di dieci punti il rapporto anale.


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Nel 32% dei casi, vi è una buona dose di tecnologia, con fotografie e filmati del rapporto sessuale: il 2% scatta foto o gira video in camera da letto, per condividerlo, nel 7%, solo col partner. Si va anche in rete, ma solo il 20% ammette che l’intento sia quello di avere incontri… intriganti. Chi lo fa, dice di aver avuto rapporti sessuali solo una volta nel 40% casi, una volta al mese o più nel 34% L’idea di tradimento, per i giovani d’oggi, è ogni volta dipinta con colori diversi: per il 36% basta un bacio a violare la fedeltà, o se ci provi con un altro (28%), ma un buon 24% non ritiene opportuno far coincidere il tradimento col sesso, poiché, a sancire il legame, «è solo questione di testa».

Paolo Leardi

Nato a Napoli il 19 marzo 1993, ha intrapreso la carriera di giornalista nel 2011. Iscritto all’OdG Campania, redattore presso The Social Post, ha precedentemente collaborato con Dubito.it, Sportvesuviano.com e Napolisera.it. Laureando in Filosofia presso il Dipartimento di Studi Umanistici della Federico II, tenta di affiancare l’attività di giornalista con quella di scrittore, pubblicando i suoi racconti con la rivista letteraria Il Pickwick. Facebook


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LIFESTYLE

Come lo vedono il sesso gli under 30? Dimenticate i luoghi comuni, loro amano sperimentare By Goldies | 11 maggio 2015

Fonte: CATERINA PASOLINI – Repubblica.it “Sono complessi e dai comportamenti fluidi, niente luoghi comuni tra le lenzuola per i ragazzi della generazione X, gli under 30, che amano sperimentare in cerca di novità e trasgressione. Due su dieci hanno avuti rapporti omosessuali per semplice curiosità,


11a edizione udine 10 7 maggio '15 usano sex toys e videocamera con nonchalance quando fanno l’amore ma restano dei romantici che, almeno fino a 25 anni, preferiscono il sesso se c’è un vero rapporto.

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Senza contare che, a quanto raccontano, sembrano aver finalmente dimenticato storici sensi di colpa e minacce di cecità legate al piacere solitario: lo pratica infatti abitualmente l’85 per cento (93 maschi, 78 femmine). A raccontare i figli degli anni Ottanta, grazie a un questionario di oltre 80 domande messo online, è l’indagine “In my bed”, studio coordinato al dipartimento di scienze umane dell’università di Udine, pensato e messo a punto dall’associazione “vicino/lontano” che organizza l’omonimo festival che parte in questi giorni nel capoluogo friulano. “Abbiamo usato un linguaggio diretto, esplicativo, niente domande paludate, perché si sentissero liberi di rispondere sinceramente e dai risultati direi che l’obiettivo è stato raggiunto”, spiega Paolo Ermano, docente di economia internazionale all’università di Udine che con i ricercatori dell’ateneo ha esaminato più di duemila profili di giovani che hanno risposto al questionario. Raccontando, nascosti dall’anonimato, anche di aver subito nel 22 per cento dei casi attenzioni sessuali da adulti quando erano minorenni. Ma ecco i risultati dell’indagine. Soddisfatti della loro vita erotica – il 40 per cento le dà un voto tra il 7 e il 10 – gli under 35 hanno in media sette rapporti sessuali al mese, a 30 anni hanno avuto cinque partner stabili e solo nel 33 per cento dei casi hanno tradito. Anche qui tra uomini e donne lo scarto è minimo, la parità una pratica quotidiana: 34 per cento a 32 per cento i fedifraghi maschi e femmine. Sesso e amore? Il 37 per cento dei giovani che hanno risposto al questionario pensa che per fare sesso debba esistere un legame affettivo, il 41 per cento assolutamente no, e tra maschi e femmine le risposte praticamente si equivalgono, a dispetto dei luoghi comuni. Idee chiare, soddisfazione e altruismo: tra le cose che li appagano di più c’è dare piacere all’altro (75 per cento), che supera il proprio orgasmo (61 per cento). Ma in cima, con l’80 per cento delle preferenze, ci sono la complicità e l’intimità affettiva che si riesce a creare col partner. Alla domanda cosa preferisci fare a letto il sesso orale (68 per cento) batte la penetrazione, superata anche dai baci sul corpo (66 per cento) mentre parlare a letto tocca il 28 per cento, dieci punti in più del rapporto anale. Tecnologici, nel 32 per cento dei casi si sono fotografati o filmati mentre facevano sesso, un due per cento scatta o filma abitualmente in camera da letto per condividerlo nel 7 per cento dei casi solo col partner. In rete ci vanno, ma solo il 20 per cento ammette di


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andarci più o meno spesso per cercare incontri sessuali. Chi lo fa racconta di aver avuto rapporti solo una volta nel 40 per cento dei casi, una volta al mese o più nel 34 per cento. Se uno su tre ha tradito il partner l’idea di tradimento ha molte sfumature per i giovani del terzo millennio: se per il 36 per cento basta un bacio a considerare violato il patto di fedeltà o se ci provi con un altro (28 per cento) c’è un altro 24 per cento per cui non è il rapporto sessuale a identificare il tradimento, “perché è solo questione di testa” a sancire il legame.”


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terzapaginagiornale.altervista.org http://terzapaginagiornale.altervista.org/la­battaglia­per­essere­liberi­perche­i­giornalisti­devono­essere­attivisti/

La battaglia per essere liberi: perché i giornalisti devono essere attivisti By terzapaginagiornale

26 maggio 2015

di Arianna Ciccone per Valigiablu.it – @_arianna Sono stata invitata alla XI edizione della manifestazione Vicino/Lontano a Udine per parlare di libertà di espressione. Ho suddiviso in tre parti il mio intervento: nella prima ho cercato di “dare un volto alla battaglia per essere liberi” attraverso le storie di alcuni giornalisti, scrittori, blogger, disegnatori. Nella seconda riporto gli ultimi dati sulla libertà di stampa nel mondo, con un particolare focus sulla situazione in Italia. Nell’ultima parte spiego perché secondo me i giornalisti dovrebbero essere attivisti. La battaglia per essere liberi ha il volto di Ali Abdulemam, Khalid Albaih, Anabel Hernandez, Farida Nekzad, Erri De Luca, Maria Makeeva, Yavuz Baydar, Sue Turton, Gerard Biard, Edward Snowden. E ho scelto loro come esempio di battaglia per la libertà di espressione perché li ho “conosciuti” all’ultima edizione del Festival Internazionale del Giornalismo, che con Chris Potter organizzo ogni anno a Perugia.


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 26/05/2015 pagina: 2/13 Ali Abdulemam è un blogger, ha fondato Bahrein online. Arrestato più volte con l’accusa di diffondere notizie false e aver insultato il re, ha subito abusi e torture; è scappato dal suo paese nel 2011 dopo le proteste contro il regime. Alcuni suoi amici sono stati uccisi. Lui ha trovato asilo politico in Inghilterra. Due mesi fa gli è stata tolta la cittadinanza.

“Credo che il regime stia usando il suo potere economico e stia letteralmente pagando perché non venga fuori l’immagine degli abusi nel Paese. I media dicono: non c’è audience sui fatti che riguardano il Bahrein, ma noi abbiamo scoperto che volutamente si sta facendo in modo di non far raccontare quello che accade. Noi attivisti cerchiamo di diffondere il messaggio che in Bahrein ci sono tante persone in pericolo e le violazioni dei diritti umani continuano, a cominciare dalla libertà di espressione.”

Khalid Albaih è un vignettista sudanese in esilio a Doha, in Qatar. È conosciuto anche come “artista della rivoluzione”. I suoi disegni nel 2011 hanno “preso parte” alle proteste della Primavera araba. Dopo averle viste in rete, le vignette di Albaih sono state trasformate in stencil e riprodotte sui muri di Beirut, del Cairo, nello Yemen, e in tutto il Medio Oriente; le immagini poi sono state condivise in modo virale, diffondendo l’opera di Albaih sul web, divenuto così simbolo di spazio libero di protesta.

“La mia vita è in pericolo per quello che faccio, ma ci sono migliaia di persone come me di cui non sentirete mai parlare. E tante altre che muoiono nelle piazze. Io, invece, mi limito a disegnare. È il minimo che possa fare.”

In un bellissimo articolo per Al Jazeera, in cui prendeva posizione al fianco dei vignettisti di Charlie Hebdo, pur non condividendone la linea editoriale, Albaih scriveva:

“As an Arab and Muslim political cartoonist living and working in the Middle East, the fear of upsetting the “wrong people” is part of daily life. My politically charged images rose to prominence during the early stages of the Arab Spring protests in 2011. Like so many young people in the Middle East, I found an outlet on social media. I was quickly labelled “an artist of the revolution”. Today, my work is shared around the world. In my native Sudan, as well as in Yemen and Tunisia, my cartoons are used by revolutionary groups and by political activists. This is my passion. I don’t make a living off these political cartoons. In fact, I encourage people to copy and share them. It is an honour, but it does not come without dangers.”

Anabel Hernandez pluripremiata giornalista investigativa messicana, vive sotto scorta, 24 ore su 24. Da anni denuncia corruzione, malavita, traffici, ingiustizie del suo paese. Nel suo ultimo libro tradotto in italiano La terra dei Narcos, ci sono i nomi di politici e personaggi pubblici collusi con i cartelli del


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 26/05/2015 pagina: 3/13 narcotraffico. I “cattivi”, come li definisce Hernandez, hanno nomi e cognomi, e sta al giornalista indicarli. Molte delle sue fonti sono state assassinate, i suoi familiari aggrediti. Nel 2013 undici uomini armati hanno fatto irruzione nel suo appartamento in cerca di alcuni documenti. Erano poliziotti federali. A quel punto ha capito che l’esilio era l’unica via di salvezza. Negli ultimi sei anni, in Messico più di 100 giornalisti sono stati torturati e uccisi.

“La sparizione di 43 studenti della scuola rurale di Ayotzinapa, avvenuta il 26 settembre del 2014 a Iguala, nello stato messicano di Guerrero, ha mostrato con violenza al mondo il vero volto della situazione che vive oggi il Messico: il susseguirsi di massacri di innocenti, le sparizioni coatte, l’impunità, la collusione a tutti i livelli dello stato con la malavita organizzata, e il fallimento totale del presidente Enrique Peña Nieto nel garantire pace, legalità e giustizia, elementi indispensabili per l’esistenza di una democrazia. Se il governo messicano pensa di potermi fermare si sbaglia di grosso: questa è la mia libertà di espressione.”

Farida Nekzad è una giornalista afghana. Ha fondato e dirige Wakht News Agency. Per il suo coraggio e la sua battaglia per i diritti delle donne ha subito pressioni e minacce di morte. Ha vinto diversi premi tra cui quello del Committee to Protect Journalists.

“Above all we strive to tell the world what is happening to women in Afghanistan even if some of us have to sacrifice our lives… I want to prove that we – women journalists – can work shoulder to shoulder with our brothers while at the same time remaining steadfast in our profession”

Sue Torton è una reporter televisiva, lavora per Al Jazeera English. Negli ultimi anni ha coperto Libano, Russia, Turchia ed Egitto. Qui, in Egitto, è stata processata insieme ad alcuni colleghi con l’accusa di terrorismo. Tre membri dello staff – Peter Greste, Mohamed Fahmy and Baher Mohamed – sono stati condannati e imprigionati con pene dai sette ai dieci anni. Gli altri, processati in absentia, hanno ricevuto condanne a dieci anni. Fin dall’arresto dei suoi colleghi, alla fine del dicembre scorso, Sue Torton ha svolto un ruolo di primo piano nella campagna Journalism is not a crime #FreeAJStaff per il rilascio dei colleghi e l’annullamento della sentenza. L’hashtag #FreeAJStaff ha ottenuto 3 miliardi di impression in 13 mesi (da febbraio a settembre 2014 ha raggiunto circa 114 milioni di utenti unici su Twitter). Fahmy e Mohamed sono ancora in carcere e dovranno affrontare un nuovo processo. Peter Greste è stato liberato ed espulso lo scorso febbraio, dopo un anno di prigione, e ha voluto immediatamente ricordare che ci sono centinaia di casi di giornalisti principalmente locali imprigionati, minacciati, torturati di cui i media non parlano.

We need to stand behind the role of journalists in upholding democracy. When so many cases go unreported the public often fails to understand the essential role played by


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 26/05/2015 pagina: 4/13 journalists, and then governments often get away with attacks on the press.

Yavuz Baydar è un giornalista turco molto noto, esperto di politica e media. Nel dicembre 2013 ha co­ fondato P24 – Platform for Independent Journalism, per monitorare i media turchi. Al Festival del Giornalismo ha presentato la sua ricerca, pubblicata dal Shorenstein Center a marzo 2015, sulla situazione dei media in Turchia The newsroom as an open air prison: corruption and self­censorship in Turkish journalism. La Turchia è ormai un paese dove la libertà di espressione è sempre più sotto attacco e dove i media indipendenti rischiano una vera e propria estinzione. Dove uno studente finisce in galera per un tweet satirico.


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 26/05/2015 pagina: 5/13 Le pressioni di governo, politica e forze dell’ordine, infatti, non sono l’unica forma di intimidazione all’espressione libera del paese. La minaccia di licenziamento e delle dimissioni forzate agisce come una potente arma di dissuasione e autocensura, spesso accompagnata da un contesto svantaggioso per i media indipendenti e liberi, costretti a lavorare in un regime economico drogato che premia i potenti organi di stampa che beneficiano della compiacenza e dei favori delle alte gerarchie statali.

La battaglia per essere liberi ha il volto di Maria Makeeva, vice­direttrice del canale russo TV RAIN, che per la sua indipendenza anche rispetto alla copertura della crisi ucraina, deve affrontare continuamente i tentativi di censura da parte di Putin. Ha il volto di giovani giornalisti ungheresi che hanno dato vita grazie al crowdfunding a Direkt36, un centro di giornalismo investigativo indipendente. Ha il volto di Erri De Luca, sotto processo a Torino per aver espresso la sua opinione sul TAV: “va sabotata”. Sotto processo per aver espresso la parola contraria.

Dal 24 febbraio 2014, da quando è iniziato il procedimento penale a mio carico impedisco ai miei avvocati la libertà di fare il loro mestiere, i quali avrebbero voluto articolare la strategia difensiva sollevando la questione di illegittimità costituzionale, in violazione dell’art. 21 della Costituzione. Articolo che sancisce la libertà di espressione e libera manifestazione del pensiero. Se l’eccezione venisse accolta, continuerebbe, poi, davanti alla Corte costituzionale. Ma mi sono opposto, perché voglio andare a sentenza. E, se dovessi esser condannato non desidero nemmeno beneficiare delle attenuanti generiche. Il 20 maggio è la prossima scadenza, giorno della mia udienza, lo stesso in cui cade il mio sessantacinquesimo compleanno. Sono felice di questa coincidenza perché andrò a difendermi da scrittore. In aula non andrò a discolparmi, ma a mettermi di traverso alla censura che vuole la parola contraria su un binario morto.

È la battaglia di Charlie Hebdo. Nel 2006 il settimanale satirico Charlie Hebdo decise di ripubblicare le vignette del giornale danese Jilland­Posten che avevano provocato un’ondata di violenza a causa della raffigurazione, ritenuta blasfema, del profeta Maometto. La copertina di quel numero fu disegnata da Jean Cabut, in arte Cabu. Il 7 gennaio scorso la redazione di Charlie Hebdo è stata attaccata. Cabu e altri 11, tra i quali i vignettisti Charb, Tignous e Wolinski, perderanno la vita. Charlie Hebdo era testata nota per un’orgogliosa anarchia creativa, pronta a sfidare simboli e demolire credenze. La rivista ha da poco ricevuto il PEN American Center’s Freedom of Expression Courage Award. Scelta contestata da alcuni scrittori: la loro satira, dicono, è una offesa alle minoranze, il coraggio e la libertà di espressione non c’entrano niente. Sulla vicenda segnalo il bellissimo (e approfondito) articolo di Anna Momigliano su Rivista Studio. La migliore risposta a queste critiche legittime sono, a mio avviso, le parole di Gerard Biard nel video messaggio al Festival del Giornalismo:

Siamo stati spesso accusati di essere provocatori, perché abbiamo usato il diritto della


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 26/05/2015 pagina: 6/13 libertà di espressione, della libertà di satira, della libertà di caricatura e della libertà di blasfemia. La blasfemia per noi è importante, non perché sia un piacere bestemmiare o insultare il potere divino. È importante perché è una forma di contestazione dell’autorità. E questo in democrazia è fondamentale. Se una democrazia proibisce la blasfemia, se la punisce con la legge, non è più una democrazia, perché punisce la contestazione dell’autorità. Per noi è questa una delle ragioni per cui abbiamo deciso di continuare. Perché quello che è stato colpito non è soltanto la libertà di espressione, la laicità, la libertà di ridere e di dissentire, è il cuore dell’idea politica della democrazia, della contestazione, della possibilità di contestare e della possibilità del dibattito. Abbiamo visto con l’attentato a Copenhagen che questa gente il dibattito non lo vuole, lo rifiuta. E questo non è possibile. Se rifiutiamo il dibattito siamo morti. E noi siamo sempre vivi.

La battaglia per essere liberi, è la battaglia di Edward Snowden, il whistleblower che ha svelato al mondo il sistema di sorveglianza di massa portato avanti dalla NSA, l’agenzia per la sicurezza nazionale americana, e che oggi vive in Russia dove ha ottenuto asilo politico. Contro la sorveglianza dei governi – avverte Snowden – serve la resistenza civile. In nome della sicurezza si stanno approvando leggi che restringono sempre più la privacy e i diritti dei cittadini. È di pochi giorni fa la sentenza della Corte d’appello federale di New York, chiamata a pronunciarsi sulla legittimità della sorveglianza di massa della NSA: la raccolta indiscriminata di dati costituisce una restrizione senza precedenti della privacy dei cittadini ed è illegale.

Solo noi possiamo fermare tutto questo, le persone comuni, dobbiamo cambiare la natura di questo potere e la resistenza civile può fare la differenza. Dobbiamo far capire che vogliamo continuare a vivere con la medesima libertà e che non abbiamo paura di finire su una lista, serve un’affermazione politica.

Sempre meno liberi Il 3 maggio scorso è stata celebrata come ogni anno a partire dal 1993 la Giornata Mondiale per la libertà di stampa. Il rapporto di Freedom House parla chiaro: la libertà di stampa è sotto attacco in tutto il mondo, le condizioni dei media a livello globale sono profondamente peggiorate nel 2014, raggiungendo il punto più basso degli ultimi 10 anni.

I governi hanno sfruttato le leggi per la sicurezza e per la lotta al terrorismo come pretesto per mettere a tacere tutte le voci critiche, mentre i gruppi di pressione e le gang criminali impiegano tattiche sempre più meschine per intimidazioni ai danni di giornalisti e i proprietari dei media tentano di manipolare il contenuto delle informazioni per i loro fini politici o economici. Sui 199 paesi passati in rassegna, 63 sono ritenuti


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 26/05/2015 pagina: 7/13 “liberi” sul piano dell’informazione mentre 71 vengono descritti come “parzialmente liberi” e 65 “non liberi”.

Tra il 2012 e il 2014 secondo il Committee to Protect Journalists sono 205 i giornalisti uccisi, una tendenza in crescita del 24% rispetto agli anni precedenti. 22 i giornalisti uccisi nel 2015. “Ma l’indipendenza di informazione – scrive giustamente Giulia Annovi – non si misura solo nella possibilità di svolgere un mestiere in piena libertà. Significa anche la possibilità di accedere alle notizie in modo completo, senza che subiscano l’influenza di governi, potenze economiche o leggi formulate per contrastare questo diritto. Benché il 40% della popolazione mondiale abbia accesso a Internet, solo il 14% degli abitanti del pianeta ha la possibilità di fruire di una libera informazione. Infatti solo una persona su sette vive in un territorio dove è presente un buon accesso all’informazione, vale a dire che la maggioranza delle persone nel mondo (86%) non gode di tale diritto”. Non c’è libertà di stampa, inoltre, senza Internet libero. Così il direttore del Committee to Protect Journalists, Joe Simpson, parlando del programma a sostegno di una Rete libera:

“Why do you need a program to defend the Internet?” one supporter asked. “You don’t have a special program to defend television, or radio, or newspapers.” But the Internet is different. Increasingly, when it comes to global news and information the Internet is not a platform. It is the platform. As print and broadcast converge online, as social media plays an increasingly critical role in transmitting news to a mass audience, the Internet has become the primary means through which news is disseminated globally. It has also become an information chokepoint. Repressive governments are recognizing that the Internet is no longer the province of the connected elite. It’s a form of mass communication which, when unfettered, presents a threat to centralized power and control.


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 26/05/2015 pagina: 8/13 Anche la classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa nel mondo fotografa un sostanziale peggioramento a livello globale. L’indicatore globale annuale, che misura il livello delle violazioni della libertà di informazione, è arrivato a 3719 punti, quasi l’8% in più rispetto al 2014 e il 10% in più se paragonato al 2013. “Il deterioramento complessivo della libertà di stampa – afferma Christophe Deloire, segretario generale di Rsf – è causato da fattori congiunti, tra cui l’azione di gruppi islamisti radicali come lo Stato Islamico o Boko Haram, che si comportano come despoti dell’informazione”. È la contraddizione dei nostri tempi come ha sottolineato Emily Bell: nell’era digitale siamo più liberi ma mai come ora l’informazione è sotto pressione, minacciata, aggredita, in pericolo.

The power of information and news is magnified greatly by the ubiquity of digital media. Smashing a press is relatively easy compared to deleting an image from a social media website. As it has become harder to censor outlets, and as the attention focused on stories and individual journalists has grown, then so has the sport of intimidation, violence and imprisonment.

Oggi più che mai nelle zone di conflitto i giornalisti sono bersagli di rapimenti e uccisioni. Anche negli USA si parla di declino: Rsf cita il caso di James Risen, premio Pulitzer del New York Times, che ha subito gravissime pressioni affinché rivelasse una sua fonte, cosa che l’autore del libro State of War, si è sempre rifiutato di fare.

La scelta che il governo mi ha dato è rinunciare a tutto quello in cui credo o andare in prigione. Non parlerò.

Alla fine della sua battaglia, Risen pubblicamente accusò Obama di essere il peggior nemico della libertà di stampa negli ultimi 20 anni. Ma il peggioramento più grave riguarda, secondo il rapporto, l’Unione europea e i Balcani. Basta pensare, tra l’altro, alle ultime leggi approvate in Spagna e Francia. La Spagna ha recentemente approvato la legge di sicurezza cittadina, meglio nota con il nome di Ley Mordaza (Legge Bavaglio): dal 1 luglio manifestare davanti al Congresso dei deputati sarà considerato un’infrazione “grave”, a cui corrisponde una multa fino a 30.000 euro, e sarà vietato l’uso non autorizzato di immagini delle autorità di contrasto o di


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poliziotti in tenuta antisommossa. La formulazione vaga di questo aspetto della legge potrebbe portare le forze dell’ordine ad avere carta bianca nell’impedire ai giornalisti di svolgere il loro lavoro. E proprio per protestare contro questa legge, che cerca di limitare e contenere il dissenso, migliaia di ologrammi hanno sfilato davanti al Congresso dei Deputati, persone di tutto il mondo (Spagna, Russia, Messico, Argentina, Cile, Italia, Germania, Francia…) hanno scannerizzato il proprio corpo sul sito www.hologramasporlalibertad.org, o registrato le proprie grida di protesta, mentre altri hanno semplicemente scritto i messaggi che sono finiti sui cartelli. In 18mila hanno così partecipato virtualmente alla protesta. In questi giorni la Francia ha approvato una nuova legge sulla sorveglianza, in risposta agli attentati di Parigi dello scorso gennaio. Una legge che, in nome dell’antiterrorismo, rende più facili controlli e intercettazioni. Di fatto viene permessa una sorveglianza di massa che metterà a forte rischio la privacy e la libertà dei cittadini, consentendo alle agenzie di intelligence di controllare mail e telefoni senza passare per l’autorizzazione della magistratura. Fabio Chiusi, riprendendo Marc Rees su Next Impact, spiega in modo dettagliato perché questa legge è un vero e proprio incubo. In Europa si discute da tempo del TTIP (Trattato commerciale USA­Europa per un mercato unico con quasi un miliardo di “consumatori”). Inizialmente segreto, il Trattato è stato poi in parte desecretato: nelle trattative sono state coinvolte le grandi multinazionali, ma non le associazioni dei diritti civili. Gli accordi si occupano anche di sorveglianza digitale, privacy e copyright e così come sono portati avanti potrebbero restringere fortemente libertà e diritti dei cittadini in nome del profitto. Contro il trattato sono state raccolte oltre un milione di firme grazie alla mobilitazione di 32 associazioni in 24 paesi (le firme non hanno nessun valore legale ma sicuramente la Ue dovrà tenerne conto). Il Trattato, scrive Glyn Moody su Ars Technica in un articolo che approfondisce tutti gli aspetti più controversi degli accordi, è una minaccia per la democrazia: “A boost for national economies, or a Trojan Horse for corporations?”


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L’Italia fra minacce dei boss, querele dei politici e il vuoto di cultura digitale Tra querele temerarie, minacce della criminalità organizzata e una classe politica impreparata (e in malafede) che ci sottopone a uno stillicidio continuo di proposte di leggi sempre più imbarazzanti, il nostro paese precipita sempre più nella classifica della libertà di espressione. Secondo la classifica 2015 di RSF l’Italia ha perso 24 posizioni rispetto all’anno precedente. Siamo ora al 73° posto tra Moldavia e Nicaragua. L’organizzazione Ossigeno per l’informazione ha denunciato nel 2014 506 minacce nei confronti dei giornalisti da parte della criminalità organizzata. L’ultima in ordine cronologico ha costretto alla scorta Sandro Ruotolo, minacciato di morte dal boss Zagaria. Ma a minacciare la libertà di espressione ci sono anche le querele temerarie da parte soprattutto di politici che tentano così di costringere all’autocensura i giornalisti. Il nostro è il paese del querelificio (e delle richieste di risarcimento danni) a scopo intimidatorio. A essere esposti soprattutto freelance, blogger, citizen journalist senza copertura economica e legale. Come ricordano Guido Scorza e Alessandro Gilioli in Meglio che taci. Censure, ipocrisie e bugie sulla libertà di parola in Italia: “Nel 2013 il relatore speciale della Nazioni Unite Frank La Rue ha emesso un rapporto duro, indicando come gli standard internazionali in merito alla libertà di espressione nel nostro paese non sono rispettati anche per la continua perseguibilità della diffamazione: un allarme totalmente ignorato dalla classe dirigente italiana che al suo interno è in disaccordo su tutto, tranne sulla comune tendenza a querelare o minacciare querele verso chi la critica”.


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 26/05/2015 pagina: 11/13 Parimenti importante è esaminare la questione della lite temeraria. Se utilizzata in modo improprio, la lite temeraria può diventare una forma di ‘molestia giudiziaria’ nei confronti della stampa o di chiunque eserciti la propria libertà d’espressione. Anche se il ricorso viene respinto, l’impatto economico delle spese per la difesa può avere un effetto paralizzante sul giornalista o sul mezzo di comunicazione in specie su chi si occupa di giornalismo investigativo.

Siamo il paese dove un soggetto amministrativo come l’Agcom – Agenzia per le garanzie nelle comunicazioni – può decidere di rimuovere contenuti dal web oppure oscurare interi siti senza nemmeno passare per la magistratura. In tutto il mondo sono ormai più di 90 i paesi che hanno adottato un Freedom Information Act: norme che dovrebbero garantire il diritto dei cittadini di accedere a ogni informazione in possesso della pubblica amministrazione, obbligando quest’ultima appunto a garantire questo accesso. Sempre Frank La Rue ha dichiarato:

Trovo molto strano che l’Italia non abbia mai adottato un FOIA. La maggior parte dei paesi europei si è dotata di norme che garantiscono l’accesso alle informazioni da parte dei cittadini e l’Ue ha emesso una direttiva in merito. È davvero strano che l’Italia non vi abbia aderito.

Su questo si stanno battendo 32 associazioni che si sono unite per un FOIA italiano. Il Ministro Madia si è impegnato a inserire la norma nella riforma della pubblica amministrazione: ce la faremo entro il 2015? Siamo il paese dove una classe politica impreparata cerca continuamente di mettere le mani sul digitale, rischiando di volta in volta di fare danni incredibili alla libertà di tutti noi. Sono anni che si continuano a combattere luoghi comuni e idee sbagliate alla base di molte iniziative legislative: sarebbe ora di andare avanti anche nel dibattito pubblico, schiacciato dalla disinformazione e demonizzazione sistematica dei media mainstream su mondo e vita digitale e da un parlamento impreparato e spesso in malafede. Abbiamo provato costantemente su Valigia Blu a respingere e smontare queste dinamiche: su diffamazione, rettifica e intercettazioni, su cyberbullismo, anonimato, sicurezza e copyright, sui danni che un vuoto di cultura digitale può fare soprattutto fra i professionisti dell’informazione. Gilioli e Scorza lo dicono chiaramente nel loro libro. Citando Ray Bradbury “Esistono molti modi diversi per bruciare un libro: e il mondo è pieno di gente che corre su e giù con i fiammiferi.”

Oggi i censori più o meno consapevoli, ma comunque con i cerini ben accesi nelle mani, corrono sempre di più sulle strade digitali: quelle che tutti amiamo per la maggior libertà che ci hanno portato. E l’errore più grave sarebbe fingere di non vedere o illudersi che queste strade siano a prova d’incendio.

E l’errore più grave, aggiungo, sarebbe non mobilitarsi, impegnarsi, prendere posizione contro tutto questo. E vengo così alla conclusione di questo mio intervento.


11a edizione udine 10 7 maggio '15

Perché i giornalisti – e non solo – devono essere attivisti

data: 26/05/2015 pagina: 12/13

Dopo il massacro di Charlie Hebdo, i potenti della Terra sfilarono a Parigi in nome della libertà di espressione. Qualcuno la definì la marcia degli ipocriti: molti dei capi di Stato e autorità, immortalati in quella foto, tutto sono tranne che strenui difensori della libertà di espressione e dei diritti civili. A svelare l’ipocrisia e le contraddizioni del “potere” la tweetstorm di Daniel Wickham, un giovane studente della London School of Economics. Lo storify che ha raccolto i suoi tweet ha ottenuto oltre 2 milioni e 600 mila visualizzazioni. Ci sono temi, istanze rispetto alle quali chi fa informazione non può non prendere posizione. Dice Dan Gillmor, autore di We the Media e anche lui al Festival Internazionale del Giornalismo 2015:

All journalists need to think of themselves as activists in the world we now live in. Journalism is vital to liberty because it is a cornerstone of free speech. In many parts of this world, doing real journalism is activism – because truth telling in some societies is an act designed to bring about change.


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 26/05/2015 pagina: 13/13

Giornalisti che non si schierano su temi fondamentali come libertà di espressione, libertà di associarsi, di collaborare, di innovare – continua Gillmor – non possono definirsi giornalisti. Governi e società sempre più potenti stanno mettendo a rischio questi valori fondamentali in nome della nostra sicurezza o della nostra convenienza.

This is a betrayal of the Internet’s decentralized promise, where speech and innovation and collaboration would often start at the edges of this network of networks, where no one needed permission to do those things.

La sorveglianza è un metodo usato dai governi, spesso con la collaborazione di grandi società, per tenere sotto controllo giornalisti e attivisti. Se non ci opponiamo con forza alla sorveglianza di massa non possiamo davvero dirci giornalisti. E ancora – insiste Gillmor – non possiamo dirci giornalisti se non lottiamo per una rete libera e uguale per tutti. A Berlino, il primo maggio ad Alexanderplatz, lo scultore udinese Davide Dormino ha svelato per la prima volta la sua opera Anything to say?, un “monumento al coraggio”: tre statue in bronzo, a grandezza umana, raffiguranti Julian Assange, Edward Snowden e Chelsea Manning in piedi su una sedia; accanto a loro, una quarta sedia, vuota. “Un esempio di arte pubblica, utile a smuovere le coscienze sul tema, attualissimo, della libertà di espressione e della ricerca di verità finora indebitamente nascoste ai cittadini”. Sui temi della libertà di parola, nel senso più ampio del termine, noi giornalisti, noi cittadini dovremmo alzarci su quella sedia vuota e stare in piedi al fianco di Snowden, Assange e Manning e di chi lotta ogni giorno per essere libero.

Sii coraggioso, perché il coraggio è contagioso.

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11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015 pagina: 1/9

La battaglia per essere liberi: perché i giornalisti devono essere attivisti Foto e Video di Arianna Ciccone ­ 11 maggio 2015 Nell’era della sorveglianza di massa noi giornalisti, noi cittadini dovremmo prendere posizione, dovremmo impegnarci, in nome della libertà di parola, al fianco di chi combatte, anche sacrificando la propria libertà. ‘Sii coraggioso, perché il coraggio è contagioso’. Sono stata invitata alla XI edizione della manifestazione Vicino/Lontano a Udine per parlare di libertà di espressione. Ho suddiviso in tre parti il mio intervento: nella prima ho cercato di “dare un volto alla battaglia per essere liberi” attraverso le storie di alcuni giornalisti, scrittori, blogger, disegnatori. Nella seconda riporto gli ultimi dati sulla libertà di stampa nel mondo, con un particolare focus sulla situazione in Italia. Nell’ultima parte spiego perché secondo me i giornalisti dovrebbero essere attivisti. La battaglia per essere liberi ha il volto di Ali Abdulemam, Khalid Albaih, Anabel Hernandez, Farida Nekzad, Erri De Luca, Maria Makeeva, Yavuz Baydar, Sue Turton, Gerard Biard, Edward Snowden. E ho scelto loro come esempio di battaglia per la libertà di espressione perché li ho “conosciuti” all’ultima edizione del Festival Internazionale del Giornalismo, che con Chris Potter organizzo ogni anno a Perugia. Ali Abdulemam è un blogger, ha fondato Bahrein online. Arrestato più volte con l’accusa di diffondere notizie false e aver insultato il re, ha subito abusi e torture; è scappato dal suo paese nel 2011 dopo le proteste contro il regime. Alcuni suoi amici sono stati uccisi. Lui ha trovato asilo politico in Inghilterra. Due mesi fa gli è stata tolta la cittadinanza. Credo che il regime stia usando il suo potere economico e stia letteralmente pagando perché non venga fuori l’immagine degli abusi nel Paese. I media dicono: non c’è audience sui fatti che riguardano il Bahrein, ma noi abbiamo scoperto che volutamente si sta facendo in modo di non far raccontare quello che accade. Noi attivisti cerchiamo di diffondere il messaggio che in Bahrein ci sono tante persone in pericolo e le violazioni dei diritti umani continuano, a cominciare dalla libertà di espressione. Khalid Albaih è un vignettista sudanese in esilio a Doha, in Qatar. È conosciuto anche come “artista della rivoluzione”. I suoi disegni nel 2011 hanno “preso parte” alle proteste della Primavera araba. Dopo averle viste in rete, le vignette di Albaih sono state trasformate in stencil e riprodotte sui muri di Beirut, del Cairo, nello Yemen, e in tutto il Medio Oriente; le immagini poi sono state condivise in modo virale, diffondendo l’opera di Albaih sul web, divenuto così simbolo di spazio libero di protesta. La mia vita è in pericolo per quello che faccio, ma ci sono migliaia di persone come me di cui non sentirete mai parlare. E tante altre che muoiono nelle piazze. Io, invece, mi limito a disegnare. È il minimo che possa fare. In un bellissimo articolo per Al Jazeera, in cui prendeva posizione al fianco dei vignettisti di Charlie Hebdo, pur non condividendone la linea editoriale, Albaih scriveva: As an Arab and Muslim political cartoonist living and working in the Middle East, the fear of upsetting the “wrong people” is part of daily life. My politically charged images rose to prominence during the early stages of the Arab Spring protests in 2011. Like so many young people in the Middle East, I found an outlet on social media. I was quickly labelled “an artist of the revolution”. Today, my work is shared around the world. In my native Sudan, as well as in Yemen and Tunisia, my cartoons are used by revolutionary groups and by political activists. This is my passion. I don’t make a living off these political cartoons. In fact, I encourage people to copy and share them. It is an honour, but it does not come without dangers.


11a edizione udine 10 7 maggio '15 Anabel Hernandez pluripremiata giornalista investigativa messicana, vive sotto scorta, 24 ore su 24. Da anni denuncia corruzione, malavita, traffici, ingiustizie del suo paese. Nel suo ultimo libro tradotto in italiano La terra dei Narcos, ci sono i nomi di politici e personaggi pubblici collusi con i cartelli del narcotraffico. I “cattivi”, come li definisce Hernandez, hanno nomi e cognomi, e sta al giornalista indicarli. Molte delle sue fonti sono state assassinate, i suoi familiari aggrediti. Nel 2013 undici uomini armati hanno fatto irruzione nel suo appartamento in cerca di alcuni documenti. Erano poliziotti federali. A quel punto ha capito che l’esilio era l’unica via di salvezza. Negli ultimi sei anni, in Messico più di 100 giornalisti sono stati torturati e uccisi. La sparizione di 43 studenti della scuola rurale di Ayotzinapa, avvenuta il 26 settembre del 2014 a Iguala, nello stato messicano di Guerrero, ha mostrato con violenza al mondo il vero volto della situazione che vive oggi il Messico: il susseguirsi di massacri di innocenti, le sparizioni coatte, l’impunità, la collusione a tutti i livelli dello stato con la malavita organizzata, e il fallimento totale del presidente Enrique Peña Nieto nel garantire pace, legalità e giustizia, elementi indispensabili per l’esistenza di una democrazia. Se il governo messicano pensa di potermi fermare si sbaglia di grosso: questa è la mia libertà di espressione. Farida Nekzad è una giornalista afghana. Ha fondato e dirige Wakht News Agency. Per il suo coraggio e la sua battaglia per i diritti delle donne ha subito pressioni e minacce di morte. Ha vinto diversi premi tra cui quello del Committee to Protect Journalists. Above all we strive to tell the world what is happening to women in Afghanistan even if some of us have to sacrifice our lives… I want to prove that we – women journalists – can work shoulder to shoulder with our brothers while at the same time remaining steadfast in our profession. Sue Torton è una reporter televisiva, lavora per Al Jazeera English. Negli ultimi anni ha coperto Libano, Russia, Turchia ed Egitto. Qui, in Egitto, è stata processata insieme ad alcuni colleghi con l’accusa di terrorismo. Tre membri dello staff – Peter Greste, Mohamed Fahmy and Baher Mohamed – sono stati condannati e imprigionati con pene dai sette ai dieci anni. Gli altri, processati in absentia, hanno ricevuto condanne a dieci anni. Fin dall’arresto dei suoi colleghi, alla fine del dicembre scorso, Sue Torton ha svolto un ruolo di primo piano nella campagna Journalism is not a crime #FreeAJStaff per il rilascio dei colleghi e l’annullamento della sentenza. L’hashtag #FreeAJStaff ha ottenuto 3 miliardi di impression in 13 mesi (da febbraio a settembre 2014 ha raggiunto circa 114 milioni di utenti unici su Twitter). Fahmy e Mohamed sono ancora in carcere e dovranno affrontare un nuovo processo. Peter Greste è stato liberato ed espulso lo scorso febbraio, dopo un anno di prigione, e ha voluto immediatamente ricordare che ci sono centinaia di casi di giornalisti principalmente locali imprigionati, minacciati, torturati di cui i media non parlano. We need to stand behind the role of journalists in upholding democracy. When so many cases go unreported the public often fails to understand the essential role played by journalists, and then governments often get away with attacks on the press.

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11a edizione udine 10 7 maggio '15 Yavuz Baydar è un giornalista turco molto noto, esperto di politica e media. Nel dicembre 2013 ha co-fondato P24 – Platform for Independent Journalism, per monitorare i media turchi. Al Festival del Giornalismo ha presentato la sua ricerca, pubblicata dal Shorenstein Center a marzo 2015, sulla situazione dei media in Turchia The newsroom as an open air prison: corruption and selfcensorship in Turkish journalism. La Turchia è ormai un paese dove la libertà di espressione è sempre più sotto attacco e dove i media indipendenti rischiano una vera e propria estinzione. Dove uno studente finisce in galera per un tweet satirico. Le pressioni di governo, politica e forze dell’ordine, infatti, non sono l’unica forma di intimidazione all’espressione libera del paese. La minaccia di licenziamento e delle dimissioni forzate agisce come una potente arma di dissuasione e autocensura, spesso accompagnata da un contesto svantaggioso per i media indipendenti e liberi, costretti a lavorare in un regime economico drogato che premia i potenti organi di stampa che beneficiano della compiacenza e dei favori delle alte gerarchie statali. La battaglia per essere liberi ha il volto di Maria Makeeva, vice-direttrice del canale russo TV RAIN, che per la sua indipendenza anche rispetto alla copertura della crisi ucraina, deve affrontare continuamente i tentativi di censura da parte di Putin. Ha il volto di giovani giornalisti ungheresi che hanno dato vita grazie al crowdfunding a Direkt36, un centro di giornalismo investigativo indipendente. Ha il volto di Erri De Luca, sotto processo a Torino per aver espresso la sua opinione sul TAV: “va sabotata”. Sotto processo per aver espresso la parola contraria. Dal 24 febbraio 2014, da quando è iniziato il procedimento penale a mio carico impedisco ai miei avvocati la libertà di fare il loro mestiere, i quali avrebbero voluto articolare la strategia difensiva sollevando la questione di illegittimità costituzionale, in violazione dell’art. 21 della Costituzione. Articolo che sancisce la libertà di espressione e libera manifestazione del pensiero. Se l’eccezione venisse accolta, continuerebbe, poi, davanti alla Corte costituzionale. Ma mi sono opposto, perché voglio andare a sentenza. E, se dovessi esser condannato non desidero nemmeno beneficiare delle attenuanti generiche. Il 20 maggio è la prossima scadenza, giorno della mia udienza, lo stesso in cui cade il mio sessantacinquesimo compleanno. Sono felice di questa coincidenza perché andrò a difendermi da scrittore. In aula non andrò a discolparmi, ma a mettermi di traverso alla censura che vuole la parola contraria su un binario morto. È la battaglia di Charlie Hebdo. Nel 2006 il settimanale satirico Charlie Hebdo decise di ripubblicare le vignette del giornale danese Jilland-Posten che avevano provocato un’ondata di violenza a causa della raffigurazione, ritenuta blasfema, del profeta Maometto. La copertina di quel numero fu disegnata da Jean Cabut, in arte Cabu. Il 7 gennaio scorso la redazione di Charlie Hebdo è stata attaccata. Cabu e altri 11, tra i quali i vignettisti Charb, Tignous e Wolinski, perderanno la vita. Charlie Hebdo era testata nota per un’orgogliosa anarchia creativa, pronta a sfidare simboli e demolire credenze. La rivista ha da poco ricevuto il PEN American Center’s Freedom of Expression Courage Award. Scelta contestata da alcuni scrittori: la loro satira, dicono, è una offesa alle minoranze, il coraggio e la libertà di espressione non c’entrano niente. Sulla vicenda segnalo il bellissimo (e approfondito) articolo di Anna Momigliano su Rivista Studio. La migliore risposta a queste critiche legittime sono, a mio avviso, le parole di Gerard Biard in questo video messaggio al Festival del Giornalismo: Siamo stati spesso accusati di essere provocatori, perché abbiamo usato il diritto della libertà di espressione, della libertà di satira, della libertà di caricatura e della libertà di blasfemia. La blasfemia per noi è importante, non perché sia un piacere bestemmiare o insultare il potere divino. È importante perché è una forma di contestazione dell’autorità. E questo in democrazia è fondamentale. Se una democrazia proibisce la blasfemia, se la punisce con la legge, non è più una democrazia, perché punisce la contestazione dell’autorità. Per noi è questa una delle ragioni per cui abbiamo deciso di continuare. Perché quello che è stato colpito non è soltanto la libertà di espressione, la laicità, la libertà di ridere e di dissentire, è il cuore dell’idea politica della democrazia, della contestazione, della possibilità di contestare e della possibilità del dibattito. Abbiamo visto con l’attentato a Copenhagen che questa gente il dibattito non lo vuole, lo rifiuta. E questo non è possibile. Se rifiutiamo il dibattito siamo morti. E noi siamo sempre vivi. La battaglia per essere liberi, è la battaglia di Edward Snowden, il whistleblower che ha svelato al mondo il sistema di sorveglianza di massa portato avanti dalla NSA, l’agenzia per la sicurezza nazionale americana e che oggi vive in Russia dove ha ottenuto asilo politico.

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Contro la sorveglianza dei governi – avverte Snowden – serve la resistenza civile. In nome della sicurezza si stanno approvando leggi che restringono sempre più la privacy e i diritti dei cittadini. È di pochi giorni fa la sentenza della Corte d’appello federale di New York, chiamata a pronunciarsi sulla legittimità della sorveglianza di massa della NSA: la raccolta indiscriminata di dati costituisce una restrizione senza precedenti della privacy dei cittadini ed è illegale. Solo noi possiamo fermare tutto questo, le persone comuni, dobbiamo cambiare la natura di questo potere e la resistenza civile può fare la differenza. Dobbiamo far capire che vogliamo continuare a vivere con la medesima libertà e che non abbiamo paura di finire su una lista, serve un’affermazione politica. Sempre meno liberi Il 3 maggio scorso è stata celebrata come ogni anno a partire dal 1993 la Giornata Mondiale per la libertà di stampa. Il rapporto di Freedom House parla chiaro: la libertà di stampa è sotto attacco in tutto il mondo, le condizioni dei media a livello globale sono profondamente peggiorate nel 2014, raggiungendo il punto più basso degli ultimi 10 anni. I governi hanno sfruttato le leggi per la sicurezza e per la lotta al terrorismo come pretesto per mettere a tacere tutte le voci critiche, mentre i gruppi di pressione e le gang criminali impiegano tattiche sempre più meschine per intimidazioni ai danni di giornalisti e i proprietari dei media tentano di manipolare il contenuto delle informazioni per i loro fini politici o economici. Sui 199 paesi passati in rassegna, 63 sono ritenuti “liberi” sul piano dell’informazione mentre 71 vengono descritti come “parzialmente liberi” e 65 “non liberi”.

Tra il 2012 e il 2014 secondo il Committee to Protect Journalists sono 205 i giornalisti uccisi, una tendenza in crescita del 24% rispetto agli anni precedenti. 22 i giornalisti uccisi nel 2015. “Ma l’indipendenza di informazione – scrive giustamente Giulia Annovi – non si misura solo nella possibilità di svolgere un mestiere in piena libertà. Significa anche la possibilità di accedere alle notizie in modo completo, senza che subiscano l’influenza di governi, potenze economiche o leggi formulate per contrastare questo diritto. Benché il 40% della popolazione mondiale abbia accesso a Internet, solo il 14% degli abitanti del pianeta ha la possibilità di fruire di una libera informazione. Infatti solo una persona su sette vive in un territorio dove è presente un buon accesso all’informazione, vale a dire che la maggioranza delle persone nel mondo (86%) non gode di tale diritto”. Non c’è libertà di stampa, inoltre, senza Internet libero. Così il direttore del Committee to Protect


11a edizione udine 10 7 maggio '15

Journalists, Joe Simpson, parlando del programma a sostegno di una Rete libera: “Why do you need a program to defend the Internet?” one supporter asked. “You don’t have a special program to defend television, or radio, or newspapers.” But the Internet is different. Increasingly, when it comes to global news and information the Internet is not a platform. It is the platform. As print and broadcast converge online, as social media plays an increasingly critical role in transmitting news to a mass audience, the Internet has become the primary means through which news is disseminated globally. It has also become an information chokepoint. Repressive governments are recognizing that the Internet is no longer the province of the connected elite. It’s a form of mass communication which, when unfettered, presents a threat to centralized power and control. Anche la classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa nel mondo fotografa un sostanziale peggioramento a livello globale. L’indicatore globale annuale, che misura il livello delle violazioni della libertà di informazione, è arrivato a 3719 punti, quasi l’8% in più rispetto al 2014 e il 10% in più se paragonato al 2013. “Il deterioramento complessivo della libertà di stampa – afferma Christophe Deloire, segretario generale di Rsf – è causato da fattori congiunti, tra cui l’azione di gruppi islamisti radicali come lo Stato Islamico o Boko Haram, che si comportano come despoti dell’informazione”.

È la contraddizione dei nostri tempi come ha sottolineato Emily Bell: nell’era digitale siamo più liberi ma mai come ora l’informazione è sotto pressione, minacciata, aggredita, in pericolo. The power of information and news is magnified greatly by the ubiquity of digital media. Smashing a press is relatively easy compared to deleting an image from a social media website. As it has become harder to censor outlets, and as the attention focused on stories and individual journalists has grown, then so has the sport of intimidation, violence and imprisonment. Oggi più che mai nelle zone di conflitto i giornalisti sono bersagli di rapimenti e uccisioni. Anche negli USA si parla di declino: RSF cita il caso di James Risen, premio Pulitzer del New York Times, che ha subito gravissime pressioni affinché rivelasse una sua fonte, cosa che l’autore del libro State of War, si è sempre rifiutato di fare. La scelta che il governo mi ha dato è rinunciare a tutto quello in cui credo o andare in prigione. Non parlerò. Alla fine della sua battaglia, Risen pubblicamente accusò Obama di essere il peggior nemico della libertà di stampa negli ultimi 20 anni.

Ma il peggioramento più grave riguarda, secondo il rapporto, l’Unione europea e i Balcani. Basta pensare, tra l’altro, alle ultime leggi approvate in Spagna e Francia.

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11a edizione udine 10 7 maggio '15

La Spagna ha recentemente approvato la legge di sicurezza cittadina, meglio nota con il nome di Ley Mordaza (Legge Bavaglio): dal 1 luglio manifestare davanti al Congresso dei deputati sarà considerato un’infrazione “grave”, a cui corrisponde una multa fino a 30.000 euro, e sarà vietato l’uso non autorizzato di immagini delle autorità di contrasto o di poliziotti in tenuta antisommossa. La formulazione vaga di questo aspetto della legge potrebbe portare le forze dell’ordine ad avere carta bianca nell’impedire ai giornalisti di svolgere il loro lavoro. E proprio per protestare contro questa legge, che cerca di limitare e contenere il dissenso, migliaia di ologrammi hanno sfilato davanti al Congresso dei Deputati, persone di tutto il mondo (Spagna, Russia, Messico, Argentina, Cile, Italia, Germania, Francia…) hanno scannerizzato il proprio corpo sul sito www.hologramasporlalibertad.org, o registrato le proprie grida di protesta, mentre altri hanno semplicemente scritto i messaggi che sono finiti sui cartelli. In 18mila hanno così partecipato virtualmente alla protesta.

In questi giorni la Francia ha approvato una nuova legge sulla sorveglianza, in risposta agli attentati di Parigi dello scorso gennaio. Una legge che, in nome dell’antiterrorismo, rende più facili controlli e intercettazioni. Di fatto viene permessa una sorveglianza di massa che metterà a forte rischio la privacy e la libertà dei cittadini, consentendo alle agenzie di intelligence di controllare mail e telefoni senza passare per l’autorizzazione della magistratura. Fabio Chiusi, riprendendo Marc Rees su Next Impact, spiega in modo dettagliato perché questa legge è un vero e proprio incubo. In Europa si discute da tempo del TTIP (Trattato commerciale USA-Europa per un mercato unico con quasi un miliardo di “consumatori”). Inizialmente segreto, il Trattato è stato poi in parte desecretato: nelle trattative sono state coinvolte le grandi multinazionali, ma non le associazioni dei diritti civili. Gli accordi si occupano anche di sorveglianza digitale, privacy e copyright e così come sono portati avanti potrebbero restringere fortemente libertà e diritti dei cittadini in nome del profitto. Contro il trattato sono state raccolte oltre un milione di firme grazie alla mobilitazione di 32 associazioni in 24 paesi (le firme non hanno nessun valore legale ma sicuramente la Ue dovrà tenerne conto). Il Trattato, scrive Glyn Moody su Ars Technica in un articolo che approfondisce tutti gli aspetti più controversi degli accordi, è una minaccia per la democrazia: “A boost for national economies, or a Trojan Horse for corporations?”

L’Italia fra minacce dei boss, querele dei politici, e il vuoto di cultura digitale Tra querele temerarie, minacce della criminalità organizzata e una classe politica impreparata (e in malafede) che ci sottopone a uno stillicidio continuo di proposte di leggi sempre più imbarazzanti, il nostro paese precipita sempre più nella classifica della libertà di espressione.

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11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015 pagina: 7/9 Secondo la classifica 2015 di RSF l’Italia ha perso 24 posizioni rispetto all’anno precedente. Siamo ora al 73° posto tra Moldavia e Nicaragua. L’organizzazione Ossigeno per l’informazione ha denunciato nel 2014 506 minacce nei confronti dei giornalisti da parte della criminalità organizzata. L’ultima in ordine cronologico ha costretto alla scorta Sandro Ruotolo, minacciato di morte dal boss Zagaria. Ma a minacciare la libertà di espressione ci sono anche le querele temerarie da parte soprattutto di politici che tentano così di costringere all’autocensura i giornalisti. Il nostro è il paese del querelificio (e delle richieste di risarcimento danni) a scopo intimidatorio. A essere esposti soprattutto freelance, blogger, citizen journalist senza copertura economica e legale. Come ricordano Guido Scorza e Alessandro Gilioli in Meglio che taci. Censure, ipocrisie e bugie sulla libertà di parola in Italia: “Nel 2013 il relatore speciale della Nazioni Unite Frank La Rue ha emesso un rapporto duro, indicando come gli standard internazionali in merito alla libertà di espressione nel nostro paese non sono rispettati anche per la continua perseguibilità della diffamazione: un allarme totalmente ignorato dalla classe dirigente italiana che al suo interno è in disaccordo su tutto, tranne sulla comune tendenza a querelare o minacciare querele verso chi la critica”. Parimenti importante è esaminare la questione della lite temeraria. Se utilizzata in modo improprio, la lite temeraria può diventare una forma di ‘molestia giudiziaria’ nei confronti della stampa o di chiunque eserciti la propria libertà d’espressione. Anche se il ricorso viene respinto, l’impatto economico delle spese per la difesa può avere un effetto paralizzante sul giornalista o sul mezzo di comunicazione in specie su chi si occupa di giornalismo investigativo. Siamo il paese dove un soggetto amministrativo come l’Agcom – Agenzia per le garanzie nelle comunicazioni – può decidere di rimuovere contenuti dal web oppure oscurare interi siti senza nemmeno passare per la magistratura. In tutto il mondo sono ormai più di 90 i paesi che hanno adottato un Freedom Information Act: norme che dovrebbero garantire il diritto dei cittadini di accedere a ogni informazione in possesso della pubblica amministrazione, obbligando quest’ultima appunto a garantire questo accesso. Sempre Frank La Rue ha dichiarato: Trovo molto strano che l’Italia non abbia mai adottato un FOIA. La maggior parte dei paesi europei si è dotata di norme che garantiscono l’accesso alle informazioni da parte dei cittadini e l’Ue ha emesso una direttiva in merito. È davvero strano che l’Italia non vi abbia aderito. Su questo si stanno battendo 32 associazioni che si sono unite per un FOIA italiano. Il Ministro Madia si è impegnato a inserire la norma nella riforma della pubblica amministrazione: ce la faremo entro il 2015? Siamo il paese dove una classe politica impreparata cerca continuamente di mettere le mani sul digitale, rischiando di volta in volta di fare danni incredibili alla libertà di tutti noi. Sono anni che si continuano a combattere luoghi comuni e idee sbagliate alla base di molte iniziative legislative: sarebbe ora di andare avanti anche nel dibattito pubblico, schiacciato dalla disinformazione e demonizzazione sistematica dei media mainstream su mondo e vita digitale e da un parlamento impreparato e spesso in malafede. Abbiamo provato costantemente su Valigia Blu a respingere e smontare queste dinamiche: su diffamazione, rettifica e intercettazioni, su cyberbullismo, anonimato, sicurezza e copyright, sui danni che un vuoto di cultura digitale può fare soprattutto fra i professionisti dell’informazione. Gilioli e Scorza lo dicono chiaramente nel loro libro. Citando Ray Bradbury “Esistono molti modi diversi per bruciare un libro: e il mondo è pieno di gente che corre su e giù con i fiammiferi.” Oggi i censori più o meno consapevoli, ma comunque con i cerini ben accesi nelle mani, corrono sempre di più sulle strade digitali: quelle che tutti amiamo per la maggior libertà che ci hanno portato. E l’errore più grave sarebbe fingere di non vedere o illudersi che queste strade siano a prova d’incendio. E l’errore più grave, aggiungo, sarebbe non mobilitarsi, impegnarsi, prendere posizione contro tutto questo. E vengo così alla conclusione di questo mio intervento. Perché i giornalisti – e non solo – devono essere attivisti


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Dopo il massacro di Charlie Hebdo, i potenti della Terra sfilarono a Parigi in nome della libertà di espressione. Qualcuno la definì la marcia degli ipocriti: molti dei capi di Stato e autorità, immortalati in quella foto, tutto sono tranne che strenui difensori della libertà di espressione e dei diritti civili. A svelare l’ipocrisia e le contraddizioni del “potere” la tweetstorm di Daniel Wickham, un giovane studente della London School of Economics. Lo storify che ha raccolto i suoi tweet ha ottenuto oltre 2 milioni e 600 mila visualizzazioni.


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015 pagina: 9/9 Ci sono temi, istanze rispetto alle quali chi fa informazione non può non prendere posizione. Dice Dan Gillmor, autore di We the Media e anche lui al Festival Internazionale del Giornalismo 2015: All journalists need to think of themselves as activists in the world we now live in. Journalism is vital to liberty because it is a cornerstone of free speech. In many parts of this world, doing real journalism is activism – because truth telling in some societies is an act designed to bring about change. Giornalisti che non si schierano su temi fondamentali come libertà di espressione, libertà di associarsi, di collaborare, di innovare – continua Gillmor – non possono definirsi giornalisti. Governi e società sempre più potenti stanno mettendo a rischio questi valori fondamentali in nome della nostra sicurezza o della nostra convenienza. This is a betrayal of the Internet’s decentralized promise, where speech and innovation and collaboration would often start at the edges of this network of networks, where no one needed permission to do those things. La sorveglianza è un metodo usato dai governi, spesso con la collaborazione di grandi società, per tenere sotto controllo giornalisti e attivisti. Se non ci opponiamo con forza alla sorveglianza di massa non possiamo davvero dirci giornalisti. E ancora – affonda Gillmor – non possiamo dirci giornalisti se non lottiamo per una rete libera e uguale per tutti. A Berlino, il primo maggio ad Alexanderplatz, lo scultore udinese Davide Dromino, ha svelato per la prima volta la sua opera Anything to say, un “monumento al coraggio”: tre statue in bronzo, a grandezza umana, raffiguranti Julian Assange, Edward Snowden e Chelsea Manning in piedi su una sedia; accanto a loro, una quarta sedia, vuota. “Un esempio di arte pubblica, utile a smuovere le coscienze sul tema, attualissimo, della libertà di espressione e della ricerca di verità finora indebitamente nascoste ai cittadini”.

Sui temi della libertà di parola, nel senso più ampio del termine, noi giornalisti, noi cittadini dovremmo alzarci su quella sedia vuota e stare in piedi al fianco di Snowden, Assange e Manning e di chi lotta ogni giorno per essere libero. Sii coraggioso, perché il coraggio è contagioso. Tratto da: valigiablu.it


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Enjoy your rights!

Enjoyourights ­ Hungary

...EYR zárókonferencia után, Udinében. 2 weeks ago


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Enjoyourights ­ Italia

La redazione Blog Fuori dal comune al teatro Giovanni da Udine, a ritirare il premio Terzani (sezion... See More Stamattina al teatro Giovanni da Udine, a ritirare il premio Terzani Scuole (sezione Social Network)... 3 weeks ago


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La piazza digitale per chi ama la cultura.

Il ritratto della madre, la lectio magistralis di Massimo Recalcati

UDINE - Quale può essere oggi l'eredità che una madre lascia al proprio figlio? Se lo è chiesto Massimo Recalcati, protagonista a Udine nel corso del Festival Vicino Lontano . e da poco in libreria con il suo ultimo libro "Le mani della madre ". IL RITRATTO DELLA MADRE - Lo psicanalista , dopo aver approfondito negli ultimi saggi il tema dell’eredità paterna rinvenendola nella necessità di unire la Legge al desiderio, a Udine in anteprima assoluta in una Lectio magistralis ha invece delineato il ritratto della madre. A partire dalla mani, perché – dice Recalcati – “sono queste che danno la vita e per cosi dire la trattengono nel momento in cui il bambino, nascendo, sembra perdersi nel non senso, nel vuoto.” Le mani sono la prima lingua appresa dal bambino , anzi nel senso di Lacan si dovrebbe dire lalangue, ciò che precede davvero ogni alfabetizzazione perché è attraverso le mani chi ci accoglie alla vita ( e quindi non necessariamente la madre e la genitrice devono coincidere) che impariamo il senso del mondo. IL SORRISO DELLA MADRE - Dalle mani Recalcati passa poi a trattare del volto, una sorta di specchio attraverso il quale i bambini si interfacciano con il mondo. “Attraverso il volto della madre - spiega lo psicanalista - io vedo il mondo e da questo ognuno sarà condizionato”. Il sorriso sul volto della madre "apre" al mondo, viceversa il dolore, la smorfia oscureranno la percezione che avremo anche di noi stessi.


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BUONA EDUCATRICE - E dal volto si passa al seno e al segno: esiste infatti, secondo Recalcati, la madre del seno che allatta il bambino e la madre del segno, quando il bambino, trattenendo il capezzolo, vuole sentire la presenza della mamma e, per cosi dire, trattenerla. Ma è proprio quando la madre non esaurisce la propria funzione nel mondo del bambino che , contrariamente alla mentalità patriarcale, diventa una buona educatrice, senza costruire un imprigionamento reciproco. Cosa che non fa una delle due madri che si appellano a Re Salomone e alla sua saggezza: hanno la stessa età, vivono nella stessa casa, condividono lo stesso mestiere e non hanno marito; tutte e due dicono di essere la madre dello stesso bambino. Re Salomone per provare chi delle due sia vera la madre propone di dividere in due il bambino ed è cosi che la vera madre si rivela e l’altra si manifesta come madre coccodrillo, la madre che si era coricata sopra il suo bambino, uccidendolo e perciò nell’episodio della Bibbia, ne cerca un altro. “La mamma coccodrillo – avverte Recalcati – è la madre con la bocca spalancata: nella struttura stessa del desiderio della madre, troviamo una spinta cannibalica (inconscia) ad incorporare il proprio figlio. È l’ombra scura del sacrificio materno che, nella cultura patriarcale, costituiva un binomio inossidabile con la figura, altrettanto infernale, del padre-padrone. Era la patologia più frequente del materno: trasfigurare la cura per la vita che cresce in una gabbia dorata che non permetteva alcuna possibilità di separazione. L'EREDITA' DELLA MADRE NEL TEMPO DELL'INCURIA - “ Nel tempo nostro, invece , che è il tempo dell’incuria, della dissipazione, della dissociazione, quale può essere l’eredità della madre? – si interroga lo psicanalista E trova risposta, attraverso l’esempio di Antigone, nella cura del dettaglio, nell’amare ogni figlio come se fosse l’unico : “Nell’amare - Recalcati cita ancora Lacan – il nome del figlio e attraverso questa cura trasmettere il senso della vita”. Alessandra Pavan 11 maggio 2015 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il ritratto della madre, la lectio magistralis


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''Vicino Lontano'', il festival che affronta i tabù della modernità

UDINE - Totem e Tabù: 100 incontri nuotando controcorrente nel mare del conformismo: questo il programma dell’undicesima edizione del festival Vicino Lontano , che si è svolto a Udine dal 7 al 10 maggio. Attraverso parole chiave come sesso, cibo, terrorismo, guerra, democrazia, immigrazione, povertà, America, Europa la manifestazione, nata intorno al Premio Letterario Tiziano Terzani, ha condiviso con i suoi protagonisti il tentativo non di dare risposte, ma di porre le domande di cui non conosciamo l’esito, per allargare l’area della nostra consapevolezza. I PROTAGONISTI - La ricerca è partita, tra gli altri, da Riccardo Iacona, volto televisivo fra i più noti del panorama del giornalismo d’inchiesta italiano, da Marzio Barbagli, sociologo tra i più qualificati del mondo scientifico italiano; da Vincenzo Camporini, vice presidente dell’Istituto Affari Internazionali; dal filosofo politico Carlo Galli con una riflessione su una crisi globale di fatto permeata dalla guerra, dal socioeconomista e politologo Colin Crouch, professore emerito all’Università di Warwick; ai protagonisti si sono intrecciati vari temi come La Libertà di espressione, anche digitale: “Terrorismo e propaganda in Rete. Sopra o sotto il tappeto?” sul quale si sono confrontati l’esperta di cybercrime e cybersecurity Francesca Bosco, il direttore di AGL Andrea Iannuzzi e il giornalista e scrittore Fabio Chiusi.


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E ancora si è discusso sul “ tabù da sfatare” del romanzo porno soft di Irene Cao e sui limiti della satira con Stefano Andreoli, curatore di Spinoza.it , blog irriverente di successo che con il suo spirito tagliente vuole disturbare ed urtare il senso comune. IL PREMIO TERZANI A DAVID VAN REYBROUCK - Molti incontri e molti autori, con alcuni momenti particolarmente significativi, uno di questi è stato la premiazione a Congo , l’emozionante reportage del giornalista belga David Van Reybrouck, edito in Italia da Feltrinelli, che ha vinto l’edizione 2015 del Premio Letterario Internazionale Tiziano Terzani, perché «rappresentazione “decisiva” ed esemplare di quel grande Paese e dell’intero continente africano», come ha sottolineato la Giuria presieduta da Angela Terzani Staude e composta da Giulio Anselmi, Enza Campino, Toni Capuozzo, Andrea Filippi, Milena Gabanelli, Álen Loreti, Ettore Mo, Carla Nicolini, Paolo Pecile, Valerio Pellizzari, Peter Popham, Marino Sinibaldi. L'OPERA VINCITRICE - Definito come “il più grande reportage africano dai tempi di Ryszard Kapuściński” - il grande giornalista e scrittore polacco morto nel gennaio 2007, fra i fondatori della giuria del Premio Terzani – Congo è un’opera voluminosa: 700 pagine che muovono dal gigantesco estuario del fiume Congo, per secoli area di accesso al continente africano di colonizzatori, missionari e predatori di ogni risma. Pagina dopo pagina, attraverso centinaia di interviste con congolesi di tutte le età e le etnie, attraverso indagini storiografiche e archeologiche, l’autore ci conduce con una scrittura asciutta e coinvolgente nel cuore del Paese e del continente africano. “Il libro – ha affermato Angela Terzani annunciando il vincitore – è completamente in sintonia con l’approccio di Tiziano al suo mestiere: quello dello studioso, dell’esploratore e del cercatore della “verità”. Una verità che, secondo lui, non deve basarsi esclusivamente sui fatti, ma captare ciò che sta dietro ai fatti per poter parlare all’immaginazione del lettore e coinvolgerlo come fosse una storia che lo riguarda personalmente. L’opera di David Van Reybrouck fa esattamente questo. Con la curiosità di un archeologo e l’attenzione di un antropologo, con lo scrupolo dello storico e l’elegante sensibilità di un poeta, con l’efficacia del giornalista d’inchiesta e il talento di un potente narratore, Van Reybrouck ci conduce per mano alla scoperta di un paese, di un popolo, di un continente”. Alessandra Pavan 11 maggio 2015 © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Vicino Lontano 2015 oltre 35mila presenze

A poche ore dalla conclusione di Vicino Lontano 2015 c’è soddisfazione fra i promotori del festival di Udine: qualità della proposta e successo di pubblico sono i riscontri più evidenti di una prima lettura di questi giorni. «Le stime ad ora parlano di oltre 35mila presenze, distribuite in un centinaio di eventi, e in una trentina di location cittadine – anticipa Alessandro Verona, presidente dell’associazione Vicino/Lontano – Un dato testimoniato dalle code, quest’anno evidenti e numerose nei quattro giorni del festival.


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Ma anche dalla nuova e più ‘informale’ sede di incontro, nel largo antistante alla Chiesa di San Francesco: una ulteriore location con maxi schermo, divenuta familiare al pubblico del festival che l’ha presa d’assalto persino sotto il diluvio di sabato pomeriggio, pur di seguire in diretta l’incontro con lo psicanalista Massimo Recalcati, a Vicino/Lontano in anteprima nazionale col nuovo libro “Le mani della madre” (Feltrinelli)». «Altrettanto entusiasmo abbiamo registrato nella serata di sabato al Teatro Giovanni da Udine – spiega ancora la curatrice del festival Paola Colombo – L’XI serata del Premio Terzani ha regalato al pubblico due ore emozionanti con l’intenso dialogo fra il vincitore David Van Reybrouck e la giornalista Loredana Lipperini, intessuto fra letture, proiezioni e il travolgente hip hop degli Mnai’s, giocato sulle corde dell’integrazione. Ancora una volta ringraziamo la presidente di Giuria, Angela Terzani, per la fortissima sinergia del Premio con Vicino/Lontano e la città di Udine». In cartellone a Udine da giovedì 7 a domenica 10 maggio – anche se diversi eventi hanno scandito l’inaugurazione ufficiale del festival nelle settimane precedenti – Vicino/Lontano 2015 deve certamente il suo successo alla forza del tema, “Totem e tabù”: «Una cornice nella quale abbiamo inscritto l’indagine sulle questioni centrali del nostro tempo – osserva Alessandro Verona – con protagonisti di riferimento: Colin Crouch, Vincenzo Paglia, Riccardo Iacona, Arianna Ciccone, Andrea Segrè, Guido Crainz. Pino Roveredo, Irene Cao, Alberto Garlini, Marino Niola, Alen Loreti, Angela Staude Terzani, Marc Abélès per fare solo alcuni nomi». «Ma Vicino/Lontano resta anche un laboratorio, uno sguardo attento all’evoluzione del mondo e dei suoi ‘narratori’ – aggiunge Paola Colombo – Quest’anno abbiamo giocato scommesse importanti su relatori di valore, benchè meno conosciuti: una scelta premiata dal riscontro del pubblico». Novità travolgente, per l’ottima risposta a suo esordio, è stato il questionario Inmybed: un’indagine sul tema del sesso coordinata da Paolo Ermano, nata per iniziativa di Vicino/Lontano off, costruita con la collaborazione del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Udine: «Il sondaggio – sottolinea Verona – ha inventato una nuova modalità di relazione territoriale attraverso il web. Più vicino che lontano, per una volta, grazie a Internet. L’edizione 2016 confermerà questo format, estendendolo a nuovi temi: nel convincimento che internet possa e debba costruire sul territorio relazioni utili a far esprimere la comunità di riferimento». Inmybed non finisce qui: avrà un’utilità a breve operativa: «Per iniziativa di Federfarma il questionario entrerà con materiale specifico in 170 farmacie della provincia di Udine e non è escluso che possa diventare pratica formativa, oltre che informativa, anche al di fuori

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della regione: magari attraverso modalità nuove e alternative al sistema formativo istituzionale». Una considerazione a sé merita infine la riapertura del Cinema Odeon, che dal 18 aprile ad oggi ha ospitato, con notevole successo di visite, la mostra “Tokyo Beyond”, una personale dell’artista Michele Biasutti curata da Sabrina Zannier. Quale futuro per l’Odeon? «Ci piacerebbe che la sua riapertura non fosse evento estemporaneo – spiega ancora Alessandro Verona, ma una importante scommessa giocata per il futuro culturale di Udine – Vicino/Lontano da undici edizioni lavora in rete con le realtà culturali udinesi e può essere motore di un coordinamento finalizzato a restituire permanentemente il Cinema Odeon alla città. Auspichiamo, come primo passo, la rimozione del vincolo d’uso che impone all’Odeon di fungere solo da cinema, o da teatro. Prefiguriamo che in quello spazio possa trovare sede il cuore multiculturale della città di Udine: Vicino/Lontano si propone come sintesi territoriale per i progetti e le realtà che all’Odeon potrebbero essere accolte. Non dubito che un progetto forte e concreto possa raccogliere partnership adeguate a sostenerlo». Hanno curato l’edizione 2015 di Vicino/Lontano Paola Colombo e Franca Rigoni, con l’apporto di Fabio Chiusi per la sezione V/L Digital. Il festival è promosso dall’ associazione culturale Vicino/Lontano presieduta da Alessandro Verona. IL comitato scientifico del festival è presieduto da Nicola Gasbarro. Info www.vicinolontano.it


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Incontri promossi da Laboratorio informatico per la documentazione storico artistica in collaborazione con Forum, Multiverso, vicino/lontano e il patrocinio del Comune di Udine

Web e digitale cambiano la ricerca umanistica? Maurizio Ferraris e Derrick De Kerckhove il 22 e 29 maggio, alle 18, a Casa Cavazzini a Udine

Maurizio Ferraris e Derrick De Kerckhove Oggi più che mai, le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) offrono alla ricerca umanistica delle opportunità indiscusse, in particolar modo agli studi relativi al patrimonio storico e artistico, dalla gestione delle fonti alla raccolta e alla restituzione di quantità e qualità di immagini senza precedenti. Basti pensare alla sola possibilità di consultare


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via web testi rari, magari custoditi in biblioteche molto lontane: l’accesso a un numero di fonti impensabile prima del web suggerisce percorsi di ricerca nuovi e inaspettati. Tuttavia, le potenzialità – di conoscenza, di trasmissione, di valorizzazione – insite all’applicazione delle tecnologie per la cultura umanistica e per il patrimonio storico-artistico, rischiano quotidianamente di essere vanificate. La consultazione delle basi dati infatti, è possibile solo a condizione di un aggiornamento permanente, senza il quale in tempi celeri – sconosciuti ai supporti tradizionali della ricerca – risulteranno essere indisponibili e obsolete. Quali riflessioni suggeriscono questi processi? Quali le potenzialità ma anche quali gli aspetti critici e problematici? D’obbligo è la ricerca di una risposta, da una parte per comprendere a pieno le opportunità di strumenti che ormai indiscutibilmente sono entrati nelle modalità del pensiero e dei suoi percorsi, dall’altra per non disperdere risorse, impedendo alla conoscenza acquisita di diventare patrimonio collettivo. Per rispondere a questi interrogativi sul futuro e la fruizione della ricerca, il Laboratorio Informatico per la Documentazione storico Artistica dell’Università degli Studi di Udine, (LIDA) ha coinvolto due pensatori che attorno a queste tematiche hanno dedicato ampio spazio: Maurizio Ferraris e Derrick De Kerckhove. Web e digitale cambiano la ricerca umanistica? Questo il titolo del ciclo dei due incontri che si terranno venerdì 22 e 29 maggio alle 18.00 a Casa Cavazzini, sede del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea. Venerdì 22 maggio alle 18.00 Maurizio Ferraris, in video-conferenza, dialogherà con Luca Taddio, docente di Estetica, sul tema Mobilitazione totale: web, conoscenza, azione. A loro si uniranno gli artisti Marotta&Russo, fra i principali interpreti e pionieri della digital art. Saranno presenti l’assessore all’Innovazione del Comune di Udine Gabriele Giacomini e, in rappresentanza dell’Università di Udine, Donata Levi, docente di Museologia e coordinatrice del LIDA. Cifra interpretativa dell’incontro sarà la molteplicità dei punti di vista adottati: quello della ricerca, dell’elaborazione artistica, dell’innovazione tecnologica. Venerdì 29 maggio alle 18.00, nel secondo incontro, Derrick De Kerckhove e Emiliano Degl’Innocenti (Università degli Studi di Firenze) parleranno di Ricerca umanistica e ‘intelligenza connettiva’. De Kerckhove ha dedicato importanti pubblicazioni sul rapporto fra la conoscenza e le nuove tecnologie, fra queste Dall’alfabeto a internet (Mimesis 2008), Psicotecnologie connettive (Egea 2014). I due eventi, organizzati dal LIDA in collaborazione con il Dipartimento di Storia e tutela dei Beni culturali, Forum Editrice, Multiverso, vicino/lontano e il patrocinio del Comune di Udine, sono parte del progetto Valore identitario del patrimonio artistico: il caso del Friuli, finanziato secondo la L.R. 19/2004.


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Cronaca Udine: Vicino/Lontano chiude superando le 35 mila presenze Oltre 35.000 presenze all’undicesima edizione del festival Vicino/Lontano, la rassegna di cultura sui ”Totem e Tabù del nostro tempo” che si chiude oggi a Udine dopo quattro giorni con oltre 100 incontri, tra confronti-dibattiti, spettacoli, proiezioni, mostre, presentazioni di libri e conferenze. Si è detto soddisfatto il presidente dell’associazione promotrice, Alessandro Verona, ”sia per la crescita numerica di questa edizione rispetto alla precedente, che aveva totalizzato 30.000 presenze, sia per la qualità delle proposte”. Per il prossimo anno, Verona e la curatrice Paola Colombo hanno anticipato che ”sui temi specifici sarà come sempre il comitato scientifico a decidere, ma sempre all’interno di una cornice, come è stato quest’anno, perché la formula ha funzionato benissimo”. Verona ha poi lanciato una proposta per l’ex cinema-teatro Odeon, struttura privata chiusa da dodici anni nel capoluogo friulano in un edificio di notevole pregio architettonico, riaperto temporaneamente dal festival per l’allestimento della mostra fotografica ”Tokyo Beyond” di Michele Biasutti: ”La nostra associazione – ha detto – si candida a diventare ‘capofila’ di un progetto di valorizzazione culturale di questo spazio, per trasformarlo in un epicentro di iniziative e progetti a vantaggio di tutti gli operatori culturali di questa città. Per quanto riguarda i fondi, avremo bisogno di un partner molto forte, ma qualche idea in questo senso c’è già”.


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Oltre 35 mila presenze per il festival culturale giunto alla sua undicesima edizione Un centinaio di eventi, in una trentina di location cittadine, hanno caratterizzato la quattro giorni udinese. Novità travolgente il questionario Inmybed SPECIALE vicino/lontano REDAZIONE UDINE

lunedì 11 maggio 2015 ­ 09:32

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La folla durante l'inaugurazione di Vicino/lontano Stampa

UDINE – A poche ore dalla conclusione di Vicino/Lontano 2015 c’è soddisfazione fra i promotori del festival di Udine: qualità della proposta e successo di pubblico sono i riscontri più evidenti di una prima lettura di questi giorni. Oltre 35 mila presenze «Le stime ­ al momento ­ parlano di oltre 35mila presenze, distribuite in un centinaio di eventi, e in una trentina di location cittadine – anticipa Alessandro Verona, presidente dell’associazione Vicino/Lontano – Un dato testimoniato dalle code, quest’anno evidenti e numerose nei quattro giorni del


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festival. Ma anche dalla nuova e più ‘informale’ sede d'incontro, nel largo antistante alla Chiesa di San Francesco: una ulteriore location con maxi schermo, divenuta familiare al pubblico del festival che l’ha presa d’assalto persino sotto il diluvio di sabato pomeriggio, pur di seguire in diretta l’incontro con lo psicanalista Massimo Recalcati, a Vicino/Lontano in anteprima nazionale col nuovo libro «Le mani della madre» (Feltrinelli)». «Altrettanto entusiasmo abbiamo registrato nella serata di sabato al Teatro Giovanni da Udine – spiega ancora la curatrice del festival Paola Colombo - L’XI serata del Premio Terzani ha regalato al pubblico due ore emozionanti con l’intenso dialogo fra il vincitore, David Van Reybrouck, e la giornalista Loredana Lipperini, intessuto fra letture, proiezioni e il travolgente hip hop degli Mnai’s, giocato sulle corde dell’integrazione. Ancora una volta ringraziamo la presidente di Giuria, Angela Terzani, per la fortissima sinergia del Premio con Vicino/Lontano e la città di Udine». «Totem e tabù»: un tema forte che ha determinato il successo del festival In cartellone a Udine da giovedì 7 a domenica 10 maggio anche se diversi eventi hanno scandito l’inaugurazione ufficiale del festival nelle settimane precedenti – Vicino/Lontano 2015 deve certamente il suo successo alla forza del tema, «Totem e tabù»: «Una cornice nella quale abbiamo inscritto l’indagine sulle questioni centrali del nostro tempo - osserva Alessandro Verona – con protagonisti di riferimento: Colin Crouch, Vincenzo Paglia, Riccardo Iacona, Arianna Ciccone, Andrea Segrè, Guido Crainz. Pino Roveredo, Irene Cao, Alberto Garlini, Marino Niola, Alen Loreti, Angela Staude Terzani, Marc Abélès per fare solo alcuni nomi». «Ma Vicino/Lontano resta anche un laboratorio, uno sguardo attento all’evoluzione del mondo e dei suoi ‘narratori’ – aggiunge Paola Colombo - Quest’anno

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abbiamo giocato scommesse importanti su relatori di valore, benché meno conosciuti: una scelta premiata dal riscontro del pubblico». Inmybed. La grande novità dell'edizione 2015 Novità travolgente, per l’ottima risposta a suo esordio, è stato il questionario Inmybed: un’indagine sul tema del sesso coordinata da Paolo Ermano, nata per iniziativa di Vicino/Lontano off, costruita con la collaborazione del Dipartimento di Scienze Umane dell'Università di Udine: «Il sondaggio – sottolinea Verona - ha inventato una nuova modalità di relazione territoriale attraverso il web. Più vicino che lontano, per una volta, grazie a Internet. L’edizione 2016 confermerà questo format, estendendolo a nuovi temi: nel convincimento che internet possa e debba costruire sul territorio relazioni utili a far esprimere la comunità di riferimento». Inmybed non finisce qui: avrà un’utilità a breve operativa: «Per iniziativa di Federfarma il questionario entrerà con materiale specifico in 170 farmacie della provincia di Udine e non è escluso che possa diventare pratica formativa, oltre che informativa, anche al di fuori della regione: magari attraverso modalità nuove e alternative al sistema formativo istituzionale». Dopo «Tokyo Beyond», quale futuro per l’Odeon? Una considerazione a sé merita infine la riapertura del Cinema Odeon, che dal 18 aprile a oggi ha ospitato, con notevole successo di visite, la mostra «Tokyo Beyond», una personale dell’artista Michele Biasutti curata da Sabrina Zannier. Quale futuro per l’Odeon? «Ci piacerebbe che la sua riapertura non fosse evento estemporaneo – spiega ancora Alessandro Verona, ma un'importante scommessa giocata per il futuro culturale di Udine – Vicino/Lontano da undici edizioni lavora in rete con le realtà culturali udinesi e può essere motore di un coordinamento finalizzato a restituire permanentemente il

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Cinema Odeon alla città. Auspichiamo, come primo passo, la rimozione del vincolo d’uso che impone all’Odeon di fungere solo da cinema, o da teatro. Prefiguriamo che in quello spazio possa trovare sede il cuore multiculturale della città di Udine: Vicino/Lontano si propone come sintesi territoriale per i progetti e le realtà che all’Odeon potrebbero essere accolte. Non dubito che un progetto forte e concreto possa raccogliere partnership adeguate a sostenerlo». Info www.vicinolontano.it


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Published on maggio 11th, 2015 | by redazione

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VICINO/LONTANO 2015 A poche ore dalla conclusione di Vicino/Lontano 2015 c’è soddisfazione fra i promotori del festival di Udine: qualità della proposta e successo di pubblico sono i riscontri più evidenti di una prima lettura di questi giorni. «Le stime ad ora parlano di oltre 35mila presenze, distribuite in un centinaio di eventi, e in una trentina di location cittadine – anticipa Alessandro Verona, presidente dell’associazione Vicino/Lontano – Un dato testimoniato dalle code, quest’anno evidenti e numerose nei quattro giorni del festival. Ma anche dalla nuova e più ‘informale’ sede di incontro, nel largo antistante alla Chiesa di San Francesco: una ulteriore location con maxi schermo, divenuta familiare al pubblico del festival che l’ha presa d’assalto persino sotto il diluvio di sabato pomeriggio, pur di seguire in diretta l’incontro con lo psicanalista Massimo Recalcati, a Vicino/Lontano in anteprima nazionale col nuovo libro “Le mani della madre” (Feltrinelli)». «Altrettanto entusiasmo abbiamo registrato nella serata di sabato al Teatro Giovanni da Udine – spiega ancora la curatrice del festival Paola Colombo – L’XI serata del Premio Terzani ha regalato al pubblico due ore emozionanti con l’intenso dialogo fra il vincitore David Van Reybrouck e la giornalista Loredana Lipperini, intessuto fra letture, proiezioni e il travolgente hip hop degli Mnai’s, giocato sulle corde dell’integrazione. Ancora una volta ringraziamo la presidente di Giuria, Angela Terzani, per la fortissima sinergia del Premio con Vicino/Lontano e la città di Udine».

In cartellone a Udine da giovedì 7 a domenica 10 maggio – anche se diversi eventi hanno scandito l’inaugurazione ufficiale del festival nelle settimane precedenti – Vicino/Lontano 2015 deve certamente il suo successo alla forza del tema, “Totem e tabù”: «Una cornice nella quale abbiamo


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015 pagina: 2/2 inscritto l’indagine sulle questioni centrali del nostro tempo – osserva Alessandro Verona – con protagonisti di riferimento: Colin Crouch, Vincenzo Paglia, Riccardo Iacona, Arianna Ciccone, Andrea Segrè, Guido Crainz. Pino Roveredo, Irene Cao, Alberto Garlini, Marino Niola, Alen Loreti, Angela Staude Terzani, Marc Abélès per fare solo alcuni nomi». «Ma Vicino/Lontano resta anche un laboratorio, uno sguardo attento all’evoluzione del mondo e dei suoi ‘narratori’ – aggiunge Paola Colombo – Quest’anno abbiamo giocato scommesse importanti su relatori di valore, benchè meno conosciuti: una scelta premiata dal riscontro del pubblico». Novità travolgente, per l’ottima risposta a suo esordio, è stato il questionario Inmybed: un’indagine sul tema del sesso coordinata da Paolo Ermano, nata per iniziativa di Vicino/Lontano off, costruita con la collaborazione del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Udine: «Il sondaggio – sottolinea Verona – ha inventato una nuova modalità di relazione territoriale attraverso il web. Più vicino che lontano, per una volta, grazie a Internet. L’edizione 2016 confermerà questo format, estendendolo a nuovi temi: nel convincimento che internet possa e debba costruire sul territorio relazioni utili a far esprimere la comunità di riferimento». Inmybed non finisce qui: avrà un’utilità a breve operativa: «Per iniziativa di Federfarma il questionario entrerà con materiale specifico in 170 farmacie della provincia di Udine e non è escluso che possa diventare pratica formativa, oltre che informativa, anche al di fuori della regione: magari attraverso modalità nuove e alternative al sistema formativo istituzionale». Una considerazione a sé merita infine la riapertura del Cinema Odeon, che dal 18 aprile ad oggi ha ospitato, con notevole successo di visite, la mostra “Tokyo Beyond”, una personale dell’artista Michele Biasutti curata da Sabrina Zannier. Quale futuro per l’Odeon? «Ci piacerebbe che la sua riapertura non fosse evento estemporaneo – spiega ancora Alessandro Verona, ma una importante scommessa giocata per il futuro culturale di Udine – Vicino/Lontano da undici edizioni lavora in rete con le realtà culturali udinesi e può essere motore di un coordinamento finalizzato a restituire permanentemente il Cinema Odeon alla città. Auspichiamo, come primo passo, la rimozione del vincolo d’uso che impone all’Odeon di fungere solo da cinema, o da teatro. Prefiguriamo che in quello spazio possa trovare sede il cuore multiculturale della città di Udine: Vicino/Lontano si propone come sintesi territoriale per i progetti e le realtà che all’Odeon potrebbero essere accolte. Non dubito che un progetto forte e concreto possa raccogliere partnership adeguate a sostenerlo». Hanno curato l’edizione 2015 di Vicino/Lontano Paola Colombo e Franca Rigoni, con l’apporto di Fabio Chiusi per la sezione V/L Digital. Il festival è promosso dall’ associazione culturale Vicino/Lontano presieduta da Alessandro Verona. IL comitato scientifico del festival è presieduto da Nicola Gasbarro. photo credits: Luca d’Agostino


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 11/05/2015

Quale futuro per l’Odeon? Viaggio all'interno del cinema del '900 Altorilievi in gesso, affreschi, spazi immensi. Con la chiusura della mostra fotografica, "Tokyo Beyond", l'edificio in stile Liberty, chiuso dal 2003, torna al suo oblio Giancarlo Virgilio · 11 Maggio 2015

Sono già passati 12 anni dalla chiusura del grande Cinema Odeon Storie Correlate di via Gorghi. Un luogo caro agli udinesi e che per decenni ha richiamato spettatori e cinefili da tutta la provincia. Una struttura immensa, un vero e proprio teatro in stile Liberty immerso nel centro storico di Udine. Chi è entrato in questi giorni per visitare la mostra Vicino/lontano chiude a fotografica “Tokyo Beyond”, organizzata in occasione dell’ultima quota 35mila: l'obiettivo è edizione di Vicino/Lontano , ha potuto notare come, grossomodo, il riaprire l'Odeon complesso sia rimasto immutato dal suo giorno di chiusura. Un tuffo al cuore per i più nostalgici, una vera sorpresa, invece, per chi non vi era mai entrato prima. Il Cinema Odeon, progettato dell’ingegnere Ettore Gilberti e realizzato da Ferdinando Vicentini, fu inaugurato quasi 80 anni fa, nel lontano 1936, con la proiezione di un film cult dell’epoca, “Desire”, di Ernst Lubitsch, con Marlene Dietrich e Gary Cooper. L’immobile risulta di notevole pregio e ha una metratura davvero impressionante. Infatti, oltre ai classici spazi della sala cinematografica visibili al pubblico (l’ingresso, la biglietteria, la platea e le due gallerie), dispone di diversi altri locali: una sala montaggio, una grande cabina di proiezione, due camerini, uno scantinato, alcune stanze che venivano utilizzate da magazzino, altre da archivio e un vero e proprio appartamento che, presumibilmente, era destinato al custode o al gestore dell’esercizio. Fra queste sale se ne trova una che probabilmente era destinata ad uso dei militari americani presenti in città durante la fine della seconda guerra mondiale. Alle pareti di questa si trovano infatti diversi affreschi, dipinti, raccontano i beninformati, proprio da uno yankee con la passione per la pittura e l’arte. Inoltre, ad impreziosire l’intero immobile, in particolar modo il foyer, le scale e le porte d’ingresso alla sala, si trovano undici altorilievi in gesso, realizzati da Ugo Rossi, veri e propri capolavori di decorazione che rappresentano figure di satiri e baccanti (Guarda la gallery in basso).

QUALE FUTURO PER L’ODEON? VIAGGIO ALL'INTERNO DELL'EX CINEMA TEATRO DI VIA GORGHI

Da molti anni si parla di un riutilizzo di questa struttura. Molti imprenditori in passato avevano dimostrato un certo interesse al suo acquisto, fra questi anche il Css e il Comune di Udine. Ma ad ostacolare qualsiasi tipo di trattativa c’è però un vincolo posto nel 2003 dalla Soprintendenza ai beni architettonici che obbliga l’immobile ad avere la stessa destinazione d’uso che aveva in precedenza, ovvero cinema o teatro. E a questo vincolo se ne aggiunge anche uno urbanistico, posto dallo stesso Comune, attraverso la catalogazione dell’Odeon fra i beni dell’architettura del Novecento. Insomma, delle costrizioni che lo rendono sempre meno appetibile, soprattutto considerando l’elevato costo che avrebbe già di per sé la ristrutturazione dei muri e il restauro delle opere presenti nel foyer. Quale futuro aspetta dunque l'Odeon? Diventerà una casa del Cinema? Dell'Arte? Della Musica? Dei Giovani? La speranza, come già spiegato dal presidente dell’associazione Vicino/Lontano, Alessandro Verona , è che venga rimosso il vincolo d’uso e che possa tornare a diventare un cuore pulsante della città, come all'inizio della sua storia.


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Vicino/lontano chiude a quota 35mila: l'obiettivo è riaprire l'Odeon Code per gli incontri di cartello di questi giorni, ma grande pubblico per tutti i 100 appuntamenti di "Totem e tabù" in oltre 30 location della città. Parte oggi la chiamata al crowfunding, in vista dell'edizione 2016 Redazione · 11 Maggio 2015

Chiuso il festival c’è soddisfazione fra i promotori del festival Vicino/Lontano: qualità della proposta e successo di pubblico sono i riscontri più evidenti di una prima lettura di questi giorni. «Le stime ad ora parlano di oltre 35mila presenze, distribuite in un centinaio di eventi, e in una trentina di location cittadine – dice Alessandro Verona, presidente dell’associazione Vicino/Lontano – Un dato testimoniato dalle code, quest’anno evidenti e numerose nei quattro giorni. Ma anche dalla nuova e più ‘informale’ sede di incontro, nel largo antistante alla Chiesa di San Francesco: una ulteriore location con maxi schermo, divenuta familiare al pubblico che l’ha presa d’assalto persino sotto il diluvio di sabato pomeriggio, pur di seguire in diretta l’incontro con lo psicanalista Massimo Recalcati, a Vicino/Lontano in anteprima nazionale col nuovo libro “Le mani della madre” (Feltrinelli)». «Altrettanto entusiasmo abbiamo registrato nella serata di sabato al Teatro Giovanni da Udine – spiega ancora la curatrice del festival Paola Colombo - L’XI serata del Premio Terzani ha regalato al pubblico due ore emozionanti con l’intenso dialogo fra il vincitore David Van Reybrouck e la giornalista Loredana Lipperini, intessuto fra letture, proiezioni e il travolgente hip hop degli Mnai’s, giocato sulle corde dell’integrazione. Ancora una volta ringraziamo la presidente di Giuria, Angela Terzani, per la fortissima sinergia del Premio con Vicino/Lontano e la città di Udine».


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PROTAGONISTI. In cartellone a Udine da giovedì 7 a domenica 10 maggio - anche se diversi eventi hanno scandito l’inaugurazione ufficiale del festival nelle settimane precedenti – Vicino/Lontano 2015 deve certamente il suo successo alla forza del tema, “Totem e tabù”: «Una cornice nella quale abbiamo inscritto l’indagine sulle questioni centrali del nostro tempo - osserva Alessandro Verona – con protagonisti di riferimento: Colin Crouch, Vincenzo Paglia, Riccardo Iacona, Arianna Ciccone, Andrea Segrè, Guido Crainz. Pino Roveredo, Irene Cao, Alberto Garlini, Marino Niola, Alen Loreti, Angela Staude Terzani, Marc Abélès per fare solo alcuni nomi». «Ma Vicino/Lontano resta anche un laboratorio, uno sguardo attento all’evoluzione del mondo e dei suoi ‘narratori’ – aggiunge Paola Colombo - Quest’anno abbiamo giocato scommesse importanti su relatori di valore, benchè meno conosciuti: una scelta premiata dal riscontro del pubblico». INMYBED. Novità travolgente, per l’ottima risposta a suo esordio, è stato il questionario Inmybed: un’indagine sul tema del sesso nata per iniziativa di Vicino/Lontano off, costruita con la collaborazione del Dipartimento di Scienze Umane dell'Università di Udine: «Il sondaggio – sottolinea Verona - ha inventato una nuova modalità di relazione territoriale attraverso il web. Più vicino che lontano, per una volta, grazie a Internet. L’edizione 2016 confermerà questo format, estendendolo a nuovi temi: nel convincimento che internet possa e debba costruire sul territorio relazioni utili a far esprimere la comunità di riferimento». Inmybed non finisce qui: avrà un’utilità a breve operativa: «Per iniziativa di Federfarma il questionario entrerà con materiale specifico in 170 farmacie della provincia di Udine e non è escluso che possa diventare pratica formativa, oltre che informativa, anche al di fuori della regione: magari attraverso modalità nuove e alternative al sistema formativo istituzionale». IL VECCHIO “ODEON”. Una considerazione a sé merita infine la riapertura del Cinema Odeon, che dal 18 aprile ad oggi ha ospitato, con notevole successo di visite, la mostra “Tokyo Beyond”, una personale dell’artista Michele Biasutti curata da Sabrina Zannier. Quale futuro per l’Odeon? «Ci piacerebbe che la sua riapertura non fosse evento estemporaneo – spiega ancora Alessandro Verona, ma una importante scommessa giocata per il futuro culturale di Udine – Vicino/Lontano da undici edizioni lavora in rete con le realtà culturali udinesi e può essere motore di un coordinamento finalizzato a restituire permanentemente il Cinema Odeon alla città. Auspichiamo, come primo passo, la rimozione del vincolo d’uso che impone all’Odeon di fungere solo da cinema, o da teatro. Prefiguriamo che in quello spazio possa trovare sede il cuore multiculturale della città di Udine: Vicino/Lontano si propone come sintesi territoriale per i progetti e le realtà che all’Odeon potrebbero essere accolte. Non dubito che un progetto forte e concreto possa raccogliere partnership adeguate a sostenerlo».


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Donna

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Le abitudini sessuali della generazione anni 80′

Le abitudini sessuali della generazione anni ’80 sono state svelate da una recente indagine promossa dal dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Udine, in occasione del celebre festival Vicino/Lontano. Secondo i risultati della ricerca, gli under 35 sarebbero mediamente soddisfatti della propria vita sessuale, rivelando un animo trasgressivo ma romantico. Insomma, i vecchi tabù sembrano ormai definitivamente superati, ma a dispetto delle apparenze il tradimento subisce un calo.

“In my bed”, questo il titolo della ricerca tesa a investigare le abitudini erotiche degli under 35, basata su 1.772 questionari contraddistinti da un linguaggio “diretto, esplicativo”. Una generazione, quella degli anni 80′, decisamente disinibita che ammette senza problemi di aver consumato rapporti sotto l’effetto di


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alcolici e persino di droghe. Ma a dispetto dell’apparenza trasgressiva, i giovani intervistati hanno rivelato un animo romantico, dichiarando di credere nell’amore, poco nel tradimento, le cui ragioni sono da sempre frutto di discussione. I dati lo confermano: a consumarlo solo il 33% di uomini e donne under 35. Mentre la soddisfazione sul piano sessuale è elevata, ben il 40% ammette di vivere bene l’eros, con rapporti regolari, una media di 7 al mese. Per quanto riguarda le relazioni serie, la media si attesta intorno ai 5 partner fissi avuti in passato. Se il 37% ritiene indissolubile il legame amore­sesso, il 41% la pensa diversamente, anche se in entrambi i casi sembra che dare piacere dia più soddisfazione che riceverlo. Ma è la complicità affettiva a mettere d’accordo la stragrande maggioranza degli under 35, ben l’80% la ritiene importantissima. I dati fanno luce anche su aspetti più controversi, il 22% degli intervistati avrebbe dichiarato di aver subito attenzioni sessuali indesiderate in età infantile da parte di adulti, soprattutto le donne. Il peggio è che la maggior parte di loro, 3 su 4, hanno messo a tacere l’accaduto. Per quanto riguarda i rapporti omosessuali, due su dieci ammettono di averli sperimentati per curiosità e strano a sapersi, il sesso orale oramai ha sbaragliato l’avversario più temibile, la penetrazione, aggiudicandosi il 68% dei voti. Persino i baci sul corpo sarebbero più apprezzati del rapporto completo, seguiti da chiacchiere e rapporti anali. Per non parlare del piacere autoindotto, diffuso capillarmente tra uomini e donne. Nuova arrivata, la tecnologia, che sempre più spesso (nel 32% dei casi) penetra in camera da letto sotto forma di filmini e fotografie hot. Infine il web, cui gli utenti arrapati si rivolgono nel 20% dei casi.


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SCR NEWS

“In My Bed”: un’indagine rivela i tabù degli Under 30 sotto le lenzuola  Vincenzo Romano  11/05/2015 News Online  Nessun commento

Comportamenti lascivi, zero paranoie: un deserto di luoghi comuni tra le lenzuola per i ragazzi under 30, in continua ricerca di novità e trasgressione. Due su dieci hanno provato rapporti con


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persone dello stesso sesso per mera curiosità, usano telecamere per filmarsi e sex toys per dare un tocco piccante, ma restano pur sempre romantici: fino ai 25 anni preferiscono fare sesso solo se retto da un impegno. Inoltre, a quanto raccontano, hanno definitivamente abolito il tabù della masturbazione, praticato dall’85% (93% maschi e 78% femmine).

A scoprire queste curiosità sui figli dei favolosi anni Ottanta è stato un questionario online di circa ottanta domande, “In my bed”, studio coordinato dal dipartimento di Scienze umane dell’Università di Udine, pensato e messo a punto dall’Associazione “Vicino/Lontano”, organizzatrice del festival omonimo.

«Abbiamo usato un linguaggio diretto, esplicativo, niente domande paludate, perché si sentissero liberi di rispondere sinceramente e

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dai risultati direi che l’obiettivo è stato raggiunto», spiega Paolo Ermano, docente di economia internazionale all’università di Udine che, assieme ai ricercatori dell’ateneo, ha esaminato circa duemila profili di giovani che hanno accettato il gioco. Protetti dall’animato, il 22% dei casi ha raccontato di aver subito attenzioni sessuali da adulti quando erano minorenni. Stando ai risultati dell’indagine, gli under 35 sono complessivamente soddisfatti della loro vita erotica: il 40% le dà un voto tra il 7 e il dieci. In media, hanno sette rapporti sessuali al mese, entro i trent’anni hanno avuto cinque partner stabili, e solo il 33% ha tradito. Neanche qui lapalissiane differenze tra uomini e donne: 34% dei fedifraghi maschi contro il 32% delle fedifraghe femmine. Sesso e amore? Il 37% dei partecipanti al quiz credono che per fare sesso sia necessario un legame affettivo, il 41% assolutamente no, ed anche in questo caso le risposte maschili e quelle femminili si equivalgono perfettamente. Idee chiare, soddisfazione e altruismo: tra le cose più soddisfacenti, vi è quella di dare piacere all’altro (75%), superato dal proprio orgasmo (61%). Prima in classifica, con l’80%, ci sono la complicità e l’intimità affettiva che si riesce a creare col partner. Sul cosa si preferisce fare sotto le coperte, il sesso orale (68%) batte la penetrazione,

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superata anche dai baci sul corpo, al 66%; il parlare a letto, contro ogni aspettativa, è al 28%, battendo di dieci punti il rapporto anale.

Nel 32% dei casi, vi è una buona dose di tecnologia, con fotografie e filmati del rapporto sessuale: il 2% scatta foto o gira video in camera da letto, per condividerlo, nel 7%, solo col partner. Si va anche in rete, ma solo il 20% ammette che l’intento sia quello di avere incontri hot. Chi lo fa, dice di aver avuto rapporti sessuali solo una volta nel 40% casi, una volta al mese o più nel 34% L’idea di tradimento, per i giovani d’oggi, è ogni volta dipinta con colori diversi: per il 36% basta un bacio a violare la fedeltà, o se ci provi con un altro (28%), ma un buon 24% non ritiene opportuno far coincidere il tradimento col sesso, poiché, a sancire il legame, «è solo questione di testa».


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Comunicati Stampa, Notizie e Informazioni dalla Regione Friuli Venezia Giulia

L’ITSE Cecilia Deganutti vince la Fiera regionale di ‘Impresa in azione’

L’ITSE Cecilia Deganutti con Solar Sia JA vince la Fiera regionale del programma “Impresa in azione” e vola a Milano per l’evento nazionale Biz Factory È stato l’Assessore all’Innovazione del Comune di Udine Gabriele Giacomini a proclamare in sala Ajace, la classe vincitrice dell’edizione 2014/15 della fiera regionale di “Impresa in azione”, il programma di educazione imprenditoriale giovanile promosso da Junior Achievement Italia, prima associazione no profit per la diffusione della cultura economico‑imprenditoriale tra i giovani e portato in FVG con la collaborazione di Friuli Innovazione e del suo incubatore Techno Seed . Una giornata intensa di competizione a colpi di business plan e stand fieristici, inserita nella cornice della manifestazione Vicino/Lontano, che ha visto i ragazzi presentare le proprie imprese in Loggia del Lionello e privatamente alla giuria e centocinquanta studenti presenziare in Sala Ajace a un workshop sull’imprenditorialità. Per la grande capacità di ascoltare i ritorni del marcato per arrivare ad un prodotto finito e commercializzabile, la giuria – composta da rappresentanti di Friuli Innovazione, gruppo giovani di Confindustria Udine, Rotary Club Udine Nord e della Regione FVG – ha premiato la classe 4C RIM dell’ITSE Cecilia Deganutti che, con il progetto Solar Sia JA, ha sviluppato “Sun Connection”, un kit composto da due pannelli fotovoltaici collegati tramite USB integrata, che viene applicato al parasole dei lettini da spiaggia e permette di ricaricare comodamente e velocemente il proprio smatphone o tablet. Questi studenti parteciperanno alla competizione nazionale BIZ Factory, in programma a Milano il 3‑4 giugno prossimi e si contenderanno il titolo di Migliore Impresa JA 2015, rappresentando l’Italia alla JA Europe Company of the Year Competition di Berlino. Una menzione speciale è stata data anche a Udinbox JA, progetto della classe 3A Legno dell’ I.T.G. Marinoni di Udine, per la volontà di creare uno strumento efficace per la rivalutazione del centro storico della città di Udine. Il prodotto finale consiste in un contenitore in legno che ricorda la struttura del palazzo del Lionello, edificio storico di Udine, contenente un profumo con un essenza del luogo. Oltre alla vincitrice Solar Sia JA e Udinbox JA, le altre classi coinvolte nel progetto in Friuli Venezia Giulia sono state la 4A e 4B del convitto nazionale “Paolo Diacono” di Cividale del Friuli con Cnpd Moda JA, la 4A dell’ITE Paolo Sarpi di San Vito al Tagliamento con HI‑HELP JA, la 4AS dell’IT Zanon di Udine con MaSh.ja e la 4A dell’ISIS della Bassa Friulana – sede dell’ITT di San Giorgio di Nogaro – con Sanzotech JA. Nel corso dell’anno scolastico, gli studenti hanno partecipato a un percorso formativo in cui dovevano creare e gestire la propria “mini impresa”, realizzando un prodotto o servizio innovativo concreto grazie al supporto del docente coordinatore e degli esperti d’impresa del Rotary Club Udine Nord e del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Udine che volontariamente hanno deciso di donare alcune delle loro ore lavorative affiancando gli studenti. Impresa in azione è un programma che ha coinvolto oltre 22.000 studenti italiani dal 2003 a oggi, rivolto alle classi III, IV e V delle Scuole Superiori volto a sviluppare competenze e attitudini imprenditoriali negli studenti tra i 16 e i 19 anni. Riconosciuto dalla Commissione Europea come “la più efficace strategia educativa di lungo periodo per la crescita e l’occupabilità dei giovani.”, attraverso una metodologia didattica basata sull’imparare facendo e un curriculum ricco di iniziative e contenuti, offre agli studenti gli strumenti giusti per trasformare una semplice idea in una vera e propria impresa.


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VICINO/LONTANO:35 MILA PRESENZE.SI LAVORA PER RIAPRIRE L’ODEON 100 EVENTI,30 LOCATION Qualità della proposta e successo di pubblico sono i riscontri più evidenti «Le stime ad ora parlano di oltre 35mila presenze, distribuite in un centinaio di eventi, e in una trentina di location cittadine – anticipa Alessandro Verona, presidente dell’associazione Vicino/Lontano – Un dato testimoniato dalle code, quest’anno evidenti e numerose nei quattro giorni del festival. la nuova e più ‘informale’ sede di incontro, nel largo antistante alla Chiesa di San Francesco è stata presa d’assalto persino sotto il diluvio di sabato pomeriggio, pur di seguire in diretta l’incontro con lo psicanalista Massimo Recalcati, a Vicino/Lontano in anteprima nazionale col nuovo libro “Le mani della madre” (Feltrinelli)». «Altrettanto entusiasmo abbiamo registrato nella serata di sabato al Teatro Giovanni da Udine – spiega ancora la curatrice del festival Paola Colombo –


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L’XI serata del Premio Terzani ha regalato al pubblico due ore emozionanti con l’intenso dialogo fra il vincitore David Van Reybrouck e la giornalista Loredana Lipperini, intessuto fra letture, proiezioni e il travolgente hip hop degli Mnai’s, giocato sulle corde dell’integrazione. Ancora una volta ringraziamo la presidente di Giuria, Angela Terzani, per la fortissima sinergia del Premio con Vicino/Lontano e la città di Udine». Vicino/Lontano 2015 deve certamente il suo successo alla forza del tema, “Totem e tabù”: «Una cornice nella quale abbiamo inscritto l’indagine sulle questioni centrali del nostro tempo – osserva Alessandro Verona – con protagonisti di riferimento: Colin Crouch, Vincenzo Paglia, Riccardo Iacona, Arianna Ciccone, Andrea Segrè, Guido Crainz. Pino Roveredo, Irene Cao, Alberto Garlini, Marino Niola, Alen Loreti, Angela Staude Terzani, Marc Abélès per fare solo alcuni nomi». « Vicino/Lontano resta anche un laboratorio, uno sguardo attento all’evoluzione del mondo e dei suoi ‘narratori’ – aggiunge Paola Colombo – Quest’anno abbiamo giocato scommesse importanti su relatori di valore, benchè meno conosciuti: una scelta premiata dal riscontro del pubblico». INDAGINE INMYBED: IL SESSO E I FRIULANI Novità travolgente, per l’ottima risposta a suo esordio, è stato il questionario Inmybed: un’indagine sul tema del sesso coordinata da Paolo Ermano, nata per iniziativa di Vicino/Lontano off, costruita con la collaborazione del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Udine: «Il sondaggio – sottolinea Verona – ha inventato una nuova modalità di relazione territoriale attraverso il web. Più vicino che lontano, per una volta, grazie a Internet. L’edizione 2016 confermerà questo format, estendendolo a nuovi temi: nel convincimento che internet possa e debba costruire sul territorio relazioni utili a far esprimere la comunità di riferimento». Inmybed non finisce qui: avrà un’utilità a breve operativa: «Per iniziativa di Federfarma il questionario entrerà con materiale specifico in 170 farmacie della provincia di Udine e non è escluso che possa diventare pratica formativa, oltre che informativa, anche al di fuori della regione: magari attraverso modalità nuove e alternative al sistema formativo istituzionale». ODEON:DA CINEMA A FUTURO CENTRO CULTURALE?


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Una considerazione a sé merita la riapertura del Cinema Odeon, che dal 18 aprile ad oggi ha ospitato, con notevole successo di visite, la mostra “Tokyo Beyond”, una personale dell’artista Michele Biasutti curata da Sabrina Zannier. Quale futuro per l’Odeon? «Ci piacerebbe che la sua riapertura non fosse evento estemporaneo – spiega ancora Alessandro Verona, ma una importante scommessa giocata per il futuro culturale di Udine – Vicino/Lontano da undici edizioni lavora in rete con le realtà culturali udinesi e può essere motore di un coordinamento finalizzato a restituire permanentemente il Cinema Odeon alla città. CROWFUNGING PER SOSTENERE VICINO/LONTANO CROUFUNDING AMICI DI VICINO/LONTANO: PARTE DOMANI LA CHIAMATA AL CROWFUNDING, IN VISTA DELL’EDIZIONE 2016. “GESTIRE VIRTUOSAMENTE I BUDGET EROSI DAI TAGLI E’ UN DOVERE – SPIEGA IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE, ALESSANDRO VERONA – MA ANCHE I PRIVATI E IL PUBBLICO POSSONO ESSERE DETERMINANTI NEL SOSTEGNO AL FESTIVAL». Hanno curato l’edizione 2015 di Vicino/Lontano Paola Colombo e Franca Rigoni, con l’apporto di Fabio Chiusi per la sezione V/L Digital. Il festival è promosso dall’ associazione culturale Vicino/Lontano presieduta da Alessandro Verona. IL comitato scientifico del festival è presieduto da Nicola Gasbarro. Info www.vicinolontano.it


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VICINO/LONTANO – LORIS VESCOVO CON IL SUO PENISOLATI LIVE HA ENTUSIASMATO IL PUBBLICO DEL TEATRO SAN GIORGIO Il Teatro San Giorgio di Udine ha ospitato venerdì scorso il concerto di Loris Vescovo PENISOLÂTI LIVE, nell’ambito dell’undicesima edizione del Festival Vicino/Lontano.

Penisolâti è il titolo del quarto album del cantautore friulano (Targa Tenco come miglior disco in dialetto nel 2014) e ruota attorno a temi relativi all’isolamento ed al distacco, quanto mai attinenti alla rassegna udinese.

La serata, proposta in collaborazione con Associazione Culturale Vicino/Lontano e con il patrocinio dell’ARLeF – Agjenzie regjonâl pe lenghe furlane, ha visto Loris Vescovo esibirsi con Claudia Grimaz (voce), Leo Virgili (trombone, chitarra) e Simone Serafini (contrabbasso); ospiti speciali Mark Harris al pianoforte ed alle tastiere (già collaboratore di Fabrizio De André e di molti altri artisti italiani ed internazionali) e Ivan Ciccarelli alla batteria e percussioni.


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Un gruppo che ha saputo esaltare le canzoni di Loris Vescovo dando ai brani un’impronta stilistica “aggressiva” senza mai perdere di vista il lato più intimistico delle storie raccontate dal cantautore. Il fine lavoro di cesello delle tastiere di Mike Harris ed il preciso accompagnamento di Ivan Ciccarelli hanno contribuito a dare spessore alla serata. La voce di Claudia “Caia” Grimaz ha impreziosito con la sua timbrica molti dei brani in scaletta come Vedrans, Vilote e lo stesso Penisolâti. Non si può non citare poi il grande Leo Virgili che è passato con disinvoltura dalla chitarra al trombone e che con Carabinirs e gravidancis ha entusiasmato il pubblico nella sua performance con lo strumento a fiato. Preziosissimo poi il lavoro al contrabbasso di Simone Serafini.

Un momento emozionante è stato l’ingresso sul palco del coro “La Tela”, laboratorio multietnico di canto popolare che ad oggi conta 25 donne di diversa provenienza, cultura, età e credo religioso; il coro, diretto dalla Grimaz, ha arricchito con le voci cristalline BenAnDANTI, uno dei brani più significativi dell’ultimo lavoro di Vescovo.


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Ultima sorpresa per il pubblico in sala è stata la presentazione di due ospiti molto cari a Loris, Lino Straulino e Stefano Fedele, legati da una lunga amicizia e da un rapporto di collaborazione che li ha portati ad incidere parecchie cose insieme, nell’occasione hanno proposto uno dei brani da loro rivisitati: la biele stele, un classico della canzone friulana arricchito dalle voci femminili del coro che ha emozionato i presenti per l’intensità e l’atmosfera che hanno saputo creare.


11a edizione udine 10 7 maggio '15

L’impero delle lobby

di Lucio Caracciolo ­ 12/05/2015 Fonte: La Repubblica

Il potere delle lobby sta diventando incontrollabile, al di là dei tentativi di regolamentarne l’invadenza. In un sistema nel quale i professionisti della politica dedicano gran parte del tempo alla raccolta dei fondi per vincere le elezioni, il lobbismo minaccia di rendere le istituzioni largamente disfunzionali

Per quasi tutti America è sinonimo di impero. Persino alcuni intellettuali americani, per un paio di secoli educati a pensare l’impero come negazione assoluta dei propri valori, se non come Satana (“Impero del Male” era il nome del Nemico), ora pronunciano questo sostantivo con agio. In senso descrittivo, financo positivo — l’Impero del Bene. L’opposto della valutazione corrente nella bocca dei peggiori critici degli Stati Uniti, usi a bollare l’”imperialismo amerikano” quale centro d’irradiamento di una (pre) potenza incivile e arrogante. In un modo o nell’altro, l’equazione “America=impero” pare ovvia. Lo è davvero? Nel prossimo volume di Limes (U. S. Confidential, in uscita l’8 maggio), che sarà presentato a Udine nel corso dell’XI edizione del Festival Vicino/Lontano (7-10 maggio), tentiamo di verificare la pregnanza di questo accostamento. In ossequio al titolo del Festival, dedicato a Totem e Tabù. Per questo conviene scavare contemporaneamente nella sfera semantica della parola “impero” e nella pancia dello Stato americano. Quanto all’impero: non ne esiste definizione univoca. Né sarebbe possibile, essendo questo nome accostato indifferentemente all’Egitto dei faraoni e alla Roma dei Cesari, alla Francia di Napoleone e alla Russia (degli zar prima, dei soviet poi), dal Giappone espansionista al Reich hitleriano, per concludere con i dominatori a stelle e strisce del secondo Novecento, dei quali molti pronosticano l’irreversibile declino. Ma fra i caratteri comunemente assegnati ai diversi imperi spiccano la multietnicità, a partire da una nazione fondante e/o dominante, e la conquista di ampi spazi geopolitici. Sotto questi profili gli Stati Uniti d’America possono essere senz’altro ascritti alla famiglia degli imperi. Con una fondamentale differenza: salvo la parentesi delle Filippine, detenute per mezzo secolo (1898-1946), Washington non ha mai avuto vere e proprie colonie. Non ne ha bisogno, perché da un secolo almeno la sua ragione di esistenza non è l’espansione territoriale ma la protezione dell’American way of life, il suo stile di vita. Peculiare miscela di soft e hard power. Alla quale concorrono fattori immateriali — i valori americani di libertà e progresso, reputati universali, quasi l’America li custodisse a nome dell’umanità intera — e materiali —

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la conquista dei mercati esterni grazie al signoraggio del dollaro, all’egemonia tecnologica e alla strapotenza militare, decisiva per il controllo delle vie marittime di comunicazione e dei relativi flussi commerciali. Sotto specie geopolitica, gli Stati Uniti d’America possono quindi rientrare, a modo loro, nella categoria imperiale. È sotto il profilo politico, ovvero del modo di gestione della potenza imperiale, che sorgono i problemi. Non solo semantici. Siamo infatti in regime repubblicano. Una repubblica che si vuole modello di democrazia, anche se serba alcuni tratti oligarchici con cui i padri fondatori vollero proteggerla dalla “tirannia delle masse”. Se guardiamo poi alla costituzione materiale — ovvero a come lo Stato funziona — notiamo tre caratteri che segnano la democrazia americana e ne condizionano la stessa geopolitica “imperiale”. Primo: gli Stati Uniti non hanno un imperatore, hanno un presidente. Il quale non è leader assoluto né centro del sistema, come leggenda vorrebbe. Il cuore politico della repubblica resta il Congresso. Dal Campidoglio si possono condizionare in modo decisivo le scelte della Casa Bianca, specie (ma non solo) quando le due istituzioni sono di diverso colore partitico. La stessa iniziativa geopolitica del presidente è fortemente delimitata dal Congresso, come il caso del faticoso accordo con l’Iran, voluto da Obama e osteggiato dalla maggioranza dei parlamentari, dimostra ad evidenza. Secondo: i poteri del centro federale sono sfidati dai cinquanta Stati dell’Unione, alcuni dei quali, come la California o il Texas, di dimensioni tali da farne delle rispettabili potenze globali in caso di indipendenza. Gli Usa sono una confederazione, non una federazione organica. La frattura Nord-Sud, germe della guerra civile (1861-65), non è del tutto sanata, come confermano le nostalgie sudiste e le relative diffidenze nordiste. Alcuni Stati, poi, conducono vere e proprie politiche estere alternative a Washington. Terzo: il potere delle lobby sta diventando incontrollabile, al di là dei tentativi di regolamentarne l’invadenza. In un sistema nel quale i professionisti della politica dedicano gran parte del tempo alla raccolta dei fondi per vincere le elezioni, il lobbismo minaccia di rendere le istituzioni largamente disfunzionali. E di facilitare l’intrusione di interessi esterni (antiamericani) nel motore a stelle e strisce, per limitarne o deviarne la potenza. Sarà anche per questo che nel mondo ingovernato e ingovernabile agli Stati Uniti riesce sempre più arduo agire da impero. Per illudersi, forse, di potersi occupare degli affari di casa, lasciando che gli altri si scannino fra loro. Quanto di meno americano (e di meno imperiale) si possa immaginare.

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L’Associazione C.O.R.E nella giuria del concorso 2015

Concorso Scuole Tiziano Terzani 2015

C

ome negli anni scorsi Margherita Piva, come rappresentante dell’Associazione C.O.R.E., ha fatto parte della giuria del Concorso Scuole Tiziano Terzani 2015, una delle manifestazioni di Vicino Lontano Premio Terzani appena concluso. Il concorso è aperto alle scuole di ogni ordine e grado divise per sezioni: Scuola Primaria, Scuola Media e Biennio della Scuola Superiore, Triennio della Scuola Superiore e Università. Il tema proposto per questa edizione è stato: Non rispettiamo la dignità e i diritti dell’uomo, di qualsiasi uomo, quando… con la finalità di stimolare e promuovere all’interno della scuola la


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realizzazione di percorsi di riflessione e creatività che portino alla condivisione, alla comprensione e alla elaborazione culturale del tema indicato. I partecipanti hanno contribuito con varie tipologie di materiali: testi, immagini, produzioni audiovisive realizzate con il cellulare, produzioni musicali e canore. Fra le produzioni premiate ricordiamo per l’originalità dei contenuti e delle forme L’albero delle matite presentato da numerose classi della Scuola Primaria a tempo pieno ‘Gianni Rodari’ di Udine. La cerimonia di premiazione si è svolta nella mattinata di sabato 9 maggio al Teatro ‘Giovanni da Udine’ cui ha fatto seguito lo spettacolo teatrale Soldatini pieni di piombo – la guerra e i bambini, di e con Giorgio Monte e Manuel Buttus. Folco Terzani ha premiato i vincitori. La cerimonia è stata condotta da Chiara Donada e coordinata da Gianni Cianchi. Insieme a Margherita Piva, hanno fatto parte della giuria Gianni Cianchi, Carlo Della Vedova, Laura Pegoraro, Chiara Tempo, Francesco Rossi, Antonella Sbuelz e Gabriella Scrufari. 15 maggio, 2015 | News


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Federfarma Udine e associazione Vicino/Lontano PROGETTO: Se(S)solo

ne parlassimo SETTORE: Salute, prevenzione ART DIRECTOR: Sara Bortoluzzi Un questionario sul sesso e l’amore rivolto ai cittadini della provincia di Udine (http://www.vicinolontano.it/inmybed-risultati-dellindagine ) è stata un’opportunità concreta per Federfarma, che vuole comunicare il ruolo del farmacista come consulente preparato, aperto all’ascolto riguardo tematiche spesso considerate tabù. Un pieghevole intitolato “Se(S)solo ne parlassimo”, distribuito nelle farmacie della provincia di Udine, illustra alcuni risultati emersi dal questionario e vuole essere uno spunto di riflessione e dialogo tra il farmacista e tutte le persone che desiderano informarsi o togliersi qualche dubbio riguardo prevenzione e salute.


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AlzogliOcchiverso

11a edizione udine Articoli, catechesi, lectio di Enzo Bianchi, dei monaci di Bose, d 10 7 maggio '15

eccellenti testimoni della fede.

data: 21/05/2015

AlzogliOcchiversoilCielo Articoli, catechesi, lectio di Enzo Bianchi, dei monaci di Bose, di don Claudio Doglio e di altri eccellenti testimoni della fede.

giovedì 21 maggio 2015 giovedì 21 maggio 2015

MADRI - Lectio magistralis di Massimo Recalcati

MADRI - Lectio magistralis di Massimo Recalcati L'intervento di Massimo Recalcati a vicino/lontano 2015, dedicata a

L'intervento di Massimo Recalcati

"Totem e tabù". Una appassionata

lectio dedicata al totem dei totem,

a vicino/lontano 2015, dedicata a

la madre. Ma anche la prima

presentazione del suo nuovo saggio,

"Totem e tabù". Una appassionata

edito da Feltrinelli, "Le mani della madre".

lectio dedicata al totem dei totem, la madre. Ma anche la prima presentazione del suo nuovo saggio, edito da Feltrinelli, "Le mani della

madre".


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 25/05/2015

Igor Zobin Live LUNEDÌ, 25 MAGGIO 2015

Udine – Il M° Igor Zobin è il fisarmonicista del riuscitissimo ed originalissimo progetto Strolic che risplende in tutta la sua bellezza nella serata del 10 maggio scorso all’interno del festival internazionale vicino/lontano - Premio Terzani, giunto alla sua undicesima edizione, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica ed in occasione del 25° anno della nascita della sede RAI di Udine. “Strolic – Almanacco in musica” è uno spettacolo con Marko Feri, Mauro Meroi, Igor Zobin, Dorina Leka, Omero Antonutti, Coro Natissa Aquileia, sotto la direzione di Luca Bonutti. Strolic si presenta qui in una nuova edizione: per celebrare i 25 anni dalla nascita della sede di Udine della Rai, lo spettacolo è accompagnato da immagini tratte dalla fiction Pieri Zorut. Storia di un poeta – autrice e sceneggiatrice, Claudia Brugnetta, regia di Giancarlo Deganutti – prodotta nel 1992 da RAI FVG. In collaborazione con Arlef, Mittelfest, Società Filologica Friulana, Rai Radiotelevisione Italiana sede del Friuli Venezia Giulia, Con il sostegno di Banca Popolare di Cividale. Lo spettacolo sarà replicato nelle prossime date: _15 maggio, ARTEGNA, Nuovo Teatro Lavaroni, ore 20.45, ingresso 10 € ridotto 8 €. Evento organizzato dall’ Ente Regionale Teatrale del F.V.G. _16 maggio, LESTIZZA, Auditorium comunale, ore 20.45, ingresso 10 € ridotto 8 €. Evento organizzato dall’ Ente Regionale Teatrale del F.V.G


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 26/05/2015

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8 maggio 2015: vicino/lontano Premio Terzani

pubblicato 13 mag 2015, 04:20 da redazione segre  [ aggiornato in data 26 mag 2015, 06:39 Home page > Galleria >

8 maggio 2015: vicino/lontano Premio Terzani pubblicato 13 mag 2015, 04:20 da redazione segre  [ aggiornato in data 26 mag 2015, 06:39


11a edizione udine 10 7 maggio '15

Udine Quanto costano in realtà i vestiti che indossiamo? Ecco il film verità

di Paola Treppo UDINE ‐ Presentato in anteprima al Festival di Cannes, domani 29 maggio arriva a Udine "The True Cost" di Andrew Morgan, regista impegnato e attento alle tematiche sociali, che con il suo nuovo lavoro invita a riflettere sul vero prezzo degli abiti che indossiamo. La proiezione ‐ organizzata da C.E.C. e vicino/lontano con la collaborazione di AlgoNatural ‐, è a ingresso gratuito, alle 19.30, al cinema Centrale. Girato in diversi Paesi in tutto il mondo, il documentario alterna le immagini delle passerelle più importanti con quelle dei sobborghi più disagiati, dove viene realizzata la gran parte dei capi presenti sul mercato. Con numerose interviste ad addetti ai lavori e opinionisti ‐ tra i quali l'eco‐ stilista Stella McCartney e l'attivista Livia Firth ‐ "The True Cost" fa aprire gli occhi sull'impatto umano e ambientale dell’industria della moda. Se infatti il prezzo dei capi di abbigliamento ‐ alta moda a parte ‐ è in calo da decenni, i costi umani e ambientali sono cresciuti a dismisura. Prima del docufilm, proiezione in anteprima dello spot prodotto da C.E.C. e Mediateca Mario Quargnolo per l’Ass 4 Friuli Centrale e Inail all’interno del progetto Promozione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro e in ambito scolastico, realizzato dalla quarta "D" manutenzione e assistenza tecnica dell’Ipsia G. Ceconi. Parteciperanno operatori dell’Ass 4 Friuli Centrale (Soc Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro ), i ragazzi autori e protagonisti dello spot, con docenti e cineasti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

data: 28/05/2015


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 28/05/2015

UPCOMING SCREENINGS

2000 km

Udine, Italy

Cinema Centrale Friday May 29th @ 7:30PM Via Poscolle Udine, Italy Hosted By: Comitato Innovazione e Partecipazione / Vicino Lontano CEC UDINE In Collaboration with: AlgoNatural “the natural fashion” Tickets & More Info: Coming Soon


11a edizione udine 10 7 maggio '15 data: 28/05/2015

Evento speciale

THE TRUE COST CHI PAGA IL PREZZO DEI NOSTRI VESTITI? 29.05.2015 19.30 / Centrale

Andrew Morgan, regista impegnato attento alle tematiche sociali, nel suo nuovo lavoro The True Cost ci invita a riflettere sul vero prezzo degli abiti che indossiamo. Il docufilm, presentato in anteprima al Festival di Cannes, esce in tutto il mondo – anche a Udine - venerdì 29 maggio, a due anni dalla tragedia di Rana Palza, un edificio di otto piani che ospitava numerose fabbriche di abbigliamento crollato a Dacca, in Bangladesh, nell’aprile del 2013, causando la morte di più di mille persone. Girato in diversi Paesi in tutto il mondo, il documentario alterna le immagini delle passerelle più importanti con quelle dei sobborghi più disagiati, dove viene realizzata la gran parte dei capi presenti sul mercato. Con numerose interviste ad addetti ai lavori e opinionisti - tra i quali l'ecostilista Stella McCartney, l'attivista Livia Firth e l’ambientalista Vandana Shiva - The True Cost ci fa aprire gli occhi sull'impatto umano e ambientale dell’industria della moda, a fronte dell’incremento del 500% nel consumo di abbigliamento registrato negli ultimi vent’anni e della tendenza, sempre più diffusa, al “fast fashion” da parte di aziende e marchi globali. E se il prezzo dei capi di abbigliamento – alta moda a parte - è in calo da decenni, i costi umani e ambientali sono cresciuti a dismisura. Chi paga davvero questo prezzo? Si può creare un futuro migliore, più etico e sostenibile, per la moda? The True Cost sarà in programma al cinema Centrale alle ore 19.30 (ingresso libero). Iniziativa promossa da C.E.C. e vicino/lontano con la collaborazione di AlgoNatural. Prima del docufilm, proiezione in anteprima dello spot prodotto da C.E.C. e Mediateca Mario Quargnolo per l’ASS. 4 Friuli Centrale e INAIL all’interno del progetto Promozione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro ed in ambito scolastico, realizzato dalla quarta D manutenzione e assistenza tecnica dell’IPSIA G. Ceconi (sceneggiatura di Fabrizio Bozzetti, regia e montaggio di Gabriele Fuso). Parteciperanno operatori dell’ASS 4 Friuli Centrale (S.O.C. Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro ) e i ragazzi autori e protagonisti dello spot con docenti e cineasti.


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