Plastica fusa stampata narrata

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PLASTICA fusa stampata narrata

Dalla scoperta alle incredibili applicazioni del materiale che ha segnato la nostra epoca. Le storie della plastica viste con gli occhi di un’azienda italiana.

PLASTIC - melted - molded - told From the discovery to the incredible applications of the material that has marked our age. The stories of plastic from the point of view of an Italian company.


Prefazione di Adriana Macchi

Si fa presto a dire PLASTICA. Noi donne e uomini di oggi, che andiamo di fretta, che non abbiamo tempo di fermarci troppo a riflettere perché dobbiamo fare, forse anche per questo abbiamo bisogno di semplificazioni, categorie facili e omnicomprensive che ci permettano di credere di aver capito tutto... e rapidamente, come in una slide di Power Point. Ma questo termine molto comune, usato - adesso me ne accorgo - un pò impropriamente per definire molteplicità di cose anche molto diverse, nella sua natura camaleontica, ad una osservazione un poco più attenta, nasconde davvero un mucchio di interessanti sfaccettature che questa pubblicazione aiuta a comprendere, invitandoci a seguire un itinerario curioso e lento, come solo la pagina stampata può esserlo, di scoperta e conoscenza. Ci sono tanti modi per festeggiare un compleanno, e un anniversario aziendale - 30 anni - è certamente una tappa significativa ancor

più di questi tempi, in una congiuntura difficile e in un paese che ogni giorno assiste quasi impotente all’inaridirsi del suo tessuto imprenditoriale, che va degnamente ricordata. Probabilmente - immagino si sarebbe potuto scegliere con maggiore facilità di “dare i numeri”, quelli del fatturato o dell’export tanto per fare qualche esempio, o di raccontare la propria storia con qualche poderoso tomo con qualche bella vecchia immagine, come quella della prima pressa Negri e Bossi che troneggia all’entrata al piano terra, o di produrre qualche gadget di design in ricordo dell’evento... tanti e diversi modi di autocompiacersi giustamente e orgogliosamente dei traguardi e successi ottenuti. Si è optato invece per questa agile pubblicazione, dal taglio un pò inconsueto, molto poco auto referenziata, molto aperta invece alle “contaminazioni” esterne, con testimonianze di un vissuto extra aziendale, dove le esperienze del passato, l’innovazione, la capacità di resistere e rinnovarsi,

il legame forte e solido con il proprio territorio, emergono con molta discrezione ma anche con molta evidenza tra le righe di un percorso che è prevalentemente dedicato a una materia e al suo plasmarsi, narrazione della sua attrazione fatale e di un felice incontro. Quando sono andata in visita all’azienda, mi sono fermata a chiedere indicazioni per sapere se stavo seguendo la strada giusta per arrivare alla VIFRA a due signore che stavano chiacchierando davanti a casa: “sì, si’... sempre dritto, la trova sulla sua sinistra... la vede, è bellissima, ci sono gli ulivi fuori”. Un bel segno di riconoscimento! Dentro poi c’è anche il piccolo frutteto, con i gelsi bianchi carichi di more. Bianchi come le macchine “intelligenti” al lavoro nel reparto dove riesco a sentire le spiegazioni perché il rumore non sovrasta affatto le voci. Perché c’è modo e modo di “essere fabbrica”, luogo di lavoro, spazio organizzato per la produzione, ma anche rappresentazione di un certo modo di vedere il mondo che


la dice lunga su chi la guida quotidianamente. Un’apertura verso l’esterno che non è solo la luce che entra dai finestroni, ma è anche rispetto della sostenibilità, ambientale e sociale, sviluppo di tecnologie a basso impatto, ottimizzazione degli sprechi, attenzione al riutilizzo e riuso, capacità di immaginazione magari anche un pò fuori dagli schemi tradizionali, ripensando spazi e luoghi, come nella nuova sala polifunzionale e quel che ci verrà. Tra le tante curiosità soddisfatte dalla lettura di queste pagine, me ne rimane una: ma non è che in questo specifico modo di “essere impresa” determinante è stato anche l’approccio al femminile e la valorizzazione delle differenze? Rispondete voi, io l’ho già fatto.

It’s easy to say PLASTIC. Men and women of today, we are going in a hurry, we don’t have time to stop and think too much because we have to do, perhaps for this reason we need to simplify, easy and all-inclusive categories that allow us to believe that we had understood everything... and quickly, as in a Power Point slide. But this very common term - I realize now - used a little improperly to define variety of things that are very different in its chameleon-like nature, such a remark a little more careful, really hides a bunch of interesting facets that this publication helps understand, inviting us to follow a route curious and slow, just like the printed page can be, and knowledge discovery. There are so many ways to celebrate a birthday, a company anniversary - 30 years - it is certainly a significant milestone even more in these times in a difficult economic environment and in a country that every day assist, almost powerless, to drying up of its business fabric, which must be duly remembered. Probably - I guess - it could have been more easily choose to “give the numbers”, those in sales or exports to cite a few examples, or tell their story with some mighty tome with some nice old image, such as the first press and Negri Bossi, who presides over the entrance on the ground floor, or to produce any gadget design in memory of the event ... so many different ways and becoming complacent and rightly proud of the achievements and successes. It has opted instead for this agile publication, from the cut a little unusual, very little self-referenced, very open to the external “contamination”, with evidence of a life outside the company, where the experiences of the past, innovation, the

ability to resist and renew, the strong and sturdy bond with its own territory, emerge with great discretion, but also very clearly between the lines of a trip which is mainly devoted to a subject and its mold, the narrative of his fatal attraction and a happy meeting. When I went to visit the company, I stopped to ask for directions to see if I was following the right road to get to VIFRA to two ladies who were chatting in front of the house: “yes, you’ve to go straight.... , it’s lying on the left... you’ll see it, it’s beautiful, there are olive trees outside“. A lovely sign of recognition! Inside then there is also the small orchard, with the white mulberry loads of blackberries. White as the “intelligent” machines to work in the department where I can hear the explanations because the noise doesn’t overpower at all the entries. Because there are different ways of being “factory”, the workplace, organized space for production, but also a representation of a certain way of seeing the world that says a lot about who drives daily. Opening to the outside which is not only the light coming from the windows, but also with respect to sustainability, environmental and social development of low impact technologies, optimization of waste, reuse attention, ability to imagine maybe also a little out of the traditional schemes, thinking spaces and places, such as in the new multipurpose room and what we will be. Among the many curiosities satisfied by reading these pages, there remains one to me; but isn’t this the specific way to “be company” also determined by a female approach and a valorization of the differences? Try to respond, I’ve already done.



Citiamo Dalle origini ad oggi Vifra: trent’anni e più di stampaggio plastica Riconoscere quel che ci circonda Plastica Alcuni settori di attività L’iter produttivo Testimonianze Ringraziamenti Crediti fotografici Colophon

08 12 22 24 26 30 38 58 80 82 83

Mention From past to present Vifra: thirty years or more of plastic molding Recognizing the world around us Plastics Some bit areas The production process Testimonials Special thanks Photo credits Colophon

08 12 22 24 26 30 38 58 80 82 83


In queste pagine troverete le esperienze e le idee che hanno portato a far crescere il nostro marchio, insieme alle tante cose che abbiamo potuto imparare dalla plastica. In questo progetto editoriale abbiamo raccolto notizie, informazioni e curiosità per raccontare la storia di un materiale che ha cambiato profondamente la Storia dell’essere umano e, naturalmente, la nostra. Ecco perché Vifra è felice di potervi accompagnare in un interessante viaggio nel mondo della plastica, per conoscere i motivi della sua popolarità e delle sue potenzialità.

In these pages you will find experiences and ideas led to grow our brand, together with a lot of things that we have learned from the plastic. In this editorial project we collected news, info and tips to tell the story of a material that has changed deeply the human being history and, of course, our own. That’s why Vifra is happy to go along with you in an interesting trip in the world of plastic, to know the reasons for its popularity and its potential. There’s so much of my passion for a material that has become, from more than thirty years, my work and ever more significant part of my life.

Qui c’è tanto della mia passione per un materiale che è divenuto, in oltre trent’anni, il mio lavoro e parte sempre più significativa della mia stessa vita. Marino Vicari

“Nel lavoro e nella vita le parole non contano. Parlano i fatti.” “In work and life, words don’t matter. Actions speak louder.”

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“La plastica è un materiale che la natura si è dimenticata di creare.”

Paul John Flory - Nobel per la chimica

“[La plastica] si presentava di volta in volta rigido come l’avorio, opaco, flessibile, resistente all’acqua, colorabile e si poteva lavorare all’utensile come i metalli, stampare per compressione, laminare”.

“Plastic is a material that nature has forgotten to create.”

Con queste parole Parkes, l’inventore della Parkesine, descriveva la sua scoperta: un tipo di celluloide, brevettata nel 1861, che potremmo a buon diritto considerare la materia plastica primigenia.

“[Plastic] is presented from time to time as a rigid ivory, opaque, flexible, water-resistant, tintable and you could work to the tool such as metals, for print compression, laminar.”

Rivista Environnement - http://www.regione.vda.it

“La Terra non condivide il nostro pregiudizio verso la plastica. La plastica viene dalla Terra”.

George Carlin, You are all diseased!, 1999

“La plastica è troppo preziosa per diventare un rifiuto”. www.corepla.it Consorzio senza fini di lucro per la raccolta della plastica

Paul John Flory Nobel Prize for Chemistry

With these words, Parkes, the inventor of Parkesine, described his discovery: a type of celluloid, patented in 1861 that we could successfully right to consider the matter plastic primitive.

Environment magazine http://www.regione.vda.it

“The plastic is too precious to become a waste.”

www.corepla.it Non-profit consortium for the collection of plastic

“The earth does not share our prejudice towards plastic. The plastic comes from Earth.”

George Carlin, You are all diseased!, 1999

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Che cos’è la plastica?

Perché riciclare la plastica?

What is plastic?

È la sostanza dei sogni utopici della modernità, come delle sue aberrazioni. La plastica è stata relegata a lungo nel ruolo secondario di materiale che imita altri materiali prima di elevarsi, da araldo povero del consumismo, a icona dell’avanguardia in architettura e nel design (...).

(...) La plastica riciclata, e in più in generale la dimensione del recupero e del riutilizzo, avranno grande sviluppo nel futuro, visto il progressivo aumento di costi relativi alla materia vergine ricavata dal petrolio. Lo spreco è comunque brutto, è un insulto alla miseria (...).

It is the essence of the utopian dreams of modernity, such as of its aberrations. The plastic has been relegated for a long time to a secondary role as a material imitating other materials before to rise, from poor herald of consumerism, to avant-garde icon in architecture and in design (...).

JEFFREY T. SCHNAPP dir. Stanford University Humanities Lab. tratto da VOGUE CASA ottobre 2005

FERRUCCIO LAVIANI designer tratto da VOGUE CASA ottobre 2005

JEFFREY T. SCHNAPP dir. Stanford University Humanities Lab taken from VOGUE HOUSE - October 2005

Why recycle plastic? (...) The recycled plastic, and more in general the size of the recovery and reuse, will have great development in the future, by the progressive increase of costs relating to the virgin matters derived from petroleum. the waste it is still bad, it is an insult to poverty (...). FERRUCCIO LAVIANI designer taken from VOGUE HOUSE - October 2005

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Dalle origini a oggi

1835 Nasce il PVC grazie alle ricerche di H. Regnault. È la prima sostanza basata sul principio della polimerizzazione. 1846 Lo svizzero Frederick Schoenbein imita l’ambra. E isola il primo polimero artificiale, il NITRATO DI CELLULOSA, che ne riproduce consistenza e colore. 1860 L’invenzione della Parkesina rende possibile la realizzazione di comodi manici per utensili, scatole, contenitori... e quelle piccole

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linguette adoperate per irrigidire i polsini e i colletti delle camicie. Riscuote grandissimo successo presso i dentisti, che possono adoperarla per ottenere impronte dentarie accurate. 1862 Due industriali americani mettono in palio 10.000 dollari per chi avesse trovato un sostituto dell’avorio nella fabbricazione delle palle da biliardo, allora molto costose e non sempre perfettamente sferiche. Li vince Alexander Parkes che sintetizza la nitrocellulosa (nitrato di cellulosa più canfora), simile all’avorio, a cui da il nome di PARKESINA.

From past to present 1835 PVC was born thanks to research by H. Regnault. It is the first substance based on the principle of polymerization. 1846 The swiss Frederick Schoenbein mimics the amber. He isolates the first artificial polymer, the NITRATE CELLULOSE, which reproduces consistency and color. 1860 The invention of Parkesina makes possible to realize comfortable tool handles, boxes, and those small containers... tabs pressed for tighten the cuffs and collar shirts. It also collects great success at dentists, which can use it to obtain accurate dental impressions. 1862 Two American industrialists put on at grabs 10,000 dollars for those who had found a substitute for ivory in manufacture of billiards balls, that at the time were very expensive and not always perfectly spherical. Alexander Parkes won, he summarizes the nitrocellulose (cellulose nitrate plus camphor), similar to ivory, to which gives the name of PARKESINA.



1869 John W. Hyatt, a typographer from New York, invented CELLULOID, destined to begin the story of cinema. He obtained it mixing Parkesina and camphor. 1889 The painting has a new rival. George Eastman, founder of Kodak, was able to use celluloid to produce photographic films. The concept of reproduction of an image changes forever.

1869 A John W. Hyatt, tipografo di New York, va il merito dell’invenzione della CELLULOIDE, destinata a dare inizio alla storia del cinema. La ottenne mescolando la Parkesina e la canfora. 1889 La pittura ha un nuovo rivale. George Eastman, fondatore della Kodak, riesce ad utilizzare la celluloide per fare pellicole fotografiche. Il concetto di riproduzione di un’immagine cambia per sempre. 1900 L’acetato di cellulosa (ovvero, la celluloide) rende possibile la costruzione di pellicole cinematografiche, ma anche di rivestimenti ignifughi per ali e fusoliera dei primi aeroplani. 1907 Viene sintetizzata la Bachelite. La materia plastica con la quale, negli anni 50, sarà realizzato il primo telefono con ghiera rotante (il FACE F51), destinato a diventare un vero pezzo di design. 14|15

1909 Leo H. Baekeland, utilizzando prodotti sintetici (fenolo e formaldeide) ricavati dalla distillazione del carbone, crea la BACHELITE: è la prima vera plastica. 1913 Nasce un particolare tipo di plastica, per merito di J. E. Barndemberger: è flessibile, viene prodotta in fogli, è trasparente. E cambierà per sempre i pack e i sistemi di conservazione degli alimenti. Si chiama CELLOPHANE. Anni ‘20 La plastica entra nella Storia dell’arredo e nelle case di milioni di persone. Ha la forma di un laminato plastico (a base di urea, fenolo, formaldeide e carta Kraft) e si chiama FÒRMICA. Anni ‘30 Ormai le materie plastiche sono sempre più comuni, adoperate nei contesti costruttivi più disparati. Se ne utilizzano ben 16 tipologie differenti, fra le quali POLISTIROLO e POLIURETANI.

1900 The cellulose acetate (celluloid) makes the construction of cinematographic films possible, and furthermore the fire-proof coatings for wings and fuselage of the first airplanes. 1907 Bakelite is synthesized. This plastic material makes it possible that in ‘50 years will be produced the first phone with rotating bezel (the FACE F51), destined to become a true design piece. 1909 Leo H. Baekeland, using synthetic products (phenol and formaldehyde) gained from distillation of coal, creates BAKELITE, the first real plastic. 1913 Thanks to J. E. Barndemberger it’s born a particular type of plastic: flexible, produced in sheets and transparent. It will forever change packs and food preservation systems. It’s called CELLOPHANE. 20s Plastic enters in history of furniture and into the homes of millions of people. It has the form of a plastic laminate (based on urea, phenol, formaldehyde and Kraft paper) and it is called FORMICA. 30s Plastic materials are increasingly common and are used in most diverse constructive contexts. There are 16 different types, including POLYSTYRENE and POLYURETHANES.



1935 POLIETILENE was discovered by accident by Gibson and Fawcett. Today it is the more known between plastic materials, with the famous “PE” symbol.

1935 Gibson e Fawcett scoprono quasi per caso il POLIETILENE. È oggi la più comune tra le materie plastiche, con la nota sigla “PE”. 1938 Wallace Hume Carothers produce la più importante fibra tessile artificiale mai realizzata. Si chiama NYLON, ed è ottenuta per condensazione dell’acido adipico, da solo nel Nylon 6 o con esametilendiammina nel Nylon 6.6. 1939 La guerra crea l’esigenza di trovare sostituti sintetici ai prodotti naturali non reperibili. Vengono sviluppati i poliuretani, in sostituzione della gomma e sono industrializzati i primi copolimeri cloruro-acetato di vinile (PVC), con i quali saranno costruiti i dischi fonografici.

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Inizia la grande ascesa delle fibre tessili sintetiche e, grazie al Nylon, nascono il paracadute e le sensuali calze a rete. 1941 L’invenzione del PET si traduce - una cinquantina di anni più tardi - nella nascita del pile. Un tessuto caldo, soffice, leggero, ancora oggi molto adoperato. 1948 I tecnici dell’Aeronautica Americana mettono a punto il Polimetilmetacrilato. O più semplicemente conosciuto con diversi nomi commerciali, tra cui PLEXIGLASS. Anni ‘50 È il definitivo affermarsi della plastica come insostituibile presenza nella vita quotidiana. Uno dei portavoce di questo cambiamento è lo “Spremilimoni” (del designer Gino Colombini) che porta la plastica nelle case degli italiani.

1938 Wallace Hume Carothers produces the most important artificial textile fiber ever realized. It’s called NYLON, and it’s obtained by condensation of adipic acid. Pure in Nylon 6 or, in Nylon 6.6, together with hexamethylene diamine. 1939 The war causes the need of finding synthetic substitutes to natural products not available at that moment. In replacement of rubber are developed Polyurethanes, and chlorideacetate copolymers vinyl (PVC) is industrialized for the first time, to produce phonograph discs. Then starts the great ascent of synthetic textile fiber and thanks to Nylon are born parachutes and sensual fishnet stockings. 1941 The invention of PET results - fifty years later - in the birth of pile tissue. A warm, soft and light fabric, widely used still now. 1948 The engineers of the Air American develop the polymethylmethacrylate. More simply known with different trade names, including PLEXIGLASS. 50s It is the definitive confirm of plastic as irreplaceable presence in everyday life. One of the representatives of this change is the “Squeezer“ (designed by Gino Colombini) that introduces plastic in the italian housholdings.


Sono anche gli anni dei colori pastello e delle stoviglie, dei tavoli, delle sedie, dei complementi d’arredo in Fòrmica, la plastica che, più di ogni altra, è divenuta simbolo del boom economico.

Anni ‘60 È l’anno 1963, e i mattoncini più famosi del mondo, i LEGO, non sono più prodotti in acetato di cellulosa. Si comincia ad adoperare il materiale tuttora in uso: l’ABS.

1954 Italiana la scoperta del Polipropilene isotattico. La realizza Giulio Natta che, nel 1963, riceve il Premio Nobel per la Chimica e per aver dato al mondo il materiale che sarà commercializzato con il nome di MOPLEN. Indimenticabili i Caroselli interpretati da Gino Bramieri attraverso cui questo materiale cresce di popolarità.

1969 Il 20 luglio l’uomo mette piede sulla Luna. Ci arriva grazie allo sforzo di intere Nazioni, grazie alle conoscenze scientifiche, grazie al coraggio, e grazie a caschi in policarbonato, un tecnopolimero dalle eccezionali prestazioni tecniche.

1959 Il POLICARBONATO, pur avendo alle spalle una storia di laboratorio che risale al secolo precedente (1898), viene prodotto a livello industriale unicamente dal 1959. Oggi ha tantisisme applicazioni: scocche di computer, lenti corneali, scudi antiproiettile.

These is also the periods of the pastel colors and dishes, of the tables, the chairs, furnishing accessories made by Formica, the plastic which, more than each other, has become a symbol of the economic boom. 1954 Isotactic polypropylene is an Italian discovery. Realized by Giulio Natta, who received the Chemistry Nobel Prize in1963 for giving to the world the material that will be marketed under the name of MOPLEN. Material that gained popularity thanks to the unforgettable Carousels interpreted by Gino Bramieri. 1959 The POLYCARBONATE, despite having a laboratory history that dates back to previous century (1898), is produced industrially only by 1959. Today the applications are countless: computer cases, contact lenses, bulletproof shields. 60s In1963 the most famous bricks of the world, LEGO, are no longer produced by cellulose acetate. From then until now it will be produced in ABS. 1969 On July 20 the first uman foot touches the Moon. It happens thanks through the efforts of many nations, thanks to the scientific knowledge, to the courage, and thanks to polycarbonate helmets, a polymer from outstanding performance.


Anni ‘70 Prosegue l’esplorazione delle possibilità formali e delle soluzioni tecniche offerte dalla plastica. Gli oggetti di uso comune si fanno insoliti, curiosi, avveniristici. Gae Aulenti firma la lampada d’arredo Re Sole, che diffonde la luce attraverso lamine di PLEXIGLASS. 1973 Il PET è adoperato per costruire la prima bottiglia per bibite della storia. Ancora oggi, a distanza di mezzo secolo, è uno standard nel settore delle bevande e delle acque minerali. 1974 Paul John Flory diventa Nobel per la Chimica. A proposito della plastica, ha dichiarato: “La nostra sarà ricordata come l’era dei polimeri”. Ancora oggi, con i superpolimeri con caratteristiche superiori a quelle di metalli e ceramiche, è difficile dargli torto.

Perché la plastica ha avuto e continua ad avere una funzione insostituibile nei settori più avanzati della tecnologia e della nostra vita. Anni ‘80 Il policarbonato è lavorato ed accoppiato ad altri materiali per creare dischi ottici di piccole dimensioni. Dalla plastica nasce il CD Rom e, con esso, un nuovo modo di ascoltare la musica: dalla tecnologia analogica si passa a quella digitale. Sempre più diffusa, la plastica, inoltre, permette di ricreare oggetti di uso comune a costi più bassi. Così nasce un orologio che è ottanta volte più economico dei suoi concorrenti. Si chiama Swatch e cambia il modo di vestire il tempo. 1980 Negli anni ‘80, per la prima volta nella Storia, la produzione delle materie plastiche supera quella dell’acciaio.

70s Continues the exploration of the formal possibilities and technical solutions offered from plastic. Common use objects become unusual, curious, futuristic. Gae Aulenti signs the furnishing lamp “Re Sole”, that spreads light through PLEXIGLASS foils. 1973 PET is used for build the first soft drink bottle of history. Even today, after half a century, it’s a standard in the beverage industry and mineral waters. 1974 Paul John Flory gets Nobel for Chemistry. About Plastics, said: “We will be remembered as the polymers age.“ Even Today, with superior characteristics of superpolymers compared to metals and ceramics, it is difficult to disagree. Because plastic had and continues to have a irreplaceable role in the most advanced sectors of the technology and also in our lives. 80s Polycarbonate is processed and coupled to other materials to create small optical discs. The CD Rom is born from plastic and so is born a new way to listen music: the analogue technology switches to the digital era. Plastic becomes more popular and allows to recreate common objects with lower costs. Thus is born a watch that is eighty times cheaper than its competitors. It’s called Swatch and changes the way to dress the time. 1980 In the 80’s, for the first time in history, the plastic materials exceed the steel production.

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Anni ‘90 Questi sono gli anni dei POLIMERI PHA, detti bioplastica. Materiale biodegradabile che, poco a poco, inizia ad entrare nelle nostre vita sotto forma di buste per la spesa, penne e altri piccoli oggetti. 1998 Un marchio cambia per sempre il mondo del computer, per poi cambiare anche quello del mobile computing. Grazie, anche, all’uso della plastica e di ciò che il design può fare con essa. Nasce l’Apple iMac, con scocca realizzata in plastiche colorate e trasparenti, su disegno di Jonathan Ive. 2000 Il confine tra scienza è fantascienza si assottiglia. C’è già chi è al lavoro su speciali polimeri, capaci di auto-ripararsi. Si rigenerano, riparando graffi e fori, esattamente come fa la nostra pelle.

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2007 L’Italia, in linea con molti altri Paesi, delinea un progetto di progressiva riduzione della distribuzione dei sacchetti di plastica non biodegradabile. Dal 2010 questi sono addirittura vietati. Inizia così la diffusione delle bioplastiche derivate da amido di granturco. OGGI La ricerca sta facendo enormi progressi, specialmente nelle materie biodegradabili. Già si sente parlare di polimeri (ottenuti dagli scarti della lavorazione dello zucchero) che si dissolvono dopo un decina di giorni, se immersi in acqua.

90s These are the years of the POLYMERS PHA, also called bioplastic. Biodegradable material, that slowly enters into our life disguised as shopping bags, pens and other small items. 1998 A brand change the world of personal computer forever, and then changes the mobile’s too. Thanks to the use of plastics and discovering what that design can do with it. The Apple iMac is born, with his case made of colored and transparent plastic, designed by Jonathan Ive. 2000 The line between science and science fiction decreases. Somebody’s already at work on special polymers capable to self-repair. They regenerate themselves, repairing scratches and holes, exactly as our skin is able to do. 2007 Italy, according to many other Countries, outlines a plan of gradual reduction of the distribution of non-biodegradable plastic bags. Since 2010 they are even forbidden. Thus is the beginning of the diffusion of bioplastics derived from corn starch. TODAY Research is making huge progress, especially in biodegradable materials. Already there is talk of polymers (obtained from residues of sugar processing) which dissolve after about ten days, when steeped in water.



Vifra: trent’anni e più di stampaggio plastica 1980 Si gettano le fondamenta per una futura Vifra - in via Matteotti, a Invorio - per volontà di Francesco Vicari. È un’attività artigianale e ha sede in una pertinenza di 50 mq della casa di famiglia. 1986 Vifra si accosta allo stampaggio con le prime tecnologie elettroniche e sperimentando nuovi campi di applicazione della plastica. Quell’anno Silvana Mastrolia disegna il logotipo Vifra. 1991 Sotto la guida di Marino Vicari, Vifra si trasferisce in via Vedani. Ora ha 1.000 mq a disposizione e, da laboratorio, diventa una realtà con cicli produttivi articolati, sistemi di controllo qualità e automatizzazione dei processi. 2007 Vifra si trasferisce dove ha sede oggi, in via Barro, ad Invorio, una struttura di ventimila mq con reparti specifici per produzione, magazzino e logistica. 2009 Si rinnova il processo produttivo con un impianto di trasporto e deumidificazione automatico capace di convogliare la materia prima dai silos alle postazioni di stampaggio, senza dispersione di materiale e riducendo del 40% i consumi energetici. 22|23

2012 Nel processo di lavorazione della plastica è introdotta la pressa di stampaggio elettrica. Ha un minore consumo d’esercizio, assicura una lavorazione più pulita ed è più silenziosa rispetto alla tradizionale tecnologia oleodinamica. Inoltre, permette di realizzare lavori ancora più precisi ed ha un minore impatto ambientale. 2013 Vifra guarda al mondo; iniziano le prime fiere internazionali. Mosca e Libia aprono queste partecipazioni, nel frattempo si prenotano per il 2014 Arabia Saudita, Kazakistan e Dubai. 2014 In una politica di espansione ed internazionalizzazione, Vifra acquisisce una galvanica rafforzando e tutelando la qualità della finitura.

Vifra: thirty years or more of plastic molding 1980 By the will of Francesco Vicari lays the foundation for a future Vifra in Via Matteotti, Invorio. It is a craft activity placed in 50 square meters at home. 1986 Vifra approaches to molding with the first electronic technologies experimenting new application fields of plastics. The same year Silvana Mastrolia draws the Vifra’s logo.

1991 Under the leadership of Marino Vicari, Vifra moves away to via Vedani. Now it has 1,000 sqm disposal, and from laboratory becomes a reality with structured production cycles, quality control systems and automation processes. 2007 Vifra moves in the actual headquarters, in via Barro in Invorio, a structure of 20,000 sqm with specific departments for production, warehouse and logistics. 2009 Vifra’s production process is renewed by introducing a transport and dehumidification plant capable to convey automaticly raw materials from the silos to the molding workstations, without material dispersion also reducing energy consumption by 40%. 2012 In the manufacturing process of the plastic is introduced the electric molding press. It has a less consumption, ensures a cleaner working and is more silent than the traditional hydraulic technology. Furthermore, allows to produce even more accurate with a lower environmental impact. 2013 Vifra looks at the world; the first international fairs are starting. Moscow and Libya open these shareholdings, meanwhile, are booked for 2014 Saudi Arabia, Kazakhstan and Dubai. 2014 In a policy of expansion and internationalization Vifra acquires an electroplating, enhancing and protecting the quality of the finishing.



Riconoscere quel che ci circonda Brevi sigle caratterizzano gli oggetti in plastica che usiamo ogni giorno. Impariamo a conoscerle.

ISO, International Standard Organization, è l’organizzazione internazionale riconosciuta dall’ONU, cui fanno capo gli enti nazionali di normazione. Emette normative valide nel mondo intero sulle caratteristiche fisiche e meccaniche dei singoli materiali. In particolare, le normative DIN 7728 Ee16780 stabiliscono che ad ogni materia plastica sia associata una sigla, che la identifichi univocamente.

ABS Resina acrilonitrile-butadienestirene Acrylonitrile-butadiene-styrene resin

EP Resina epossidica Epoxy resin

PE Polietilene

Polyethylene

LDPE Polietilene a bassa densità Low density polyethylene

LLDPE Polietilene lineare a bassa densità

Low density Linear polyethylene

HDPE Polietilene ad alta densità High density polyethylene Recognizing the world around us Everyday objects made up of plastic are specially marked. Let’s take a look at what these markings stand for. ISO, International Standard Organization, is an international organisation recognised by the United Nations and is responsible for overseeing all national standards organisations. It publishes norms and standards regarding the physical and mechanical characteristics of individual materials that are valid worldwide. In particular, the standards DIN 7728 E and 16780 establish for each type of plastic material a single, standard, unequivocal, identifying abbreviation.

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MF Resina melaminica Melaminic resin

PA Poliammide Polyamide

PBT Polibutilentereftalato

Polybutylene terephthalate

PC Policarbonato Polycarbonate

PET Polietilentereftalato

Polyethylene terephthalate

PF Resina fenolica Phenolic resin

PMMA Polimetilmetacrilato

Polymethyl methacrylate

POM Poliacetali

Polyacetals

PVA Polivinilacetati

Polyvinyl acetate

PP Polipropilene Polypropylene

PS Polistirene Polystyrene

EPS Polistirene espanso Foam Polystyrene

PSU Polisulfone

Polysulphone

PUR Poliuretani

Polyurethanes

PTFE Politetrafluoroetilene

Polytetrafluoroethylene

UPR Resine poliestere insature Unsaturated polyester resins

UR Resina ureica Ureic resin

PVC Polivinilcloruro

Polyvinyl Chloride



PLASTICA

un materiale unico, perché non è un unico materiale

Sapete che la plastica - per via della sua versatilità e della possibilità di assumere numerose caratteristiche, anche molto diverse tra loro ha sostituito, negli anni, legno, metallo, vetro e molti altri materiali? Per questo ha assunto un’importanza centrale, occupando una parte sempre più ampia delle nostre vite, tramutandosi in prodotti, oggetti di arredo, utensili che ci circondano e ci accompagnano ogni giorno. Tutto questo è stato reso possibile dal fatto che ogni tipologia di plastica, come fosse una ricetta culinaria, è composta da ingredienti. Al loro variare mutano durezza, flessibilità, resistenza, conduttività elettrica, cosa che permette di realizzare oggetti flessibili o rigidi, trasparenti o opachi, lucidi o ruvidi, ma non solo, perché questo materiale risulta molto personalizzabile anche dal punto di vista estetico. Ecco perché la plastica ha trovato e continua a trovare sempre nuove possibili aree di utilizzo: perché cambia, rimanendo sempre se stessa. 26|27

PLASTIC a unique material because it’s not a single material Do you know that plastic - thanks to its versatility and the ability to hire many features, also very different between them replaced over the years, wood, metal, glass and many other materials? For this reason it tooks a central importance, occupying, increasingly, part of our lives, turning into products, furniture items, utensils that they surround us and follow each day. All this has been made possible by the fact that each type of plastic, such as a culinary recipe, is composed of ingredients.

On their varying it changes hardness, flexibility, endurance, electrical conductivity, which allows to create flexible or rigid. transparent or matt, polished or rough objects, but not only because this material is very customizable also from the aesthetic way. That’s because the plastic has found and continues to find always possible new areas of use, because it changes, always remaining itself.



Alla versatilità della plastica si aggiungono le differenti possibilità nella lavorazione. Caratteristica che permette, una volta creato lo stampo per la realizzazione di un pezzo, di determinare quale finitura applicargli. La plastica può quindi assumere l’aspetto dell’oro o del legno, può essere verniciata o cromata, espandendo i contesti nei quali potrà essere utilizzata. Pensiamo ad una doccetta: si passa dalla plastica cromata del corpo a quella grigia del disco per arrivare agli ugelli siliconici in diversi colori. Di conseguenza, le aree di mercato in cui essa andrà a collocarsi aumentano, spaziando dal mercato dei prodotti economici a quelli di lusso, dagli utensili di uso comune a veri e propri oggetti di design.

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To the versatility of plastic are added different possibilities in the working. Feature which allows, once created the mold for the realization of a piece, to determine which finishing apply. Plastic can take on the appearance of gold or wood, can be painted or chromed, expanding the contexts in which it may be used.

Think of a shower, it switches from chrome plastic of the body in which gray of the disk to get to the silicone nozzles in different colors. As a result, the market areas in which it will be placed increase, ranging from markets of economic to luxury products, from tools commonly used to real design objects.



Alcuni settori di attività

Quando diciamo che la plastica può essere adoperata ovunque, intendiamo davvero ovunque. Anche se è davvero difficile immaginare, al di là delle situazioni comuni, in quante occasioni il ricorso alla plastica può migliorare la qualità del processo produttivo di un oggetto o della vita di chi lo adopera. Il modo migliore, per farsi un’idea di quanto realmente valga la plastica, è vederla all’opera. In questa sezione vi racconteremo di alcuni mondi distanti tra loro, tutti accomunati dal ricorso ai polimeri e alle loro proprietà.

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Some areas of activity When we say that the plastic can be used everywhere, we mean really everywhere. Even if it is really hard to imagine, beyond common situations, how many times the use of plastic can improve the quality of the process production of an object or the lives of those who use it. The best way to get an idea of the real value of plastic, is to see it at work. In this section we will tell about some worlds far away from each other, all united by the use of polymers and their properties.



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Rubinetteria

Taps

Conoscete le tre caratteristiche che devono avere i componenti realizzati per il mondo della rubinetteria? Solidità, leggerezza e funzionalità. Solidità, per resistere all’usura della quotidianità e all’effetto corrosivo e incrostante dell’acqua. Leggerezza, per non gravare sulla struttura complessiva del rubinetto e salvaguardare la praticità nell’utilizzo. Funzionalità, per adattarsi ai più disparati modelli e alle molteplici situazioni in cui vengono adoperati: pensate alle finiture dorate di una casa di lusso o al più professionale acciaio delle cucine di un ristorante. Queste le caratteristiche che accomunano gli elementi delle docce, le leve, i cappucci, gli scarichi e gli accessori di ogni rubinetto ben progettato. La prossima volta che aprite l’acqua… fateci caso.

Do you know the three characteristics that must have components made for the world of taps? Solidity, lightness and functionality. Solidity to resist wear of everyday life and the corrosive and encrusting effect of water. Lightness, not to burden on the faucet overall structure and safeguard practical use. Functionality, to adapt to many different models and many situations in which they are used: think of the gold finishing of a luxury house or at more professional steel of a restaurant kitchens. These are the characteristics which are common elements in showers, levers, caps, discharges and accessories of each tap well designed. The next time you open the water... think about it.



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Profumeria

Perfumery

Come si conferisce forma ad un profumo? Valorizzando i dettagli della confezione che lo accoglierà, facendo in modo che essa sia rappresentazione fisica della morbidezza o della durezza di un aroma. Ricercando, con la plastica, l’eleganza, l’originalità e le suggestioni che un profumo sa richiamare, nella nostra mente, in un istante.

How can you give shape to a perfume? Enhancing the details of the pack that would contain it, making in such a way that it is the physical representation of softness or hardness of the aroma.

Searching, with the plastic, elegance, originality and suggestions that a perfume knows recall, in our minds, in an instant.



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Cosmetica

Cosmetics

Sono tante le ragioni per cui la maggior parte dei contenitori per la cosmetica sono realizzati in plastica. Innanzitutto per l’igiene che il materiale può garantire; quindi per la sua leggerezza e, naturalmente, per le molteplici forme che può assumere. In questo modo si possono progettare packaging che rispondano alla creatività dei designer che lavorano in questo settore. Ancora una volta, plastica è un altro modo per dire trasportabilità, creatività, e adattabilità ad ogni strategia di marketing.

There are many reasons why most of containers for cosmetics are made of plastic. First, for the hygiene that the material can guarantee; then for its lightness and of course, for the many forms it can take. In this way you can design packaging that respond to the creativity of designers who work in this area. Again, plastic is another way to say portability, creativity, and adaptability to any marketing strategy.




L’iter produttivo

La lavorazione della plastica segue iter differenti a seconda della tipologia produttiva. Le prossime pagine, descrittive dei momenti che portano dall’ideazione alla realizzazione, sono scorci aperti sul mondo dell’azienda Vifra che, forte di anni di attività di stampaggio, si è rivelata un serbatoio di storie, aneddoti e conoscenze da condividere. The production process The plastics processing follows different procedures depending on the type of production. The next few pages, descriptive of the moments leading up from conception to realization, are open views on the world of the company Vifra that, backed up by years of activity molding, turned out to be a reservoir of stories, anecdotes and knowledge to share.

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Progettazione e Prototipazione

Ricerca materiali

Finitura e personalizzazione

Assemblaggio e Confezionamento

Designing and Prototyping

Finish and customisation

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Material research

Assembly and Packaging


Realizzazione stampo

Stampaggio

Prove tecniche e CertiďŹ cazioni

Imballagio Prove tecniche e Spedizione e CertiďŹ cazioni

Mold creation

Technical test and Certifications

Molding

Packagingtest Technical andand Shipment Certifications


Progettazione e prototipazione Dalle idee alle cose, dal disegno all’oggetto Sapete come ha inizio la realizzazione di un oggetto in plastica? Con parole e disegni... Sicuramente occorre un intenso scambio di idee tra il committente ed il produttore, perché è fondamentale creare un equilibrio tra le esigenze meccaniche del pezzo, il design, e il modo in cui questo sarà adoperato. Superata questa fase, si realizza un modello digitale tridimensionale, grazie al quale è possibile stabilire la fattibilità di un oggetto prima ancora di averlo prodotto. Quindi si passa alla prototipazione, per toccare con mano ciò di cui si è parlato e, se il prodotto è convincente, funzionale e soddisfa tutte le aspettative, si procede con la produzione vera e propria, su larga scala.

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Design and prototyping From ideas to things, from the drawing to the object Do you know how begins the construction of a plastic object? With words and drawings... Surely it must be an intensive exchange of ideas between the customer and the manufacturer, because it’s important to create a balance between the needs of the mechanical part, the design, and the way it will be used. Once passed this stage, there’s to be provided a three-dimensional digital model, to make it possible to determine the feasibility of an object even before the producing. After then it moves on to prototyping, to be able to touch what we talked about, and if the product is convincing, functional and meets all expectations, we proceed with the actual manufacturing on a large scale.



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Ricerca materiali Il materiale giusto, una tecnologia viva

Materials research

Le cose buone sono fatte da tanti sapori, sapientemente mescolati tra loro. Quando pensate alla plastica, quindi, immaginatela come il risultato di una ricetta, più o meno complessa, che ha molecole e polimeri come ingredienti. Ricercare le combinazioni migliori e le prestazioni più elevate è una parte fondamentale di chi lavora e, insieme, innova. Perché anche chi produce plastica deve avere, in sé, il gusto della conoscenza, dell’esperienza (per prevedere combinazioni ed applicazioni) e della curiosità (per essere sempre rivolto alla ricerca risultati mai ipotizzati prima).

Good things are made from many flavors, expertly mixed together. When you think of plastic, then, imagine it as the result of a recipe, more or less complex, which ingredients are molecules and polymers. To search the best combinations and the highest performance is a key part of those who work and, together, innovates. Because even those who produce plastic must have, in itself, the taste of knowledge, of the experience (to predict combinations and applications) and of the curiosity (to always be directed to the search of results never assumed before).

The right material, an alive technology



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Realizzazione stampo Ideare un valore strategico

Mold creation

Avete mai giocato con le formine, al mare? Probabilmente, allora, sapete che per realizzare un bel castello non è importante soltanto che ci sia della buona sabbia, ma anche gli stampi fanno la loro parte. Lo stesso vale per la plastica: un buon prodotto non è fatto soltanto di polimeri, ma anche da uno stampo ben progettato. Grazie ad esso, infatti, non solo un oggetto prende vita, ma può essere modificato e perfezionato, nel tempo, intervenendo sullo stampo, con un consistente risparmio di risorse. Questo agire sullo stampo prende il nome di “cambio versione”. Ecco perché numero delle impronte da inserire, punto di iniezione, estrattori, zone di raffreddamento sono solo alcune degli aspetti da tenere in considerazione, per evitare di costruire castelli in aria.

Did you ever play with shapes at the sea? Well, probably you’ll know that to make a beautiful castle is not just important to have good sand, but that also molds do their part. It’s worth the same for plastics: a good product is not only made of polymers, but also by a mold well designed. Thanks to it, in fact, not only an object comes to life, but can be modified and perfected, by acting on the mold over time, with a considerable saving of resources. This act on the mold takes the name of “change release”. That’s why the number of prints to be inserted, the injection point, the extractors and the cooling zones are just some of the aspects to consider.

Devise a strategic value



Stampaggio ad iniezione Il polimero prende forma Il metodo ad iniezione è uno dei diversi processi di lavorazione delle materie plastiche, insieme a estrusione, calandratura e soffiaggio, che consentono di realizzare oggetti anche molto complessi senza rinunciare alla precisione dei dettagli. Lo stampaggio ad iniezione, come il nome stesso suggerisce, consiste nell’iniettare (come fosse crema in un bignè) il polimero fuso all’interno di uno stampo chiuso. Per compressione e raffreddamento la massa plastica assume la forma del suo contenitore che, una volta aperto, libera l’oggetto sagomato, rigido, pronto per le successive lavorazioni.

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Injection Molding The polymer takes shape The injection method is one of the various working processes of plastics materials, along with extrusion, calendaring and blow molding, which allow you to create complex objects without sacrificing accuracy of the details. The injection molding, as the name suggests, involves injecting (like cream in a puffs) of the polymer melt into a closed mold. For compression and cooling the plastic mass takes the shape of its container which, when opened, releases the object shaped, rigid, ready for further working.



Finitura e personalizzazione La plastica, come un camaleonte Sapreste distinguere un oggetto di plastica cromato da un oggetto metallico, senza toccarli? Probabilmente la risposta è no. Questo accade perché la plastica è mimetica, e sa assumere le sembianze e la consistenza di molti altri materiali. Grazie al trattamento galvanico, infatti, è possibile conferire ad uno stampato qualsiasi finitura, adattandolo a specifiche esigenze commerciali, ma anche a richieste estetiche e stilistiche del progettista che decide di ricorrere ad essa. Ma non è tutto, perché con i trattamenti di stampa serigrafica e tampografica, la plastica può diventare supporto per l’apposizione di grafica o marchi.

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Finishing and Customization The plastic, like a chameleon Can you distinguish a chromed plastic object from a chrome metal object, without touching them? Probably the answer is no. This happens because the plastic is mimetic, and it knows how to take the appearance and texture of many other materials. Due to the galvanic treatment, in fact, it is possible to give to a molded object any finish, adapting it to specific business needs, but also to aesthetic and styles demands of the designer who decides to use it. But that’s not all, because by screen printing and pad printing treatments, plastic can be used as a support for the application of graphics or trademarks.



Prove tecniche e certificazioni Documentare la qualità Sono tanti i metodi di collaudo ai quali un prodotto in plastica è sottoposto, da parte di personale qualificato, attrezzato con strumentazioni certificate. Queste procedure si aggiungono a quelle che le macchine di produzione già implementano, essendo regolate su parametri di tolleranza che, in caso di discrepanza, scartano automaticamente i pezzi difettosi. Questi controlli, insieme a quello estetico con sistema ottico elettronico eseguito prima della distribuzione, servono a verificare che ogni aspetto dei prodotti sia conforme al progetto. Il controllo umano aggiunge scrupolo al processo automatizzato.

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Technical testing and certification Documenting the quality There are many methods of testing in which a plastic product is subjected, by qualified staff equipped with certified equipments. These procedures are in addition to the ones that already implement the production machines, being settled up on tolerance parameters that, in case of discrepancy, automatically discard the defective parts. These controls, together with the aesthetic ones executed before the distribution by an optical electronic system, are used to ensure that every aspect of the product is consistent with the project. The human control adds care to the automated process.


Assemblaggio e confezionamento Finiti o semilavorati Alcuni articoli stampati necessitano di essere montati con altri componenti. L’assemblaggio può essere eseguito a mano o con un sistema meccanico. Una volta ottenuto il prodotto completo, si provvede al suo confezionamento che può consistere nell’insacchettamento, nel blisteraggio o nell’inscatolamento, a seconda delle specifiche del manufatto.

Assembly and packaging Finished or semi-finished Some molded articles need to be assembled with other components. Such assembly can be hand made or done with a mechanical system. Once you have the complete product, you choose the packaging, which may consist in bagging, in blistering or in boxing. It depends on the specifications of the product.


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Imballaggio e spedizione Il prodotto è servito

Packing and shipping

Anche nello spedire un prodotto ci si prende cura di esso. Innanzitutto assicurandosi che l’imballaggio sia tale da garantire sicurezza durante il trasporto e resistenza ad eventuali urti. Inoltre, tutti i manufatti in spedizione vanno stoccati in maniera ordinata e gestiti secondo criteri di urgenza e priorità . Ordine e precisione si rivelano determinanti quando si gestiscono invii destinati a raggiungere ogni parte del mondo.

Even when shipping a product we take care of it. First, making sure that the packaging ensures safety during transport, and resistance to any shock. In addition, all manufactured products in shipment must be stored orderly and managed in terms of urgency and priority. Order and precision are decisive when handling deliveries dispatched to reach every part of the world.

The product is served




Testimonianze Testimonials

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MARINO VICARI

Amministratore delegato di Vifra S.r.l.

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In che modo Marino Vicari ha conosciuto la plastica, e che cosa è successo dopo?

Ho conosciuto la plastica strada facendo, proseguendo il lavoro di mio padre, che iniziò con una piccola pressa Negri e Bossi, per differenziarsi dalla routine dei lavori di zona come la pulitura del pentolame e lucidatura. È stata la sua estrosità e lungimiranza che lo ha portato a scegliere il mondo dello stampaggio della plastica e pian piano la conoscenza sempre più profonda di questo speciale materiale mi ha entusiasmato e tutt’ora mi entusiasma.

La storia del marchio Vifra è legata ad un territorio. Quale rapporto c’è tra l’Azienda e Invorio, il piccolo centro nel quale ha sede?

Un grande rapporto… sono nato qui. Invorio è molto importante, è dentro di me, con i suoi luoghi e la sua gente. È un legame che si fortifica giorno dopo giorno, per il mio lavoro giro molto il mondo, ma la voglia di tornare “al Campanile” è sempre molto forte. Non nego che più volte si è presentata la possibilità di trasferire la ditta all’estero, ma non ho voluto: il legame con il mio territorio è fortissimo, e credo molto in ciò che sto facendo qui. Detto questo devo anche dire che all’estero guardiamo, ma come vetrina per il nostro prodotto. Partecipiamo a molte Fiere internazionali come Dubai, Mosca, Arabia Saudita, Libia, solo per citarne alcune e sono costantemente all’estero dai clienti a trovarli, fidelizzarli e mostrare nuove proposte. Ho sempre voluto unire l’utile al dilettevole: la passione del lavoro con il piacere del viaggio, un modo per conosce culture nuove e intrecciare nuovi rapporti oltre a conoscere nuovi mercati. Non solo, questo viaggiare mi arricchisce personalmente e lavorativamente e mi da l’opportunità di sviluppare nuove soluzioni di prodotto.

La plastica è tanto versatile da resistere a temperature, deformazioni e urti. Può resistere anche alla crisi economica?

Può resistere alla crisi se oggi chi fa impresa crede ad un cambiamento. Molti oggetti della quotidianità sono stati reinterpretati in chiave “plastica” e molti ancora possono essere realizzati per diversi impieghi, riducendone il costo! Per esempio, stiamo producendo una ghiera per rubinetti che fino a poco tempo fa era realizzata unicamente in ottone. Abbiamo ridotto il costo del materiale con un rapporto di 1 a 3, innovando un prodotto che preserva tutte le caratteristiche di tenuta e solidità che ha l’ottone. Questo è resistere alla crisi.



Bisogna svecchiare la mentalità delle rubinetterie, chiuse ancora intorno ai materiali passati. La plastica è economica, versatile e modellabile nelle più disperate forme. Ai giorni nostri si sta evolvendo a ritmi vertiginosi. Basti pensare alle nuove bioplastiche, atossiche, solubili, persino commestibili. Il potenziale della plastica è infinito e non smetto mai di imparare e di trovarne nuovi usi. Credo fortemente ad un cambiamento, ad un’apertura mentale all’utilizzo della plastica favorendo la ricrescita dell’economia, ottimizzando i costi ed investendo su un materiale in continuo sviluppo.

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In un periodo storico come quello attuale è ancora possibile parlare di progresso?

Oggi è doveroso parlare di benessere, non di progresso. Il progresso è solo uno degli aspetti del benessere. Il progresso, ad esempio, è legato al fare, a ciò che le aziende producono. Il benessere, avendo in sé i concetti di felicità, qualità della vita, rispetto dell’ambiente, è fondato anche sul “rifare”. Atto che vede nel riuso dei materiali, nel riciclo e nella riduzione degli sprechi un atteggiamento moderno e realmente proteso verso un futuro sostenibile. Dobbiamo aver bene in mente che possiamo e dobbiamo veramente salvaguardare il nostro pianeta anche con l’utilizzo della plastica, un utilizzo corretto e consapevole. Questo pensiero l’ho trasmesso in Vifra, condiviso con i dipendenti, applicato nella produzione. Produrre plastica non mi fa sentire in difetto con l’ambiente, il rigore e l’ordine con il quale viene gestita l’azienda e i reparti è un nostro punto cardine e attivo nel rispetto dell’ambiente. Nel corso di questi anni abbiamo voluto rafforzare questo concetto anche nei più giovani, aprendo la nostra ditta alle scuole. Abbiamo iniziato invitando le classi della scuola media di Invorio, con un progetto che è stato accolto con interesse, e a seguire con le scuole superiori di Novara. I ragazzi sono il futuro e mostrare loro la trasformazione del granulo in prodotto arrivando fino al processo di riciclo, aiuta a sensibilizzare e a creare le basi per una generazione, ormai sempre più dipendente dalla plastica, a una nuova ricerca del benessere e del progresso.

Benessere e progresso, una teoria interessante. Molti paesi, all’estero, stanno già modificando i propri assetti politici ed economici per andare in questa direzione. Si può dire lo stesso dell’Italia? È possibile progredire?

Produrre, oggi, in Italia, significa avere coraggio. Ecco perché è una sfida che possono permettersi di affrontare solo gli imprenditori che sanno di avere le idee chiare e che si sentono decisi a proseguire su una strada fatta di investimenti e innovazioni - fatte sempre e nonostante tutto - così da essere sempre competitivi, ottimizzando sprechi e costi. Bisogna credere in ciò che si fa, poiché il mercato, specialmente quello attuale, non fa sconti. Si muove velocemente, e stargli al passo richiede un sacrificio enorme e che, pure, è una piacevole sfida per chi, realmente, ama il proprio lavoro. VIFRA crede nel grande potenziale che può offrire il settore dello stampaggio investendo nello sviluppo del suo know-how e nelle più moderne tecnologie.


Nel 2009 abbiamo rinnovato la catena produttiva con un impianto di trasporto e deumidificazione automatico capace di convogliare la materia prima dai silos alle postazioni di stampaggio senza dispersione di materiale e riducendo del 40% i consumi energetici. Un solo investimento che ha portato maggiori risparmi, più ordine ed efficienza nella produzione, e un effetto secondario di non trascurabile rilevanza: minore carico di lavoro fisico per gli addetti e maggior controllo su ogni fase del processo. Un altro investimento, avvenuto nel 2012, sono state le macchine da stampaggio elettriche che riducono l’inquinamento acustico ed elettrico favorendo la tecnica produttiva. E quando non è al lavoro cosa fa, come si rilassa Marino Vicari?

(sorride) Una bella domanda questa. Sono sempre al lavoro, mi è veramente difficile staccare ma quando riesco, costretto o per volontà mia, mi piace andare a vedere le partite di basket, avendo giocato in gioventù ed oggi sponsorizzando come Vifra una squadra locale; stare con la famiglia, visitare luoghi e mostre o allestirne una come per “Transiti” avvenuta nei vecchi stabilimenti Vifra o l’evento avvenuto alla galleria Eventinove dedicato al Trash Design. Un’altra cosa che amo veramente e che non posso fare a meno è camminare; camminare per la mia Invorio in primis!


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How did Marino Vicari meet the plastic, and what happened next?

I met the plastic a long time ago, continuing the work of my father, who started with a small Negri e Bossi press, to differentiate from the local work routine such as cleaning of the cookware and polishing. It was his flair and vision that made him choose the world of plastic molding and slowly the ever deeper knowledge of this special material has impressed me and even now it excites me.

The history of the brand Vifra is linked to a territory. What is the relationship between the Company and Invorio, the small town where it’s located?

A great relationship... I was born there. Invorio is very important, it is inside of me, with its places and its people. It is a bond that grows stronger day after day. About my job, I’ m often around the world, but the desire to get back to basics is very strong inside myself. I don’t deny that many times the option to transfer the company abroad was presented to me, but I didn’t want to, the relationship with my territory is very strong, and I really believe in what I’m doing here. Apart from that, I’ve to say that we also look abroad, but as a showcase for our products. We join many international trade fairs such as Dubai, Moscow, Saudi Arabia, Libya, just to mention some and I’m constantly abroad to visit customers, build loyalty and show new proposals. I always wanted to join business with pleasure: the passion for work with the pleasure of the journey like a way to learn about new cultures and weave new relationships in addition to learn about new markets. Not only, this travel enriches myself and my work-wise and gives me the opportunity to develop new product solutions.

Plastic is so versatile that it resist temperatures, deformation and shocks. Can it also resist to the economic crisis?

Plastic can resist to the today’s crisis if those who do business believes in a change. Many everyday objects have been revisited in a “plastic” way and many more can be made for different uses, reducing the cost! For example, we are producing a nut for taps which until recently was exclusively made of brass. We have reduced the cost of the material with a ratio of 1 to 3, innovating a product that preserves all the features of tightness and solidity which has the brass. This is called resisting the crisis. We must modernize the mentality of the factories taps, still closed around the old materials. The plastic is cheap, versatile and moldable in the most desperate shapes, nowadays is evolving by leaps and bounds, just think about the new bio-plastics, non-toxic, soluble, even edible. The plastic potential is endless and I never stop learning and finding new usages. I strongly believe to a change, to a broadmindedness to use plastic, encouraging the regrowth of economy, optimizing costs and investing on a continuous material development.


During a period like this present one, is it still possible to speak about progress?

Today it is only right to talk about welfare, not progress. Progress is only one aspect of well-being. The progress, for example, is linked to do, what companies produce. The welfare, having in itself the concepts of happiness, quality of life, respect for the environment, it is also founded on the “remake”. Which sees in the reuse of materials, recycling, and waste reduction a modern attitude that is really stretched out towards a sustainable future. We must have in mind that we can and should really safeguard our planet even with the use of plastic, a correct and conscious usage. I forwarded this thought into Vifra, sharing it with our employees, applied it in the production. Producing plastic doesn’t make me feel at fault with the environment, the strictness and the order, in which the company and departments are managed, is our key point active in environmental protection. During these years, we wanted to strengthen this concept even in the youngest, opening our firm to the schools. We started by inviting the Middle Schools of Invorio, with a project that has been received with interest, making a follow-up with the High Schools of Novara. The students are the future and by showing them the transformation process from the granule until the recycling, we helped to raise awareness and create the groundwork for a generation, now more and more dependent on the plastic, to a new research for wellness and progress.

Welfare and progress, an interesting theory. Many foreign countries, are already changing their political and economic structures to go in that direction. Can you say the same about Italy? Shall it be possible to make progress?

Producing today, in Italy, means that you must have courage. That’s why it is a challenge that can face up only the entrepreneurs who know to have clear ideas and who feel determined to continue on a way made of investment and innovation - ever made despite all in order to remain competitive, optimizing waste and costs. We must believe in what one does, as the market, especially the current one, makes no discounts. It moves quickly, and to keep up with it requires a huge sacrifice, but it’s also a nice challenge for those who really loves his job too. VIFRA believes in the great potential that the molding industry can offer by investing in the development of its know-how and in the latest technology. In 2009, we renewed the supply chain with an automatic dehumidification conveyor system capable of conveying the raw material from the silos to the molding stations without loss of material and reducing energy consumption by 40%. A single investment that has brought more savings, more order and efficiency in production, and a non-negligible important secondary effect: minor physical workload for employees and much more control of every stage of the process. Another investment, which took place in 2012, were the electric molding machines that reduce noise and environmental pollution favoring the production technique.

And when he doesn’t work, what’s he doing, how do Marino Vicari relaxes himself?

(smiling) This is a good question. I’m always at work, it’s really hard to disconnect from work, but when I can, constrained or by my own will, I like to go watching basketball games, having played in my youth and now sponsoring a local team. I also like to stay with my family, visiting places and exhibitions or set up one as for “Transiti”, that took place in old Vifra’s warehouses or another event that happened at the gallery “Eventinove” dedicated to “Trash Design”. Another thing that I really love and I just can’t do without it, is to walk; walk down my Invorio in the first!


FRANCESCA SETTIMI Designer

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Francesca Settimi, architetto e designer, ha firmato la linea di prodotti Lettering, un organizer per lo spazio doccia che riprende le forme di alcune lettere dell’alfabeto latino, appositamente riprogettate. A lei chiediamo, innanzitutto, perché in plastica? Quali i vantaggi riscontrati?

Credo che il vantaggio principale del lavorare la plastica stia nella adattabilità e nella versatilità che contraddistinguono le materie plastiche che, almeno in parte, ancora incarnano i valori e i miti dell’epoca moderna. Caratteristiche, queste, che si trovano condensate e riassunte nell’etimologia della parola “plastica”, deriva dal verbo greco “plasso”: “plasmare”, “formare”, “modellare”. È interessante che, fin dalla scelta del nome di questa nuova creatura, si sia voluto allude alla caratteristica peculiare dei polimeri sintetici: il subire deformazioni permanenti e poter essere “messi-in-forma” attraverso la modellazione.

La plastica, a distanza di decenni dalla sua invenzione, non è più solo materiale tecnico o di produzione. Ha lasciato segni indelebili nel design industriale. Quali oggetti o designer ritieni abbiano segnato maggiormente la storia?

Ce ne sono un’infinità, proprio per il fatto che, essendo un materiale così versatile, è stato impiegato in ogni settore; basti pensare agli oggetti che ognuno di noi ha a casa, in ufficio, nelle automobili... Basti citare oggetti di design nati a partire dagli anni ‘60, divenuti parte della nostra Storia, come il mitico telefono “Grillo” (disegnato da Marco Zanuso e Richard Sapper per Siemens nel 1967), la radio richiudibile disegnata nel 1965 per Brionvega (ancora una volta dalla coppia Zanuso/Sapper), il prototipo Panton Chair in Luran®S e i più contemporanei THE KETTLE (un bollitore realizzato con il materiale plastico tecnico Ultrason® di BASF) e l’innovativa sedia a sbalzo MYTO creata da Konstantin Grcic nel 2008. E l’elenco potrebbe continuare…

Non è solo il materiale degli utensili, degli oggetti, delle “cose”. La plastica è stata utilizzata anche per realizzare opere d’Arte. Quali possibilità espressive offre?

Rispondo con le parole di Roland Barthes, critico letterario, saggista, ed esperto di semiotica. Alla fine del Novecento scriveva, a proposito della plastica, che è cosa “alchemica”, che trasforma la materia in “oggetto perfetto”, quasi “umano”: «Più che una sostanza è l’idea stessa della sua infinita trasformazione, è, come dice il suo nome volgare, l’ubiquità resa visibile; e proprio in questo essa è una materia miracolosa: il miracolo è sempre una conversione brusca della natura. La plastica resta tutta impregnata in questa scossa: più che un oggetto essa è traccia di un movimento».


Le materie plastiche quindi rappresentano per il designer, proprio come per il costruttore, una fonte di maggiore libertà di progettazione. E il rapporto con l’ambiente? Poter produrre di più significa inquinare di più?

Malgrado le convinzioni comuni, la plastica ha un ruolo assai importante nell’ambito della salvaguardia delle risorse naturali, perché consente di risparmiare una quantità di materie prime fossili superiore a quella necessaria per la sua produzione. Vifra, azienda molto attenta all’ecologia e alla salvaguardia dell’ambiente. Insieme all’azienda, ad esempio, si è scelto di realizzare Lettering adoperando l’ABS (Acrilonitrile Butadiene Stirene): una delle più pregiate mescolanze tra una resina e un elastomero, da cui derivano le ottime proprietà tecniche che lo caratterizzano. È infatti un materiale rigido e tenace anche a basse temperature, molto duro, resistente alle scalfitture, con elevata resistenza all’urto, e viene principalmente impiegato per la produzione di imballaggi, componenti per l’industria automobilistica, mobili, giocattoli, vernici e gusci o coperture per casalinghi e articoli elettronici di largo consumo. Ma non solo. Come dicevo prima, il materiale è facilmente riciclabile. E molte grandi società produttrici di ABS e di apparecchiature elettriche ed elettroniche sono coinvolte in programmi di riciclo di questo polimero, ad esempio nel campo della telefonia, dove l’ABS dei prodotti obsoleti è riciclato e adoperato per la realizzazione di nuovi modelli. Lo stesso accade per i computer, i televisori, e altri oggetti iper-tecnologici…


Francesca Settimi, architect and designer, has signed a product line called “Lettering”, an organizer for the shower area that takes the shapes of some letters of the Latin alphabet, specially redesigned. First we ask her: why are they produced in plastic? What kind of advantages did you see?

I think that the main advantage to work the plastic is the adaptability and versatility that distinguish plastic materials that, at least in part, still embody the values and myths of the modern era. These are characteristics that are condensed and summarized in the etymology of the word “plastic” derives from the greek word “Plasso”, “to mold”, “to form”, “to shape”. It is interesting that, since the choice of the name of this new creature, it wanted to allude to the peculiar characteristic of synthetic polymers: go to permanent deformation and can be “made-in-shape” through modelling.

Plastic, decades after its invention, isn’t only technical or production material. It left indelible marks in industrial design. Which objects or designers do you think have marked more history?

Their number is infinite, just for the fact that, being such a versatile material, it was used in each sector; just think about items that everyone has at home, in the office, in the cars... It’s enough to cite design objects born since the 60’s, they became part of our history, such as the mythical phone “Grillo” (designed by Marco Zanuso and Richard Sapper for Siemens in 1967), the reclosable radio designed in 1965 for Briovega (once again by the couple Zanuso/ Sapper), the prototype Panton Chair Luran®S and more contemporary THE KETTLE (a kettle made by engineering plastic Ultrason® from BASF) and the innovative MYTO cantilever chair designed by Konstantin Grcic in 2008. And the list goes on ...

It’s not only a material used for tools, for objects, for “things”. The plastic was also used to create artworks. What expressive possibilities does it offer?

I answer with the words of Roland Barthes, literary critic, essayist, and an expert in semiotics. At the end of the twentieth century he wrote about plastic, such as an “alchemical” thing, which transforms matter into “perfect objects” almost “human”: «So, more than a substance, plastic is the very idea of its infinite transformation; as its everyday name indicates, it is ubiquity made visible. And so it is, in fact: a miraculous substance: a miracle is always a sudden transformation of nature. Plastic remains impregnated throughout with this wonder: it is less a thing than the trace of a movement».

The plastic materials represent for the designer, just as for the builder, a source of greater freedom of designing. And the relationship with the environment? Being able to produce more does it mean also produce more pollution?

Despite common belief, plastic has a very important role within the conservation of natural resources, because it saves a lot of fossil raw materials than otherwise would have been required for its production. Together with Vifra, a company that’s very attentive to ecology and environmental protection, for example, we have chosen to realize “Lettering” employing ABS (Acrylonitrile Butadiene Styrene): one of the finest mixtures of a resin and an elastomer, resulting in the excellent technical properties that characterize it. It is in fact a rigid and tough material at low temperatures, very strong, resistant to scratches, with an high impact for resistance, and it is mainly used for the production of packaging, for the automotive components, furniture, toys, paint and shells or covers for household items and consumer electronics. But not so only. As I said before, this material is easily recyclable. And many major companies producing ABS and electrical and electronic equipment are involved in recycling programs of this polymer, for example in the field of telephony, where the ABS of obsolete products is recycled and used for the construction of new models. The same happens for computers, televisions, and other hyper-technological objects.

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CAROLA PASQUINO Trash designer

Hai scelto di definirti in un modo molto particolare, avvicinando il concetto di design a quello di… spazzatura. Che cos’è il Trash Design?

Ho voluto associare la parola trash alla parola design in modo provocatorio in occasione dell’allestimento progettato per Vifra per il Fuorisalone del Mobile di Milano. Questo evento aveva un respiro internazionale e la scenografia che vestiva i contenuti ed i prodotti esposti era molto importante. L’azzardo linguistico in questo caso era parte integrante della scenografia. Fatta questa premessa è importante capire che la progettazione su cui si basano le mie consulenze creative si rivolge ai materiali che si accumulano nei magazzini delle aziende; giacenze di vario genere che devono essere smaltite con costi, spesso, elevati... il trash. Il mio intervento, che definisco di creatività sostenibile, mira a evitare lo smaltimento e a dare nuova vita ai materiali per re-immetterli sul mercato con un nuovo e più alto valore eticoeconomico... il design.

Arte, ma anche sostenibilità. Hai dimostrato che è possibile fare di ciò che è considerato scarto un gioiello: in che modo e, soprattutto, perché?

Non ho la presunzione di fare Arte, ma sicuramente il mio stile di vita, il pensiero creativo e l’approccio ad ogni singolo progetto abbracciano il concetto di sostenibilità. I “gioielli” realizzati con l’utilizzo degli scarti plastici di Vifra sono nati per festeggiare i cento anni dalla nascita del Movimento Futurista. Arte, Architettura e Moda sono state travolte da questo Movimento, c’è stata una rottura con il passato e, al tempo stesso, una grandissima energia per conoscere e costruire il futuro. Mi sono semplicemente chiesta cosa oggi è futuribile, e la risposta è stata altrettanto semplice: futuribile è tutelare l’ambiente in cui viviamo, minimizzare gli sprechi, sfruttare la creatività per ri-utilizzare ciò che la “fabbrica”, tanto amata dai Futuristi, oggi produce come scarto. Così, le geometrie degli elementi plastici mi hanno ispirata, come fossero pietre dure e preziose. Da questa sensazione è nata l’idea di creare collane e pendenti da indossare. Oggetti moderni il cui valore intrinseco è enfatizzato dalla persona che li indossa, perché quella persona ha compreso ed abbracciato lo spirito del progetto.


Quali caratteristiche rendono la plastica adatta allo scopo di creare un gioiello?

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Nell’esperienza legata alla mia collaborazione con Vifra, la plastica utilizzata proviene dal settore della cosmesi, della profumeria e della rubinetteria. Questo tipo di plastica si presta alla composizione di un “gioiello” perché ha forme semplici, grandezze variabili, e soprattutto perché è in buona parte già forata. Quest’ultimo aspetto è fondamentale per l’assemblaggio degli oggetti, perché ho potuto usare i singoli pezzi “puri”, esattamente come la macchina li ha rilasciati, senza dover intervenire con altri strumenti o collanti. Gli anelli, i coni, i quadrati, le piccole minuterie si plasmano nelle mie mani con incastri ed elementi tessili annodati. La rigidità della plastica e la brillantezza delle cromature sono smorzate dai tessuti di seta, cotone e lana. Il felice mix di fashion design, ispirazione futurista e tema ambientale danno vita ad oggetti stravaganti, ma comunque raffinati, dotati di una creatività sostenibile che, come già detto, è il motore di tutto il progetto e più in generale della mia attività di designer-artigiano.


You choose to define yourself in a very particular way, bringing the concept of design near to... garbage. What is the Trash Design?

I wanted to associate the words “trash” and “design” in a provocative way during an event projected for Vifra at The “Fuorisalone del Mobile” in Milan. This event had an international flavor and scenery that wore the contents and the products displayed was very important. The gambling language in this case was an integral part of the scenery. Stated that it’s important to understand that the planning about my creative consultancy are basically aimed at materials that accumulate in the warehouses of the companies; stocks of various kinds that have to be disposed of with costs, often high... the “trash”. My contribution, which I define sustainable creativity, aims to prevent the disposal and to give new life to materials for re-placing them on the market with a new and higher ethical-economic value... design.

Art, but also sustainability. You have shown that it’s possible to change what is considered a waste in a jewel: how do you do that, and most importantly, why?

I don’t presume to make art, but surely my life style, my creative thinking and approach to each individual project embrace the concept of sustainability. The “jewels” created using Vifra’s plastic waste were produced to celebrate the centenary of the birth of the Futurist movement. Art, Architecture and Fashion have been run over by this movement, there was a break with the past and, at the same time, a great energy to meet and build the future. I simply wondered about today’s futuristic, and the answer was equally simple: futuristic is to protect the environment in which we live, minimize waste, take advantage of the creativity to re-use what the “factory”, so beloved by the Futurists, now produces as a waste product. Thus, the plastic geometry of elements have inspired me, like they were precious and semiprecious stones. From this feeling came the idea to create necklaces and pendants to wear. Modern objects whose the intrinsic value is emphasized by the person wearing them, because that person has understood and embraced the spirit of the project.

What features make the plastic suitable for the purpose to create jewelry?

In experience related to my collaboration with Vifra, the plastic materials employed come from cosmetics, perfumery and taps area. This type of plastic is suitable for the composition of a “jewel” because it has simple shapes, variable sizes and especially because it is already drilled. This latter aspect is crucial for the assembly of objects, because I could use the individual pieces as “pure”, just as the machine released them without having to take action with other tools or adhesives. The rings, cones, squares, small parts are molded in my hands and jointed with tied textile elements. The stiffness of the plastic and the brilliance of chrome are muffled by the silk, cotton and wool fabrics. The happy mix of fashion design, futuristic aspiration and the environmental theme give rise to extravagant items, but refined, with a sustainable creativity that, as already mentioned, is the engine of the entire project and more generally of my career as a craftsmandesigner.


ORNELLA SERAMONDI Insegnante

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Professoressa, ha organizzato una giornata studio e ha portato i suoi studenti di alcune classi della Scuola Media “Guido Petter” di Invorio a visitare il reparto produzione di un’azienda che produce plastica. Perché?

Molto spesso i bambini vivono in un mondo di cose, senza sapere da dove arrivino e quanta storia ci sia in esse. Ecco perché ho pensato che potesse essere un’esperienza importante far scoprire loro come nasce una doccetta, un flacone, un portapenne. Abbiamo scelto Vifra perché è un’azienda vicina. Per aiutarli a capire che le cose accadono anche nel luogo in cui viviamo, a pochi passi da casa. Non solo alla televisione, o in paesi lontani.

Ha affrontato anche temi complicati, come quello dell’ecologia?

Sono stati i ragazzi a sollevare la questione, chiedendo se la plastica fosse un materiale inquinante. Ma è bastato spiegare da dove proviene e come è possibile riciclarla e lavorarla in modo da ottimizzare gli sprechi per far capire loro che, se gestita bene, la plastica può essere molto amica della natura. Adesso sanno che è un materiale chimico, ma sanno anche che, se gestito con intelligenza, non reca danno all’ambiente.

La cosa che ha maggiormente colpito i suoi alunni e lei?

Ai giovani è piaciuto l’impianto. Sono rimasti colpiti dai granuli di plastica, dai tubi argentati, dai suoni. Ma anche della trasformazione della materia, il suo prendere forma. A me è piaciuto poter insegnare sul posto, con l’aiuto di chi lavora nel settore. È stata un’esperienza nuova e profonda, che ha ampliato l’esperienza che abbiamo del quotidiano.


As a teacher from the Middle School “Istituto Comprensivo Altovergante” of Invorio, you organized a study day and brought your students to visit the production department of a plastic manufacture company. Why?

Very often children live in a world of things, without knowing where they come from and how much history there is in them. That’s why I thought it might be an important experience to help them discover how a spray, a bottle, a pen holder is born. We chose Vifra because it is a neighboring company. To help them understand that things happen even in the place where we live, just a few steps from home. Not only on television, or in far countries.

Did you also dealt with complex issues, such as ecology?

Students have raised the issue, asking if the plastic was a polluting material. But it was enough to explain where it comes from and how is possible recycle it and work it in order to optimize the waste to make them understand that, if handled well, the plastic can be a good friend of nature. Now they know that it is a chemical material, but they also know that, if managed intelligently, it does’t harm the environment.

What impressed you and your students the most?

My students liked the system. They were impressed by the plastic granules, by silver tubes, by sounds. But also by the transformation process, its taking shape. I liked being able to teach on the stage, with the help of those who work in the industry. It was a new and deeply experience, which has expanded the experience we have of everyday life.


ALESSANE WADE

La prima dipendente di Vifra S.r.l.

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Alessane, in oltre 25 anni di lavoro ha avuto modo di conoscere ogni aspetto della produzione della plastica, vedendone le numerose applicazioni in disparati settori dell’industria. La prima domanda, forse anche la più scontata per chi si occupa di qualità, è doverosa: quali parametri vanno tenuti in considerazione per valutare la qualità della plastica?

Bisogna considerare tante caratteristiche per poter dire che un certo tipo di plastica è di qualità. Ad esempio, un pezzo stampato deve mantenere misure e tolleranze come da progetto e non deve avere bave e risucchi. Detto questo, bisogna anche conoscere ed adoperare il materiale adatto allo stampo che si vuole ottenere. Cosa molto importante è il rispettare parametri precisi in tutte le fasi del ciclo produttivo (tempo di chiusura e raffreddamento dello stampo) per evitare deformazioni. Per questo motivo, oltre ad adoperare materia prima di qualità è necessario essere esperti nel lavorarla. Solo così si ottengono prodotti ben fatti.

Lavorare con la plastica è come conoscere tanti membri di una grande famiglia che, ogni giorno, accoglie in sé nuovi nomi e nuove proprietà. Tra così tante tipologie di plastica, ce n’è una che l’ha particolarmente colpita?

Mi piace molto l’ABS, un materiale che richiede tanta attenzione in fase di produzione ma che ti ripaga con una straordinaria resa visiva una volta applicate le finiture di cromatura o di verniciatura. Un altro materiale interessante è il Polipropilene, che a differenza dell’ABS, non può essere cromato, ma la presenza di fibre di vetro nella sua composizione lo rende lucido e molto resistente. Preferisco però l’ABS per il suo caratteristico... profumo.

Ha parlato di profumo. Allora chiudiamo questa intervista con una piccola curiosità da sommelier della plastica: è vero che lei è in grado di riconoscere dagli odori le varie tipologie di plastica?

È vero, sì! Me ne basta un pezzo ed un accendino! Bruciacchio un pezzettino di plastica e, dalle delicate sfumature del profumo che emana, riesco a capire di che materiale si tratta. Ogni plastica, infatti, ha il suo odore caratteristico, e lo emana anche solo riscaldandola. In azienda mi basta entrare nel reparto produzione e annusare l’aria, per capire quale materiale si sta lavorando sulle macchine.


Alessane, in more than 25 years of work you have got the possibility to know every aspect of the production of plastics, seeing numerous applications in wide variety industries. The first question, perhaps the most obvious for anyone involved in plastic, is a must: which parameters must be taken into consideration when assessing quality of the plastic?

You’ve to consider many features to be able to certify high quality of a certain type of plastic. For example, a molded part must maintain sizes and tolerances as designed by the original project and should not have burrs and sink marks. Than, one must also know and use the right material to the mold that you want to achieve. It’s very important to respect the defined parameters at all stages of the production cycle (closing time and mold cooling time) to prevent deformations. For this reason, in addition of using high quality raw material it’s necessary to be an expert to work it out. Thats the only way to get well-made products.

Working with plastic is like knowing many members of a large family who, every day, receive new names and new properties. Among so many types of plastic, there is one that particularly fascinated you?

I really like the ABS, a material that requires a lot of attention in the production process but it repays you with an amazing visual quality when chrome plating or painting finishes are applied. Another interesting material is polypropylene, which contrary to ABS, can not be chrome plated, but the presence of fiber glass in its composition makes it shiny and very durable. However, I prefer the ABS for its distinctive... fragrance.

You talked about perfume. Well, let’s finish this interview with a little curiosity about a plastic sommelier: it is true that you are able to recognize by the smells all different types of plastic?

Yes, It is true! I just need a piece and a lighter! Just burning a little piece of plastic, by the delicate shades of the perfume that emanates, I can understand what kind of material it is. Each plastic, in fact, has its own characteristic smell, and gives it off only by heating it. In the factory I simply enter in the production department and sniff the air to understand what material is in production on the machines.

Alessane Wade is he first employee of Vifra srl


ASILO BIANCO

Associazione culturale Armeno

A cosa pensi?

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È la mia domanda preferita, in assoluto, e vista la libertà concessami nello scrivere, vorrei partire proprio da qui. Il primo pensiero che mi viene in mente per riassumere la “visita guidata” con Concetta in VIFRA è: capacità di rinnovarsi, di cambiare aspetto, di diventare altro. La riflessione nasce dal racconto della storia dell’Azienda, che negli anni, ha saputo diversificare la propria produzione a seconda delle esigenze del mercato, non fossilizzandosi ma diventando fluida, flessibile, plastica, per usare un termine a loro familiare. Poi ho pensato all’arte, de-formazione professionale acuta, per due motivi. Il primo è il materiale, la plastica, che non ha cambiato solo gli oggetti del quotidiano ma, a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, è diventato uno dei medium più diffuso tra gli artisti che volevano sconvolgere, stravolgere, chi pensava che l’arte potesse essere solo pittura ad olio e scultura in marmo. Sto pensando a Dadamaino che, nella serie Volumi a moduli sfasati del 1960, per rendere l’idea del volume ha forato a mano, con una fustella, i fogli di plastica all’epoca più vicini al concetto di trasparenza, quelli che si usano per non fare schizzare l’acqua della doccia, modificando in modo sostanziale il concetto di spazio. Il secondo motivo invece è proprio il trasformismo di cui accennavo sopra, che è attribuibile tanto al materiale plastico quanto al concetto di arte, specialmente di arte contemporanea. Il fascino di creare mondi fantastici, di dare nuova vita a materiali comuni, è prerogativa, ci si augura, degli artisti. E se dovessi pensare a un’artista che nel suo lavoro affascina e seduce con la plastica penserei a Enrica Borghi, e le ragioni sarebbero molte. Sicuramente perché è stata tra le prime a riflettere sui concetti di trasformazione, di valore dello scarto, di recupero. Perché l’ho vista tenere tra le mani innocue meduse dai colori che, benché chimici, competono con quelli della Natura. Perché ho assistito al momento in cui le sue mani muovendosi veloci, sapienti, creano dal nulla, anzi per essere precisa dovrei dire dalla plastica, opere d’arte, di design. Momento epifanico, in cui si svelano le potenzialità di un oggetto, di un materiale, che l’alchimista solo sa tradurre in pensiero plastico.



What are you thinking about?

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That’s my favorite question ever, and having regard to the freedom granted to me in writing, I would like to start from here. The first thought that comes to my mind to summarize the “guided tour” with Concetta in VIFRA is: the ability to innovate, to change appearance, to become other. The reflection comes from the story that tells the history of the company, that over the years has been able to diversify their production according to the needs of the market, without fossilizing itself, but becoming fluid, flexible, plastic, using a familiar term to them. Then I thought about the art, an acute professional distortion, for two reasons. The first is the material, plastic, which hasn’t just changed the everyday objects but, starting in the fifties and sixties of the twentieth century, became one of the most popular medium among artists who wanted to upset, distort, those who thought that art could be only oil painting and sculpture in marble. I’m thinking about Dadamaino, that in “Volumi a moduli sfasati del 1960”, gave an idea of the volume he had drilled, by hand with a cutting die, plastic sheets at that time closest to the concept of transparency, those that are used for not spray water in the shower, changing substantially the concept of space. The second reason is instead exactly the transformation I mentioned above, which is attributable to both the plastic material and the concept of art, especially contemporary art. The charm to create fantasy worlds, to give new life to common materials, it is the prerogative, hopely, of the artists. And if I should think about an artist who in her work fascinates and seduces with the plastic I would like to think to Enrica Borghi, and the reasons would be many. Surely because she was among the first to reflect on the concepts of transformation, value of the scrap and recovery. Because I saw her holding in her hands harmless jellyfish with colors, that although chemical, compete with those of nature. Because I witnessed the moment when her hands moving fast, skilful, create from nothing, but to be precise I should say from the plastic, artworks design. Epiphanous moment, which reveal the potential of an object, of a material, that only alchemist knows how to translate thought into plastic.



Ringraziamenti Vifra è grata all’architetto Silvana Mastrolia per aver realizzato il logo Vifra contrassegnando così l’identità dell’azienda. La commercialista Armanda Moroni, insieme a Mauro Salati, che ci sono stati vicini con pazienza e fiducia e che hanno seguito Vifra per oltre 30 anni. Il dott. Paolo Guidetti che ci accompagnerà per i prossimi anni. L’amico Giordano Aries per la sua simpatia, la preziosa collaborazione ed esperienza di stampista. Ringraziamo tutti i professionisti che hanno contribuito allo sviluppo dell’azienda, architetti, geometri, ingegneri, avvocati, designer. L’ Unione Artigiani nelle persone di Luigi Cavallari, Romina Castoldi, Mara Dal Checco e Andrea Favergiotti coadiuvanti nella preparazione delle paghe.

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L’Associazione Industriali di Novara, Giovanni Rossitti e Mariella Enoc per essere stati presenti all’inaugurazione della sede di via Barro, insieme a tanti amici e collaboratori.

Si ringraziano Fulvio Julita e Tineke Everaarts per aver contribuito in questi anni al supporto alla comunicazione e all’immagine di Vifra. Un grazie a Federico di Leva e Enrico Arfero.

Ornella Guidetti, che ci segue per tutta la parte assicurativa.

Vifra ringrazia tutti i dipendenti che negli anni hanno prestato la loro preziosa opera. Le amministrazioni che si sono susseguite con l’impagabile dedizione: la precisione di Anna Valsesia, la determinazione Clara Pontisso e la preparazione di Rossana Pruscini. Un grazie speciale a tutti i collaboratori presenti: Andolina Stefania, De Cristoforo Rosa Alba, Doi Luca, Fadda Barbara, Gallo Luisa, Goffredo Fabio, Guarraci Ilaria, Herat Hitihamilage, Lorenzini Franca, Maragliotti Antonella, Muzio Miriam, Paracchini Roberto, Pegoraro Renato, Picozzi Devis, Reale Giuseppe, Rosano Pablo, Russo Elisa, Scamporrino Daniela, Sorrentino Ciro, Trevisan Elena, Tucci Beatrice, Vettorato Bruno, Vicari Marco, Vicari Stella e Wade Alessandra.

Si ringraziano le Banche con i loro Direttori e dipendenti di filiale. Tutti i ragazzi della Cooperativa Il Ponte, con la preziosa presenza di Livio e Mauro Fanchini. I Fornitori, per la stima e la collaborazione di tanti anni di attività e per il supporto a tutte le difficoltà che il lavoro ci porta ad affrontare. I Clienti i quali apprezzano il nostro lavoro concedendoci fiducia e rispetto per quello che facciamo. Le agenzie di lavoro interinale, per le consulenze di Paola Cominoli e Davide Dagradi.


Una testimonianza di affetto e stima ad Adriana Macchi per averci donato la prefazione a questo progetto editoriale ed accettando di fare da madrina. Inoltre un grazie a tutti coloro che, anche se non citati sono stati fondamentali, hanno seguito Vifra in questi anni ed hanno contribuito ad arricchire questa pubblicazione con pensieri che delineano la personalità e lo spirito dell’azienda. Un Grazie intimo e sentito alle nostre famiglie papà Francesco e mamma Marcella, papà Donato e mamma Giovanna per averci trasmesso passione, impegno e volontà, ai ragazzi Dalia, Stella e Marco cresciuti in autonomia quasi in fretta e per la loro pazienza. Un abbraccio a Ludovico e Leonardo.

Special thanks Silvana Mastrolia for logo of Vifra, Armanda Moroni, Mauro Salati, doc. Paolo Guidetti, Giordano Aries, all lawyers, engineers, architects and professionals. The Unione Artigiani, Luigi Cavallari, Romina Castoldi, Mara Dal Checco and Andrea Favergiotti. The Associazione Industriali di Novara, Giovanni Rossitti, Mariella Enoc. Mrs.Ornella Guidetti for the assurance company. Bank directors. All guys of the Cooperativa Il Ponte, Livio and Mauro Fanchini. Suppliers and Customers. Employment agency, Paola Cominoli and Davide Dagradi. Fulvio Julita and Tineke Everaarts. Federico Di Leva and Enrico Arfero. All past and present employees Anna Valsesia, Clara Pontisso, Rossana Pruscini, Andolina Stefania, De Cristoforo Rosa Alba, Doi Luca, Fadda Barbara, Gallo Luisa, Goffredo Fabio, Guarraci Ilaria, Herat Hitihamilage, Lorenzini Franca, Maragliotti Antonella, Muzio Miriam, Paracchini Roberto, Pegoraro Renato, Picozzi Devis, Reale Giuseppe, Rosano Pablo, Russo Elisa, Scamporrino Daniela, Sorrentino Ciro, Trevisan Elena, Tucci Beatrice, Vettorato Bruno, Vicari Marco, Vicari Stella e Wade Alessandra. Adriana Macchi for the preface. Thanks to all that followed, follow and will follow Vifra. Thanks to Vicari and Mastrolia Family and sons Dalia, Stella and Marco. A hug to Ludovico and Leonardo.


Crediti fotografi ci

Pagina | Page

Photo credits

Cellophane (1:13) - Tineke Everaarts

Copertina | Cover, 43

Ritratto Marino Vicari Foto donata da Paola Salvini con l’opera di Michele Lorenzelli Portrait Marino Vicari Photo donated by Paola Salvini with the work of Michele Lorenzelli

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Archivio fotogarďŹ co Fotolia

09, 11, 12, 13, 14, 19, 37

On Time

21, 29, 34, 35

Giuseppe Reale

25, 31, 40, 41, 45, 57, 61, 73

Fulvio Julita

27, 38, 40, 41, 47, 49, 51, 75

Infrarossi - Franco Rossi

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Roberto Paracchini

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Archivio Vifra

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Susy Mezzanotte

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Carola Pasquino autoritratto | self-portrait

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Meduse, plastic bottles, nylon, 2013 Opera di | work of Enrica Borghi Foto | Photo Roberto Toya

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Colophon PLASTICA | fusa, stampata, narrata Da un’idea di | An idea by: Marino Vicari Concetta Mastrolia Progetto e coordinamento | Marketing and Project leading: Giuseppe Reale Progetto graďŹ co | Artwork project: Julita | Atelier di comunicazione (www.julita.it)

1a Edizione 2014 | First Edition 2014



Vifra Srl via Barro 161 28045 Invorio (NO) Italy tel. +39 0322 255385 info@vifra.com www.vifra.com



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