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TESTO E FOTO: FreeAlien
un anno di freeride Sono stanco, un pomeriggio sotto l’acqua, risalite a spinta, un photo shooting con continui avanti e indietro per trovare gli scatti migliori. Sveglia di buon’ora e solo qualche castagna di merenda... Così abbiamo chiuso la nostra stagione.
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Arrivo a casa ed entro in garage, scarico l’attrezzatura, appendo il casco e lo zaino, lancio i guanti, la maschera e le protezioni nella cesta. Sfilo le scarpe e appoggio con cura la bici vicino al banco da lavoro, la copro con la sua coperta invernale. Esco e chiudo la serranda. Sembra un sipario che cala su un altro anno di freeride. C’è chi conta gli anni dalle primavere, dalle vacanze estive, dal capodanno… Noi di FreeAlien li facciamo coincidere con le stagioni del freeride. E adesso
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che la bici riposa tranquilla, aspettiamo la neve per risvegliare gli sci e tornare nei boschi. Quest’ultimo anno di bici è cominciato e si è chiuso all’insegna della pioggia… Ad inizio stagione, le prime uscite sono state accompagnate dalle lunghe piogge primaverili, in chiusura ci hanno salutati le fredde piogge invernali. Tutto ebbe inizio a maggio, con la prima photo session dopo il riscaldamento svolto a Pasqua, per prendere confidenza con le nuove bici, super sofisticate. Siamo a Monfol, una borgata di Oulx (alta Val Susa) posta sull’alto di uno sperone roccioso, che era un tempo l’alpeggio estivo della frazione Gad. Siamo a 1700 metri di altitudine e, per la quota e il periodo, la temperatura è davvero fresca, giriamo con le felpe, ma ci vorrebbero ancora le giacche da snowboard! Si pedala a capofitto su un sentiero roccioso con oltre 700 metri di dislivello. Strette curve nel fitto bosco di pini e larici, salti in pietra, terreno sconnesso e roccioso, sottofondo di rami e pigne come eredità di un inverno particolarmente nevoso… cominciamo a vivere la nostra spiritualità con il bosco. Ispirati da questa situazione partono i primi scatti nel piccolo borgo. Un salto, una bella curva fra le mura diroccate delle vecchie baite, un panorama magnifico sulla roccia esposta che domina la valle. Già in passato abbiamo percorso questo sentiero e ognuno sa dove mettere le ruote. Arriviamo alla “pietra Gianotti” (battezzata così dal poco felice approccio di Gianot, il giorno che la scoprimmo), una roccia raccordata in modo naturale da muschio e terriccio e rivestita da un manto di aghi di pino e foglie; dietro, alcuni metri di vuoto poi un raccordo ugualmente morbido e con una pendenza in sintonia; un “doppio” naturale, uno di quei salti che fanno venire i brividi di piacere. C’è un gusto infinito a trovare una situazione naturale di questo tipo piuttosto che ricrearla su un sentiero artificiale. Risaliamo più volte senza sentire la fatica. La affrontiamo dapprima uno per volta, poi in coppia: uno salta e l’atro le gira intorno, cercando di sincronizzare le due azioni per permettere a Enzo di inquadrarci in modo perfetto. Continuiamo verso fondo valle, affrontando una zona trialistica con passaggi tecnici e un grande doppio che ci invita ad un ultimo salto. La strada si fa bianca ed entra nell’abitato di Gad, dove recuperiamo le nostre auto, sfiniti, ma felici. Il successivo shooting fotografico ha un diverso scenario. Siamo ad Ala di Stura, dove si inaugura un nuovo bike park, firmato dall’amico Paolo Morello, con una gara di enduro. Noi di FreeAlien non siamo racer e preferiamo godere della giornata di sole e dei single track del piccolo ma accogliente comprensorio. Arriva la bella stagione, a luglio e agosto si dà il massimo. Sole tutti i week-end, luce magnifica fino a tarda ora e poi le vacanze, quasi sempre in sella, rubando con mille scuse un po’ di mare alle compagne... L’estate è tutta nelle nostre valli, Sauze d’Oulx, Bardonecchia, Sestriere e Prali. A Sauze siamo di casa, cononosciamo ogni centimetro di bosco, i secret spot e sfruttiamo tutte le strutture per “girare grosso”, e poi c’è il bel park curato da Francesca e Bibo. Le giornate a Sauze si chiudono sempre in pasticceria da Paola di Valsesia, e fra un gelato e qualche pasticcino archiviamo l’uscita “di casa”. Cambio di scena: Sestriere, a poche seggiovie di distanza da Sauze. Andiamo a provare la nuova pista disegnata da Zio Ifo, che ha ospitato una tappa del Campionato Italiano di DH. Raggiungere Sestriere da Sauze è emozionante di per sé e i 4° di questi strani giorni di agosto fanno venire anche i brividi. Dopo tre seggiovie e un trasferimento con ripidoni nel Vallone del Rionero, ci troviamo avvolti nella nebbia, ma incontriamo i cartelli che indicano “Pista nera di DH”. Spondoni che ti lanciano a tutta, gap da fare a mille, un tratto
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In apertura All’h imposta una curva nei boschi di Sauze e a fianco Gianot si lancia nella pista da DH di Sestriere. A sinisra in alto: All’h nella zona north shore ad Ala Di Stura e, sotto, Trovex in volo nei boschi di Bali, a Sauze. In alto: “Ci passiamo in due? Proviamo! Io prendo la pietra e tu passi vicino, occhio a non prendermi!!” ...Trovex ed All’h, negli spot segreti di Monfol.
nel bosco in contropendenza con radici, slalom tra gli alberi e i materassi arancioni, gradoni, passaggi su pietre con pendenza verticali, ancora salti lunghi, paraboliche, destra sinistra, salto! Ce la siamo bevuta tutta d’un fiato e dopo due giorni eravamo di nuovo là, per unbriacarci di velocità e di sole. Lasciamo la Via Lattea. A Bardonecchia dedichiamo un’intera giornata trascorsa negli spot dello Jaffreau e del Melezet. I nostri amici local ci avevano ingolositi svelando che erano state costruite nuove piste ricche di paraboliche. Ci prendiamo gusto e quasi perdiamo la luce per il servizio fotografico. Giriamo come criceti, sulla telecabina. Ci trasferiamo al Melezet dove altri amici ci portano in una sezione “north shore” segreta realizzata proprio per Cover, ricca di passaggi “caldi”, dove in pochi passano indenni: equilibrismi su tronchi, discese ripide, curve secche... Il terribile rientro al lavoro dopo l’estate non ci ferma, gli amici di Prali tengono aperte le seggiovie tutto settembre, e a fine mese bussiamo alla porta. La stagione è cambiata, la mattina il terreno è bagnato, fangoso. I primi giri servono a sondare la zona e capire dove poter scattare. Con prudenza perché i legni del “north shore” sembrano sapone. Ottobre, le mattine sono frizzanti e le temperature più basse. È ora di mettere in scena l’ultimo atto:
la sessione di freeriding autunnale con un photoshooting che chiude la stagione. Il palcoscenico è un secret spot nei pressi di Torino. La pioggia è di nuovo protagonista. La prima data in agenda salta, la seconda anche. Alla terza si va “QT-QC” (nostro acronimo per Qualsiasi Tempo - Qualsiasi Condizione...), il freddo inizia a legare un po’ il corpo, a bloccare quei movimenti che in freeride devono essere morbidi, sciolti, e la luce è improbabile. Il terreno è insidioso, sotto le foglie non si sa cosa c’è, si viaggia veloci su un tappeto arancione che si alza in volo sotto le nostre ruote. Trovex ha completamente sbagliato abbigliamento e il suo abbinamento giallo lo fa scomparire nel bosco autunnale. A valle, una provvidenziale castagnata ci scalda e rifocilla. La pioggia cade fitta sulle nostre teste. Le bici caricate sull’auto la prendono tutta, durante il rientro a casa… Siamo esausti, ma un altro anno di freeride è andato in scena e nulla ci rende più felici di essere attori protagonisti di questo fantastico mondo! FreeAlien ringrazia tutti i partner che hanno sostenuto la stagione freeride 2010: Alutech, Bollé, CamelBak, Crazy Sport, Dirty, Formula, Geax, The North Face e Transition. Trovate nostre info e tante altre foto su www.freealien.it
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