i bambini
dell’Isola degli Schiavi Fotografie di Vincenzo Tessarin
Ilha de Moçambique è un'isola lunga tre chilometri e larga 500 metri, ancorata a circa 3 km dalla terra ferma, alla quale è collegata tramite un ponte. Un tempo capitale della colonia portoghese dell'Africa orientale e centro di smistamento degli schiavi verso l'Europa e le Americhe.
L'isola è architettonicamente divisa in due parti : la parte più bassa, resa tale dall'escavazione della pietra poi utilizzata per costruire i palazzi dei Portoghesi situati nella seconda parte, ospita il villaggio Makuti dai muri di terra e dal tetto di paglia dei nativi del luogo; la seconda parte è costituita dalla Città di Pietra, ex fiorente stazione commerciale e navale costituita da palazzi e chiese del periodo coloniale e dal Forte di São Sebastião.
Passeggiando lungo le vie di Ilha, tra questi palazzi dai colori dalle tinte pastello del giallo, del blu, dell'ocra, del verde; dagli intonaci scrostati e dai serramenti divelti, dai vetri rotti delle finestre e dai soffitti pericolanti, si respira ancora l'atmosfera di un tempo passato, di un tempo in cui le colonie occidentali erano luoghi di grande fermento e di opulenza ma anche di drammi e di miseria per i popoli sottoposti all'epoca alla tratta degli schiavi.
Forse è ancora questo retaggio che influenza la gente di Ilha e la porta ad abitare soprattutto la parte dell'isola dove ci sono le case di terra e paglia, e lascia praticamente abbandonata la zona degli edifici coloniali, dichiarati dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità dal 1991, testimoni della memoria di un triste passato.
Ma quello che piÚ sorprende di questo luogo non è la sua architettura ma la sua gente ed in particolar modo i bambini. Ti seguono ovunque mentre percorri le vie ampie della città coloniale o i vicoli stretti ed angusti del villaggio.
Ti seguono come fossero angeli custodi, pronti a fare da guida improvvisata, indicandoti la casa di un religioso o quella dove abita un italiano, oppure insegnarti la via piÚ breve per arrivare all'albergo, se ti sei perso. Sono allegri, malinconici, spiritosi. Ti guardano con quegli occhi neri e profondi che ti mettono in imbarazzo, e se pensi che uno su tre è sieropositivo e che invecchiare sarà un privilegio riservato a pochi di loro, ti prende un groppo alla gola.
Ti chiedono se hai una penna o ti fanno vedere come sono abili con la palla di pezza a farla girare per aria facendola poi rimbalzare sulle ginocchia. A volte si nascondono schivi dietro la gonna della madre o si mettono in posa come modelli quando li inquadri col teleobiettivo; o piangono spaventati davanti alla fotocamera o ridono imbarazzati coprendosi il volto con le mani.
I bambini e le bambine di Ilha, ti seguono, ti osservano da dietro il portone di un cortile o ti sorridono, sollevando un foulard, mostrando le guance cosparse di musiro, una specie di crema di bellezza naturale ricavata dalle radici di una pianta. Ti seguono nel tuo girovagare e si aspettano unicamente da te l'emozione di poter scambiare qualche parola.
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Vincenzo Tessarin Fotografo Via Pontegradella,137 FERRARA 44121 0532 769561 335 8247703 info@vincenzotessarin.it www.vincenzotessarin.