LASER : CORSO ANALISI DEI RISCHI E SICUREZZA

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DISPENSE DEL CORSO

SICUREZZA LASER VINCI Fine Instruments


INTRODUZIONE            

Caratteristiche generali e principi di funzionamento dei laser Classificazione delle sorgenti laser Definizione dei parametri pi€ usati in ambito di sicurezza laser Requisiti di sicurezza Pericoli associati all’uso dei laser Rischi collaterali Effetti biologici e patologie indotte dalla radiazione laser Misure di sicurezza e prevenzione Targhettatura Troubleshot and maintenance Riferimenti legislativi Discussione & applicazioni


INTRODUZIONE La luce, viene emessa, viene assorbita e si propaga nello spazio sotto forma di pacchetti di energia chiamati quanti o fotoni  un sistema atomico pu‚ esistere solo in determinati stati energetici, chiamati anche stati stazionari  ogni processo di emissione o di assorbimento di fotoni associati ad una radiazione elettromagnetica di qualsiasi frequenza implica una variazione del contenuto energetico del sistema atomico, ossia una transizione fra due stati stazionari  la frequenza  della radiazione emessa o assorbita ƒ legata ai valori Ei ed Ef dell’energia dell’atomo negli stati iniziale e finale dalla relazione v=(Ei- Ef)/h 


ASSORBIMENTO

La figura illustra un sistema atomico nel pi€ basso di due possibili stati, di energie E1 e E2, in presenza di radiazione con spettro continuo. Un fotone di questa radiazione si avvicini e interagisca con l'atomo a due livelli ed abbia una frequenza v tale che: Hv = E2-E1  Il risultato ƒ che il fotone scompare e il sistema atomico si trasferisce nel suo stato di energia pi€ alta. Questo processo si dice assorbimento. 


EMISSIONE SPONTANEA

In figura il sistema atomico si trova nel suo stato di energia pi€ alta e non c'ƒ radiazione nelle vicinanze. Dopo un certo intervallo dl tempo , questo sistema atomico (isolato) si trasferisce spontaneamente nello stato di energia pi€ bassa, emettendo nel processo un fotone di energia hv. Questo processo si dice emissione spontanea, in quanto l'emissione non ƒ indotta da alcuna influenza esterna. Generalmente la vita media  per l'emissione spontanea da parte di atomi eccitati ƒ 10- 8 s. In qualche caso, per‚, vi sono stati per i quali  ƒ molto maggiore, anche 10- 3 s. Questi stati, detti metastabili, hanno un ruolo fondamentale nel funzionamento del laser . La luce di una lampada a filamento incandescente ƒ prodotta per emissione spontanea. I fotoni emessi in questo modo sono totalmente indipendenti gli uni dagli altri. In particolare essi hanno direzioni e fasi diverse. In altri termini, la luce che essi emettono ha un basso grado di coerenza.


EMISSIONE STIMOLATA

In figura il sistema atomico ƒ ancora nel suo stato di maggiore energia, ma questa volta in presenza di radiazione di frequenza data dall'eq. Hv=E2-E1. Come nell'assorbimento, un fotone di energia hv interagisce con il sistema. Il risultato ƒ che il sistema passa al suo stato di energia minore ed ora vi sono due fotoni mentre prima ce n'era uno solo. Il fotone emesso ƒ del tutto identico al fotone che inizia questo meccanismo, cioƒ „stimolante…. Ha la stessa energia, direzione, fase e stato di polarizzazione. Per questo motivo la luce laser ƒ strettamente monocromatica, altamente coerente, strettamente direzionale e strettamente focalizzata. Il processo si dice emissione stimolata. Si pu‚ ben capire che un evento di questo tipo pu‚ essere utilizzato per produrre una reazione a catena di processi simili. A ci‚ si riferisce la parola „amplificazione… nella sigla „laser… (il termine “laser” ƒ la sigla di light amplification by stimulated emission of radiation).


FUNZIONAMENTO DI UN LASER

Si consideri ora un gran numero di sistemi atomici a due livelli. All'equilibrio termico molti di essi sarebbero nello stato di minore energia, come in figura(a). Solo pochi si troverebbero nello stato di energia maggiore, mantenutivi dall'agitazione termica del sistema di atomi alla loro temperatura di equilibrio T. Se si espone alla radiazione un sistema come quello della figura(a), il processo dominante ƒ l'assorbimento, semplicemente perchˆ lo stato di minore energia ƒ molto pi€ popolato. Ma se le popolazioni dei livelli fossero invertite, come in figura(b), il processo dominante in presenza della radiazione sarebbe l'emissione stimolata e pertanto la produzione di luce laser.


Un'inversione di popolazione non ƒ una situazione di equilibrio. Quindi per produrla occorrono delle tecniche raffinate. La figura mostra schematicamente come si pu‚ ottenere un'inversione di popolazione tale che si possa realizzare il meccanismo laser, detto anche „lasing…. Gli atomi vengono „pompati…, con qualche meccanismo, dallo stato fondamentale E1 allo stato eccitato E3. Una possibilit‰, nota come pompaggio ottico, ƒ l'assorbimento di energia luminosa proveniente da una intensa sorgente a spettro continuo disposta in modo da circondare il materiale lasing. Gli atomi si diseccitano rapidamente dallo stato E3 in uno stato di energia E2. Perchˆ si verifichi il lasing, questo stato deve essere metastabile, cioƒ deve avere una vita media relativamente lunga, prima di diseccitarsi per emissione spontanea. Se queste condizioni sono soddisfatte, lo stato E2 pu‚ allora diventare pi€ popolato dello stato E1, procurando quindi la necessaria inversione di popolazione. Un singolo fotone dell'energia giusta pu‚ allora dare inizio ad una valanga di eventi di emissione stimolata, ottenendo la produzione di luce laser


DISPOSITIVO LASER “laser” laser” ‚ la acronimo di light amplification by stimulated emission of radiation).

Vediamo ora di descrivere brevemente un dispositivo laser, per esempio un laser a rubino, che rappresenta il primo laser a stato solido. L’apparato schematizzato in figura ƒ essenzialmente formato da una cavit‰ speculare nel cui interno sono inserite una lampada flash e una sbarretta di rubino. La sorgente, detta lampada di pompaggio, serve per innescare mediante un lampo di luce molto intenso l’eccitazione iniziale. Il cristallo di rubino, opportunamente dimensionato, rappresenta il materiale otticamente attivo, ossia il mezzo da eccitare; esso ƒ delimitato da due specchi paralleli, uno perfettamente riflettente, l’altro semitrasparente per consentire la parziale emissione della radiazione coerente che si forma nella cavit‰.


PRINCIPALI TIPI DI LASER I diversi tipi di laser si distinguono per consuetudine in base allo stato di aggregazione del materiale attivo. Si hanno cosŠ:

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laser a stato solido, a cristalli e vetri o a semiconduttori (DPSS) laser a liquidi (DYE) laser a gas (ulteriormente suddivisi in laser ad atomi neutri, laser a ioni, laser molecolari, laser ad eccimeri e laser ad elettroni liberi) laser a Diodo applicazioni


CLASSIFICAZIONE DELLE SORGENTI LASER SECONDO LA NORMA CEI 76-2 La grande variet‰ di lunghezze d’onda, energie e caratteristiche d’impulso dei laser e sistemi che includono laser, e delle applicazioni e dei modi di impiego di tali sistemi, rendono indispensabile, ai fini della sicurezza, il loro raggruppamento in categorie, o classi, di pericolosit‰. E’ risultato molto utile pertanto l’introduzione di un nuovo parametro chiamato Limite di Emissione Accettabile (LEA), che descrive i livelli di radiazione emergente da un sistema laser, la cui valutazione permette la collocazione dell’apparecchio nell’opportuna categoria di rischio. La determinazione del LEA deve essere effettuata nelle condizioni pi€ sfavorevoli ai fini della sicurezza.  Si sono individuate 5 classi: 1, 2, 3A, 3B e 4, con indice di pericolosit‰ crescente con il numero di classe. 


CLASSIFICAZIONE DELLE SORGENTI LASER SECONDO LA NORMA CEI 76-2 

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Nella Classe 1 vengono raggruppati i laser cosiddetti intrinsecamente sicuri, poichˆ il livello di esposizione massima permesso non viene mai superato, o quei sistemi laser non pericolosi grazie alla loro progettazione ed ingegnerizzazione: involucri fissi e sicurezze intrinseche come ad esempio sistemi che bloccano definitivamente l’emissione in caso di guasto o di apertura involontaria o volontaria dell’apparato. I LEA per la classe 1 sono le condizioni di esposizione massima permessa pi€ rigide e limitative per ciascuna lunghezza d’onda e durata di esposizione. Di classe 2 sono quelle sorgenti o sistemi che emettono radiazione nell’intervallo 400 e 700 nm (cioƒ nel visibile) a bassa potenza. La classe 3A comprende i laser con potenze di uscita non inferiori a 5 mW. Per la classe 3B i livelli, sia per radiazione visibile che per quella non visibile, non devono superare i 500 mW. I laser di classe 4 sono i pi€ potenti e pericolosi. La classe 4 comprende tutti quei sistemi che superano i livelli imposti alla classe 3B.


EFFETTI BIOLOGICI DELLA RADIAZIONE LASER 

L’occhio, per la sua configurazione anatomofunzionale e per il suo comportamento ottico, ƒ l’organo pi€ vulnerabile nei confronti della luce laser e rappresenta pertanto l’organo “critico” per eccellenza. A seconda della radiazione ottica (ultravioletto 100-400nm, visibile 400-760 nm, infrarosso 760-1mm) e dell’intensit‰ di dose si possono avere diversi tipi di danno a carico di questo organo quali: danni retinici di natura fotochimica, alterazioni retiniche caratterizzate da piccoli addensamenti di pigmento, discromie, effetti catarattogeni di origine fotochimica e termica, fotocheratocongiuntivite, ustioni corneali.

Di minore importanza ƒ l’eventuale danno a carico della cute e i pi€ comuni sono: eritemi, ustioni cutanee, superficiali e profonde, la cui gravit‰ sar‰ in rapporto, oltre che all’energia calorica incidente, al grado di pigmentazione, all’efficienza dei fenomeni locali di termoregolazione, alla capacit‰ di penetrazione nei vari strati delle radiazioni incidenti. Laser di potenza notevolmente elevata possono danneggiare seriamente anche gli organi interni.


EFFETTI BIOLOGICI DELLA RADIAZIONE LASER   

Le classi di rischio possono essere anche riassunte nel seguente modo: Classe 1 : sono intrinsecamente sicuri perchˆ di bassa potenza. Classe 2: non sono intrinsecamente sicuri, ma la protezione dell’occhio ƒ normalmente facilitata dal riflesso di ammiccamento. Bisogna evitare di guardare nel fascio. Classe 3A: la protezione dell’occhio ƒ facilitata dal riflesso di ammiccamento. Bisogna evitare di guardare nel fascio, nˆ osservare direttamente con strumenti ottici. Classe 3B: la visione diretta nel fascio ƒ sempre pericolosa, mentre non ƒ a rischio la visione di radiazioni non focalizzate, mediante riflessione diffusa. Classe 4 : il loro uso richiede un’estrema prudenza. Sono pericolosi anche per riflessione diffusa. Essi possono causare danni a carico della cute e presentano anche un rischio di incendio. E’ necessario evitare l’esposizione dell’occhio e della pelle alla radiazione diretta o diffusa.


RISCHI COLLATERALI NEL FUNZIONAMENTO DEI LASER 

 a)

b)

c)

d)

e)

contaminazione ambientale materiale bersaglio vaporizzato e prodotti provenienti da operazioni di taglio, perforatura e saldatura gas provenienti da sistemi laser flussati a gas o da sottoprodotti di reazioni laser (bromo, cloro, acido cianidrico, etc.) gas o vapori da criogenici (azoto, idrogeno ed elio allo stato liquido) coloranti (p. es. cianina) e relativi solventi (dimetilsulfossido ) policlorodifenili (condensatori e trasformatori)


RISCHI COLLATERALI NEL FUNZIONAMENTO DEI LASER   a) 

b)

 a) b)  a)

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radiazioni ottiche collaterali (non da luce laser) radiazioni UV provenienti da lampade flash e da tubi di scarica dei laser in continua (ottiche al quarzo) radiazioni nel visibile e nell’IR emesse da tubi del flash, da sorgenti di pompaggio ottico e da reirradiazione emessa dai bersagli elettricitÄ maggior parte dei laser ad alto voltaggio (>1KV) banchi di condensatori per laser pulsati radiazioni ionizzanti emissione di raggi X da tubi elettronici con voltaggi all’anodo maggiori di 5 KV


RISCHI COLLATERALI NEL FUNZIONAMENTO DEI LASER 

refrigeranti criogenici  a) ustioni da freddo  b) esplosione (gas a pressione)  c) incendio  d) asfissia (condensazione dell’ossigeno atmosferico)  e) intossicazione (CO2, f)  esplosioni  a) banco dei condensatori o sistema di pompaggio ottico (laser di alta potenza)  b) reazioni esplosive di reagenti nei laser chimici o di altri gas usati nel laboratorio incendio  a) fasci laser di energia elevata  b) apparati elettrici rumore  a) condensatori di laser pulsati di potenza molto elevata  b) interazioni con il bersaglio


PRINCIPALI APPLICAZIONI DEI LASER Lavorazioni di materiali  Foratura, taglio, saldatura, trattamenti termici, etc. Misure industriali, civili ed ambientali  Settore industriale: interferometri laser per metrologia, misuratori di diametri di fili, granulometri, rugosimetri sistemi di rilievo di campi di deformazione.  Settore civile: sistemi laser di allineamento livelle laser, telemetri topografici e geodimettri.  Settore ambientale: Lidar e rilevatori di inquinamento.  Settore della presentazione: laser per la visualizzazione di ologrammi, pointer laser per conferenze, sistemi laser per la didattica.  Settore giochi di luce: laser per effetti speciali in discoteche, mostre spettacoli all’aperto e simili.  Settore beni durevoli: lettori al laser di codici a barre, lettori di compact disk, stampanti laser e simili.


PRINCIPALI APPLICAZIONI DEI LASER Telecomunicazioni e fibre ottiche  Sorgenti laser a semiconduttore per applicazioni, tramite fibra ottica, nella trasmissione ed elaborazione ottica di dati. Applicazioni mediche  Applicazioni dei laser in Oftalmologia  Applicazioni cliniche dei laser in Chirurgia Generale  Applicazioni cliniche dei laser in Chirurgia con microscopio operatorio  Applicazioni cliniche dei laser in Chirurgia Endoscopica Applicazioni nei laboratori di ricerca  Ottica non lineare  Spettroscopia lineare e non lineare  Interazione radiazione materia


MISURE DI SICUREZZA, RISCHI, PROCEDURE E CONTROLLO DEI RISCHI 

Nei laboratori dove si usano laser di classe superiore alla Classe 3 A, l’utilizzatore deve servirsi della consulenza specialistica di un Tecnico Laser con competenze specifiche relative ai problemi di sicurezza (TSL) per la verifica del rispetto della Normativa corrispondente (CEI 1384 G – CT-76 del CEI Guida E) e per l’adozione delle necessarie misure di prevenzione


Misure di sicurezza      

Protezione sulla sorgente  Segnali di avvertimento  Schermi protettivi  Cartelli di avvertimento  Connettore di blocco a distanza collocato a <5m dalla zona in cui si svolge l’attivit‰  Chiave di comando, per un utilizzo dell’apparecchio solo delle persone autorizzate

Protezione dal fascio laser   Arresto di fascio automatico in caso di radiazione eccedente i livelli prestabiliti   Tragitto dei fasci su materiali con propriet‰ termiche e di riflessivit‰ adeguate e schermature   Evitare assolutamente le riflessioni speculari 


Misure di sicurezza  

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Protezione degli occhi  Un protettore oculare previsto per assicurare una protezione adeguata contro le radiazioni laser specifiche deve essere utilizzato in tutte le zone pericolose dove sono in funzione laser della classe 3 e 4. Vestiti protettivi  Da prevedere nel caso il personale sia sottoposto a livelli di radiazione che superano le EMP (esposizione massima permessa) per la pelle ( i laser di classe 4 rappresentano un potenziale di pericolo di incendio e i vestiti di protezione devono essere fabbricati con materiali appositi). Formazione  I laser di classe 3 e 4 possono rappresentare un pericolo non solo per l’utilizzatore, ma anche per altre persone, anche a considerevole distanza. Il personale, quindi , che opera in questi ambienti deve avere adeguata preparazione al fine di rendere minimo il rischio professionale. Sorveglianza medica  Esami oculistici di preimpiego dovrebbero essere eseguiti limitatamente ai lavoratori che utilizzano laser di Classe 3 e 4.


PROCEDURE E MEZZI DI CONTROLLO DEI RISCHI 

  

Nella valutazione dei rischi e nell’applicazione delle misure di controllo vanno presi in considerazione tre aspetti:  La possibilit‰ per il laser o il sistema laser di nuocere alle persone  L’ambiente nel quale il laser viene utilizzato  Il livello di formazione del personale che fa funzionare il laser o che pu‚ essere esposto alla sua radiazione


PROTEZIONE PERSONALE Classe 1 

a)

Utilizzo senza prescrizioni

Classe 2 a)  b) 

Evitare una visione continua del fascio diretto Non dirigere il fascio laser deliberatamente sulle persone

Classe 3 A a)  b)  c)  d) 

e)

f)  g) 

Evitare l’uso di strumenti ottici quali binocoli o teodoliti Affiggere un segnale di avvertimento laser Allineamento laser tramite mezzi meccanici o elettronici Terminare il fascio laser in una zona esterna al luogo di lavoro o delimitare tale zona Fissare la quota del raggio laser molto al di sopra o al di sotto dell’altezza dell’occhio Evitare che il fascio laser sia diretto verso superfici riflettenti Immagazzinare il laser portatile non in uso in un luogo inaccessibile alle persone non autorizzate


PROTEZIONE PERSONALE Classe 3 B Pu‚ causare danni a un occhio non protetto. Valgono le precauzione della classe 3 A e inoltre  a) Funzionamento solo in zone controllate dagli operatori  b) Evitare assolutamente riflessioni speculari  c) Far terminare il fascio su un materiale atto a disperdere calore e riflessione  d) Indossare le protezioni oculari


PROTEZIONE PERSONALE 

Classe 4

Causa danni a un occhio sia tramite il fascio diretto, riflessioni speculari e diffuse. Rappresentano anche un potenziale pericolo di incendio. Valgono le precauzione della classe 3 B e inoltre a) Tragitti dei fasci protetti da un riparo b) Durante il funzionamento presenza solo di personale tecnico munito di protettori oculari e idonei vestiti protettivi c) Per evitare la presenza di personale sarebbe preferibile se fossero comandati a distanza d) Preferibili bersagli metallici non piani e adeguatamente raffreddati come coni e assorbitori e) Per evitare riflessioni indesiderate nella parte invisibile dello spettro per la radiazione laser situata nell’infrarosso lontano, il fascio e la zona di impatto dovrebbero essere avvolte da un materiale opaco per la lunghezza d’onda del laser

 

  


Riferimenti Normativi Come emerso dalla analisi dei fattori di rischio correlati all’utilizzo di dispositivi laser e delle relative misure di sicurezza e cautela da adottarsi, il livello di attenzione da destinare a tale materia ƒ particolarmente alto come peraltro evidente dalla disamina della normativa vigente in materia, che disciplina tali dispositivi in tutte le fasi della loro vita utile. In particolare infatti, i riferimenti normativi in materia di dispositivi laser possono essere compendiati in due categorie distinte ovvero quella riguardante i produttori di dispositivi e attrezzature laser e quella riguardante gli utilizzatori in ambito lavorativo dei medesimi dispositivi .


Riferimenti Normativi D.Lgs. n. 17 del 27 gennaio 2010 Meglio nota come nuova direttiva macchine che attiene ai requisiti essenziali di sicurezza (RES) e le relative procedure di marcatura CE della macchina stessa che il fabbricante o qualunque soggetto che a vario titolo preveda di immettere nel mercato UE la stessa, deve rispettare. Il produttore, non pu‚ limitare la propria attenzione agli aspetti puramente prestazionali dei dispositivi ma deve necessariamente rispettare una serie di requisiti minimali di sicurezza. L’acquirente ƒ garantito del rispetto di tali requisiti dalla apposizione sull’apparecchio stesso di un marchio di conformit‰ (CE). Le procedure per la conformit‰ sono tanto pi€ stringenti quanto pi€ “pericolosa” risulta per l’utilizzatore la sorgente del dispositivo. 


Riferimenti Normativi D.Lgs. nÅ81 del 9 aprile 2008 e s.m.i.; Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro che attiene agli obblighi del datore di lavoro che preveda all’interno delle attivit• di propria competenza l’utilizzo di dispositivi che espongano i propri dipendenti od equiparati ad esposizione ad agenti fisici quali le radiazioni ottiche artificiali di competenza delle attrezzature oggetto del presente corso. Sugli obblighi introdotti dal presente disposto, che riguarda appunto gli utilizzatori, ci soffermeremo con maggior dettaglio al fine di chiarire puntualmente ruolo e responsabilit‰ dei soggetti coinvolti. A tal proposito si definiscono di seguito i vari attori della sicurezza in ambito lavorativo. 


D.Lgs. 81/08: Definizioni di interesse I soggetti che a vario titolo risultano coinvolti nella gestione della sicurezza sul luogo di lavoro sono, in rigoroso ordine gerarchico:  Datore di Lavoro/Dirigente E’ il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assetto dell’organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attivit‰, ha la responsabilit‰ dell’organizzazione stessa o dell’unit‰ produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa.  Preposto E’ colui che, sovrintende alla attivit‰ lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori.


D.Lgs. 81/08: Definizioni di interesse Lavoratore E’ colui che svolge un’attivit‰ lavorativa nell’ambito dell‘organizzazione (azienda) di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione. Queste figure, cosŠ come definite, rivestono in materia di utilizzo od esposizione ad agenti fisici in generale e radiazioni ottiche artificiali in particolare, un ruolo ben definito come espressamente al Capo V “PROTEZIONE DEI LAVORATORI DAI RISCHI DI ESPOSIZIONE A RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI” del Titolo VIII “PROTEZIONE DA AGENTI FISICI “del D.Lgs. 81/08. 


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Definizioni Il Titolo dedicato alle radiazioni ottiche artificiali comprende le seguenti definizioni: ď Ź Radiazione ottica: Tutte le radiazioni elettromagnetiche nella gamma di lunghezza d'onda compresa tra 100 nm e 1 mm. Lo spettro delle radiazioni ottiche si suddivide in radiazioni ultraviolette, radiazioni visibili e radiazioni infrarosse: ď Ź Laser (amplificazione di luce mediante emissione stimolata di radiazione) : qualsiasi dispositivo al quale si possa far produrre o amplificare le radiazioni elettromagnetiche nella gamma di lunghezze d'onda delle radiazioni ottiche, soprattutto mediante il processo di emissione stimolata controllata; ď Ź Radiazione Laser: radiazione ottica prodotta da un laser;


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Definizioni Gli adempimenti previsti richiedono che, ai sensi dell’art. 181 del decreto, il datore di lavoro valuti tutti i rischi derivanti da esposizione ad agenti fisici in modo da identificare e adottare le opportune misure di prevenzione e protezione con particolare riferimento alle norme di buona tecnica ed alle buone prassi. La valutazione ƒ programmata ed effettuata, con cadenza almeno quadriennale, da personale qualificato in possesso di specifiche conoscenze in materia. La valutazione dei rischi ƒ aggiornata ogni qual volta si verifichino mutamenti che potrebbero renderla obsoleta, ovvero, quando i risultati della sorveglianza sanitaria rendano necessaria la sua revisione.


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Valutazione dei rischi La valutazione dei rischi ex art. 181 si articola nelle seguenti fasi:  Identificazione dei pericoli ovvero individuazione, classificazione di tutte le sorgenti presenti nel luogo di lavoro  Identificazione degli esposti ovvero individuazione di tutti i soggetti che, anche con modalit‰ espositive diverse (tempi di esposizione o permanenza), sono esposti al pericolo identificato  Valutazione del rischio vera e propria finalizzata alla determinazione di un indice quantitativo che misuri la dose cui il lavoratore ƒ esposto (giornaliera o settimanale)


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Valutazione dei rischi Controllo della accettabilitĂ„ del rischio mediane confronto con valori limite di esposizione presenti in normativa (art. 215 ed Allegato XXXVIII) . ď Ź

All’esito di tale valutazione il DdL indica nel documento le misure che intende adottate per eliminare ed, ove non possibile, ridurre tale rischio espositivo anche attraverso l’adozione di misure preventive e/o protettive, siano esse di natura organizzativa, procedurale o tecnica. Esse debbono essere riportate puntualmente, al fine di consentirne la immediata verifica di corretta attuazione agli organi di vigilanza territorialmente competenti.


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Disposizioni generali Le disposizioni miranti a ridurre il rischio dovranno tener conto: a) di altri metodi di lavoro che comportano una minore esposizione alle radiazioni ottiche; b) della scelta di attrezzature che emettano meno radiazioni ottiche, tenuto conto del lavoro da svolgere; c) delle misure tecniche per ridurre l'emissione delle radiazioni ottiche, incluso, quando necessario, l'uso di dispositivi di sicurezza, schermatura o analoghi meccanismi di protezione della salute; d) degli opportuni programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro, dei luoghi e delle postazioni di lavoro; e) della progettazione e della struttura dei luoghi e delle postazioni di lavoro;


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Disposizioni generali f) della limitazione della durata e del livello dell'esposizione; g) della disponibilit‰ di adeguati dispositivi di protezione individuale; h) delle istruzioni del fabbricante delle attrezzature. In base alla valutazione dei rischi, i luoghi di lavoro in cui i lavoratori potrebbero essere esposti a livelli di radiazioni ottiche che superino i valori limite di esposizione devono essere indicati con un'apposita segnaletica. Dette aree sono inoltre identificate e l'accesso alle stesse ƒ limitato, laddove ci‚ sia tecnicamente possibile.


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Sorveglianza sanitaria La sorveglianza sanitaria viene effettuata periodicamente, di norma una volta l'anno o con periodicit‰ inferiore decisa dal medico competente con particolare riguardo ai lavoratori particolarmente sensibili al rischio, tenuto conto dei risultati della valutazione dei rischi trasmessi dal datore di lavoro. La sorveglianza sanitaria ƒ effettuata con l’obiettivo di prevenire e scoprire tempestivamente effetti negativi per la salute, nonchˆ prevenire effetti a lungo termine negativi per la salute e rischi di malattie croniche derivanti dall’esposizione a radiazioni ottiche.


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Sanzioni Il datore di lavoro Ç punito: con l’arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 a 6.400 euro per la violazione dagli articoli 181, comma 2 (obbligo di valutazione del rischio ed identificazione delle relative misure)), 190, commi 1 e 5, 202, commi 1 e 5, 209, commi 1 e 5, e 216 (modalit‰ operative di valutazione); Il medico competente Ç punito: con l’arresto fino tre mesi o con l’ammenda da euro 400 a euro 1.600 per la violazione degli articoli 185 e 186 ( obbligo di sorveglianza e predisposizione cartella sanitaria del lavoratore)


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Sanzioni Attenzione per‚!!! Anche il lavoratore Ç sanzionabile!! Quando? Quando non si attiene a disposizioni aziendali impartite dal DdL o viola procedure organizzative di sicurezza sancite in azienda e formalizzate all’interno del documento di valutazione stesso. L’entit‰ della sanzione varia a seconda della gravit‰ della inadempienza ma pu‚ arrivare ad alcune centinaia di euro!


DISPENSE DEL CORSO

SICUREZZA LASER VINCI Fine Instruments


INTRODUZIONE            

Caratteristiche generali e principi di funzionamento dei laser Classificazione delle sorgenti laser Definizione dei parametri pi€ usati in ambito di sicurezza laser Requisiti di sicurezza Pericoli associati all’uso dei laser Rischi collaterali Effetti biologici e patologie indotte dalla radiazione laser Misure di sicurezza e prevenzione Targhettatura Troubleshot and maintenance Riferimenti legislativi Discussione & applicazioni


INTRODUZIONE La luce, viene emessa, viene assorbita e si propaga nello spazio sotto forma di pacchetti di energia chiamati quanti o fotoni  un sistema atomico pu‚ esistere solo in determinati stati energetici, chiamati anche stati stazionari  ogni processo di emissione o di assorbimento di fotoni associati ad una radiazione elettromagnetica di qualsiasi frequenza implica una variazione del contenuto energetico del sistema atomico, ossia una transizione fra due stati stazionari  la frequenza  della radiazione emessa o assorbita ƒ legata ai valori Ei ed Ef dell’energia dell’atomo negli stati iniziale e finale dalla relazione v=(Ei- Ef)/h 


ASSORBIMENTO

La figura illustra un sistema atomico nel pi€ basso di due possibili stati, di energie E1 e E2, in presenza di radiazione con spettro continuo. Un fotone di questa radiazione si avvicini e interagisca con l'atomo a due livelli ed abbia una frequenza v tale che: Hv = E2-E1  Il risultato ƒ che il fotone scompare e il sistema atomico si trasferisce nel suo stato di energia pi€ alta. Questo processo si dice assorbimento. 


EMISSIONE SPONTANEA

In figura il sistema atomico si trova nel suo stato di energia pi€ alta e non c'ƒ radiazione nelle vicinanze. Dopo un certo intervallo dl tempo , questo sistema atomico (isolato) si trasferisce spontaneamente nello stato di energia pi€ bassa, emettendo nel processo un fotone di energia hv. Questo processo si dice emissione spontanea, in quanto l'emissione non ƒ indotta da alcuna influenza esterna. Generalmente la vita media  per l'emissione spontanea da parte di atomi eccitati ƒ 10- 8 s. In qualche caso, per‚, vi sono stati per i quali  ƒ molto maggiore, anche 10- 3 s. Questi stati, detti metastabili, hanno un ruolo fondamentale nel funzionamento del laser . La luce di una lampada a filamento incandescente ƒ prodotta per emissione spontanea. I fotoni emessi in questo modo sono totalmente indipendenti gli uni dagli altri. In particolare essi hanno direzioni e fasi diverse. In altri termini, la luce che essi emettono ha un basso grado di coerenza.


EMISSIONE STIMOLATA

In figura il sistema atomico ƒ ancora nel suo stato di maggiore energia, ma questa volta in presenza di radiazione di frequenza data dall'eq. Hv=E2-E1. Come nell'assorbimento, un fotone di energia hv interagisce con il sistema. Il risultato ƒ che il sistema passa al suo stato di energia minore ed ora vi sono due fotoni mentre prima ce n'era uno solo. Il fotone emesso ƒ del tutto identico al fotone che inizia questo meccanismo, cioƒ „stimolante…. Ha la stessa energia, direzione, fase e stato di polarizzazione. Per questo motivo la luce laser ƒ strettamente monocromatica, altamente coerente, strettamente direzionale e strettamente focalizzata. Il processo si dice emissione stimolata. Si pu‚ ben capire che un evento di questo tipo pu‚ essere utilizzato per produrre una reazione a catena di processi simili. A ci‚ si riferisce la parola „amplificazione… nella sigla „laser… (il termine “laser” ƒ la sigla di light amplification by stimulated emission of radiation).


FUNZIONAMENTO DI UN LASER

Si consideri ora un gran numero di sistemi atomici a due livelli. All'equilibrio termico molti di essi sarebbero nello stato di minore energia, come in figura(a). Solo pochi si troverebbero nello stato di energia maggiore, mantenutivi dall'agitazione termica del sistema di atomi alla loro temperatura di equilibrio T. Se si espone alla radiazione un sistema come quello della figura(a), il processo dominante ƒ l'assorbimento, semplicemente perchˆ lo stato di minore energia ƒ molto pi€ popolato. Ma se le popolazioni dei livelli fossero invertite, come in figura(b), il processo dominante in presenza della radiazione sarebbe l'emissione stimolata e pertanto la produzione di luce laser.


Un'inversione di popolazione non ƒ una situazione di equilibrio. Quindi per produrla occorrono delle tecniche raffinate. La figura mostra schematicamente come si pu‚ ottenere un'inversione di popolazione tale che si possa realizzare il meccanismo laser, detto anche „lasing…. Gli atomi vengono „pompati…, con qualche meccanismo, dallo stato fondamentale E1 allo stato eccitato E3. Una possibilit‰, nota come pompaggio ottico, ƒ l'assorbimento di energia luminosa proveniente da una intensa sorgente a spettro continuo disposta in modo da circondare il materiale lasing. Gli atomi si diseccitano rapidamente dallo stato E3 in uno stato di energia E2. Perchˆ si verifichi il lasing, questo stato deve essere metastabile, cioƒ deve avere una vita media relativamente lunga, prima di diseccitarsi per emissione spontanea. Se queste condizioni sono soddisfatte, lo stato E2 pu‚ allora diventare pi€ popolato dello stato E1, procurando quindi la necessaria inversione di popolazione. Un singolo fotone dell'energia giusta pu‚ allora dare inizio ad una valanga di eventi di emissione stimolata, ottenendo la produzione di luce laser


DISPOSITIVO LASER “laser” laser” ‚ la acronimo di light amplification by stimulated emission of radiation).

Vediamo ora di descrivere brevemente un dispositivo laser, per esempio un laser a rubino, che rappresenta il primo laser a stato solido. L’apparato schematizzato in figura ƒ essenzialmente formato da una cavit‰ speculare nel cui interno sono inserite una lampada flash e una sbarretta di rubino. La sorgente, detta lampada di pompaggio, serve per innescare mediante un lampo di luce molto intenso l’eccitazione iniziale. Il cristallo di rubino, opportunamente dimensionato, rappresenta il materiale otticamente attivo, ossia il mezzo da eccitare; esso ƒ delimitato da due specchi paralleli, uno perfettamente riflettente, l’altro semitrasparente per consentire la parziale emissione della radiazione coerente che si forma nella cavit‰.


PRINCIPALI TIPI DI LASER I diversi tipi di laser si distinguono per consuetudine in base allo stato di aggregazione del materiale attivo. Si hanno cosŠ:

  

laser a stato solido, a cristalli e vetri o a semiconduttori (DPSS) laser a liquidi (DYE) laser a gas (ulteriormente suddivisi in laser ad atomi neutri, laser a ioni, laser molecolari, laser ad eccimeri e laser ad elettroni liberi) laser a Diodo applicazioni


CLASSIFICAZIONE DELLE SORGENTI LASER SECONDO LA NORMA CEI 76-2 La grande variet‰ di lunghezze d’onda, energie e caratteristiche d’impulso dei laser e sistemi che includono laser, e delle applicazioni e dei modi di impiego di tali sistemi, rendono indispensabile, ai fini della sicurezza, il loro raggruppamento in categorie, o classi, di pericolosit‰. E’ risultato molto utile pertanto l’introduzione di un nuovo parametro chiamato Limite di Emissione Accettabile (LEA), che descrive i livelli di radiazione emergente da un sistema laser, la cui valutazione permette la collocazione dell’apparecchio nell’opportuna categoria di rischio. La determinazione del LEA deve essere effettuata nelle condizioni pi€ sfavorevoli ai fini della sicurezza.  Si sono individuate 5 classi: 1, 2, 3A, 3B e 4, con indice di pericolosit‰ crescente con il numero di classe. 


CLASSIFICAZIONE DELLE SORGENTI LASER SECONDO LA NORMA CEI 76-2 

   

Nella Classe 1 vengono raggruppati i laser cosiddetti intrinsecamente sicuri, poichˆ il livello di esposizione massima permesso non viene mai superato, o quei sistemi laser non pericolosi grazie alla loro progettazione ed ingegnerizzazione: involucri fissi e sicurezze intrinseche come ad esempio sistemi che bloccano definitivamente l’emissione in caso di guasto o di apertura involontaria o volontaria dell’apparato. I LEA per la classe 1 sono le condizioni di esposizione massima permessa pi€ rigide e limitative per ciascuna lunghezza d’onda e durata di esposizione. Di classe 2 sono quelle sorgenti o sistemi che emettono radiazione nell’intervallo 400 e 700 nm (cioƒ nel visibile) a bassa potenza. La classe 3A comprende i laser con potenze di uscita non inferiori a 5 mW. Per la classe 3B i livelli, sia per radiazione visibile che per quella non visibile, non devono superare i 500 mW. I laser di classe 4 sono i pi€ potenti e pericolosi. La classe 4 comprende tutti quei sistemi che superano i livelli imposti alla classe 3B.


EFFETTI BIOLOGICI DELLA RADIAZIONE LASER 

L’occhio, per la sua configurazione anatomofunzionale e per il suo comportamento ottico, ƒ l’organo pi€ vulnerabile nei confronti della luce laser e rappresenta pertanto l’organo “critico” per eccellenza. A seconda della radiazione ottica (ultravioletto 100-400nm, visibile 400-760 nm, infrarosso 760-1mm) e dell’intensit‰ di dose si possono avere diversi tipi di danno a carico di questo organo quali: danni retinici di natura fotochimica, alterazioni retiniche caratterizzate da piccoli addensamenti di pigmento, discromie, effetti catarattogeni di origine fotochimica e termica, fotocheratocongiuntivite, ustioni corneali.

Di minore importanza ƒ l’eventuale danno a carico della cute e i pi€ comuni sono: eritemi, ustioni cutanee, superficiali e profonde, la cui gravit‰ sar‰ in rapporto, oltre che all’energia calorica incidente, al grado di pigmentazione, all’efficienza dei fenomeni locali di termoregolazione, alla capacit‰ di penetrazione nei vari strati delle radiazioni incidenti. Laser di potenza notevolmente elevata possono danneggiare seriamente anche gli organi interni.


EFFETTI BIOLOGICI DELLA RADIAZIONE LASER   

Le classi di rischio possono essere anche riassunte nel seguente modo: Classe 1 : sono intrinsecamente sicuri perchˆ di bassa potenza. Classe 2: non sono intrinsecamente sicuri, ma la protezione dell’occhio ƒ normalmente facilitata dal riflesso di ammiccamento. Bisogna evitare di guardare nel fascio. Classe 3A: la protezione dell’occhio ƒ facilitata dal riflesso di ammiccamento. Bisogna evitare di guardare nel fascio, nˆ osservare direttamente con strumenti ottici. Classe 3B: la visione diretta nel fascio ƒ sempre pericolosa, mentre non ƒ a rischio la visione di radiazioni non focalizzate, mediante riflessione diffusa. Classe 4 : il loro uso richiede un’estrema prudenza. Sono pericolosi anche per riflessione diffusa. Essi possono causare danni a carico della cute e presentano anche un rischio di incendio. E’ necessario evitare l’esposizione dell’occhio e della pelle alla radiazione diretta o diffusa.


RISCHI COLLATERALI NEL FUNZIONAMENTO DEI LASER 

 a)

b)

c)

d)

e)

contaminazione ambientale materiale bersaglio vaporizzato e prodotti provenienti da operazioni di taglio, perforatura e saldatura gas provenienti da sistemi laser flussati a gas o da sottoprodotti di reazioni laser (bromo, cloro, acido cianidrico, etc.) gas o vapori da criogenici (azoto, idrogeno ed elio allo stato liquido) coloranti (p. es. cianina) e relativi solventi (dimetilsulfossido ) policlorodifenili (condensatori e trasformatori)


RISCHI COLLATERALI NEL FUNZIONAMENTO DEI LASER   a) 

b)

 a) b)  a)

   

radiazioni ottiche collaterali (non da luce laser) radiazioni UV provenienti da lampade flash e da tubi di scarica dei laser in continua (ottiche al quarzo) radiazioni nel visibile e nell’IR emesse da tubi del flash, da sorgenti di pompaggio ottico e da reirradiazione emessa dai bersagli elettricitÄ maggior parte dei laser ad alto voltaggio (>1KV) banchi di condensatori per laser pulsati radiazioni ionizzanti emissione di raggi X da tubi elettronici con voltaggi all’anodo maggiori di 5 KV


RISCHI COLLATERALI NEL FUNZIONAMENTO DEI LASER 

refrigeranti criogenici  a) ustioni da freddo  b) esplosione (gas a pressione)  c) incendio  d) asfissia (condensazione dell’ossigeno atmosferico)  e) intossicazione (CO2, f)  esplosioni  a) banco dei condensatori o sistema di pompaggio ottico (laser di alta potenza)  b) reazioni esplosive di reagenti nei laser chimici o di altri gas usati nel laboratorio incendio  a) fasci laser di energia elevata  b) apparati elettrici rumore  a) condensatori di laser pulsati di potenza molto elevata  b) interazioni con il bersaglio


PRINCIPALI APPLICAZIONI DEI LASER Lavorazioni di materiali  Foratura, taglio, saldatura, trattamenti termici, etc. Misure industriali, civili ed ambientali  Settore industriale: interferometri laser per metrologia, misuratori di diametri di fili, granulometri, rugosimetri sistemi di rilievo di campi di deformazione.  Settore civile: sistemi laser di allineamento livelle laser, telemetri topografici e geodimettri.  Settore ambientale: Lidar e rilevatori di inquinamento.  Settore della presentazione: laser per la visualizzazione di ologrammi, pointer laser per conferenze, sistemi laser per la didattica.  Settore giochi di luce: laser per effetti speciali in discoteche, mostre spettacoli all’aperto e simili.  Settore beni durevoli: lettori al laser di codici a barre, lettori di compact disk, stampanti laser e simili.


PRINCIPALI APPLICAZIONI DEI LASER Telecomunicazioni e fibre ottiche  Sorgenti laser a semiconduttore per applicazioni, tramite fibra ottica, nella trasmissione ed elaborazione ottica di dati. Applicazioni mediche  Applicazioni dei laser in Oftalmologia  Applicazioni cliniche dei laser in Chirurgia Generale  Applicazioni cliniche dei laser in Chirurgia con microscopio operatorio  Applicazioni cliniche dei laser in Chirurgia Endoscopica Applicazioni nei laboratori di ricerca  Ottica non lineare  Spettroscopia lineare e non lineare  Interazione radiazione materia


MISURE DI SICUREZZA, RISCHI, PROCEDURE E CONTROLLO DEI RISCHI 

Nei laboratori dove si usano laser di classe superiore alla Classe 3 A, l’utilizzatore deve servirsi della consulenza specialistica di un Tecnico Laser con competenze specifiche relative ai problemi di sicurezza (TSL) per la verifica del rispetto della Normativa corrispondente (CEI 1384 G – CT-76 del CEI Guida E) e per l’adozione delle necessarie misure di prevenzione


Misure di sicurezza      

Protezione sulla sorgente  Segnali di avvertimento  Schermi protettivi  Cartelli di avvertimento  Connettore di blocco a distanza collocato a <5m dalla zona in cui si svolge l’attivit‰  Chiave di comando, per un utilizzo dell’apparecchio solo delle persone autorizzate

Protezione dal fascio laser   Arresto di fascio automatico in caso di radiazione eccedente i livelli prestabiliti   Tragitto dei fasci su materiali con propriet‰ termiche e di riflessivit‰ adeguate e schermature   Evitare assolutamente le riflessioni speculari 


Misure di sicurezza  

 

 

 

Protezione degli occhi  Un protettore oculare previsto per assicurare una protezione adeguata contro le radiazioni laser specifiche deve essere utilizzato in tutte le zone pericolose dove sono in funzione laser della classe 3 e 4. Vestiti protettivi  Da prevedere nel caso il personale sia sottoposto a livelli di radiazione che superano le EMP (esposizione massima permessa) per la pelle ( i laser di classe 4 rappresentano un potenziale di pericolo di incendio e i vestiti di protezione devono essere fabbricati con materiali appositi). Formazione  I laser di classe 3 e 4 possono rappresentare un pericolo non solo per l’utilizzatore, ma anche per altre persone, anche a considerevole distanza. Il personale, quindi , che opera in questi ambienti deve avere adeguata preparazione al fine di rendere minimo il rischio professionale. Sorveglianza medica  Esami oculistici di preimpiego dovrebbero essere eseguiti limitatamente ai lavoratori che utilizzano laser di Classe 3 e 4.


PROCEDURE E MEZZI DI CONTROLLO DEI RISCHI 

  

Nella valutazione dei rischi e nell’applicazione delle misure di controllo vanno presi in considerazione tre aspetti:  La possibilit‰ per il laser o il sistema laser di nuocere alle persone  L’ambiente nel quale il laser viene utilizzato  Il livello di formazione del personale che fa funzionare il laser o che pu‚ essere esposto alla sua radiazione


PROTEZIONE PERSONALE Classe 1 

a)

Utilizzo senza prescrizioni

Classe 2 a)  b) 

Evitare una visione continua del fascio diretto Non dirigere il fascio laser deliberatamente sulle persone

Classe 3 A a)  b)  c)  d) 

e)

f)  g) 

Evitare l’uso di strumenti ottici quali binocoli o teodoliti Affiggere un segnale di avvertimento laser Allineamento laser tramite mezzi meccanici o elettronici Terminare il fascio laser in una zona esterna al luogo di lavoro o delimitare tale zona Fissare la quota del raggio laser molto al di sopra o al di sotto dell’altezza dell’occhio Evitare che il fascio laser sia diretto verso superfici riflettenti Immagazzinare il laser portatile non in uso in un luogo inaccessibile alle persone non autorizzate


PROTEZIONE PERSONALE Classe 3 B Pu‚ causare danni a un occhio non protetto. Valgono le precauzione della classe 3 A e inoltre  a) Funzionamento solo in zone controllate dagli operatori  b) Evitare assolutamente riflessioni speculari  c) Far terminare il fascio su un materiale atto a disperdere calore e riflessione  d) Indossare le protezioni oculari


PROTEZIONE PERSONALE 

Classe 4

Causa danni a un occhio sia tramite il fascio diretto, riflessioni speculari e diffuse. Rappresentano anche un potenziale pericolo di incendio. Valgono le precauzione della classe 3 B e inoltre a) Tragitti dei fasci protetti da un riparo b) Durante il funzionamento presenza solo di personale tecnico munito di protettori oculari e idonei vestiti protettivi c) Per evitare la presenza di personale sarebbe preferibile se fossero comandati a distanza d) Preferibili bersagli metallici non piani e adeguatamente raffreddati come coni e assorbitori e) Per evitare riflessioni indesiderate nella parte invisibile dello spettro per la radiazione laser situata nell’infrarosso lontano, il fascio e la zona di impatto dovrebbero essere avvolte da un materiale opaco per la lunghezza d’onda del laser

 

  


Riferimenti Normativi Come emerso dalla analisi dei fattori di rischio correlati all’utilizzo di dispositivi laser e delle relative misure di sicurezza e cautela da adottarsi, il livello di attenzione da destinare a tale materia ƒ particolarmente alto come peraltro evidente dalla disamina della normativa vigente in materia, che disciplina tali dispositivi in tutte le fasi della loro vita utile. In particolare infatti, i riferimenti normativi in materia di dispositivi laser possono essere compendiati in due categorie distinte ovvero quella riguardante i produttori di dispositivi e attrezzature laser e quella riguardante gli utilizzatori in ambito lavorativo dei medesimi dispositivi .


Riferimenti Normativi D.Lgs. n. 17 del 27 gennaio 2010 Meglio nota come nuova direttiva macchine che attiene ai requisiti essenziali di sicurezza (RES) e le relative procedure di marcatura CE della macchina stessa che il fabbricante o qualunque soggetto che a vario titolo preveda di immettere nel mercato UE la stessa, deve rispettare. Il produttore, non pu‚ limitare la propria attenzione agli aspetti puramente prestazionali dei dispositivi ma deve necessariamente rispettare una serie di requisiti minimali di sicurezza. L’acquirente ƒ garantito del rispetto di tali requisiti dalla apposizione sull’apparecchio stesso di un marchio di conformit‰ (CE). Le procedure per la conformit‰ sono tanto pi€ stringenti quanto pi€ “pericolosa” risulta per l’utilizzatore la sorgente del dispositivo. 


Riferimenti Normativi D.Lgs. nÅ81 del 9 aprile 2008 e s.m.i.; Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro che attiene agli obblighi del datore di lavoro che preveda all’interno delle attivit• di propria competenza l’utilizzo di dispositivi che espongano i propri dipendenti od equiparati ad esposizione ad agenti fisici quali le radiazioni ottiche artificiali di competenza delle attrezzature oggetto del presente corso. Sugli obblighi introdotti dal presente disposto, che riguarda appunto gli utilizzatori, ci soffermeremo con maggior dettaglio al fine di chiarire puntualmente ruolo e responsabilit‰ dei soggetti coinvolti. A tal proposito si definiscono di seguito i vari attori della sicurezza in ambito lavorativo. 


D.Lgs. 81/08: Definizioni di interesse I soggetti che a vario titolo risultano coinvolti nella gestione della sicurezza sul luogo di lavoro sono, in rigoroso ordine gerarchico:  Datore di Lavoro/Dirigente E’ il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assetto dell’organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attivit‰, ha la responsabilit‰ dell’organizzazione stessa o dell’unit‰ produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa.  Preposto E’ colui che, sovrintende alla attivit‰ lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori.


D.Lgs. 81/08: Definizioni di interesse Lavoratore E’ colui che svolge un’attivit‰ lavorativa nell’ambito dell‘organizzazione (azienda) di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione. Queste figure, cosŠ come definite, rivestono in materia di utilizzo od esposizione ad agenti fisici in generale e radiazioni ottiche artificiali in particolare, un ruolo ben definito come espressamente al Capo V “PROTEZIONE DEI LAVORATORI DAI RISCHI DI ESPOSIZIONE A RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI” del Titolo VIII “PROTEZIONE DA AGENTI FISICI “del D.Lgs. 81/08. 


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Definizioni Il Titolo dedicato alle radiazioni ottiche artificiali comprende le seguenti definizioni: ď Ź Radiazione ottica: Tutte le radiazioni elettromagnetiche nella gamma di lunghezza d'onda compresa tra 100 nm e 1 mm. Lo spettro delle radiazioni ottiche si suddivide in radiazioni ultraviolette, radiazioni visibili e radiazioni infrarosse: ď Ź Laser (amplificazione di luce mediante emissione stimolata di radiazione) : qualsiasi dispositivo al quale si possa far produrre o amplificare le radiazioni elettromagnetiche nella gamma di lunghezze d'onda delle radiazioni ottiche, soprattutto mediante il processo di emissione stimolata controllata; ď Ź Radiazione Laser: radiazione ottica prodotta da un laser;


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Definizioni Gli adempimenti previsti richiedono che, ai sensi dell’art. 181 del decreto, il datore di lavoro valuti tutti i rischi derivanti da esposizione ad agenti fisici in modo da identificare e adottare le opportune misure di prevenzione e protezione con particolare riferimento alle norme di buona tecnica ed alle buone prassi. La valutazione ƒ programmata ed effettuata, con cadenza almeno quadriennale, da personale qualificato in possesso di specifiche conoscenze in materia. La valutazione dei rischi ƒ aggiornata ogni qual volta si verifichino mutamenti che potrebbero renderla obsoleta, ovvero, quando i risultati della sorveglianza sanitaria rendano necessaria la sua revisione.


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Valutazione dei rischi La valutazione dei rischi ex art. 181 si articola nelle seguenti fasi:  Identificazione dei pericoli ovvero individuazione, classificazione di tutte le sorgenti presenti nel luogo di lavoro  Identificazione degli esposti ovvero individuazione di tutti i soggetti che, anche con modalit‰ espositive diverse (tempi di esposizione o permanenza), sono esposti al pericolo identificato  Valutazione del rischio vera e propria finalizzata alla determinazione di un indice quantitativo che misuri la dose cui il lavoratore ƒ esposto (giornaliera o settimanale)


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Valutazione dei rischi Controllo della accettabilitĂ„ del rischio mediane confronto con valori limite di esposizione presenti in normativa (art. 215 ed Allegato XXXVIII) . ď Ź

All’esito di tale valutazione il DdL indica nel documento le misure che intende adottate per eliminare ed, ove non possibile, ridurre tale rischio espositivo anche attraverso l’adozione di misure preventive e/o protettive, siano esse di natura organizzativa, procedurale o tecnica. Esse debbono essere riportate puntualmente, al fine di consentirne la immediata verifica di corretta attuazione agli organi di vigilanza territorialmente competenti.


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Disposizioni generali Le disposizioni miranti a ridurre il rischio dovranno tener conto: a) di altri metodi di lavoro che comportano una minore esposizione alle radiazioni ottiche; b) della scelta di attrezzature che emettano meno radiazioni ottiche, tenuto conto del lavoro da svolgere; c) delle misure tecniche per ridurre l'emissione delle radiazioni ottiche, incluso, quando necessario, l'uso di dispositivi di sicurezza, schermatura o analoghi meccanismi di protezione della salute; d) degli opportuni programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro, dei luoghi e delle postazioni di lavoro; e) della progettazione e della struttura dei luoghi e delle postazioni di lavoro;


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Disposizioni generali f) della limitazione della durata e del livello dell'esposizione; g) della disponibilit‰ di adeguati dispositivi di protezione individuale; h) delle istruzioni del fabbricante delle attrezzature. In base alla valutazione dei rischi, i luoghi di lavoro in cui i lavoratori potrebbero essere esposti a livelli di radiazioni ottiche che superino i valori limite di esposizione devono essere indicati con un'apposita segnaletica. Dette aree sono inoltre identificate e l'accesso alle stesse ƒ limitato, laddove ci‚ sia tecnicamente possibile.


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Sorveglianza sanitaria La sorveglianza sanitaria viene effettuata periodicamente, di norma una volta l'anno o con periodicit‰ inferiore decisa dal medico competente con particolare riguardo ai lavoratori particolarmente sensibili al rischio, tenuto conto dei risultati della valutazione dei rischi trasmessi dal datore di lavoro. La sorveglianza sanitaria ƒ effettuata con l’obiettivo di prevenire e scoprire tempestivamente effetti negativi per la salute, nonchˆ prevenire effetti a lungo termine negativi per la salute e rischi di malattie croniche derivanti dall’esposizione a radiazioni ottiche.


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Sanzioni Il datore di lavoro Ç punito: con l’arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 a 6.400 euro per la violazione dagli articoli 181, comma 2 (obbligo di valutazione del rischio ed identificazione delle relative misure)), 190, commi 1 e 5, 202, commi 1 e 5, 209, commi 1 e 5, e 216 (modalit‰ operative di valutazione); Il medico competente Ç punito: con l’arresto fino tre mesi o con l’ammenda da euro 400 a euro 1.600 per la violazione degli articoli 185 e 186 ( obbligo di sorveglianza e predisposizione cartella sanitaria del lavoratore)


D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V Sanzioni Attenzione per‚!!! Anche il lavoratore Ç sanzionabile!! Quando? Quando non si attiene a disposizioni aziendali impartite dal DdL o viola procedure organizzative di sicurezza sancite in azienda e formalizzate all’interno del documento di valutazione stesso. L’entit‰ della sanzione varia a seconda della gravit‰ della inadempienza ma pu‚ arrivare ad alcune centinaia di euro!


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