Con la testa‌ col cuore
Esperimento di trasmissione cartacea di emozioni
di Vladimiro Merisi
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PROPRIETA’ LETTERARIA RISERVATA
Vladimiro Merisi Prima edizione – maggio 2010 Le immagini che appaiono in questa opera, quando non ne sia specificato l’autore oppure il detentore di eventuali diritti, sono state scaricate da pagine web che, al tempo del download non mostravano avvisi o divieti di sorta all’utilizzazione da parte di terzi. Si ritiene perciò siano state pubblicate per la collettiva fruibilità. Laddove sull’immagine compariva un marchio, questo non è stato rimosso. Nel caso che il soggetto detentore di eventuali diritti su dette immagini (autori, soggetti fotografati, editori etc.) non desiderasse che appaiano, oppure desiderassero che se ne citi l’autore o la fonte, lo comunichi con una mail specificando, con chiarezza, a quale immagine la sua richiesta si riferisce; verrà tempestivamente esaudita.
III edizione totalmente rivisitata
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A tutti coloro che, consapevolmente o meno, hanno provocato questo distillato di emozioni
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Indice Prefazione terza edizione Prefazione prima edizione Commenti community Ilmiolibro.it tu sai l’irriflessivo fluire dell’esistenza e io sono in cerca… scaldami … e si vive inciampando tranquillità* oggi è turno di vita e srotolo sfumati i miei pensieri tròvati Amore un’ottava più in là …e tu sei qui e comme chiove...* aiutami a lasciarti notte mentre fra i tigli 18 luglio duemilatre Innamorata … e scenne ‘a neve* Leontyne Lazard voglio vivere partenza inventandoci amore … e ti rivesti gelo* vite notte magica occorre un po’ d’ordine… le fragili certezze voce teatro* Che suonno!* Dialettali* - traduzione
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Prefazione alla III Edizione Chi ha avuto occasione di leggere le edizioni precedenti, imbattendosi in questa, non potrebbe non osservare che si tratta quasi di una silloge diversa tanti sono i componimenti nuovi rispetti a quelli delle edizioni precedenti. Resta fermo, però, l’impianto che prevede componimenti ispirati dal ragionamento e altri ispirati dal cuore, tutti punteggiati, a intervalli regolari, da testi in dialetto la cui traduzione è reperibile in appendice. Questa nuova edizione, frutto di un ulteriore lavoro di revisione, è più rispondente al mio attuale sentire e mi auguro possa incontrare il medesimo favore della precedente. Buona lettura. “Infine per me la scrittura è un dono, che mi faccio a prezzi modici. Che possa esserlo anche per lo sconosciuto che legge, resta per me una sorpresa, mai potrò abituarmi. E’ uno di quegli scambi, incontri di fortuna, improvvisati, a distanza, come versare vino in un bicchiere lontano” Erri De Luca ― Alzaia
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Prefazione alla I edizione. Ai miei dodici lettori ... Perché si pubblica un libro di poesie? Fra i vari generi, una raccolta di poesie è la pubblicazione più rischiosa. Tralasciando l’aspetto dell’esiguità di lettori del genere, di un racconto insipido o abborracciato, al più ci si dimentica, di una poesia banale, immatura, presuntuosa si prova fastidio, il giudizio non contempla indulgenza alcuna, accentuandone l’inessenzialità: a cosa serve una brutta poesia? Per un tascabile di “sedimentazioni emotive individuali” che la pressione del Tempo ha ― forse ― trasformato in cristalli traslucidi, ecco che la definizione di poesie è impropria ancorché impegnativa in maniera opprimente. Se qualcosa di “apprezzabile” c’è, è la cura testarda con la quale le linee di testo originali ― sopravvissute a traslochi, pulizie periodiche, furie distru ve ― sono state rimaneggiate negli anni, quasi in un’inconsapevole preparazione per questo momento, perché “Questo deve fare (un poeta:) prenderti sottobraccio, darti l’amicizia di quattro passi insieme, sillabe di una strofa per te miracolosa” Bene, mi rendo conto di aver lasciato in sospeso una domanda: perché si pubblica un libro di poesie? Azzardo tre risposte: per provare a guadagnarsi un pezzo di immortalità in assenza di divinità (come mettere al mondo un figlio); per fare un dispetto a 8
quelli che non credono in te; per mettere in uno scaffale comune una bottiglie di quel vino da versare in un bicchiere lontano… Se ne sia valsa la pena, giudicate voi…
Dalla community de: ilmiolibro.it C’è già dal titolo una sorta di avvertimento: si dipanano due strade. Segno che le emozioni sono di testa e di petto (...e come non ricordare il grande Edoardo). E per come si avverte, le strade si aprono subito, come sparpagliate dal vento, una segue il cuore (seguire inteso come "cercare"....un indizio e così via) e l’altra la mente.... (cercare" un perché, un significato). [jofrank] In conclusione, non era possibile mettere titolo più azzeccato. [ceroniza] Le poesie […] lasciano la sensazione dello scatto fotografico: le situazioni, il pensiero e i sentimenti colti nell’attimo stesso in cui vengono vissuti, [matteo v.] vere e proprie fotografie di stati dell’animo umano, [paolo51] straordinariamente belle: musicali, mai banali e ricche di metafore splendide. [maria grazia governi] Ricordo. Suggestione. Percezione di qualche dimensione altra, come una memoria involontaria, come guardare un momento del presente che si riveste prima di andarsene, come una musica che si lascia conoscere e come molto altro credo, dietro le parole di chi sembra sappia stare in ascolto. [Smarta] è per questo possibile ritrovarsi nelle emozioni che i versi […] evocano, specie quando affondano nella memoria di gesti 9
trattenuti, di attimi colti mentre già si sta spegnendo il loro profumo. [katzanzakis] In particolare è bella l’idea... che si vive inciampando e ruzzolando!! [SYL] Nell’assaggiare le liriche dell’incipit, ho affrontato un’esperienza del tutto nuova, che ha richiesto una chiave specifica di comprensione, […] ricercata e trovata leggendole e rileggendole. Sono versi di non immediata fruizione, ma non per questo meno pregevoli. Partoriti dal cuore ed accolti da una levatrice impietosa, la mente, che ospita un super io artistico minimalista, che scarnifica dall’ovvio e dallo scontato: il risultato è una composizione ridotta all’osso, che, proprio per questo, riesce a mettere a nudo la struttura. Si origina così una nuova proposta di lettura: il segno, il motivo grafico formato dall’impatto visivo delle parole stesse, disposte ad hoc. Grazie a questo esperimento (riuscito!) ― mi riferisco, in par colare, ai versi che parlano di ”scale”― ho sperimentato su di me non tanto un’emozione, quanto la creazione di un mio movimento mentale, ho salito le scale delle mie memorie, ho letto i graffi impressi dal vivere sui muri della mia anima. [Silvia Cavalieri] I versi manifestano una ottima conoscenza dei meccanismi del poetare, e sono bellissime quelle scritte in dialetto napoletano: trasmettono sincerità e immediatezza accattivante. Non dimentichiamo che il napoletano è una lingua letteraria con tradizione secolare [matteo v.] Sembra interessante infine il "gioco grafico"[…] versione modernista, ed adattata ai tempi, dell'espressionismo pittorico. Quel modo di scrivere/evidenziare voleva esprimere i sentimenti 10
contrastanti dell'uomo ed avvicinare gli automatismi espressivi che nella pittura si espressero con il dadaismo; Vladimiro, all'opposto, sembra trasmettere un tentativo di illustrare la complessità delle pulsioni e dei pensieri alla base di un'espressione, cercando da una parte di evidenziarne gli aspetti che reputa salienti e dall'altra di razionalizzare e schematizzare. Questi ultimi due obiettivi possono a mio avviso avere due destinazioni: la prima è quella di aiutare se stesso a capire, la seconda è quella di far capire agli altri e quindi rendersi comprensibile. [Lorenzo Panizzari] oltre che ad intrecciare, con il lettore, una sorta di caccia ai sensi nascosti. Chi scrive poesie, quelle poesie che ti scivolano via dalla penna, zampillando direttamente dal cuore, sa di canalizzare qualcosa di più grande che, semplicemente, non poteva più contenere. Vedo un grande talento che non si sa dove finisce, né quanto possa davvero appartenerti. [psicosomatista]
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tu sai Tu sai dove trovarmi: nei fondi di caffè in bollette scadute dentro gli estratti conto di quotidianità Là dove non ti aspetti di riascoltare i passi di scorgere dei gesti l’indiscreto passaggio Tu sola puoi cercarmi coi mezzi inadeguati d’una bussola morta in equilibrio instabile su mattoni di versi nel silenzio assordante che ti martella ai fianchi nell’angoscia opprimente della sabbia che va. Il tendone ribolle di percorsi e di ore, di occasioni sfiorite confitte nel dolore Tu osservi: un pesce rosso 13
dentro una bolla vuota. Anche l’ultimo vetro dell’ ultima clessidra si incrina e ti ferisce con il tempo finito. Cammina sola, Va’
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l’irriflessivo fluire dell’esistenza
nella luce nel buio, nel silenzio dell’alba io, nella magica quiete di casa… un momento, solo un momento: i ricordi dolorosi, il confronto e l’acre piacere della solitudine… sguardo affettuoso sonnolento il respiro il desiderio inespresso… in quell’unico momento già incombe l’irriflessivo fluire dell’esistenza.
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e io sono in cerca… M’inerpico sconfitto fin sopra antiche scale, ballatoi polverosi di un’Eco sbriciolata; assise, sedute di fantasmi, anime di ricordi si giocano una storia assopita dal tempo… regna su tutto il buio, e l’angoscia, e il silenzio Ciò che ormai non è più - fra cigolii di porte soffi d’organi a canne dannazione di graffi sopra pareti rosse è sopra queste scale. E io sono in cerca…
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scaldami
Scaldami: i ricordi sono brace perenne
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‌ e si vive inciampando ‌ e si vive inciampando nei medesimi errori e polverosi: e gesti consueti scolorano nei giorni che perdono tepore, fra monotone tracce d’un opprimente nulla ricoperte che quei gesti riempie‌ e lentamente avanza disperdendo ricordi anzitempo sconfitti, un dolore assordante che zittisce la vita. E reagisci inciampando e ruzzolando ancora, vinto, piegato, e mai sconfitto quando, con prometeico orgoglio, vai a inseguire la Vita! 18
tranquillità a me me piace ‘o scuro… me piace ‘e te sentì pe’ sotto ‘e mane James canta pe’ te e dinto ‘o scuro pozzo cantà pur’ io ‘A voce toja, ca trase dinto ‘o core, vene d’assaje luntano: ‘a dinto a chillo scuro addo’ tutto accummencia… Ecco, arapo na’ senga pe’ meglio te vede’: triemme e m’astrigne ‘e mmane e tiene ll’uocchie nchiuse… sotto ‘e capille nire ‘a voce è tale e quale… Pe’ dinto ‘o scuro ‘na voce ‘nnammurata… E accussì n’ata vota m’aizo e ‘nzerro ‘a senga vammana ‘e tutt’e guaje 19
ca jesceno da ‘a luce. A me, me piace ‘o scuro…
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etebioregionale.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=8811 &yy=2012&mm=7&p=2
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oggi è turno di vita
Rileggo immediata la stanza di tronchi. Stropiccio di neve le mani, la faccia pazientando sereno il peso del corpo: oggi è turno di vita di palmi induriti di gomena intrisa, di polsi impregnati di acqua e di sale: questo è turno di vita di fuoco vibrante nel cerchio di pietre, di vampa che strugge i rami spezzati: ora è turno di vita di coltre di ghiaccio che ozia la terra, di graffio d’aratro che cova 22
il suo seme: perciò è turno di vita rabbuffo di vento trasloca i pensieri, un alito fresco di labbra indugiate. Dunque è turno di vita. Assumo spaesato la lentezza del viaggio: strina i chiusi pensieri dentro cui dormo.
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e srotolo sfumati i miei pensieri e srotolo sfumati i miei pensieri la risacca compagna delle orme il freddo che rannuvola il respiro. Gocce di pioggia ad annunciare il passo‌ è una vita che piove senza soste, ma senza tamerici e col salmastro delle onde impazzite e della spuma che rovesciano il cuore. Un rottame brandito dagli affanni e abbandonato fra mille relitti dispersi dentro un ordine incompiuto ed iniquo, persino, di giornate sconfitte 24
tròvati Amore
smarriti sogni sbrindellati, sdruciti‌ Tròvati Amore, bastardo, incontinente, ma che non faccia danno.
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un’ottava più in là
Voglio restare solo. Smanio di te. Piuttosto. Dissociarmi, disperso, dal chiasso della vita sbalordito di note, dissolvendomi in te distillare un’immagine reale inestinguibile inseguendo il pensiero un’ottava più in là oltre le consuetudini, e le mediocrità… nelle tasche un biglietto: scendo a Felicità
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…e tu sei qui A Ruggero
Si ricompone Il tumulto dei sentimenti: gocciolio d’immagini stupefatte, arcobaleno di dolori. Pugno di resilienza stretto il filo dei ricordi ― dolorosi mancamen ― saldo nel fluire presente. E tu sei qui, piccolo incommensurabile dono, col tuo respiro leggero e la linea del viso, il profilo disteso, la peluria sottile… e sogni, per ricordare a tutti quanto vale una Vita
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e comme chiove... Sperso… cu’ ‘ll’ uocchie dinto ‘e lastre ‘nfose pe’ certe stradiccelle sfussecate ca’ sulo ‘nu pensiero po’ saglì, vai spianno ‘a ragione, a’ mutivazïone ch’ha arravugliato ‘e cose… ‘Ncoppa ‘a fenesta l’acqua seguita pe ‘a via soia scansanno certi gocce ― ‘e malamente ― e carrianose ‘e bone… ma schizzichianno, lento torna ‘o pensiero, ‘o primmo, ancora a te ‘nchiuvà: tutte ‘e parole ‘ e piglie, ‘e spuoste, ‘e tuorne a arricetta’ ma ‘o pensiero non jesce, ― chillo overo ― nun ‘o saje cunfessà… 28
http://luckystar.ilcannocchiale.it/
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aiutami a lasciarti Aiutami a lasciarti che non senta più le tue mani, il tuo corpo leggero fremere nell’attesa: per sempre sentirò sapore di vento attraversarmi i capelli, odore di muschio selvaggio impregnare lenzuola disfatte: ma ora, aiutami a lasciarti che non senta più il tuo corpo, le tue mani leggere fremere nell’attesa. Il Tempo avaro, non restituirà la bambina che ero; la tua donna di oggi a quello ha consegnato la sua verginità nel cosciente 30
abbandono d’amore: in istanti dolcissimi ne hai fatto incancellabile Storia, ma ora… aiutami a lasciarti che non senta più le tue mani, il tuo corpo leggero fremere nell’attesa E non dirmi che durerà di più: più delle stagioni, dei venti e delle piogge più del sazio respiro dell’amante appagato… Io lo so: durerà di più, ma io, ora non devo pensarci o non riuscirei a lasciarti! E Tu, amore aiutami, se puoi, se soffri una sola goccia meno di me! 31
notte
Notte, attimo sospeso nel nulla della vita respiro ad occhi chiusi, profondo sospiro mozzafiato… fresco dopo l’arsura, sasso dopo la corsa, estenuante vagabondaggio della mente silenziosa finestra sull’eternità… Notte.
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mentre fra i tigli
Tra fili d’erba guardo, in quieto silenzio, tuoi pensieri leggeri mentre fra i tigli lievi i rabbuffi di vento del tuo cuore scrivono in prima pagina
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18 luglio duemilatre
… ed io ti guardo incrollabile grumo grondante coraggio, giovane, incosciente coscienza che chiami alla lotta con la sola presenza d’incontrollata energia emergere dall’acqua disputando alla Vita l’ennesimo respiro prima dell’immersione a venire per poi ricominciare… ansimante, ed io con te
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innamorata a Carmen
E’ da te che fuggirò domani spalancando le porte dell’infelicità per rincorrere la vita
E’ da te che fuggirò domani per mai più dimenticare quanto puoi essere dolce
E’ da te che fuggirò domani per cercare ― all’impazzata ― accecata da qualcosa che somigli tanto all’ultimo dolore, qualcuno che ti somigli
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… e scenne ‘a neve … e scenne ‘a neve ‘ncoppo ‘e grare ‘e preta e sta fenesta parla: dice ‘e terre luntane e aucielli tropicali ‘e rena d’oro e fina… “ Te lascio ‘na creatura ― vita decisa assieme ― pegno pe’ ‘na partenza tranquilla, senza chianto…” Te ne si’ ghiuto: e mo’? Ecco, mo’ scenne ‘a neve ‘ncoppo ‘e grare ‘e preta e abbrucia cheste piante piccerelle… e pe’ tramente scenne io veco ‘o dio ca nasce ogni matina ca l’abbrucia sta’ faccia piccerella e chilli uocchie ‘nzerrati… E scarfa chelli carne, 36
‘lle carezza ‘e capille mentre assettato, ‘ncoppo ‘e grare ‘e preta, guarda luntano…
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Leontyne Lazard
e vado a serrar palpebre come lama che abbatte, e ripercorro passi per sentirne il rumore strofinare d’ortica le ferite slabbrate da maldestre suture da promesse malsane... E ti inseguo, Perversa, sopra la selce lucida sfiancata, districando rovi di disinganni fra due note lontane‌ agognando il tuo sesso che inebetisce il cuore
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voglio vivere Indicibili cose si riflettono in noi: leggile nei miei occhi cosÏ le ascolterai nel muto rotolare sopra guance arrossate. Ricorderai allora le cose che sapevi che avevi già ascoltato che avevi presentito nei giorni dell’amore, quello che avevi finto poi di dimenticare ricacciando il dolore fra domestiche coltri riordinate dopo aver speso mesi in gioiosa follia prima che rinsavita, d’improvviso, pensando dicessi: aiutami a lasciarti, voglio vivere, ora!
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partenza E’ sera. Gli uomini: padri e mariti figli, fratelli e sposi promessi si abbracciano, stringendosi le mani. Accesi, i fuochi, non scaldano l’aria… e serena tristezza di donne di madri e di mogli di figlie, sorelle e spose promesse riempie i petti degli uomini accanto. Visi dolci, raggianti d’amore frusta il vento, le lacrime brucia… L’allegria della lunga giornata spegne gli occhi dei bimbi: non li chiude, a scrutare incerti domani tenera volontà. Si allontanano, i cani, uggiolando dai fuochi cercando più intenso il calore d’una sola, svogliata, carezza… Languiscono I fuochi 41
ravvivarti pian piano da mani ormai piÚ impegnate. E abbracci, e baci, e cori di voci e parole, pensieri e cuori intrecciati e lucidi occhi, sempre di piÚ, di donne in cronica attesa, di uomini volti in avanti a scrutare un futuro ritorno. E’ sera. Gli uomini: padri e mariti figli, fratelli e sposi promessi si abbracciano, stringendosi le mani.
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inventandoci amore
Io tremo ma non è il freddo. Il tuo gioco incessante di fughe e di rincorse segna il passo e ogni sosta sposta innanzi l’arrivo… Tutto ciò che uno sguardo può rivelare a un cuore lo sfogliammo entusiasti quella volta, la prima, inventandoci amore. Poi, quel libro fu chiuso. È d’allora ch’io tremo
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… e ti rivesti … e ti rivesti, fra catene quotidiane sofferti rivoli suggestioni nascoste fra mille, piccole cose. Correrai là dove dovresti, assai prima di volerlo davvero: zitta! Tacito accordo di un’unica notte … e ti rivesti, sentendo veloci, nel buio delle gelide lancette, distratto, l’ultimo sguardo di chi non sa quanto possa costare anche un’unica notte… Vestita, infine, spenta nel cuore 44
anche l’ultima speranza nel gelido buio di un: “… fammi dormire…”
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Gelo Gelo ca scippa ll’ogne, ca sturzella ‘e denocchie c’agghiaccia ll’uocchie ‘nfuse e te ‘mbelletta ‘a faccia cu’ cierti schiocche rosse ca me pareno annurche… Fuoco c’abbrucia allero, ca comme ‘o meglio vino scarfa ‘e vene, arrecrea, fuoco che appiccia ‘e spalle, ca te spennella ‘o rrusso ‘ncopp’ a ‘sti zizze annure… O’ ggelo sta ‘cca fora, e gelato stongo io ma tu, fuoco che scarfa ― manco si fusse ‘o sole! ― tu ‘o squaglie chistu core: comme a fierro ‘nfucato me trase dinto a ‘e viscere m’e miette sott’ e ‘ncoppa… E io me scarfo, felice, ‘ncoppa a ‘sti zizze annure cavere ‘e fuoco e rosse comme ‘a’sta faccia toja ca sape ‘e mela annurca… 46
https://www.nikonclub.it/forum/lofiversion/index.php/t13408-100.html
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vite Vite in corsa s’incontrano strusciandosi per caso lungo linee sensibili inspiegabili a naso; Vite già frammentate senza riferimenti paranormali, ruvide prive di infingimenti Vite che a raccontarle ti sembrano inventate e invece sono effetti di ansie mai placate. Vite borghesi, piccole senza ombra di coraggio, Vite a rotta di collo in cerca di ancoraggio, Vite che, per incanto, s’incrociano per strada là in un crocicchio, un vicolo, nel sole che dirada Vite: “Tu spargi briciole e io le attendo, Impaziente” Vite sempre in attesa… in attesa di niente. 48
Vite sedute accanto sopra quella panchina che tu guardi distratto passando ogni mattina: stai attento non risveglino le tue insoddisfazioni non è scritto che trovi le giuste soluzioni. Potresti allora perderti nel tuo girovagare per poi non riconoscere la strada da imboccare o fare come me: che, in fondo, l’ho trovata ma la vita, carogna, subito l’ha sbarrata!
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notte magica a Robin
Di queste righe, non ci crederai, incomincia la storia piÚ anni fa: a sera, ormai prima di dormire sostavo col pensiero - come mai – su questa notte magica per me che La vede evocata senza tempo nei sogni dei bambini senza età di quelli che di favole si nutrono incuranti del tempo e dei dolori sollevati da terra almeno un palmo. Piccoli Peter Pan piccole Wendy coi cuori di cristallo incandescenti da speranze affilati 50
luccicanti A loro come a te, cucciola mia, sempre verrà in soccorso nelle ambasce la dolcissima nonna di una notte ‌ e se racconterai ai figli in grembo della corda sospesa e delle rime di calzini stracolmi a cioccolata quasi potrai riudire questa voce queste rime scorrendo e scriverai ‌
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occorre un po’ d’ordine… d’ordine c’è bisogno dentro ai miei sentimenti: fra mille ragnatele d’ogni dubbio irrisolto e ammassi polverosi di ricordi ingombranti, fra ceneriere dense di pensieri combusti. Cerco di fare ordine fra mille cianfrusaglie: un orologio a pendolo orfano di lancette, il suo Tempo, ch’è il mio; quelle foto di gruppo sbiadite, scolorite, inutili, e spolpate di cornici dorate: una vita d’immagini disfatte, senza vita precipitata giù da un lucido presente. Ho messo un poco’ d’ordine dentro ai miei sentimenti. E l’ho fatto così. 52
le fragili certezze Tutto si ripropone in immagini note e tristemente, imprevedibilmente, attuali: … il gusto del caffè disintegra illusioni raggrumate in speranze, disfa la ragnatela di fragili certezze su cui poggia la mente… Si avvita la vertigine d’una Fede imperfetta nello scontro col Vero
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voce
Voce: sfumata, intensa inarrestabile scintilla scandita dal passo incerto, risoluta sospesa nell’ora imminente‌ sugli occhi aperti la Voce.
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teatro O’ juorno doppo nu’ juorno comme all’ate…? ‘Gnornò, nce vo’ quaccosa: o’ rummore de ‘e tavole ‘e lignamme, ‘na guardatella ‘e smerzo dinto ‘o buco d’ ‘a scena, ‘e ppagine ‘e cupiune ripetute a migliara… e ciento voci… voci una ‘ncuollo a n’ata: Ma quando aggia trasì…? Damme ‘na mano, tira, accuonceme ‘o vestito… Stamme vicino, aiutame, se m’avessa n’zamà…. Maronna,… quanta gente, e che paura! Po’ quanno è doppo, quanno ognuno ha fernuto: Maro’ ma che ommo ‘e merda: m’he arrubbato ‘a battuta… l’e’ fatto proprio appusitivamente, e m’ho fai sempe, sa’ Atti’ si’ sempe o’ meglio: se so’ muorte da ‘e rise… 55
Meh, tu che faje… Io te conto ‘sti fatti, e nun me siente? Oi’ ‘lloco, aggio capito tutte cose: si’ tu can un sbattive ‘e mane e nun redive… t’he guardato ‘o Teatro ma senza risciatà, senza emozione, senza sentimento… Ue’ nemmanco ‘na vota… Cu’ te, jetto ‘e parole e ‘o sciato mo’ me serve: me l’aggia astipà m’ pietto pe’ nun m’emozionà quanno astregno ‘e cumpagne, ‘nce scagnammo nu’ vaso che ajmmo astipà pe’ n’anno ‘ncoppo ‘a sta faccia sporca che guarda, silenziosa, ‘sta scena muta, tutte ‘e seggie vacanti o’ telone ‘nzerrato.
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https://www.produzionidalbasso.com/project/scenografia-per-spettacoloteatrale/
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APPENDICE
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Che suonno! M’aizo ‘mpierno ‘e nove ― primma stongo ‘ntrunato – faccio mente locale: ‘o sole, mo’ addo’ sta? Tramente me ‘ntalleo cu’ ‘a perziana ‘nchiusa, me filmo tutte ‘e cose ca putarriamo’ fa: na’ corsa in bicicletta, na’ partita a pallone, na’ passiata allera, cu ‘a criaturella mia; na’ curatella a e’ sciuri, ‘e piante a sistema’ na’ lettura e’ nu’ libro ca nun riesco a avanza’; ‘na colazione a’ o’ frisco cu ‘o quotidiano annante, na’ spesa pe’ negozi tanti denari ‘a ‘jettà: regali pe ‘a mugliera, pe’ ‘o figlio piccirillo pe’ ‘a femminella grossa pe’ chill’ati duje la’ e po’pure pe’ chilli 59
che aggia meraviglià… L’addore de ‘o cafè ca volle assai ‘ncazzato ― perché, oramai, è abbruciato ― me strappa all’aldilà Schiara n’ata jornata che è diversa a chell’ata, ma a me che me ne fotte: ‘a voglio realizzà! Jetto ‘o cafè abbruciato ca fete ‘e scarrafone, me lavo lesto lesto, lavo o’ criaturo mio e scengo primma ‘e mo’. M’assetto a o’ tavulino de ‘o bar preferito: latte, cafe’ e cornetto visti e non visti chiu’. Trasimmo into ‘o portone de ‘a Villa Floridiana, e ‘e corsa, comme a pazzi, ce jammo a arravuglià ‘ncoppa a chella erba ‘nfosa che addora ‘e primmavera 60
pure si mo’ è Nuvenbre e friddo, certo, fa…. Sette, otto criaturielli spiano cumpagnia pe’ pazzia’ ‘o pallone… oi’ ccanno: stammo ‘cca! Po’ doppo, stanchi e strutti, ce jettammo ‘mmiezo ‘e frasche, io areto a ‘o quotidiano, isso a s’arrepusà. Usciti dopo un poco, trasimmo into ‘e negozi pullover e cammise ‘nzieme, iammo a accattà. Pazzielle e cullane, cazette e cazuncielli catenine, cravatte e tutto quanto sta dinto a tutti ‘e negozi che ‘ncoccio pe’ turnà. A casa, po’, me spoglio e m’accudisco ‘e piante taglio ‘e gerani, e ‘e vasi me metto a pulezza’ ―“ strano, nun tengo famma, e manco ‘o criaturiello…” 61
me leggo chillu libro e isso abbia a ghiuca’… Nu’ suono ‘e campaniello me scuote da ‘a lettura, pare na’ bicicletta: ―“ ma a’ casa, che ce fa’ ?” Ma comme, stongo io ‘ncoppa cu ‘a maglia ‘e Maradona: che cazzo, fosse muorto… è suonno o…è l’aldilà…
Me sceto ‘e butto: ‘e nove nu’ juorno comme a ‘n’ato chello che aggio sunnato oggi s’adda avverà!
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DIALETTALI
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tranquillità pg. 16 a me mi piace il buio mi piace di sentirti con le mani James canta per te e dentro al buio posso cantare anch’io la voce tua che mi trapassa il cuore viene da assai lontano dal profondo del buio dove inizia ogni cosa… ecco, apro una fessura per distinguerti meglio tremi, mi stringi forte tenendo gli occhi chiusi sotto i capelli neri con quella stessa voce La si avverte nel buio voce d’innamorata… E così nuovamente mi alzo 64
e chiudo l’apertura levatrice dei guai ch’escono dalla luce a me, mi piace il buio
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…e come piove! pg. 25 smarrito gli occhi nei vetri zuppi attraverso stradine dissestate che soltanto un pensiero può scalare cerchi la causa, la motivazione che ha ingarbugliato tutto… Sulla finestra, l’acqua indifferente scorre schivando certe gocce ― le ca ve ― trascinando le buone… piovigginando, lento torna il pensiero, il primo ad inchiodarti, ancora: le parole le prendi, le sposti torni a spostarle ancora ma il pensiero è bloccato 66
quello vero non lo puoi confessare
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scende la neve pg. 33 scende, la neve sulle scale in pietra questa finestra parla: e di terre lontane uccelli tropicali e sabbia d’oro, fine… “Ti lascio una creatura ― vita decisa insieme ― pegno di una partenza tranquilla senza pianti…” Te ne sei andato: e adesso? Ora scende la neve sopra i gradini in pietra e brucia queste giovani piantine e frattanto che scende io vedo il dio che nasce ogni mattina abbronzargli la faccia piccolina, e questi occhi serrati 68
questa carne scalda mentre seduto, sopra i gradini in pietra guarda lontano‌
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gelo pg. 43 Gelo che strappa le unghie che piega le ginocchia che ghiaccia occhi bagnati e che ti trucca il viso con due sfere rosse che mi sembrano annurche… Fuoco che brucia allegro che come il miglior vino scalda vene, rallegra fuoco che arrossa spalle e che dipinge in rosso questo tuo seno nudo… Qua fuori ci sta il gelo e gelato sono io ma tu, fuoco che scalda ― neanche fossi il sole! ― lo sciogli questo cuore: come un ferro rovente nelle viscere mi entri me le metti sossopra… E io mi scaldo, felice sopra il tuo seno nudo 70
caldo di fuoco e rosso come la faccia tua che sa di mela annurca‌
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teatro pg. 52 Il giorno dopo un giorno come tanti? No, ci vuole qualcosa… rumori delle tavole di legno uno sguardo di sbieco dentro un buco di scena e brani di copione ripetuti a migliaia e ancora cento voci, una addossata all’altra: ma quando tocca a me? Dammi una mano, tira, aggiustami il vestito Stammi vicino, aiutami, se dovessi sbaglia’ Madonna, quanta gente… e che paura! Poi, quando è terminato, quando ognuno ha finito: Madonna, che carogna: mi hai rubato la battuta… l’hai fatto proprio volontariamente… e come sempre, sai… Attilio, sei il migliore: sono morti dal riso… Ehi, ma che fai? 72
Io con te mi confido e non mi senti? Ecco, oramai ho capito come va: Sei tu, tu non applaudivi e non ridevi hai assistito al Teatro senza alcuna reazione senza emozione, senza sentimento‌ neanche una volta, neanche quando siamo usciti al proscenio, a dire buonasera. Con te sperpero il fiato ed il fiato mi serve debbo serbarlo in petto per non emozionarmi quando abbraccio i compagni, e ci scambiamo un bacio da conservare un anno sopra la faccia sporca che guarda, silenziosa, a questa scena muta, alle sedie vacanti, al telone serrato.
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…e che sogno! pg. 56 Mi alzo alle nove in punto ― ché prima sto intronato ― Faccio mente locale il sole, dove sta? e mentre indugio un poco con la persiana chiusa immagino ogni cosa che adesso potrei fare : una corsetta in bici una partita a calcio un giro spensierato col piccolino mio occuparmi dei fiori sistemare le piante e poi leggere un libro che non riesco a ultimare, far coazione al fresco col quotidiano innanzi andare a far spese soldi da scialacquare: con regali a mia moglie per il piccolo mio per la femmina grande e poi per tutti quelli 74
che voglio affascinare … l’odore del caffè che bolle assai incazzato — perché s’è ormai bruciato — mi strappa alla realtà che è diversa dall’altra ma a me che me ne importa: la voglio realizza’ Butto il caffè bruciato (puzza di scarafaggio) mi lavo molto in fretta lavo anche mio figlio e scendo senza indugio, mi siedo al tavolino del bar prediletto latte, caffè e cornetto visti e non visti più. Entriamo nel portone di Villa Floridiana di corsa, come pazzi ci andiamo a avvoltolare dentro l’erba bagnata che sa di primavera ed anche se è novembre e certo, freddo fa’ Sette, otto ragazzini 75
cercano compagnia per giocare a pallone: “eccoci, siamo qua” Dopo, stanchi e distrutti, sdraiati fra le frasche, io leggo il quotidiano a riposare sta. Usciti, dopo poco entriamo nei negozi pullover e camicie insieme a compera’. Giochini, collanine calzini e calzoncini braccialetti, cravatte tutto quello che sta dentro a ogni negozio che andiamo ad incrocia’. A casa, poi, mi spoglio accudisco le piante taglio i gerani, e i vasi ripulisco di già che strano, non ho fame neanche il piccolino… allora prendo il libro e lui torna a gioca’… Un suono di sonaglio 76
disturba la lettura sembra una bicicletta “… ma a casa, che ci fa’? Ma come, sto io sopra… la shirt di Maradona… che cazzo, fossi morto? ma è sogno, o è l’aldilà?” Scatto sveglio: le nove di un giorno come un altro ma quello che ho sognato oggi si avvererà!
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