Ossimori Viventi
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Ossimori Viventi
A mia mamma cui mi sono ispirato nella stesura del testo. Mi sono detto: lo deve capire, non si deve annoiare e deve rimanergli un “messaggio”. Trattare un tema “difficile” usando parole facili in una colonna sonora di un romanzo.
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Ringraziamenti
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Ossimori Viventi Introduzione Tu sei pazzo. Dico a te che stai leggendo la mia storia. Probabilmente non l'hai mai saputo, o semplicemente non te ne sei mai accorto... Quasi certamente hai sempre pensato di essere uguale a tutte quelle persone che incontri ogni giorno per strada... Non posso darti torto: tu sei uguale a loro. E a me. Siamo tutti folli. Se mai nessuno ti ha fatto notare le tue psicopatie, dopo la lettura di questa storia un certo brainstorming* ti turberĂ ... Walter
* brainstortming = Tempesta mentale
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Ossimori Viventi Breve prefazione Questa è parte della storia di Omer Paris che da ragazzo chiamavano Walter. Alla fine di ogni capitolo, troverai delle Note che spiegano in termini scientifici alcune forme di malattia mentale e/o termini che non usiamo al bar dove facciamo colazione e nemmeno al mercato della spesa. E’ chiaro che se sei interessato, leggendo le note, allargherai la tua cultura e un poco delle tue conoscenze. Amo Socrate, un filosofo greco di duemilacinquecento anni fa; lui diceva: Più so e più so di non sapere. Quindi, non spremiamoci le meningi, se qualcosa non la capiamo. Ci ritorneremo (se ne abbiamo voglia) successivamente. Parlo al plurale perché sono come te… Se credi che sono stato troppo semplice vai alla prefazione successiva. Se ti basta, vai direttamente al romanzo e fatti trasportare. Ti piacerà. Buona lettura. Vanni Cancello 5 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Prefazione Se lo scrittore non è sostenuto dalla speranza di far soldi, deve essere almeno sostenuto da una speranza di redenzione, altrimenti non supererà la prova. Chi è senza speranza non solo non scrive romanzi ma, quel che più conta, non ne legge. Non ferma a lungo lo sguardo su nulla, perché gliene manca il coraggio. (Flannery O'Connor)
Una prefazione che inizia con una citazione? Anche per rispondere all’artista e con essa il pubblico. La speranza non fa parte della mia concezione filosofica per cui, non ho la speranza, ma l’ambizione di fare appassionare almeno due “prototipi” di lettori. Di sicuro, non riuscirò mai ad insegnare a un pollo a camminare all'indietro (la Flannery lo fece all’età di sei anni). Non è la mia brama. Il primo, è il lettore “deconcentrato”, quello che legge tutto distrattamente, compra raramente un libro e quando lo fa difficilmente lo termina. Il secondo, è “il fiacco”. Quello che pur leggendo spesso, “scappa” innanzi ad argomenti “seri” poiché esposti da professoroni che per loro deontologia, cultura, abitudine o brama, utilizzano costantemente 6 Vanni Cancello
Ossimori Viventi termini e locuzioni che “stancano” il lettore medio; proprio quello cui il “messaggio” dovrebbe arrivare. Il “circuito” delle informazioni dotte ed approfondite resta chiuso tra loro e i propri adepti. Dico questo, perché sono uno di questi esemplari. Un fiacco. Nell’era della comunicazione globale dove le immagini hanno sostituito i panorami e gli “spot” hanno rimpiazzato interi capitoli, se riesco a “convincere” uno solo di questi, avrò fatto la mia rivoluzione. Ho quindi, volutamente utilizzato una scrittura frivola e mondana per cercare di arrivare più facilmente alla meta. Ovviamente l’obiettivo non era quello di un romanzo “leggero” ma l’utilizzo di una forma e di un linguaggio usuale per trattare (con la collaborazione di note scientifiche) argomentazioni che richiederebbero l’utilizzo di lemmi e proposizioni “pesanti”. Non di meno si vuole trattare argomenti come pedofilia e mobbing (per citarne qualcuno) superficialmente ma, al contrario, provare a coinvolgere emotivamente il lettore (per questa ragione la forma romanzata) che, se incuriosito, approfondirà le tematiche con altre riviste e in altri ambiti. Quelli seri. 7 Vanni Cancello
Ossimori Viventi La mia non è affatto una critica alle pubblicazioni scientifiche e ai libri scritti dagli illustre figure ma, la personale convinzione che spesso manca l’anello di congiunzione tra la cultura con la C maiuscola e il lettore che utilizza il termine “carattere grande o piccolo” non per indicarne la dimensione. È consuetudine, almeno fra le mie conoscenze, dire scherzosamente: non stai bene, sei folle, è un pazzo, ti manca qualche rotella e espressioni simili. Tutte dirette (anche se spesso scherzosamente) a sottolineare qualche turba mentale. Ecco in “senso” di questo romanzo. Mettere in evidenza che chi più chi meno, tutti noi soffriamo di piccole o grandi psicopatie. Come per la depressione che fino a qualche tempo fa era considerata tabù, ritengo che anche le psicopatie debbano essere evidenziate e considerate come “normalità” patologiche. Con questo non voglio dire che “in un mondo di pazzi, nessun pazzo” ma, che se “poco dannose” al genere umano, le psicopatologie debbano essere accettate. Se le patologie sono misogine o misantrope, occorre intervenire con qualsiasi mezzo. 8 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Anche con la soppressione? Questo libro non dà risposte, al contrario pone interrogativi. Questo è un libro retorico. Chiudo citando il mio autore preferito Socrate,: “La retorica, dunque, a quanto pare, è artefice di quella persuasione che induce a credere ma che non insegna nulla intorno al giusto e all’ingiusto. „ Al lettore, alla lettrice, il compito di percepire se ciò che fa Walter (e Tamara nel prossimo…) sia giusto o ingiusto. La psicopatia è un disturbo mentale caratterizzato principalmente da un deficit di empatia e di rimorso, emozioni nascoste, egocentrismo ed inganno. Gli psicopatici sono fortemente propensi ad assumere comportamenti devianti e a compiere atti aggressivi nei confronti degli altri, nonché a essere orientati alla criminalità più violenta. Spesso sembrano persone normali: simulano emozioni che in realtà non provano, o mentono sulla propria identità. Fino agli anni ottanta, la psicopatia era riferita ad un disturbo della personalità caratterizzato dall'incapacità di attaccamento e da un'anomalia del sistema di gestione delle emozioni, mascherate dall'abilità di apparire come una persona normale. La pubblicazione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-III) mutò il nome utilizzato per definire questo disordine mentale in disturbo antisociale di personalità e incrementò il criterio diagnostico verso le scienze comportamentali Il gruppo di lavoro sul DSM-V, comunque, consiglia una revisione del disturbo antisociale di personalità, in modo da includerlo nel "Antisocial/Psychopathic Type", con criteri diagnostici che diano più risalto ai modelli comportamentali. Anche la tassonomia diagnostica dell'Organizzazione Mondiale della Sanità considera la psicopatia un disturbo della personalità con influenze antisociali. Nonostante sia poco considerata nei manuali diagnostici, la psicopatia e i termini correlati, come “psicopatico”, sono ampiamente utilizzati dai professionisti della salute mentale e della criminologia. In particolare, la NATO ha fondato una serie di Istituti Avanzati di Ricerca sulla psicopatia, sia prima che dopo la pubblicazione del Manuale diagnostico scientifico-III. Uno di questi, Robert Hare è stato molto proficuo in questo campo, e a lui va il merito di aver inventato la Hare Psychopathy Checklist che è un metodo per differenziare il disturbo antisociale di personalità dalla psicopatia. Secondo tali studi, la diffusione del disturbo antisociale di personalità è due-tre volte maggiore rispetto alla psicopatia. Da Wikipedia Agosto 2013
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«Nel mondo esiste un unico essere menzognero: l'uomo. Ogni altro essere è genuino e sincero, perché si fa vedere schiettamente qual è, manifestandosi così come si sente, mentre l'essere umano, a causa del suo abbigliamento, è diventato una caricatura, un mostro, la cui vista è ripugnante già per questo fatto, che è poi perfino sottolineato dal colore bianco e per lui innaturale della pelle e dalle disgustose conseguenze del suo nutrimento a base di carne, che è contro natura, nonché delle bevande alcoliche, del tabacco, degli stravizi e delle malattie. L'essere umano appare come una macchia ignominiosa nella natura.» Arthur Schopenhauer
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“Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana. „ JFK “Predicare la morale è facile, difficile è fondarla.” Arthur Schopenhauer “E la morale è... i buoni vincono, i cattivi perdono e come sempre l'Inghilterra domina!„ “Io sono il frutto di quello che mi è stato fatto. È il principio fondamentale dell'universo: a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. „ Lewis Prothero, dal film V per Vendetta
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Ossimori Viventi Un viaggio programmato “Arrivai al paese in anonimo come avevo pianificato. Conoscevo bene le strade e i luoghi bazzicati dalle diverse compagnie. Avevo vissuto diversi anni in quella periferia, anche se non frequentavo nessun gruppo in particolare. A differenza delle maestranze che venivano a lavorarci e quelle che vi dimoravano, io ero un pendolare al contrario e quel luogo per me, era solo un dormitorio. All’epoca, lavoravo come contabile nella grande città che mi aveva partorito. Mi ero vestito come i locali abitanti perché ne conoscevo lo stile. Stile operaio. La cittadina era di quelle dove impera il gigante della metallurgia, con la sua ciminiera che si scorge da ogni angolo, con la sirena che scandisce i cambi turno e dà il ritmo alla città. Per anni avevo pianificato quell’azione. Per anni avevo rifatto il programma modificandolo nei dettagli, per poi rifarlo completamente diverso. 13 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Ripetere le azioni mentalmente, ripetutamente e trovarvi sempre un errore da non commettere, è un’abitudine senza fatica, perché legata al mio lavoro quotidiano. Mi sono trasferito nel nordest proprio quell’episodio che mi aveva cambiato la vita.
dopo
Ora, sono un manager di una multinazionale. Queste società, per esistere richiedono metodologia programmata e ciò che maggiormente conta, il controllo di quanto programmato. Questa attività, mi ha plasmato come un cyborg. Non mi scandalizzo ai fallimenti né mi esalto per i successi. Eppure, di emozioni vivo. E l’emozione provata almeno vent’anni prima, la tenevo nascosta nella mente. Non nel cuore come si potrebbe immaginare, ma nella mente. In un file di una cartella, di una partizione dell’hard disk della mia mente che usavo solo quando volevo far riaffiorare quel ricordo.
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Ossimori Viventi La fermata del metrò, era un po’ diversa da come l’avevo lasciata anni prima, era luminosa e non più con angoli bui e sporcizia in ogni cantone. Era un dettaglio marginale, ciò che mi metteva in allerta erano invece le cam. Quegli occhi infernali che tutto vedono e ogni movimento registrano. Ovviamente avevo previsto come eluderle. Il berretto di lana, la sciarpa che lasciava intravedere solo gli occhiali (che avevo messo posticci), mi restituivano irriconoscibile ai più. Era pieno inverno e nessuno faceva caso a chi si copriva dal freddo. E in inverno si sa, fa buio presto. Il buio nasconde le ombre e li ero senz’altro un ombra. Lo zainetto Invicta sudicio di lavoro d’officina, era un accessorio che aveva sostituito la borsa per la merenda che si utilizzava nel passato. Era tardo pomeriggio. La camminata era veloce, di quelli che sanno dove andare senza esitare e senza prestare attenzione a ciò che c’è intorno.
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Ossimori Viventi Eppure, la curiosità era tanta di riconoscere facce passate, angoli rivisitati, negozi riconvertiti. L’obiettivo non era certamente una gita turistica. In men che non si dica, districandomi abilmente tra la gente che mi attraversava il cammino, giunsi al circolo. Ecco, questo non era cambiato per niente anzi, era ancora più balordo di come lo avevo lasciato a suo tempo. O almeno così mi appariva. Trasandato, sciatto, in una parola sporco. Come sporca era la persona che cercavo. Già... Ero arrivato per incontrare un balordo. “Un infame” pensavo nella mente, che mi aveva gemmato quel pensiero, fin dal momento che compiva la bastarda azione di colpirmi alle spalle con un pugno prima e violenti colpi in tutto il corpo dopo. Pugno scagliato con violenza tale, da stordirmi all’istante; mi fece gonfiare l’orbita destra in pochi attimi. Quando mi voltai, per vedere in faccia l’aggressore, non ci vedevo più dall’occhio colpito. 16 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Il fischio assordante procurato dalla violenza di quel pugno, (non ho mai saputo se era stato un pugno o un corpo contundente) mi facevano perdere l’equilibrio più dell’effetto strabico dovuto al fatto che vedevo da un solo lato. Scappai istintivamente. Ero molto veloce a quel tempo. Facevo atletica leggera, una promessa nei centodieci ad ostacoli. A quell’ora molti negozi chiudevano. Palazzi neanche a parlarne. Era una strada commerciale. Una serranda era aperta. “Mi rifugio li” pensai. Era un Coiffeur per signore. Di quelli dove in passato era precluso ai maschi. “Chi se ne frega. Ho da salvare la pelle. Poi penseremo alla scuse.” Dissi a me stesso. La porta a vetri era aperta. Mi infilai dentro incurante della dame che stavano sotto i calorosi caschi. Un secondo ambiente interno sarebbe stato più sicuro. E’ lì che mi rifugiai. Dove ripongono gli asciugamani, gli shampoo le tinte e gli accessori vari.
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Ossimori Viventi In un primo momento il titolare cercò di fermarmi poi, probabilmente la pietas lo fece desistere dal tenermi fuori dai locali. I presenti furono spaventati da quell’ingresso furioso e al tempo stesso prepotente. Probabilmente ebbero un sussulto di piacere quando si accorsero che non si trattava di una rapina. Li assalì il terrore un attimo dopo. Il delinquente irruppe pregno della sua cattiveria. “Dov’è?” chiese con tono prepotente e minaccioso. Poche frasi confuse uscirono dalla bocca del parrucchiere. Una di queste fu “Non voglio casini qui dentro”. Il farabutto non fece nemmeno caso a quelle parole. Si infilò dritto in fondo. Dove mi ero rifugiato. Non avrei mai saputo chi fosse stato, se prima di andare via, il bastardo, non avesse voluto colpirmi ulteriormente sul viso. Questa volta sul naso. Accovacciandosi, e avvicinandosi a pochi centimetri dal mio viso straziato dai colpi. 18 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Un pugno repentino partito da pochi centimetri ma di una violenza tale, che il setto nasale fece crack. Ero stordito ma vigile. Ansioso di guardarlo in faccia. Con fare ancora minaccioso mi sussurrò “Walter, vedi questo viso? Ogni volta che lo incontrerai, per te saranno guai. “ Benché straziato, stordito, impaurito e lacerato pensai “La prossima volta che ci incontreremo, avrò due occhi aperti. Sarai tu obbligato a guardarmi.” “Affronto le persone, che siano saluti, comunicazioni o conversazioni, guardando sempre negli occhi. Mai alle spalle lurido vigliacco. Allora per te, ci saranno problemi. Lo giuro a me stesso.” Un timbro mentale che marchiai a fuoco nel cervello. L’assalitore era uno dei balordi del paese. Un tipo che portava la nomea di duro, di quelli che le famiglie ti consigliano di tenere alla larga. Non gli avevo mai dato confidenza, neanche quando per strane coincidenze lo avevo incontrato nel Central Bar a riscuotere la “paghetta” settimanale dall’esercente. Bruno il barista. 19 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Bruno aveva un buon rapporto con tutti. Mi soffermavo non solo a fare colazione ma, anche a discutere di condizioni sociali, politiche e talvolta finanche di sport. Il barista mi teneva molto in considerazione, perché, diceva, sapevo dispensare belle parole mai banali. Il criminale non era solito recarsi al mattino in Bar ma a tarda sera. Me lo disse Bruno, quella stessa mattina. Poi aggiunse. “È da oltre un anno che devo sottostare a questa meschinità.” Alla domanda del perché non si rivolgesse alle autorità, la risposta fu netta e chiara “E’ il fratello del Maresciallo Barroso della locale stazione dei Carabinieri. A mezzogiorno si sveglia e resta tutto il giorno nel circolo della caccia. Finiti i soldi che perde regolarmente al gioco d’azzardo, viene qua, come in altri negozi, a riscuotere.” Era evidente che fosse una specie di mafioso o bullo del paese, “coperto” dalla figura del fratello Militare.
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Ossimori Viventi Il perché mi avesse aggredito lo seppi più tardi: avevo consigliato il barista a denunciarlo alle autorità. Il come lo avesse appreso, non è dato di saperlo. Mi ritrovai in un pronto soccorso. Li conoscevo bene quei posti. Da bambino ero un habitué di quegli odori. Di quelle luci. Del bianco tutt’intorno. Dei camici degli infermieri, di quelli dei medici e della mura. Persino le lampade sono di un bianco diverso da quello di altre luci. Ero un ragazzino “vivace”… Accanto a me Ivan. Mi disse che lo avevo chiamato. Ma questo proprio non lo ricordavo. Neppure ora, a distanza di anni ricordo di aver chiamato Maldone. Così lo chiamavamo per il suo cognome Simaldoni. Era accorso immediatamente e, nonostante la minaccia del luogo, aveva sfidato un mafioso per un amico. Non ricordo di averlo mai ringraziato ma, tra veri amici a volte le parole non servono.
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Ossimori Viventi Il medico di guardia volle trattenermi per precauzione. Ivan non solo non mi lasciò da solo ma, chiamò l’allora mia fidanzata. Katia accorse come farebbe una mamma. Mia madre, non volli fosse avvisata. Avrebbe pianto e avrebbe fatto piangere anche me. Non potevo permetterlo e non potevo permettermelo. Un occhio era praticamente tumefatto e l’altro era pieno di sangue tanto che la sclera, la parte solitamente bianca, era diventata rossa per la rottura dei capillari. Avrei pianto sangue. Feci dire che avrei dormito a casa di amici. Non sarebbe stata la prima volta che dormivo fuori. A lei sembrò strano perché di solito non chiamavo ne facevo chiamare. Le mamme come si sa, hanno un sesto senso che nessuno sa spiegare. Me la ritrovai in piena notte, in camera, seduta e vigile.
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Ossimori Viventi Aveva dato il cambio a Maldone che mi aveva assistito e vegliato per ore. Katia invece, era ai piedi del letto svenuta dal sonno e dallo stress. Non disse una sola parola. Era lì seduta accanto a quel letto che ospitava un corpo martoriato. Provai a farle un sorriso ma le labbra gonfie non me lo permettevano. Allora lei sembrò capire e disse “Non parlare, non sforzarti, riposa.” e aggiunse “Ho parlato col dottore, non ci sono lesioni interne”. Non sapevano ancora che avevo un principio di distacco della retina all’occhio destro. Il setto nasale rotto invece, lo avevo appreso dal radiologo che mi fece visita prima dell’arrivo del medico di turno. Mamma mi teneva una mano, quella del braccio senza gli infusori che calavano liquidi nelle vene. Le sue mani erano lisce come l’interno di un’ostrica. Le mie, seppur lavate, erano vermiglie di sangue. Non avevo mai notato di quanto fossero belle le sue e di come fosse tanto bella lei. 23 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Per mesi ho sopportato quell’onta. Per mesi ho penato col setto nasale rotto che non mi faceva respirare bene. Per mesi una risata, uno starnuto, un semplice tocco della punta del naso mi facevano piangere dal dolore. Non più dell’affronto ricevuto. Per anni, oltre venti, ho pensato a quella scena. Questa sì che era dolorosa. Più delle ferite del corpo. Era tardo pomeriggio e la luce era quella dei lampioni e delle insegne al neon. Vivevo quei momenti come fossi in un film. La sensazione che provavo era proprio quella del protagonista. Ero deciso che quella sarebbe stata la volta decisiva, una seconda occasione non ci sarebbe stata e avrei rinunciato per sempre a quel progetto. Tutto intorno sembrava allucinato. Saranno state le luci, l’adrenalina, l’emozione, ma il paesaggio risultava visionario. Tornai verso la stazione quando una Mercedes coupé nera, mi fece sobbalzare. All’interno c’era lui, pitbull. Così era soprannominato, il fratello del Maresciallo 24 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Barroso. Quello che anni prima mi aveva procurato una lesione alla retina dell’occhio destro. Il vigliacco che da ragazzo mi aveva aggredito alle spalle. Il mafioso che metteva paura ad un paese intero. Ero appena sotto il cavalcavia del treno. Pioveva, ma non tanto da rendere le immagini sfuocate. Alzai la mano facendo scattare l’indice come per dire: “Scusi un favore”, ma immediatamente mutai quel gesto in un altro ben diverso. Un saluto aperto come per dire: “Tu guarda un po’ chi si vede” Con le braccia spalancate. Il mio viso fin qui contratto e pensieroso, si trasformò. Mostrai un sorriso aperto e rassicurante. L’escamotage aveva funzionato. L’auto rallentava e si accostava. Il ragazzotto di una ventina d’anni prima, era diventato un uomo. Uomo dai capelli diradati, con qualche ciocca grigia ma, non aveva perso i tratti ne apparivano rughe sul viso e sulla fronte. Era ancora un bell’uomo. Forse ancora più grosso di come lo avevo lasciato. Ben vestito e, curato a modo. “Deve essere anche profumato”, pensai. 25 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Mentre l’auto si fermava e il viso dell’astante era sempre più interrogativo, infilai il braccio destro nello zaino che avevo fatto sfilare dal lato sinistro. L’auto era ferma. Il tizio si sporse verso il lato opposto al suo. Verso il finestrino che poco prima aveva abbassato col comando elettrico. Fu a quel punto che non ebbi nessun dubbio. Era proprio lui. Sfilai la pistola a tamburo dallo zainetto e sparai sul viso del balordo che non ebbe nemmeno il tempo di dire “Chi sei?” I primi colpi andarono a segno sul viso e al petto. Un enorme buco sotto lo zigomo sinistro lo rendevano orribile. L’osso fuorusciva e flutti di sangue schizzavano a zampilli. Appurai che la Smith & Weston 29 è devastante. Corsi immediatamente dal lato guida e aprendo furiosamente la portiera, sentii qualche parola incomprensibile uscire dalla bocca resa distorta e fatta di lembi di pelle maciullata. 26 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Non ebbi nessun ripensamento, anzi, continuai a sparare fino a quando il corpo dell’autista si riversò completamente dal lato passeggero. L’ultimo colpo lo sparai a bruciapelo a pochi centimetri dalla tempia sinistra. Rivoli di sangue cadevano sui sedili, schizzi rossi sui vetri insieme a materia cerebrale biancastra e gelatinosa. Fu in quel momento che notai che non passava nessuno e, addirittura sul cavalcavia arrivava il treno che copriva parte del fragore degli spari. Non potevo crederci. Una trama così perfetta non avrei potuto progettarla nemmeno io. Pignolo e meticoloso nel lavoro quanto nella condotta di vita. Gli schizzi di sangue sui vestiti, si confondevano a quelli di vernice e olio del vestiario. Lo so, sono cavilloso ma non sono maniaco. Una pistola automatica avrebbe lasciato i bossoli. I vestiti li avrei riposto nello zainetto che avrei lanciato in un cassonetto della indifferenziata. La Smith and Weston l’avrei lanciata nel torrente prima di rincasare. 27 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Tornai indietro all’uscita del cavalcavia per risalire sul fianco della montagnola accanto al muro del ponte. Una volta si doveva percorrere tra gli arbusti, le erbacce e pestando i piedi nel terreno, ora vi avevano costruito una scalinata che, benché ripida, era molto utile per le maestranze che uscivano dai cancelli della fabbrica. Con questa soluzione, non dovevano attraversare il sottopassaggio per poi risalire sui gradoni principali stazione del metro. Un bel risparmio di tempo per i frettolosi pendolari. Un bel tragitto per me che evitavo cam e entrata principale. In pochi attimi, mi ritrovai sul marciapiede della stazione fiducioso che il treno fosse ancora fermo. La delusione fu enorme quando mi accorsi che il convoglio arrivato un istante prima, quello che era stato mio complice nel coprire il botto degli spari, ora mi tradiva. Non andava nella direzione voluta, ma destinato ad addentrarsi nell’oscura, e per me ignota periferia. L’ansia mi assalì. Vidi le porte chiudersi e il treno allontanarsi. 28 Vanni Cancello
Ossimori Viventi La mente viaggiava a mille. La scena di poco prima si ripeteva in continuazione davanti ai miei occhi. Il sangue, gli spari, il viso del balordo diventato uomo, tutto si sostituiva in un vortice di suoni e trepidazioni. Nuove emozioni mai provate prima. Tuttavia, un emozione dominava su tutte: la paura. Volevo sparire da quel posto. Mentre tremante accompagnavo con lo sguardo i vagoni appena ripartiti, dalla curva dei binari in fondo, spuntava la testa del treno che mi avrebbe portato lontano da quel luogo. In città . Fu un sollievo e un piacere; mi sentii come un bambino che risvegliandosi, trova i regali della befana. Il trenino che avevo desiderato, era lÏ che mi veniva incontro. Mi mischiai agli operai e agli impiegati che facevano quel tragitto tutti i giorni. Non mi sentivo uno di loro ma, la gente intenta al ritorno nelle proprie serene abitazioni, non faceva caso a me. Vibravo ancora per ciò che avevo fatto e non riuscivo ancora a capire se fosse tutto vero o faceva ancora parte della mia programmazione. Il folle progetto che 29 Vanni Cancello
Ossimori Viventi ripetevo costantemente nella mente nei rari momenti di abbandono. Non riuscii a ottenere un posto seduto, ma trovai uno spazio. Ero appoggiato con la fronte su un finestrino gocciolante e appannato. L’adrenalina scese per far posto alla dopamina che rallentò il pensiero e le membra. Riuscii a chiudere gli occhi come facevano i tanti passeggeri dopo una giornata di lavoro in fabbrica. L’odore del sangue lo sentivo ancora forte, ma i colori allucinati si fecero concreti e realistici. Gli spari mi facevano ronzare ancora i timpani. Tuttavia, un senso di serenità mi avvolse e per poco non mi accorgevo che era giunto a destinazione. Scesi dal treno. Calpestai il marciapiede appena rialzato e…” “Signor Omer, così non riusciamo a lavorare! il suo racconto è interessante ma la prego, ritorni ad adagiarsi sul lettino. Per poco non sfonda la finestra.” “Questo è uno studio di psicoterapia e non un vagone del treno!”.
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“Per quanto sia evidente la follia assassina, hanno fatto un lavoro senza sbavature. Se uno fosse un maniaco potrebbe quasi ammirarli.„ Earl McGraw, lo Sceriffo, dal film Kill Bill vol. 1 “Il più grande moralista dei tempi moderni è stato senza dubbio Jean Jacques Rousseau, il conoscitore profondo del cuore umano, che attingeva la sua saggezza non nei libri ma nella vita, e che destinava la sua dottrina non alla cattedra, ma all'umanità.„ Arthur Schopenhauer
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Colloqui surreali "Quel lettino mi mette a disagio!" Ribatté Walter " Non riesco a stare fermo!" "Il rilassamento del corpo è fondamentale per liberare il subconscio, non posso cedere ai suoi diktat…" La dottoressa Tamara lo fissava dall'alto delle lunette, appoggiate alla punta del suo naso. Quella donna non aveva mai esercitato nessuna attrazione su di lui; non l'aveva mai reputata bella... Eppure aveva un certo fascino, persino quel suo naso leggermente aquilino, quei suoi occhi vagamente miopi, avevano qualcosa di interessante. Oppure no... non era qualcosa di fisico che lo affascinava, quanto piuttosto il fatto che quel medico sapesse capire l'intimo, gli oscuri meandri della mente, le pulsioni più segrete che, forse, sono l'essenza più vera, più pura di ogni essere.
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Ossimori Viventi E’ questo che fa di uno psicanalista un bravo terapeuta, percepire le vibrazioni dell’animo del paziente, senza toccarle o modificarne la tonalità. “Ora che ha concluso il racconto della scorsa volta, mi dica: com'è andata l'ultima settimana?" chiese la Osmorosi una volta che Walter desistette dal suo andirivieni tra il lettino e la finestra. Si adagiò, con calma. "Soddisfacente... " sospirò con un ghigno beffardo. Lei lo scrutò di sottecchi: "E da dove deriva tutta questa soddisfazione?" "Ho ucciso ancora..." Rispose immediatamente. “Abbiamo solo quindici minuti. Mi dica cosa la spinge ad espormi questi racconti che sembrano dar pace alla sua mente” ribatté con tono determinato la psicoterapeuta. “Preferisco darle maggiori ragguagli su quanto appena esposto. Magari questa volta mi crederà. Non si domanda come mai nessuno sospetta di me?”
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Ossimori Viventi La Osmorosi con tono stizzito disse “Veramente è una cosa che esula dalle mie competenze.” Walter contestò “Indubbio, ma in un certo senso, è una sua responsabilità. Lei non fa nulla per frenare questa mia pulsione convulsiva. Provi a leggere la cronaca locale. Vedrà i titoli: Parroco di paese scomparso misteriosamente.” “Potreste aver letto la notizia e aver costruito il suo racconto.” Contrastò la dottoressa. “Ovvio, ma vedrà che quel giorno non sono stato a lavoro.” Disse immediatamente Walter. Per la prima volta, la dottoressa Tamara Osmorosi pensò che i racconti di Omer Paris, avessero qualche elemento di fondatezza. La sua mente ritornò alle storie prima raccontate, quasi tutte cruenti e con finale di un’uccisione. Non poteva porre troppe domande. In una seduta di psicoterapia, è il paziente che deve parlare a ruota libera e il dottore che deve collocare sempre domande brevi e aperte. 34 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Le domande aperte, a differenza di quelle chiuse dove la risposta è si o no, presuppongono un’articolazione della risposta. Più il paziente espone le sue dissertazioni, maggiore sarà la facilità di diagnosi, di capire i “vuoti” che i racconti esposti inevitabilmente denunciano. E’ in questi vuoti che si nasconde la sofferenza dell’infermo. Walter, Omer Paris, non appariva per nulla malato, anzi. Vi era una lucidità e una veridicità in quello che diceva, che, nonostante la decennale esperienza, la dottoressa non riusciva ancora a capire il perché dell’esposizione di quei racconti. Era forse una sorta di confessione laica? Walter, non era attratto da nessuna religione, si definiva agnostico. La psichiatra lo aveva appreso dopo i primi colloqui. Lei, religiosa e fervente credente, faticava a “collocare” questo paziente in una delle caselle che la moderna psicanalisi descrive minuziosamente. Lei, morigerata, benché usasse la scienza per scrutare l’animo della gente, provava pietas per coloro che non hanno la fede.
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Ossimori Viventi C’era stato un momento nel quale la sua religiosità era stata messa in dubbio dall’esperienza del suo lavoro, ma razionalità e religiosità per menti preparate e piene di misericordia, fanno presto a convivere nella stessa personalità. La Osmorosi era una di queste. Non vi era domenica che non andasse a messa. Non poteva saltare nessuna festa religiosa e quando, raramente compiva atti che potessero essere considerati impuri dai comandamenti e dai precetti, si recava il giorno stesso a confessarsi. Tutto questo, Walter lo aveva appreso nei rari momenti di attesa conversando con l’amabile segretaria. La Osmorosi si trovò a pensarlo come Walter e non più come il paziente Omer Paris. Che le stava succedendo? Potevano corrispondere a verità quei racconti a volte enigmatici, a volte approssimativi ma sempre ricchi di particolari che rasentavano la veridicità? Decise, che avrebbe trasgredito al codice di comportamento della psicoanalisi e che avrebbe fatto domande dirette ed esplicite per meglio capire se quello che diceva Walter fosse vero o frutto della sua fantasia. 36 Vanni Cancello
Ossimori Viventi La seduta si concluse come sempre con la raccomandazione di seguire le indicazioni dello psichiatra ovvero, di assumere i farmaci prescritti. Paroxetina.
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Ossimori Viventi “Scuote l'anima mia Eros | come vento sul monte | che irrompe entro le querce | e scioglie le membra e le agita, | dolce, amaro, indomabile serpente. „ Saffo
Una vacanza vacante… Omer Paris si trovava in ferie in una popolare isola turistica. Le giornate trascorrevano tranquille: albergo, spiaggia, discoteca. Insomma, normalità come per un qualsiasi villeggiante. Aveva conosciuto sul posto Juan. Uno spagnolo, che nei periodi estivi, faceva il capo villaggio nei noti centri Turistici all inclusive. Si incontrarono casualmente nella discoteca frequentata per lo più dagli ospiti della struttura. Quasi ogni sera, era quella la loro adunata. In alternativa, le escursioni che Juan organizzava per i suoi ospiti, erano occasione di ritrovo. Juan, era come ogni capo villaggio, brillante e simpatico. Sempre attorniato di bella gente. Lo spagnolo gli aveva presentato Xhurxha, una albanese di 38 Vanni Cancello
Ossimori Viventi origini italiane che parse da subito disposta al divertimento più assoluto. Benché Omer Paris non fosse andato in villeggiatura per avventure, si lasciò affascinare dall’avvenenza e dalla disinibitezza di Xhurxha. “Giulia (Xhurxha era praticamente impronunciabile per chiunque…) questo è il mio amico…” Non fece in tempo a concludere, che Paris allungò la mano e con sorriso ammiccante disse “Piacere Walter.” Si sa, i capo villaggio sono marpioni. Juan non obiettò che in realtà si chiamava Omer ma, rimarcò, rivolgendosi a Giulia “Walter è una persona speciale, sono convinto che tra voi succederà qualcosa”. Tutti a ridere e a bere qualcosa al bar della disco. La serata volò in fretta, come sempre succede quando si è in buona compagnia. Giulia e Walter si trovarono in camera di lei. Lui stava per spogliarsi quando Giulia disse “Ne hai di condom vero?” Purtroppo non ne aveva. Quando capì che la ragazza era determinata a non concedersi senza precauzioni, decise di andare in 39 Vanni Cancello
Ossimori Viventi qualche farmacia o, in seconda battuta, al distributore automatico che aveva notato per caso, accanto al bar 24h sulla strada principale. Quella che dal porto saliva verso la collina. Pensò che mentre Giulia faceva la doccia in poco tempo avrebbe assolto alla imposizione della bionda fanciulla. La farmacia come prevedibile, era chiusa e il cartello recitava: “Il servizio notturno è sostituito dalla guardia medica presso l’ospedale.” Certo non poteva recarsi nella struttura ospedaliera a chiedere un simile prodotto. Si avviò con solerzia e passo spedito in direzione del porto. Fantasticava gli atti erotici che avrebbe da lì a poco messo in pratica con l’attraente straniera. Pensava alla bocca di lei, carnosa e sensuale. Ai baci che si erano dati durante la serata. Tutto faceva pronosticare un seguito turbolento, eccitante e disinibito. 40 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Voleva esplorare ogni centimetro di pelle di quella signorina. Xhurxha o Giulia come veniva chiamata da tutti, vestiva con abitino leggero che sembrava seta. Ogni movimento appariva sensuale e sinuoso. Ad ogni sfioramento, l’abito color senape, esaltava i movimenti. Al tocco, stoffa e pelle non facevano differenza. Erano entrambe setose, vellutate. Eccitanti. Per risparmiare strada e conscio di avere un senso di orientamento come solo gli uomini hanno, Walter tagliò nei vicoli stretti e poco illuminati del borgo. La serata anzi, per meglio dire l’inizio della nuova giornata, era senza luna e il cielo era buio con qualche stella lontana che non aveva abbastanza forza da poter dar lustro alla terra. Imboccò una stradina che, purtroppo per lui, era senza uscita e non poté far altro, che tornare indietro e riprendere la direzione voluta. 41 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Alla vista della strada chiusa, Walter si turbò. Girò attorno a se diverse volte. Guardava intorno smarrito, disorientato e avvilito. Restò per qualche secondo stordito da quella inaspettata situazione. Non pensava più a ciò di bello che l’attendeva in camera. Voleva solo trovare l’orientamento. Prima ancora di porsi troppe domande, fu assalito da un insostenibile senso di oppressione. “Poteva essere di nuovo quello?” Fu tutto quello che riuscì a pensare. Non fece in tempo a chiedersi cosa gli stesse succedendo che il terrore lo immobilizzò sul posto. Tutto gli girava intorno. Voleva suonare qualche campanello, ma cinque metri gli sembravano cinque chilometri. In altri momenti si sarebbe nesso a ridere da solo, rivedendosi in quella situazione. Lui che esplora il paesino per raggiungere il lasciapassare per una notte di sesso. 42 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Lei, che dopo aver fatto la doccia, sistematasi e vestita di tutto punto con lingerie leggera e frusciante. La bottiglia di Veuve Clicquot Ponsardin prelevata nella disco col contributo di Juan. E probabilmente all’occasione.
anche
musica
lounge
adatta
Tutto pronto e, lui che scorrazza allupato per le viuzze del grazioso borgo marinaro. Non riuscì rivedersi in questo quadro. Anzi, non poté pensare perché il terrore della morte lo assalì come un serpente che dal pube sale istantaneo al cervello e mordendo, toglie qualsiasi facoltà di pensiero. Il cuore di Walter batte forte, lo sente in gola e se fosse riuscito a guardarsi avrebbe visto la sua giugulare battere gonfia. Non poté gustare il profumo che emanavano i fiori adornanti i balconcini delle case. Abitazioni basse, graziose e finemente adornate. Erano colorate di fucsia, di giallo, di rosa. Chissà chi vi dimorava in quelle abitazioni. 43 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Non poteva saperlo. Non poteva pensarlo. La convinzione di stare per morire si impossessò di lui. Non aveva nessun dubbio. L’angoscia che provava non era quella di chi ha risolto i propri problemi, ma quella di chi li ha fuggiti per sempre. Non riusciva nemmeno a guardare in alto. Vi avrebbe visto un lenzuolo blu notte con tanti forellini. Questo tenebro drappo, non era steso a qualche balcone. Era il cielo, che appariva come un mantello nero, che faceva trasparire la luce fioca delle stelle che sembravano appunto, forellini nel grande telo che avvolge la Terra. A Walter mancò quasi il fiato. Anzi, non respirava più. Pensò a Maria che non era diventata ancora adolescente. Maria che non poteva avere il piacere di conoscere bene suo padre. Percepì un pezzo di ghiaccio nel petto. Non sentì la vocina che sembrava scendere dalla collina, come il suono di un corno da caccia. Walter non 44 Vanni Cancello
Ossimori Viventi respirava, era paonazzo, sembravano cicatrici.
le
vene
sulla
fronte
Aprì la bocca, ma l'aria non entrava. Era come un pesce a cui hanno rotto l'acquario. Rivide Maria che lo abbracciava alle spalle, che sorrideva, diceva cose spiritose. La sola che lo chiamava col nome che usava da ragazzino. Non lo chiamava papà ma "Walter, Walter…". La vocina si fece più insistente. Adesso la sentiva bene. Non era una vocina, ma la voce cavernosa di un mostro che parlava in falsetto, per non farsi riconoscere. Voleva correre, gridare aiuto, ma lo strillo non usciva nonostante la bocca fosse spalancata. Quel dannato pezzo di ghiaccio cominciava a sfiorare pericolosamente il cuore. La paura della morte lo dominava. Il terrore lo assalì. Walter capì che i minuti stavano passando, tutti gli orologi del mondo continuavano a girare, e lui, era lì che stava morendo. 45 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Ripensò ancora un istante ai figli che già sarebbero stati in cerca del loro papà, di quel papà così poco papà, che sbuffa, si lamenta della confusione. A Maria, la piccola che lascia sempre giocattoli per la casa, che la sgrida e le dice di essere più ordinata. Poi, non appena mette piede fuori da casa della Agnese, deve prendere il telefono e sentire quella vocina che gli manca già. Omer il grande, quello lo sente spesso. Ha sempre bisogno di soldi. E lo viene a trovare spesso. I gesti più semplici divennero montagne insormontabili. Non aveva più sensazioni. Una sola era quella che si impossessò di lui: il timore di una morte immediata, improvvisa, senza alcun minimo avvertimento. Un infarto fulminante. Perché proprio a me? Fu l'ultimo pensiero.
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Ossimori Viventi “Solo chi ha vissuto la morte conosce la morte” vc
Il pulsossimetro L’attacco di panico, non ti lascia pensare. Non ti dà la possibilità di essere te. Non seppe quanto tempo restò accovacciato in un antro della stradina senza uscita. Dietro una botte da vino messa in verticale. Si ritrovò su una autolettiga e non si accorse che fuori era già luce. La sirena lo aveva fatto sobbalzare e i neon della ambulanza, forti come quelli di una camera operatoria lo disorientavano. La voce dell’infermiera lo rassicurò “Signore, è in buone mani! cosa le è accaduto? Mi dica con calma, stiamo andando in ospedale”. Walter era lucido, forse aveva dormito o forse era svenuto. Si toccò la testa. Non sentiva ferite. In effetti non era mai caduto. Si era semplicemente rannicchiato. Lasciato andare. “Sto bene, sto bene” proferì con tono quasi stizzito.
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Ossimori Viventi Stava per alzarsi, ma era legato alla barella. L’infermiera gli disse che era allacciato, perché nelle curve avrebbe potuto rivoltarsi. Walter chiese di allentare le cinghie per alzarsi almeno col busto. L’infermiera, una donna di mezza età che non sembrava molto preoccupata, lo accontentò e continuò “Ha bevuto tanto? È svenuto? Si ricorda come si chiama? “Che domande banali” pensò Walter. “Mi chiamo Omer Paris, non ho bevuto più di tanto. Non credo di essere svenuto ho solo avuto un attacco di panico”. Mentre diceva questo, si accorse che aveva un oggetto di plastica applicato al dito che si illuminava ad intermittenza. “E’ un pulsossimetro” disse la donna. “Serve a monitorare i battiti cardiaci e la saturazione dell’ossigeno nel sangue. La pressione è nei valori normali 140 su 75”.
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Ossimori Viventi L’infermiera continuò “In questi casi dobbiamo escludere qualsiasi cosa potesse portare a complicazioni. Stia tranquillo in pochi minuti raggiungeremo il Pronto Soccorso”. “Era. Solo. Un. Maledetto. Stupido. Banale. Attacco Di Panico.” Si ripeteva nella mente scandeno ogni parola come un pesante macigno. Un DAP, come si dice in psichiatria: sindrome psicopatologica, caratterizzata da ripetuti episodi di ansia acuta. Depressione da Attacchi di Panico, che possono durare da qualche minuto, fino ad un’ora. La mattina stessa ripartì con il traghetto che lo avrebbe riportato sulla terra ferma. Non vide più Xhurxha e nemmeno Juan. Si era limitato, a raccogliere le sue cose nel piccolo albergo che aveva pagato in anticipo al momento della prenotazione.
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Ossimori Viventi “Dietro al monte c'è la china„ Proverbio
Osmosi inversa Era ancora agosto, la città era semivuota. Walter non voleva recarsi presso il Centro di Salute Mentale perché strettamente connesso alle assistenti sociali, alle forze dell'ordine e al territorio. Lui voleva trattare le sue dichiarazioni con estrema privacy. Oltre a ciò, era sicuramente chiuso per ferie, pensava. Fin quando si trattava di parlare di farmaci da assumere, il CSM andava bene. Il dott. Paris (laurea in Economia e Commercio conseguita con lode), sentiva invece forte l’esigenza di parlare con qualcuno che non facesse trapelare nulla di ciò che aveva in mente di raccontare. Non voleva nemmeno, che il suo Psichiatra dell’ASL ne venisse a conoscenza. Per tutelare sempre la sua privatezza. Rifletteva e passeggiava. Pensava di parlare al più presto. Sapeva che se fosse re-iniziata la routine del lavoro quotidiano, non ci sarebbe più andato dallo strizzacervelli.
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Ossimori Viventi La solitudine che assale gli urbani assuefatti dal caos quotidiano, in una città vuota, con pochi esercizi aperti, le panchine abbandonate anche dai vecchi e la calura che non dà tregua, irrompe anche in chi solitamente, nel tran tran quotidiano, agogna che sparissero tutti. In Walter un po’ di più. Più che solitudine, Walter provava un’emozione sconosciuta precedentemente. Era inquietudine. L’attacco di panico in vacanza, gli aveva provocato questa sensazione mai provata prima. Aveva un bisogno irrefrenabile di parlare, di confidarsi, di buttare fuori le sue inventive. Fu distratto dai suoi pensieri quando, dal portoncino del portale di legno massiccio, evase veloce come uno scoiattolo, un uomo che pareva dileguarsi dall’amante. E con lui, una ventata di fresco. Doveva essere ben insonorizzato e temperato quello stabile. Era antico, di quelli con le mura in tufo e i soffitti altissimi. Oppure era stato da una meretrice e non voleva farsi notare.
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Ossimori Viventi Si avvicinò istintivamente ai campanelli per cercare qualche indizio che dirimesse le sue illazioni. Non vi trovò nulla di particolare. Su un campanello però vi era una scritta: Dott.ssa Tamara Osmorosi Psicoterapeuta. Indietreggiò e scorse la tabella di ottone appuntata proprio sul muro che dava sul corso. Pensò che era destino. “Potrebbe essere lei l’analista di cui ho bisogno!” In effetti Omer Paris non credeva nel destino. Era pragmatico meticoloso, concreto. Il destino o fato, è adatto agli ascetici, ai credenti. E lui di certo non era mistico. Troppa era la necessità di doversi confidare con una mente almeno pari alla sua, che decise di suonare. Suonò una, due, tre volte. Nessuno rispondeva. Stava per andarsene quando una voce femminile artefatta dal citofono rispose “Che vuoi?” “Mi chiamo Omer Paris, ho bisogno di parlare con la dottoressa Osmosi.” “Osmorosi non Osmosi!” 52 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “Sono io, ma deve prendere un appuntamento. Sulla tabella, trova i numeri di telefono. Contatti la segretaria che le darà la data e l’orario.” “Mi scusi, avrei una necessità impellente di parlare con qualcuno.” Walter non finì la frase che la voce citofonata enfatizzò “Guardi che questo non è un pronto soccorso ma uno studio professionale. Se ha da parlare, provi con un prete.” Non era esattamente ciò che Walter voleva sentirsi dire. Tuttavia, sebbene la risposta al citofono era stata brutale e alquanto scostumata, quella voce era talmente sicura di se che si ripropose di conoscere il volto di quell’essere dalla voce dolce e dal carattere fermo. Appuntò sullo smartphone, i numeri di telefono, gli orari di ricevimento e quelli per gli appuntamenti. Il tardo pomeriggio di quella stessa giornata, martedì, era giorno di ricevimento. Avrebbe senz’altro chiamato per un appuntamento. Consultò la google map. Pochi e veloci colpetti di dita sul touch screen del telefonino e individuò il locale dove si sarebbe recato. 53 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Si avviò deciso verso la trattoria sita poco distante da quel luogo. Era infrattata nei vicoli del centro storico. Seduto al tavolo, con poche persone anziane, ordinò il menù del giorno. Conversò con gli astanti. Lesse il quotidiano. Non dando peso che fosse di qualche giorno addietro. Prese i soliti appunti sullo smartphone. Salutò il trattore e si avviò nel parco incurante della calura estiva. Sedette sulla panchina. Lesse la posta elettronica. Navigò sulle pagine di facebook. Insomma fece le stesse cose che faceva ogni giorno. Tranquillo, non più ansioso e, deciso a portare a termine l’obiettivo di instaurare un rapporto medico paziente con un terapeuta, Walter aspettò che si facesse l’ora per chiamare. “Pronto? Mi chiamo Omer Paris, ho parlato stamani con la dottoressa Osmorosi che mi ha detto di passare dopo le sette. La trovo?” La voce dall’altro capo del telefono non era quella sentita qualche ore prima. Era di una donna, ma di mezza età. Quella al citofono poteva essere di una trentenne, quarantenne. Questa era 54 Vanni Cancello
Ossimori Viventi più matura. Gentile, molto gentile, ma poteva essere quella di sua mamma. “Sono la segretaria, non mi ha detto di avere un appuntamento oggi. Rimanga in linea che chiedo. Domando direttamente alla dottoressa, in questo momento è libera.” Chiaro che Walter aveva forzato l’appuntamento ma, come sempre, “La fortuna aiuta gli audaci”, pensò. “Può venire alle diciannove e trenta in punto” “Sono un genio” tuonò alzando le braccia a mo di vittoria ma senza emettere parola. Quando riportò il telefonino all'orecchio l'altro capo del telefono stava ancora parlando. “...ssa le concede il tempo dedicato al paziente che non è venuto. Prima le farò compilare una scheda e mi preme farle sapere che anche il colloquio informativo è soggetto al pagamento della diaria.” “Nessun problema” rispose il dottor Paris. “Sarò lì puntuale come un orologio svizzero.” L’ottone della pulsantiera dei citofoni, appariva più luminoso. Forse per la luce del crepuscolo. 55 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “Si?” “Sono il dottor Paris, ci siamo senti…” “Le apro. Secondo piano.” Effettivamente l’interno era ben temperato. In fondo all’ampio accesso, vi era un cortile, con al centro un pozzo di granito e l’arco in ferro con un secchio appeso. L’ascensore appariva molto vecchio. Con le grate che lasciavano vedere la cabina, i fili della corrente e del verricello. La porta esterna, sempre in grata, andava chiusa manualmente. L’interno invece, era alquanto nuovo con le porte automatiche. Il vano ascensore, aveva due porte, automatiche. Si entrava dalla parte anteriore ma, si usciva di lato, a sinistra. Quando si fermò al piano, si aprì la porta laterale. Quella posta di fronte al grande specchio dove Omer si era aggiustato il colletto della camicia azzurra e datosi una sistematina ai capelli. Con le mani. Di fronte, appena uscito dall’ascensore, lo attendeva una grande finestra che dava all’interno del cortile del palazzo.
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Ossimori Viventi Nel ballatoio, sul lato destro, non vi erano porte. Solo l’accesso alle scale che andavano ai piani superiori. A sinistra invece, vi erano due porte ad angolo. La prima, posta sulla destra, era sicuramente quella dello studio. Quella in fondo all’ampio e profondo corridoio infatti, portava la scritta sulla targhetta che non lasciava dubbi: Avvocati & Commercialisti Associati. Ripensò in una frazione di secondi agli studi e, al fatto che non aveva mai voluto esercitare la professione di commercialista. Acqua passata. Gli premeva sapere cosa l’attendeva. Chi l’attendeva. E soprattutto, cosa poteva fare per sottacere la sua ansia o, come dicono i dotti della materia, sciogliere i nodi atavici. Sebbene il fabbricato fosse di quelli antichi, l’interno dello studio appariva in contrasto con lo stabile. La porta invece era in stile con il palazzo, una vetrata in scuola murano con tanto di scritta gotica “Studio di Psicoterapia Osmorosi”. Successivo la vetrata, una grande sala d’aspetto in tendenza post-modern. Dominava, il bianco del pavimento e delle pareti e una serie di gigantografie di Escher in bianco e nero. 57 Vanni Cancello
Ossimori Viventi La scrivania, posta a sinistra, ospitava una signora dall’aspetto mite. Il telefono disegnato da qualche stilista giapponese e l’agenda in pelle nera erano poggiati sul piano di cristallo. A destra, sedie in plastica ABS probabilmente di Giò Pomodoro. Rosso fuoco. Nessuno attendeva. “Se è tutto programmato con appuntamenti, a cosa serve una sala di questo genere?” Questo pensò dubbioso. La signora Clara, la segretaria, ripose il giornalino che stava sbirciando. Con un gran sorriso emise “Buonasera Dottor Paris” e continuò, “La dottoressa la sta aspettando. Annuncio la sua venuta”. Una donna, non molto alta ma dalle proporzioni giuste, uscì dalla porta laccata posta a fianco della scrivania. Si aspettava che fosse vestita con camice bianco. Aveva un tailleur nero con pantaloni stretti alle caviglie, una camicetta bianca con volant antiquati e collane colorate che le pendevano sulla scollatura. 58 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Ai polsi, molti bracciali con pietre colorate. In uno dei due, un orologio elegante, probabilmente un Cartier. Gli occhialini erano tipici di una maestrina. Le donavano un aspetto serio ma non severo. I capelli neri corti a caschetto, adornavano il viso poco truccato che mettevano in risalto gli occhietti furbi ma lucenti. Come il viso. Asciutto e luminoso. Poco truccato. Benché in piena estate, ella non era abbronzata. Tuttavia, non era pallida ma “la sua pelle aveva sicuramente visto poco sole in spiaggia”, era il ragionamento di Walter. “Piacere, Tamara Osmorosi.” “Lieto” rispose Paris che allungò la mano ma, nel frattempo la femmina si era voltata dicendo “Le faccio strada, si accomodi”. In quell’istante notò le scarpe beige alquanto antiquate e decisamente poco intonate con il resto del vestiario. La camera non era molto grande, forse appariva più ampia di quanto fosse realmente. Ospitava una dormeuse ergonomica di pelle nera e acciaio di Le Courbusier. Proprio come quelle viste nei film. 59 Vanni Cancello
Ossimori Viventi L’armadietto tipo cristalliera, era zeppo di libri. A dire il vero, non erano posti secondo l’ordine maniacale di Paris. Dal lato della testata del lettino, una seduta, anche questa in pelle nera e acciaio; una lampada posta in modo da far luce su questa sedia concludeva l’arredamento. Insomma uno studio scarno senza fronzoli. La finestra, era coperta da una tenda a lame che volendo, inclinandole, poteva far trasparire la luce esterna. Dava sul corso principale, ma non si udivano rumori. Sarà stato perché in agosto il traffico viene a mancare oppure, molto più probabilmente perché aveva vetri insonorizzati. Quella poltrona e lo spazio asciutto mettevano un po’ di ansia a Omer Paris. La dottoressa Osmorosi, parve accorgersene “Questo è il luogo dove faccio le sedute, ora andiamo nel mio studio per un colloquio informativo.” Quella casa, ora diventata uno studio medico, aveva, di più all’entrata enorme, questo ambiente adattato per i colloqui classici tra paziente e dottore. Era collegata con altri habitat separati da porte smaltate.
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Ossimori Viventi Quella a destra, collegata con lo studio personale della dottoressa, a sinistra, con altro ambiente separato sempre da una porta. Cosa ci fosse di là proprio non poteva saperlo Walter. Lo stesso studio personale della Osmorosi, oltre all’accesso al locale con il lettino della psicoterapia, aveva in fondo a destra, una porta che dava in un altro ambiente. Anche questo non conosciuto. Magari quest’ultimo poteva avere ancora una porta che dava in un nuovo ambiente. Per ora non era dato sapere. Stanze dentro altre stanze. Come i meandri del cervello. Lo studio personale della Osmorosi, era in contrasto con l’ambiente fin qui esplorato con sintesi di particolari, dal dottor Paris. Difatti, le pareti erano ricche di quadri e di orpelli. E facevano spicco, le numerose lauree e aggiornamenti professionali. Rifletté:“Segue continuamente seminari, conferenze e simposi sull’argomento. Questa è recente” “PPE, Psychometrics and Psychological Evaluation. Chicago 18.01.2010” La scrivania era di quelle imponenti e scure, in legno massiccio e intarsi dorati. Forse in stile settecento francese. 61 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Era lucida, pulita ma poco ordinata. Con carte, libri, riviste del settore, illuminata da una lampada in ottone. Lo schermo di computer di ultima generazione e il telefono anni settanta creavano un ossimoro. Il telefono era di quelli con la cornetta pesante e il disco rotante per la composizione dei numeri. Lo schermo ultrapiatto in LCD, era di quelli col simbolo di una mela morsicata. Lo specchio enorme senza cornice posto di fianco alla scrivania, probabilmente non era perpendicolare alla parete. Rifletteva infatti, l’angolo sinistro della scrivania e la sedia posta davanti a questa. Chi vi si sarebbe seduto, avrebbe visto la propria immagine riflessa. Due sedie antiche nello stesso stile innanzi alla tavolo e una poltrona presidenziale in pelle rossa dove appunto sedette la strizzacervelli. Io sedetti di fronte. Ella mi pose dei fogli. Pensavo fossero le macchie di Rorschach.* Quel test dove si utilizza l'interpretazione di "disegni ambigui" per valutare la personalità di un individuo. I fogli non contenevano macchie.
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Ossimori Viventi
* Il test è composto da 10 disegni o macchie. Su ogni foglio è riportata una macchia d'inchiostro simmetrica. Cinque sono monocromatiche, di un solo colore. Due bicolori e 3 colorate. Le tavole vengono sottoposte all'attenzione del soggetto una alla volta e, per ciascuna e senza limiti di tempo, gli viene chiesto di esprimere tutto ciò cui secondo lui la tavola somiglia. “Nessuno vi può dare la libertà. Nessuno vi può dare l'uguaglianza o la giustizia. Se siete uomini, prendetevela. „ Malcolm X
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Ossimori Viventi “In genere è consigliabile palesare la propria intelligenza con quello che si tace piuttosto che con quello che si dice. La prima alternativa è saggezza, la seconda è vanità. „ Arthur Schopenhauer
Il centauro* Quel mercoledì, Walter si sveglia presto. Si sente in forma per una “passeggiata” in moto. Scosta le tendine per capire il tipo di equipaggiamento e moto utilizzare. Nonostante fosse estate piena, scruta ugualmente l’orizzonte per definire che tempo fa. Se il cielo è rosa salmone, usa la moto da strada. Il tempo sarà bello. Se non vede colori ma il grigio che domina, usa quella da cross. “L’asfalto sarà umido, conviene lo sterrato.” Se il colore è grigio topo, rinuncia alla gita. La strada è bagnata e i greti dei torrenti sono in piena. Piove o pioverà. Non era tempo di lavoro, decide di adempiere a quel rito che esegue solitamente il sabato. Fa sempre gli stessi gesti. Li compie istintivamente prima di apprestarsi alla corsa in moto.
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Ossimori Viventi Sa che un sano esercizio fisico evita di mettere su quell'odiosa pancetta. Pare che a quell'età sembra quasi un destino inevitabile. Chi obietta che andare in moto non è esercizio fisico, non conosce il cross o l’enduro. Ma innanzitutto non conosce il “modo” con cui Walter guida la sua supersport. Durante il tragitto, si auto-analizza. Corpo e mente. Scarica la tensione nervosa accumulata durante una settimana di lavoro. La preparazione, segue un preciso cerimoniale. Inizia sempre dalle mutande. In effetti non sono mutande ma un costume da bagno. Rosso. Ne ha sei o sette e tutti rossi. Non averne uno pronto per l’attività sportiva, significa rinunciarvi. Una mania? Forse pensa, ma “In ogni schema ordinato” e Omer Paris è una persona ordinata, “è necessario un pizzico di follia”. Indossato il costume, passa al successivo vestimento. Come un guerriero che si appresta alla battaglia. Come un operaio che veste il corredo anti infortunistica. Come un dottore che indossa il camice e i guanti in sala operatoria. Pronti? Si parte. 65 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Anche se scontato, decide per la supersportiva da strada. “Questa volta vado piano. Mi godo il paesaggio e se incontro un centauro, non cado nella trappola di rincorrerci”. Mente sempre a se stesso quando si tratta di sport. Calata la visiera del casco, ode un “click”. E’ questo il segnale che risveglia il guerriero dormiente. Solo il tempo di vedere la lancetta della temperatura a quaranta gradi e… L’asfalto fa disgregare le angosce. Le pieghe scacciano i mostri dalla mente. Pensieri e confusione evaporano come il fumo degli scarichi. La concentrazione è rivolta alla prossima curva. E’ importante controllare il rombo del motore. Non si guarda il contagiri, Walter e la moto diventano una sola cosa. I giri del motore sono la sua respirazione. Chi ascolta il proprio respiro se non in circostanze singolari? La corsa in moto è una di queste. Walter corre e ripensa all’incontro del giorno prima. 66 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “Piacere, Omer Paris.” “Piano così. La gomma non è ancora in temperatura. Bene, curva affrontata con buona velocità e discreta piega. Guarda avanti, sulla strada. Tieni le braccia morbide sul manubrio. Dosa bene gas e freno anteriore con la mano destra e usa la sinistra per bilanciare. La frizione si usa solo all’avvio o quando ci si sta per fermare.” “Ho quasi quarant’anni.” (Sono anni che per definire la mia età uso questa allocuzione). “Sono stato sposato e ho due figli di sette e quindici anni. Vivono con la mamma.” Ha già fatto un paio di chilometri. “Non ho ancora “preso il ritmo” comincio a sbagliare qualche cambio. Non va bene, devo riconquistare il dominio sulla strada” Il pensiero si alterna sula corsa e sulla conversazione con la Dottoressa Osmorosi. Non è lui ma la moto che vuole superare quelli che incontra.
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Ossimori Viventi “Legga questo e invece di scrivere dopo il doppio punto, dica quello che pensa liberamente, io ascolto e prendo appunti.” Angosce principali: “Ho iniziato tardi a correre nella super sport. I giovanissimi mi hanno ridimensionato nonostante fossi il migliore della mia compagnia. Non ho mai imparato a ballare e non sono capace di cucinare. Questo mi angoscia. Vado bene?” Andava largo, al contrario dei tornanti che affrontava molto stretti. Frenata lunga, butta giù la moto a destra e questo è superato con facilità. “Tocca al prossimo, aspetto un rettilineo lungo. No, decido di superarlo all’esterno della prossima larga a sinistra. Ha funzionato. Riprendo il ritmo sincopato gas, freno cambio. Fra poco arrivano le controcurve e i bestioni da cento cavalli.” O le domande secche del colloquio del giorno prima. Nessuna risposta, dalla Osmorosi, solo un gesto come per dire: vada avanti… Paure: “Sostanzialmente nessuna se non quella di perdere una persona cara, o meglio, soffrire per la 68 Vanni Cancello
Ossimori Viventi perdita di una persona cara.” Pare sia una risposta standard… “La paura di morire quella che mi assale nelle crisi di Attacco di Panico? No, questa non gliel’ho esposta. Lo farò al prossimo incontro. Forse.” Si concentra sulle curve a sinistra. Sono cieche e potrebbe sbucare un auto, una autovettura o peggio ancora un Tir. Si sposterà tutto a destra. Quasi a lambire lo sterrato che accompagna la strada. Poi, piega secca e taglio a sinistra. Ossessioni: “Spero di non averne. Ossessioni, mi viene in mente il primo romanzo di Stephen King. Non l’ho letto ma so che la trama descrive di un liceale che prende in ostaggio gli studenti della propria classe dopo aver ucciso due suoi insegnanti. A parte che la trama ricorda i vari massacri puntuali nelle cronache americane, non mi riconoscerei mai in un folle che colpisce vittime innocenti.” Guarda negli specchietti a scrutare l’inseguitore che osa sfidarlo nel tratto che conosce a menadito. “Superarmi su queste vie, significa farmi perdere l’autostima” 69 Vanni Cancello
Ossimori Viventi La corsa in moto è una cosa seria. Come un rito ecclesiastico. Riflessiva come una seduta psicanalitica. Una seduta molto speciale considerato che paziente e medico sono la medesima persona. Manie: “Ho il piacere di essere ordinato. Le camicie devono stare sulle grucce. Queste devono essere rigorosamente di legno. Mai una sull’altra. I libri devono essere sempre con il titolo che guarda verso destra. Per ora non me ne vengono altre. Ah sì, quando corro, faccio jogging, indosso sempre un costume rosso.” Le curve, controcurve e tornanti si susseguono più veloci che mai. “Nessuno mi ha raggiunto, nessuno mi ha superato”. Walter sorride sotto al casco. Tende l’orecchio al fragore del motore. E’ fluido, senza vuoti. Ci sta dando dentro. A pieno regime, Walter non conosce un altro modo di correre. Come non conosce un altro modo per vivere: sempre su, sfruttando tutte le potenzialità, analizzando ogni idea, percorrendo qualunque via. 70 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Perché è venuto qui: “Che domanda! Mo’ che dico? Che non sto bene? Che ho avuto un nuovo attacco di panico e svelo il vero motivo?” “Sono un manager di una Multinazionale, frequento corsi di management e trasferisco conoscenze ai miei compagni di lavoro, impiegati e operai. Credo che analizzandomi posso fare meglio il mio lavoro.” “Che bugiardo millantatore che sono.” Walter percorre la strada del ritorno. Il ritmo è irrefrenabile. A farne le spese è la lucidità. Gli occhi fissi alla gomito successivo. Le gomme in derapata fanno dei baffi sull’asfalto. E’ sudato ma non ne ha la minima percezione. Il sole è già alto. Il rosa-arancione ha lasciato il posto alle tonalità di una bibita ACE. E’ a questo punto che la paura diventa una sola. Quella di essere raggiunto o addirittura superato da qualcuno. Proprio nel finale. In città. Walter alza la testa di scatto.
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Ossimori Viventi Una figura femminile che sguscia veloce in una Jaguar verde bottiglia. “A quest’ora del primo mattino, vestita con abiti succinti ma serali. Cosa farà? O cosa avrà fatto? Da dove viene? Con chi è stata? Perché non l’ha accompagnata a casa?” A Walter sembra quasi di riconoscere in quella figura il dottore di ieri sera. Rallenta e ne approfitta per drizzarsi sulla sella. Allarga le braccia e le stende come se volesse far toccare le mani dietro la schiena. Intanto, osserva meglio la donna dietro ai vetri oscurati dell’auto. “Macché dottoressa! Questa è bionda, appariscente, provocante.” La mancanza di ossigeno al cervello fa strani scherzi. È consapevole di non averne più. Non ha più voglia. Non ha più voglia di litigare con la ex moglie. Agnese. Ormai sono tre anni che vive da solo.
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Ossimori Viventi “Vuole ancora che mi trovo una donna fissa. Una con la testa a posto, che mi accudisca e mi faccia da mangiare. Non esiste proprio!” Già, perché Walter, non vuole nessun'altra donna in casa. Preferisce gestirsi in totale autonomia. “Ho da compiere progetti meravigliosi” Si ripete spesso. “Una donna per una sera e via. Per non fare torto a nessuna.” Sorride. Stavolta a volto scoperto. Si è alzato la visiera. “Dietro quella curva stretta c’è casa mia. Anche questa volta sono riuscito a non farmi superare. Certo, ho rallentato in alcuni tratti, ma ho ripreso immediatamente.” Lo aspetta un fine settimana in libertà. Lo aspetta un nuovo appuntamento con la dottoressa. “Chissà se questa volta mi farà stendere sul lettino. Ci penso in seguito. Ora una sana doccia ristoratrice e una Gatorade mi aspettano.” Una calda, l’altra ghiacciata.
* Liberamente tratto da un racconto di Pino Loperfido, L’animale.
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Ossimori Viventi
“Anche la follia merita i suoi applausi.„ Alda Merini “Siate affamati! Siate folli! „ Steve Jobs “Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia. Infuse nell'uomo più passione che ragione perché fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso. „ Erasmo da Rotterdam “Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia. „ Erasmo da Rotterdam
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Ossimori Viventi La tessera del puzzle Gli psichiatri la chiamano “Ansia anticipatoria”. Walter lo sapeva bene. Viene preso dall’impulso compulsivo e avverte il bisogno impellente di parlare. Cerca Tamara al telefono per fissare un appuntamento estemporaneo, ma il telefono dello studio risulta sempre occupato. In preda all'ansia, corre per strada per recarvisi di persona. La segretaria non c'era. Non era giorno di appuntamenti. Doveva saperlo ma in queste occasioni, non c’è razionalità. Novembre è un mese piovoso e nonostante la corsa, Walter era inzuppato d’acqua. La porta tra la sala d'aspetto e l'ambulatorio è aperta e da lì, sbirciando nello studio, vede l'immagine riflessa nello specchio dietro la scrivania: una donna bellissima con i capelli sciolti. Walter fissa lo sguardo, mette gli occhi a fessura per aguzzare la vista e... stupore e meraviglia, quella donna bellissima è Tamara. “E i capelli lunghi? Sicuramente 75 Vanni Cancello
Ossimori Viventi extensions. E il colore? Li avrà tinti.� Si faceva le domande e si dava le risposte. Erano capelli setosi, di colore rosso leggermente ondulati sulle lunghezze.
Tiziano,
Le ciocche ricadevano sui seni che emergevano dalla sua camicetta di seta color malva. La trasparenza lasciava intravedere i capezzoli turgidi. Walter gocciolava di sudore o di pioggia. Forse di entrambi. Era in piedi, posta di fianco alla scrivania, leggermente chinata su una pila di fascicoli che stava analizzando nervosamente. Una gonna a tubino nera le fasciava i fianchi, metteva in risalto le sue forme perfette. Rimase ad osservarla in ammirato stupore, cercando di rendersi impercettibile per non infrangere l'incanto di quell'immagine carnale. Walter avvertĂŹ il cuore pulsare piĂš impetuosamente. Il sangue farsi rovente. Le vene battergli in testa mentre lo sguardo si posava sulle natiche di lei e poi scendeva lungo quelle gambe magre e affusolate. 76 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Su quelle caviglie sottili su cui spiccava un tatuaggio colorato: una tessera di un puzzle che sembrava staccato dalla carne e, nel cavità mancante, si intravedeva il mare.Unico vezzo su un corpo acqua e sapone.“Perché non l’ho mai notato?” Già, vestiva sempre con pantaloni a fuson. Improvviso come un temporale estivo, la smania lo assalì. Si insinuò nei suoi meandri cerebrali più reconditi. Il desiderio lo possedette pienamente. Se avesse obbedito agli istinti, avrebbe spinto con forza quella porta socchiusa. L'avrebbe ghermita come un'aquila piomba su una lepre. L’avrebbe fatta sua e, lei si sarebbe divincolata con tutte le sue forze. Lo avrebbe azzannato, graffiato, schiaffeggiato, preso a calci. O forse si sarebbe lasciata andare ad un imprevisto amplesso furibondo fatto di carne, morsi e affanni. Non era un desiderio di sopraffazione ad animarlo; gli sarebbe risultato troppo facile. Walter era un uomo forte, robusto e Tamara era una donna minuta. Altera, fiera di sé, ma pur sempre una 77 Vanni Cancello
Ossimori Viventi donna. E là, davanti a quello specchio, più donna che mai... Indugiò. Inspirò profondamente, come a voler trarre ispirazione sul da farsi. "Permesso?" irruppe. Tamara sobbalzò. Cercò di ricomporsi portandosi una mano sulla scollatura. Cercò di inserire nell'asola quel bottone slacciato che lasciava intravvedere un lembo di pizzo del suo reggiseno a balconcino. Nero. Si passò i palmi delle mani sui fianchi per aggiustarsi la gonna. "Signor Paris... non mi risulta che lei avesse un appuntamento fissato per oggi! Anche perché oggi non è giorno d'appuntamenti.” Era visibilmente nervosa. “Mi trovo in studio per puro caso e, visto che i miei orari non avrebbero previsto la mia presenza qui, mi vedo costretta a mandarla via!” Il tono era imperioso. “Sto per andare ad una festa di amici, la vedo sconvolto ma devo chiederle di andarsene.” Il silenzio irruppe, rumoroso come il vento degli ultimi vagoni che passano velocissimi sui marciapiedi delle stazioni ferroviarie di paesini che lasciano fermare solo convogli senza passeggeri. Treni senz’anima. Come 78 Vanni Cancello
Ossimori Viventi l'essere che lo stava cacciando via. Il regionale che stavi aspettando, ritarda per quel convoglio inutile. La meta si allontana. L'angoscia no. Resta più potente che mai. Poi, improvvisamente una saetta squarciò la tensione fatta aria “Si faccia una doccia troverà il mio accappatoio. La invito al party, le presenterò qualche persona.” Walter restò immobile, paralizzato da quelle parole, da quell’invito inaspettato. Dietro quei rudi e arrugginiti vagoni, il treno ad alta velocità, luminoso, colorato con le hostess sorridenti che gli fanno cenno di accomodarsi al posto assegnato. D’impensato, la sua ansia era svanita. Non poteva crederci. Che donna eccezionale, che bipolarismo e che fascino emanava vestita in quel modo… Per una frazione di secondi, credette di vaneggiare. Ma Walter era più che razionale. “Le chiedo però di non dire assolutamente che è mio paziente ma un amico. Ci sta’?” L’altra porta, quella in fondo allo studio dove si fa psicanalisi, fu conquistata. Era un bagno. Spazioso, 79 Vanni Cancello
Ossimori Viventi elegante, raffinato, profumato con tutto ciò che occorre per una signora dell’alta borghesia. Sotto la doccia, Walter fantastica che lei sarebbe entrata. Si sarebbe buttata con lui sotto il getto d’acqua calda. Si sarebbero fusi al vapore. Chiuse gli occhi lasciandosi andare. Non sapere e non vedere se c'è il sole o se invece fuori piove... Ma sì, piove! E allora cedere al ritmo delle gocce, al loro tamburellare alla finestra esterna e quelli sui vetri della doccia fragorosi. Dentro. Accordarvi i movimenti in un amplesso che rimanda alla natura e al suo stadio primordiale. La pelle sulla pelle. Combinazione di cellule e di umori. Ciocche color fuoco che cadono su un corpo supino, su palpebre socchiuse nel piacere. Labbra che si sfiorano, combaciano, si intersecano. Denti che afferrano la carne selvaggia, la mordono senza farle male. Respiri sempre più corti, sempre più affannosi. E pelvi umide di sesso e di passione. Mani che sfiorano, afferrano, accarezzano toccano, palpeggiano, esplorano 80 Vanni Cancello
Ossimori Viventi e poi, il volo libero di un'estasi sublime e il diventare cielo, o sole, o pioggia o vento. Il tutto, era avvenuto, tra le mani la testa di Tamara. La fronte sulla fronte, in silenzio, come per assorbirla. Aprì gli occhi e… nulla. Era nudo e non si era ancora insaponato. Non avvenne nulla di tutto ciò. Ma era stato bello bramare. La voce della dottoressa lo incitò: “Faccia presto, le ho procurato dei vestiti asciutti che indosserà per questa sera.” Ancora gocciolante e con quell’accappatoio striminzito, color fucsia, Walter uscì dal vapore trovando appesi alle stampelle di legno, tutto quanto gli occorreva per rivestirsi. Tutto tranne le mutande. Walter senza slip non era mai stato. Seppur vestito, si sarebbe sentito nudo. Ad alta voce disse “E le mutande?” Tamara accolse ironicamente quella provocazione: “Bella grazia che le ho procurato un vestiario che, ad occhio è anche della sua misura!” 81 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Effettivamente, in uno studio di psicoanalisi diretto da una donna, trovarvi abbigliamento maschile era già un evento incredibile. L’abito era composto da giacca color bronzo e pantaloni beige firmati Giorgio Armani. La camicia, azzurra, come piacciono a Walter anch’essa di marca: Roberto Cavalli.Un paio di bellissime scarpe. Erano Church’s color testa di moro. Le calze fortunatamente non corte, erano praticamente nuove, a righe blu notte e beige. Non avrebbe mai messo i pedalini. Un brand che non conosceva: Roes. Ad occhio e croce, occorrevano almeno due se non tre dei suoi stipendi. Mentre si vestiva, il flash del quattrocchi.
primo colloquio a
“Oggi la dottoressa la riceve nel suo studio” La placida segretaria ostentò un gran sorriso come se quella decisione fosse il frutto di un premio. Walter non sembrò stupito e si accomodò sulla sedia di fronte alla scrivania specchiandosi come inevitabilmente si fa quando posti di fronte una fonte riflettente. Come Narcisio nel lago?
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Ossimori Viventi La Osmorosi spuntò dalla porta in fondo alla sua sala. Senza emettere nemmeno un suono vocale si avviò dietro l'enorme scrivania e prima di sedere allungò il corpo e la mano dicendo “Buonasera Dottor Paris. Si domanderà come mai stavolta l’ho fatto accomodare qui!?” Walter stava per alzarsi come si conviene con le persone illustri ma Tamara fece cenno di restare seduto. “Se mi chiede soldi, le dico subito che non ne ho!” Era probabilmente una battuta per sdrammatizzare l’inattesa seduta. Walter infatti, lo disse sorridendo e col tono tipico di chi vuole scherzare. Poi, specchiandosi nel sorriso mostrato per la prima volta dalla Psicologa continuò serioso “I soldi fanno litigare” Anche la dottoressa rinchiuse il risolino “Si, ma servono” Walter parve cogliere la sfida, per la prima volta poteva vedere le espressioni della Osmorosi “Certo che servono, sono un mezzo non un fine” Imperioso e quasi congratulandosi con se. Osmorosi fece una faccia da sdegno “Lei non ne ha perché non li ama” Walter lo aveva capito dalla prima volta che l’aveva incontrata. Era una donna bramosa di danaro. Anche se nello studio vestiva sempre poco 83 Vanni Cancello
Ossimori Viventi sofisticata, ciò che la circondava parlava di soldi, lusso, ricchezza. “Non solo non li amo, li detesto. Credo siano stati inventati da uomini malvagi. Il creatore previde il baratto. Il danaro fa accapigliare.” Si vide nello specchio e si piacque. Osmorosi porse la frase sicura che il paziente avrebbe dissertato su un argomento che fino ad ora non aveva mai affrontato. “Anche l’amore fa bisticciare!” Walter non abboccò e si spinse su altri orizzonti. “Non sono d’accordo. L’amore non fa litigare semmai l’egoismo fa litigare” Tamara cercò di riportare l’argomento dove voleva lei. “Cosa c’entra l’amore con l’egoismo? Semmai è la gelosia che fa litigare.” Voleva restare sull’argomento nobile dei sentimenti per far uscire la parola amore dalle labbra volitive di Walter. Non ci riuscì. Walter iniziò una personale dissertazione. “La gelosia non è una forma di egoismo? Se si ama una persona si deve volere il suo bene, invece crediamo che quella persona sia nostra, ma non è così. Non deve essere così. I soldi fanno litigare e addirittura fanno fare la cosa più atroce sulla terra: le guerre. La sete di potere passa appunto per il danaro. C’è ancora chi crede che esistano guerre umanitarie. E’ un ossimoro: Guerra84 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Umanitaria. Una delle tante contraddizioni dell’uomo. Come quella dei sentimenti!” Disse questo con tanta enfasi che parve mettere in difficoltà la Osmorosi. Questa quasi intimorita dalla veemenza con cui Walter dissertava impose. “Mi spieghi meglio” Walter si spostò quasi sul bordo della sedia, eresse il busto e guardò dritto negli occhi la dirimpettaia. “Ciò che ci differenzia dagli animali che conosciamo è la ragione, e la ragione dovrebbe dominare gli impulsi. Invece, siamo quasi sempre indirizzati dai sentimenti” Osmorosi provò ancora una volta a riportare l’argomento sull’amore. “Ma saremmo delle macchine, dei robot se fossimo senza i sentimenti!” Disse questo cercando di provocare un risentimento tale da far ammettere a Walter che siamo fatti di anima. Walter fece un sospiro che lasciava capire la sua insoddisfazione. Per un attimo la dottoressa parve aver “vinto” ritornando sull’argomento passioni. “Infatti dico” Qui fece una pausa, poi con aria di rassegnazione. “Dovremmo poter e saper setacciare i sentimenti buoni da quelli cattivi. Una sorta di filtro cerebrale capace di far passare le emozioni positive, 85 Vanni Cancello
Ossimori Viventi belle, appaganti e stoppare quelle negative, nefaste, distruttive.” Osmorosi con l’espressione di chi sa che l’interlocutore ha detto una cosa vera ma non conosce la ribattuta giusta. “Bel ragionamento, ma è solo un ragionamento. E’ utopia.” Di norma i termini utopia e demagogia vengono utilizzati dai razionalisti che non hanno una risposta. I credenti si limitano al: mistero della fede. Walter colse a suo favore la “crisi” del suo avversario in questo match. “Mi meraviglio di lei dottoressa. Se guardiamo all’uomo del passato, quello istintivo, quello che non usava l’intelletto ma solamente l’istinto, vediamo che l’umanità ha fatto passi da giganti. Riusciamo a controllare molti istinti primordiali. A questo punto, vedendola al fondo campo, osò uno smash. “Ha mai visto scopare per strada?” La dottoressa con voce alquanto stizzita non riuscì a dire che. “Cosa c’entra questo?” Walter incurante continuò provando ad andare sotto rete. Pose le mani sulla scrivania ma non si eresse in piedi. Non volle schiacciare sulla tennista di fronte a lui. Moderò i colpi. Moderò il tono e i termini. 86 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “Non credo che nella savana si facesse l’amore nascosti. Oggi, la violenza per le strade la vediamo tutti i giorni ma non vedremo mai una coppia copulare. Una forma di etica che ci è stata inculcata. Fare sesso in pubblico è una cosa sporca. Ordinare ad un uomo di andare a lavorare è vista come una cosa positiva. Osmorosi irruppe sotto rete. “Aspetti, aspetti, lei sta confondendo un po’ le cose…” Walter non si scompose. Tornò a fondo campo riiniziando a stoccare ogni palla come il grande Bjorn Borg. “Mi lasci finire e provo a rendere comprensibile questo concetto. Non è forse una costrizione quindi forma di violenza dover necessariamente andare a lavorare per sopravvivere? E continuò subito dopo aver strofinato il dorso del polso destro la fascetta tergisudore sulla propria fronte. “Mi spiego ancora meglio: E’ ovvio che la natura ci ha dato la possibilità di sopravvivenza mettendoci a disposizione risorse naturali e cibo che dobbiamo raccogliere o cacciare. Ma non ci ha dato orari e ritmi imposti. Tranne quelli larghi. Quelli delle stagioni e della giornata di luce. Al giorno d’oggi, per sopravvivere devi invece sottostare e quindi subire violenza, ai ritmi del lavoro. Ai turni. Alla catena di 87 Vanni Cancello
Ossimori Viventi montaggio. Mi dica lei se questa è o non è una forma di violenza. Una forma di violenza psicologica che, a mio avviso, è peggiore di quella fisica. Perché ti plasma e modella secondo le esigenze del potere.” Osmorosi volle rispondere colpo su colpo a quelle stoccate. Con il viso di che crede di avere la partita in tasca o il mezzo sorriso di chi si avvia a conclusione del discorso, domandava e rispondeva contemporaneamente. “Quindi lei dice che non si dovrebbe lavorare? Chi le darebbe il pane al mattino. Come leggerebbe i giornali. In che modo crede che arrivi l’acqua in casa? Non voglio demolire ciò che afferma con leggerezza ma c’è molta contraddizione in quello che dice. È contro la violenza ma mi racconta di fatti di sangue. E’ contro il lavoro salariato ma esige che le vengano offerti i vantaggi derivanti dal lavoro collettivo!” Walter per nulla intimorito e con tono fermo e deciso riprese il suo palleggio a due mani. “Se ricorda, ho detto che l’uomo è ancora pieno di contraddizioni?” Poi visto che non era Borg ma un dilettante in allenamento col maestro, continuò con tono più moderato. “Magari dovranno passare secoli e millenni prima di risolvere queste incongruenze. La stessa contraddizione che ci fa accudire come figli gli 88 Vanni Cancello
Ossimori Viventi animali e poi li mangiamo per sopravvivere. Chi ha creato tutto questo, cioè il Dio cui lei crede, ha sicuramente sbagliato qualcosa”.Un passante lungolinea. No, quello dei pantaloni che faceva sfilare la cintura. Era una Verri.Di chi era quell’abbigliamento? Come mai in uno studio medico? Non fece in tempo a porsi le domande che dall’altra parte: “Sono del mio ex marito. Non li ha mai usati” “Il profumo dove l’ha messo?” Esordì nella sala dove la Osmorosi lo attendeva. I capelli ancora un po’ bagnati, vestito in quel modo scenografico, Walter sembrava un altro. La compita dottoressa, si lasciò sfuggire “Bellissimo!” Poi, per motivare l’esclamazione aggiunse “Quel completo è sempre stato bello, le sta bene.” In effetti quegli abiti conferivano a Walter un aspetto ancora più serioso di quanto non fosse ma, al tempo stesso, lo facevano apparire molto più giovane. Una bella creatura, un fusto che in quell’istante, si presentava molto più sicuro di quanto non fosse. 89 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “E’ venuto con l’auto o prendiamo la mia?” “Se fossi venuto in macchina non mi sarei inzuppato, non le avrei fatto pena, non mi avrebbe fatto fare la doccia e non mi avrebbe invitato!” Senza scomporsi Tamara replicò “Allora prendiamo la mia. Si infili il Trench Coat e andiamo.” Un Burberry marroncino con collo gigante e tanti bottoni. Nessun disorientamento, ormai sembravano una coppia consolidata intenta ad andare a trovare i parenti. In ascensore non proferirono parola. Nell’androne del palazzo, la Osmorosi chiese di aprire il pesante portone mentre lei si avviava nel cortile interno, dove evidentemente c’erano i garage. Gli indicò la colonnina dove era posto un interruttore con una chiavetta inserita. Walter girò la chiave e il pesante portone iniziò ad aprirsi lentamente. Volse lo sguardo verso il pozzo e vide arrivare l’auto della dottoressa. Restò impietrito. Il sangue si raggelò. 90 Vanni Cancello
da PensieriParole
Ossimori Viventi <http://www.pensieriparole.it/aforismi/tempimoderni/frase-191544>
Si fanno acquisti al mercato della mediocrità, e ci si vende a quello della vanità, senza aver nulla di concreto tra le mani. È tempo di svendita di valori morali. Barbara Brussa “Posso misurare il moto dei corpi, ma non l'umana follia.„ Isaak Newton
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Ossimori Viventi Era una Giaguara Anche se la luce non era intensa, gli parve di vederne il colore. Verde bottiglia. Rivisse la scena del mattino di un anno prima, quando in moto intravide quella figura sinuosa sfrecciare in una Jaguar. Come questa. Restò al centro dell’androne, mentre la Dottoressa gli indicava di spostarsi per accedere al lato passeggeri. Lentamente il pesante portale si serrava alle spalle e non poté non girarsi per aspettare di udire lo “sprang!” Almeno a lui così figurò. Lasciare il palazzo, attraversare quel portone enorme, lo faceva schizzare fuori dalle sicurezze che le dava quel luogo secolare, per tuffarsi nello sconosciuto mondo inesplorato. Aveva smesso di piovere, l’auto si avviava tra le luci abbaglianti dei lampioni, delle insegne riflesse sull’asfalto bagnato e i flash dei veicoli che incrociavano. Ripensò a quando, tempo addietro, si avventurò in un Lap Dance con gli amici. 92 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Già la preparazione era sembrata surreale. Consigli goliardici e facce boccaccesche dei compagni di merenda. I marpioni che lo iniziavano alle avventure notturne, dove la tenebra fa posto ai colori allucinati di questi locali. Ad iniziare dalle insegne. Abbaglianti, accattivanti, luccicanti e piene di aspettative. Appellativi che evocano miraggi amorosi. La tana dell’amore; Club per adulti; Privè; The Big Bijou. Non si sentiva fiero di quel tipo di avventure. Ma ormai non poteva certo tirarsi indietro! Si decise per il Paradise. A differenza di quello metafisico, nel cielo, questo “Paradiso” era in un sottoscala. L’ingresso era pieno di manifesti e foto di “dive” seminude. Bisognava però tuffarsi giù per le scale per ammirarle dal vivo. L’odore non prometteva nulla di eccitante. Sapeva di umido. A tratti di nauseabondo sudore.Tuttavia, quel luogo esercitava il fascino del mistero.
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Ossimori Viventi La guardarobiera doveva essere una vecchia entraineuse in pensione, nostalgica dei tempi andati. Era vistosamente truccata ed aveva modi netti. “Buonasera ragazzi, il guardaroba è obbligatorio. Sono dieci euro.” Jack la conosceva bene. “Samantha, sono miei amici, dopo portaci le sigarette e i chewing gum. Col balconcino eh?!” Capii dopo, che era quella specie di cassettina che le ragazze di playboy portano appesa al collo con articoli vari e le tette nude in evidenza. Samantha non era per nulla simile a quelle grazie divine. Sicuramente in passato doveva essere stata anche lei una donna bellissima ed attraente. Il tempo purtroppo avvizzisce i cuori e anche le carni. Il “palchetto” era zeppo di tutto, come i banconi dei Tabaccai. Vi trovi tutto: dalle caramelle ai gratta e vinci. Dalle penne a sfera alle batterie per radioline. Ovviamente non aveva il petto scoperto e il ripiano poggiava all’altezza delle spalle. Non sotto al seno come fanno le ragazze dei Night seri. Se lo avesse 94 Vanni Cancello
Ossimori Viventi portato al di là dei capezzoli, si sarebbe affacciato al livello della pronunciata pancia. Il pensiero fu interrotto dalla frase “Andiamo fuori città, si farà molto tardi, ha un orario per il ritorno?” “No, non mi aspetta nessuno a casa e domani è domenica. Non si lavora.” La Osmorosi continuò, “Ottimo. Allora le sarò franca, in effetti è un party sperimentale” “In che senso?” domandò Walter. “Faccio parte di una associazione di terapeuti innovativi e stiamo sperimentando un metodo mai usato dalla medicina psichiatrica fino a questo momento” “Oddio, e io che pensavo di tuffarmi in una festa sfrenata” sbottò Walter. “Mi lasci finire, ascolti bene” lo interruppe la dottoressa. “Rientrava nel piano terapeutico farla partecipare a questi incontri. Oggi, abbiamo solamente anticipato i tempi.” E aggiunse, “Periodicamente, ci riuniamo in luoghi ed assumiamo ruoli che non ci appartengono” “Sarebbe?” Disse Walter. 95 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “Oltre a noi medici, facciamo partecipare anche i nostri pazienti” “Sono quindi una sua cavia?” La risata fragorosa di Tamara lo sbalordì. Era la prima volta che la vedeva sorridere a bocca aperta. “No, che cavia! Si tratta di lasciarsi andare come si fa a qualunque party. La differenza, è che ognuno decide liberamente di calarsi in un ruolo specifico e di tenerlo non solo per la durata della festa, ma anche negli incontri successivi” “Per quanto tempo?” “Fino a quando, il direttivo dell’associazione all’unanimità, decide di “sciogliere” l’obbligazione e di ritornare alla normalità. Mai oltre sei sedute, una al mese”. “Non ho capito bene, ma la cosa mi stuzzica. Voglio stare al gioco” “Benissimo, potrà chiamarsi come vuole ed assumere il ruolo che decide lei stesso.” 96 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “Come vorrà chiamarsi?” “Walter!” immediatamente il dottor Omer Paris.
Rispose
“Vedo che non ha molta fantasia disse ridendo la Osmorosi” Poi continuò “D’ora in poi, io sarò Rebecca e tu, perché ci daremo del tu, Walter. Va bene? ” L’uomo si avviava in un viaggio sconosciuto, con la sua terapeuta che le aveva dato tanto fiducia e che ora gli pareva estranea ma, al tempo stesso attraente. Una nota sconosciuta. La strada correva sotto quell’auto. Era la Jaguar vista casualmente un mattino mentre tornava a casa con la moto. Era lei d’avvero? “Qual è il suo ruolo” chiese Walter cercando qualche indizio. “Walter, perché mi dai del lei?” “Scusa Rebecca, devo abituarmi” “E sarà bene che lo fai in fretta, siamo già nel pieno della terapia” disse imperiosa la Osmorosi o la Rebecca. O comunque chi lei fosse. “Faccio la parte di una spogliarellista, non vedi come sono vestita? 97 Vanni Cancello
Ossimori Viventi So che non mi metterai in difficoltà e non accennerai assolutamente al fatto che tu sei il mio paziente e io la tua psicoanalista” “Non posso fare domande?” “Non ho detto questo, chi si presenterà, lo farà col nome e il ruolo che ha scelto, non dovrai mai fare domande tipo: in realtà come ti chiami o cosa fai nella vita reale. Intesi?” “Noi come ci conosciamo? Se me lo chiedono questo cosa rispondo?” “Sono cavoli tuoi! Sembri un bambino lasciato nell’oblio del primo giorno di scuola! Fa quello che vuoi, ma non dire assolutamente chi sei ne chiederai chi sono gli altri” La voce dei Rebecca era tornata quella ferma, decisa, sicura di un dottore che sa il fatto suo. In quell’istante Walter accettava la sfida. "Rebecca, ci fermiamo a dormire da me dopo la festa?” Dopo il punto interrogativo, il sangue si raggelò, credette di essersi spinto oltre il limite. Si aspettava 98 Vanni Cancello
Ossimori Viventi un’occhiata scendere.
rimproverante
o
l’intimidazione
a
“Non lo so tesoro. Vediamo come volge la serata. Tu lo sai, se trovo un riccone che mi sgancia un assegno con molti zero, ti lascio la macchina e ci vediamo a casa tua. Mi faccio riaccompagnare prima dell’alba” Mentre diceva questo, gli tastava la patta dei pantaloni. Sarà stato perché non indossava le mutande, per la liscia federa dei pantaloni o per l’inaspettata mossa di Rebecca, che l’erezione istantanea sembrava far scoppiare la cerniera.
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Ossimori Viventi Paradise La mente ritornò alle tante serate passate nei Nightclub dove Jack e compagni lo avevano iniziato ai piaceri notturni. A quella prima volta del Paradise dove, la vecchia Samantha lo aveva ringraziato con una palpata per aver acquistato un pacchetto di gomme da masticare. Il prezzo era almeno sei volte il costo in un esercizio del piano stradale. “Ma che cazzo, e allora una bibita qui quanto costa?” Disse appena la vecchia baldracca si allontanò. “Se bevi da solo al banco, te la cavi con quindici euro, se vuoi bere in compagnia, trenta euro. Ogni quindici minuti viene il cameriere a chiedere se continuare altrimenti la donna si alza, saluta e se ne va” “Cavolo” esclama Walter, “Qui una serata ti viene a costare uno stipendio!” “Si, ma le tue bevute, quando sei in compagnia con la ragazza, non le paghi…” aggiunse sarcasticamente Jack. La modulazione vocale ondeggiante era quella conosciuta ma che al Pub Olympic, non mette in 100 Vanni Cancello
Ossimori Viventi evidenza. Quando si è insieme agli frequentatori che discutono di tutto non dicendo niente e sfottendo verbalmente gente di colore, omosessuali e qualche volta politici. Li, parla da duro. Jack invero, che il suo nome reale è Karim, è gay. “Nessuno al Pub lo ha mai saputo e, per quanto ci riguarda, non lo saprà mai. Almeno non uscirà dalle nostre bocche.” Questo ripensava Walter riferendosi a se stesso e agli amici. Ufficialmente Karim non si è mai dichiarato. Ha avuto anche due fidanzate e fino a quando la casualità non ha costruito l’episodio sconvolgente per l’avventore, forse non si saprebbe mai saputo.Lo abbiamo imparato da Dominik. Domme per gli amici. Era in Messico per lavoro e si imbatté in una stradina della città dei tuffi. Ad Acapulco incrociò Jack mano nella mano con un morettino. Gli sguardi si incrociarono. Domme restò di sasso osservando la scena. Jack sembrava quasi compiaciuto di quell’incontro. Non salutò. Continuò per la sua strada come se nulla fosse conversando amabilmente col suo giovane amante. 101 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Domme, impietrito, lo seguì con lo sguardo. Karim si girò come per dire: “Adesso lo sai, lo saprete tutti, mi sono liberato senza fare outing.” “In patria, non abbiamo mai parlato di questo con Jack. Portiamo nelle nostre casseforti dell’anima, questo suo segreto. Per noi, non è mai stato un problema l’omosessualità. Non siamo per niente omofobi ma, rispettiamo il suo silenzio”. E’ questo che ripensava Walter. “Come mai non lo avevamo mai fiutato?” Ora Jack appariva molto più simpatico. Non doveva necessariamente dimostrare il suo machismo. La sua gestualità il modo di camminare e di vestire non erano cambiati. Era cambiato il loro modo di osservare le sue movenze, i suoi gesti e il suo modo di rapportarsi con i maschi che incontravano.
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La Festa degli Ossimori La superstrada scivolò veloce, come rapidi passarono i diversi cartelli stradali di paesini mai visitati prima. Il navigatore indicava una viuzza a destra che l’auto infilò sicura e decisa. Il tratto asfaltato terminò ma la destinazione diceva ancora due chilometri. Uno sterrato fangoso precedeva il luogo designato. “Niente paura, attivo il quattro per quattro“ L’ultimo tratto era in ghiaia, così come l’ampio spiazzo antistante la sfarzosa abitazione signorile settecentesca o ottocentesca. Insomma antica, di quelle con due scalinate che portano all’ingresso principale. Le luci dell’ampio salone e qualche camera illuminata, davano la sensazione di una di quelle ville dove si svolgono festini bizzarri. Dove i partecipanti pescano a turno una delle chiavi delle camere superiori e si formano coppie casuali. 103 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Walter non aveva mai partecipato a simili iniziative erotiche. La cosa tuttavia lo eccitava. In realtĂ , non sapeva nemmeno se esistessero luoghi del genere. Ricordava però di aver letto qualcosa in proposito. O forse lo aveva visto fare in qualche film. Niente di tutto questo. Walter ripensava alle auto parcheggiate casualmente nel piazzale per cercare di individuare il proprietario attraverso queste. Gli uomini si misurano tra loro dal motore che guidano. Le donne dallâ&#x20AC;&#x2122;abbigliamento e, soprattutto dai particolari che ai piĂš sfuggono. Voleva ricordarne una poco infangata o parcheggiata in una zona delimitata. Nessun segnale. Non seppe chi fosse il proprietario o la proprietaria. Non aveva importanza. Ognuno doveva recitare il proprio ruolo. In totale anonimato. Un fatto era chiaro, di chiunque fosse quella dimora, questi non poteva essere un salariato. Marmi bianchi e legno tek abbondavano, il grande lampadario del salone poteva illuminare uno stadio di 104 Vanni Cancello
Ossimori Viventi basket.I quadri alle pareti erano enormi e sicuramente di valore. Moderni e con colori sgargianti. Era un vernissage. Ma questo lo apprese più tardi. La musica era decisamente deliziosa e Tommy, il dj, vero o falso che sia stato, miscelava sapientemente brani house e musica anni ottanta. Nella grande stanza troneggiava una tavola stracolma di cibarie di ogni tipo. Walter non sapeva da dove iniziare a caricare il proprio piatto. Sbirciava curioso dalle tartine al salmone alle caraffe con i cocktail dai colori fluorescenti. Tamara/Rebecca invece, fedele alla propria dieta, distoglieva lo sguardo dal banchetto per dirigerlo, piuttosto, sui vari invitati alla festa. D'un tratto la sua attenzione si concentrò su un uomo in divisa. Si fece avanti ed iniziò una conversazione con lui. Quando Walter alzò gli occhi dal piatto, non poté fare a meno di notare la scena. Tamara rideva divertita e l'uomo in uniforme pareva lusingarla con i suoi modi melensi. La invitò persino a ballare ed ella non rifiutò. Furono loro due ad aprire le danze. Walter considerò la cosa 105 Vanni Cancello
Ossimori Viventi disgustosa. Cosa trovava Tamara di tanto affascinante in un carabiniere? Quando il balletto terminò ed ella si congedò dall'uomo in uniforme, Walter si sforzò per apparire del tutto distaccato. "E' un tuo amico?" le chiese. “Si caro, è una persona affascinante e di compagnia”. “Uno sbirro non può essere affascinante e a quanto pare ti ha contagiato... con la sua stupidaggine". "E' una persona gentile e sensibile. Un vero signore!" Walter sentì il sangue arroventargli le tempie. Impazzisce quando belle parole vengono “spese” per un gendarme. "Ma come puoi giudicare una persona in pochi minuti?" Inveì Walter poi aggiunse. “Alla faccia di chi sostiene che non basta una vita a conoscere il proprio prossimo!" Infierì. Tamara si serrò nelle spalle, ma Walter non aveva alcuna intenzione di concludere la conversazione. "Eppoi... un carabiniere!!! Di tanta gente... ti vai ad infatuare di un carabiniere!!!!" "Io non ho mai parlato di infatuazione!" replicò lei, oltremodo seccata. La voce di Walter si era fatta querula, petulante.
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Ossimori Viventi “Sai bene che ho una idiosincrasia verso le divise!” Si riferiva alla seduta dove raccontò l’episodio di Fabio il poliziotto. “Non so di cosa parli!” Ribatté Rebecca mentre si allontanava da Walter. "Non c'è bisogno di parlarne!" rimbeccò Walter "Si capiva da come lo guardavi! La gente che vi guardava si faceva certe risate sotto i baffi!" Rebecca lo lasciò lì andando a sedere su un divanetto.
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Ossimori Viventi Il Girasole Al buffet, due grosse chiappe occludevano parte delle cibarie. Erano di Margherita. Una donna molto affascinante con forme pronunciate. Di quelle che non passano inosservate per strada e che nei mezzi pubblici, semmai ne prendesse, occuperebbe almeno due posti. “Chissà quante volte avrà fatto l’andirivieni dai divanetti e il lungo tavolo del ricco buffet.” Molto probabile, pensò Tamara, che sia una di quelle donne sofferenti di bulimia. Al contrario dell’anoressia che colpisce spesso le teen agers, questa patologia si impossessa dell’anima e del corpo di signore e signorine più adulte. Non sempre è diagnosticata. La bulimia è un disturbo alimentare caratterizzato da un irrefrenabile bisogno di mangiare. Si manifesta con ripetuti eccessi di fame che il soggetto a ingurgita frettolosamente e in grandi quantità. Si abbuffa, soprattutto di cibi dolci e di una consistenza tale che permetta una facile assunzione.
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Ossimori Viventi “A guardare i piattini di carta svuotati dalla Margherita (che pareva più un Girasole…) avrà mangiato per almeno tre persone. E la serata non è ancora finita.” Rebecca ricordò la scena del film di Totò “Miseria e Nobiltà”. Era la carestia della miseria a farli comportare in quel modo teatrale. Margherita non pareva avere problemi di fame dovuta alla condizione sociale. Era ben vestita e accessoriata con gioielli di valore. La persona affetta da bulimia di solito prova vergogna per questa scorretta abitudine alimentare e tenta di nasconderla consumando i propri smodati pasti il più segretamente possibile. E’ per questo motivo che si tende a frequentare persone con la stessa tendenza alimentare. O frequentare persone che non “osano” contraddire il loro comportamento. Per fare gruppo. Per non sentirsi “diverse”. Perché tra loro, le bulimiche fanno addirittura a gara a chi fagocita più cibo e il più stomachevole possibile. 109 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Margherita mangiava delicatamente ma in continuazione. La bulimia è spesso associata a depressione. Per questo motivo abbisognano di cure cognitivo-comportamentali e cure a base di farmaci antidepressivi. BenchÊ li ci fosse Rebecca, chi ragionava seduta a sorseggiare era Tamara Osmorosi, Psicologa.
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Ossimori Viventi Il gendarme Il carabiniere se ne stava in un angolo, apparentemente indifferente, particolarmente indaffarato a cancellare una vistosa macchia di cioccolato sul reverse della giacca della divisa, proveniente dalla crema di un bignè addentato in modo vorace e maldestro. Sembrava oltremodo preoccupato per quella macchia Rebecca non aveva mai visto nessuno tanto in apprensione per così poco. Il militare continuava a strofinare con un fazzolettino di carta imbevuto di acqua minerale, ma peggiorava la situazione: la macchia si allargava e la sfilacciatura del fazzoletto lasciava un vistosissimo strato di peluria bianca come ovatta. Rebecca provò un improvviso senso di compassione per quel gendarme tanto goffo e impacciato. Forse anche per fare dispetto a Walter, si alzò dal divano per avvicinarsi premurosa a Carras il maresciallo e, timidamente domandò: "Le serve aiuto?" Il maresciallo, sollevò la testa con un gesto rapido, le lanciò un'occhiata di straforo e, come si conviene ad un uomo quando si trova in difficoltà innanzi al gentil sesso, rispose tanto educatamente quanto sbrigativamente: "No, grazie! Qui ci vuole solo la tintoria!" 111 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Rebecca sorrise teneramente. "Se permette" insistette "ho una certa dimestichezza con le macchie difficili... Persino con le macchie di sangue" Quest'ultima parola colse nel segno il gendarme che, all'improvviso, parve dimenticare completamente la macchia, per concentrarsi sul contenuto delle vene. "Come ha detto, scusi?" inquisì. "Ho detto che riesco a togliere macchie di ogni tipo!" Il gentiluomo e ballerino di poco prima si era trasformato in inquisitore. Anche il tono di voce era cambiato. Si era accentuato uno strano accento. "Cerchi di non divagare... Lei ha parlato di sangue. Quando le è capitato di rimuovere macchie di sangue?" Disse questo impettendosi, spostando di lato e allungando il collo e irrigidendo le gambe, come solo loro sanno fare. Tamara parve impallidire: "“Mi scusi ma cosa ho fatto?" "Signorina, qui le domande le faccio io. Mi vedo costretto a condurla in caserma.” Walter credette che il gendarme se la filava. Vide quando lei lo smacchia e poi, senza nulla sapere, li vede uscire insieme. Ignaro del perché lei se ne è andata col caramba, decide di spassarsela con qualche gnocca disponibile. Lo sguardo si posò su un pezzo di femmina modello cabriolet. 112 Vanni Cancello
Ossimori Viventi L'amazzone Aveva un tailleur rosso Ferrari, decolletĂŠ con tacco undici, calze nere, di seta, capelli morbidi e lucenti nero corvino. Tagliati a scalare. La sua altezza, le dava un aspetto imponente e sensuale allo stesso tempo. Un amazzone.Le gambe tuttavia, per quello che si poteva vedere, non erano snellissime, anzi, il polpaccio era alquanto pronunciato. Ma su quella figura non stonava affatto. Il trucco, un poâ&#x20AC;&#x2122; esagerato, metteva in risalto due occhi azzurri intensi come quelli di una piscina di Los Angeles. Le labbra, carnose, erano evidenziate dal rossetto dello stesso colore del vestito. Come quello dello smalto delle unghie su quelle mani non proprio affusolate ma, proporzionate al resto del corpo. Uno spettacolo di femmina. Questa imponente, sexy e bella donna, gli aveva inviato una occhiata di compiacimento. Spostava il calice con un movimento che a Walter sembrava familiare. Decise di avvicinarsi e presentarsi. Dâ&#x20AC;&#x2122;altronde da qualcuno doveva pur iniziare a conversare. Il neo, sopra il sopracciglio destro, benchĂŠ 113 Vanni Cancello
Ossimori Viventi fosse mascherato dal trucco, da vicino era più evidente. Era quello di Jack. Si, proprio Karim. Colui che al Pub passa per un vero macho. Walter sembrava smarrito e non riuscì a dire una sola parola.“Ciao, mi chiamo Sabrina, piacere” “Piacere mio” furono le uniche parole che il mancato commercialista riuscì a dire. “Che ci fai qui?” “Quello che fai tu” rispose Walter.“Anche tu appassionato d’arte?” Arte? Walter ricadde nell’oblio e non seppe che dire “Naturalmente...” Poteva essersi sbagliato. Possibile fosse veramente lui?Non vi erano dubbi. Il pomo di Adamo pronunciato, era quello dell’amico Jack. “Sono col mio amore, è quello lì, con la cravatta viola.”Indicò un uomo de mezza età. Capelli brizzolati, abbronzato e ben vestito.“Fa il battitore di aste, siamo insieme da tre anni, ci vediamo quasi sempre solo nelle feste mondane.” “Come mi presenterai?” chiese Walter “Come amico, non siamo amici? “ “Hemmm certo che siamo amici… Sabrina” Walter continuò “Vado a prendere da bere, vedo che sei già servito… servita! A dopo. Ah, chiamami Walter”. Si 114 Vanni Cancello
Ossimori Viventi allontanò per ragionare. Per togliersi dall’imbarazzo. O forse, perché non avrebbe mai immaginato di trovare così vestito Jack alias Karim alias Sabrina. A Walter si gonfiarono le vene nelle tempie. Non per Jack ma per quello che era successo prima con Tamara. Era furioso. Non avrebbe potuto ascoltare una sola sillaba in più senza il rischio di perdere il proprio autocontrollo. Con un ghigno riottoso posò sul tavolo il calice che teneva in mano e senza aggiungere nulla, veloce come un fulmine, si diresse verso l'uscita e si dileguò nelle tenebre. Pensava alla causa di tutto ciò e gli tornava alla memoria lo sbirro, Tamara, Rebecca, il ballo, la scena dove lei si avviava fuori col gendarme, avvertiva una collera incontenibile. "Non c'è proprio niente da ridere e nemmeno da deridere... anzi, mi sbaglio: ci sei tu! Ti stai rendendo ridicolo!" E poi “Io esco con chi mi pare e piace!” Erano state le ultime parole mentre voltava le spalle lasciandolo in mezzo alla sala. Pareva di udire Barbara la prima sera al Paradise. Si riaprivano violentemente le porte del passato, un sipario veniva nuovamente spalancato su una scena solo apparentemente rimossa. 115 Vanni Cancello
Ossimori Viventi «Perché non fate riposare quel vostro cervello da poliziotto? Il vostro cervello lavora sempre su preconcetti: un delinquente è sempre tale, chi è compromesso non può cambiare.» (Elena a Devlin) Notorius
Clostridium botulinum Barbara era lì, sul salottino dietro la colonna. A differenza della altre dame che parevano essersi innamorate perdutamente alla sola vista di noi, lei restò impassibile. Mi incuriosì. “Scusa come mai sei nascosta?” “Io faccio quello che mi pare e piace!” Mi allontanai da quella donna sgarbata e ribelle. La osservavo di sottecchi. I suoi occhi, scrutavano ma senza invadenza. Cosa che facevano la maggior parte delle femmine di quel locale. Le “disperate”, come venivano apostrofate le più audaci, che si avvicinavano ai maschi chiedendo esplicitamente di offrire loro una “bevuta”. Seppi che molti avventori, erano habitué, frequentatori incalliti, pur sapendo che queste donne non la danno facilmente. Anzi, il loro obiettivo è proprio quello di far “cadere in amore” i clienti per farli ritornare e farsi offrire da bere guadagnando così la percentuale. Non poche persone osano dire che il Night è una droga. [1]
Visto che un Night non serve a speziare dei cibi e le entreneuse non sono delle cuoche nel senso stretto della 116 Vanni Cancello
Ossimori Viventi parola, col senno di poi, posso anche io affermare che chi frequenta abitualmente i locali notturni in cerca dell’amore, ha una dipendenza patologica. Ergo, è un drogato sebbene non di sostanza psicotropa ma di uguale effetto. Testimonio che questi luoghi il tipo di ambiente il contenuto, le luci e tutto l’insieme, possono portare dipendenza patologica. Nessuno ne è immune nemmeno chi dovrebbe preservare gli avventori e far osservare la legge: i poliziotti. Mi sedetti accanto a Barbara che non potette rifiutare, con grande disappunto delle altre. I convenevoli sono sempre uguali: come ti chiami, non ti ho mai visto qui, quanti anni hai? No, non si chiede ad una donna, ma, da dove vieni si. Quasi tutte dall’est. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica oltre alle badanti abbiamo importato ballerine e meretrici. Non per loro colpa ma per quella di governi incapaci di gestire il cambiamento. Queste donne, non possono circolare liberamente come le merci, ma devono acquisire un salvacondotto. Si chiama “Permesso di soggiorno” ed è soggetto a specifiche normative che richiedono l’intercessione della locale questura. Quindi degli sbirri. Alcuni di questi impiegati dello Stato, “dipendenti” dalla patologia sopra descritta, ne approfittano spudoratamente per ottenere “prestazioni” extra da 117 Vanni Cancello
Ossimori Viventi queste fanciulle che oltre a subire l’onta di abbandonare i propri cari, devono sottostare elle meschinità di qualcuno di questi biechi individui. Mi è stato raccontato da Barbara, ma confermato con reticenza, da tutte quelle che ho conosciuto durante il mio periodo di dipendenza [2] Nightclubiana. Fabio il poliziotto era polidipendente. Oltre a frequentare assiduamente i Night, faceva abituale uso di cocaina. Sarà stata questa o per il senso di onnipotenza [3] che spesso domina i servitori dello stato, che Fabio ricattava abitualmente le meretrici della strada e le “ballerine” dei locali notturni per ottenere prestazioni sessuali. Barbara quella sera non riusciva a ballare né a stare molto tempo in piedi. Fabio la sera prima, al rifiuto di una prestazione orale in auto, l’aveva massacrata di botte lasciandola in una campagna a molti chilometri dall’alloggio che divideva insieme ad altre persone. Era la prima volta che Barbara si faceva accompagnare a casa da lui. In passato aveva semplicemente dato diniego alle sue richieste. Non pensava affatto che le sarebbe capitata quella odissea. Aggiunse con rancore, che si poteva evitare questa disavventura incappata a lei e a molte altre colleghe se solo si fossero “passate la voce” del violento comportamento del poliziotto. Ma fra di loro esiste competizione. 118 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Tempo dopo, venni a sapere che una ballerina, dopo essere stata picchiata e stuprata, venne avvicinata in ospedale da colleghi di Fabio che le “suggerirono” di attribuire l’aggressione ad un ignoto albanese; se non avesse obbedito, non avrebbe più dimorato nel nostro stato. Così fece, denunciò un ignoto. Non si salvò. Dopo la convalescenza, si vide recapitare un “Foglio d’espulsione” in quanto prostituta. Fu accompagnata alla frontiera. I traviati compiono sempre le stesse mosse, le stesse abitudini che poi sono vizi, in quanto incontrollati. Fabio era solito recarsi in questi locali impinzato, drogato, fatto. La cocaina provoca delle abitudini o per meglio dire, ossessioni; diretta conseguenza dello sballo. C’è chi si rinchiude in casa, chi viaggia in auto tutta la notte, chi non smette di fare zapping col televisore. Fabio il poliziotto si ingrippava con le donne dei Night. Non ne poteva fare a meno. E’ proprio vero l’affermazione che “La droga non puoi conoscerla se non te la fai. Ma quando te la fai, non hai più la facoltà di poterla conoscere”. Sapevo come e dove “incontrarlo”. Mi occorreva un “metodo” inusuale per indurlo ad assumere la coca. Il piano era nella mia testa ma non del tutto approfondito. 119 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Provai a capire chi erano i suoi pusher. Troppo complicato per chi non è “del giro”. Mi procurai allora della cocaina da uno spacciatore amico di Polly, una ragazza del Big Bijoux, un Night Club molto raffinato dove una “bevuta” costa trenta euro ogni quindici minuti di accompagnamento con la ragazza. I clienti erano facoltosi ed esigevano il meglio. Anche dalla droga. Un grammo me lo fece pagare trecento euro. Ma ne valse la pena. Negozi etnici ne sono nati a iosa. Trovare però la mandorla amara non è facile. Quando ne ho trovato uno, mi sentivo come quel giocatore incallito convinto di avere in mano la sestina giusta per la vincita milionaria. L’impulso convulsivo che coinvolge i giocatori accaniti è una patologia in costante e continuo aumento. Colpisce tutti, uomini, donne, giovani, poveri e possidenti, vecchiette che si giocano l'intera pensione sono in costante aumento. Colpa anche delle istituzioni che hanno istituzionalizzato il gioco d’azzardo. Ma questa è un'altra storia. Ho capito in quel momento che quando il cervello ti manda l’impulso che “questa è la volta buona”, nessuna razionalità serve a riportarti con i piedi per terra. Ero convinto di aver trovato “il sistema” per eliminare il poliziotto vizioso. 120 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Ci volle invece molto tempo, molti sforzi e molto studio. Il veleno che contengono le mandorle amare è effettivamente mortale. Ma, sebbene amaro coma la cocaina, non è di facile estrazione. Bisogna trovarne uno già fatto. E’ una parola! Clostridium botulinum è un batterio che produce una potente neurotossina la quale, inibendo il rilascio di aceticolina nelle terminazioni nervose, provoca paralisi flaccide. Il Clostridium botulinum (botulino) produce spore presenti nel suolo e nel sedimento marino in tutto il mondo. Ma anche negli alimenti in conserva. Bingo! Gli somministro un piatto contaminato. L’ossessione compulsiva ha sedotto anche me. Me lo porto a cena a casa? Che cazzata. Ci vuole altro. La cocaina che mi hanno dato è nascosta in un cellophane saldato. Lì in quel sacchettino non c’è ossigeno. Il botulino prolifera in assenza di ossigeno. Decido per l’esperimento. Trovare spore di botulino non è difficile. I coperchi rigonfi dei peperoni sottolio in scatola, dicono chiaramente: è qui! Apro il sacchettino lo aggiungo e, per la prima volta non ho dato ragione al metodo. Ho pregato. Per circa un mese quella mistura era ferma in un posto molto sicuro. L’armadietto del mio ufficio. 121 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Mi informai da Barbara degli orari di “visita” dello sbirro. Le quattro del mattino. Un orario per me impossibile. Il lavoro mi impedisce di fare le “orine”. Ma il sabato non si lavora. Pianifico il venerdì nero. Restare per ore in un Night Club, significa spendere un mare di soldi. Conviene quindi recarvisi il più tardi possibile. O al mattino presto, poco prima della chiusura. Evitai di arrivare poco lucido all’orario del fattaccio. Andai a dormire presto, sveglia alle 3:30 kit preordinato e… via. Destinazione Paradiso. A quell’ora anche i più sobri sono sballati. Che sia droga, alcool, sesso o stanchezza, sono tutti sconvolti. Io invece, avevo l’intera situazione sotto controllo. Bevvi un analcoolico al banco e poi sedetti con una delle ragazze. Lucy. Scelsi un divanetto dove potevo controllare i movimenti del pula. Sapevo bene che quando andava in bagno non era per i bisogni fisiologici ma per sniffare la “roba”. Era la seconda volta che andava in dieci minuti. Un segnale chiaro che era all’apice della drogatura. Questo tipo di disfacimento, porta anche l’ossessione che più ne tiri, più ne vuoi. Senza fine, fin quando non hai tirato l’ultima briciola. Lo raggiunsi nell’antibagno. Era chiuso dentro, lasciai cadere il sacchettino. Ero la strega che pone a 122 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Biancaneve la mela. La perfida madre di Claude Rains che avvelenava furtivamente i drink di Ingrid Bergman nel thriller di Hitchcock, Notorius. Ero sicuro che lo notava ma dovetti stare attento che nessun altro entrasse e appropriarsi del mistura magica preparata con tanta cura. La scelta dell’avvelenamento quale metodo di delitto è tipicamente femminile. I sospetti, eventualmente si fosse scoperto, andavano ricercati in una direzione senza uscita. Tuttavia, la mia speranza era che con tutta la cocaina ingerita, la diagnosi della morte doveva ricercarsi unicamente in questo abuso. Non volli far nascere alcun sospetto al punto che stetti li fino alla chiusura. Le sei passate. Non avvenne nulla. Il caramba entrava ed usciva in continuazione dal bagno e il sacchettino era scomparso. Stava “gustando” il regalo. Il piano era fallito. Pensai di escogitare una diversa “soluzione” per Fabio. “Pronto? Sono Barbara. “Ciao bella come mai sveglia alle dieci del mattino, ieri sera ho scelto Lucy perché tu eri occupata.” “Non è di questo che voglio parlarti.” Il Clostridium botulinum è un batterio che produce una potente neurotossina la quale, inibendo il rilascio di aceticolina nelle terminazioni nervose, provoca paralisi flaccide. 123 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Si manifesta dopo circa 12-36 ore (eccezionalmente dopo alcuni giorni) dal consumo del cibo contaminato. La sintomatologia è rappresentata da difficoltà della vista e della parola, difficoltà ad inghiottire, bocca secca, debolezza muscolare, nausea, vomito, stipsi o diarrea. Si ha paralisi progressiva dei muscoli, difficoltà respiratorie, fino all’arresto cardiorespiratorio, che avviene in una elevata percentuale di casi. Fabio rientrò probabilmente per il combinato disposto Botulino/Cocaina, in questa, per me fortunata, percentuale.
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Ossimori Viventi [1]
Per droga si intende un prodotto che contiene delle sostanze farmacologiche (principi attivi), capaci di alterare le funzioni cognitive comportamentali. Nel linguaggio comune sono altresì dette "droghe": le sostanze stupefacenti, sostanze che, in virtù dei loro effetti farmacologici sul sistema nervoso centrale, e in particolare sullo stato di coscienza, sono fatte oggetto di uso non terapeutico, principalmente voluttuario. L'uso di alcune di queste sostanze può determinare l'insorgenza di fenomeni di dipendenza fisica e/o psichica; le spezie, aromi vegetali, in genere secchi, utilizzati nella preparazione dei cibi, per conferire sapore o profumo. [2] Per dipendenza si intende una alterazione del comportamento che da semplice o comune abitudine diventa una ricerca esagerata e patologica del piacere attraverso mezzi o sostanze o comportamenti che sfociano nella condizione patologica. L'individuo dipendente tende a perdere la capacità di un controllo sull'abitudine. La dipendenza clinica da più sostanze o comportamenti in contemporanea o in sostituzione di uno di essi, in un preciso schema ricorrente e a lungo tempo, prende il nome di polidipendenza. [3] Il delirio di onnipotenza meglio conosciuto come disturbo narcisistico di personalità è un disturbo della personalità il cui sintomo principale è un deficit nella capacità di provare empatia verso altri individui. Questa patologia è caratterizzata da una particolare percezione di sé del soggetto definita “Sé grandioso”. Comporta un sentimento esagerato della propria importanza e idealizzazione del proprio sé - ovvero una forma di amore di sé che, dal punto di vista clinico, in realtà è fasulla - e difficoltà di coinvolgimento affettivo. La persona manifesta una forma di egoismo profondo e una mancanza di rispetto per gli altri di cui non è di solito consapevole, e le cui conseguenze sono tali da produrre nel soggetto sofferenza, disagio sociale o significative difficoltà relazionali e affettive.
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Ossimori Viventi “In montagna durante un temporale penso che sia la terra a chiedere la scarica di un fulmine” Erri De Luca
Vallinsera Di rientro nella sala, accanto all’ingresso che porta ai piani superiori una figura scura. “Un prete ad una festa? Che ci fa un prete in un luogo simile? Ah già” pensò Walter, “Non portano male come le monache. Sarà un infermo che impersona un sacerdote. Ma potrebbe anche essere uno psichiatra. Oddio, la cosa si complica, meglio assecondare e “vivere” questa serata senza retro pensieri. ” Pantaloni neri, camicia grigia con colletto sacerdotale, giacca blu notte. “Mi sembra di conoscerlo. Don Antonio di Vallinsera. No, non può essere lui. Ora è vecchio.” Walter ricordava il suo primo impatto con la borgata di Vallisnera. Era giunto là una mattina presto. Una domenica per l'esattezza, ed era stato accolto dal profumo invitante del pane appena sfornato in un forno a legna. Avrà avuto tredici o quattordici anni.
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Ossimori Viventi Si stupĂŹ del fatto che il forno, di domenica mattina, fosse aperto e funzionante e vi si era tuffato, in preda ad un insolito appetito. Era stata proprio la fornaia la prima persona del borgo con cui Walter era venuto in contatto. Voleva conoscere quel luogo nei minimi dettagli e le aveva rivolto le solite domande di convenienza, non scevre di tutta la sua ammirazione per quel verde smeraldo delle praterie, per quel magnifico turchese del cielo terso. Ma la sua interlocutrice si era limitata a servirgli un pezzo di pane scuro avvolto in un foglio di un quotidiano vecchio, senza dilungarsi in discorsi che esulassero dal suo unico scopo: riscuotere denaro. Glielo aveva fatto pagare molto piĂš del dovuto. Walter non aveva commentato. Le aveva porto una banconota da mille lire e, deluso e amareggiato, era uscito dalla bottega per andare a gustarsi quella pagnotta profumata, sdraiato supino su un prato, rimirando il passaggio delle nuvole che assumevano le forme piĂš bizzarre.
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Ossimori Viventi Molti anni dopo rileggendo De AndrĂŠ, avrebbe ripensato a quei momenti ad osservare Le nuvole Vanno vengono ogni tanto si fermano e quando si fermano sono nere come il corvo sembra che ti guardano con malocchio Certe volte sono bianche e corrono e prendono la forma dell'airone o della pecora o di qualche altra bestia ma questo lo vedono meglio i bambini che giocano a corrergli dietro per tanti metri Certe volte ti avvisano con rumore prima di arrivare e la terra si trema e gli animali si stanno zitti certe volte ti avvisano con rumore 128 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Vanno vengono ritornano e magari si fermano tanti giorni che non vedi piĂš il sole e le stelle e ti sembra di non conoscere piĂš il posto dove stai Vanno vengono per una vera mille sono finte e si mettono li tra noi e il cielo per lasciarci soltanto una voglia di pioggia. In cuor suo avvertiva un'inspiegabile inquietudine. Al suo arrivo, la gente di Vallinsera era rapidamente rincasata, preoccupandosi di accostare le imposte. Battenti socchiusi e solo una fessura, quasi una feritoia a permettere alla curiositĂ di sbirciare fuori. Per non trascurare il minimo movimento dei nuovi arrivati e, persino, per immaginare i loro pensieri, le loro intenzioni. 129 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Perché in un borgo così isolato, vi sono equilibri precostituiti e basta un nonnulla, un battere di ciglia, un palpito del cuore, un'idea della mente ad infrangere quella labile armonia. Poche anime coese nel bene e nel male. Un misero pugno di case a ridosso di un campanile, l'unica struttura che svettava più alta delle altre, verso un cielo sconfinato. “La chiesa!” Walter pensò di trovare, almeno nel parroco, un'anima gentile, disposta al dialogo. Com'era possibile evitare in quel modo un giovinetto educato e socievole quale egli era? Così, decise di varcare la soglia del sagrato. C'era una piacevole freschezza nella penombra di quella chiesetta con un'unica navata delimitata da un numero alquanto esiguo di banchi. Quattro, cinque al massimo. Fin troppi per i parrocchiani del posto. Sull'altare, il campanello che serviva al chierico per destare i fedeli dal momento mistico del rito della transustanziazione. L’ostia. Nessuno. Solo lui tra quelle sacre pareti. Solo lui e, forse, Dio. 130 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Allora, procedette verso l'abside, sollevò il campanello e lo scrollò per due, tre volte. Una voce, che parve uscire dall'oltretomba, inquisì: "Chi è?" Lo sguardo di Walter si posò su una figura tonda e scura: il parroco. Lo scrutò attentamente... che strano... aveva qualcosa di straordinariamente famigliare... Era come se lo avesse già visto, già incontrato da qualche parte... "Ooooh, abbiamo un giovinotto! Ma chi è questo bell’omino?" "Mi chiamo Walter, sono un villeggiante!" Il parroco si schiarì la voce: "Un villeggiante...." ripeté con enfasi "E per quanto tempo ti fermerai a Vallisnera?""Per due mesi""Che bello!!! Sicuramente avremo modo di conoscerci a fondo, allora!” sorrise il prete. “Era proprio un parroco alla mano” Pensò Walter. I piedi un po’ sporchi erano calzati con sandali usurati. Il talare era macchiato. “Si vede che è anche lui a contatto con la terra” Questo vide con la mente. Walter uscì dalla chiesa rincuorato nella fiducia che, almeno un'anima di Dio, lo avrebbe degnato di due chiacchiere di favore. 131 Vanni Cancello
Ossimori Viventi
Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Gesù di Nazareth, in Vangelo secondo Matteo, I sec.
Ciò che appare non è ciò che è Walter da tempo, da tempo aveva smesso di fumare. Quel doppio fash back gli fece venire voglia di fumare. Si fece offrire una sigaretta dal Dj Tommy che si alternava dalla consolle all’esterno dove andava a sfumacchiare qualche canna. La gustò ripensando al tempo passato quando andava in altura. Col tempo ha capito che la montagna è il luogo ideale per osservare alla giusta distanza le brutture della metropoli. Ci era ritornato ogni estate, da bambino con i genitori. Avrebbe preferito il mare ma a distanza di tempo, non se n'è pentito affatto. Vallinsera, un piccolo borgo, quattro case in tutto, case a torre fatte in sasso, con i serramenti in noce che, gli uomini della borgata, dovevano spesso cospargere di un 132 Vanni Cancello
Ossimori Viventi olio speciale per evitare i rigonfiamenti dovuti alle intemperie e all'umidità. Là, l'inverno era rigido, ma quando sopraggiungeva l'estate, le cime si tinteggiavano di colori intensi che brillavano di una luce fervida sotto i raggi del sole, mai troppo cocente. La gente del posto non era contenta della venuta di metropolitani ma li amavano perché portavamo i soldi. I montanari rappresentavano la personificazione dell'asperità della vita tra quelle montagne: la quotidiana lotta per carpire alla terra quanto di meglio essa potesse offrire nella sua proverbiale avarizia. Era gente di poche parole, diffidente e chiusa. Erano individui caratterizzati da un intramontabile campanilismo che li portava a rifuggire chiunque fosse forestiero e, pertanto, non appartenente al "clan" montanaro. Si conoscevano tutti e l’arrivo degli “forestieri” era festa e tormento allo stesso tempo. Le novità della città, l’allegria che vi portavano, contrastava con i ritmi secolari lenti, assennati, programmati e abitudinari della gente di montagna. Portavano però anche ricchezza, soldi da spendere nelle 133 Vanni Cancello
Ossimori Viventi botteghe adibite ad abitazioni. O erano abitazioni adibite a botteghe? Walter non l’ha mai capito. I festeggiamenti non iniziavano all’arrivo ma, quando l’ultimo villeggiante lasciava il paese. Per un anno, gli indigeni si rituffavano nei loro riti quotidiani, nella lenta e metodica routine montanara. Le botteghe si svuotavano e la chiesa ritornava il luogo di sempre. Morbosa cristianità. Don Antonio, il parroco della parrocchia, tornava ad esercitare indisturbato dalle confessioni torbide dei metropolitani. Tornava a quelle note, molto note per chiamarsi confessioni. Quelle dei locali. Accoglieva ad ogni ora, donne, uomini e innanzitutto, i bambini e le bambine del luogo. Ascoltava le loro rivelazioni. A quest’ultimi però, riservava maggiore attenzione. Troppa attenzione per menti educate dalla televisione. Di chi poteva permettersela. I ragazzi di città. Walter ero uno di quelli e non faticò troppo a capire che le “attenzioni” riservate ai pargoli locali, per lui cambiavano aggettivo: perversioni. Mattia, un nativo
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Ossimori Viventi del luogo, in una confessione laica con Walter, lo aveva edotto dei comportamenti strani del parroco. Come promesso l’anno precedente, aveva portato con se il “fumo”. Quella “sostanza che riscaldata si sbriciola come polvere, si aggiunge al tabacco di una sigaretta stracciata lungo la carta e una volta mischiata, si arrotola in una Rizla” Le cartine che oggi si usano per arrotolare il tabacco che i nonni mettevano nelle pipe. Era più o meno la descrizione che facevo a Mattia per dimostrarsi grande, evoluto e al passo con la modernità. Insomma, in quel periodo, non “farsi” di Hashish o Marijuana, era considerato non appartenere al “movimento”. Quindi, come direbbero i ragazzi di oggi, essere “out” un “nerz”. L'alcool, il “fumo”, la strana festa., Tamara, Jack, Marghrita, il gendarme, Rebecca, gambe, cosce, barbe, cravatte, luci, musica, quadri. Tutto girava freneticamente nella testa di Walter.
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Ossimori Viventi Dovette concentrarsi per tornare al pensiero precedente. Alla prima volta dello spinello. Che non era esattamente una immagine fissa. Anzi. Da ragazzo, nella sua comitiva erano pochi quelli che “fumavano” e lui non ero uno di questi. Aveva però detto a Mattia che era avvezzo a questo culto e la sua curiosità e vivacità, lo misero nella condizione di “procurare” il fumo e anche le “cartine”. Aveva visto “rollare” diverse volte. In camera con la musica di sottofondo Walter si dimostrò all’altezza. Preparò un magnifico “spinello”. Lo fumarono a turno come si conviene in questi culti. Ascoltarono brani nuovi, all’avanguardia. E parlarono. A differenza della cocaina che ti ammutolisce, l’hashish ti fa star bene in compagnia. Nessuna allucinazione come LSD, niente “viaggi” immaginifici come l’eroina. Però la musica appariva più bella. Era solo un’impressione. La musica di quegli anni è scientificamente e storicamente la più bella di sempre. 136 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Ogni generazione dice, con convinzione, questa asserzione. I dischi erano i trentatré giri. I Long Play o LP come si diceva all’epoca. Sebbene venisse da una famiglia medio borghese, Walter non possedeva l'armamentario discografico di Mattia. Non riusciva a capacitarsi che un ragazzo figlio di un bottaio, potesse avere non solo un impianto da urlo ma, ogni anno sempre più dischi. “Dove prendeva i soldi per quegli acquisti?” Era la domanda che Walter pose a Mattia. La droga fece l’effetto del pentotal. Walter rivive quei momenti per effetto della nicotina che da tempo non assumeva. Si rivide nello studio a raccontare quella assurda storia. “Dottoressa, Mattia mi disse senza remore, eravamo diventati entrambi “complici”, che il prete lo ricompensava periodicamente per i suoi servigi.
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Ossimori Viventi Mi raccontò particolari che a me parevano… quelli sì che mi apparivano allucinazioni! Erano invece, abitudini consuete. Palpeggiamenti e sculacciate, giochi innocenti per “scacciare” il diavolo, amplessi “per far passare il divino da un corpo sacro in quello dei pargoli”. Insomma, il capo della comunità cristiana era un pedofilo. * “Era un pedofilo di quelli biechi, malvagi che usano la cristianità per compiere atti di libidine ai danni di ragazzi. Anche di ragazze, visto che nel racconto patologico, ai “festini” partecipavano anche le fanciulle che ricevevano la sacralità che il prete passava ai ragazzi e da questi alle bimbe. In questi casi, lui assisteva sovrintendendo che tutto si svolgesse secondo le sue prescrizioni Mattia aveva poggiato delicatamente la puntina sul disco in vinile dicendo: “Robert Fripp in questo brano offre agli ascoltatori sapienti, la propria genialità. 138 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Restare su una sola nota dodici minuti, non è coraggio ma lucida follia.” Walter rivive gli struggenti attimi. “Come si intitola questo brano?” chiesi. e aggiunsi. “Come ha fatto a convincerti che può abusare di te?” “L’album è Red, dei King Crimson. Il pezzo si intitola Starless.” Mattia parlava con naturalezza e senza scandalo. “Credi che lui abusi di me, invece sono io che lo sfrutto.” Furono le parole che coprirono l'inizio lento del brano. E poi. “Come credi abbia fatto ad ottenere questo impianto stereo?” Era un impianto bellissimo. Piatto Technics, puntina Shure, amplificatore Marantz e casse Bose. “E questi dischi? Ogni settimana faccio l’elenco dei Long Plaing che deve portarmi”. La parte cantata termina ed inizia la nota di chitarra. Il giro del basso è sempre lo stesso. Estenuante, continuo, assillante, martellante, insistente. La nota di chitarra picchia acuta, ossessionante, insistente, petulante. Come le mie domande. ”Cosa ti fa?” 139 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “Spesso mi posa sulla sue ginocchia e con pretesti inesistenti mi abbassa i pantaloncini e finge di sculacciarmi. Poi mi accarezza con tenerezza il culetto ché dice si è arrossato. Ma lo so che non è arrossato non mi picchia forte. Se lo facesse mi ribellerei. Mica sono scemo?!” Questo lo disse mentre la chitarra urlava. Lui no, era quasi orgoglioso di “gestire” lui il rapporto. “Col fazzoletto bianchissimo mi pulisce il buchetto e mi infila con dolcezza il medio della mano destra che si è bagnato in bocca. Con l’altra mano si tocca.” Sul piatto, Schizoid Man, sempre dei King Crimson è scioccante. Come Walter: sconvolto. Ha il voltastomaco. “Il libanese giallo mi da la nausea. La prossima volta porto dell’erba o del “marocchino. Ora devo scappare a casa prima che vomito. Finiamo l’ascolto domani sera, ciao”.
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Ossimori Viventi Lacrime nere oscurano il mondo (Sulla pedofilia) Non v'è luce alcuna nell'alba che segue al tramonto di un'anima pura Non v'è gioia negli occhi spenti, sfregiati dal volto bendato d'un amore malato Gridano pietà le stelle mute nel cielo fumoso; trema il ventre di Madre Terra all'urlo rabbioso del tuono; scorre impotente l'acqua del fiume sul letto melmoso ove s'è consumato il più terribile dei crimini: l'anima di un bimbo vaga agghiacciata nel cimitero dell'infanzia e della speranza e spettri crudeli s'affacceranno alla finestra della vita alitando gelo sui fragili vetri del cuore Non v'è pace né fine al tormento di chi porta in sé il fardello 141 Vanni Cancello
Ossimori Viventi della propria anima defunta Laddove sporche carezze infangano l'intimo e viscidi baci addentano l'infanzia lo splendore muore Il sorriso: primo diritto di un fanciullo; primo dovere di un uomo PerchĂŠ il sorriso dei bimbi accende la Luce del Mondo. Barbara Brussa
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Ossimori Viventi In ambito psicoanalitico si fa notare, oltre all'evidente incapacità di reggere un rapporto Barroso adulto, anche una componente narcisistica che si manifesterebbe nella tendenza del pedofilo ad amare, nel bambino, se stesso nel periodo della propria infanzia, adottando lo stesso trattamento subito ο il suo opposto. Non manca chi vede nella sublimazione della pedofilia l'origine di una propensione pedagogica. Umberto Galimberti, Dizionario di psicologia, 1992 Fenomeni tanto deprecati, come lo sfruttamento dei minori, lo stupro e la pedofilia, non nascono dal nulla. Sono, almeno in parte, il risultato del clima di esasperata eccitazione in cui viviamo e nel quale i più fragili soccombono. Raniero Cantalamessa, Gettate le reti, 2001 I pedofili non sono generalmente persone dall'aspetto aggressivo e dal comportamento violento. Sono piuttosto soggetti immaturi ed incapaci di coltivare relazioni affettive e sessuali con i pari. Rosanna Schiralli, Ti parlo ma non mi senti, 2004
Sono davvero rari i casi in cui il pedofilo si mostra con il ghigno del lupo mannaro. Molto più spesso si presenta come un principe azzurro: un munifico dispensatore di doni, un seduttore gentile e affettuoso. Nella maggior parte dei casi è un membro della stessa famiglia del bambino, o una persona di fiducia. E' perciò più difficile da individuare e i danni psicologici che il bambino subisce sono molto più gravi che nel caso di una «semplice» violenza. Conoscere il profilo clinico e criminologico del pedofilo; essere in grado di ascoltare il bambino abusato; aggiornare il sistema legislativo: sono gli impegni che gli autori si assumono per affrontare il fenomeno devastante della pedofilia. Massimo Picozzi; Michele Maggi, Pedofilia-Non chiamatelo amore, 2003 *Il termine pedofilia (composto del greco παῖ ς, "fanciullo", e ϕιλέ ω, "amare") indica l'attrazione erotica verso bambini e adolescenti.In ambito psichiatrico la pedofilia è catalogata nel gruppo delle parafilie, ovvero tra i disturbi del desiderio sessuale, e consiste nella preferenza erotica da parte di un soggetto giunto alla maturità genitale per soggetti che invece non lo sono ancora, cioè in età pre-puberale. Nell'accezione comune, al di fuori dall'ambito psichiatrico, talvolta il termine pedofilia si discosta dal significato letterale e viene utilizzato per indicare quegli individui che commettono violenza attraverso la sessualità su di un bambino, o che commettono reati legati alla pedopornografia. Questo uso del termine è inesatto e può generare confusione. La psichiatria e la criminologia distinguono i pedofili dai child molester (molestatori o persone che abusano di bambini); le due categorie non sono sempre coincidenti. La pedofilia è una preferenza sessuale dell'individuo o un disturbo psichico, non un reato. La pedofilia definisce l'orientamento della libido del soggetto, non un comportamento oggettivo. Vi sono soggetti pedofili che non attuano condotte illecite, come si hanno casi di abusi su bambini compiuti da individui non affetti da pedofilia.
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Ossimori Viventi La perfidia degli uomini supera di gran lunga quella del diavolo, egli è solo l'innesco dell'abnorme malvagità racchiusa negli stessi uomini Giuseppe Contartese Qualsiasi cosa malvagia tu faccia abbi coscienza che un giorno ti presenteranno il conto. Giuseppe Contartese
Risorse Disumane L’ho sempre vista disegnata nei giornalini. Valentina, il personaggio dei fumetti era in questa festa. Il caschetto nero, le labbra pronunciate rosso fuoco, un seno da pin up e abbigliamento attillato. “Eh sì” pensai, “questa crede d’essere proprio Valentina di Crepax.” A dire il vero, il fumetto l’ho sempre visto in bianco e nero, vedere Valentina a colori mi incuriosiva. Son sicuro che si fa chiamare con lo stesso nome. Volevo che mi passasse la nausea di quei ricordi ed entrando mi apparve come sbucata da un fumetto. Ma era vera. “Buonasera, io sono Walter e lei?” “Ciao, mi chiamo Patricia. Patricia Beldì. La zaffata puzzolente fuoruscita dalla bocca mi stordì all’istante. Più dell’improvviso ricordo che evocava quel nome: Patricia. 144 Vanni Cancello
Ossimori Viventi E' risaputo che per gli umani la vista è importante nell'attrazione. Subito dopo però viene l'odore. Si può essere bellissimi e avere un odore ripugnante. In questo caso non potrà esserci attrazione. Al contrario, un aspetto non gradevole può facilmente essere superato da un odore seducente. “Si chiama Patricia, Patricia Fanton. È il responsabile del personale. In azienda ha l’incarico di Human Resource ma, non solo non valuta bene le risorse umane ma le denigra, le biasima, le sottomette in vari modi.” “Ma, Agnese! reagii a mia moglie che si lamentava di sentirsi sottostimata dal suo direttore del personale. Poi aggiunsi: È il loro lavoro gestire il personale, non è facile soddisfare le esigenze di tutti i lavoratori”. “Le vessazioni che subiamo non sono spiegabili facilmente visto che quella puttana mobbizza chi cerca di ribellarsi.” Continuò, Agnese che poi aggiunse: “La mia collega Laila, si è dovuta licenziare dopo che è stata declassata man mano da: assistente alla direzione ad addetta alle fotocopiatrici.” Erano le parole di Agnese, la moglie di Walter che si lamentava del fatto che anche lei stava subendo il mobbing in azienda.
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Ossimori Viventi “Dottoressa, in quel periodo ero molto innamorato di mia moglie Agnese. Mi stava dando un altro figlio dopo sei anni dal primo.” Walter parlava sdraiato sul lettino assorto a raccontare un aneddoto. Non se ne hanno prove scientifiche ma parve che l'alitata lo aveva drogato riportandolo ad una seduta psicanalitica. “Mia moglie era molto sconvolta, non per l’imminente nascita, ma per il racconto che riportò come se vivesse lei quelle infamie.” La mia Agnese dettagliò. “All’inizio doveva sopportare che tutti i giorni gli altri impiegati fumassero nel suo ufficio. Il fatto che tutti sapessero che a lei il fumo dava fastidio, l’aveva convinta che lo facessero apposta per creargli problemi. Negli altri dipartimenti era proibito fumare in quanto i non fumatori si erano fatti rispettare. Anche Laila si rivolse a Patricia in quanto responsabile, con esito deludente. Continuavano a fumare nel suo ufficio.” Walter narrava ogni particolare alla dottoressa. “Mia moglie mi parlava in preda alla disperazione e non me ne capacitavo. Provai a sdrammatizzare con una mezza battuta.” “Moglie mia, evidentemente la sua opinione era meno importante di quella dei non fumatori ahahah.” “Agnese, che di solito sorrideva alle mie impreviste battute, parve non accorgersene proseguendo.” “Dopo quasi un anno e mezzo, l’Azienda cercò un'altra assistente che svolgesse le sue mansioni. La 146 Vanni Cancello
Ossimori Viventi motivazione era che arrivavano troppe lamentele inutili. La nuova arrivata fu messa al suo posto e a Laila fu dato incaricato di svolgere un mansione inferiore rispetto alla sua qualificazione. Con la nuova arrivata in quell’ufficio non si fumava più!” “E la tua amica?” “Chiesi a mia moglie incuriosito da questo strano racconto.” “Fu spostata al ricevimento merci dove spesso si doveva stare al freddo.” “Poi quasi piangendo Agnese continuò” “In ultimo, addetta alle fotocopie. Non c’era freddo né si fumava, ma sostava in piedi in un corridoio dove era ubicata la fotocopiatrice, senza sedia ne colleghi intorno. Isolata completamente. Dopo qualche settimana diede le dimissioni.” “Secondo te Agnesina cara, perché questo accanimento contro di lei?” “Era la compagna di Mark, il team leader che lei si scopava.” “Dottoressa Tamara, non le nascondo che il racconto era sentito e mi incuriosiva. Le chiesi quindi di raccontarmi ancora di quella megera. Così la definii con soddisfazione di Agnese che abbozzò un mezzo sorriso. Che riprese il racconto.” “Patricia Fanton è una bella donna sulla cinquantina. Vuole che la si chiami col nome e darle del tu. A prima vista appare socievole e cordiale. Mette in risalto la sua 147 Vanni Cancello
Ossimori Viventi empatia verso chi le sta davanti. Tuttavia, non ha un compagno fisso. Col tempo ho capito che è un demone di donna. Mette in pratica il Mobbing come strumento di tortura per controllare e sottomettere.” “E perché? Le chiesi” “Per i motivi più disparati: antipatia personale, per costringere alle dimissioni persone sgradite, per “ridimensionare” quanti hanno anni di esperienza, e quando ha bisogno di “alleggerire” gli organici, per smaltire il personale in eccedenza.” “Dottoressa Osmorosi, lei ha conoscenza del Mobbing? Mi può spiegare cos’è?” “Il termine mobbing deriva dal verbo inglese "to mob" ed è mutuato dall'etologia. Lorenz definisce il mobbing come "attacco collettivo di una moltitudine di animali più deboli contro il più forte", il predatore.” Disse con cortesia e fermezza la Osmorosi. “Konrad Lorenz lo zoologo? Cosa c’entra col lavoro?” “Si, proprio lui, l’etologo austriaco. Nel 1972 in Svezia il termine venne introdotto nell'ambito della ricerca sull'aggressività con significato del tutto analogo a quello di bullying: comportamenti assolutamente distruttivi messi in atto da un piccolo gruppo di bambini contro un altro bambino.”
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Ossimori Viventi “Come a volte succede negli asili nido o fra gli studenti delle scuole medie?” Domandò Walter curioso e conscio come sempre. “Esattamente. Comunque nel 1984 comparve la prima pubblicazione scientifica, con la quale si formalizzò l'uso specifico del termine per indicare la particolare forma di vessazione esercitata nel contesto lavorativo, il cui fine consiste nell'estromissione reale o virtuale della vittima dal mondo del lavoro. In quella occasione Leymann, il pioniere del mobbing lavorativo, decise deliberatamente di utilizzare esclusivamente la terminologia mobbing per indicare quella forma di "comunicazione ostile ed immorale diretta in maniera sistematica da uno o più individui (mobber e gruppo di mobber) verso un altro individuo (il mobbizzato) che si viene a trovare in una posizione di mancata difesa", così da eliminare quanto possibile la confusione tra mobbing e bullying.” “Ecco allora il perché del termine bullismo nelle scuole?!” “Si perfetto” Incoraggiò la Osmorosi che poi aggiunse. “Nell'ambito del lavoro il mobbing può essere definito più precisamente come un processo di azioni conflittuali tra superiori e dipendenti, in cui la persona attaccata è messa in una posizione di debolezza e di mancanza di difese. 149 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Viene aggredita, direttamente o indirettamente, da una o più persone, con attacchi sistematici, frequenti e protratti nel tempo. Il fine consiste nell'estromissione, reale o virtuale, della vittima dal luogo di lavoro.” “Perché il dipendente non reagisce?” “Non può. Il cosiddetto mobbizzato, viene così a trovarsi in una condizione di isolamento sociale, di sotto-utilizzazione, di emarginazione dall'ambiente lavorativo, con forti ripercussioni sulla sua salute psicologica e psicofisica.” “Come si fa allora a capire quando questa pratica viene messa in atto?” Walter aveva drizzato le antenne per saperne di più. Non sempre la sua dottoressa dissertava su argomenti così profondi. Questo in specifico parve a Walter che lo “sentisse” particolarmente suo. “Come poteva eventualmente esser stata mobbizata se non era una dipendente?” Mentre pensava questo la Psicanalista proseguì. “Difficile accorgersi. Posso però dire cosa non è mobbing: non è un singolo episodio di critica eccessiva; non è uno scherzo di cattivo gusto; non consiste in una singola occasione di cattivo utilizzo delle competenze professionali.” “Allora cosa è Mobbing?” Sbotto Walter. “Il mobbing consiste in un lungo, constante, incessante e duraturo processo di azioni vessatorie intenzionali di 150 Vanni Cancello
Ossimori Viventi fronte alle quali la persona vessata non ha alcun potere di difesa. Presa singolarmente ogni azione che possiamo incontrare nel corso nel processo di mobbing di per sé non ha carattere negativo, bensì può essere considerata tipica di una normale interazione quotidiana. Chi di noi nel corso della vita non ha dovuto sopportare una critica fuori luogo, non si è trovato a dover subire lo sfogo di un collega o di un capo, o non si è trovato al centro di uno scherzo di pessimo gusto? Ma quando tutte queste, e molte altre, situazioni si verificano ripetutamente, costantemente, quando l'oggetto di queste azioni è rappresentato sempre dalla stessa persona, quando queste sono visibilmente esercitate con un'intenzione negativa, quando non abbiamo alcuna risorsa di difesa, ecco che queste azioni, a cui altrimenti non avremmo dato troppa importanza, si trasformano in vere e proprie armi comunicative. Ecco che ci troviamo davanti a un vero e proprio processo di mobbing.” “Dottoressa, mi sembra che lei la interpreti come una scienza” “Dottor Paris, la vedo molto interessato a questa tematica” “Vero Dottoressa vorrei sapere altro se possibile” “Vengono da me molte persone mobbizzate e non può 151 Vanni Cancello
Ossimori Viventi sapere in quali condizioni arrivano. Non sempre sono riuscita a ridare una vita normale a questi pazienti.” Disse con tono rammaricato. Poi trasformò la voce in un rimprovero. “Se lei pensa di attuare con i suoi collaboratori un simile comportamento, mi trovo costretta ad interrompere qui in nostro rapporto.” “Ma cosa dice? È proprio il contrario! Anche se non amo più mia moglie ciò che ho fatto a Patricia Fanton lo rifarei altre cento volte, per Agnese e per quanti hanno subito vessazioni da quel bieco individuo.” “Cosa le ha fatto?” Chiese la Osmorosi sporgendosi dalla sedia e guardando il paziente di sottecchi. “Mi racconti prima lei, dopo le dirò i particolari” Disse Walter tra in ghigno e la curiosità di ascoltare questa disquisizione accademica. “Se vuole approfondire l’argomento, non è questo il momento, legga a casa queste dispense. ** Continui a raccontarmi cosa ha fatto a Patricia Fanton.” “No, ora ho voglia di andare a casa e meditare se ciò che è avvenuto rientra nella mia moralità.”
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Ossimori Viventi Memento mori Era passata la mezzanotte, Tamara telefona a Walter. “Pronto, sono in piazza, mi hanno interrogato per un furto in una villa del luogo” Lui risponde male perché non le crede; ma è contento di risentirla. Quella festa non è andata propriamente come sperava. Rebecca piange e, singhiozzando, lo implora di raggiungerla perché è notte fonda e nei vicoli non sono rimasti che brutti ceffi. Dice di prendere la sua auto che ha le chiavi attaccate al quadro. Walter alla fine accondiscende. La trova in uno stato pietoso. È visibilmente turbata. “Hanno rubato un dipinto costoso e hanno ucciso il proprietario. L'hanno colpito da tergo e gli hanno fracassato la testa, un lago di sangue nella scena del delitto. “Dicono che l'autopsia ha diagnosticato un tasso di benzodiazepine nel sangue, come se ci fosse stato un tentativo di avvelenamento, prima di ammazzarlo” “E tu cosa c’entri?” L'omicidio con il veleno è una modalità tipicamente femminile. Insomma, il caramba crede che Tamara ha tentato di avvelenarlo, o di stordirlo e un complice lo ha ammazzato con una mazza da baseball. Tamara evidenzia che il giorno e l’ora del fattaccio erano insieme in terapia nello studio, ma questo, non lo ha 153 Vanni Cancello
Ossimori Viventi riferito al maresciallo perché, “Quest'alibi diventa una complicità nel delinquere per quegli imbecilli! E non voglio mettere in difficoltà anche te.” A Villa Santacroce non manca nulla, tranne che un antico dipinto dell'800: una “vanitas”, uno di quei dipinti che ripropongono la tematica del “memento mori”, quasi come un tentativo di ridimensionamento dalle faccende frivole della vita. Il dipinto in questione, per l'appunto, riproduceva una meridiana, simbolo del tempo che passa e, sullo sfondo, la falce della morte. Non passano dalla festa, ormai a parte l’ora tarda, la voglia di divertimento è svanita. Walter inserisce il navigatore. Nei memorizzati trova: Tamara’s home. Rebecca alias Tamara, si addormenta. Arrivano sotto l’enorme portone che Tamara dorme ancora. Il telecomando è lì nel cruscotto. Preme Open e il portone inizia ad aprirsi silenzioso. Ma, il lampeggiante giallo fa una luce che sveglia Tamara. “Siamo arrivati” furono le parole di Walter. Rebecca si eresse all’istante. “Grazie dott. Paris. Se non le dispiace può lasciarmi qui, vado a casa da sola” La serata è stata stressante. Walter restò un attimo perplesso. Poi senza fare obiezione disse “Buonanotte ci vediamo alla prossima”. Il chiarore del mattino era lì che lo attendeva. Prima però rivisse la seduta della moto. 154 Vanni Cancello
Ossimori Viventi C'è vento stasera “Vedo che ha il casco, ha la moto?” Chiese dopo aver salutato il paziente che era come al solito puntuale alle sedute. “Veramente ne ho due, oggi ho preso quella da strada.” Fu l'immediata risposta di Walter che adagiandosi come al solito sul lettino continuò come se la psicanalista gli avesse chiesto di continuare. “La moto da enduro la uso con gli amici. Percorriamo chilometri di sterrato sfidando le leggi di gravità. Pendii scoscesi, valli inesplorate, sentieri stretti a strapiombo sulle rocce. I greti dei torrenti, quando sono secchi, offrono la via migliore per risalire il crinale. Bisogna però stare attenti che non si ingrossino improvvisamente. Come stava per succedere il giorno del mio compleanno.” “Interessante, anche a me piace andare in montagna” Il dottor Omer Paris chiuse gli occhi e... 155 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “Ci eravamo addentrati nella boscaglia sopra monte persico. Il vento caldo presagiva l’arrivo del Föhn. Come sanno bene i cultori della montagna, il Fenone scioglie la neve che fa gonfiare i fiumi. Si decide ti tornare a valle. Noto un pezzo di legno a forma di freccia appuntato su un albero con la scritta “Vallinsera 5,2 Km”. Comunico agli altri attraverso l’interfono dei caschi, che voglio dirigermi a quel paese.” Walter sembrava entrato in trance, raccontava come se vivesse quei momenti. Anche la Dottoressa sembrò essere assorbita da quel racconto. “Non desisto nemmeno quando mi ricordano che sono senza GPS e cellulare. “Conosco bene Vallinsera, ci ho passato molte stagioni. State tranquilli. Ho con me anche il sacco a pelo. Per ogni evenienza” Riferii ai compagni.” “Supero degli arbusti fatti cadere dal vento e mi ritrovo sulla strada conosciuta che porta alla meta. L’aria diventa forte a tratti. Dove incanalandosi tra le rocce acquista potenza. 156 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Passo accanto ad un sentiero che porta al rifugio partigiano. Tutti al paese sapevano di questo nascondiglio. Accanto a questo alcune fosse carsiche che si diceva ospitassero corpi di fascisti e nazisti. Leggende del luogo mai appurate dagli storici. Poche sgasate ed arrivo in paese” Questa volta gli scuri non sono serrati per rifugiarsi dagli invadenti villeggianti ma, per proteggersi dal vento. I battenti della case-botteghe accostati come ai funerali. La desolazione fatta città. “Come quella prima volta di tanti anni prima, cerco ricovero in chiesa. Chissà se vi dimorava ancora Don Antonio. L’ultima volta l’ho visto in occasione della morte di Mattia. Officiava lui. Il suo aguzzino” “Perché lo ha ucciso lui?” Chiese tra il curioso e il sarcastico la dottoressa. “In un ceto senso si. Mattia si suicidò. Dicevano per colpa della moglie che lo aveva lasciato” Si era impiccato in soffitta con una corda preparata tempo prima. 157 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “Possibile che nessuno avesse notato i suoi strani movimenti fra la sua antica camera e la soffitta della casa patriarcale dove si era esiliato dopo la separazione?” Disse Walter abbastanza indignato dal tedioso tono della sua psicanalista. “A mio avviso, perché non è mai riuscito a superare il Disturbo Post-Traumatico da Stress” “Chi lo ha diagnosticato e per quale motivo si è scatenato in Mattia?” Chiese Tamara cercando di stemperare la tensione che scatenava Walter con quel sentito racconto. Poi continuò col tono di chi vuole far distrarre il bambino che si è attaccato alla vetrina dei cuccioli in vendita. “In psicologia e psichiatria il PostTraumatic Stress Disorder, PTSD, è l'insieme delle forti sofferenze psicologiche che conseguono ad un evento traumatico, catastrofico o violento. La diagnosi di PTSD, necessita che i sintomi siano sempre conseguenza di un evento critico. È denominato anche nevrosi da guerra, proprio perché inizialmente riscontrato in soldati coinvolti in pesanti combattimenti o in situazioni belliche di particolare drammaticità. 158 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Anche in molti sopravvissuti alla Shoà hanno dovuto affrontare oltre alla meschinità umana, anche i castighi della psiche.” “Mattia non è stato in guerra, ne rinchiuso in campi di concentramento” disse mestamente Walter e proseguì tra l'essere incazzato e desolato. “Ha subito per anni, violenza psicologica e sessuale!” Un fragoroso silenzio calò nella sala. La Psicologa andò a rileggere nella mente i trattati, le riviste e i simposi cui aveva partecipato. Ne trasse questa sintesi. “L’aver vissuto un'esperienza critica di per sé non genera automaticamente un disturbo post-traumatico. In generale lo patisce circa il 6-8% di coloro che hanno subito un trauma. Varia anche rispetto al tipo di evento, al significato soggettivo che esso assume, ed al diverso equilibrio dei fattori psicosociali di tipo protettivo o di rischio. Spesso, le violenze sessuali avvengono nell’ambito famigliare.” 159 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Walter pareva aver letto nel pensiero della Osmorosi, la richiamò scandendo parola per parola. “Dottoressa Osmosi, Mattia è stato per anni abusato da chi avrebbe dovuto prendersi cura della propria anima. Il Parroco Don Antonio” Poi andò avanti come un fiume che si ingrossa. “Ha subito la brutalità del silenzio dei familiari e di una comunità intera. Tutti sapevano, tutti tacevano” Disse tutto questo con tanta veemenza che questa volta Tamara non fece nessuna obiezione tra Osmorosi e Osmosi. Forse erano entrati veramente in osmosi. “Sebbene non conosco il caso in questione, potrei azzardare che queste possano essere state le cause del suo disagio mentale esploso nel tempo” Tamara provò a distaccarsi dal “paziente” che non era mai stato un paziente comune. Walter seguitò con un tono ferito. “In alcuni colloqui da adulti, Mattia mi parlava, in qualsiasi discorso, della chiesa, dei soprusi perpetrati ai danni delle popolazioni sud americane dai conquistadores spagnoli, delle crociate contro gli arabi, 160 Vanni Cancello
Ossimori Viventi degli sprechi della chiesa incurante della povertà dei suoi stessi discepoli” Qui si fece prepotente. “Insomma, da chierico era diventato un acerrimo nemico della chiesa. E dei suoi rappresentanti.” Era stato abbastanza seccato. “Non mi ha mai più parlato di Don Antonio. Raggiunta la maggiore età, non è più entrato in quella chiesa. In quella parrocchia. In quell’oratorio testimone di abusi e prevaricazioni.” La Psicoterapeuta intervenne. “Tutto questo in psichiatria si chiama: Evitamento, la tendenza ad evitare tutto ciò che ricordi in qualche modo, o che sia riconducibile, all'esperienza traumatica” e per alleviare la tensione aggiunse. “Torni al racconto, era arrivato in paese con la moto” Walter parve ritornare in ipnosi. “La porta principale della casa del signore è sbarrata, ma conosco l’entrata della sacrestia. E’ lì che mi avvio a piedi dopo aver parcheggiato la moto nel vicolo di fianco al campanile. 161 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Don Antonio era ancora qui. Mi appariva più grasso del solito. La parlata risultava azzeccosa. “Don Antonio, ho bisogno di lei.” Mi tornarono in mente i racconti di Mattia. Le sue confidenze sui soprusi e gli stupri subiti. Improvvisamente, non volevo restare ricoverato in quel luogo. “Perché non ho con me una pistola, un ascia, un qualsiasi strumento di morte?” Pensai. “Un mio amico è caduto. Sta morendo. Ha chiesto di confessarsi.” “Santo iddio! Come è successo? Dove è successo? Hai chiamato il 118?” “Si, abbiamo chiamato i soccorsi, l’elicottero non può alzarsi per il vento forte. Arriveranno dalla strada ma ci vorrà del tempo.” “Lasciami avvisare la badante.” Balbettò il curato alquanto agitato. “Bisogna fare presto. Mi ha detto che è suo desiderio riconoscere i suoi peccati davanti ad un sacerdote.” Fu la menzogna escogitata da Walter per mettere fretta al prete. Fu in quel preciso momento che notò gli occhi del prete. Erano piccoli e malvagi. Nonostante in casa era fresco, era sudaticcio. “Padre, andiamo con la mia moto!” “Figliolo, sono anni che non salgo sulle due ruote!” 162 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Avviai la moto e rimisi il casco. Si alzò la veste nera piena di bottoni. Era un po’ lercia. Come lui. Walter pareva recitare tutte le parti cambiando tonalità vocale, espressione del viso e facendo di tanto in tanto, strani sobbalzi sul lettino. Raccontava e recitava. “Superai lo schifo di averlo attaccato alle spalle. Il pancione fortunatamente, teneva il suo basso ventre distante dal mio culo. Le mani tozze con dita corte e unghie sporche, mi cinsero in vita per tenersi. Avevo partorito un’idea folle. Lucidamente folle. Il sentiero che portava al rifugio mi aspettava. Era più luminoso di sempre. Il pretofilo farfugliava qualcosa e il fastidio che mi procurava era quasi superiore alla volontà di portare a termine il mio estemporaneo progetto. Decisi di accendere la radio dell’auricolare nel casco. Quando si dice il caso. Passavano: In the air tonight, di Phil Collins. La conosce?” “Non tutto ma conosco bene il gruppo di appartenenza: I Genesis.” Walter sorridendo... “Ero stato a vedere un concerto con Mattia. Questo brano era stato l’apoteosi dell’intero concerto. Inizia con un tappeto di tastiere. Di colpo la chitarre elettrica fender Stratocaster urla. Come il vento nell’aria stasera. Fa vibrare le fronde che “suonano” la 163 Vanni Cancello
Ossimori Viventi stessa melodia nelle cuffie.” La voce di Walter era diventata profonda, era nuovamente sedato. “Il forte vento sui fili dell’alta tensione, provoca fischi come le “svisate” di chitarra. Il ritmo della batteria elettronica si accorda col rombo del motore e le mie cambiate di marcia” Walter arriva al sentiero. “Phil Collins sale improvviso sul palco e inizia a cantare” I can feel it coming in the air tonight, oh Lord I’ve been waiting for this moment, all my life, oh Lord Can you feel it coming in the air tonight, Oh Lord, oh Lord
Riesco a sentirlo venire nell'aria stasera, Signore Ho aspettato questo momento per tutta la vita, oh Signore Riesci a sentirlo venire nell'aria stasera? oh Signore, oh Signore
“Siamo arrivati! scenda” “Mi dice qualcosa. Non sento. Ascolto il brano. Vedo però che la dentiera si sposta nella bocca e lui la sistema con un gesto ignobile. Penso a quando prendeva il piccolo pene di Mattia tra le mani e se lo portava in quella lurida cavità orale.” 164 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Bene, se mi avessi detto che stavi annegando, non ti avrei teso la mano. Ho visto la tua faccia prima del mio amico, ma non so se tu sai chi sono io. Bene, io ero là ed ho visto cosa hai fatto L'ho visto con i miei due occhi Quindi puoi nascondere il sorriso, io so dove sei stato è stato tutto un pacco di menzogne.
Well, if you told me you were drowning I would not lend a hand I’ve seen your face before my friend But I don’t know if you know who I am Well, I was there and I saw what you did I saw it with my own two eyes So you can wipe off the grin, I know where you’ve been It’s all been a pack of lies
Si trovano all’imbocco della cavità carsica. Il Föhn si è fatto violento. Caldissimo, turbolento. Il brano imperversa potente. Ed io riesco a sentirlo venire nell'aria stasera, oh Signore Ho aspettato questo momento per tutta la vita, oh Signore E riesco a sentirlo venire nell'aria stasera, oh Signore, oh Signore Ed ho aspettato questo momento per tutta la vita, oh Signore, oh Signore.
And I can feel it coming in the air tonight, oh Lord I’ve been waiting for this moment for all my life, oh Lord I can feel it in the air tonight, oh Lord, oh Lord And I’ve been waiting for this moment all my life, oh Lord, oh Lord 165 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Walter è una sola cosa, lui, Mattia, il concerto, Phil Collins, tamara…“La Stratocaster urla. Come il vento. Sembrano arrivare urla dalla cavità. Non sono quelle dei nazisti ma di Mattia” La voce di Mattia è potente rabbiosa. Ora diventa furiosa. “La faccia del prete è pallida, sembra aver capito. Ora ho capito a chi somiglia. Un politico xenofobo di una minoranza che si è anche alternata al governo. Ora è parlamentare europeo. Un porco.” La dottoressa non comprende questa divagazione ma non interrompe, è anche lei nel racconto. “E’ viscido, le sottili labbra emettono parole di perdono in quel suo dialetto incomprensibile. Noto i piedi sudici nei sandali monacali. Il parrucchino vola scoprendo la tonda testa. Ai lati della bocca, si è formata una cremina biancastra” Bene, mi ricordo, mi ricordo, non preoccuparti. Come potrei dimenticare, è la prima volta, l'ultima volta che ci siamo incontrati. Ma io conosco il motivo per cui mantieni il silenzio, no, tu non mi inganni.
Well I remember, I remember don’t worry How could I ever forget, it’s the first time, the last time we ever met But I know the reason why you keep your silence up, 166 Vanni Cancello
Ossimori Viventi La ferita non si vede; ma il dolore continua a crescere. Non è strano per te o per me.
no you don’t fool me The hurt doesn’t show; but the pain still grows It’s no stranger to you or me.
“Il mio piede calzato dallo stivalone da cross, arriva violento sul suo petto. Arranca in terra. E’ terrorizzato. Continuo a spingerlo con violenti calci verso l’incavatura” A Walter le lacrime gli rigano il viso, è bellissimo più che mai ma la dottoressa non glielo direbbe mai. Quasi singhiozzando Walter “Nemmeno un ombra di pietà mi pervade. Si è alzato in piedi. È a pochi centimetri dal vuoto. Non c’è bisogno di spingerlo. Si lascia cadere! Vedo cadere il corpo che sbatte contro le rocce che lo macellano ad ogni contatto.”Il batterista dei Genesis percuote le pelli della sua batteria. Come le rocce sul corpo dell’infame. Il pubblico del concerto porta il ritmo. Oh Lord. Ho Ho Ho Ho Ho Ho 167 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Patricia le risorse umane disumanizzate “La chiamo per dirle che stasera la segretaria non ci sarà. Arrivi puntuale, non in anticipo come spesso è accaduto, alle 21:00 in punto, apro io” Non vi erano dubbi: fermezza e determinazione. Rebecca mi intrigava ma al telefono capii che si era ritrasformata in Tamara Osmorosi, Psicoterapeuta. Ma poi, la voce non nascose un emozione. “Riprendiamo da Patricia e il mobbing?” Per la prima volta la dottoressa pareva incuriosita da un racconto di Walter. Omer Paris sapeva esattamente dove aveva lasciato la volta precedente. E da lì partì... “Le dissi che era tutto interessante e le chiesi come mai il sindacato non… Mia moglie non mi lasciò terminare la domanda riprendendo il discorso” “Non esiste una competenza capace di rispondere alla richiesta di aiuto dei dipendenti sottoposti al processo di mobbing” Agnese era poco incline all'ascolto. Interrompeva puntualmente Walter per dire la sua, senza mai lasciargli finire le frasi. Questa è stata una delle cause principali del fallimento del matrimonio tra loro. La cosa lo mandava letteralmente in bestia. Anche perché Agnese non faceva che lamentarsi, senza mai 168 Vanni Cancello
Ossimori Viventi giungere alla soluzione, mentre, al contrario, Walter era propositivo ed arrivava subito al progetto di un risultato soddisfacente per ogni problematica. Quella volta Walter interveniva lui nella conversazione. Domande chiare. “Non posso crederci, almeno giuridicamente si può ottenere giustizia?” Fu lo sdegno di Walter. “Il tribunale interviene solo quando il danno è stato compiuto. Quando la “costrittività lavorativa” così viene definita dall’INAIL, è acclarata. Insomma quando il dipendente è ormai una vittima destinata a vivere il resto della propria vita menomato nella psiche, quindi nell’anima.” “Fammi un altro esempio che conosci direttamente.” Fu la domanda aperta che Walter rivolse ad Agnese. “Sofia era bellissima. Tutte noi abbiamo sempre ammesso che era la più bella donna dell’azienda. Una volta in mensa, mi ha confessato che si sentiva vessata da Patricia. Oltre ad averle tolto il telefono aziendale, le era stato sostituito il computer con uno lentissimo e con programmi vetusti. Riceveva spesso lettere di contestazione perché in ritardo col proprio lavoro. Patricia richiedeva lavori che non aveva mai fatto e veniva puntualmente stigmatizzata come “incapace” ai cambiamenti. 169 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “Succede in tutte le aziende nei momenti di crisi.” Oppose Walter. “ Nessuna crisi, anzi, le colleghe ricevevano elogi e strumenti tecnologici avanzati mentre a lei venivano mano mano tolti o sostituiti con avanzi di magazzino. Mi raccontò che iniziò a soffrire d'insonnia. In casa stava ore sul divano, guardava la televisione senza parlare. In alcuni momenti, aggrediva il marito e la figlia verbalmente con fiumi di parole o scatti d'ira. Era arrivata al punto che tra lei e il marito avevano pensato di divorziare e la figlia universitaria aveva smesso di studiare e se ne era andata di casa. Non durò molto in quella condizione. Diede le dimissioni col il rammarico dei soli maschietti. Non siamo state in grado di fare gruppo e di contrastare le vessazioni di Patricia Fanton.” “Agghiacciante!” Fu l'imperativo di Walter di allora e d sul lettino dello studio. Tamara disse la sua. “Le persone che godono nel sottomettere i propri collaboratori, evidentemente tendono a sottomettere anche il proprio partner. Questi, al primo screzio, (a meno che non siano inclini a subire) scappano via”. “Se questo ti appare agghiacciante ti racconto di un operaio addetto alla produzione” Walter aveva ripreso la narrazione alla psicoterapeuta tra lui e la moglie. 170 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “Era divenuto il divertimento di altri colleghi, il loro zimbello.” Riprese il discorso Agnese. “Spessissimo fatto oggetto di derisione e prese in giro. Era laureato e parlava correntemente l’inglese. Il suo sogno era di andare all’ufficio estero. I colleghi lo bersagliavano con epiteti e scherzi vari. Insistette molto per sottolineare le sue competenze. Patricia ignorava sia la lamentele relative agli scherni dei colleghi sia le qualità effettive di Orazio, così si chiamava” La Osmorosi intervenne per specificare quella condizione. “Questo tipo di mobbing è definito mobbing orizzontale in quanto messo in atto da pari livello: i colleghi.” “Si vede che non era appetibile per i suoi giochi erotici.” Stigmatizzò Agnese con tono tra l’arrabbiato e l’indignato. Walter aveva ripreso la narrazione. “Orazio riuscì ad avere un colloquio col direttore generale che obbligò Patricia a inserirlo nel reparto estero” Era ciò che narrava Agnese. “Ebbe delle difficoltà anche qui?” Domandò Walter alla moglie. “Di inserimento, perché Patricia lo aveva “dipinto” come incapace” Fu lapidaria Agnese. Ed aggiunse. “Iniziarono anche qui le derisioni, nessun aiuto di integrazione, scherni e vessazioni più o meno latenti. La sua mente iniziò a vacillare. Poco tempo dopo, una 171 Vanni Cancello
Ossimori Viventi deriva mentale. Era in balìa del Mobbing. Psicoanalisi e psicoterapie. Si lanciò da un cavalcavia lasciando una lettera per spiegare il suo gesto. Era la sua ultima protesta.” “Fu quello l'istante in cui nella mia mente Patricia doveva passare dal ruolo di carnefice a quello di vittima. Il come, lo avrei meditato con calma…” Mi capisce dottoressa?” “Patricia quando esauriva gli abusi sui maschi “buoni” dell’azienda, soleva affidarsi ai gigolò * per soddisfare le sue perversioni sessuali” “Fu la chiosa finale di Agnese che mi diede uno spunto improvviso” La psicoterapeuta intervenne decisa “Il fenomeno è molto più usuale di quanto si possa pensare. Un gigolò è l’equivalente di una Escort. Sebbene alcuni dirigenti hanno un grande carisma sui propri sottoposti, non sanno gestire i rapporti con i propri partner. Basta spulciare nelle cronache dei giornali di gossip per appurare che i vip che hanno una relazione stabile e duratura, sono mosche bianche. Non mi dica che si è trasformato in un Gigolò?” Provò la chiedere incuriosita e provocatoria Tamara Osmorosi. 172 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Walter quasi divertito si esibì. “Non mi fu difficile far arrivare un mazzo di rose con un bigliettino” “Sotto la scorza dura, si nasconde una fragilità emotiva e un desiderio carnale”. “Nessuna firma ne telefono.” Tamara provò profonda gelosia per questa Patricia. Avrebbe desiderato che quel gesto fosse indirizzato a lei. “La settimana successiva un bouquet di ortensie viola e un nuovo bigliettino” “Se al ricevimento delle rose hai pensato che non merito attenzione, straccia anche questo messaggio. Se invece, come penso io sei curiosa di conoscere l’ammiratore, lascia i tergicristalli della tua auto a mezzo vetro.” “Meno poetico del precedente ma pratico” fu lapidaria la Tamara. “Non aspettai che mi lasciasse il segnale. Mi ero procurato il suo numero personale e la chiamai.” “Patricia Fanton prego” “Pronto, mi chiamo Walter, sono quello dei fiori” “Ah ecco, è venuto allo scoperto!” “So che lei è forte e determinata e arriva subito al sodo, lo farò anche io” “Ottimo, visto che sono al lavoro e non ho tempo da perdere” 173 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “Sono un accompagnatore” Patricia restò muta, sorpresa da quel termine; poi dopo interminabili secondi: “Preferirei distinguere la vita privata dal lavoro. Per me la telefonata può finire qui” “Ascolti un solo secondo, mi lasci il suo cellulare, la chiamo stasera.” “Non mi sembra il caso, devo salutarla” “Posso avere il suo cellulare in meno di dieci minuti” Ancora una pausa. “Cosa vuole da me?” “Offrirle la mia prestazione professionale, sono certo che non la deluderò” “Se ha proprio voglia e capacità, mi chiami stasera sul cellulare, inizio a metterla alla prova”. “Non la chiamai quella sera ma un paio di giorni dopo” Disse sornione Walter.
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Ossimori Viventi “Sono Walter visto che sono riuscito ad ottenere il suo cellulare?” “Se è così rapido anche col suo lavoro, iniziamo bene!” “Le assicuro che avevo già il suo numero, l’ho fatta aspettare di proposito. Parto sempre da preliminari molto lunghi ed… approfonditi.” “Walter sembra recitare una parte con padronanza” Era il pensiero di Tamara che era arrovellata e incuriosita contemporaneamente, Non disse nulla fece rientrare in trans Walter che continuò assorto. “La mia voce al telefono della cabina, era ferma e convincente. Un attore consumato” “Non aveva detto di essere risoluto?” Interruppe la Osmorosi che fu scossa dal fatto che avevano pensato la stessa cosa. “Una donna deve avere i suoi tempi, So aspettare…in tutto…” Continuò Walter rispondendo con questo ad entrambe...
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Ossimori Viventi “A me non piace aspettare, domani faccio colazione al Bar Christal. Alle dodici in punto. Si faccia riconoscere, poi deciderò” Fu la dichiarazione telegrafica di Patricia. “Sarò puntuale e, mi riconoscerà sicuramente. Non la metterò in imbarazzo” Era seduta al tavolino, sembrava in anticipo sull’orario. Non era molto diversa dalla foto nell’organigramma sul sito dell’azienda. “Il fioraio mi ha chiesto di chiederle se i fiori sono stati di suo gradimento” “Salve, può dire al titolare che sono in pausa pranzo e tratto le cose personali lontane dal lavoro” “Non avevamo dubbi, mi ha tiferito che è a sua disposizione per il bouquet di questo week end.” “Mi lasci il biglietto da visita” Fu perentoria Patricia. “Mi dispiace, non ne ho con me, stasera glielo faccio avere” Walter pareva proprio un fattorino... Non voleva dare alcun riferimento di se, figuriamoci il numero di telefono! 176 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “Mi dileguai così come ero giunto” Patricia Fanton lo seguì con lo sguardo fin quando non si perse tra l’andirivieni di quella gente presa solo dai loro ritmi. Non pareva dispiaciuta di quell’uomo. Il morsetto al labbro inferiore lasciava una promessa positiva. Tamara si rivide fare la stessa mossa… “Lo stesso pomeriggio la chiamai. Ma da una cabina diversa. In seguito capirà perché cara dottoressa” “Mi auguro che sono di suo gradimento” “Salve Dottore, posso richiamarla? Sono in riunione” “Mi fa piacere dell’interessamento. La chiamo io alle sette va bene?” Ora Walter sembrava un vero collaboratore di Patricia. “Non credo di farcela per quell’ora, mi chiami alle venti. Ora devo lasciarla” “Mi aveva salutato, era stata evasiva ma complice. Capisce?” Si riadagiò sul lettino dopo essersi leggermente alzato e aver interrogato la psicoterapeuta. 177 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Venti in punto al telefono. “Spero di non averla messa in difficoltà oggi pomeriggio” “Tranquillo, ricevo chiamate in ogni momento, so sbrigarmela in ogni circostanza” “Mi rasserena con ciò che mi sta dicendo. Sono sempre discreto e rispetto la privacy. Ha voglia di incontrarmi?” “Non mi dispiacerebbe, l’articolo appare interessante. Quanto costa?” “Mi delude, lei chiede ai suoi sottoposti quanto devono avere?” “No, esiste un contratto nazionale che definisce la tariffa oraria” Precisò seccata la direttrice del personale. “Non sono un operaio, sono un professionista senza un ordine professionale riconosciuto come quelli degli avvocati, dei commercialisti o dei notai. Non ho un tariffario” “Come facciamo allora?” Oppose Patrcicia con tono ammiccante. “Mi dica dove e quando. Dopo la prestazione sarà lei che deciderà quanto è valsa” 178 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “Nessuna cena o passeggiata preliminare. In seguito potremmo farne ma, per ora preferisco andare direttamente al sodo” Fu decisamente lapidaria la Manager. Che riprese le fila del rapporto. Il tono era deciso e risolutivo. “Hotel Princess, passi dalla portineria e chieda della camera 69. Non è necessario un suo documento” “Quando, a che ora?” Patricia si sovrappose a queste domande. “Sabato alle 22:00. Si faccia trovare in camera. Completamente nudo sul letto. Sopra le lenzuola. Io la raggiungo subito dopo. Ordini una Moët et Chandon. Tutto offerto da me. Per il suo onorario, deciderò come ha detto lei, Walter.” Disse il nome come se avesse deglutito. “Mi aveva chiamato Walter. Buon inizio. Che ne dice dottoressa?” “Vada avanti” incise Tamara.
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Ossimori Viventi “La richiesta di farmi trovare completamente nudo però, mi disorientò. Dove avrei nascosto l’arma del delitto? Ricordai di un film di detenuti, che dovevano occultare armi dalle guardie. Lì vi trovai la soluzione” “Non mi dica altri particolari, preferisco ascoltare il racconto fino in fondo, d’ora in poi non la interromperò più” Walter non potè vederla ma Tamara assunse la posizione sulla seduta tipica di chi è piccata. Era gelosa di quello che stava accadendo? Anzi che era accaduto. La psicologa era più interessata a sapere dell’omicidio o dell’amplesso? O voleva semplicemente continuare la sua indagine conoscitiva del paziente Omer Paris? Walter fu riassorbito dal racconto. “Era esattamente come aveva esposto Patricia. Il portiere non fece nessuna obiezione quando chiesi la chiave della camera 69. Lo sguardo era basso e forse non vide nemmeno che indossavo un cappellino e occhiali da sole nonostante fosse notte” La camera era un loft. Ampia entrata con salottino e quadri alle pareti. La camera da letto era spaziosa col bagno collegato. 180 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Il telefono in camera squillò. “Hai dimenticato di far portare lo Champagne, lo ordino io, fatti trovare sotto la doccia” Era Patricia, il suo tono non era affatto rimproverante. Anzi. Avrebbe cambiato piano all’ultimo momento Walter? “Questo cambiamento mi facilita il compito” Pensò. Patricia entrò nel bagno, Walter era nella cabina doccia. Dai vetri, sebbene satinati, la sagoma possente di “Walter il gigolò” erano ben visibili. Patricia esordì “Sono io, resta li che entro anche io” Il getto d’acqua era caldissimo ma Walter tremava. Di certo non avrebbe potuto possederla con un membro rattrappito. Vibrava come una corda di mandolino. Patricia entrò senza dire nulla. Anche Walter stette zitto. Le prese la testa tra le mani e la portò sul suo petto villoso. La cinse e contemporaneamente la girò verso e sotto la doccia. Ora l'abbracciava tutta da dietro bloccandole anche le braccia che erano abbandonate con tutta se stessa. 181 Vanni Cancello
Ossimori Viventi La testa era leggermente piegata e scopriva il collo ben fatto e senza alcun cenno di rughe. Una pelle così liscia e profumata era una rarità. Il profumo esalava nonostante il corpo fosse continuamente bagnato dalla doccia. Walter fece per baciarla sul collo. La sua bocca si aprì e una luce intensa sprizzò più potente del getto. Un movimento velocissimo. Lingua esterna. Lametta tra i denti. Taglio della carotide di Patricia. L’acqua fin qui limpida, divenne in un lampo colorata con diversi rossi. Da vermiglio al rosé. Dipendeva dalla quantità di sangue che conteneva. Patricia cercava di urlare. La voce era artefatta dal sangue in gola e oscurata dal rumore del getto. La ferita era profonda e lo spruzzo di sangue avevano più pressione della mano di Patricia che cercava di tamponare. Si accasciò in preda al panico e al dolore lacerante di quel taglio netto. L’acqua continuava a scorrere sul corpo rannicchiato. 182 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Schizzi anche sulle porte chiuse che Walter aveva chiuso istantaneamente. Malgrado ciò, era anche lui lurido di sostanza ematica. Con molta calma, sapendo di avere abbastanza tempo davanti a se, uscì dal bagno della camera per recarsi in quello della sala grande. Bussarono alla porta “Chi è?” Chiese Walter in preda alla paura. “Signori lo champagne, posso entrare?” Le tracce di sangue erano un po’ ovunque. Walter moderò il tono di voce. Organizzò mentalmente la pulizia che avrebbe fatto e rispose garbatamente. “No grazie, lasci il carrello fuori la porta, ci pensiamo noi a portarlo dentro” “Buona serata signori”
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Ossimori Viventi * Il termine gigolò, di origine francese, è entrato da tempo a far parte del vocabolario italiano. Viene associato all'attività, svolta da maschi, come accompagnatore di donne o di uomini, in cambio di somme di denaro. Il gigolò, o accompagnatore, oppure Escort uomo, ha un ruolo diverso da quello che si potrebbe immaginare. La prostituzione maschile non si può accorpare a quella femminile. La voglia di pagare per ottenere facilmente favori sessuali da uomini belli e muscolosi ha contagiato anche la donna, anche se l’approccio in questo caso è profondamente diverso. Le donne non hanno le stesse pulsioni sessuali degli uomini, sono molto più cerebrali, il loro erotismo parte lentamente e ha bisogno di stimoli non necessariamente fisici. La donna ha bisogno di sentirsi desiderata, considerata, la sua femminilità necessita di conferme. La donna emancipata e moderna del terzo millennio è schiacciata da numerose responsabilità, lavoro, matrimonio, figli, spesso vive rapporti logorati da ritmi disumani e, il desiderio dell’uomo si spegne di fronte a queste donne iperimpegnate. Scatta quindi il bisogno di conferma della propria femminilità, di trasgressione senza rischio, di piacere sessuale a portata di click, come già esiste per gli uomini. Nell’ultimo decennio c’è stata un’impennata dell’offerta in internet di gigolò, portali e siti di singoli individui spopolano in rete. Molti ragazzi attratti da facili guadagni si vendono e allietano la vita a donne che di solito vanno dai 35 ai 55 anni. Spesso si tratta di donne piacevoli, affascinanti, sbagliato associare loro l’immagine della vecchia e viziata ereditiera. Oggi anche la donna comune, lavoratrice o madre di famiglia può decidere di farsi un regalo che fino a poco tempo fa era concesso e tollerato solo per gli uomini. Bisogna quindi uscire dallo stereotipo poco credibile di Richard Gere in American Gigolò, il famosissimo film di Paul Schrader con l’affascinante Julian Kaye che sfreccia sulla sua Mercedes SL Pagoda per le vie di Beverly Hills, questo è frutto della fantasia di un bravo sceneggiatore, la realtà è diversa e difficilmente una donna che esce con un gigolò passa poi il numero di telefono all’amica. Di solito si tratta di incontri segreti e inconfessati. Fonte Wikipedia. ** Il Mobbing si può riassumere con queste caratteristiche essenziali per poter identificare un'azione come azione mobbizzante: La frequenza, La durata, L'intenzione negativa, L'impossibilità di difendersi Il mobbing consiste in una routine del conflitto, ovvero, che questo si verifichi con una certa frequenza (almeno una volta a settimana), che sia sistematico e prolungato nel tempo (almeno sei mesi). Il mobbing dunque deve essere considerato il frutto dell'escalation incontrollata della situazione conflittuale, una situazione di crisi che, invece di fungere da stimolo per i membri del gruppo di lavoro a tirare fuori il meglio di sé, favorisce ed esaspera l'emersione degli aspetti più negativi. Le "azioni mobbizzanti" descritte da Leymann, il pioniere dell’analisi del mobbing, sono riassumibili in cinque categorie: 1. Attacchi ai contatti umani: si agisce sulla possibilità di comunicare, impedendo al lavoratore di esprimersi, di parlare con i colleghi e/o incontrarsi con loro; 2. Isolamento sistematico: fisico e/o psicologico; 3. Cambiamento delle mansioni: dequalificazione, esautoramento, sottoutilizzo o sovraccarico; 4. Attacchi alla reputazione professionale e privata: il lavoratore viene stigmatizzato in un ruolo sociale negativo, screditato;
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Ossimori Viventi 5. Attacchi alla salute: assegnazione di incarichi pericolosi, minacce, violenza fisica. La letteratura individua con il termine "mobbizzato" il lavoratore-oggetto delle azioni mobbizzanti, colui che subisce le persecuzioni vessatorie, mentre con il termine "mobber" ci si riferisce invece all'agente attivo di queste azioni, tendenzialmente identificato in un singolo attore. Il mobbing è, dunque, un processo che si evolve nel tempo, secondo un'escalation: Conflitto latente: si esprime attraverso piccoli contrasti quotidiani fini a se stessi, che, se non risolti, possono costituire un trampolino di lancio per il mobbing, in questa fase non ancora riconoscibile; Conflitto mirato: inizia la routine del conflitto, non più tra attori occasionali, ma tra due specifiche persone (il/i mobber ed il mobbizzato), e compaiono i primi sintomi da malattia psicosomatica; Conflitto pubblico: la situazione conflittuale adesso è visibile a tutti, si ha un aggravamento delle condizioni di salute psicologiche e psicofisiche del soggetto, le cui conseguenze si traducono spesso in assenze prolungate per malattia e abbassamento della qualità di prestazione; Espulsione anticipata dal mondo del lavoro: per malattia, trasferimento, liquidazione, prepensionamento, auto-licenziamento, licenziamento. Spirale della vittima Di fronte alla sua persecuzione si evolve una spirale negativa secondo un processo scandito da precise fasi, un processo parallelo e contemporaneo a quello dell'escalation del conflitto. L'inizio: nelle prime fasi del processo di mobbing abbiamo visto come sia presente solo una normale situazione conflittuale. La frequenza delle azioni negative non è ancora in atto, siamo agli albori del mobbing. Inizialmente dunque la persona si trova oggetto di episodi apparentemente insignificanti e prende "alla leggera frecciate e scherzi di cattivo gusto" (Hirigoyen, 2000). L'autocolpevolizzazione: la persona è adesso soggetta ad attacchi sempre più insistenti e frequenti. La sua reazione è di stupore e incredulità di fronte a ciò che le sta accadendo e cerca disperatamente di risolvere il conflitto. Nella frenetica ricerca di quale sia la ragione, la causa dell'ostilità, della prevaricazione cui è sottoposta, l'unica spiegazione che riesce a trovare è se stessa, ignorando completamente altre possibili cause o concause di tipo situazionale. "La vittima si chiede in che cosa, quando e dove ha sbagliato nell'attività professionale o nei rapporti con i colleghi" (Gilioli, 2000); La solitudine: la persona viene sopraffatta da un sentimento di solitudine di fronte alla terribile realtà che la circonda, di fronte al vuoto sociale in cui è stata spinta. Il gruppo sembra non voler avere contatti con lei, né personali né professionali, nessuno sembra allo stesso tempo accorgersi di e ammettere questo isolamento, nessuno sembra volerle fornire alcun supporto. Il sentimento di solitudine si estende anche al vissuto di unicità della propria esperienza, la vittima crede, infatti, che a nessun altro sia capitato o stia capitando la stessa cosa, crede di essere la sola persona al mondo ad esserne vittima (Bassino, 1999). L'anestesia reattiva: la vittima è ormai oggetto di una vera e propria persecuzione; il mobbing è in atto, e s i trova inerme, senza più forze; l'asimmetria, la disparità delle risorse, del potere è ormai evidente. Non ha armi per combattere, non ha né un testimone né alcuna prova tangibile a dimostrazione di ciò che sta vivendo (Niedl, 1996). Il prossimo passo è la depersonalizzazione, "non si muore direttamente per tutte queste aggressioni, ma si perde una parte di sé" (Hirigoyen, 2000).
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Ossimori Viventi Conseguenze sulla persona Il mobbing si ripercuote sulla salute psicofisica delle persone coinvolte: sulla vittima, come facilmente intuibile, ma anche sull'aggressore. I disturbi psicofisici piĂš frequentemente riportati secondo le indagini svolte dalla Clinica del Lavoro "Luigi Devoto" di Milano - sono: ansia: ansia generalizzata; con attacchi di panico; con sintomi ossessivo-compulsivi; con sintomi fobici; ansia somatoforme; ansia di conversione somatica (cefalea, astalgia); PTSD: disturbo post traumatico da stress, disturbi molto intensi, cumulativi, con ricorrente ideazione intrusiva; disturbo di adattamento: disturbi di tipo clinico meno intrusivi, conseguenti a stressors meno intensi; alterazione dell'equilibrio socio-emotivo: ansia, depressione, isolamento, panico, abbassamento del livello di autostima; alterazione dell'equilibrio psicofisiologico: vertigini, senso di oppressione, disturbo del sonno e della sessualitĂ ; disturbi del comportamento: cattiva alimentazione, alcolismo, tabagismo, uso improprio di farmaci, aggressivitĂ rivolta verso se stessi e/o verso gli altri, incapacitĂ di adattamento sociale.
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Ossimori Viventi Fragoroso silenzio Il silenzio seguitato a quel racconto fu stracciato dal movimento del paziente che s'era alzato dal lettino. E in piedi era anche la sconvolta dottoressa. Walter si lasciò sfuggire un sussurro. Tamara lo fissò con circospezione:” Come dice, scusi?" inquisì. "E' bellissima..." esalò Walter “Non gliel'ha mai detto nessuno?" Tamara arrossì. Questo Walter non poté vederlo, ella si era voltata verso lo scaffale con i libri. Magari per sfuggire a quelle avances. Non riuscì ad approntare alcuna risposta lapidaria per divincolarsi da quell'imbarazzo. Così, si limitò a tacere e ad inchiodare lo sguardo sulla punta delle proprie scarpe. I riflessi di luce sulla vernice delle sue calzature le parvero abbaglianti allorché si accorse che Walter aggirato il lettino, si stava avvicinando. Ora, era ad un palmo da lei. Riusciva a percepire il calore del suo respiro, come se fosse nella sua stessa aura. Riusciva ad inspirare il suo odore.
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Ossimori Viventi Tamara voleva apparire indifferente fece per prendere un libro, appoggiò una mano sulla costa di “Domare gli istinti primordiali”. Avvertì un insolito calore sul lato opposto del palmo. Walter aveva appoggiato il suo sul dorso. Un indescrivibile turbamento la colse di sorpresa. Ebrezza e terrore erano tutt’uno. Il racconto di poco prima l’aveva resa nervosa. Si aspettava un laccio alla gola o la canna della pistola puntata alla testa prima di essere violentata. Oppure una fine immediata. Taglio della giugulare con la lametta come aveva fatto con Patricia. Il rosso vermiglio del sangue che schizza a fiotti, sporca quel candido bianco della pareti e del pavimento. L’impossibilità di gridare dovuta allo squarcio profondo la paralizzava in un pezzo di marmo freddo. Non riusciva nemmeno a girare la testa per guardare negli occhi il suo aguzzino. Fortunatamente era solo una propria allucinazione. Il sangue raggelato fino a quel momento, diventò rovente in meno di un attimo. Una vampata bollente pervade tutto il suo essere. Non è la fine ma un nuovo inizio. Il dardo turgido di lui, pareva oltrepassare gli indumenti per accarezzare con forte dolcezza l’incavo delle sue 188 Vanni Cancello
Ossimori Viventi natiche. Una situazione inaspettata ma desiderata. Voleva restare in quella condizione per l’eternità. Il desiderio tantrico le pervase il corpo. La tessera del puzzle il tattoo sulla caviglia che riproduceva una tessera di un puzzle che sembrava staccato dalla carne e, nel cavità mancante, si intravedeva il mare, lasciava esondare l’acqua vorticosa che risaliva fra le cosce procurandole un piacere mai nemmeno immaginato. La sua albicocca pulsava violentemente come un campanario nei giorni di festa. Avrebbe preferito restare immobile in quella posizione fino a raggiungere l’orgasmo. Vi sarebbe riuscita se… Walter con un gesto improvviso e inaspettato la girò e la baciò veementemente. Una confusione mentale l’assorbì ancor di più. Non aveva forza per reagire se non quella di rispondere con la lingua che roteava convulsa nella bocca di lui. Gli occhi erano chiusi e mai avrebbe osato sbirciare. Poteva essere anche un altro uomo se non per il fatto che l’odore era conosciuto. L’odore che tante volte aveva sentito che saliva da quel corpo in preda a dichiarazioni assurde, eccitanti, 189 Vanni Cancello
Ossimori Viventi incomprensibili, estasianti almeno quanto l’odore di muschio selvatico, lavanda e felci del sottobosco che saliva nelle narici e la rendeva immobile soffocata dal piacere. Era quello di Walter. L’uomo che aveva desiderato fin dal primo istante ma che per rifuggire non aveva nemmeno salutato come si conviene con ogni paziente. Una fugace stretta di mano l’avrebbe fatta arrossire e forse anche eccitare? Era identico a lui. Fu per questo che al primo incontro si era voltata repentinamente facendo finta di nulla. Ora era ghermita, anestetizzata da quell’abbraccio mortalmente eccitante. Le braccia di Walter la tenevano stretta nella morsa della taranta. Nessuna opposizione ma l’abbandono nel piacere più assoluto. Le mani di lui afferrarono il fondoschiena che pareva fosse li proprio in attesa di quelle possenti tenaglie. Per allargarlo e farle notare quanto fosse profondo e voglioso di biscotto che invece batteva forte al suo sesso ormai bagnata dal mare che era arrivato fin dentro lei. O erano umori che fuoriuscivano da essa. Forse erano la stessa cosa. Le braccia di lei stavano per cingerlo ma lui si abbassò lentamente piegandosi sulle ginocchia. Mentre 190 Vanni Cancello
Ossimori Viventi scendeva, annusava ciò che incontrava. Nella scollatura del seno restò qualche istante in più. Le mani passarono davanti e le dita si infilarono nella cinta dei pantaloni.Non gli fu difficile slacciare il bottone e abbassare la cerniera. Girò la faccia come per ascoltare con l’orecchio sinistro. Accarezzava la pelle del ventre di lei con la guancia. La dormeuse divenne la loro alcova. A Walter non risultò difficile sdraiarsi in tutta la sua lunghezza. Vi era abituato ma stavolta era nudo. Anche stavolta la dottoressa si sedette. Ma sopra di lui. Cavalcandolo e sfrenandosi impetuosamente. Dapprima volgendo le spalle e successivamente mostrandogli il seno che metteva in evidenza due capezzoli come lance di cavalieri medioevali. Il viso trasformato in una maschera di piacere. Gli occhi socchiusi come quando si gusta un buon caffè bollente. La testa sbatteva convulsivamente. Poi il volo estasiatico e un urlo di piacere liberatorio. Di entrambi. Tamara si abbandonò adagiandosi sul possente torace di lui. Improvvisamente ebbe uno scatto: "Vattene!" gli intimò. Un urlo stridente come un rumore metallico durante l'esecuzione di una sinfonia. 191 Vanni Cancello
Ossimori Viventi "Cosa?" replicò Walter in preda ad un subitaneo sbigottimento. "Devi andartene via... Non so come sia potuto accadere, ma è successo! Un errore, ricordalo, per me resterà sempre un errore... Non ritengo possibile continuare ad essere la tua terapeuta, Walter. Vai a raccontare a qualcun altro le tue idiozie... io ne ho abbastanza di te e delle tue turbe! Vattene!" E, così dicendo, Tamara, con un gesto repentino e denso di collera, raccolse da terra gli abiti di lui e glieli gettò addosso. "Pensavo che... ero convinto che tu fossi consenziente... Ascolta Tamara, io... non intendevo ferirti, io...io non volevo farti del male..." Walter balbettava frasi sconclusionate, ma ogni tentativo di giustificazione risultava vano dinnanzi a quell’espressione algida ed altera sul volto di Tamara. Tamara lo lasciò lì, in quella stanza, nudo come un verme. Il lancio dell’abbigliamento aveva fatto cadere lo smartphone lasciando sgorgare un brano. Creep. (Verme) dei Radiohead.
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Ossimori Viventi Verme
Creep When you were here before Couldn't look you in the eye You're just like an angel Your skin makes me cry You float like a feather In a beautiful world And I wish I was special You're so fuckin' special
Quando eri qui prima Non ti potevo guardare negli occhi Sei come un angelo La tua pelle mi fa piangere Tu galleggi come una piuma In un mondo bello E io avrei voluto essere speciale Sei così fottutamente speciale
But I'm a creep, I'm a weirdo. What the hell am I doing here? I don't belong here.
Ma io sono un verme, sono un tipo strano. Che diavolo ci faccio qui? Io non appartengo a questo posto.
I don't care if it hurts I want to have control I want a perfect body I want a perfect soul I want you to notice When I'm not around You're so fuckin' special I wish I was special
Non mi importa se mi fai male Voglio avere il controllo Voglio un corpo perfetto Voglio un'anima perfetta Voglio farti notare Quando non sono in giro Sei così fottutamente 'speciale Io avrei voluto essere speciale
But I'm a creep, I'm a weirdo. What the hell am I doing here? I don't belong here.
Ma io sono un verme, sono un tipo strano. Che diavolo ci faccio qui? Io non appartengo a questo posto.
She's running out again, She's running out She's run run run running out...
Lei sta correndo ancora, Sta correndo fuori Lei sta correndo, correndo, correndo fuori ...
Whatever makes you happy Whatever you want You're so fuckin' special I wish I was special...
Qualunque cosa ti rende felice Tutto ciò che vuoi Sei così fottutamente speciale Io avrei voluto essere speciale ...
But I'm a creep, I'm a weirdo, What the hell am I doing here? I don't belong here. I don't belong here.
Ma io sono un verme, sono uno strano, Che diavolo ci faccio qui? Io non appartengo a questo posto. Io non appartengo a questo posto.
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Ossimori Viventi Osmosi insoddisfatta "Accidenti a me, a lui e al mondo intero!" Imprecò Tamara una volta che si sincerò di essere rimasta sola nel suo ufficio "Cosa diavolo è successo?” Rimuginava “L'intersezione che ho sempre cercato di evitare... Il crepuscolo. Il punto d'incontro del giorno e della notte... Mi sono sempre ripromessa di rifuggire il crepuscolo..." Alzò lo sguardo verso il soffitto, come a cercare un'ispirazione sul da farsi. E' difficile trovare una strategia che risulti efficace qualora il gioco ti sfugga di mano, qualora un evento estemporaneo e non preventivato, scompigli tutto l'ordine delle cose. Le succedeva anche da bambina: è sempre stata un essere razionale e volitivo. Tutto doveva sempre svolgersi secondo i suoi piani ed ogni qualvolta un evento qualsiasi glieli sconvolgeva, ella girava le spalle e se ne andava altrove, dove ricominciava tutto daccapo. E, così facendo, si illudeva di avere il dominio sul destino, sullo svolgersi della vita e sugli altri. 194 Vanni Cancello
Ossimori Viventi L'antica strategia, che aveva accompagnato la sua infanzia, la sua adolescenza pareva essere l'unica efficace svolta agli ultimi fatti: al tradimento delle sue regole per un raptus di passione nei confronti di quel paziente piovuto nel suo studio per puro caso. Si concesse un lungo bagno caldo, una tisana ed una dormita. Partì all’alba lasciando un biglietto sulla scrivania della segretaria. “Imprevisti sopraggiunti inaspettatamente, mi costringono ad allontanarmi per qualche giorno. Prego disdire gli appuntamenti avvertendo per tempo i pazienti e scusandosi da parte mia con loro. Non stia in pensiero, la richiamo appena ne ho la possibilità. Dott.ssa Tamara Osmorosi” “Ed ora?... Che fare? Non posso farcela da solo: io ho bisogno di lei.... forse non solo come dottoressa... Forse ho bisogno di Tamara quale donna..." Indugiò a lungo prima di decidersi, timidamente, a digitare il numero telefonico dello studio. Una lunga serie di squilli a vuoto prima della voce querula della segreteria telefonica che suggeriva di lasciare un messaggio poiché la dottoressa Osmorosi era "momentaneamente assente". 195 Vanni Cancello
Ossimori Viventi "Sono Omer Paris, Walter" si annunciò con voce baritonale e, benché i suoi dati anagrafici fossero più che mai noti a Tamara, si preoccupò di scandire le cifre che componevano il proprio recapito telefonico. Attese sino a sera, invano, una chiamata da parte di lei. Era scomparsa, come volatilizzata nel nulla. Senza un preavviso, senza una motivata giustificazione. Rispolvera nella sua mente quei momenti d'intimità trascorsi con lei: pareva così calda, passionale... così... innamorata? No, no... non facciamoci strane illusioni... sapeva solo mentire bene: sì, ecco, una perfetta millantatrice! E, arrivando a questa amara conclusione, Walter si convinse di avere attribuito, ancora una volta nella vita, troppa fiducia a una donna. “Maledetto me che mi sono affidato ad una terapeuta donna!” Riaffiorò quel senso di perfida soddisfazione, di entusiasmo perverso nell’uccisione di Patricia. "Te l'ho fatta pagare...Sì, a caro prezzo! Non hai più potere su di me, brutta stronza! Sei finita!" Un'insolita sinapsi gli fece immaginare che, in quella scena cruenta, ci fosse Tamara al posto di Patricia. Sì, Tamara, perché anche lei stava facendo del male. A lui. 196 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Avvertiva uno squarcio nel cuore nel ripensarla. Forse lo aveva solo usato. Una marionetta nelle sue mani. Ripensò a quando vide uscire frettoloso quell’uomo dal portone. Poteva essere un amante di lei? I pensieri si susseguivano, si intrecciavano e si concretizzavano. Tutti con un dubbio atroce. L'odiava e l'amava. Come mai gli appuntamenti erano sempre fissati al pomeriggio? Dormiva fino a tardi perché la notte faceva la ballerina nei nightclub? Quel mattino che di ritorno dalla corsa in moto, nella Jaguar, che giorno era? Ha si, il giorno successivo al primo incontro. Era lei che rientrava a casa? “Non poteva essere di ritorno ad una di quelle adunate dove ognuno si presta ad un ruolo. Non duravano più di sei mesi quelle buffonate” Nella sua mente i pensieri erano vorticosi, esplorativi, lucidamente offuscati dalla rabbia. A proposito di date, rivede in un flash back il certificato di frequenza PPE, Psychometrics and Psychological Evaluation. 18.01.2010 Chicago è in America, le date si scrivono: mese, giorno, l’anno. 197 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Era falso quell’attestato. Forse le ero servito per sfogare un dolore represso, ma dirompente. Forse, in quell'amplesso così denso di sensualità, di passione aveva affogato i quesiti irrisolti del suo inconscio e il sangue era schizzato dalle sue stesse cicatrici mai rimarginate... Perché forse, con quell'amplesso dove lei ci ha buttato dentro tutto il suo dolore, egli (Walter) ha riaperto inconsciamente le cicatrici dell'intimo di Tamara perché anche lei è psicopatica. Finora era stata magistrale a mistificare Tamara si rifugiò nella casa a mare che divideva con Joseph suo ex marito. Vi trova un quadro antico non appeso al muro. Un dipinto dell'800: una “vanitas”, che riproduceva una meridiana, e, sullo sfondo, la falce della morte. Joseph è un tipo istrionico e lei non è mai riuscita a beccarlo nei suoi loschi affari. Era il padre di Vanessa la loro figlia. Alla vista del dipinto i dubbi diventano certezze sulle illecite attività dell’ex marito e padrone. Piange: lunghe lacrime, silenziose e sofferte, le rigano il volto. 198 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Si chiedeva se il sentimento che aveva provato per Joseph fosse stato amore. Lei non potrà mai saperlo perché non lo ha mai conosciuto. Si rivede mentre scopava con quella bestia. Non faceva l’amore. Con Walter ha fatto all'amore... Si disgustò del modo in cui si è soliti chiamare un amplesso... perché lei, l'Amore, non lo aveva fatto mai. Prima di Walter. Aveva ceduto il suo corpo, questo sì... dieci, cento, mille volte, ma non era amore... Aveva mentito. Tanto, sempre... Persino a se stessa... Ripensò a quello che avrebbe voluto che succedesse con Walter. Dalla finestra si udiva Why di Annie Lennox Quante volte devo provare a dirti Che mi dispiace per le cose che ho fatto Ma quando inizio a farlo Tu mi dici: hey… questo tipo Di problema è solo l’inizio. Dico a me stessa così tante volte: Ma perché non impari mai A tenere la boccaccia chiusa? E’ per questo che fa così male sentire le parole Che continuano a caderti dalla bocca caderti dalla bocca caderti dalla bocca 199 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Dimmi… perché, perché Posso essere matta Posso essere cieca Posso essere crudelmente insensibile Ma riesco ancora a leggerti nel pensiero Ed ho sentito dire troppe volte: E’ meglio che tu te ne vada Inoltre… Perché non riesci a vedere che questa nave sta affondando Andiamo sulla riva dell’acqua Possiamo far naufragare questi dubbi Alcune cose è meglio non dirle Ma ancora mi sconvolgono mi sconvolgono mi sconvolgono Dimmi… perché Dimmi… perché Questo è il libro che non ho mai letto Queste sono le parole che non ho mai detto Questo è il sentiero che non ho mai percorso Questi, invece, sono i sogni che io farò Questa è la gioia che raramente si diffonde Queste sono le lacrime… Le lacrime che abbiamo versato Questa è la paura Questo è il terrore Questi sono i contenuti della mia testa E questi sono gli anni che insieme abbiamo trascorso 200 Vanni Cancello
Ossimori Viventi E questo è quel che rappresentano Ed è così che mi sento. Sai come mi sento? Perché non penso che tu sappia cosa provo Non penso che tu sappia cosa provo Non penso che tu sappia cosa provo Tu non sai cosa provo
Si era nascosta come una ladra, una criminale, una clandestina... Aveva recitato una parte, imparato a memoria un copione... era entrata in un personaggio che non le corrispondeva. Si era inventata un'identità. Aveva sfruttato il suo amante grafico pubblicitario per creare un finto diploma di laurea da affiggere nel suo studio di Psicologa e psicoterapeuta. Psicologa non era... Conservava una storia ormai sdrucita da ogni lato con il proprietario della sua abitazione, attigua allo studio, dove svolgeva il suo vero lavoro. Riceveva clienti, ma non in qualità di psicologa. Tamara capì che l’ex marito era un ricettatore o addirittura commissionava furti per rivendere quadri d’autore ad amatori d’arte senza scrupoli.
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Ossimori Viventi La descrizione che Carras le aveva fatto del dipinto trafugato a Villa Santacroce non destava dubbi. Era Joseph il proprietario dell’antico stabile. Anche se intestato a Tamara. Tamara, abitava oltre le porte inesplorate da Walter. Negli appartamenti sopra lo studio. Ma collegati con una scala a chiocciola. Si erano conosciuti a Rio de Janeiro. Tamara giovanissima fu persuasa da quell’uomo affascinante e facoltoso. Lo seguì nel suo paese e lo sposò. Poco dopo però, fu inserita nel mondo di Night Club. Un bocconcino che rendeva molti soldi. Ebbero una figlia Vanessa che dopo la loro separazione, fu praticamente sequestrata dal padre. Il suo potere non si limitò a toglierle la figlia ma addirittura a mettergliela contro. Le riaffiora l'idea di Walter e del suo discorso sul mobbing. Tamara si era interessata a capire questo fenomeno molto tempo prima. Quando iniziarono le vessazioni attraverso una serie di strategie persecutorie preordinate da parte del marito. Lo scopo era costringerla a lasciare la casa e acconsentire, a una separazione consensuale. Il mobbing all'interno della coppia, detto anche mobbing familiare è condotto all'interno delle dinamiche relazionali coniugali e familiari ed è 202 Vanni Cancello
Ossimori Viventi finalizzata alla delegittimazione di uno dei coniugi e alla estromissione di questo dai processi decisionali riguardanti la famiglia in genere e nello specifico dei figli. Tamara si rivide nel Film “Gaslight” che narra della vita matrimoniale tra un uomo affascinante ed una bellissima donna. Dopo un periodo felice il rapporto si incrina ed il marito, con una diabolica ed artificiosa tecnica psicologica, spinge la moglie sull'orlo della pazzia. Solo l'intervento di un detective riuscirà a ristabilire la verità, scoprendo che il marito della vittima è uno psicopatico criminale. Da questo, il termine Gaslighting che ha diverse analogie col mobbing familiare. Una tecnica di crudele ed infida manipolazione mentale. Ripensava a Vanessa che oramai la giudicava non più come mamma ma, una donna di facili costumi. Le menzogne di quell’uomo le avevano tolto anche l’amore della figlia. Lo aveva seguito abbandonando sì la povertà da cui proveniva ma anche gli affetti e i sogni di una ragazzina. Ricordava Walter che ripeteva con attenzione il racconto di Agnese. Walter che si era indignato per i comportamenti vessatori di Patricia. 203 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Walter che per amore della moglie e dei tanti impiegati sottoposti alle angherie del mobbing, aveva ucciso. Walter ha sempre ucciso per amore. Ha ucciso gente che non sarebbe stata mai condannata. Ha ucciso per mancanza di tutela allâ&#x20AC;&#x2122;umanitĂ sana da quella marcia. Poteva dirsi uno psicopatico? Certamente, ma uno psicopatico propositivo. Un folle capace di indignarsi alle brutture della vita e scardinarle con un metodo si discutibile, ma non condannabile. Non da me, si convinse.
204 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Il mobbing familiare più frequente è quello che coinvolge le famiglie separate e viene messo in pratica da parte del genitore affidatario nei confronti di quello non affidatario al fine di spezzare il legame genitoriale nei confronti dei figli. Spesso questo comportamento ha come grave conseguenza la generazione nei figli della PAS (Parental Alienation Syndrome), ovvero la Sindrome da Alienazione Genitoriale. Il mobbing familiare è riconducibile a quattro casi: sabotaggi delle frequentazioni con il figlio, emarginazione dai processi decisionali tipici dei genitori, minacce, denigrazione e delegittimazione familiare e sociale. Il gaslighting è un comportamento che la persona abusante mette in atto per minare alla base la fiducia che la vittima ripone in sé stessa, dei suoi giudizi di realtà, facendola sentire confusa fino a dubitare di stare impazzendo. E' una subdola azione di manipolazione mentale con la quale il gaslighter, così si chiama l'agente di questo comportamento, mette in dubbio le reali percezioni dell'altra persona, facendola dubitare di se stessa, facendola sentire “sbagliata”. Fonte: Gaetano Giordano, Conflittualità nella separazione coniugale: il "mobbing" genitoriale , 2003, Psychomedia Telematic Review
205 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Omer Paris (Spariremo) “Pronto, che fai?” “Chi sei, Tamara? Rebecca? Dottoressa Osmorosi?” “Scemo, vieni sono a casa. Appartamento sei, terzo piano. Sopra lo studio. Suona lo stesso campanello” Tamara era un poco scapigliata ma se possibile, ancora più bella. Indossava un abitino color fuoco. Come quello che pulsava nelle vene di Walter. È vestita di rosso sanguigno “nobilissimo colore” e porta una cintura. A Walter torna alla memoria quando al liceo studiava la Divina Commedia. Gli effetti della ragazza, provocavano sulla stessa sua persona quelli che provò Dante all’incontro di Beatrice. Il sommo poeta descrive sapientemente le emozioni dei “tre spiriti”: lo spirito vitale, che ha sede nel cuore, trema e fa tremare addirittura i polsi; lo spirito animale, cioè il cervello, si meraviglia e riconosce in Beatrice la beatitudine, lo spirito naturale, che si trova nello stomaco, afferma che d'ora in poi sarà in difficoltà, poiché chi è innamorato perde l'appetito. Tamara, a differenza delle volte precedenti, non scappa, non rifugge il desiderio. Stavolta vede chiaramente le differenze tra Walter e Joseph. 206 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Non solo quelle cerebrali e spirituali ma, e soprattutto, quelle fisiche. La somiglianza che l’aveva fatta “fuggire” al primo incontro quando lo scambiò per il suo marito torturatore, Joseph. Per questo motivo al primo incontro sì era girata di scatto senza porgere la mano che invece Walter le aveva allungato. A Walter tremano i polsi, nonostante creda che Tamara sia mefistofelica si meraviglia nel vederla angelica, ma a differenza di Dante ha fame. Ma non di cibo naturale. Ha voglia di mordere delicatamente quelle bianchi carni, le labbra carnali, il seno provocante. Viene assalito dal desiderio di prostrarsi alle caviglie e chiedere perdono per ciò che ha pensato di lei. Invece, tremante interiormente si forza di apparire oltraggiato. Altero e serioso le chiede di chi è l’appartamento. Tamara desiderosa di un abbraccio resta impietrita e dice “Del mio ex marito, ma l’ho sempre utilizzato io” Un abbraccio liberatorio di entrambi sarebbe durato mille anni. Walter invece chiede dov’è la camera da letto. L’appartamento ospitava un letto magnifico, rotondo. “Spogliati” Tamara obbedì come in preda ad una trans.
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Ossimori Viventi Si abbandonò supina. Col viso quasi a nascondersi nell’incavo del gomito. Le sue natiche sembravano un pan di zucchero avana. Non era giovanissima ma il corpo emanava erotismo da ogni piega. Sa ogni poro. Le ordinò di non muoversi. Non si sentiva nuda e aspettava la prossima mossa di Walter. Interminabili secondi dove non successe nulla. Fece per voltarsi ma la voce imperiosa del maschio le intimò “ferma!” e così dicendo le arrivò uno schiaffo sulla natica. Sentiva i movimenti nella camera ma non riusciva ad immaginare cosa stesse facendo. “Allarga le gambe!” Ella obbedì in silenzio. La visione era celestiale. Il culo tondo come un pallone da football negli anni di Pelè tagliato a metà da due precipizi opposti e speculari. L’albicocca pareva un chicco di caffè non ancora tostato color avana. Walter non poteva saperlo: l’interno era bagnato. Tamara desiderò una penetrazione istantanea che non arrivava mai. Il materasso che si afflosciava era il segno che qualcuno stava salendo sul lettone. Sentì le mani sulle caviglie e immediatamente dopo la faccia nel mezzo del suo promontorio. Il fremito le fece dire qualcosa che nemmeno lei capì. 208 Vanni Cancello
Ossimori Viventi La sua pelle era vellutata come i petali delle rose. Rosa era il suo sesso che pareva attendere in silenzio una carezza, un bacio, una lingua calda. “Girati” fu la disposizione secca di Walter. Lo vedeva più bello che mai. Un adone in carne ed ossa. Il viso non rispondeva a quello che le dava ordini. Era solare. Bello. Affascinante. Sereno. Pulito. Puro. Voleva baciarlo, stringerlo a se, accarezzarlo, lambire, sfiorare. Fece tutto ciò e ancor di più. Lo morsicò ripetutamente come fanno i gattini per dimostrare affetto. Senza mai stringere con forza. Senza far male. Carezze mai fatte, baci profondi come caverne inesplorate. Mondi che si aprivano ad ogni contatto, ad ogni sfioramento. Le braccia di entrambi si serrarono l’una con l’altro in un unico essere androgino. I loro corpi si unirono, ella non si divincolò ma accolse con appetito. Lo stereo lasciava fluire un brano che hanno suonato tutti i grandi.
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Ossimori Viventi I Put a Spell on You (Ti ho fatto un incantesimo) Ho fatto un incantesimo su di te Perché tu sei mio È meglio che smetti di fare le cose che fai Non sto mentendo No! Non sto mentendo Tu lo sai che non lo sopporto Tu corri in giro Tu lo sai meglio di me papino Non lo sopporto che questo possa farmi male Ho fatto un incantesimo su di te Perché tu sei mio Sei mio Io Ti amo Io Ti amo Io Ti amo Io Ti amo in ogni caso E non mi interessa Se tu non mi vuoi Io sono tua ora Tu mi senti Ho messo un incantesimo su di te Perché tu sei mio
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Ossimori Viventi Il brano originale del ’56 ebbe successo molti anni dopo recuperato da cantanti maschi e femmine. In quella occasione si adattava perfettamente ad entrambi. Ambedue, erano sotto l’effetto di un incantesimo reciproco. Walter era estasiato. Come Tamara. Il mondo fuori era scomparso. Esistevano solo loro l’uno dentro l’altra. La luce delle lampade era fioca ma tale da far ben distinguere i colori. Tuttavia, non comprendevano chi fosse l’uno e chi l’altra. Estasi è un termine che non si addice a quei momenti. Occorrerebbe il Petrarca o Shakespeare per trovare qualche poeta capace di concepire un termine all’emozione che provavano. Si, l’emozione e non le emozioni, perché era la stessa. Per entrambi. Si ritrovarono sconvolti, felici e appagati. Tamara era sopra di lui e alzando il busto lo guardava sognante e soddisfatta. Gli soffiava un venticello fresco dalla bocca attraverso quelle labbra incantevoli. Walter si crogiolava come un neonato nella culla. “Amore” era la prima volta che tra loro usavano quel termine. Era Walter che continuò a parlare ad occhi chiusi. “Amore scusami per come ti ho trattato” “Shssssss” fece con le labbra Tamara, “Stai zitto non dire niente”. 211 Vanni Cancello
Ossimori Viventi “Voglio solo dirti che ti amo. Per te sarei disposto a fare qualunque cosa. Anche ad uccidere” Queste parole fecero trasecolare Tamara che s’era seduta su Walter. Spostando di lato la testa, mordendosi il labbro inferiore e sgranando gli occhi disse “Saresti veramente disposto ad uccidere?”
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Ossimori Viventi Dizionario dei termini usati Ossimoro: Figura retorica che consiste nell’unione sintattica di due termini contraddittori, in modo tale che si riferiscano a una medesima entità. L’effetto che si ottiene è quello di un paradosso apparente; per es.: lucida follia; tacito tumulto (G. Pascoli); convergenze parallele (A. Moro); insensato senso (G. Manganelli). Thanatos: Personificazione maschile della morte presso gli antichi Greci. Eros: Dio greco dell’amore.
IL seguito dei termini e del perché sono stati utilizzato li trovate nell’opera cartacea.
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Ossimori Viventi Manca qualcosa. Il romanzo può essere considerato concluso ma pare che manchi qualcosa. Vero. Esistono numerose domande cui l’autore non ha dato seguito. La gran parte di queste, per ovvi motivi non le ha potuto metterle in rete. Walter ha veramente ucciso? Cosa ha voluto dire Tamara con la sua domanda? Tamara è veramente una Psicologa o Walter ha ragione? Come mai Walter non viene mai scoperto? Esistono prove concrete di quello che racconta? Walter è lo stesso autore? Qual è la grande città? E il gigante industriale? Dove ha preso la Smith & Weston29? Perché Omer Paris non si fa chiamare più Walter? Perché l’autore ha usato Omer Paris come nome e cognome del personaggio Walter? Tamara Osmorosi è veramente il suo nome e cognome? Cosa significa Osmorosi? Qua’è il significato del nome Tamara? Perché è stato utilizzato? Gli altri nomi usati sono casuali o nascondono dei significati? A queste e ad altre domande si rimanda all’opera cartacea che contiene ancora 67 pagine. 215 Vanni Cancello
Ossimori Viventi Per prenotare la vostra copia e soddisfare la vostra sete di conoscenza mandate una mail a: vannicancello@hotmail.it
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Sinossi Omer Paris è un manager in cura da uno psichiatra in quanto vittima di attacchi di panico. Si ritrova in seguito, in uno studio di psicoterapia a raccontare di episodi cruenti quasi tutti conditi da un omicidio. La stessa dottoressa si troverà a fare i conti col suo passato a seguito delle diverse esternazioni di Walter. Così si fa chiamare nei racconti fantasiosi. Momenti di riflessione, colloqui surreali Eros e Thanatos si sfiorano senza mai toccarsi. I racconti che espone Walter sia nella sua mente che sul lettino della psicoterapeuta, sono ricchi di particolari che incuriosiscono non poco la Osmorosi. Tamara Osmorosi è appunto la psicoterapeuta che casualmente prende in cura Omer Paris o Walter. Il suo cognome non è casuale ma, come l’intero romanzo, ha in se l’ossimoro che c’è in ogni capitolo e, secondo l’autore, in ogni essere umano. Ci sarà l'osmosi tra Tamara e Walter?
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