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FORMAZIONE

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INDIRIZZI UTILI

INDIRIZZI UTILI

Nato nel 2017 e composto da diverse figure professionali − architetti, ingegneri, agronomi, forestali e tecnici il cui obiettivo è la ricerca e la divulgazione di esperienze virtuose di utilizzo strutturale del legno −, il GQL ha organizzato in occasione di Wood Experience a Verona il 28 ottobre scorso il convegno intitolato “Filiera italiana del legno possibilità e confini: stato di fatto della realtà produttiva e delle filiere del legno internazionali e locali”, lo stesso convegno è stato riproposto il 18 novembre in occasione di Restructura a Torino. Entrambi sono stati presentati da Sonia Maritan. Il senso di concretezza offerto dalla presentazione di esempi pregevoli e virtuosi è stato approfondito dai relatori che hanno bene interpretato i contenuti del format proposto da GQL. Il settore del legno − progettazione, produzione e installazione − è coinvolto nel cambiamento globale degli equilibri economici e tecnologici. Mercato globale e mercato di prossimità, o a filiera corta, sono i due scenari in cui produttori e costruttori si trovano ad agire. L’obiettivo dell’incontro è stato quello di esplorare l’utilizzo di questa materia prima, in esperienze internazionali e italiane. Riportiamo di seguito nell’ordine della scaletta degli interventi la sintesi delle relazioni (rimandando per la versione completa su SL n° 35/2021 per quelli di matrice strutturale) che si sono succedute creando un gioco di squadra che ha restituito un racconto armonico dello stato dell’arte attuale.

INTERPRETARE LA FILIERA DEL LEGNO

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IL GRUPPO QUALITÀ LEGNO DI SCENA A VERONA (28/10/2021) E A TORINO (18/11/2021) CON IL TITOLO “FILIERA ITALIANA DEL LEGNO POSSIBILITÀ E CONFINI: STATO DI FATTO DELLA REALTÀ PRODUTTIVA E DELLE FILIERE DEL LEGNO INTERNAZIONALI E LOCALI”. DEGNA DI NOTA IN ENTRAMBI GLI INCONTRI È STATA L’AMBIZIOSA PROPOSTA TEMATICA, VOLTA A FORNIRE UNA VISIONE SUL LEGNO PIÙ ORGANICA E COMPLESSIVA, CON LA MESSA A CONFRONTO DELLA DIMENSIONE “A VASTO RAGGIO” CON QUELLA, INVECE, A “RAGGIO BREVE”, SUDDIVIDENDO GLI ESEMPI DI QUESTA SECONDA DIMENSIONE TRA PIEMONTE E VENETO.

THE GRUPPO QUALITÀ LEGNO ON STAGE IN VERONA AND TURIN

Born in 2017 and made up of various professional figures – architects, engineers, agronomists, foresters and technicians whose goal is the research and dissemination of virtuous experiences of structural use of wood –, the GQL organized on the occasion of Wood Experience in Verona the Last October 28th the conference entitled “Italian wood supply chain, possibilities and boundaries: actual state of the production reality and of the international and local wood supply chains”, the same convention was proposed again on November 18th on the occasion of Restructura in Turin. Worthy of note in both meetings was the ambitious thematic proposal, aimed at providing a more organic and comprehensive vision of wood, with the comparison of the "wide-ranging" dimension with the "shortrange" one, dividing the examples of this second dimension between Piedmont and Veneto. The sense of concreteness offered by the presentation of valuable and virtuous examples was deepened by the speakers who interpreted the contents of the format proposed by GQL well (the undoubted quality of each speaker was already perceptible for the competence expressed in elaborating the titles in the lineup ). The wood sector - design, production and installation - is involved in the global change of economic and technological equilibrium. Global market and proximity market, or short supply chain, are the two scenarios in which producers and builders find themselves acting. The aim of the meeting was to explore the use of this raw material, in international and Italian experiences.

In alto a sinistra: Il tavolo dei relatori e la moderatrice Sonia Maritan a Verona. Il tavolo dei relatori a Torino. A destra: Felice Ragazzo. IMPARARE IL LEGNO PROF. FELICE RAGAZZO PRESIDENTE GQL - UNIVERSITÀ DI ROMA “LA SAPIENZA”

Con il Seminario di Verona, il GQL si è proposto di proiettare all’esterno vari spunti di riflessione che da tempo si stanno sviluppando al suo interno. Un aspetto pregiudiziale che merita di essere anticipato è però costituito dal fatto che, nelle finalità esclusive dell’associazione, non

c’è soltanto quella di fornire pronte ricette sul legno, per quanto accreditate, autorevoli e pertinenti, ma a fronte di esse ve né un’altra assai ambiziosa che mira a coltivare, a tutto campo, argomenti sul legno stesso che riserva sempre ulteriori spazi di studio, oltre che impraticate esperienze. Un punto programmatico, testato giorno per giorno, è invece quello mirante a far emergere tutta una serie di problematiche (talune delle quali non di rado un po’ trascurate) con lo scopo di pervenire a uno scenario il più possibile organico e complessivo, ovvero privo di strappi e frastagliature. Un aspetto sensibile all’interno di questo quadro è quello che lega il materiale legno al tema del progetto e, più in generale, a quello di forma. A questo riguardo, poco si riflette sul fatto che il legno, già da vivo, è frutto di una sorta di “extra-progetto” generatore di forme ben peculiari e compiute, ovviamente di carattere sfuggente, con effetti inusitati e straordinari anche sul piano statico-strutturale, in merito al quale oramai si sa moltissimo, ma dove, è bene intendersi, gli aspetti ultimi permangono e permarranno inaccessibili. Ecco allora che scendendo alla scala del “progetto-concreto”, quello praticato da architetti e ingegneri, a loro volta generatori di forme (non secondo natura, ma tramite artificio), diventa significativa la domanda: come trasferire al meglio in opere lignee utili e intelligentemente progettate, oltre che magistralmente realizzate, l’immensa ricchezza del materiale-legno vivo? È da tale presupposto che, con spirito di diligenti osservatori, scaturisce l’assillo di tenersi costantemente aggiornati su quanto succede di nuovo nei vari mondi settoriali del legno, da quello accademico, a quello della ricerca, a quello imprenditoriale, a quello della comunicazione, ma anche al nostro interno in occasione di esperienze esemplari, dove in ogni caso prevalgono logiche disciplinari specifiche, al fine di tentare di pervenire a una visione organica d’insieme. La funzione di amalgamare tanta eterogeneità scatta, guarda caso, anche col costruire. Ed è infatti con questo approdo che si impone la responsabilità, oltre che il privilegio, di applicare organicamente le conoscenze più accreditate, anche maturate sulla base di esperienze diffuse, beninteso sempre con spirito disponibile a mediazioni e compromessi. Sempre alla luce di diligenti osservatori, sussiste altresì la necessità di capire come porsi quando tra soggetti che operano sul campo si vengono a creare incomprensioni o fraintendimenti, dispensando in entrambe i casi la visione ideale.

FILIERA ITALIANA DEL LEGNO POSSIBILITÀ & CONFINI - DAVIDE MARIA GIACHINO, POLITECNICO DI TORINO E MEMBRO DEL DIRETTIVO GQL

Sono passati tredici anni dall’emanazione delle prime Norme tecniche delle costruzioni (NTC 2008), che hanno equiparato il legno agli altri materiali da costruzione più noti e diffusi come il cemento armato e l’acciaio. In questo relativamente breve lasso di tempo l’Italia ha compiuto un balzo in avanti immenso, lo si evince anche analiz-

zando i dati elaborati riportati negli ultimi rapporti di Federlegno, ormai le costruzioni superano da diverso tempo le 3000 unità/anno. Un settore, quello del legno, che sta vivendo una vera e propria rivoluzione, legata in gran parte al sistema costruttivo Cross Laminated Timber noto comunemente come X-LAM o CLT e che ormai può sostituire il cemento armato in quasi tutte le tipologie edilizie dalla micro alla macro scala, presente nel minuscolo bivacco di montagna al multipiano fino al grattacielo.

ESEMPI PROGETTUALI INTERNAZIONALI ING. FRANCO PIVA, ERGODOMUS TIMBER ENGINEERING

Esempi progettuali internazionali - Ing. Franco Piva, Ergodomus Timber Engineering Una serie di progetti a firma Ergodomus esemplificano efficacemente le dinamiche del panorama internazionale: antisismica a Modena, bioedilizia a Toronto, Complesso di Trondheim e ibridazioni a Bressanone ed NZEB all’Università di Bressanone. Per un’illustrazione più ampia di questi progetti rimandiamo al reportage pubblicato sulla nostra testata Struttura Legno che ha dato un resoconto dettagliato nel numero 35 (dicembre 2021) degli aspetti convegnistici più legati al tema delle costruzioni in legno, specifico della rivista.

MERCATI INTERNAZIONALI DEL LEGNO. SITUAZIONE ATTUALE E NUOVI SVILUPPI STEFANO GHINASSI, CHIEF SALES OFFICER E MEMBER OF BOARD PRESSO COMPAGNIA DEL LEGNO SRL

Il mercato del legno del 2021 è stato caratterizzato da andamenti altalenanti della domanda\offerta e da una forte turbolenza dei prezzi che il mercato europeo non era abituato a gestire. Infatti l’andamento dei prezzi in America e in Asia è spesso basato su previsioni di consumi e disponibilità che fluttuano nel tempo, mentre l’Europa negli ultimi vent’anni è stata caratterizzata da un forte equilibrio fra produzione e consumo.Dal quarto trimestre del 2020, periodo post pandemia, la domanda globale è aumentata, spinta da una richiesta superiore ai consumi data da un livello di scorte genarli molto basse creando un “super ciclo” economico che ha caratterizzato tutte le materie prime compreso il legname.

In alto a sinistra: la sala in Fiera Verona. In alto da sinistra a destra: Davide Maria Giachino, Franco Piva e Stefano Ghinassi.

La forte spinta dei prezzi ha portato così i mercati americani a raggiungere una forte “isteria di prezzi” che nel periodo di maggio\giungo hanno raggiunto valori 3 volte superiori la media degli ultimi vent’anni. Questa situazione di mercato ha spinto anche il mercato europeo ad allinearsi ai mercati americani, anche se i volumi esportati nei primi sei mesi del 2021 in America corrispondo solo al 4% della produzione europea oggi stimata in 120 M. m3 . La Cina, invece, non ha seguito la forte ascesa dei prezzi della materia prima segato, concentrando invece gli acquisti sul materiale tondo “tronchi” al fine di calmierare il forte shock rialzista dei prezzi. Inoltre, l’industria asiatica ha cercato altre specie sostitutive all’abete e al pino europeo trovando prezzi più concorrenziali dalla Nuova Zelanda\Brasile. Da sottolineare come nel periodo sotto osservazione, le segherie hanno ricevuto un modesto aumento dei prezzi del tondame rispetto l’accelerata accusata nel prodotto finito del tavolame segato, in centro Europa e nord Europa. Descrivendo invece la situazione di produzione, osserviamo come nei mesi estivi le produzioni centro europee abbiano continuato su altissimi livelli di impegno delle capacità produttive portando velocemente una sovraproduzione rispetto l’anno precedente. Stimiamo che l’aumento in output per l’anno 2021 sarà di +3,5 M m3 che a differenza del primo semestre 2021 è rimasta prevalentemente nel mercato europeo colmando così velocemente il gap di stock. In coincidenza di tale produzione i consumi del mercato europeo sono stati inficiati da turbolenze esterne quali mancanza di altri componenti edili (isolanti, rivestimenti) che hanno rallentato se non posticipato al nuovo anno i consumi. Il rallentamento dei consumi nel settore edilizio si è ripercosso velocemente nei prezzi e ordinativi del lamellare, KVH e CLT già da settembre, raggiungendo a oggi una riduzione di quotazione dal 20/25% rispetto ai massimi livelli del periodo estivo. Dobbiamo essere consapevoli che la domanda globale di legno si evolverà in maniera crescente (indicativo in questo senso il grafico Global Softwood Lumber Demand), anche per la spinta del recovery fund (next generation fund) che tutti gli stati europei, tramite forme attuative diverse hanno messo in campo. Ricordiamo infine, che a oggi la filiera del legno sta investendo su tutti i prodotti ingegnerizzati per l’edilizia quali: LVL\CLT\KWH\Lamellare, prevendendo una forte domanda legata alla sostenibilità ambientale.

In alto a destra: Giovanna Fongaro. Fonti dei dati: woodstat – eos wood from finland - swedish sawmill association. LA NOSTRA ESPERIENZA DI FILIERA VENETA - GIOVANNA FONGARO, TITOLARE DI FBE WOODLIVING E CONSIGLIERE DEL CONSORZIO LEGNO VENETO

La nostra esperienza di filiera veneta - Giovanna Fongaro, Titolare di FBE woodliving e consigliere del Consorzio Legno Veneto Il Consorzio Legno Veneto, che promuove lo sviluppo di strategie per il sostegno, lo sviluppo e la promozione di tutti i soggetti operanti nel comparto forestalegno, in particolare favorendo accordi di filiera corta, nasce nel 2012 da un gruppo di imprenditori e portatori d’interesse con la volontà di salvaguardare e valorizzare la filiera foresta-legno locale; è costituito da proprietari forestali sia privati che pubblici, enti, associazioni, imprese boschive, aziende di trasforma-

zione del legno, carpenterie, costruttori di edifici in legno, falegnamerie, ecc., aventi sede operativa e produttiva nel Veneto che svolgono attività all'interno della filiera del legno e in possesso della certificazione di Gestione Forestale Sostenibile o di Catena di Custodia PEFC o FSC, ovviamente se compatibili con gli specifici processi produttivi aziendali. Tale presupposto certificativo, il cui obbligo è previsto nello statuto, è volto a stimolare il rispetto delle norme della corretta gestione forestale sostenibile e della catena di trasformazione, nonché della piena legalità degli approvvigionamenti di legname tagliato, la valorizzazione multifunzionale e sociale dei boschi, la riduzione del carico inquinante connesso prevalentemente ai trasporti, al fine di contribuire allo sviluppo integrato dei territori montani e collinari; ma non solo, le finalità consortili forniscono anche indicazioni utili per garantire al sistema e ai consumatori finali un prodotto legnoso la cui origine sia locale e quindi connessa al mantenimento delle tradizionali funzioni del bosco come bene collettivo (vedi ad esempio le buone pratiche di gestione forestale delle Regole del Cadore e Comelico), alla valorizzazione della qualità del legname proveniente da foreste venete, ubicate in territori ad alta valenza ambientale come ad esempio le Dolomiti Bellunesi, l’Altopiano di Asiago e le Piccole Dolomiti Vicentine e infine all’applicazione di procedure di controllo nei processi di trasformazione artigianale. Non solo, quindi, qualità della materia prima, ma anche adozione di un sistema di rintracciabilità di filiera, dal bosco fino al prodotto finito, il tutto tramite l’applicazione in itinere di un disciplinare elaborato per gestire il marchio collettivo distintivo “Legno Veneto” depositato e registrato nel 2013 e rinnovato nel 2020, con formale riapprovazione nel 2021 del Ministero dello Sviluppo Economico - Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, per la valorizzazione dell’origine del legname. Nelle procedure di conversione si è provveduto ad aggiornare il regolamento d’uso per mettere a disposizione delle imprese associate e non, che intendano utilizzare il marchio, nel prossimo futuro, le procedure per certificare la provenienza del legname e favorirne la sua valorizzazione come prodotto che nasce e viene lavorato nelle terre di origine. Il Consorzio infatti crede nell’importanza della “partenza dal basso” e nel valore dell’identità quale espressione delle esperienze vissute e delle buone pratiche attuate nel tempo, nella convinzione che produrre e fabbricare in legno “del posto” sia un valore aggiunto per il consumatore, che è bene sia a conoscenza e consapevole che l’attenzione e la garanzia di una gestione sostenibile del patrimonio forestale, naturalistico e ambientale del territorio in cui abita, significa anche una maggior vivibilità. Il Consorzio, negli anni, ha sostenuto quindi degli accordi di filiera corta nell’ambito del territorio veneto. Infine, per le finalità di cui alla L.R. n. 13/2014 il Consorzio ha costituito anche una rete, denominata Foresta Oro Veneto, che è stata riconosciuta come Rete Innovativa Regionale dalla Regione del Veneto con la D.G.R. 1747/2016. La rete, composta da una sessantina di soggetti (comprese le Università), promuove attraverso progetti di R&S e internazionalizzazione, la filiera del legno e la valorizzazione del patrimonio forestale in logica multifunzionale. Particolare impegno ha comportato la realizzazione del progetto CoreWood (cofinanziato POR FESR), di ricerca industriale e sviluppo sperimentale, finalizzato allo studio del riposizionamento competitivo della filiera del legno, ove sono state sviluppate ricerche economiche sulla filiera, sperimentazioni di nuove tecnologie presso aziende (essiccatoi ad alta efficienza, scanner per la rilevazione delle difettosità del legno), sviluppo di nuove soluzioni per migliorare e misurare il comfort all’interno degli ambienti in legno (etichette di comfort), di nuove tecniche di ristrutturazione utilizzando endoscheletri di legno strutturale (edifici rifugio), nuove tecniche di costruzione di edifici adattivi (nested building), moduli di edifici temporanei in legno per assistenza anziani. In prospettiva c’è la volontà e l’impegno di gestire un progetto

pilota di applicazione/sperimentazione sul campo di una blockchain (o comunque di un sistema digitale di tracciabilità del materiale) nella filiera composta da gestore del bosco → prima trasformazione (segheria) → seconda trasformazione (semilavorati, X-LAM, ecc.) → imprese di costruzione edifici in legno e imprese di produzione mobili e arredo introducendo nella filiera il disciplinare legato al Marchio Legno Veneto evidenziando l’importanza promozionale/commerciale della diffusione di un marchio territoriale, che potrebbe diventare nel tempo un vero e proprio brand. Il progetto riguarderà la promozione della bioedilizia ed edilizia sostenibile, attraverso catene di valore territoriali rappresentate da PMI (a km 0) e la valorizzazione di sottoprodotti e scarti di lavorazione, in questo caso allargando a ulteriori utilizzatori delle biomasse legnose di scarto a vari livelli della filiera; si può quindi immaginare una filiera allargata a utilizzatori dei flussi secondari e quindi darle la veste di una filiera circolare.

LA CATENA CORTA DELLA FILIERA - ANDREA ZENARI, PROPRIETARIO DELLA FATTORIA DEL LEGNO

Andrea Zenari, proprietario della “fattoria del legno” di Caltrano, in provincia di Vicenza, trattando di filiera locale evidenzia un punto di criticità per una regione come il Veneto caratterizzata dal 30% di superficie forestale di cui denuncia lo scarso sfruttamento dei boschi, con una media di taglio molto più bassa rispetto gli altri paesi europei, causata dalla mancanza di segherie locali. «Passando dalla fattoria – contesto essenziale da evidenziare proprio perché calato nel bosco, afferma Andrea Zenari − al convegno GQL che abbiamo organizzato a Wood Experience di Verona il 28 ottobre, mi preme evidenziare il punto debole della catena corta della filiera veneta. Il mio argomento era relativo al legno locale e soprattutto di quello riferito alla Regione Veneto, dove il 30% della superficie è ricoperta di foresta e per circa 500 mila ettari di bosco abbiamo una produzione forestale annua di 150-200 mila mc di legname e ne tagliano meno di 100 mila mc. Ciò vuol dire che i boschi continuano a cresce, e diventando vecchi servendo a ben poco. . La media di taglio negli altri paesi d’Europa è di almeno il 6070% di quello che cresce ogni anno. Quindi considerando che la materia prima nella Regione Veneto è ampiamente disponibile, perché si acquistano prodotti a base di legno fuori confine? Perché non ci sono più segherie che lavorano i nostri tronchi e ci sono impianti di legno ingegnerizzato limitati a qualche unità. Le segherie in tutta la regione non sono più di 10-15 e soltanto 40 anni fa erano più di 100. Gli investimenti da parte degli operatori vanno verso i centri taglio automatici diventando, quindi, dei centri di lavorazione del legno prodotto da altri e soprattutto in altri stati. Cosa si può fare ora? Concretizzare il rapporto tra i proprietari forestali, che sono molti e poco coordinati, e le segherie che dovranno essere messe nelle condizioni di avere tronchi in modo continuativo in modo da poter pianificare investimenti di ammodernamento e poi dovranno essere proposti questi materiali al mercato. L’interlocutore fondamentale sarà il progettista che dovrà prescrivere il legno locale in modo da innescare un sistema di catena corta della filiera del legno».

A sinistra: Andrea Zenari. A destra: Marco Corgnati.

LE FILIERE DEL PIEMONTE: LE OPPORTUNITÀ E GLI STRUMENTI DEL CAM-

BIAMENTO - MARCO CORGNATI, FUNZIONARIO DELLA REGIONE PIEMONTE SETTORE FORESTE

Per parlare di filiere forestali o, meglio ancora, di bioeconomia forestale, occorre partire dalla risorsa: il bosco. In Piemonte il bosco copre una superficie di quasi un milione di ha, con un indice di boscosità che raggiunge il 37% del territorio regionale. Per comprendere meglio i rapporti di filiera occorre però una descrizione più approfondita del patrimonio forestale regionale ed è necessario evidenziare almeno i seguenti ulteriori aspetti (che possono essere estesi, a grandi linee, a tutta la situazione italiana): • il bosco è in forte espansione (+0,5%/anno) e in forte crescita (+2,5%/anno in volume), • la composizione è caratterizzata da una grande varietà di specie (prevalgono, in ordine decrescente: il Castagno, il Faggio, la Robinia, i Larici-cembreti, i querceti, le altre latifoglie, le abetine), • il bosco è prevalentemente governato a ceduo e la sua gestione risente fortemente di un approccio culturale di asservimento all’agricoltura (localizzazione sui terreni più scoscesi e meno fertili, prodotti in tempi brevi, assortimenti utili all’azienda piuttosto che alla vendita, etc.), • le potenzialità produttive (nelle zone servite da viabilità e in un regime di piena sostenibilità, cioè di prelievi inferiori agli accrescimenti) sono buone (si stimano 2,6 M di mc/anno su una superficie di 36.000 ha/anno) ma vengono attualmente impiegate in minima parte (13% in termini di superficie e 20% in termini di volume). La proprietà forestale è rappresentata principalmente da quella privata (circa 2/3) e secondariamente da quella comunale (circa 1/3). Soprattutto la prima è caratterizzata da una polverizzazione fondiaria molto spinta (si stimano centinaia di migliaia di proprietari e oltre 5 milioni di particelle catastali)! In alcuni casi la gestione delle foreste è svolta in modo associato, per tramite di consorzi, associazioni, usi civici, partecipanze e proprietà collettive. Se in questa prima parte della filiera predomina una sotto-gestione (con tutte le implicazioni di fragilità territoriale nei confronti di eventi estremi − incendi e alluvioni in particolare − che in questa sede non vengono approfonditi) la seconda parte della filiera, riguardante la prima e seconda trasformazione è invece ben più attiva, con una capacità di lavoro che supera di gran lunga la capacità di offerta locale. La situazione è però variamente articolata e se per quanto riguarda il legname di Abete (il più utilizzato nelle costruzioni), esso proviene quasi completamente da fuori regione, per il Pioppo il legame delle industrie di trasformazione con il territorio è ancora piuttosto forte. Per le altre latifoglie il legame con il territorio è sempre modesto, ma non tanto per una questione di quantità raccolte quanto per la qualità degli assortimenti, costituiti in grande prevalenza (circa l’80%) da prodotti energetici / industriali (legna da ardere e da triturazione) o paleria (circa il 10%), limitando il legname dà lavoro a circa il 10% di quanto viene immesso sul mercato. Il diverso sviluppo delle due parti della filiera determina non solo uno scollamento in termini di relazioni ma un ricorso decisamente importante all’importazione della materia prima. Il problema da affrontare è proprio questo: come riuscire a “ricucire” (almeno parzialmente) il divario fra imprese di trasformazione e raccolta locale? Come stimolare un maggior utilizzo del legname locale, acquisendo così i vantaggi ambientali e territo-

riali di una gestione forestale diffusa e non sporadica? Sicuramente la parola “investimenti” descrive bene le iniziative che possono diminuire i costi di produzione (es. incremento e miglioramento della viabilità forestale, miglioramento dei livelli di meccanizzazione delle imprese di raccolta del legno) o incrementare la domanda (es. riqualificazione degli edifici, diffusione di impianti per la produzione di energia da biomasse, etc.) ma non è sicuramente, da sola, una strategia sufficiente. Occorre proprio un “cambio di passo” rispetto al passato. Il principio che deve animare le strategie è quello della valorizzazione della risorsa, puntando sulla varietà di specie legnose, sulle loro peculiari caratteristiche (aspetto estetico, durabilità naturale, etc.) e puntando su una trasformazione di piccola scala, di imprese artigiane, capaci di infondere nei prodotti qualità di lavorazione e inventiva (il tipico “made in Italy” riconosciuto nel mondo). Occorre cioè proporre al cliente finale prodotti ad alto valore aggiunto e non puntare sul prodotto a basso costo che ci vedrebbe strutturalmente perdenti nei confronti dell’offerta internazionale. Per fare questo occorre spingere molto su una migliore organizzazione della filiera: sono indispensabili processi di aggregazione orizzontale e verticale per poter intraprendere iniziative che i singoli non potrebbero affrontare; sono altrettanto indispensabili strumenti di conoscenza e trasparenza del mercato, per valorizzare ogni singolo tronco che viene raccolto attraverso una relazione continua fra le imprese di raccolta e quelle di trasformazione. Chiaramente il prodotto che esce dal bosco deve essere qualificato, a partire da una corretta assortimentazione, ancor prima della raccolta, tracciando tutte le fasi di lavorazione e implementando iniziative di certificazione (di qualità, di provenienza, di sostenibilità) che sfocino nell’apposizione di marchi identificabili da parte dei clienti finali. Occorre cioè arricchire la materia prima fisica con valori immateriali che ne garantiscano la sostenibilità e /o che la leghino a un territorio, a una “storia”, a una comunità. Se queste sono le strategie, gli strumenti per realizzarle non mancano: • esistono diverse fonti di sostegno pubblico (particolarmente ingenti in questo periodo post-Covid) e continueranno a esistere (soprattutto per chi le saprà attivare); • esistono norme tecniche, disciplinari e marchi per valorizzare qualità e sostenibilità; • esistono soggetti di natura aggregativa con volontà di espandere la propria sfera di attività; • esistono strumenti di trasparenza del mercato, come il portale legno piemonte (www.portalelegno.eu), vero ponte fra offerta e domanda, aperto a tutti e gratuito. Esistono infine, grazie soprattutto ai finanziamenti previsti dalla Misura 16 del Programma di Sviluppo Rurale, diverse esperienze che declinano in vari modi le strategie sopra delineate. I progetti “Traccialegno” (www.legnolocalepinerolese.it), “Si parte dal bosco” (www.sipartedalbosco.it), Castagno Strutturale Autoportante – Ca.S.A. (www.casaprogetto.eu) e Castagnopiù (www.centrocastanicoltura.org) sono buoni esempi a disposizione di tutti. Altri progetti invece sono stati sviluppati con lo scopo principale di “fare rete” fra imprese, rispettivamente nel settore della trasformazione del legno, come il Cluster Legno Cuneo (www.clusterlegno.it) e il gruppo Legno Energia Nord Ovest LENO (www.legnoenergia.org), specifico sull’utilizzo energetico sostenibile della biomassa forestale. Si può concludere affermando che affinché la bioeconomia forestale possa occupare il ruolo che le spetta nelle politiche internazionali e nazionali per il clima e la sostenibilità, il cambiamento culturale deve coincidere con una iniezione di imprenditorialità sia nella pubblica amministrazione che deve essere capace di sviluppare strumenti leggeri e flessibili, sia delle imprese che devono esprimere creatività e saper fare.

IL PUNTO DI VISTA DELLE IMPRESE DELLA SECONDA

TRASFORMAZIONE GIANBATTISTA POMATTO, PRESIDENTE UNIONE PRODUZIONE LEGNO CNA PIEMONTE E CONSIGLIERE ORDINE ARCHITETTI P.P.C. TORINO

L’architetto Gianbattista Pomatto esordisce affermando «Progettare con il legno è andare incontro alla natura», e poi ci restituisce un’analisi interessante riguardo l’importanza del progetto che ha due significati: tutto ciò che ci si propone di compiere, il complesso degli studi, dei calcoli e dei disegni che determinano la forma e le caratteristiche di una macchina, di un edificio o di un’altra struttura. Il significato però riguarda anche proiettare v. tr. [dal lat. tardo proiectare, der. di proiectus, part. pass. di proicĕre «gettare avanti», comp. di pro e iacĕre «gettare»; cfr. progettare] (io proiètto, ecc.). – Gettare, lanciare, spingere fuori o avanti con forza; …anche fig., protendere lontano nel tempo: p. le proprie speranze verso l’avvenire; e rifl.: proiettarsi con la fantasia nel futuro. Anche qui rimandiamo per approfondimento alla testata Struttura Legno n°35/2021, nella quale gli esempi costruttivi hanno dato corpo all’incipit teorico.

CLUSTER LEGNO CUNEO: PRIMI TRAGUARDI E PROGETTI FUTURI PER IL TERRITORIO - CLAUDIA PRIOLA, LEGNAMI PRIOLA

Il cluster ha lo scopo di innovare un comparto ed è la struttura che sviluppa progetti utili e vantaggiosi per l’azienda, per farle guadagnare tempo e/o denaro. La presentazione di Claudia Priola mira a chiarire che tipo di organismo sia e come opera un Cluster, anche attraverso l’esempio concreto del Cluster Legno Arredo del Friuli Venezia Giulia, primo in Italia a ottenere l’attestato Emas. Evidenzia come sono strutturati e quali innovazioni portano questi organismi. Prosegue con una breve panoramica del progetto pilota del Cluster Legno Cuneo evidenziando i primi risultati conseguiti e cosa sia necessario fare per arrivare ad essere un Cluster. Termina con la lista dei siti ufficiali, italiani ed europei, indicando gli indirizzi utili per ottenere informazioni e aiuti per lo sviluppo di un cluster. Un Cluster è un raggruppamento di parti indipendenti volti a incentivare attività innovative mediante la promozione, la condivisione di strutture e lo scambio di competenze, contribuendo efficacemente al trasferimento di conoscenze, alla creazione di reti, alla diffusione di informazione e alla collaborazione tra imprese e altri organismi che costituiscono un polo. Non è un’associazione di categoria, una rete di imprese o un ente di rappresentanza! Il Cluster è uno strumento del sistema a supporto delle aziende e delle istituzioni. La sua funzione non è rappresentare un settore, ma svilupparlo.

A sinistra: Gianbattista Pomatto. A destra: Claudia Priola.

È il contatto tra le associazioni di categoria, gli enti istituzionali e le necessità delle aziende. È la struttura che sviluppa progetti utili e vantaggiosi per l’azienda, per farle guadagnare tempo e/o denaro. Il cluster è la realtà che come mestiere innova un comparto. Nella creazione di un Cluster, la domanda che dobbiamo porci è: “come posso diventare il soggetto che porta innovazione al sistema”? Nel nostro esempio di progetto pilota, la sfida è rispondere a queste domande: quali innovazioni posso portare in termini di rete d’impresa, di dialogo tra imprese e regione, in che modo posso fare innovazione?

“SI PARTE DAL BOSCO”. VERSO UN’ECONOMIA VEGETALE: BOSCO, VALORE, IMPATTO, IMPRESA, RETE DI IMPRESE “SI PARTE DAL BOSCO”: COOPERATIVA EDILCASA, SEGHERIA VALLE SACRA E - COOPERATIVA VALLI UNITE DEL CANAVESE - ALESSANDTO MOSSANO E ANDREA MONDIN

Alessandro Mossano e Andrea Mondin ci raccontano come si esplica il loro progetto di gestire la foresta e il benessere della comunità, progettando l’ambiente, preservando le risorse naturali e la diversità biologica e promuovendo la sostenibilità nell’uso delle risorse. Incentivando l’equità sociale e il benessere e generando e applicando ogni giorno pratiche etiche fra i membri della rete e nell’approccio al cliente. Riconoscono il concetto olistico di salute dell’OMS come linea guida del loro operare come attori di sviluppo. L’OMS nel 1998 definiva la salute come «stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia». “Si parte dal bosco” è una rete di impresa nascente da un'operatività esistente guidata da principi e valori. Il suo agire si basa su solide fondamenta che trovano ispirazione nei principi della permacultura, un sistema per progettare e realizzare modi di vivere sostenibili e in equilibrio con la natura. I membri sono portatori di un approccio generativo, concreto ed etico alla quotidianità basato sull’assunzione di responsabilità. “Si parte dal bosco” viene abbinato al paradigma della generatività, dalla quale scaturiscono una serie di azioni: desiderare ed emozionarsi, mettere al mondo, prendersi cura e lasciarsi andare. Il bosco è generativo ed è materia vitale, materiale plasmabile e ricco di bellezza, materia che si prende cura della vita e materiale intelligente che dona energia per andare oltre. Il bosco è un bene comune e, in quanto tale, deve essere gestito dalla collettività consapevolmente attraverso scelte e gesti quotidiani volti a preservarlo e valorizzarlo in un’ottica di cura e rispetto dell’essere vivente, di soddisfacimento dei bisogni delle generazioni presenti e future, secondo i principi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. La rete di “Si parte dal bosco” aspira a essere un punto di riferimento nella gestione del patrimonio forestale piemontese suggerendo e sperimentando nella pratica un nuovo approccio, volto a promuovere la collaborazione, l’unione e il dialogo tra tutti gli attori della filiera: dagli addetti ai lavori ai cittadini in quanto fruitori finali del prodotto legno e, soprattutto, dell’ecosistema bosco.

Da queste motivazioni scaturiscono gli obiettivi. Lavorare in bosco: • Segheria: l'arte di saper lavorare il legno (segati di vario genere, arredo urbano e da esterni, pavimentazione, essicazione e termotrattamento, legni

lunari, moduli in legno e scaffalature, strutture); • Edilizia: costruire case e sogni (ristrutturazione, ampliamenti e sopraelevazioni, riqualificazioni energetiche e sismiche, progettazione architettonica, energetica e strutturale, cohousing e social housing); • Educare “in” e “con la” natura (lavorare insieme per imparare dall'ambiente che ci circonda, promuovere e realizzare progetti educativi destinati alla comunità e finalizzati a far conoscere l'intelligenza vegetale); • Creare con le mani: gli artigiani falegnami (progettazione e realizzazione di serramenti, scale, porte e saune); • Lavorare per far conoscere sul territorio e al mercato estero il design italiano (progettazione e realizzazione di complementi di arredo unici e di qualità); • Comunicazione: la volontà di raccontare e far conoscere il nostro lavoro (raccontare il bosco e il lavoro delle imprese attraverso i suoni, le parole e i rumori che li caratterizzano); • Attività di marketing formativo (informare, formare e creare cultura generando sana economia. Target: architetti, ingegneri, media distribuzione e cittadini).

Cosa sta facendo e cosa farà “Si parte dal bosco”: • Piano forestale aziendale (Consorzio Forestale del Canavese e del Biellese) • Progettazioni: PFC forestale • Interventi per il miglioramento climatico e per il rafforzamento delle biodiversità • Abbattimenti e diradamenti • Ingegneria naturalistica • Assortimentazione di qualità • Carpenteria • Riconoscere il giusto valore dello scarto • Arte, agricoltura ed educazione L’approccio progettuale di “Si parte dal bosco”, viene illustrato con una realizzazione. L’assunto iniziale: l’energia di un determinato luogo ci fa fermare per comprendere che li doveva proseguire il cammino della nostra vita. La proprietà orientata a Sud Ovest si affaccia su pianura, collina e montagna dando spazio a una visione aperta e al cambiamento. La morfologia del terreno stimola la pratica all’essenzialità. Un progetto nasce sempre da un attento ascolto e dall’osservazione: «abbiamo sviluppato uno schema di economia circolare per poter tenere in ordine condiviso questo cammino, attraverso un approccio e inquadramento economico, strutturale ed energetico».

IL COMPENSATO DI PIOPPO NEL PROGETTO DELLO SHOWROOM DI E. VIGOLUNGO S.P.A. LORENA ALESSIO

Lo showroom e uffici per E. Vigolungo S.p.A. costituisce il prototipo di un progetto innovativo denominato PoplyHouse. Nasce dalla collaborazione tra l'azienda stessa e lo studio Lorena Alessio Architetti. Lo showroom ha raggiunto la classe energetica A4, grazie a una costruzione progettata con estrema attenzione, costruita con i criteri ottimali di isolamento termico e acustico. Il prototipo PoplyHouse ha appena vinto il Premio Sostenibilità 2021 dell’Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile. PoplyHouse ha fatto del compensato di pioppo il cuore del sistema strutturale, con un sistema di prefabbricazione e di incastri a secco con giunti di nuova concezione. Una tecnologia innovativa e sostenibile, che garantisce rapidità di costruzione, cantieri puliti, silenziosi e la possibilità di ottenere un progetto finito e altamente customizzato.

A sinistra: Andrea Mondin e Alessandto Mossano. A destra: Lorena Alessio.

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