Economia altoatesina - fattori di successo per il 2020

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Bolzano - 2008/2

ECONOMIA ALTOATESINA Fattori di successo per il 2020

Poste Italiane SpA - Spedizione in A.P. - D.L. n. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46), art. 1, comma 1, DCB Bolzano Supplemento al bollettino “Per l’economia” n. 1/2008 www.camcom.bz.it/ire e-mail: wifo@camcom.bz.it


Coordinamento e gestione del progetto Oswald Lechner Autori Oswald Lechner Luciano Partacini Consulenza scientifica Gottfried Tappeiner Hanno collaborato Stefan Gruber Maria Cristina De Paoli Carmen Delmonego Si ringrazia il team dell’IRE M. Cristina Bagante, Lidia Carlevaris, Georg Lun, Alberta Mahlknecht, Barbara Moroder, Stefano Perini, Urban Perkmann, Sieglinde Stßger, Helmut Untermarzoner

Direttore responsabile: dott. Josef Rottensteiner Registrato presso il Tribunale di Bolzano con decreto n. 3/82 Direzione e amministrazione: via Alto Adige 60, 39100 Bolzano Pubblicato nel mese di aprile 2008 Riproduzione e diffusione - anche parziale - autorizzata soltanto con la citazione della fonte (titolo e edizione). Testi, grafici e tabelle sono disponibili su richiesta in formato elettronico.

Per chiarimenti ed informazioni, prego rivolgersi all’IRE (Istituto di ricerca economica) della Camera di commercio di Bolzano

I-39100 Bolzano, via Alto Adige 60 tel. 0471 945708, fax 0471 945712 www.camcom.bz.it/ire e-mail: wifo@camcom.bz.it


Che cosa ci riserva il futuro? Anche se nella nostra provincia non tutte le persone sono toccate dalla fortuna e c’è chi si trova a vivere con entrate modeste, si può senz’altro affermare che l’Alto Adige è caratterizzato da una situazione di diffuso benessere: • da noi c’è piena occupazione, mentre in altri Paesi regna la disoccupazione; • viviamo in un territorio di straordinaria bellezza, che offre molteplici possibilità per il tempo libero; • il nostro tasso di crescita economica è ben al di sopra della media nazionale e figura tra i valori massimi in Europa; • infine, i redditi in Alto Adige sono tendenzialmente elevati.

Benedikt Gramm

Presidente della Camera di commercio di Bolzano

Negli ultimi tempi, peraltro, si vanno delineando anche da noi segnali di un rallentamento, per cui appare giustificato chiedersi: che cosa ci riserva il futuro, come andranno le cose in Alto Adige tra dieci o dodici anni, attorno al 2020? Una cosa è certa: vi saranno dei cambiamenti. Alcune tendenze si possono già intravedere e all’orizzonte si profila qualche ombra. In campo economico – come del resto anche in altri settori – è necessario saper riconoscere i propri punti di forza, sfruttarli e svilupparli al meglio. Altrettanto importante è eliminare gli elementi di debolezza o perlomeno cercare di neutralizzarli. Il disfattismo ed il pessimismo, comunque, sono sempre cattivi consiglieri: è necessaria piuttosto una buona dose di fiducia, capace di mettere le ali alle diverse attività e di condurre a risultati positivi. Sta a noi trarre il meglio dalla situazione in cui ci troviamo. Il futuro ci sta aspettando, non dobbiamo far altro che dargli forma! L’analisi svolta dall’Istituto di ricerca economica (IRE) della Camera di commercio azzarda uno sguardo a questo futuro. A tal proposito, desidero esprimere la mia gratitudine al dott. Oswald Lechner, responsabile dell’IRE, al suo collaboratore, il dott. Luciano Partacini, e al professor Gottfried Tappeiner per l’egregio lavoro svolto.

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Economia altoatesina Fattori di successo per il 2020 Sintesi Il presente studio riporta alcune considerazioni del Presidente Benedikt Gramm riguardo al futuro socio-economico dell’Alto Adige, supportate da un’analisi dell’IRE (Istituto di ricerca economica) della Camera di commercio di Bolzano. Di seguito è riportata una panoramica dei fattori che si riveleranno decisivi per il futuro della nostra provincia.

1. Rafforzare l’Alto Adige come localizzazione economica! La nostra provincia si è affermata tra le regioni benestanti del continente europeo ed è una valida localizzazione economica. I suoi punti di forza sono rappresentati soprattutto dai cosiddetti fattori di localizzazione “soft”, quali ad esempio l’immagine e la qualità di vita, nonché dalla favorevole posizione geografica. L’Alto Adige, oltre a trovarsi nel punto d’incontro tra due culture e sulla principale direttrice di attraversamento delle Alpi, è circondato da regioni economicamente forti, che rappresentano mercati con elevato potere d’acquisto.

Guardare al 2020 – i fattori di successo: • La funzione svolta dall’Alto Adige come ponte tra l’area economica italiana e quella austriaca e tedesca deve essere ulteriormente sviluppata, sia per quanto riguarda le merci, sia per i servizi. • In futuro si dovrà puntare ad un ulteriore miglioramento delle infrastrutture. In questo contesto, un ruolo fondamentale spetterà al trasporto ferroviario. La galleria di base del Brennero ed il trasferimento del trasporto merci dalla strada alla rotaia rappresentano una necessità, ma anche una grande opportunità. Anche il trasporto pubblico locale ha ancora un enorme potenziale di sviluppo. Infine, la nostra provincia non può e non deve rinunciare a disporre di un valido aeroporto. • L’Alto Adige ha bisogno anche e soprattutto di una politica economica e urbanistica stabile e trasparente, associata ad una pubblica amministrazione semplice e orientata ai cittadini. Le semplificazioni permetterebbero, nel contempo, una diminuzione dei costi. • Della grande disponibilità di energia idroelettrica dovrebbero trarre vantaggio, nel senso di una riduzione dei prezzi energetici, sia le famiglie che le imprese.

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2. Creare un clima positivo! Un clima positivo nell’economia e nella società crea dinamismo, in quanto rafforza l’ottimismo degli imprenditori e dei consumatori, la motivazione dei collaboratori e, in generale, la fiducia nel futuro. Grazie alla favorevole evoluzione congiunturale e alla piena occupazione, le aspettative delle imprese e dei consumatori altoatesini riguardo al futuro sono generalmente positive. Questo clima di fiducia deve essere rafforzato!

Guardare al 2020 – i fattori di successo: • L’economia altoatesina ha bisogno di imprenditori capaci che, oltre a saper guidare e motivare sempre più i propri collaboratori, mostrino fiducia in se stessi e volontà di innovare. • In Alto Adige si deve puntare ad una retribuzione equa e commisurata al rendimento. • Gli imprenditori dovrebbero essere di esempio con il proprio comportamento. • Per creare un legame saldo con i collaboratori è necessario che questi ultimi vengano resi partecipi dei successi dell’impresa.

3. Maggiore produttività nonostante le ridotte dimensioni delle imprese! L’economia dell’Alto Adige è caratterizzata dalla presenza di molte piccole imprese. A causa del continuo incremento della concorrenza, tuttavia, solo le imprese competitive potranno sopravvivere. La spinta alle cooperazioni ed anche alle fusioni ed alle acquisizioni si farà sempre più forte. In futuro il paesaggio imprenditoriale dell’Alto Adige sarà caratterizzato da un numero minore di aziende, ma da una dimensione media maggiore.

Guardare al 2020 – i fattori di successo: • In futuro sarà sempre più necessaria un’intensa cooperazione tra le imprese, che eventualmente potrà concretizzarsi anche in partecipazioni e acquisizioni. La Camera di commercio, l’Assessorato provinciale all’economia e le associazioni di categoria dovranno fare la loro parte, fornendo servizi di assistenza e consulenza.

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• Chi vorrà avere successo anche in futuro dovrà scegliere con efficienza e razionalità i prodotti e le nicchie di mercato a cui dedicarsi. Tra i presupposti imprescindibili figurano un’attenta valutazione economica ed una struttura commerciale funzionale. Per questo motivo è necessario cercare partner adeguati, anche oltre i confini della provincia. La BLS (Business Location Alto Adige) può e deve agire come mediatore, coinvolgendo le imprese altoatesine. • La mano pubblica deve sostenere le imprese in maniera ancora più mirata, al fine di incentivare il miglioramento della produttività.

4. Colmare il ritardo tecnologico! In Alto Adige vi sono imprese operanti a livello mondiale che rappresentano un modello di riferimento ed i cui prodotti sono innovativi e tecnologicamente avanzati. Il numero di tali aziende è però ancora limitato, anche a causa della struttura dell’economia locale, caratterizzata dalla prevalenza di piccole imprese. Per poter fare un chiaro passo in avanti in ambito tecnologico bisogna dare nuovi impulsi ed incrementare gli sforzi rivolti al trasferimento tecnologico.

Guardare al 2020 – i fattori di successo: • In futuro si dovrà incentivare ancor più l’interesse dei giovani per la formazione tecnica. • La formazione universitaria dovrebbe essere integrata con la creazione di accademie tecniche (“Fachhochschulen”), secondo il modello germanico e austriaco. • La cooperazione scuola - economia può essere ulteriormente sviluppata, per ottimizzare la formazione con un maggiore orientamento alla pratica e far così conoscere agli studenti i requisiti del mondo del lavoro. • L’aspettativa di vita è in continua crescita ed il progresso tecnologico è sempre più rapido. Per questo, in futuro giocheranno un ruolo sempre più importante la formazione professionale ed il ricollocamento professionale, così come la consulenza per la formazione continua. • Al fine di potenziare il trasferimento tecnologico, l’Alto Adige necessita di una rete di imprese (o eventualmente del coinvolgimento delle aziende locali in una tale rete). A questo proposito, il TIS Innovation Park ha dinanzi a sé grandi possibilità di intervento. • Gli istituti di ricerca, operando in sinergia con le imprese, dovrebbero concentrare la propria attività nei settori in cui sussiste un effettivo fabbisogno a livello locale.

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5. Vivere e fare impresa in un’ottica di sostenibilità! Il paesaggio altoatesino è unico, e ciò rappresenta il motivo principale per cui questa terra è divenuta una meta turistica di fama mondiale, sia in estate che in inverno. La commercializzazione congiunta dei prodotti locali di qualità (generi alimentari ed altre merci di pregio, ad esempio nell’ambito delle tecnologie alpine) e dell’Alto Adige come destinazione turistica è di importanza strategica. Per il futuro bisognerà riuscire a conservare intatto questo capitale naturale, pur facendo fronte al necessario consumo di risorse. Al riguardo va detto che l’Alto Adige si trova nella felice situazione di disporre di una vasta area coperta da boschi, che rappresentano un’enorme riserva di energia “rinnovabile”. Tale vantaggio è destinato a divenire sempre più significativo, in considerazione del continuo aumento dei prezzi dell’energia.

Guardare al 2020 – i fattori di successo: • Un’economia sostenibile sarà di primaria importanza in futuro. Si deve trovare un equilibrio tra la necessità di conservare le risorse naturali da una parte e le esigenze economiche e sociali dall’altra. • In futuro non si potrà fare a meno di economizzare sul consumo di energia e di acqua, e ciò vale sia per il settore privato che per le imprese. Questo obiettivo può essere raggiunto da un lato attraverso un adeguamento dello stile dei consumi, dall’altro attraverso il progresso tecnologico. • L’Alto Adige deve orientarsi con rigore verso l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili quali il cippato, i pellet o l’energia solare. • Bisogna puntare ad esportare il know-how locale nei settori del risparmio energetico (“CasaClima”) e dello sfruttamento di energie alternative (biomassa, biogas, idroelettrica, eolica e solare). • L’Alto Adige deve concentrarsi su alcuni settori fondamentali, per i quali dispone delle migliori premesse. Ne sono esempio le tecnologie alpine, i prodotti alimentari tipici (mele, vini di qualità, speck, latticini), la lavorazione del legno, i servizi nell’ambito della distribuzione e della logistica.

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6. Collaboratori e prodotti d’eccellenza per accedere ai mercati fuori provincia! L’export permette di portare in Alto Adige potere d’acqui­sto proveniente da fuori provincia, generando ricchezza. Consi­ derata la quota di esportazioni relativamente bassa, in Alto Adige c’è ancora un certo potenziale da sfruttare!

Guardare al 2020 – i fattori di successo: • È opportuno focalizzare l’attenzione sui mercati vicini. • Il sostegno fornito dall’EOS (Organizzazione export Alto Adige) della Camera di commercio dovrebbe essere rivolto in primo luogo alle piccole imprese. Le singole imprese possono aiutarsi reciprocamente mediante cooperazioni “ad hoc”. • Le aziende dovranno puntare ancora di più sulla formazione permanente dei propri dipendenti. Al riguardo, va posta particolare attenzione all’eliminazione dei deficit linguistici. • Parallelamente all’apertura di nuovi mercati deve assolutamente essere migliorata la situazione dei trasporti e della logistica. • Lo stesso vale per quanto concerne le vie di comunicazione per il turismo: la promozione effettuata in mercati lontani presuppone la presenza di idonei collegamenti aerei.

7. Le persone al centro dell’attenzione! Obiettivo degli imprenditori altoatesini non deve essere solo la minimizzazione dei costi nell’immediato, bensì il massimo successo a lungo termine. Ciò può essere raggiunto solo con la collaborazione dei propri dipendenti. Inoltre, è indispensabile che si crei un contesto sociale caratterizzato da rispetto reciproco e disponibilità al dialogo. Con una pace sociale duratura, l’Alto Adige godrà di un elevato benessere economico.

Guardare al 2020 – i fattori di successo: • La nostra provincia ha bisogno di responsabilità sociale – cioè di attenzione per il benessere professionale e personale dei collaboratori (considerazione per le esigenze delle famiglie, modelli occupazionali flessibili, ecc.) nonché per il con-

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testo sociale (ad esempio attraverso il sostegno dato ad associazioni). Nel lungo periodo, questi fattori contribuiscono a massimizzare gli utili ed il benessere. • È necessario utilizzare appieno il potenziale della forza lavoro locale, eventualmente anche attraverso il ricorso ad orari di lavoro part-time. • I lavoratori provenienti dall’estero devono essere trattati, sostenuti e retribuiti allo stesso modo di quelli del posto. Le imprese devono partecipare più intensamente al processo di integrazione. • Il partenariato sociale, inteso come dialogo e rispetto reciproco, deve essere valorizzato. Le basi in tal senso vanno poste già nell’ambito della scuola e della formazione professionale.

“Il futuro resta avvincente! La ricetta per il successo è data da uno stato d’animo positivo in ambito economico e nell’intera società, associato ad un elevato impegno da parte di tutti.” (Benedikt Gramm)

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Indice 1 L’Alto Adige come localizzazione economica ......................................... 15 1.1 Fattori di successo per il 2020: funzione di ponte, immagine positiva e condizioni-quadro ottimali . ...................................................................... 15 1.2 La situazione attuale.................................................................................... 16 1.2.1 L’Alto Adige ed i fattori di localizzazione . ........................................... 16 1.2.1.1 I punti di forza dell’Alto Adige.................................................. 18 1.2.1.2 Gli elementi di debolezza........................................................ 19 1.2.2 Accessibilità e infrastrutture di trasporto . ........................................... 20 1.3 Conclusioni e prospettive............................................................................. 22 2 Fattori psicologici e successo economico . ............................................ 25 2.1 Fattori di successo per il 2020: ottimismo tra gli imprenditori, i collaboratori e i consumatori....................................................................... 25 2.2 La situazione attuale ................................................................................... 26 2.2.1 L’ottimismo come fattore di successo ................................................. 26 2.2.1.1 Il clima di fiducia degli imprenditori e dei consumatori . .......... 26 2.2.1.2 La situazione in Alto Adige ..................................................... 26 2.2.2 La motivazione dei collaboratori.......................................................... 28 2.2.2.1 Un approccio teorico al problema della motivazione . ............. 28 2.3 Conclusioni e prospettive............................................................................. 30 2.3.1 Ottimismo e clima di fiducia................................................................. 30 2.3.2 Motivazione dei collaboratori............................................................... 31 3 Un’economia basata sulle piccole imprese . ........................................... 32 3.1 Fattori di successo per il 2020: imprese più grandi, cooperazioni, massima produttività, settori di nicchia ........................................................ 32 3.2 La situazione attuale.................................................................................... 33 3.2.1 Vantaggi e svantaggi delle piccole imprese ........................................ 33 3.2.1.1 La capacità di sopravvivenza delle PMI................................... 34 3.2.1.2 Efficienza delle PMI................................................................. 34 3.3 Conclusioni e prospettive ............................................................................ 35 4 Innovazione e risorse umane.................................................................... 37 4.1 Fattori di successo per il 2020: trasferimento tecnologico, collaborazione scuola - economia, accademie tecniche .............................. 37 4.2 La situazione attuale.................................................................................... 38 4.2.1 Innovazione e ricerca.......................................................................... 38 4.2.2 L’importanza delle risorse umane........................................................ 42 4.2.3 Il mercato del lavoro............................................................................ 48 4.3 Conclusioni e prospettive ............................................................................ 48

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5 Tradizione ed eccellenza . ......................................................................... 50 5.1 Fattori di successo per il 2020: autenticità, unicità e sostenibilità................. 50 5.2 La situazione attuale.................................................................................... 51 5.2.1 Settori di eccellenza dell’economia altoatesina .................................. 51 5.2.1.1 Il turismo in Alto Adige............................................................. 51 5.2.1.2 Agricoltura e prodotti tipici....................................................... 54 5.2.1.3 Energia ed ambiente............................................................... 55 5.3 Conclusioni e prospettive ............................................................................ 58 5.3.1 Turismo e prodotti tipici ...................................................................... 58 5.3.2 Energia ed ambiente........................................................................... 59 6 Il commercio estero .................................................................................. 61 6.1 Fattori di successo per il 2020: concentrarsi sui mercati vicini e tradizionali, supporto alle piccole imprese ................................................ 61 6.2 La situazione attuale.................................................................................... 61 6.2.1 Le imprese altoatesine ed il commercio estero . ................................. 61 6.3 Conclusioni e prospettive ............................................................................ 63 7 Concertazione e responsabilità sociale . ................................................. 65 7.1 Fattori di successo per il 2020: partenariato sociale, responsabilità sociale e pace sociale ................................................................................. 65 7.2 La situazione attuale.................................................................................... 66 7.2.1 Pace sociale e sviluppo sostenibile..................................................... 66 7.2.2 La responsabilità sociale d’impresa (Corporate Social Responsibility) ................................................................ 66 7.3 Conclusioni e prospettive ............................................................................ 68

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Capitolo 1

1 L’Alto Adige come localizzazione economica 1.1 Fattori di successo per il 2020: funzione di ponte, immagine positiva e condizioni-quadro ottimali “L’Alto Adige si trova sul versante soleggiato delle Alpi, ma non solo … la nostra terra è situata anche sulla grande arteria che collega il nord al sud passando per il Brennero e costituisce pertanto l’anello di congiunzione tra due culture. È quindi da sempre predestinata a diventare il crocevia tra due grandi aree economiche: l’Austria e la Germania meridionale da una parte e le ricche regioni dell’Italia settentrionale dall’altra. I mercati di Bolzano furono citati per la prima volta in un documento del 1202; più tardi sarebbero diventati il punto di incontro e di collegamento per mercanti provenienti da ogni angolo del territorio mitteleuropeo e dall’Italia. Questa funzione di ponte è ben presente ancora oggi e potrà essere ulteriormente rafforzata in futuro. I presupposti ideali per raggiungere questo traguardo ci sono tutti: posizione geografica strategica e conoscenza di due lingue e di due culture. Le aziende del nord si servono dell’Alto Adige come trampolino per accedere al mercato italiano. Per gli imprenditori della penisola, invece, la nostra provincia funge da testa di ponte verso i mercati del nord. La libera circolazione delle merci ci espone, è vero, ad una concorrenza sempre più spietata. Allo stesso tempo, però, consente alle imprese più competitive un accesso illimitato a promettenti mercati esteri. Inoltre, l’autonomia di cui gode l’Alto Adige incide in modo molto positivo sullo sviluppo economico. La pressione fiscale è effettivamente alta, ma la maggior parte delle imposte rimane in provincia, tornando a beneficio delle molteplici iniziative e degli investimenti. Nei prossimi anni, i contributi destinati all’economia dovranno essere ancor più focalizzati su programmi validi e orientati al futuro. La galleria di base del Brennero risolverà in gran parte il problema del continuo incremento del traffico. Finché non sarà completata, tuttavia, ci attendono anni difficili. In futuro il trasporto su rotaia dovrà fornire un contributo determinante al decongestionamento delle strade. L’Alto Adige, importante ed apprezzata meta turistica, non può permettersi di rimanere senza un aeroporto adeguato. È pertanto necessario provvedere all’ampliamento dello scalo esistente. Non v’è dubbio che, pur con la dovuta cautela per tutelare la natura e il paesaggio, si troverà il modo di soddisfare le esigenze fondamentali di tutti, grazie anche al progresso tecnologico.” (Benedikt Gramm)

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Capitolo 1

1.2 La situazione attuale 1.2.1 L’Alto Adige ed i fattori di localizzazione L’economia internazionale è sempre più caratterizzata da una tendenza alla globalizzazione e da una forte mobilità dei capitali. In un tale contesto, le tematiche dell’efficienza e della competitività assumono un nuovo significato, che va ben oltre la sfera della singola impresa e arriva a coinvolgere l’economia di interi Paesi o regioni. Le diverse localizzazioni economiche sono in concorrenza tra loro per garantire alle imprese condizioni favorevoli dal punto di vista istituzionale e normativo, infrastrutture adeguate ed un mercato del lavoro efficiente, creando così i presupposti per un’economia forte ed una crescita dinamica. Lo sviluppo economico vissuto dall’Alto Adige negli ultimi decenni rappresenta indubbiamente un successo: la nostra provincia vanta un’economia florida, stabilità congiunturale, piena occupazione ed un elevato tenore di vita. Ciò non sarebbe possibile senza una serie di fattori che la rendono una localizzazione economica favorevole. La sfida per il futuro consiste nel mantenere l’attuale livello di prosperità e gli elevati tassi di crescita che caratterizzano l’economia locale. Fig. 1.1

Negli ultimi anni l’IRE (Istituto di ricerca economica) della Camera di commercio di Bolzano ha condotto varie rilevazioni finalizzate a conoscere l’opinione degli imprenditori riguardo all’Alto Adige come localizzazione economica. I grafici di fig. 1.2 ed 1.3 evidenziano l’importanza attribuita dagli intervistati ai diversi fattori di localizzazione ed il giudizio da loro espresso riguardo alla situazione della nostra provincia.

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Capitolo 1 Fig. 1.2

Fig. 1.3

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Capitolo 1 1.2.1.1 I punti di forza dell’Alto Adige

L’Alto Adige evidenzia una situazione ottimale per quanto riguarda i cosiddetti fattori “soft”, ossia quegli elementi che, pur non essendo quantificabili e non incidendo direttamente sul bilancio dell’impresa, influiscono in misura rilevante sulle decisioni di localizzazione. Bolzano e l’Alto Adige si collocano nelle posizioni di vertice tra le province italiane in tutte le principali graduatorie relative alla qualità ambientale ed alla qualità di vita1. Ciò rappresenta un vantaggio rilevante, sopratutto per le aziende che hanno la necessità di attrarre personale altamente qualificato (dirigenti, manager, tecnici specializzati), magari proveniente da altre regioni o dall’estero. Ambiente, paesaggio e qualità di vita si traducono in un’immagine positiva della nostra terra, di cui beneficiano il turismo ed in generale tutti i settori della nostra economia. Inoltre, tale immagine positiva si trasmette ai prodotti dell’Alto Adige. Ciò vale in particolar modo per il comparto agroalimentare, ma anche per le produzioni legate alla montagna, al tempo libero, all’ambiente (casa clima, tecnologie alpine, ecc.). Tra i fattori di localizzazione “soft” ricordiamo anche la pace sociale, che in provincia di Bolzano è decisamente soddisfacente. Essa è considerata molto importante dagli imprenditori: la bassa conflittualità contribuisce a migliorare il clima sul lavoro e la produttività. Inoltre, ciò consente una migliore integrazione dell’impresa nel tessuto sociale, creando le condizioni perché si sviluppi una “responsabilità sociale d’impresa”. L’Alto Adige soddisfa gli imprenditori anche per quanto riguarda la stabilità e prevedibilità del contesto politico e normativo, l’atteggiamento dell’Amministrazione Provinciale nei confronti delle imprese, la politica degli incentivi, le infrastrutture di telecomunicazione ed i collegamenti internazionali. Per quanto concerne questi ultimi, la posizione strategica dell’Alto Adige sull’asse del Brennero gioca senz’altro un ruolo fondamentale. Riguardo alla formazione, va detto che nella nostra provincia i giovani prediligono i percorsi scolastici che offrono sbocchi immediati sul mercato del lavoro: gli istituti professionali e l’apprendistato sono molto apprezzati, il che incrementa le possibilità delle imprese di reperire buoni operai e valido personale tecnico – amministrativo. Inoltre, le scuole altoatesine hanno ottenuto valutazioni molto positive in occasione dell’indagine PISA (Programme for International Student Assessment) condotta dall’OCSE. Per finire, tra i punti di forza va citato il bilinguismo della popolazione: esso rappresenta il fattore principale che ha indotto molte imprese estere ad insediarsi nella nostra provincia per accedere al mercato italiano. L’Alto Adige ha così assunto una funzione di ponte tra l’area economica italiana e quella austriaca e tedesca, con riflessi positivi per i settori del commercio all’ingrosso, dei trasporti e della logistica.

L’Alto Adige si classifica al primo posto fra le province italiane nella classifica 2007 relativa all’indice di qualità ambientale di “Legambiente”, al secondo posto nella graduatoria della qualità di vita redatta da “Il Sole 24 Ore” e al primo in quella di “Italia Oggi”.

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Capitolo 1 1.2.1.2 Gli elementi di debolezza

La nostra analisi non ha mancato di evidenziare elementi di insoddisfazione da parte degli imprenditori, che talvolta possono riguardare fattori della massima importanza. Ad esempio, nonostante la formazione professionale sia eccellente, vari operatori lamentano una scarsa disponibilità di forza lavoro qualificata. Se da un lato appare fisiologico che le imprese possano incontrare difficoltà nel reperire personale in un mercato del lavoro caratterizzato da piena occupazione, dall’altro, è necessario considerare che la predilezione dei giovani per la formazione professionale comporta una ridotta disponibilità di laureati. Di conseguenza, possono sorgere difficoltà nella ricerca di personale con formazione accademica in particolari settori. Per essere competitivi in un’economia sempre più basata sulla conoscenza e l’innovazione è necessario favorire gli investimenti in risorse umane, particolarmente in ambito tecnico e scientifico. Da questo punto di vista potrà giocare un ruolo importante la Libera Università di Bolzano, che in breve tempo ha saputo acquisire una forte identità, grazie anche alla sua connotazione internazionale e all’attività didattica in tre lingue (italiano, tedesco ed inglese). Un importante fattore di localizzazione valutato negativamente dagli imprenditori è la pressione fiscale. Effettivamente la situazione italiana non appare ottimale da questo punto di vista: il cuneo fiscale risulta relativamente elevato, così come l’aliquota d’imposta sui redditi delle società di capitali. A ciò si aggiunge, peraltro, l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (IRAP), che colpisce il valore della produzione netta e contribuisce così de facto ad incrementare ulteriormente il cuneo fiscale. La Legge Finanziaria 2008 ha però riformato le aliquote IRES (dal 33% al 27,5%) e IRAP (dal 4,25% al 3,9%), seppure a fronte di un ampliamento della base imponibile. Anche la Provincia Autonoma di Bolzano è intervenuta deliberando una diminuzione dell’IRAP, nella misura dello 0,5% per la generalità dei casi e addirittura dell’1% per le imprese che rinunciano agli incentivi provinciali per cinque anni. Proseguendo nell’analisi dei fattori considerati critici dagli imprenditori, è d’obbligo soffermarsi sul problema della scarsa disponibilità di aree per insediamenti produttivi. In effetti, in Alto Adige la domanda supera di gran lunga l’offerta, il che determina spesso lunghi tempi di attesa per l’assegnazione. Per quanto concerne i costi dei terreni assegnati alle imprese, questi vengono calcolati sulla base dei valori di riferimento per la determinazione delle indennità di espropriazione. Si tratta di importi spesso elevati, che nei principali centri e in alcune località turistiche possono superare i 300 €/m2. Tuttavia, bisogna considerare che a questi valori viene applicata una riduzione del 30%, a fronte del deprezzamento conseguente al fatto che le aree sono assoggettate a vincolo. Inoltre la Provincia interviene con contributi di importo

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Capitolo 1 variabile secondo le dimensioni dell’impresa e con la parziale copertura dei costi di infrastrutturazione. In ogni caso, nonostante gli sforzi della politica economica, il problema appare di difficile soluzione: difficoltà di questo tipo sono comuni a molte regioni montane, ove la superficie insediativa è limitata dalle caratteristiche del territorio e dalle esigenze di tutela ambientale. Ad incrementare i prezzi contribuisce poi il fatto che la nostra provincia è caratterizzata da un reddito elevato e da una forte vocazione turistica. Infine, gli imprenditori lamentano gli elevati costi energetici. Effettivamente in Italia il costo dell’energia elettrica per usi industriali è il più elevato d’Europa: a seconda del tipo di utenza, le nostre imprese pagano l’energia elettrica tra il 21% ed il 46% in più della media dei Paesi UE15.

1.2.2 Accessibilità e infrastrutture di trasporto Una buona accessibilità rappresenta un requisito indispensabile per lo sviluppo economico di qualunque regione. La collocazione geografica dell’Alto Adige al confine con l’Austria è considerata un vantaggio dal punto di vista dei collegamenti internazionali, ma molti imprenditori interessati al mercato nazionale ritengono che la nostra provincia sia troppo lontana dai principali centri economici del Nord Italia. A ciò si aggiunge che, a causa della conformazione montana del territorio, la rete ferroviaria e soprattutto stradale non soddisfano completamente le esigenze delle imprese. In effetti, l’ultimo rapporto di Unioncamere e Istituto Tagliacarne sulla dotazione di infrastrutture2 evidenzia un certo deficit dell’Alto Adige, che si colloca all’81° posto tra le 103 province italiane, con un indice di dotazione infrastrutturale di trasporto pari al 63,6% della media nazionale3. L’Alto Adige ottiene punteggi bassi o medio – bassi per tutte tre le tipologie di infrastrutture di trasporto esaminate: aeroporti, strada e ferrovia. Il risultato migliore riguarda la ferrovia, che vede la nostra provincia al 54° posto in Italia, con un indice di dotazione pari al 90,8% della media nazionale. In questo caso, la ridotta lunghezza della rete e la carenza di collegamenti con treni ad alta velocità sono parzialmente compensate dalla buona qualità della linea, in gran parte elettrificata e a doppio binario. Il deficit è maggiore per quanto riguarda l’indice di dotazione della rete stradale, che si attesta all’83,1% della media nazionale e colloca la nostra provincia al 64° posto. Infine, l’indice relativo alle infrastrutture aeroportuali (17,0%) ci vede addirittura al 94° posto, per effetto sia della ridotta importanza dello scalo di Bolzano, sia della mancanza di altri aeroporti (italiani) nelle vicinanze. In effetti, affinché l’aeroporto di 2 3

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Cfr. Unioncamere – Istituto Tagliacarne, 2006. Il valore scaturisce dalla media di tre distinti indici di dotazione infrastrutturale per le strade, le ferrovie e gli aeroporti. Tali indici permettono di calcolare l’offerta di infrastrutture di cui ciascuna provincia dispone e di confrontarla con la relativa domanda, stimata in base alla superficie, alla popolazione ed al numero di occupati. La valutazione dell’offerta tiene conto di una serie di indicatori quantitativi e qualitativi, diversi a seconda della tipologia di infrastrutture: • l’indice di dotazione della rete stradale viene calcolato considerando la lunghezza dei tratti autostradali e delle strade statali, provinciali e comunali, assieme ad indicatori di qualità come la lunghezza dei tratti autostradali a tre corsie, il numero di porte autostradali, il fatto che queste siano o meno dotate di Viacard e Telepass, il numero di stazioni autostradali e la spesa provinciale per la manutenzione delle strade; • l’indice di dotazione della rete ferroviaria tiene conto della lunghezza dei tratti a binario unico e a doppio binario, dell’elettrificazione della linea, nonché del numero di treni ad alta velocità Eurostar e dei relativi giorni di transito; • l’indice di dotazione delle strutture aeroportuali è definito sulla base delle dimensioni degli aeroporti in termini di sedime, area di parcheggio degli aerei, superficie, lunghezza e larghezza delle piste, nonché di indicatori di qualità come le spese per la gestione finanziaria, le spese ed entrate Enav e la presenza di attività commerciali non aeronautiche. Si tiene conto non solo delle opere materialmente ubicate sul territorio, ma anche della vicinanza ad aeroporti situati in altre province, entro un raggio di 200 km dal baricentro demografico ed economico della provincia in esame.

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Capitolo 1 Bolzano possa contribuire apprezzabilmente allo sviluppo economico della nostra provincia sarebbe necessario un ampliamento: si pensi, ad esempio, che esso ha un volume annuo di passeggeri pari appena al 6,3% di quello registrato ad Innsbruck. Fig. 1.4

Per quanto riguarda il Passo del Brennero, va detto che esso, oltre a rappresentare la principale via di comunicazione tra l’Italia ed il resto dell’Europa, è il più importante valico alpino per volume di traffico: sommando il trasporto su gomma e su rotaia, nel 2006 sono transitate attraverso il Brennero 45,9 milioni di tonnellate di merci. Purtroppo, solamente un quarto di queste viaggia su ferrovia, mentre il traffico su gomma continua a crescere molto rapidamente: dal 2000 ad oggi esso è aumentato del 35%, aggravando l’impatto ambientale su un paesaggio di per sé delicato come quello alpino4. Inoltre, quasi il 37% del traffico pesante in circolazione sul tratto altoatesino dell’Autostrada del Brennero è rappresentato da traffico di transito5. Per evitare la completa saturazione delle vie di comunicazione esistenti è necessario il trasferimento dalla strada alla rotaia di una parte consistente del traffico merci. Ciò potrà accadere solamente con la realizzazione della Galleria di Base del Brennero, la cui messa in esercizio non avverrà però prima del 2020.

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Fonte dei dati: Confederazione Svizzera, Ufficio federale dei trasporti. Fonte: Autostrada del Brennero.

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Capitolo 1 Fig. 1.5

1.3 Conclusioni e prospettive In conclusione, in Alto Adige non mancano fattori critici, ma gli elementi positivi sembrano sicuramente prevalere. Del resto l’indagine empirica condotta dall’IRE ha evidenziato che, nella maggior parte dei casi, le imprese altoatesine che scelgono di localizzarsi fuori provincia non lo fanno tanto per trovare condizioni migliori, bensì essenzialmente per motivi logistici di vicinanza ai mercati, ai fornitori o a grandi clienti (vedi fig. 1.6). Per far sì che la nostra provincia continui ad essere una localizzazione economica attraente e possa offrire dei vantaggi competitivi alle imprese locali, bisognerà svilupparne ulteriormente i punti di forza ed affrontare alcune problematiche.

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Capitolo 1 Fig. 1.6

Premesso che l’Alto Adige gode di un’immagine positiva che deve essere valorizzata e sfruttata al meglio, è necessario puntare esclusivamente su produzioni di elevata qualità e conservare intatti l’ambiente e la tipicità di questa terra. Inoltre il bilinguismo, la posizione strategica sull’asse del Brennero e la conoscenza della realtà economica italiana e di altri Paesi (in particolare quelli dell’area germanofona) rappresentano un fattore di competitività che può essere sfruttato ulteriormente, puntando a fornire servizi ad elevato valore aggiunto alle imprese italiane ed estere. In futuro sarà sempre più importante investire in conoscenza e innovazione. Per quanto riguarda la formazione è essenziale mantenere un dialogo continuo tra scuola ed economia. Sono pertanto da incoraggiare iniziative come i tirocini in azienda per studenti ed insegnanti o gli interventi nelle scuole da parte di imprenditori. Il sistema scolastico dovrebbe essere il più possibile aperto e flessibile, garantendo ai giovani la possibilità di cambiare agevolmente il corso di studi, anche tra scuole ad indirizzo professionale e generale. In questo modo gli studenti potranno adattare il percorso formativo ai mutamenti delle proprie preferenze o ai cambiamenti in atto nel mondo del lavoro. A livello universitario è necessario garantire un’offerta flessibile e sempre attuale di percorsi di studio, adeguandosi rapidamente alle esigenze dell’economia. Infine, è auspicabile che l’Università di Bolzano ed il TIS possano assumere sempre più un ruolo chiave per quanto riguarda l’attività di ricerca e sviluppo ed il trasferimento di know-how, divenendo così partner fondamentali per le imprese nell’ambito del processo di innovazione.

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Capitolo 1 La politica economica dovrà continuare ad essere stabile e prevedibile, fissando un chiaro quadro istituzionale e normativo entro il quale le imprese possano assumere con sicurezza le proprie decisioni di sviluppo a medio e lungo termine. La Pubblica Amministrazione, oltre a proseguire sulla strada del miglioramento dell’efficienza e della riduzione del carico burocratico, dovrà essere sempre più un partner per le imprese, in grado di fornire servizi e consulenza. Con la creazione di BLS (Business Location Alto Adige), la nostra provincia viene a disporre di una struttura che potrà giocare un ruolo importante per il marketing dell’Alto Adige come localizzazione economica e fungere da punto di riferimento per le imprese interessate, contribuendo nel contempo a migliorare l’efficienza delle procedure di assegnazione alle aziende locali delle aree per insediamenti produttivi. Appare inoltre desiderabile un potenziamento delle infrastrutture di trasporto, in quanto il confronto con le altre province italiane evidenzia alcune carenze. In un’ottica di sviluppo sostenibile, il rafforzamento dell’asse ferroviario attraverso la realizzazione della Galleria di Base del Brennero rappresenterà senz’altro un progresso significativo. Infine, si potrebbe valutare l’opportunità di misure volte a garantire alle imprese condizioni più vantaggiose sul mercato dell’energia.

Bibliografia • [ASTAT, 2007] R. Zambiasi: “Studenti altoatesini nelle università austriache ed italiane 2005/06”, Astat info n. 31, Bolzano, giugno 2007. • [Bonati, 2007] G. Bonati: “IRPEF 2007: cambio di aliquote, scaglioni di reddito e detrazioni d’imposta”, Il Sole 24 Ore – Informatore Pirola n. 3, 15 gennaio 2007. • [Schweizerische Eidgenossenschaft – BAV, 2007] Schweizerische Eidgenossenschaft – Bundesamt für Verkehr BAV: „Alpinfo 2006 – Alpenquerender Güterverkehr auf Strasse und Schiene“, Bern, August 2007. • [Eurostat, 2007] Eurostat: “Taxation trends in the European Union”, Office for Official Publications of the European Communities, Luxembourg, 2007. • [Giannini – Guerra, 2006] S. Giannini, M.C. Guerra: “Il cuneo visto da vicino”, giugno 2006. • [Governo Italiano, 2007] Governo Italiano: “Consiglio dei Ministri del 28.09.2007, Disegno di legge finanziaria 2008-2010”, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Roma, settembre 2007. • [ICEI, 2007] ICEI – Internationales Central Europa Institut: „Standort Radar 2006 – Analyse der Stand­ort­attraktivität: Südtirol im österreichischen Wettbewerbsumfeld“, Schwi-Schwillinsky, Wien, 2007. • [IRE, 1997] M. Larch e C. Vigl: “L’Alto Adige come localizzazione economica”, IRE - Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, 1997. • [IRE, 2006] O. Lechner, L. Partacini, G. Tappeiner: “Quanto sono innovative le imprese altoatesine?”, IRE - Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, 2006. • [IRE, 2008] O. Lechner, L. Partacini, G. Tappeiner: “L’Alto Adige come localizzazione economica”, Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, gennaio 2008. • [OECD, 2000] G. Nicoletti, S. Scarpetta, O. Boylaud: “Summary Indicators of Product Market Re­gulation with an Extension to Employment Protection Legislation”, Economics Department Working Paper No. 226, OECD, April 2000. • [OECD, 2005] P. Conway, V. Janod, G. Nicoletti: “Product Market Regulation in OECD Countries: 1998 to 2003”, Economics Department Working Paper No. 419, OECD, April 2005. • [OECD, 2006] T. Koyama, S. Golub: “OECD’s FDI Regulatory Restrictiveness Index: Revision and Ex­tension to more Economies”, Economics Department Working Paper No. 525, OECD, December 2006. • [Provincia Bolzano, 2007a] C. Picus: “Apprendisti sul mercato del lavoro locale”, Provincia Autonoma di Bolzano – Ripartizione Lavoro, Bolzano, maggio 2007. • [Provincia Bolzano, 2007b] Provincia Autonoma di Bolzano, Assessorato dell’economia e delle Finanze, Assessore dott. Werner Frick: “Riforma aree produttive – Modifica della Legge urbanistica provinciale L.P. n. 13/97, art 44 – 51ter”, Bolzano, agosto 2007. • [Provincia Bolzano, 2007c] Provincia Autonoma di Bolzano - Ripartizione Artigianato, industria e commercio, Ripartizione Innovazione, ricerca, sviluppo e cooperazione: “Crescita in Alto Adige – Il nuovo sistema di agevolazione all’economia”, Bolzano, 2007. • [Unioncamere – Tagliacarne, 2006] Unioncamere e Istituto Tagliacarne: “La dotazione delle infrastrutture nelle Province italiane”, Roma, giugno 2006.

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Capitolo 2

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Fattori psicologici e successo economico

2.1 Fattori di successo per il 2020: ottimismo tra gli imprenditori, i collaboratori e i consumatori “Già John Maynard Keynes e Joseph Schumpeter, due tra i più acuti economisti del XX° secolo, avevano posto l’accento sull’importanza di un atteggiamento di fondo positivo. Una buona dose di fiducia rientra nell’armamentario di ogni imprenditore di successo. Gli atteggiamenti negativi, infatti, si trasmettono subito ai collaboratori, mentre un capo che lancia messaggi positivi crea spirito di gruppo e riesce a motivare le persone. Laddove regna l’ottimismo c’è anche dinamismo! La figura dell’imprenditore riveste un ruolo centrale per la crescita e lo sviluppo di qualsiasi azienda. Il capo deve essere un esempio per i propri collaboratori, deve saperli motivare e amalgamare, trasformandoli in una vera squadra. L’ottimismo da solo, tuttavia, dà ben pochi frutti se mancano le premesse di base. Sono soprattutto i clienti che devono essere soddisfatti delle prestazioni offerte: loro sono i veri datori di lavoro! A determinare la forza e il dinamismo della società nel suo complesso contribuiscono poi anche i politici, gli investitori e, non da ultimo, i giovani. La fiducia e l’ottimismo sono valori fondamentali da curare attentamente. Perché vi sia fiducia nel futuro è però necessaria una solida base materiale, vale a dire un reddito soddisfacente – a prescindere dal fatto che questo provenga da un’attività autonoma o da un lavoro dipendente.” (Benedikt Gramm)

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Capitolo 2

2.2 La situazione attuale 2.2.1 L’ottimismo come fattore di successo L’atteggiamento di fondo delle persone (imprenditori, consumatori, rappresentanti di istituzioni, ecc.), la reciproca fiducia che esse manifestano e le aspettative che nutrono riguardo al futuro giocano un ruolo significativo nell’ambito dell’economia: l’ottimismo è una componente fondamentale del successo! 2.2.1.1 Il clima di fiducia degli imprenditori e dei consumatori

L’elemento psicologico diviene sempre più importante per le analisi congiunturali. Varie istituzioni, a livello nazionale ed internazionale, rilevano periodicamente il “clima di fiducia”: imprenditori e consumatori vengono intervistati riguardo alle loro aspettative circa la situazione economica attuale e futura, definita attraverso una serie di variabili quali l’andamento del fatturato, il reddito, le prospettive occupazionali, la spesa per consumi, il risparmio e gli investimenti. In questo modo è possibile effettuare delle previsioni riguardo alle tendenze in atto a livello macroeconomico. Ad esempio, un elevato grado di fiducia degli imprenditori significa che essi prevedono un andamento positivo del fatturato e della redditività. Di conseguenza, le aziende saranno portate ad effettuare nuovi investimenti e assunzioni, in modo da far fronte all’atteso incremento della domanda. Analogamente, un atteggiamento fiducioso da parte dei consumatori indica che le aspettative riguardanti il reddito sono positive, il che lascia presupporre un imminente incremento dei consumi. Le indagini empiriche confermano che un atteggiamento positivo dei consumatori e degli operatori economici porta ad un rafforzamento della congiuntura, mentre un diffuso pessimismo può prolungare la durata delle fasi di recessione. Gli effetti delle variazioni del clima di fiducia sono avvertiti in particolare dal settore dei servizi e dalle aziende produttrici di beni di investimento e beni di consumo durevoli. 2.2.1.2 La situazione in Alto Adige

L’IRE, nell’ambito della propria indagine congiunturale, analizza sia le aspettative degli imprenditori che quelle dei consumatori, in modo da poter tracciare un quadro completo della situazione dell’economia altoatesina. L’indice del clima di fiducia degli imprenditori, rilevato su base semestrale, è dato dalla percentuale di intervistati che valutano positivamente la redditività della propria azienda1. Negli ultimi mesi tale indice ha fatto registrare una lieve flessione, dovuta al fatto che per il 2008 si prevede un generale rallentamento dell’economia a livello mondiale. Tuttavia, il clima di fiducia tra gli imprenditori altoatesini resta

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L’indice del clima di fiducia delle imprese è calcolato come media tra: • la valutazione retrospettiva degli imprenditori riguardo alla redditività dell’azienda nell’ultimo semestre precedente l’intervista; • le aspettative degli imprenditori stessi riguardo alla redditività dell’azienda nei sei mesi successivi al momento dell’intervista.

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Capitolo 2 decisamente buono: come si può vedere dal grafico di fig. 2.1, relativo all’analisi congiunturale condotta nell’autunno 2007, oltre l’84% degli imprenditori ha espresso un giudizio positivo.2 Fig. 2.1

Per quanto concerne i consumatori, va detto che la grande maggioranza appare soddisfatta del proprio benessere economico: in generale le famiglie dispongono di un reddito sufficiente ad acquistare i beni e servizi necessari per un adeguato tenore di vita. Inoltre, il buon andamento che l’economia altoatesina fa registrare ormai da molti anni si riflette positivamente sulle aspettative per il futuro. L’indice del clima di fiducia dei consumatori altoatesini si attesta pertanto su livelli più elevati della media italiana ed europea3 (vedi fig. 2.2).

Cfr. IRE, 2007b. L’IRE, al fine di garantire la comparabilità tra la propria rilevazione del clima di fiducia dei consumatori e le analoghe indagini condotte a livello nazionale ed internazionale, ha adottato per il calcolo dell’indice la metodologia standard utilizzata per la “European Consumer Survey”. Il questionario utilizzato per l’inchiesta prevede in genere 5 modalità di risposta a ciascuna domanda, a partire dalle quali è possibile calcolare la quota percentuale di quanti rispondono, rispettivamente, in modo molto positivo (PP), positivo (P), neutrale, negativo (N) e molto negativo (NN). Per ogni domanda il saldo si calcola quindi nel modo seguente: S = 2*PP + P - N - 2*NN. L’indicatore del clima di fiducia è ottenuto come media aritmetica dei saldi ponderati di quattro domande riguardanti la situazione economica del paese, l’andamento della disoccupazione, la situazione finanziaria e le possibilità di risparmio della famiglia nei prossimi dodici mesi.

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Capitolo 2 Fig. 2.2

2.2.2 La motivazione dei collaboratori Così come un buon clima di fiducia rappresenta un fattore di successo a livello macroeconomico, la motivazione dei collaboratori è un elemento chiave della produttività nell’ambito delle singole imprese. Il modo in cui le aziende o le istituzioni (pubbliche o private) interagiscono con il proprio personale ha grande rilevanza, in quanto i collaboratori possono rappresentare il principale vantaggio competitivo di un’organizzazione. Per garantire la qualità e l’efficienza dei processi aziendali non è sufficiente disporre di personale qualificato: solo lavoratori adeguatamente motivati garantiscono il massimo impegno e senso di responsabilità nello svolgimento delle proprie mansioni. All’imprenditore o al personale direttivo spetta pertanto l’importante compito di creare i giusti incentivi per stabilire un legame duraturo tra l’impresa ed i collaboratori e far sì che questi condividano appieno gli obiettivi aziendali. 2.2.2.1 Un approccio teorico al problema della motivazione

Il comportamento umano è sempre riconducibile a particolari motivazioni. In particolare, si distingue tra i fattori di motivazione “intrinseci”, rappresentati dai valori che ciascuno ritiene importanti per se stesso (ad esempio il desiderio di ricoprire un ruolo importante e di responsabilità, avere libertà di decisione, svolgere mansioni interessanti, sviluppare le proprie capacità) e fattori estrinseci, definiti dai superiori allo scopo di motivare il lavoratore al comportamento desiderato (ad esempio promozioni e aumenti di stipendio, ma anche punizioni, come nel caso delle sanzioni disciplinari). In generale i fattori di motivazione estrinseci hanno un effetto forte ma

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Capitolo 2 limitato nel tempo, mentre i fattori intrinseci risultano tendenzialmente più efficaci nel lungo periodo.4 Le teorie della motivazione analizzano le connessioni tra il comportamento umano ed i suoi fattori determinanti. Nell’ambito specifico della motivazione dei lavoratori nell’impresa, è il caso di ricordare la “Teoria dei due fattori” di Frederick Herzberg5. Egli distingue tra i “fattori motivanti”, capaci di evocare autentica soddisfazione nel lavoratore, ed i “fattori di igiene”, che di per sé non contribuiscono a generare soddisfazione, ma che sono indispensabili per evitare una situazione di disagio (vedi fig. 2.3). I fattori motivanti riguardano il contenuto del lavoro e le esigenze personali di crescita: tra essi figurano il lavoro in se stesso, il riconoscimento della propria prestazione, la responsabilità e la crescita professionale. I fattori di igiene, invece, sono solitamente connessi con il contesto in cui si svolge l’attività lavorativa e riguardano, ad esempio, le condizioni di lavoro, la retribuzione, le relazioni con i superiori, i colleghi ed i subordinati, le politiche aziendali, lo status, la sicurezza del lavoro, ecc. Per disporre di lavoratori adeguatamente motivati è necessario tenere in considerazione entrambi gli aspetti: i fattori motivanti, per essere efficaci, richiedono che siano garantiti i fattori di igiene. Fig. 2.3

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Cfr. Steinmann - Schreyögg, 2000. Cfr. Herzberg, 1968.

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Capitolo 2 La motivazione del personale è un importante compito della dirigenza, ed uno stile di direzione orientato ai collaboratori è fondamentale da questo punto di vista. Idealmente, il superiore dovrebbe determinare gli obiettivi da raggiungere (“cosa” deve essere fatto), lasciando ai propri collaboratori una certa libertà per quanto riguarda le modalità di svolgimento dei propri compiti (“come” fare le cose). Il personale direttivo ha come compito principale quello di “guidare” i collaboratori, senza però sottrarre loro le proprie responsabilità. Altrimenti, i dirigenti risulteranno gravati da un eccessivo carico di lavoro e la motivazione dei collaboratori diminuirà. Per quanto concerne la definizione degli obiettivi, è generalmente preferibile favorire la partecipazione dei lavoratori al processo decisionale. Il coinvolgimento del personale fa sì che esso possa identificarsi maggiormente con i propri compiti, il che è utile sul piano della soddisfazione e della produttività. Accanto agli studiosi di scienze comportamentali, anche gli economisti si occupano del problema della motivazione del personale. A questo proposito è indubbiamente interessante la teoria dei “salari efficienti”, che presuppone una reciprocità tra il livello della retribuzione e le prestazioni dei lavoratori6. In base a questo approccio, i collaboratori ben retribuiti tenderanno a lavorare in modo più disciplinato e coopereranno meglio tra loro. Alcune indagini empiriche mostrano però che a fungere da incentivo, più che la retribuzione individuale del singolo lavoratore, è il livello generale degli stipendi nell’impresa. Questo rappresenta un segnale per tutto il personale, che è così indotto a massimizzare l’impegno. Altri studi hanno evidenziato come il rapporto tra retribuzione e prestazione lavorativa possa essere influenzato dai risultati economici dell’impresa, intesi in termini di profitti7. Mantenendo costante la retribuzione, profitti in crescita tenderebbero a far diminuire l’impegno dei lavoratori, mentre profitti in diminuzione indurrebbero il personale a migliorare le proprie prestazioni.

2.3 Conclusioni e prospettive 2.3.1 Ottimismo e clima di fiducia Posto che l’ottimismo dei consumatori e degli operatori economici può determinare una migliore dinamica congiunturale, appare opportuno riflettere riguardo alle possibilità che la politica economica ha di influenzare positivamente il “clima di fiducia”. Naturalmente l’economia risente delle tendenze in atto a livello europeo e mondiale, ma è comunque possibile adottare comportamenti che aiutino a superare al meglio le fasi di debolezza congiunturale. Innanzitutto, la politica economica deve garantire continuità, in modo da permettere ad imprenditori e consumatori di 6 7

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Cfr. Mühlau - Lindenberg, 2003. Crf. Hannan, 2005.

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Capitolo 2 pianificare al meglio il futuro. In secondo luogo, il grado di ottimismo delle famiglie è legato in gran misura alle prospettive occupazionali, e ciò vale non solo per le persone già attive sul mercato del lavoro, ma anche per le nuove generazioni che si apprestano a farvi ingresso. L’Alto Adige, fortunatamente, gode di una situazione di piena occupazione, ma è necessario mantenere anche in futuro un atteggiamento positivo verso la creazione di nuove imprese che possano offrire alla popolazione posti di lavoro di qualità. Naturalmente è auspicabile che tali imprese raggiungano una certa dimensione critica, in modo da operare con efficienza.

2.3.2 Motivazione dei collaboratori La motivazione dei collaboratori è essenzialmente compito degli imprenditori e dei dirigenti delle singole aziende. Particolarmente efficaci, da questo punto di vista, sono gli incentivi correlati ai risultati ottenuti dall’impresa. È inoltre importante che il personale sia portato a confrontarsi con le problematiche dell’azienda, in particolare per quanto riguarda la gestione del processo innovativo. Le istituzioni pubbliche, eventualmente in collaborazione con le associazioni di categoria, potrebbero organizzare manifestazioni e seminari dedicati agli imprenditori ed al personale direttivo, dove trattare le tematiche riguardanti la motivazione dei collaboratori con particolare riferimento alla realtà delle piccole imprese.

Bibliografia • [Altmann, 1989] H.C. Altmann: „Motivation der Mitarbeiter: Methoden, Konzepte, Erfolgsbeispiele“, Frankfurter Allgemeine Verlag, Frankfurt, 1989. • [Brown - Yoshioka, 2003] W.A Brown, F. Yoshioka: “Mission Attachment and Satisfaction as Factors in Employee Retention”, in Nonprofit Management & Leadership 14(1), 5 – 18, 2003. • [Fairburn - Malcolmson, 2001] J.A. Fairburn, J.M. Malcolmson: “Performance, Promotion, and the Peter Principle”, in Review of Economic Studies 68, 45-66, 2001. • [Giuri-Pernthaler, 2006] M. Giuri-Pernthaler: „Wettbewerbsfaktor Mitarbeiter“, in Südtirol Panorama, Oktober 2006, S. 29f. • [Hannan, 2005] R.L. Hannan: “The Combined Effect of Wages and Firm Profit on Employee Effort”, The Accounting Review 80(1), 167-188, 2005. • [Herzberg, 1968] F. Herzberg: “One More Time: How Do You Motivate Employees?”, Harvard Business Review 46(1), 1968. • [IRE, 2007a] O. Lechner, S. Perini: “Barometro dell’economia 2007”, IRE - Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, 28 marzo 2007. • [IRE, 2007b] O. Lechner, S. Perini: “Relazione sulla situazione economica dell’Alto Adige”, IRE - Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, 27 novembre 2007. • [ISAE, 2006] S. Leproux, M. Malgarini: “Clima di fiducia e spesa delle famiglie in Italia: un’analisi disaggregata secondo il reddito degli intervistati”, ISAE Working Paper n. 65, Istituto di studi e analisi economica, aprile 2006. • [Kruse et al., 2003] D. Kruse, R. Freeman, J. Blasi, R. Buchele, A. Scharf, L. Rodgers, C. Mackin: “Motivating Employeeowners in ESOP-firms: Human Resource Policies and Company Performance”, NBER-Working Paper 10177, 2003. • [Lawler, 2005] E.E. Lawler: “Creating High Performance Organizations”, Asia Pacific Journal of Human Resources 43(1), 10-17, 2005. • [Maslow, 1954] A. Maslow: “Motivation and Personality”, Harper, New York, 1954. • [Mühlau - Lindenberg, 2003] P. Mühlau, S. Lindenberg: “Efficiency Wages: Signals or Incentives? An Empirical Study of the Relationship between Wage and Commitment”, Journal of Management and Governance 7, 385-400, 2003. • [Nerdinger, 1995] F.W. Nerdinger: „Motivation und Handeln in Organisationen“, Kohlhammer, Stuttgart, 1995. • [Schuler, 2001] H. Schuler [Hrsg.]: „Lehrbuch der Personalpsychologie“, Hogrefe, Göttingen, 2001. • [Steinmann - Schreyögg, 2000] H. Steinmann, G. Schreyögg: „Management, 5. Auflage“, Gabler Verlag, Wiesbaden, 2000.

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Capitolo 3

3 Un’economia basata sulle piccole imprese 3.1 Fattori di successo per il 2020: imprese più grandi, cooperazioni, massima produttività, settori di nicchia “L’economia altoatesina è costituita essenzialmente da imprese medio – piccole. In molti casi esse sono addirittura troppo piccole per essere in grado di affrontare la competizione cui saranno esposte in futuro. Si osserverà quindi una tendenza all’aumento delle dimensioni medie. Le aziende possono crescere sia sviluppandosi con le proprie forze, sia attraverso cooperazioni e/o fusioni con partner adeguati. In ogni caso, si tratta di un obiettivo tutt’altro che facile! Le dimensioni, da sole, non sono comunque decisive per la sopravvivenza. È fondamentale che ogni elemento dell’impresa si armonizzi con gli altri: i prodotti e l’offerta, la distribuzione, i collaboratori e la clientela. Tutte cose ovvie? Può essere. Ma quel che era valido fino a ieri, domani può rivelarsi già superato. È necessario rimettere continuamente tutto in discussione. In molti settori è possibile anche un ulteriore incremento di produttività. La specializzazione permette di aumentare l’efficacia, mentre attraverso misure di razionalizzazione è possibile ridurre i costi. Risulta sempre valido il detto: l’efficienza consiste nel fare le cose nel modo giusto, l’efficacia nel fare le cose giuste.” (Benedikt Gramm)

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Capitolo 3

3.2 La situazione attuale 3.2.1 Vantaggi e svantaggi delle piccole imprese

L’Alto Adige è caratterizzato da una densità imprenditoriale relativamente elevata, pari a circa 115 imprese ogni mille abitanti. Ciò denota grande intraprendenza, che si manifesta nella disponibilità ad assumere i rischi che un’attività autonoma comporta. Tuttavia, va detto che nella nostra provincia vi sono quasi esclusivamente piccole e medie imprese (PMI): la dimensione media (agricoltura esclusa) è pari appena a 4,1 collaboratori per azienda. Fig. 3.1

Le piccole imprese sono flessibili, reagiscono in modo dinamico alle esigenze del mercato e contribuiscono in misura determinante allo sviluppo economico dell’Alto Adige. Tuttavia, appare lecito chiedersi se molte di queste aziende non siano effettivamente troppo piccole per operare in modo efficiente. Nella letteratura economica, l’analisi delle PMI si concentra sopratutto su temi come la capacità di sopravvivere sul mercato, la produttività e la capacità di crescita. Nel seguito passeremo brevemente in rassegna le problematiche connesse con le ridotte dimensioni delle imprese, con particolare riferimento alla situazione dell’Alto Adige.

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Capitolo 3 3.2.1.1 La capacità di sopravvivenza delle PMI Vari economisti hanno analizzato la questione della capacità delle piccole imprese di resistere sul mercato nei primi anni successivi alla fondazione. Studi empirici indicano che un gran numero di aziende vengono avviate sulla base di aspettative eccessivamente ottimistiche riguardo alle potenzialità di profitto. Successivamente la concorrenza genera una selezione, eliminando le aziende poco efficienti: un numero relativamente grande di imprese abbandona il mercato entro pochi anni dalla fondazione, mentre altre sono in grado di affermarsi e sopravvivere nel lungo periodo. Queste ultime tenderanno anche a crescere, in modo da ridurre gli svantaggi derivanti dalle piccole dimensioni. Il fatto che molte imprese scompaiano nel giro di poco tempo è riconducibile a varie cause. Spesso le risorse finanziarie inizialmente previste non sono sufficienti, oppure il fondatore non dispone di sufficiente know-how manageriale. Generalmente, gli imprenditori più capaci saranno in grado di far crescere la propria azienda più velocemente e con minori costi, diminuendo i rischi legati all’indebitamento. Gli imprenditori meno abili, invece, saranno portati ad assumere rischi eccessivi, talvolta fino a causare l’uscita di scena dell’impresa. In Alto Adige il fenomeno della mortalità delle nuove imprese appare relativamente contenuto, ma tutt’altro che trascurabile: il 28% delle imprese scompare nei primi cinque anni dalla fondazione.

Efficienza delle PMI La teoria economica suggerisce come sia necessaria una dimensione aziendale minima (“Minimum Efficient Scale”) per raggiungere l’efficienza produttiva e ottimizzare i costi. In presenza di economie di scala crescenti, le aziende molto piccole producono con costi medi per unità di prodotto troppo elevati, risultando così poco concorrenziali. Un ulteriore problema delle piccole imprese è rappresentato dal fatto che la scarsa disponibilità di risorse può talvolta indurre a trascurare attività strategiche, che invece potrebbero contribuire sensibilmente a migliorare la competitività. Ci riferiamo, in particolare, alla contabilità industriale, al controllo di gestione, alla raccolta di informazioni su possibili nuovi mercati ed al management di qualità. 3.2.1.2

Analisi empiriche condotte in vari Paesi confermano come le nuove imprese abbiano spesso dimensioni sub-ottimali e siano pertanto poco efficienti. Tuttavia, esse sono solitamente molto flessibili dal punto di vista del cambiamento tecnologico, il che consente loro di migliorare la propria capacità di competere sul mercato: tendenzialmente, le imprese giovani denotano i maggiori tassi di crescita. Inoltre, le dimensioni aziendali non sono l’unica determinante del successo dell’impresa: anche aziende molto piccole possono essere profittevoli nel lungo periodo. A questo riguardo, un punto importante è rappresentato dall’elasticità di sostituzione tra i fattori di produzione: è più probabile che le piccole imprese possano essere competitive in settori caratterizzati dalla possibilità di sostituire facilmente determinati fattori produttivi con altri, ad esempio a seguito di variazioni dei relativi prezzi. Nei comparti ove, invece, tale sostituzione è difficoltosa, si assiste tendenzialmente

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Economia altoatesina – fattori di successo per il 2020


Capitolo 3 ad una crescita delle dimensioni medie delle imprese. Tipicamente, l’elasticità di sostituzione dei fattori è elevata nei servizi, che non sono vincolati all’utilizzo di determinate materie prime. Essa è invece inferiore nel comparto manifatturiero: ad esempio, una crescita della domanda di legname comporta un incremento del relativo prezzo ed un conseguente aumento di costi per tutte le imprese dei settori interessati (costruzioni, arredamento, ecc.).

3.3 Conclusioni e prospettive L’economia altoatesina si trova ad affrontare la sfida di mantenere e consolidare la propria competitività. A questo proposito, assume grande rilevanza il problema della crescita delle piccole imprese. In letteratura vi è un generale consenso sul fatto che le possibilità di finanziamento giochino un ruolo decisivo: se queste non sono garantite, l’incremento delle dimensioni aziendali non sarà possibile. La politica economica dovrebbe pertanto incentivare non solo la creazione di nuove imprese, ma anche la loro crescita, ad esempio facilitandone l’accesso al credito e detassando i profitti non distribuiti. Anche un miglioramento della gestione potrebbe alleviare i problemi di finanziamento di molte aziende. Per questo motivo è importante aiutare le piccole imprese ad acquisire un sufficiente know-how manageriale, anche attraverso consulenze e manifestazioni formative su temi come il controllo di gestione, la contabilità industriale e la pianificazione (strategia, investimenti, fabbisogno finanziario, ecc.). Vari studi empirici indicano come la capacità di crescita delle PMI non sia tanto funzione delle dimensioni, quanto piuttosto della produttività. Questa può essere migliorata sia incrementando la capacità innovativa delle imprese attraverso incentivi per l’attività di ricerca e sviluppo ed il transfer tecnologico, sia favorendo le cooperazioni, che rappresentano una possibilità di superare gli svantaggi derivanti dalle ridotte dimensioni. Le cooperazioni nell’ambito degli acquisti di materiali rappresentano una strategia interessante anche per le imprese vincolate all’utilizzo di determinati fattori produttivi, che si troverebbero esposte ad un rischio considerevole qualora un forte incremento della richiesta di materie prime generasse un aumento dei relativi prezzi. Ciò potrebbe accadere, ad esempio, a seguito della maggiore domanda espressa da Paesi in rapida crescita come la Cina e l’India. Attraverso le cooperazioni queste aziende potrebbero raggiungere una certa dimensione critica e spuntare così condizioni migliori sul mercato. Anche l’internazionalizzazione può incidere sulla crescita delle imprese. Per questo motivo è importante incentivare le esportazioni, gli investimenti all’estero e le cooperazioni con partner di altri Paesi. Tra i problemi delle piccolissime imprese vi è anche quello della successione qualora il fondatore decida di ritirarsi dall’attività. Una maggiore sensibilizzazione sull’argo-

Economia altoatesina – fattori di successo per il 2020

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Capitolo 3 mento ed un’adeguata consulenza alle imprese nella fase di pianificazione della successione potrebbero contribuire ad evitare la chiusura di molte aziende ben avviate. In molti casi, l’imprenditore potrebbe scegliere il proprio successore tra i collaboratori, coinvolgendolo per tempo nelle decisioni strategiche riguardanti l’azienda. Infine, ricordiamo che la Provincia di Bolzano si è impegnata ad applicare a livello locale i principi della “Carta Europea per le Piccole Imprese”, elaborata dall’Unione europea nell’ambito della Strategia di Lisbona. Ciò garantisce l’impegno della Pubblica Amministrazione per: • rafforzare lo spirito innovativo e imprenditoriale; • creare un quadro normativo, fiscale e amministrativo favorevole all’attività imprenditoriale; • assicurare l’accesso ai mercati sulla base delle condizioni meno onerose coerenti con gli obiettivi prioritari di ordine pubblico; • facilitare l’accesso alla ricerca e alla tecnologia di qualità; • migliorare l’accesso ai finanziamenti durante tutto il ciclo di vita dell’impresa; • prestare attenzione alle esigenze delle piccole imprese; • promuovere il sostegno alle piccole imprese più brillanti.

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Economia altoatesina – fattori di successo per il 2020


Capitolo 4

4

Innovazione e risorse umane

4.1 Fattori di successo per il 2020: trasferimento tecnologico, collaborazione scuola - economia, accademie tecniche “Ricerca e sviluppo non devono essere fine a se stessi. Ciò nondimeno si inventano spesso delle cose che poi non vengono utilizzate. Ne danno prova i tanti brevetti che non trovano applicazione alcuna. Per molte imprese, però, l’innovazione ed il progresso tecnologico costituiscono la “locomotiva” che traina lo sviluppo aziendale. Le grandi imprese dispongono di propri centri di ricerca, quelle più piccole possono invece sfruttare i network internazionali di aziende. Oppure, più semplicemente, possono acquisire tramite cooperazioni sistemi e prodotti già collaudati. In Alto Adige ci sono ottime scuole professionali. Attraverso la collaborazione con le imprese sarà possibile adeguare queste istituzioni ai continui mutamenti, o addirittura anticiparli. Perché anche ciò che è valido va rimesso continuamente in discussione. La formazione e le conoscenze linguistiche in futuro rivestiranno un ruolo ancora più rilevante. Tutti gli altoatesini dovrebbero parlare molto bene l’italiano ed il tedesco e, in più, imparare l’inglese. Una quarta lingua, che si tratti del russo, del cinese o dello spagnolo, non potrà che giovare. In Alto Adige la collaborazione tra la scuola e il mondo dell’economia funziona generalmente molto bene, ma è indubbio che la si potrà intensificare ulteriormente. I tirocini in azienda, ad esempio, consentono ai giovani di comprendere se la professione scelta corrisponde davvero alle proprie aspettative. Inoltre, la formazione dei giovani e l’interesse e la passione che essi mettono nel lavoro sono determinanti per le future potenzialità dell’economia.” (Benedikt Gramm)

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Capitolo 4

4.2 La situazione attuale 4.2.1 Innovazione e ricerca

In un contesto di crescente globalizzazione e di rapido cambiamento tecnologico, la sfida per la competitività si gioca in gran parte sul piano dell’innovazione e dell’incremento della produttività. Oltre ad avere un’importante funzione sociale, in quanto permette il progresso delle condizioni di vita della popolazione, l’innovazione rappresenta un requisito irrinunciabile per la crescita dell’economia: solo le imprese capaci di innovare con assiduità possono disporre di una gamma di prodotti sempre attuali ed appetibili da parte della clientela, garantendo nel contempo la costante efficienza dei processi e l’ottimizzazione dei costi di produzione. Per questo motivo, in tutte le economie sviluppate i responsabili della politica economica si confrontano con il problema di creare le condizioni ottimali per favorire l’innovazione. In particolare, l’Unione Europea con l’Agenda di Lisbona ha posto come obiettivo per il 2010 un investimento in ricerca e sviluppo (R&S) pari al 3% del prodotto interno lordo. Purtroppo, su questo fronte l’Alto Adige manifesta un evidente ritardo: nella nostra provincia la spesa per ricerca e sviluppo intra-muros si aggira sui 51 milioni di Euro (anno 2005), pari appena allo 0,33% del PIL. L’Alto Adige si posiziona così su livelli nettamente inferiori alla media nazionale ed europea: in Italia la spesa per R&S è pari all’1,1% del PIL (15,6 miliardi di Euro), nell’UE25 si raggiunge l’1,86% del PIL (194,1 miliardi di Euro nel 2004). Analoghe considerazioni emergono valutando la consistenza numerica del personale addetto alla ricerca e sviluppo1 operante sul territorio. Tabella 4.1 Spesa per R&S intra-muros (20052) milioni di Euro territorio

totale

imprese

Alto Adige 50,7 31,1 Italia 15.598,8 7.855,8 UE25 194.076,3 124.664,8

istituzioni università pubbliche 6,5 2.701,2 24.836,3

5,6 4.711,7 42.536,7

% sul PIL istituzioni istituzioni istituzioni private totale imprese università private pubbliche non profit non profit 7,5 0,33 0,20 0,04 0,04 0,05 330,1 1,10 0,55 0,19 0,33 0,02 2.038,5 1,86 1,20 0,24 0,41 0,02

Fonte: elaborazione IRE su dati ISTAT ed Eurostat

Tabella 4.2 Personale addetto a R&S (2004) numero territorio

totale

imprese

Alto Adige 1.138 555 Italia 255.535 81.822 UE25 2.905.422 1.280.848

istituzioni università pubbliche 144 282 44.061 123.266 356.879 1.238.568

% sugli occupati istituzioni istituzioni istituzioni private totale imprese università private pubbliche non profit non profit 157 0,5 0,3 0,1 0,1 0,1 6.386 1,1 0,4 0,2 0,6 0,0 29.126 1,5 0,7 0,2 0,6 0,0

Fonte: elaborazione IRE su dati ISTAT ed Eurostat “Addetto ad attività di R&S” è ogni persona occupata in un’unità giuridico ‑ economica direttamente impegnata in attività di R&S. UE25: anno 2004.

1 2

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Capitolo 4 Fig. 4.1

In ogni caso, nonostante la limitatezza delle risorse destinate all’attività di ricerca e sviluppo, la percentuale di imprese innovatrici in Alto Adige è piuttosto elevata. Un recente studio dell’IRE3 ha evidenziato come ben il 39% delle aziende altoatesine con almeno cinque addetti abbia introdotto con successo almeno un prodotto o processo produttivo nuovo o sensibilmente modificato nel corso del triennio precedente la rilevazione.4 La percentuale di imprese innovatrici è particolarmente alta nel settore secondario, dove sfiora il 43%, mentre nei servizi si attesta al 36%.5 Naturalmente, la quota di imprese innovatrici cresce rapidamente all’aumentare delle dimensioni aziendali: essa si attesta attorno al 30% per le piccole aziende con meno di dieci addetti, mentre supera il 60% per quelle con 50 e più occupati.

Cfr. IRE, 2006. In particolare, il 29% delle imprese altoatesine con almeno cinque addetti ha introdotto innovazioni di prodotto nel corso del triennio di riferimento. L’innovazione di processo è relativamente meno frequente, essendo stata attuata dal 18% delle aziende. 5 Nel comparto manifatturiero le quote più elevate si registrano fra le imprese operanti nella produzione di “macchine ed apparecchi meccanici” (81%), “apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche” (77%) e “prodotti chimici ed articoli in gomma e plastica” (76%). Nei servizi le percentuali maggiori si riscontrano nei settori “istruzione” (76%), “sanità e assistenza sociale” (56%), “commercio all’ingrosso” (53%) ed “attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca e servizi alle imprese” (52%). 3 4

Economia altoatesina – fattori di successo per il 2020

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Capitolo 4 Fig. 4.2

L’elevata percentuale di imprese innovatrici tra le aziende altoatesine rappresenta un forte segnale a conferma del buono stato di salute dell’economia locale ed è persino sorprendente se si considerano le peculiarità del sistema produttivo della nostra provincia, scarsamente orientato verso settori ad elevato contenuto tecnologico e caratterizzato da una ridotta dimensione media delle imprese. La spiegazione risiede probabilmente nelle modalità con cui le aziende locali innovano i propri prodotti e processi: spesso il necessario know-how proviene semplicemente da altre imprese, sotto varie forme. Ciò può avvenire, ad esempio, mediante acquisizione di brevetti o licenze, oppure attraverso collaborazioni con altre aziende, magari estere. L’innovazione di processo viene solitamente “acquistata” presso i fornitori, sotto forma di macchinari, attrezzature ed altri beni produttivi. Nel caso delle filiali locali di grandi imprese o gruppi, l’input per l’introduzione di nuovi prodotti o processi proviene spesso dalla sede centrale, che mette a disposizione anche le necessarie tecnologie. In definitiva, le aziende locali sono sempre al passo con la concorrenza e sono sensibili al tema dell’innovazione, ma tendono più ad imitare che non a sviluppare prodotti e processi davvero nuovi. Ciò è confermato dai dati relativi alle domande di brevetto annualmente depositate presso l’Ufficio brevetti europeo (European Patent Office – EPO). In media, l’Alto Adige genera annualmente 157,5 domande di brevetto per milione di forze lavoro, un valore ben al di sotto della già bassa media nazionale, pari a 193,7 domande per milione di forze lavoro6. 6

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I dati si riferiscono alla media del triennio 2000 – 2002.

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Capitolo 4 Tabella 4.3 Domande di brevetto annualmente presentate allo “European Patent Office” (media del triennio 2000 – 2002) territorio Alto Adige Italia

numero delle domande di brevetto 35,3 4.589,3

domande di brevetto per milione di forze lavoro 157,5 193,7

domande di brevetto per milione di abitanti 76,5 80,6

Fonte: Elaborazione IRE su dati Eurostat

Fig. 4.3

Del resto, analizzando la percentuale di imprese altoatesine che hanno sostenuto determinate voci di spesa per l’innovazione, possiamo notare come siano relativamente poche le aziende che hanno effettuato investimenti in R&S (sia “intra” che “extra muros”), design e progettazione industriale. Per contro, sono particolarmente frequenti gli investimenti per l’acquisto di macchinari ed attrezzature, per l’acquisizione di tecnologia e per la formazione dei collaboratori.

Economia altoatesina – fattori di successo per il 2020

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Capitolo 4 Fig. 4.4

4.2.2 L’importanza delle risorse umane

L’innovazione è un processo che non trae origine solamente nella singola impresa, bensì anche a livello di sistema e di territorio. Questo perché il know-how tende a diffondersi rapidamente attraverso vari canali: l’imitazione della concorrenza, l’acquisto di impianti, macchinari e componentistica dai fornitori, l’acquisizione di brevetti e licenze da altre imprese, l’assunzione di personale qualificato ed esperto. Proprio il fattore umano gioca un ruolo fondamentale: per affrontare efficacemente il processo di innovazione le aziende necessitano di collaboratori in grado di gestire il cambiamento e di contribuire attivamente alla risoluzione dei problemi. Per questo motivo l’Unione europea, che si pone come ambizioso obiettivo quello di divenire la maggiore economia knowledge – based a livello mondiale, assegna un ruolo molto importante alla formazione ed in generale agli investimenti in capitale umano. Riguardo alla disponibilità di personale qualificato, la situazione dell’Alto Adige mette in evidenza luci ed ombre, ed è necessario distinguere tra la formazione professionale e la formazione accademica.

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Economia altoatesina – fattori di successo per il 2020


Capitolo 4 Premettiamo che in Alto Adige un numero consistente di giovani non prosegue gli studi fino al diploma di maturità, preferendo anticipare il proprio ingresso nel mondo del lavoro. Ciò è confermato anche dai dati relativi alla partecipazione scolastica: nella nostra provincia la percentuale di diciassettenni impegnati negli studi (sul totale dei diciassettenni residenti) raggiunge appena il 62,3%, mentre la media nazionale è pari all’82,9%7. Naturalmente, la predilezione di molti ragazzi e ragazze per la formazione professionale incrementa le possibilità delle imprese di reperire buoni operai e valido personale tecnico e amministrativo di medio livello. In questo contesto gioca un ruolo fondamentale il sistema formativo, che in Alto Adige è caratterizzato da un’ampia e valida offerta di scuole professionali e corsi di apprendistato. Questi ultimi sono basati sul cosiddetto “sistema duale” che prevede, contemporaneamente all’addestramento in azienda, la frequenza della scuola professionale per tre anni, un giorno la settimana oppure ininterrottamente per 9 ‑ 11 settimane l’anno. Il sistema duale è decisamente apprezzato, tanto che ogni anno sono circa 3.000 i giovani ‑ per circa i due terzi maschi ‑ che intraprendono l’apprendistato8. Per contro, sono relativamente pochi coloro che proseguono gli studi sino alla laurea, il che può talvolta comportare difficoltà per le imprese nel reperire personale con formazione accademica in particolari settori. Secondo i più recenti dati pubblicati dall’ASTAT, relativi all’anno accademico 2005/06, il tasso di iscrizione all’università (numero di iscritti per 100 giovani residenti in età tra 19 e 25 anni) è pari al 29,6%, ed è pertanto molto al di sotto rispetto alla media nazionale (39,8%). Complessivamente risultano iscritti alle università italiane o austriache 11.315 studenti altoatesini9. Tale numero è fortemente cresciuto rispetto ad una ventina d’anni fa (nell’anno accademico 1985/86 gli iscritti erano poco più di 6.000), ma ora sembra essersi stabilizzato sui livelli raggiunti alla fine degli anni ’90.

I dati (fonte Eurostat) si riferiscono al 2005. Fonte: Provincia Autonoma di Bolzano, Ufficio osservazione del mercato del lavoro. Il numero dei contratti di apprendistato è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi quattro anni (2003 – 2006). 9 Una stima precisa degli studenti universitari altoatesini è relativamente difficile, in quanto molti di loro frequentano atenei all’estero, tra i quali soprattutto Innsbruck, Vienna e Graz. Tuttavia è possibile ottenere valori attendibili sommando i dati relativi agli altoatesini iscritti nelle università italiane (6.064, di cui 1.379 neoimmatricolati) ed austriache (5.251, di cui 744 neoimmatricolati). 7 8

Economia altoatesina – fattori di successo per il 2020

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Capitolo 4 Tabella 4.4 Tasso di iscrizione universitaria per regione di residenza (anno accademico 2005/06) regioni

tasso di iscrizione (iscritti all’università per 100 giovani in età tra 19 e 25 anni) maschi

femmine

totale

Molise

46,0

63,5

54,6

Abruzzo

45,7

62,3

53,8

Lazio

44,3

57,2

50,7

Basilicata

41,1

58,2

49,4

Calabria

40,3

55,6

47,8

Umbria

36,9

51,2

43,9

Liguria

37,6

48,7

43,1

Toscana

36,8

48,9

42,7

Friuli - Venezia Giulia

36,8

47,6

42,1

Marche

35,5

48,0

41,6

Campania

35,2

46,7

40,9

Puglia

33,3

48,0

40,5

Trentino

34,2

45,0

39,5

Sicilia

32,2

45,3

38,7

Valle d’Aosta

30,6

45,4

37,7

Emilia - Romagna

32,5

42,5

37,4

Sardegna

26,9

44,0

35,2

Piemonte

30,2

39,0

34,5

Veneto

30,2

38,7

34,4

Lombardia

28,2

36,6

32,3

Alto Adige10

25,4

34,0

29,6

Italia

34,0

45,7

39,8

Fonte: ASTAT per l’Alto Adige, per le altre regioni elaborazione ISTAT su dati MIUR

Il problema della ridotta disponibilità di personale con formazione accademica riguarda sopratutto l’ambito scientifico e tecnologico. Ciò è evidenziato anche dai dati relativi alle risorse umane in scienza e tecnologia (Human Resources in Science and Technology ‑ HRST). Sono considerate tali le persone che dispongono di un’istruzione terziaria11 in ambito scientifico o tecnologico12 (HRST per formazione), oppure che svolgono un lavoro per il quale la suddetta qualifica è normalmente richiesta (HRST per occupazione). In Alto Adige le HRST per occupazione sono 69.000 e rappresentano il 29% della popolazione attiva (valore allineato alla media italiana), mentre le HRST per formazione sono appena 28.000, pari all’11,9%. Tale quota è ben al di sotto del dato nazionale, che si attesta al 19,3%13. Nella nostra provincia, pertanto, molti lavori altamente specializzati in campo tecnico e scientifico sono svolti da persone non in possesso di una corrispondente qualifica formale. Particolare attenzione dovrà essere posta a creare le migliori opportunità di lavoro per i giovani laureati in queste discipline, al fine di limitare il problema delle “fughe di cervelli”.

I dati relativi all’Alto Adige tengono conto degli iscritti nelle università austriache. L’istruzione terziaria include i corsi universitari e altri percorsi di formazione cui si accede successivamente al diploma di scuola media superiore (ISCED 5 e 6). 12 Scienze naturali, ingegneria, medicina, scienze agrarie, scienze sociali, scienze umanistiche, ecc. 13 Fonte: Eurostat. 10 11

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Capitolo 4 Tabella 4.5 HRST – risorse umane in scienza e tecnologia (2006) totale HRST

HRST per formazione

HRST per occupazione

HRST per formazione e occupazione

territorio

% popo- % popo% popo- % popo% popo- % popo% popo- % popolazione lazione 1000 lazione lazione 1000 lazione lazione 1000 lazione lazione attiva totale attiva totale attiva totale attiva totale Alto Adige 78 33,3 16,4 28 11,9 5,9 69 29,4 14,5 19 8,0 3,9 Italia 9.289 37,4 15,9 4.785 19,3 8,2 7.232 29,2 12,4 2.728 11,0 4,7 1000

Fonte: Eurostat

In ogni caso, se è vero che l’offerta di laureati in alcune discipline appare non del tutto soddisfacente, in generale anche la domanda da parte delle imprese altoatesine è ancora relativamente limitata. L’indagine Excelsior, realizzata da Unioncamere e Ministero del Lavoro, mostra come la formazione accademica sia un requisito richiesto per meno del 5% delle assunzioni previste, mentre la media nazionale è del 9%. Tabella 4.6 Assunzioni previste nel 2007, per livello d’istruzione richiesto Alto Adige totale industria costruzioni commercio altri servizi totale assunzioni previste 10.140 1.890 1.350 1.810 5.090 distribuzione percentuale delle assunzioni previste per livello di istruzione richiesto titolo universitario 4,8 7,2 1,3 8,6 3,6 diploma di scuola 32,8 36,5 24,6 36,7 32,3 superiore e post-diploma istruzione e formazione 15,0 27,3 21,2 10,7 10,2 professionale scuola dell’obbligo 47,3 29,1 52,9 44,0 53,9 totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Italia totale 839.460 9,0 34,9 17,5 38,6 100,0

Fonte: Unioncamere – Ministero del Lavoro, Sistema informativo Excelsior 2007

Questa ridotta domanda di laureati è probabilmente riconducibile anche alla struttura economica della nostra provincia che, come si è detto, è basata essenzialmente sulla piccola e piccolissima impresa ed è caratterizzata da un’elevata incidenza di settori “tradizionali”. In Alto Adige sono ancora relativamente poche le aziende del settore produttivo che operano in comparti ad alta e medio ‑ alta tecnologia14. In tali settori operano circa 7.500 addetti, che rappresentano appena il 3,3% del totale provinciale degli occupati: si tratta di una quota molto bassa se paragonata alla media nazionale, pari al 7,4%. Anche la percentuale di addetti nei servizi ad alta intensità di conoscenza15 è inferiore in Alto Adige (62.700 persone, pari al 27,4% del totale) rispetto al resto d’Italia (30,1%), ma in questo caso la differenza appare meno rilevante.

La manifattura ad alta e medio - alta tecnologia (NACE rev. 1.1 codice 24 e codici da 29 a 35) comprende la fabbricazione di prodotti chimici, computer e macchine per ufficio, apparecchiature elettriche ed elettroniche, apparecchiature radiotelevisive e per le comunicazioni, apparecchiature mediche, strumenti ottici e di precisione, orologi, mezzi di trasporto ed altri macchinari non altrimenti classificati. 15 I servizi ad alta intensità di conoscenza (NACE rev. 1.1 codici 61, 62, da 64 a 67, da 70 a 74, 80, 85 e 92) comprendono i trasporti aerei e marittimi, le poste e telecomunicazioni, le attività finanziarie ed assicurative, le attività immobiliari, il noleggio, l’informatica, la ricerca e sviluppo, varie attività professionali ed imprenditoriali, l’istruzione, la sanità e le attività ricreative, culturali e sportive. 14

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Capitolo 4 Tabella 4.7 161718192021222324 Occupati in settori ad elevata tecnologia e servizi ad alta intensità di conoscenza, in migliaia e in percentuale sul totale degli occupati (2006) Alto Adige settore manifattura a medio ‑ alta tecnologia manifattura ad alta tecnologia17 totale manifattura ad alta e medio ‑ alta tecnologia18 servizi hi-tech ad alta intensità di conoscenza19 servizi per il mercato ad alta intensità di conoscenza20 servizi finanziari ad alta intensità di conoscenza21 altri servizi ad alta intensità di conoscenza22 totale servizi ad alta intensità di conoscenza23 manifattura e servizi hi-tech24 16

migliaia di occupati 6,1 : 7,5 4,7 15,3 5,8 36,8 62,7 12,2

Italia % 2,7 : 3,3 2,1 6,7 2,5 16,1 27,4 5,3

migliaia di occupati 1.433,7 275,4 1.709,1 688,7 2.124,4 680,4 3.495,4 6.988,9 2.397,8

% 6,2 1,2 7,4 3,0 9,2 2,9 15,1 30,1 10,3

Fonte: Eurostat

Per quanto riguarda le opportunità di formazione accademica presenti nella nostra provincia, ricordiamo che dal 1997 l’Alto Adige dispone di un proprio ateneo, la Libera Università di Bolzano, articolato in cinque facoltà: Economia, Scienze della Formazione, Scienze e Tecnologie Informatiche, Design e Arti, Scienze e Tecnologie Informatiche25. Si tratta di una piccola università: gli iscritti all’anno accademico 2007/08 sono 3.21026 (per un confronto, si consideri che il Trentino conta quasi 14.900 studenti universitari ed il Tirolo circa 27.00027). Tuttavia, è necessario tenere presente la giovane età dell’ateneo, che in realtà appare in rapido sviluppo e che ha saputo acquisire una forte identità, grazie anche alla sua connotazione internazionale ed al fatto che l’attività didattica viene svolta in lingua italiana, tedesca e inglese. Naturalmente, l’investimento in risorse umane non può essere limitato ai giovani. Nel mondo del lavoro di oggi è impensabile che la formazione di un individuo termini con il periodo scolastico o la conclusione degli studi universitari. È necessario che ciascuno continui ad apprendere anche successivamente, in modo da poter partecipare attivamente e con successo al processo di innovazione che le imprese devono continuamente affrontare per mantenersi competitive. Per questo motivo, l’Unione europea assegna un ruolo importante alla “formazione lungo tutto l’arco della vita” (life-long learning), definita come l’insieme di tutte le attività di apprendimento, sia di tipo formale che informale, condotte su base continuativa e rivolte a migliorare le conoscenze, capacità e competenze di un individuo. Manifattura a medio - alta tecnologia: NACE rev. 1.1 codici 24, 29, 31, 34 e 35. Manifattura ad alta tecnologia: NACE rev. 1.1 codici 30, 32 e 33. Totale manifattura ad alta e medio - alta tecnologia: NACE rev. 1.1 codici 24, da 29 a 35. 19 Servizi hi-tech ad alta intensità di conoscenza: NACE rev. 1.1 codici 64, 72, 73. 20 Servizi per il mercato ad alta intensità di conoscenza: NACE rev. 1.1 codici 61, 62, 70, 71, 74; sono esclusi i servizi hi-tech e i servizi di intermediazione finanziaria. 21 Servizi finanziari ad alta intensità di conoscenza: NACE rev. 1.1 codici 65, 66, 67. 22 Altri servizi ad alta intensità di conoscenza: NACE rev. 1.1 codici 80, 85, 92. 23 Totale servizi ad alta intensità di conoscenza: NACE rev. 1.1 codici 61, 62, da 64 a 67, da 70 a 74, 80, 85 e 92. 24 Manifattura e servizi hi-tech comprende le produzioni manifatturiere ad alta e medio alta tecnologia ed i servizi hi-tech ad alta intensità di conoscenza: NACE rev. 1.1 codici 24, da 29 a 35, 64, 72 e 73. 25 Oltre alla Libera Università di Bolzano, in Alto Adige sono presenti altre due strutture formative di livello universitario: lo Studio Teologico Accademico di Bressanone e la Scuola Superiore di Sanità Claudiana, che consente di acquisire il diploma universitario rilasciato dalle facoltà di medicina delle università convenzionate di Verona, Ferrara e Roma (Università Cattolica del Sacro Cuore). 26 Fonte: Libera Università di Bolzano. 27 Il dato per il Tirolo si riferisce al 2004 (fonte Eurostat). 16 17 18

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Capitolo 4 La Strategia di Lisbona ha fissato per il 2010 un obiettivo ambizioso: entro tale data, la formazione lungo l’intero arco della vita dovrà coinvolgere il 12,5% delle persone nella fascia di età tra i 25 ed i 64 anni. Gli ultimi dati di Eurostat, relativi al 2006, indicano come l’Alto Adige sia ancora distante da questo traguardo: la percentuale di partecipazione al “life-long learning” è, infatti, del 6,2%. Tale quota è in linea con il dato nazionale (6,1%), ma appare lontana dalla media europea (UE27: 9,1%; UE15: 10,4%).28 Tabella 4.8 Diffusione del “life-long learning” fra gli adulti tra i 25 ed i 64 anni di età (dati assoluti e percentuali - anno 2006) territorio Alto Adige Italia UE15 UE27

percentuale sul totale della popolazione tra 25 e 64 anni

migliaia di persone 16,5 1.994,8 21.963,5 24.228,0

6,2% 6,1% 10,4% 9,1%

Fonte: Eurostat.

Fig. 4.5

28

Dati rilevati da Eurostat nell’ambito dell’indagine sulle forze lavoro. Il periodo di riferimento è rappresentato dai 12 mesi precedenti l’intervista.

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Capitolo 4 4.2.3 Il mercato del lavoro

In Alto Adige la situazione del mercato del lavoro è decisamente buona e la disoccupazione si mantiene su livelli minimi: essa si attesta al 2,6%, mentre il dato nazionale è pari al 6,8% e quello europeo all’8,2%. Questa condizione di piena occupazione è uno dei fattori che determinano il benessere economico nella nostra Provincia, ma può talvolta rappresentare un problema per le imprese, che lamentano difficoltà nel reperimento di personale. La carenza di forza lavoro non è comunque dovuta ad un’offerta particolarmente limitata: il tasso di attività29 raggiunge il 59,1%, ed è pertanto superiore alla media italiana ed europea. Tabella 4.9 Tassi di attività, di occupazione e di disoccupazione della popolazione di 15 anni e più, per sesso (anno 2006) territorio Alto Adige

Italia

UE27

sesso totale maschi femmine totale maschi femmine totale maschi femmine

tasso di attività (%) 59,1 69,8 48,7 49,2 61,0 38,1 57,5 65,6 49,9

tasso di occupazione (%) tasso di disoccupazione (%) 57,5 2,6 68,5 1,9 47,0 3,6 45,8 6,8 57,7 5,4 34,8 8,8 52,8 8,2 60,6 7,6 45,4 9,0

Fonte: Eurostat.

4.3 Conclusioni e prospettive L’attività innovativa svolta dalle imprese locali, pur rilevante dal punto di vista quantitativo e sufficiente per mantenere la competitività, necessiterebbe di un ulteriore sforzo creativo che possa portare le nostre aziende ad acquisire un vantaggio sulla concorrenza. In particolare, i dati relativi alla ricerca e sviluppo in Alto Adige indicano la necessità di urgenti interventi di sostegno. L’Amministrazione Provinciale è intervenuta in questo senso con l’emanazione della L.P. 13 dicembre 2006, n. 14, recante norme in materia di ricerca e innovazione. Tale provvedimento, oltre a prevedere azioni finalizzate alla promozione dell’innovazione e della ricerca scientifica, individua interventi a favore della cooperazione tra imprese, puntando in particolare sul ruolo dei “cluster”. È auspicabile che gli incentivi vengano concentrati su imprese dotate delle strutture e competenze necessarie per gestire in modo efficiente il processo di innovazione. Le aziende più piccole dovrebbero pertanto associarsi o dare vita a cooperazioni, in modo da superare gli svantaggi connessi con le proprie ridotte dimensioni. Vi è necessità di intervento anche per quanto riguarda l’informazione alle imprese: una recente indagine dell’IRE ha evidenziato come molti imprenditori non cono29

48

Percentuale di occupati e persone in cerca di occupazione sul totale della popolazione di età superiore ai 15 anni.

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Capitolo 4 scano i servizi di supporto all’innovazione del TIS Innovation Park, della Provincia e della Camera di commercio. Un peccato, anche perché tra coloro che ne hanno usufruito il livello di soddisfazione è molto elevato! Un ruolo fondamentale nel sostenere l’innovazione spetta naturalmente ai contributi pubblici, da erogarsi attraverso procedure il più possibile snelle, che minimizzino i tempi necessari ed il carico burocratico per le imprese beneficiarie. Inoltre, da più parti si richiama l’attenzione sulla necessità di un potenziamento delle opportunità di formazione e aggiornamento professionale dei collaboratori (life-long learning). Per quanto riguarda l’ottimizzazione delle risorse umane, è necessario considerare che, tenuto conto anche del progressivo invecchiamento della popolazione, in futuro si renderà sempre più necessario l’apporto di manodopera proveniente da fuori provincia per stabilizzare il mercato del lavoro. Se l’Alto Adige vorrà mantenere anche in futuro uno sviluppo economico sostenibile, un elevato reddito pro capite ed un mercato del lavoro in equilibrio con una moderata immigrazione, sarà necessario lavorare su tre punti fondamentali: • incremento della produttività (valore aggiunto per addetto); • incremento dei tassi di attività; • incremento della durata della vita lavorativa. Il miglioramento della produttività dovrebbe essere perseguito attraverso una politica organica, che punti ad una maggiore capacità innovativa in tutti i settori, ad una struttura economica maggiormente orientata verso attività ad alta intensità di conoscenza, ad una maggiore diffusione della cooperazione e ad un incremento della dimensione media delle aziende. Le imprese più grandi, infatti, hanno dei vantaggi in termini di riduzione dei costi, capacità di affermarsi sui mercati internazionali e possibilità di effettuare ricerca e sviluppo. L’incremento dei tassi di attività riguarda in particolare le donne, e può essere ottenuto essenzialmente favorendo la conciliabilità degli impegni della famiglia con quelli del lavoro (ad esempio attraverso l’adozione di apposite misure organizzative da parte delle imprese, la creazione di strutture per l’assistenza ai bambini, orari scolastici più favorevoli, ecc.). Infine, l’aumento della durata della vita lavorativa è importante perché garantirebbe una maggiore disponibilità di forza lavoro per le imprese e contemporaneamente alleggerirebbe la pressione sul sistema pensionistico.

Bibliografia • [ASTAT, 2007] R. Zambiasi: “Studenti altoatesini nelle università austriache ed italiane 2005/06”, Astat info n. 32, Bolzano, giugno 2007. • [IRE, 2004] O. Lechner, L. Partacini, G. Lun, D. Holzer, G. Tappeiner: “Produttività ‑ L’Alto Adige verso il futuro”, IRE Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, 2004. • [IRE, 2006] O. Lechner, L. Partacini, G. Tappeiner: “Quanto sono innovative le imprese altoatesine?”, IRE - Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, 2006. • [IRE, 2008] O. Lechner, L. Partacini, G. Tappeiner: “L’Alto Adige come localizzazione economica”, IRE - Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, 2008. • [Provincia Bolzano, 2007] C. Picus: “Apprendisti sul mercato del lavoro locale”, Provincia Autonoma di Bolzano – Ripartizione Lavoro, Bolzano, maggio 2007.

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Capitolo 5

5

Tradizione ed eccellenza

5.1 Fattori di successo per il 2020: autenticità, unicità e sostenibilità “La più grande ricchezza dell’Alto Adige è data dall’ambiente: il paesaggio intatto, la maestosità dei monti, il sole, il clima mite, il fascino dei villaggi costituiscono un capitale inestimabile. La tutela dell’ambiente è e resterà una delle nostre priorità fondamentali. Per il futuro dobbiamo pertanto trattare le risorse con ancora maggiore cautela. La disponibilità di aree e terreni in Alto Adige è limitata, e di conseguenza i relativi prezzi sono elevati. Urbanisti ed architetti – ma anche la pubblica amministrazione – sono chiamati a tenere in considerazione questo aspetto nei propri progetti, senza mai dimenticare l’importanza di preservare gli elementi stilistici tradizionali. Nel settore energetico ci attende una grande evoluzione. Grazie all’energia idrica vantiamo una posizione eccellente per quanto concerne l’approvvigionamento elettrico. Ma in futuro, stante il vertiginoso andamento dei prezzi, diventeranno sempre più importanti anche altre fonti energetiche rinnovabili. In questo contesto, i nostri boschi assumono un valore inestimabile. Dovremo sempre più confrontarci anche con la questione del risparmio energetico. Lo sviluppo tecnologico consentirà di produrre energia con sempre maggiore efficienza, ma sarà comunque necessario porre un freno ai consumi. La cosiddetta ‘CasaClima’ è un buon esempio al riguardo. L’unicità del paesaggio, l’autenticità e cordialità della gente, l’ospitalità e l’elevato livello delle strutture ricettive hanno consentito lo sviluppo del turismo, di cui tutti beneficiano, direttamente o indirettamente. 27 milioni di presenze l’anno sono una cifra di tutto riguardo. Sfruttando al massimo le potenzialità esistenti si potrebbero forse raggiungere i 30 milioni. Andare molto oltre non sarebbe né ragionevole, né sostenibile.” (Benedikt Gramm)

50

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Capitolo 5

5.2 La situazione attuale 5.2.1 Settori di eccellenza dell’economia altoatesina Le particolarità geografiche, ambientali e culturali dell’Alto Adige hanno fatto sì che in questa terra si sviluppasse una vera e propria “vocazione” verso produzioni e servizi di qualità in determinati ambiti, come ad esempio il turismo, il comparto agroalimentare, lo sfruttamento delle fonti di energia rinnovabili e la tutela dell’ambiente. Questi settori, peraltro caratterizzati da una forte complementarietà, contribuiscono positivamente all’immagine della nostra provincia in Italia e all’estero e sono destinati a rappresentare anche in futuro delle punte di eccellenza per la nostra economia. 5.2.1.1 Il turismo in Alto Adige In Alto Adige vi sono circa 10.200 esercizi ricettivi ed il turismo rappresenta una delle principali attività economiche, con oltre 32.000 addetti. Il settore incide per l’11,5% sul valore aggiunto complessivo della nostra provincia e per il 13% sull’occupazione1. Nel 2007 è stato raggiunto il record di oltre 27 milioni di presenze2, corrispondenti ad oltre 55 presenze per abitante: un valore che colloca l’Alto Adige addirittura al secondo posto in Europa per intensità turistica3. Gli ospiti provenienti dall’estero, in particolare tedeschi, svizzeri ed austriaci, incidono per il 63% delle presenze. Fra i turisti italiani sono particolarmente numerosi i lombardi, i veneti e gli emiliani4. Fig. 5.1

4 1 2 3

Fonte dei dati: ISTAT, conti economici regionali. Cfr. ASTAT, 2008a. L’intensità turistica è definita come numero di presenze negli esercizi ricettivi in rapporto alla popolazione. Cfr. ASTAT, 2007a.

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Capitolo 5 Tabella 5.1 5 Le dieci regioni europee con la maggiore intensità turistica (2005)5 territorio

presenze

intensità turistica (pre­senze ogni 1000 abitanti)

posti letto

posti letto ogni 1000 abitanti

Isole Baleari

60.213.255

61.960,5

433.151

445,7

Alto Adige

26.139.024

54.467,6

215.741

449,6

Tirolo

32.441.847

46.705,8

259.776

374,0

Sud Egeo

12.768.980

42.072,4

165.770

546,2

Canarie

76.324.084

39.525,7

443.947

229,9

Algarve

15.763.019

38.056,5

132.465

319,8

Salisburgo

18.523.502

35.135,6

153.128

290,5

Isole Ionie

7.074.696

31.896,7

89.432

403,2

14.495.715

28.991,4

158.457

316,9

3.188.648

25.839,9

49.838

403,9

Trentino Valle d’Aosta Fonte: elaborazione IRE su dati Eurostat

Fig. 5.2

5

52

La tabella riporta i dati pubblicati da Eurostat per le regioni europee, aggiornati al 2005. I dati relativi al 2006 per l’Alto Adige (fonte ASTAT) sono i seguenti: 5.049.111 arrivi, 26.418.057 presenze (54,17 per abitante), 217.317 posti letto (0,45 per abitante).

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Capitolo 5 La sfida che il turismo altoatesino si trova ad affrontare consiste nel mantenere anche in futuro questo elevato livello, interpretando al meglio le tendenze ed i cambiamenti in atto nel settore e conservando la propria funzione sociale. Il turismo, infatti, rappresenta un motore di sviluppo, contribuisce al mantenimento del commercio di vicinato e crea occasioni di reddito per la popolazione rurale. Attualmente il turismo alpino si trova a fronteggiare una concorrenza sempre più forte, anche per effetto della progressiva diminuzione del costo del trasporto aereo che ha contribuito all’affermazione di nuove destinazioni in Paesi lontani, spesso decisamente competitive sul fronte dei costi. Non è più possibile affidare l’attrattività delle località alpine esclusivamente al fascino del paesaggio: è importante saper andare incontro alle mutate esigenze della clientela ed innovare il servizio offerto.6 Nel tempo si è andata affermando una tendenza dei turisti europei ad effettuare più periodi di vacanza nel corso dell’anno, riducendone però la durata.7 Le località alpine rappresentano destinazioni ideali per questi brevi soggiorni, per i quali i turisti prediligono tuttora località relativamente vicine, mentre scelgono sempre più spesso destinazioni “esotiche” per la propria vacanza principale. Gli operatori si trovano quindi a dover soddisfare le esigenze di ospiti sempre più informati, che conoscono varie realtà, hanno viaggiato molto, godono di una buona disponibilità economica e hanno ampia possibilità di scelta per quanto riguarda le destinazioni in cui trascorrere le ferie. I turisti cercano nel soggiorno in montagna un’esperienza intensa, unica e di qualità. Naturalmente le esigenze sono assai variabili: si va dalla pratica degli sport alpini alla semplice vacanza rigenerante da trascorrere in una località gradevole ed interessante dal punto di vista paesaggistico e culturale. Questi “nuovi” turisti sono difficili da soddisfare, e richiedono servizi ad hoc. È pertanto indispensabile tenere in adeguata considerazione le caratteristiche degli ospiti ed i cambiamenti in atto nella società, come ad esempio il progressivo invecchiamento della popolazione. In futuro vedremo probabilmente sempre più turisti relativamente anziani, ma in buona salute e con un reddito elevato. Crescerà pertanto la domanda di attività legate alla salute ed al wellness, che permettano il distacco dalla quotidianità e siano espressione di un’elevata qualità di vita.8 In questo contesto si inserisce anche la tendenza al cosiddetto “slow tourism”, che nasce come risposta allo stress di una vita sempre più frenetica ed è basato sulla riscoperta dell’ambiente naturale, della cultura e della gente con cui il viaggiatore viene a contatto.9 Gli ospiti ricercano l’autenticità: forse anche per questo l’agriturismo rappresenta una forma di vacanza sempre più apprezzata.

9 6 7 8

Cfr. Macchiavelli, 2002. Cfr. Matos 2002; Pechlaner – Tschurtschenthaler, 2003. Cfr. Weiermair - Steinhauser, 2003. Cfr. Matos, 2002.

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53


Capitolo 5 Fig. 5.3

5.2.1.2 Agricoltura e prodotti tipici Affinché il turismo si sviluppi in modo sostenibile, diviene sempre più importante la cooperazione con gli altri settori, in particolare con l’agricoltura: grazie ad essa gli alberghi ed i ristoranti altoatesini possono offrire alla propria clientela i prodotti tipici della nostra terra. Le specialità enogastronomiche dell’Alto Adige rappresentano a tutti gli effetti un’importante attrattiva turistica: un’inchiesta condotta fra gli ospiti che trascorrono le vacanze in Alto Adige ha evidenziato come la “buona cucina” sia un criterio determinante per la scelta del luogo di villeggiatura. Non a caso, i due terzi degli albergatori dichiarano di utilizzare, almeno occasionalmente, prodotti forniti direttamente dai contadini (in particolare verdura, latticini, carni e salumi), perché ne conoscono la provenienza e ne apprezzano la qualità.10 Fra i prodotti tipici altoatesini, i più noti sono lo speck, il vino e le mele. Lo speck, in particolare, rappresenta un interessante esempio di come un prodotto possa acquisire sempre maggiore importanza, fino a rappresentare un vero e proprio “testimonial” per l’Alto Adige. Nella nostra provincia vengono prodotte annualmente oltre 26.300 tonnellate di speck. La produzione è più che raddoppiata nell’ultimo decennio e la richiesta è in continua ascesa sui tutti i mercati, entro e fuori i confini provinciali.

10

54

Cfr. IRE, 2004.

Economia altoatesina – fattori di successo per il 2020


Capitolo 5 Fig. 5.4

È comunque necessario tenere presente che l’agricoltura di montagna deve fronteggiare difficoltà maggiori rispetto a quanto accade nei territori di pianura. L’agricoltura delle regioni alpine è tipicamente caratterizzata da un’alta intensità di lavoro, da costi elevati e dalla preponderanza di aziende di piccolissime dimensioni. Si pensi, ad esempio, alla produzione di latte: in Alto Adige gli allevatori posseggono mediamente 9,5 mucche, mentre la dimensione media delle aziende in Europa (UE15) è di 28,2 mucche.11 I prodotti dell’agricoltura di montagna possono far fronte alla concorrenza a basso costo solamente puntando su un’elevata qualità, che deve essere garantita e riconoscibile da parte dei consumatori. Ma la qualità da sola non è sufficiente: l’esperienza dimostra che è necessario un marchio forte, senza il quale è impossibile riuscire a posizionare adeguatamente i prodotti sul mercato. Ad esempio, i prezzi di yogurt e mozzarella prodotti in Alto Adige sono spesso decisamente inferiori rispetto a quelli spuntati da analoghi prodotti di marca.12 5.2.1.3 Energia ed ambiente Il paesaggio montano, molto apprezzato dai turisti e importante per la qualità di vita della popolazione, è estremamente fragile e delicato. Ciò ha fatto sì che in Alto Adige maturassero una profonda sensibilità verso le tematiche ambientali e una grande attenzione per le tecnologie che permettono uno sviluppo sostenibile. In questo contesto assumono notevole importanza le fonti di energia rinnovabili, 11

Fonte: elaborazione IRE su dati Eurostat. Cfr. IRE, 2002; IRE, 2003.

12

Economia altoatesina – fattori di successo per il 2020

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Capitolo 5 la principale delle quali è naturalmente quella idroelettrica: nella nostra provincia vi sono circa 250 centrali, con una potenza netta di 1.500 MW ed una produzione annua pari a 4.450 GWh. Le centrali idroelettriche realizzano così il 98,5% della produzione complessiva di energia elettrica dell’Alto Adige.13 Con il progresso tecnologico sono destinate ad acquisire una certa importanza anche altre fonti rinnovabili di energia: attualmente si producono 93 GWhth (pari a 7.900 tonnellate equivalenti di petrolio) tramite collettori solari.14 Si va inoltre diffondendo l’uso dei pannelli fotovoltaici, grazie anche alle normative di incentivazione emanate a livello nazionale. Gli impianti installati sono già oltre 450, per una potenza complessiva di quasi 12.600 kW. La relativa produzione di energia si aggira sui 13,5 GWh, corrispondenti a 2.750 tonnellate equivalenti di petrolio.15 In rapido sviluppo è poi lo sfruttamento della biomassa. Il 42% della superficie complessiva dell’Alto Adige è costituito da boschi16, che rappresentano una risorsa potenzialmente molto importante non solo dal punto di vista paesaggistico e della fornitura di materie prime, ma anche per il soddisfacimento del fabbisogno energetico. Il sempre maggiore utilizzo della biomassa come fonte di energia in sostituzione dei combustibili fossili comporta innanzitutto un vantaggio economico: per il riscaldamento e la produzione di energia è infatti possibile utilizzare gli scarti derivanti dalla lavorazione del legno, che trovano così un utilizzo ottimale. Ne beneficia inoltre la silvicoltura, che rappresenta una fonte aggiuntiva di lavoro e reddito per gli agricoltori locali. Nel contempo risulta sensibilmente ridotta la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di energia. A rendere particolarmente interessante l’utilizzo della biomassa come combustibile sono però i vantaggi di tipo ambientale: si tratta di una fonte di energia rinnovabile, poco inquinante e neutrale dal punto di vista della produzione di anidride carbonica. Con la combustione del legno, infatti, viene rilasciata la medesima quantità di anidride carbonica che la pianta ha assorbito durante la sua crescita attraverso il processo di fotosintesi, e che comunque verrebbe liberata nell’aria anche qualora il legno non venisse bruciato, ma lasciato decomporre naturalmente nel bosco.17 In Alto Adige la biomassa viene utilizzata soprattutto nelle centrali di teleriscaldamento, sotto forma di scarti di legno, cippato, segatura, e corteccia. Attualmente vi sono 33 centrali di teleriscaldamento, la cui produzione annua complessiva di energia termica è pari ad oltre 360 GWhth. La biomassa proviene prevalentemente da fonti locali: per il 72% dagli scarti delle imprese di lavorazione del legno e per un ulteriore 8% direttamente dal bosco. Impianti a biomassa trovano impiego anche per il riscaldamento di singoli edifici: possiamo stimare come attualmente siano in uso in Alto Adige oltre 4.000 piccoli impianti a pellets o a cippato, per una produzione annua di energia termica pari ad oltre 100 GWhth. Nel complesso, la produzione di energia termica da biomassa supera i 460 GWhth, corrispondenti a 39.800 tonnellate equivalenti di petrolio all’anno.18 Fonte dei dati: Terna – Rete elettrica nazionale (cfr. ASTAT, 2008). Cfr. TIS, 2007. Cfr. TIS, 2007. 16 Fonte: Consorzio Biomassa Alto Adige. 17 Cfr. Consorzio Biomassa Alto Adige (http://www.biomasseverband.it). 18 Cfr. Ökoinstitut, 2004; TIS, 2007. 13 14 15

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Capitolo 5 Accanto all’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, è di estrema importanza la riduzione del fabbisogno energetico, in particolare per quanto riguarda il riscaldamento degli edifici. Con l’affermarsi del concetto “CasaClima”, nella nostra provincia sono stati ottenuti importanti risultati in questo senso. CasaClima rappresenta anche un’opportunità per l’economia: si pensi che i tre quarti delle abitazioni presenti in Alto Adige hanno più di 25 anni, ed un fabbisogno energetico mediamente superiore di tre volte rispetto ad una casa con classe di isolamento termico “C” (7 litri di gasolio al m2 a Bolzano), che rappresenta l’attuale standard minimo previsto dalla legislazione provinciale. Complessivamente, si tratta di ben 147.000 abitazioni costruite fino al 1981, che potrebbero essere risanate e ristrutturate sfruttando le attuali conoscenze in materia di edilizia sostenibile, con grandi vantaggi in termini di risparmio energetico e riduzione delle emissioni. Si tratta di un mercato estremamente promettente per i professionisti e le imprese del settore edile: ipotizzando un costo di risanamento pari a 250 €/m2 ed una superficie media per appartamento pari ad 80 m2, si può stimare un volume d’affari potenziale pari a 3 miliardi di Euro.19 Attualmente, considerando sia gli immobili residenziali che non residenziali, si registrano 1.800 – 1.900 recuperi edilizi l’anno, l’80% dei quali riguarda edifici costruiti fino al 1981.20 Fig. 5.5

19 20

Cfr. APPA, 2006. Cfr. ASTAT 2006; ASTAT, 2007b.

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Capitolo 5

5.3 Conclusioni e prospettive 5.3.1 Turismo e prodotti tipici L’Alto Adige dispone di tutte le risorse naturali, culturali, umane e finanziarie per continuare anche in futuro ad essere una destinazione apprezzata dai turisti. A tal fine, sarà necessario adeguare l’offerta alle mutevoli preferenze degli ospiti. Le proposte di soggiorno dovranno essere godibili anche in tempi brevi ed accessibili a tutti, ma dovranno sopratutto enfatizzare gli aspetti legati alla salute e offrire agli ospiti un forte coinvolgimento emozionale. In questo contesto assume valore il legame delle attività turistiche con la comunità locale, che dona autenticità all’esperienza vissuta dagli ospiti e ne costituisce una componente fondamentale.21 È quindi necessario tutelare la struttura ricettiva che caratterizza l’Alto Adige, basata sui piccoli esercizi, spesso a conduzione familiare. Poiché, però, tale struttura è tipicamente caratterizzata da una limitata produttività, è necessario compensare gli svantaggi derivanti dalle ridotte dimensioni ricorrendo ad una sempre maggiore cooperazione tra gli operatori. Sarà inoltre necessario prestare la massima attenzione alla tutela dell’ambiente, che rappresenta il principale fattore di competitività delle destinazioni turistiche alpine.22 Da una recente indagine condotta dall’IRE in varie regioni italiane è emerso come la bellezza del paesaggio sia la caratteristica che più spesso viene associata all’Alto Adige da coloro che vi si sono recati almeno una volta per turismo: tale associazione è “molto forte” per l’84% degli intervistati. Fig. 5.6

21 22

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Cfr. Macchiavelli, 2002. Cfr Pechlaner – Tschurtschenthaler, 2003; Weiermair - Steinhauser, 2003.

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Capitolo 5 I prodotti agroalimentari altoatesini godono di un’immagine positiva presso i consumatori, che può essere sfruttata anche per la commercializzazione dell’Alto Adige come destinazione turistica. Per i prodotti tipici che già hanno grande successo, come ad esempio lo speck, è opportuno proseguire sulla strada della massima qualità e attenzione per le esigenze del consumatore, puntando nel contempo a raggiungere nuovi mercati con clientela ad elevato reddito.23 Il marketing turistico, d’altra parte, può contribuire ad incrementare l’interesse verso altre specialità alimentari, come ad esempio i latticini, che ancora non godono di sufficiente notorietà: è necessario sottolineare la qualità attraverso l’identificazione dei prodotti con il territorio d’origine e con l’immagine positiva che caratterizza le regioni alpine. È inoltre essenziale puntare sul continuo miglioramento della professionalità di tutte le persone coinvolte nel processo produttivo e sfruttare adeguatamente le possibilità di cooperazione tra le aziende nell’ambito dello sviluppo del prodotto, della produzione e della commercializzazione. In questo modo anche le piccole imprese potranno ottenere una significativa riduzione dei costi e migliorare così la propria competitività.24 Infine, è necessario creare le condizioni per una proficua collaborazione tra agricoltura e turismo, ad esempio attraverso la realizzazione di un’organizzazione professionale per la commercializzazione dei prodotti degli agricoltori, in modo da poter garantire con continuità la fornitura di prodotti freschi e di alta qualità agli alberghi e ristoranti.25

5.3.2 Energia ed ambiente L’impiego della biomassa come combustibile per impianti privati e centrali di teleriscaldamento costituisce un passo avanti sulla strada dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. Ciò rappresenta una grande opportunità, che per essere colta pienamente richiederebbe una sistematica valorizzazione delle nostre risorse boschive. Attualmente viene sfruttato l’85-90% della crescita annua di biomassa dei nostri boschi: parte del potenziale resta quindi inutilizzato, in quanto il relativo sfruttamento non garantirebbe un sufficiente ritorno economico.26 Attraverso cooperazioni tra proprietari di boschi, imprese operanti nel settore della lavorazione del legno e centrali di teleriscaldamento si potrebbe giungere ad una diminuzione dei costi, rendendo così profittevoli anche boschi situati in zone più marginali. Gli impianti a biomassa sono destinati a trovare in futuro sempre maggior impiego: si pensi che nei prossimi anni andranno sostituiti circa la metà dei 32.000 impianti di riscaldamento a gasolio presenti in Alto Adige, in quanto tecnicamente superati, e la biomassa rappresenta una soluzione ideale per gli edifici isolati o comunque situati in zone non servite dalle centrali di teleriscaldamento.27

Cfr. IRE, 2005. Cfr. IRE, 2002. Cfr. IRE, 2004. 26 Cfr. Ökoinstitut, 2004. 27 Cfr. Ökoinstitut, 2004. 23 24 25

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Capitolo 5 Il maggior potenziale di crescita per la nostra economia nel settore delle tecnologie per l’ambiente è comunque rappresentato dall’innovativo concetto “CasaClima”. È evidente, infatti, che i professionisti e le imprese locali hanno ormai acquisito un notevole know-how, anche grazie a cospicui investimenti in formazione: alla fine del 2007 operavano in Alto Adige ben 312 esperti CasaClima (geometri, architetti, ingegneri, periti, ecc.) e 268 imprese certificate (imprese edili, artigiani, installatori, ecc.). Questo notevole patrimonio di esperienza e di conoscenze potrebbe rappresentare la base per una forte espansione delle nostre imprese anche al di fuori dei confini provinciali, sul vasto mercato nazionale.

Bibliografia • [APPA, 2006] N. Lantschner: “CasaClima – Costruire il futuro”, Provincia Autonoma di Bolzano – Agenzia provinciale per l’ambiente, Bolzano, 26 – 28 gennaio 2006. • [ASTAT, 2006] Provincia Autonoma di Bolzano - ASTAT Istituto provinciale di statistica: “Attività edilizia 2005”, Astat informazioni n. 24, Bolzano, settembre 2006. • [ASTAT, 2007a] Provincia Autonoma di Bolzano - ASTAT Istituto provinciale di statistica: “Turismo in Alto Adige - Anno turistico 2005/06”, Collana Astat 132, Bolzano, 2007. • [ASTAT, 2007b] Provincia Autonoma di Bolzano - ASTAT Istituto provinciale di statistica: “Attività edilizia e recuperi edilizi in provincia di Bolzano - 2006”, Raccolta di tabelle n. 03, Bolzano, agosto 2007. • [ASTAT, 2008a] Provincia Autonoma di Bolzano - ASTAT Istituto provinciale di statistica: “Andamento turistico – Novembre – Dicembre e Anno 2007”, Astat info stampa n. 3, Bolzano, 31.01.2008. • [ASTAT, 2008b] Provincia Autonoma di Bolzano - ASTAT Istituto provinciale di statistica: “Energia elettrica in provincia di Bolzano, 2000 ‑ 2006”, Astat info n. 4, Bolzano, febbraio 2008. • [EURAC, 2007] “Das Potential ist unerschöpflich”, intervista a W. Sparber, direttore dell’Istituto per le energie rinnovabili dell’EURAC, in “Academia” n. 44, rivista scientifica dell’Accademia Europea di Bolzano, luglio 2007. • [IRE, 2002] O. Lechner, P. Möltner: “L’economia lattiero – casearia nelle Alpi – Quale futuro?”, IRE – Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, 2002. • [IRE, 2003] O. Lechner, U. Perkmann, A. Ambach, A. Hainz, G. Tappeiner: “Prezzi dei prodotti lattiero - caseari – Fattori determinati”, IRE – Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, 2003. • [IRE, 2004] O. Lechner, G. Müller, G. Tappeiner: “Prodotti locali e piatti tipici: un fattore di competitività per il turismo”, IRE – Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, 2004. • [IRE, 2005] O. Lechner, P. Möltner, G. Tappeiner: “Speck dall’Alto Adige – un’analisi economica”, IRE – Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, 2005. • [Macchiavelli, 2002] A. Macchiavelli: “Il turismo alpino nel mercato globale: condizioni di competitività in una prospettiva di turismo sostenibile”, Anno Internazionale della Montagna – High Summit, Milano, 8 maggio 2002. • [Matos, 2002] R. Matos: “Can ‘Slow Tourism’ Bring New Life To Alpine Regions?”, Leisure Futures, actes du colloque, Centre for Tourism and Service Economics, University of Innsbruck, Innsbruck, April 2002. • [Ökoinstitut, 2004] S. Perini, H. Glauber: “Situazione attuale e potenziale delle biomasse nella Regione Trentino Alto Adige/ Südtirol”, Ökoinstitut Südtirol/Alto Adige, Bolzano, settembre 2004. • [Pechlaner – Tschurtschenthaler, 2003] H. Pechlaner, P. Tschurtschenthaler: “Tourism Policy, Tourism Organisations and Change Management in Alpine Regions and Destinations: A European Perspective”, Current Issues in Tourism, 2003 (Vol. 6) (No. 6), 508-539. • [TIS, 2007] S. Walder, D. Reiterer, C. Tasser, S. Dal Savio, W. Sparber, W. Baumann: “Enertour – Turismo energetico e ambientale in Alto Adige”, TIS innovation park – Renertec Centro energie rinnovabili, 2007. • [Weiermair - Steinhauser, 2003] K. Weiermair – C. Steinhauser: “New Tourism Clusters In The Field Of Sports And Health; The Case Of Alpine Wellness”, 12th International Tourism and Leisure Symposium, Barcelona, April 2003.

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Capitolo 6

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Il commercio estero

6.1 Fattori di successo per il 2020: concentrarsi sui mercati vicini e tradizionali, supporto alle piccole imprese “L’Alto Adige vanta alcuni prodotti tipici che trovano apprezzamento anche oltre i confini della provincia. Si pensi, per esempio, alle prelibate mele – la cui produzione sfiora il milione di tonnellate – ma anche allo speck dal sapore deciso, ai vini pregiati o agli eccellenti prodotti caseari… Ma anche in ambito tecnico molte imprese altoatesine hanno raggiunto posizioni di spicco e si sono sviluppate fino a diventare dei veri e propri centri di competenza. Sono esempi eloquenti la “CasaClima” ed i settori legati alla montagna: impianti di risalita, cannoni da neve, macchinari per preparare le piste, equipaggiamenti per gli sport invernali. La globalizzazione ha esposto la nostra provincia ad un aumento della concorrenza, ma ci consente anche di diventare attivi a livello mondiale. L’Organizzazione Export Alto Adige (EOS) è stata istituita nel 2007 al fine di assistere anche le imprese minori nella commercializzazione dei propri prodotti in Italia e all’estero. Si possono già registrare i primi successi, ma gli obiettivi per il futuro sono molto ambiziosi.” (Benedikt Gramm)

6.2 La situazione attuale 6.2.1 Le imprese altoatesine ed il commercio estero

Il commercio estero assume un ruolo sempre più rilevante, sia per la crescente globalizzazione dell’economia mondiale, sia in seguito alla realizzazione del Mercato comune all’interno dell’Unione europea, sia infine per il continuo allargamento dei confini dell’Unione stessa. Ciò comporta, da un lato, una maggiore concorrenza sul mercato domestico dovuta alle importazioni, dall’altro l’opportunità - per le imprese più competitive - di accedere a nuovi mercati. Naturalmente, le aziende che intendono operare sui mercati esteri debbono raggiungere un’elevata produttività, in modo da poter offrire i propri prodotti a prezzi concorrenziali nonostante i costi legati all’esportazione (trasporto, assicurazione delle merci, maggiori spese amministrative, costi legati alle differenze istituzionali, culturali e di lingua). Le imprese meno competitive, invece, vedono il proprio raggio d’azione limitato all’ambito nazionale o locale, dove peraltro sono destinate a perdere quote di mercato per effetto della concorrenza proveniente dall’estero. Di conseguenza, il commercio internazionale e l’apertura dei mercati tendono ad attuare

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Capitolo 6 una selezione delle imprese, rafforzando le aziende più produttive e eliminando dal mercato quelle più deboli. Un recente studio riferito alla realtà dell’Euregio Tirolo - Alto Adige - Trentino conferma come ad esportare siano soprattutto le imprese più grandi e come le imprese esportatrici siano tipicamente caratterizzate da una produttività più elevata della media.1 Come è lecito attendersi considerata la struttura della nostra economia, le imprese altoatesine non sono particolarmente orientate ai mercati esteri. Ciò trova conferma confrontando l’indice di propensione all’export con quello delle altre province italiane (vedi fig. 6.1). Tale indice viene calcolato rapportando le esportazioni al valore aggiunto provinciale, e per l’Alto Adige si attesta al 18,1%. Si tratta di un valore inferiore rispetto a quelli rilevati nelle province vicine (Trento 21,6%, Verona 29%, Belluno 35,7%) e alla media nazionale, pari al 22,8%.2 Inoltre, le esportazioni altoatesine sono concentrate in gran parte (39%) sulla Germania, il che implica una certa dipendenza dalla situazione congiunturale tedesca. Da questo punto di vista, una maggiore diversificazione dei mercati di vendita sarebbe desiderabile al fine di garantire un andamento più stabile delle esportazioni. Fig. 6.1

1 2

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Cfr. Schiavo, 2007. Fonte dei dati: Unioncamere – Istituto Tagliacarne, anno 2005.

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Capitolo 6 Fig. 6.2

6.3 Conclusioni e prospettive Le ridotte dimensioni rappresentano un serio limite alle possibilità di espansione all’estero di molte nostre imprese. Una possibile soluzione può essere quella di puntare su prodotti di nicchia, di elevata qualità e dalla forte identificazione con il territorio d’origine. In questo modo si potrà uscire dalla logica della competizione sul prezzo, permettendo anche ad aziende medio ‑ piccole di affacciarsi al di fuori dei confini provinciali. Le piccole imprese possono ovviare agli svantaggi derivanti dalle dimensioni anche attraverso le cooperazioni, da attuarsi eventualmente anche con aziende medio ‑ grandi. Indagini empiriche condotte dall’IRE3 mostrano come le imprese che cooperano ottengano generalmente un miglioramento per quanto riguarda il fatturato, lo sfruttamento della capacità produttiva, la qualità dei prodotti e l’efficienza del ciclo produttivo. La politica economica dovrebbe pertanto contribuire a promuovere le cooperazioni e fornire informazioni alle imprese interessate. Possibili forme di ausilio alla cooperazione potrebbero essere, ad esempio, la redazione di contratti ‑ tipo che le imprese possano utilizzare per regolare i rapporti tra i partner, nonché la concessione di incentivi economici nella fase di avvio della cooperazione stessa (ad esempio per il finanziamento delle necessarie consulenze). 3

Cfr. IRE, 2000.

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Capitolo 6 Il maggiore aiuto che la mano pubblica offre alle aziende altoatesine è però rappresentato dall’EOS (Organizzazione Export Alto Adige della Camera di commercio), un’istituzione che presta assistenza alle aziende locali interessate ad esportare i propri prodotti. In particolare, l’EOS si occupa dell’intermediazione di contatti commerciali, offre il proprio sostegno alle imprese locali nello svolgimento delle relazioni d’affari e si adopera per il rafforzamento dell’immagine e della notorietà dei prodotti dell’Alto Adige. Infine, per migliorare la capacità di esportazione delle imprese locali dovrà essere posta la massima cura nella preparazione e nell’aggiornamento professionale dei collaboratori: per avere successo sui mercati esteri sono necessarie grandi qualità professionali, conoscenza delle lingue, flessibilità e mentalità aperta al cambiamento.

Bibliografia • [Bernard – Jensen, 1999] A. Bernard, B. Jensen: “Exceptional Exporter Performance: Cause, Effect, or Both?”, Journal of International Economics 47, 1-25, 1999. • [Bernard et al., 2003] A. Bernard, J. Eaton, J. Jensen, S. Kortum: “Plants and Productivity in International Trade”, American Economic Review 93, 170-192, 2003. • [Brülhart – Mathys, 2007] M. Brülhart, N.A. Mathys: “Sectoral Agglomeration in a Panel of European Regions”, University of Lausanne, 2007. • [Del Gatto et al., 2007] M. Del Gatto, G. Mion, G.I.P. Ottaviano: “Trade Integration, Firm Selection and the Costs of NonEurope”, University of Cagliari, Catholic University of Louvain-la-Neuve, University of Bologna, 2007. • [Egger et al., 2005] P. Egger, S. Gruber, M. Larch, M. Pfaffermayr: “Knowledge-Capital Meets New Economic Geography”, CESifo Working Paper 1432, 2005. • [Gramm - Hauser, 2005] D. Gramm, C. Hauser: „Exportdynamik in Südtirol“ 01/05, Observatorium der Euregio, 2005. • [Gramm - Hauser, 2006] D. Gramm, C. Hauser: „Exportdynamik in Südtirol“ 02/06, Observatorium der Euregio, 2006. • [IRE, 2000] O. Lechner, G. Müller, G. Tappeiner: “La cooperazione tra imprese: sfida e futuro dell’artigianato altoatesino”, IRE – Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, 2000. • [IRE, 2007] O. Lechner, S. Perini: “Barometro dell’economia 2007”, IRE – Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, 2007. • [Krugman, 1979] P. Krugman: “Increasing Returns, Monopolistic Competition, and International Trade”, Journal of International Economics 9, 469-480, 1979. • [Krugman, 1980] P. Krugman: “Scale Economies, Product Differentiation, and the Pattern of Trade”, American Economic Review 70, 950-959, 1980. • [Melitz – Ottaviano, 2005] M. Melitz, G.I.P. Ottaviano: “Market Size, Trade, and Productivity”, NBER Working Paper 11393, 2005. • [Melitz, 2003] M. Melitz: “The Impact of Trade on Intra-Industry Reallocations and Aggregate Industry Productivity”, Econometrica 71, 1695-1725, 2003. • [Schiavo, 2007] S. Schiavo: “Esportatori e non esportatori a confronto”, 01/07, Osservatorio dell’Euregio, 2007. • [Tybout, 2002] J. Tybout: “Plant and Firm-level Evidence on New Trade Theories”, in: J. Harrigan (Hrsg.), “Handbook of International Economics”, vol. 38, Basil-Blackwell, 2002.

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Capitolo 7

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Concertazione e responsabilità sociale

7.1 Fattori di successo per il 2020: partenariato sociale, responsabilità sociale e pace sociale “I clienti e i collaboratori costituiscono il capitale più importante di un’impresa. Sebbene non siano contemplati nei bilanci, essi sono determinanti per il successo di qualunque azienda. È il cliente che decide dove e cosa acquistare o non acquistare. Un’offerta adeguata è pertanto un requisito fondamentale. Ma altrettanto importanti sono la consulenza ed il servizio prestato dagli addetti. In un’impresa, tutti i collaboratori devono essere spronati a pensare ed operare in modo orientato al cliente. Che l’imprenditore presti la massima attenzione ai clienti è ovvio. Ma lo fa anche nei confronti dei propri dipendenti? In molti casi ciò avviene, e anche in modo esemplare; in altri c’è ancora qualche passo da compiere. La forza lavoro in Alto Adige è, al momento, merce rara. Per mantenere in moto l’economia è necessario ricorrere alla forza lavoro straniera. Questi lavoratori hanno diritto ad una parità di trattamento assoluta. A questo proposito, i lavoratori stagionali non costituiscono un grande problema, mentre l’immigrazione di lavoratori con famiglia al seguito può causare maggiori difficoltà. Gli imprenditori devono mostrarsi socialmente responsabili e impegnarsi per l’integrazione. In futuro sarà necessario anche utilizzare ancor meglio la forza lavoro locale. Maggiore diffusione del part-time, aumento dell’età pensionabile e incentivi per giovani pensionati non sono certo misure popolari, ma rappresenterebbero una soluzione. Di certo c’è bisogno di una retribuzione (netta) equa, tale da consentire a tutti di vivere dignitosamente. A tal fine devono adoperarsi anche le imprese, ma c’è bisogno soprattutto di un deciso taglio all’imposta sui redditi da lavoro subordinato, in modo che nelle tasche dei dipendenti rimanga qualcosa di più. Il cuneo fiscale è troppo elevato, è necessario un cambiamento! Ne va della giustizia sociale, della pace sociale nella nostra provincia.” (Benedikt Gramm)

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Capitolo 7

7.2 La situazione attuale 7.2.1 Pace sociale e sviluppo sostenibile

Dalle indagini condotte dall’IRE riguardo all’Alto Adige come localizzazione economica, risulta come la pace sociale sia tra i fattori che maggiormente soddisfano gli imprenditori locali.1 Essa è considerata molto importante, in quanto contribuisce a migliorare il clima sul lavoro e la produttività. La bassa conflittualità consente inoltre una migliore integrazione dell’impresa nel tessuto sociale, creando le condizioni perché si sviluppi una “responsabilità sociale d’impresa”. Naturalmente, la pace sociale in Alto Adige è assicurata in primo luogo dal buon andamento dell’economia locale, che garantisce assenza di disoccupazione, redditi tendenzialmente elevati ed una buona qualità di vita. Ciò consente generalmente un confronto sereno tra le parti coinvolte nel processo politico ‑ decisionale. La necessità di raggiungere compromessi accettabili e vantaggiosi per tutti riguarda però non solo i rapporti tra lavoratori ed imprenditori, ma anche la mediazione tra le esigenze dell’economia da un lato e quelle della società e dell’ambiente dall’altro. Lo sviluppo economico, per essere sostenibile, deve tener conto di tutte e tre queste dimensioni, in modo da non pregiudicare la qualità di vita delle generazioni future2.

7.2.2 La responsabilità sociale d’impresa (Corporate Social Responsibility)

La concertazione tra le parti sociali e l’adozione di politiche orientate allo sviluppo sostenibile permettono di creare un contesto istituzionale che garantisca alle imprese un’interazione positiva con le altre componenti della società. Tuttavia, sono sempre di più gli imprenditori che ritengono utile ed importante creare un rapporto più profondo con le diverse entità con cui l’azienda entra in contatto (personale, soci ed azionisti, clienti, fornitori, partner finanziari, enti pubblici, nonché la Comunità e l’ambiente). Le imprese possono fare molto per la società, adottando comportamenti virtuosi che vanno oltre il semplice rispetto degli obblighi di legge. La responsabilità sociale d’impresa è definita proprio come “l’integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle istanze sociali ed ambientali nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.3 Per l’Unione europea, la diffusione tra le imprese di comportamenti socialmente responsabili rappresenta un elemento fondamentale nell’ambito della Strategia di Lisbona, attraverso la quale l’Europa punta a diventare un’economia “knowledge – based” competitiva e dinamica, basata su una crescita sostenibile e sulla coesione sociale.

Cfr. IRE, 2008. L’IRE, in collaborazione con l’Istituto per l’Ambiente Alpino dell’EURAC e con l’Agenzia per l’Ambiente della Provincia Autonoma di Bolzano, ha dato vita ad un set di indicatori di sostenibilità riferito all’Alto Adige ed ai suoi comuni. Si tratta, complessivamente, di ben 74 variabili, rappresentative di 19 diverse tematiche economiche, sociali ed ambientali. Si è così inteso offrire un contributo oggettivo alla tematica della sostenibilità in Alto Adige. Gli indicatori (consultabili sul sito www.sustainability.bz.it) rappresentano una preziosa base di dati per il monitoraggio dello sviluppo, la valutazione dei progressi compiuti e l’individuazione di eventuali necessità di intervento. 3 Cfr. Commissione europea, 2001. 1 2

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Capitolo 7 Possiamo individuare molti esempi di comportamenti socialmente responsabili. Per quanto riguarda i rapporti con il personale, la responsabilità sociale è legata essenzialmente alla qualità dell’impiego, alle possibilità di formazione e aggiornamento professionale, all’integrazione delle minoranze e dei portatori di handicap, alla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, nonché alla qualità di vita dei dipendenti (flessibilità di orario, disponibilità di alloggi, conciliabilità delle esigenze del lavoro con quelle della famiglia, ecc.). Ma la responsabilità sociale deve essere intesa nei confronti di tutti i portatori di interesse che entrano in contatto con l’azienda: essa si concretizza, tra l’altro, in rapporti trasparenti con i soci e la proprietà, nonché con i finanziatori (banche, società di leasing, ecc.) e gli investitori. La scelta dei fornitori e le relative relazioni commerciali debbono naturalmente essere improntate a principi di equità e correttezza, in particolare per quanto riguarda la tutela del lavoro e dei diritti umani lungo tutta la filiera produttiva. È altresì fondamentale il rispetto della clientela, ad esempio adottando forme di pubblicità idonee, garantendo un’adeguata assistenza post-vendita e prestando attenzione alle esigenze di tutti i consumatori, ivi compresi coloro che si trovano in situazione svantaggiata. Naturalmente, la responsabilità sociale si manifesta anche attraverso rapporti corretti con lo Stato e gli altri Enti locali, eventualmente garantiti attraverso l’adozione di codici di condotta adottati su base volontaria. Molto importante è poi il rapporto con la comunità, che può trovare espressione nella collaborazione con scuole, università o associazioni, oppure ancora attraverso donazioni o la sponsorizzazione di particolari eventi. Infine, grande attenzione deve essere posta alle tematiche dell’ambiente, con particolare riferimento al contenimento delle emissioni inquinanti, al trattamento dei rifiuti ed al risparmio di energia. Da una recente indagine condotta da Studio Equalitas in collaborazione con l’IRE4 emerge come le imprese dell’Alto Adige siano generalmente consapevoli delle tematiche relative alla responsabilità sociale d’impresa, anche se naturalmente sono soprattutto le aziende di maggiori dimensioni (a partire da una cinquantina di addetti) a mostrare maggiore sensibilità verso questo argomento. Lo studio ha però evidenziato come la responsabilità sociale delle imprese altoatesine si concretizzi quasi sempre in iniziative isolate, normalmente di natura economica (elargizioni ad associazioni, sponsorizzazioni, ecc.). Ciò che manca è una visione strategica, che possa generare quella situazione di vantaggio per tutti i soggetti coinvolti che è il vero obiettivo della responsabilità sociale d’impresa. Vi è pertanto la necessità di un’attività di informazione e sensibilizzazione, affinché gli imprenditori possano comprendere i vantaggi derivanti dall’adozione di comportamenti socialmente responsabili. Non si deve infatti ritenere che la responsabilità sociale rappresenti per le imprese unicamente un onere. Ad esempio, il “clima” di lavoro nell’impresa influisce sulla produttività dei collaboratori e sulla loro capacità di identificarsi con gli obiettivi aziendali. Analogamente, l’impegno per la salute dei lavoratori contribuisce a diminuire le assenze dovute a malattia, la collaborazione con le scuole garantisce maggiori probabilità di reperire personale, l’adozione di tecnologie rispettose 4

Cfr. Equalitas, 2006.

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Capitolo 7 dell’ambiente può generare un vantaggio competitivo, gli investimenti in formazione migliorano la capacità dei collaboratori di partecipare attivamente al processo di innovazione, e così via.

7.3 Conclusioni e prospettive Affinché il clima sociale resti positivo anche in futuro, è necessario che le associazioni di categoria degli imprenditori ed i sindacati siano disposti a collaborare attivamente per uno sviluppo armonico e globale dell’economia altoatesina. A questo proposito, un modello di riferimento è rappresentato da quanto avviene in Austria, dove la concertazione tra le parti ha contribuito in misura rilevante al positivo sviluppo dell’economia. È importante saper giungere a dei compromessi in vista di finalità condivise: tra gli obiettivi della “Sozialpartnerschaft” austriaca figurano non solo la piena occupazione, la stabilità dei prezzi e la crescita, ma anche il consolidamento della competitività, il processo di integrazione nell’ambito dell’Unione europea, l’internazionalizzazione dell’economia austriaca, la valorizzazione delle risorse umane ed il rispetto delle politiche ambientali. La chiave del buon funzionamento della “Sozialpartnerschaft” è rappresentata dal forte coinvolgimento delle parti sociali nei processi decisionali, anche a livello legislativo, il che permette la ricerca di un accettabile compromesso tra le esigenze dei diversi soggetti coinvolti. Naturalmente, la soluzione delle divergenze e la concertazione tra le parti sociali sono più facili se la popolazione ha un atteggiamento positivo verso l’economia ed il mondo delle imprese. È perciò importante sensibilizzare l’opinione pubblica, affinché tutti comprendano l’importanza dell’economia per lo sviluppo ed il miglioramento delle condizioni di vita di ognuno. A questo proposito, la Camera di commercio di Bolzano è da anni impegnata per informare la collettività riguardo all’economia locale ed alle sue problematiche. Tale opera di sensibilizzazione avviene sia attraverso i mezzi di informazione, sia mediante l’organizzazione di manifestazioni ed interventi nelle scuole, all’insegna del motto “l’economia riguarda tutti noi”. Per quanto concerne la responsabilità sociale d’impresa, è necessario tenere presente che l’economia altoatesina è incentrata quasi esclusivamente sulle piccole e piccolissime imprese. Riteniamo pertanto che le maggiori potenzialità d’intervento riguardino l’ambito della conciliazione tra famiglia e lavoro, in particolare attraverso una maggiore flessibilità degli orari. In questo contesto, il ruolo della Pubblica Amministrazione dovrà essere quello di sensibilizzare le imprese e favorire la diffusione di una vera e propria cultura della responsabilità sociale, affinché tutti possano comprendere i vantaggi derivanti dall’adozione di comportamenti virtuosi. La Pubblica Amministrazione può inoltre fungere da precursore, elaborando esempi e buone pratiche che possano successivamente trovare diffusione anche nelle imprese.

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Capitolo 7 Bibliografia • [Commissione europea, 2001] Commissione delle Comunità Europee: “Libro Verde - Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”, Bruxelles, 18.7.2001. • [Equalitas, 2006] Studio Equalitas: “Rilevazione del grado di attuazione della responsabilità sociale presso un campione di imprese altoatesine”, Bolzano, 2006. • [IRE, 2008] O. Lechner, L. Partacini, G. Tappeiner: “L’Alto Adige come localizzazione economica”, IRE – Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, 2007. • [Tappeiner et al., 2007] U. Tappeiner, O. Lechner, G. Tappeiner [editori]: “Alto Adige sostenibile? – Indicatori per l’ambiente, la società, l’economia”, Athesia, Bolzano, 2007. • [Unioncamere, 2006] Centro Studi Unioncamere: “La responsabilità sociale delle imprese e gli orientamenti dei consumatori”, FrancoAngeli, Milano, 2006.

Economia altoatesina – fattori di successo per il 2020

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La nostra attività comprende: Informazioni e dati economici per imprese, associazioni e studenti (si assegnano anche tesi di laurea) Rapporti e relazioni per convegni e attività di formazione Pubblicazioni regolari: • Relazione sulla situazione economica in Alto Adige (annuale) • Barometro dell’economia (semestrale) • Listino dei prezzi all’ingrosso (mensile) Studi speciali: • L’Alto Adige come localizzazione economica (2008) • I Mercatini di Natale dell’Alto Adige: un fattore di immagine – Indagine tra la popolazione in Italia (2007) • Formazione ricca di prospettive – Volume 3: Indagine tra le diplomate ed i diplomati dei licei (2007) • Vino altoatesino – mercati, canali di distribuzione, prezzi (2007) • Quanto sono innovative le imprese altoatesine? (2006) • Formazione ricca di prospettive – Volume 2: Inchiesta tra le diplomate ed i diplomati degli istituti tecnici e professionali (2006) • Il potenziale dei collaboratori “anziani” – Gli “over 50” nel mondo del lavoro in Alto Adige (2006) • Imprese dell’Alto Adige – Prepararsi alle sfide del futuro – Preparazione a Basilea 2 (2006) • Gli acquisti fuori provincia degli altoatesini – motivazioni e rilevanza economica (2006) • Formazione ricca di prospettive – Volume 1: Inchiesta tra le diplomate ed i diplomati degli istituti professionali con durata triennale e delle scuole di formazione professionale (2006) • Euregio Tirolo – Alto Adige – Trentino / Un modello economico per l’Europa (2005) • Speck dall’Alto Adige – Un’analisi economica (2005) • Produttività – L’Alto Adige verso il futuro (2004) • Il trasferimento dell’impresa come fattore di successo – Rilevanza del fenomeno in Alto Adige (2004) • Prodotti locali e piatti tipici (2004) • Il trasferimento dell’impresa come fattore di successo – Rilevanza del fenomeno in Alto Adige (2004) • Conciliare famiglia e lavoro... una necessità sociale ed economica (2003) • Commercio al dettaglio in Alto Adige – struttura e sfide (2003) • I prezzi dei prodotti lattiero-caseari. Fattori determinanti (2003) • Innovazione – la realtà altoatesina (2002) • Nuove imprese in Alto Adige (2002) • L’economia lattiero-casearia nelle Alpi. Quale futuro? (2002) • L’intermediazione commerciale in Alto Adige: un elemento fondamentale dell’economia (2002) • L’Alto Adige: partner commerciale nel centro d’Europa. I rapporti economici nel mercato nazionale ed internazionale (2002) • L’artigianato altoatesino: struttura ed evoluzione (2002) Le pubblicazioni antecedenti sono consultabili su internet.

ISTITUTO DI RICERCA ECONOMICA I-39100 Bolzano, via Alto Adige 60 tel. 0471 945706, fax 0471 945712 www.camcom.bz.it/ire e-mail: wifo@camcom.bz.it

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