La tassazione delle società di capitali - Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A.P. - 70 % - CNS Bolzano. Supplemento al bollettino ”Per l’economia” n. 2/2008

Bolzano - 2008/6


Bolzano - 2008/6

La tassazione delle società di capitali Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A.P. - 70 % - CNS Bolzano Supplemento al bollettino “Per l’economia” n. 2/2008 www.camcom.bz.it/ire e-mail: wifo@camcom.bz.it


Coordinamento e gestione del progetto Oswald Lechner Autori Oswald Lechner Luciano Partacini Consulenza scientifica Gottfried Tappeiner Collaboratrici Carmen Delmonego Alberta Mahlknecht Si ringrazia il team dell’IRE M. Cristina Bagante, Lidia Carlevaris, Georg Lun, Barbara Moroder, Stefano Perini, Urban Perkmann, Sieglinde Stßger, Helmut Untermarzoner

Direttore responsabile: dott. Josef Rottensteiner Registrato presso il Tribunale di Bolzano con decreto n. 3/82 Direzione e amministrazione: via Alto Adige 60, 39100 Bolzano Pubblicato nel mese di dicembre 2008 Riproduzione e diffusione - anche parziale - autorizzata soltanto con la citazione della fonte (titolo e edizione).

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Pressione fiscale e competitività Tra gli imprenditori ed i responsabili della politica economica è sempre di grande attualità la discussione riguardo all’elevata pressione fiscale cui sono sottoposte le imprese in Italia ed i rischi che ciò potrebbe comportare per la competitività dell’Alto Adige come localizzazione economica. dott. Michl Ebner

Il presente studio intende offrire una comparazione oggettiva della situazione italiana ed altoatesina con quella degli altri principali Paesi europei.

Presidente della Camera di commercio di Bolzano

dott. Werner Frick

Assessore all’economia

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IRE – Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano

Pressione fiscale elevata – quella percepita ancora più di quella effettiva Aliquote d’imposta, base imponibile, pressione fiscale, imposte nazionali e possibilità d’intervento a livello locale... la tematica dell’imposizione fiscale è estremamente complessa! Il presente studio intende contribuire alla discussione fornendo alcune informazioni oggettive. La pressione fiscale è determinata dall’insieme delle imposte che i cittadini e le imprese sono tenuti a versare. In Italia l’incidenza complessiva sul PIL (Prodotto Interno Lordo) delle imposte e dei contributi sociali obbligatori raggiunge il 43,3% (2007). Tale valore è superiore alla media europea, pari al 39,9%, ed il nostro Paese si colloca al sesto posto tra i Paesi dell’Unione con il maggior carico fiscale. L’Austria segue da vicino con un’incidenza del 41,8%. La pressione fiscale rappresenta un criterio estremamente importante per le decisioni delle grandi imprese, che in larga misura hanno la possibilità di scegliere il Paese ove localizzare le proprie attività. A questo proposito, particolare attenzione viene rivolta all’imposizione gravante sugli utili. Questo studio analizza proprio tale aspetto, presentando un confronto internazionale dell’imposizione sui redditi delle società di capitali. In Italia le società di capitali sono soggette all’IRES, con un’aliquota del 27,5%, e all’IRAP, con un’aliquota del 3,9%. L’imposizione nominale complessiva è pertanto pari al 31,4%: un valore simile a quelli rilevabili in Francia (34,4%), Belgio (34,0%), Spagna (30%) e Germania (29,8%). In Austria, invece, gli utili delle società di capitali godono di una tassazione più favorevole, con un’aliquota del 25%. L’imposizione nominale media nell’Unione Europea è pari al 23,6%. L’imposta effettivamente pagata dalle imprese dipende però, oltre che dalle aliquote, anche dalla base imponibile. A questo proposito le normative differiscono da Paese a Paese, ad esempio per quanto riguarda gli ammortamenti, la valutazione delle scorte, ecc. Il “BAK Taxation Index” tiene conto di queste differenze e permette così un confronto internazionale della pressione fiscale effettiva. L’esame di questo indice conferma sostanzialmente quanto detto a proposito delle aliquote nominali. In Italia l’imposizione effettiva è senza dubbio elevata: attualmente essa è pari al 26,6%, ma sino al 2007, prima della riforma delle aliquote IRES e IRAP, raggiungeva il 30,9%. Il confronto relativo al 2007 (l’anno più recente per il quale siano disponibili dati a livello internazionale) mostra come il carico fiscale sia elevato anche nel Regno Unito (28,6%), in Spagna (33,6%), in Francia (34,0%) e in Germania (34,9%). L’imposizione in Austria si conferma invece inferiore (22,4%).

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Naturalmente, l’Alto Adige risente dell’elevato carico fiscale che caratterizza la situazione italiana. Tuttavia, su pressante richiesta del mondo economico, l’aliquota IRAP nella nostra provincia è stata ridotta dal 3,9% al 3,4% per la generalità delle imprese, e al 2,9% in caso di rinuncia ai contributi provinciali. Ciò corrisponde rispettivamente ad una riduzione dell’imposta pagata del 12,8% e del 25,6%. L’imposizione nominale sui redditi delle società di capitali in Alto Adige è pertanto pari al 30,4% - 30,9%. Per quanto riguarda l’imposizione effettiva, essa era pari al 30,9% fino al 2007 ed è scesa al 26,3%1 nel 2008, per effetto della riduzione delle aliquote IRES ed IRAP. Di conseguenza, anche lo svantaggio dell’Alto Adige nei confronti dell’Austria si è ridotto. A detta di molte imprese altoatesine, tuttavia, l’imposizione sarebbe in realtà molto più elevata, nell’ordine del 50 - 60% e oltre. Tale considerazione scaturisce dall’osservazione dei bilanci, ove la voce “imposte” comprende non solamente le imposte sul reddito (IRES e IRAP sugli utili), ma anche le componenti dell’IRAP gravanti sugli interessi passivi e sul costo del lavoro. In alcuni casi, ciò può comportare che un risultato d’esercizio positivo diventi negativo una volta considerate le imposte. Inoltre imprese in perdita si trovano a pagare egualmente imposte, perché l’IRAP è comunque dovuta. Ma il quadro dell’imposizione “sui redditi” risultante dal bilancio è distorto, e fornisce un’immagine errata della situazione. Solo una parte dell’IRAP rappresenta effettivamente un’imposta sul reddito. La restante parte grava sul costo dei fattori: capitale di terzi e lavoro. Del resto, se è vero che l’IRAP comporta un allargamento del cuneo fiscale, inteso come differenza tra il costo del lavoro per l’impresa e la retribuzione netta percepita dal lavoratore, bisogna considerare che la sua introduzione ha permesso l’abolizione dei contributi sanitari, che tuttora esistono in altri Paesi. Inoltre, anche all’estero vi sono imposte gravanti sul costo del lavoro. In conclusione: • Le società di capitali altoatesine sono soggette ad un’imposizione elevata e superiore alla media europea. Inoltre, l’imposizione “percepita” è addirittura superiore a quella reale. • Nonostante la riforma delle aliquote in vigore dal 2008, l’imposizione nominale vigente in Italia sui redditi delle società di capitali (31,4%) è tuttora molto superiore alla media dell’Unione Europea (23,6%) e dell’Eurozona (26,5%). È auspicabile pertanto un’ulteriore riduzione. • La riduzione dello 0,5% dell’aliquota IRAP operata dalla Provincia Autonoma di Bolzano ha portato un’apprezzabile diminuzione del carico fiscale per le imprese altoatesine. Dovrebbe essere valutata la possibilità di estendere a tutte le imprese (senza compromessi o rinunce) l’ulteriore diminuzione dello 0,5%. Ciò contribuirebbe a ridurre lo svantaggio fiscale che le nostre imprese hanno rispetto a quelle localizzate in Austria. • Non bisogna dimenticare che le qualità dell’Alto Adige come localizzazione economica non possono essere valutate considerando unicamente l’aspetto fiscale! 1

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Il calcolo dell’imposizione effettiva è fatto assumendo l’aliquota IRAP standard del 3,4%.

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La tassazione delle società di capitali Italia e Alto Adige nel confronto internazionale Sintesi e conclusioni 1. In Italia la pressione fiscale complessiva è elevata La pressione fiscale complessiva in Italia è indubbiamente alta: nel 2007 il rapporto tra le entrate dovute a tributi e contributi sociali ed il prodotto interno lordo ha raggiunto il 43,3%. Tuttavia, l’imposizione è tendenzialmente elevata anche in gran parte degli altri Stati europei: la media (ponderata) dei Paesi UE27 è pari a circa il 40%. Del resto, ciò è coerente con la visione che in Europa si ha del ruolo dello Stato, cui vengono attribuite importanti funzioni sul piano sociale, assistenziale e previdenziale.

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2. A far discutere è soprattutto l’imposizione sui redditi delle società di capitali, determinata da IRES e IRAP In Italia (e in Alto Adige) vi è forte malcontento per l’imposizione cui sono sottoposte le imprese, in particolare le società di capitali. Del resto, le aliquote nominali d’imposta sono certamente il primo parametro che viene preso in considerazione al momento di effettuare un confronto fiscale a livello internazionale, e quelle vigenti nel nostro Paese risultano da anni tra le più elevate in Europa. I redditi delle società di capitali italiane sono soggetti all’IRES (Imposta sui Redditi delle Società), che dal 2008 ha un’aliquota di tassazione del 27,5%. Vi è poi l’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive), che rappresenta un tributo sul valore aggiunto netto delle imprese e dei liberi professionisti. Dal 2008 l’aliquota d’imposta standard è del 3,9%, con la possibilità per le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano di aumentare o diminuire tale aliquota nella misura massima di un punto percentuale.

3. Solo una parte dell’IRAP rappresenta un’imposta sugli utili La base imponibile dell’IRAP comprende, oltre al reddito (utile dell’impresa o ricavi netti del libero professionista), anche gli interessi passivi ed il costo del personale. In questo modo il legislatore ha inteso realizzare un’imposta che colpisse in egual misura il costo del lavoro e i redditi da capitale (utile dell’impresa e remunerazione del capitale di terzi). Solo una parte dell’imposta grava quindi sugli utili, e solo questa parte deve essere considerata al momento di valutare la pressione fiscale sui redditi delle società. Una corretta interpretazione dell’IRAP è indispensabile per garantire l’omogeneità dei confronti a livello internazionale.

4. Solo per quanto riguarda l’IRAP la Provincia di Bolzano ha un limitato margine di intervento, che in parte è stato sfruttato In Alto Adige l’aliquota IRAP è stata diminuita di mezzo punto percentuale rispetto all’aliquota nazionale ordinaria. La riduzione diventa di un punto percentuale per le imprese che rinunciano alle agevolazioni provinciali per un periodo di cinque anni. L’aliquota IRAP in provincia di Bolzano è pertanto pari al 3,4% nella generalità dei casi ed al 2,9% per le imprese che optano per l’ulteriore riduzione, rinunciando alle suddette agevolazioni. L’adozione di tali aliquote consente una riduzione dell’imposta pagata pari rispettivamente al 12,8% e al 25,6%.

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5. In Italia (e in Alto Adige) l’imposizione nominale sui redditi delle società di capitali resta molto elevata Per il 2008 vi è stato un significativo taglio delle aliquote a livello nazionale, che ha portato l’imposizione nominale complessiva dal 37,25% al 31,4% (27,5% IRES + 3,9% IRAP)1. Per effetto dell’ulteriore riduzione dell’IRAP operata dalla Provincia, l’imposizione nominale in Alto Adige è inferiore a quella generalmente vigente nel resto del territorio nazionale: essa è pari al 30,4% o al 30,9%, a seconda che l’impresa sia o meno disposta a rinunciare alle agevolazioni provinciali per un periodo di cinque anni. Nonostante questi interventi sulle aliquote, l’imposizione nominale vigente in Italia (e in Alto Adige) resta molto più elevata della media dell’Unione europea (23,59%2) e dell’Area Euro (26,45%3). Anche il confronto con la vicina Austria, dove i redditi delle società di capitali sono tassati con l’aliquota del 25%, è tuttora particolarmente penalizzante.

Poiché il calcolo si riferisce alla tassazione del reddito, viene considerata solo la parte dell’IRAP che grava su di esso. In questo contesto, non è rilevante il fatto che la base imponibile IRAP comprenda anche gli interessi passivi ed il costo del personale. L’imposizione nominale complessiva sui redditi delle società di capitali corrisponde pertanto alla somma delle aliquote IRES ed IRAP. 2 Il dato è una media non ponderata dell’imposizione nominale vigente nei Paesi UE27. 3 Il dato è una media non ponderata dell’imposizione nominale vigente nei Paesi EA15. 1

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6. Per quanto concerne gli utili distribuiti, la tassazione nominale complessiva in Italia è sostanzialmente in linea con quella riscontrabile all’estero In un mercato ove sia garantita un’adeguata libertà di circolazione dei capitali, l’imposizione gravante sui dividendi distribuiti ai soci non incide sulle decisioni di localizzazione delle imprese multinazionali. Nel caso delle piccole e medie imprese, però, l’identificazione tra la proprietà e l’impresa è ben maggiore, ed è pertanto interessante verificare quale sia il carico fiscale complessivo gravante sugli utili distribuiti ai soci residenti titolari di una partecipazione qualificata. A tale scopo, è necessario tenere conto dell’effetto combinato del prelievo fiscale operato in capo alla società e al singolo socio. In Italia il sistema adottato per la tassazione dei dividendi derivanti da partecipazioni qualificate in società di capitali è quello dell’inclusione parziale nel reddito imponibile del socio. Una quota dei dividendi distribuiti (49,72% per i dividendi pagati a partire dal 2009, 40% fino al 2008) è pertanto soggetta ad ulteriore tassazione in capo all’azionista, con aliquota progressiva4. Nel caso di un socio residente, titolare di una partecipazione qualificata e soggetto alla massima aliquota marginale IRPEF, la tassazione nominale complessiva (a livello della società e del socio) degli utili distribuiti si attesta al 43,5% (il dato si 4

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Tale sistema non trova applicazione per i dividendi derivanti da partecipazioni non qualificate, come quelle detenute dai piccoli azionisti. In questo caso gli utili distribuiti, già tassati a livello della società, vengono tassati per intero una seconda volta a livello del socio, ma con l’aliquota ridotta del 12,5%.

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riferisce ai dividendi pagati dal 2009 e non tiene conto dell’IRAP). Tale valore è sostanzialmente in linea con la media dei Paesi OCSE, pari al 43%5, e con l’imposizione vigente in Austria (43,8%). In Germania la tassazione nominale complessiva è maggiore, ed ammonta al 48,3% per i dividendi distribuiti a partire dal 2009.

7. Il confronto delle aliquote non è però sufficiente: è necessario valutare la pressione fiscale effettiva, tenendo conto della base imponibile Il semplice confronto delle aliquote non fornisce un quadro accurato del livello dell’imposizione nei diversi Paesi. Bisogna, infatti, tenere in considerazione tutta una serie di fattori che contribuiscono a determinare la pressione fiscale effettiva. A questo proposito, l’elemento di maggiore complessità è la determinazione della base imponibile. Le regole contabili, infatti, variano da Stato a Stato e possono esistere differenze anche cospicue tra la contabilità redatta ai fini civilistici e quella redatta ai fini fiscali. Tra i principali punti che contribuiscono a rendere più o meno ampia la base imponibile ricordiamo il trattamento degli ammortamenti e degli accantonamenti ai fondi per rischi e spese future, le normative riguardo al riporto a nuovo delle perdite degli esercizi passati e la compensazione di eventuali perdite con utili precedenti, il trattamento dei capital gains, l’imposizione dei gruppi di imprese e le possibilità di compensazione tra redditi e perdite fiscali delle società consolidate, la tassazione dei dividendi derivanti da partecipazioni in altre società, le modalità di valutazione delle rimanenze, nonché i limiti alla deducibilità di particolari categorie di costi (spese di rappresentanza, auto aziendali, ecc.) e degli interessi passivi6.

8. La metodologia Devereux - Griffith è ideale per effettuare confronti a livello internazionale della pressione fiscale effettiva Esistono diverse metodologie per la misurazione della pressione fiscale effettiva, ma la più indicata per un’analisi oggettiva degli effetti delle normative fiscali sulla competitività di localizzazioni economiche alternative è sicuramente quella proposta da Devereux e Griffith (1999), che trova grande diffusione a livello internazionale sia in ambito accademico che tra i responsabili della politica economica. L’approccio Devereux - Griffith consiste nel valutare, sulla base di un’approfondita analisi delle normative fiscali, l’effetto della tassazione sul rendimento atteso di ipotetici progetti di investimento attuati da un’impresa (società di capitali) operante nel comparto manifatturiero. Questa metodologia prende in considerazione esclusiva5 6

La media dei Paesi OCSE si riferisce al 2007. Cfr. Commissione Europea, 2001 (pag. 33 segg.).

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mente le imposte sui profitti generati dall’investimento e quelle direttamente legate all’investimento stesso, come le imposte sul capitale e sul patrimonio immobiliare. Vengono così stimati due importanti indicatori di imposizione fiscale: l’aliquota marginale effettiva (EMTR – Effective Marginal Tax Rate) e l’aliquota media effettiva (EATR – Effective Average Tax Rate). Entrambi possono essere calcolati sia a livello della società che a livello del socio. In quest’ultimo caso si tiene conto dell’effetto congiunto delle imposte pagate dalla società e dal socio/azionista sui dividendi, i capital gains e il patrimonio personale. L’aliquota marginale effettiva (EMTR) rappresenta l’imposizione gravante sugli investimenti marginali, ossia quelli il cui rendimento atteso è appena sufficiente a convincere l’impresa ad intraprendere il progetto. Ciò si verifica quando tale rendimento, una volta considerate le imposte, è pari a quello ottenibile investendo il denaro al tasso di interesse di mercato in un impiego finanziario alternativo. L’aliquota media effettiva (EATR) corrisponde invece al carico fiscale gravante sugli investimenti infra-marginali. Questi ultimi sono investimenti con un rendimento superiore a quello minimo necessario a renderli convenienti7. Naturalmente, il calcolo dell’aliquota media EATR risente delle ipotesi fatte a priori riguardo alla redditività dell’investimento; per convenzione si assume un rendimento ante imposte pari al 20%. Nell’ipotesi che le imprese realizzino tutti i progetti d’investimento economicamente convenienti, l’aliquota effettiva marginale EMTR giocherà un ruolo fondamentale nel determinare il livello degli investimenti, la capacità di crescita delle imprese e le relative differenze da Paese a Paese. L’aliquota media EATR, invece, è particolarmente rilevante se si assume che, dati i vincoli di finanziamento, non tutti gli investimenti profittevoli possano essere realizzati e le imprese debbano scegliere fra due o più progetti tra loro alternativi, oppure tra due o più localizzazioni in cui realizzare un dato investimento. In questo caso la decisione non riguarderà più investimenti marginali e la scelta cadrà sull’alternativa con il migliore rendimento al netto delle imposte. L’aliquota media effettiva EATR contribuisce così a determinare quali progetti di investimento vengono effettuati e le relative modalità di finanziamento, nonché la capacità di ciascun Paese di attrarre investimenti internazionali. I dati relativi alle aliquote EMTR ed EATR riportati nel presente studio sono stati forniti da BAK Basel Economics.

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L’aliquota EATR è pari al rapporto tra il valore attuale netto delle imposte che l’impresa dovrà pagare per effetto dell’investimento e quello dei redditi originati dall’investimento stesso.

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9. In Italia la pressione fiscale effettiva a livello delle società è elevata In Italia l’aliquota media effettiva (EATR) dell’imposizione fiscale gravante sugli investimenti delle società di capitali è indubbiamente elevata. In Alto Adige essa è attualmente pari al 26,3%, ma sino al 2007, ossia precedentemente alla riforma delle aliquote IRES ed IRAP, si attestava al 30,9%. Il confronto relativo al 2007 (l’anno più recente per il quale siano disponibili dati a livello internazionale) evidenzia come l’imposizione sia molto forte anche in altri grandi Paesi dell’Unione Europea, come il Regno Unito (Londra 28,6%), la Spagna (Madrid 33,6%), la Francia (Rodano 34,0%) e la Germania (Brema 34,9%; Monaco 36,0%). La situazione è invece decisamente migliore in Austria (22,4% in tutti i “Bundesländer”), grazie soprattutto alla bassa aliquota statutaria. Le aliquote EATR più vantaggiose nell’ambito dell’Unione Europea si riscontrano in Irlanda (Dublino 14,1%) e nei Paesi dell’Europa orientale.

Il quadro appare in parte diverso se si considera l’aliquota effettiva gravante sugli investimenti marginali (EMTR). In questo caso il confronto internazionale è meno penalizzante per l’Italia, poiché l’effetto negativo dell’elevata aliquota statutaria incide in misura minore nel caso di investimenti marginali. In Alto Adige, ad esempio, l’aliquota EMTR era pari al 18,2% nel 2007 ed è scesa al 17,0% nel 2008.

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Vari Paesi europei, pertanto, hanno un’aliquota marginale effettiva maggiore rispetto all’Italia. Nel 2007 il valore in assoluto più elevato si riscontrava in Francia (Rodano 33,2%)8, soprattutto a causa della presenza di significative imposte sul capitale netto e sugli immobili. A seguire troviamo il Regno Unito (Londra 25,9%), la Germania (Brema 25,6%; Monaco 26,6%) e la Spagna (Madrid 24,8%). L’Austria (16,4% in tutti i “Bundesländer”) mantiene un vantaggio rispetto al nostro Paese, ma la differenza è assai ridimensionata rispetto a quanto visto a proposito dell’aliquota media EATR.

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Rodano è la regione mediana; l’aliquota marginale effettiva più elevata si registra nei dipartimenti di Doubs e del Basso Reno, dove l’EMTR raggiunge addirittura il 33,6%.

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10. L’imposizione effettiva a livello del socio, invece, non è particolarmente elevata Purtroppo non sono disponibili dati relativi all’aliquota media effettiva (EATR) a livello del socio. Tuttavia, l’analisi dell’aliquota marginale effettiva (EMTR) indica come in Italia l’imposizione non sia particolarmente elevata. In Alto Adige, ad esempio, l’aliquota EMTR a livello del socio è attualmente pari al 30,1% ed era del 30,4% nel 20079. Si tratta di un valore solo di poco superiore a quello registrato – sempre nel 2007 – in Austria (29,4% in tutti i “Bundesländer”) e nettamente migliore rispetto a Francia (Rodano 62,7%), Danimarca (Copenhagen 61,0%), Spagna (Madrid 60,9%), Svezia (Stoccolma 52,6%), Norvegia (Oslo 50,4%), Germania (Brema 47,6%; Monaco 48,2%), Regno Unito (Londra 46,7%) e Finlandia (Helsinki 41,7%). Fra i Paesi europei, quelli con l’aliquota effettiva marginale più favorevole sono il Belgio (Bruxelles 1,7%), la Repubblica Ceca (Praga 17,2%), la Slovenia (Lubiana 20,5%), la Slovacchia (Bratislava 20,8%) ed il Lussemburgo (21,5%).

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L’aliquota indicata rappresenta una media calcolata per tre diverse tipologie di soci.

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11. Conclusioni L’imposizione effettiva cui sono sottoposte le società di capitali in Italia è senz’altro da considerarsi elevata se valutata nel contesto internazionale, in particolare qualora il paragone avvenga con l’Est Europa o alcune favorevoli localizzazioni extraeuropee. Attualmente essa è pari al 26,6%, ma sino al 2007, prima della riforma delle aliquote IRES e IRAP, raggiungeva il 30,9%. Il confronto relativo al 2007 (l’anno più recente per il quale siano disponibili dati a livello internazionale) mostra come il carico fiscale sia elevato anche nel Regno Unito (28,6%), in Spagna (33,6%), in Francia (34,0%) e in Germania (34,9%). L’imposizione in Austria si conferma invece inferiore (22,4%). Naturalmente, l’Alto Adige risente dell’elevato carico fiscale che caratterizza la situazione italiana. Tuttavia, l’aliquota IRAP nella nostra provincia è stata ridotta dal 3,9% al 3,4% per la generalità delle imprese, e al 2,9% in caso di rinuncia ai contributi provinciali. Ciò corrisponde rispettivamente ad una riduzione dell’imposta pagata del 12,8% e del 25,6%. L’imposizione nominale sui redditi delle società di capitali in Alto Adige è pertanto pari al 30,4% - 30,9%. Per quanto riguarda l’imposizione effettiva, essa era pari al 30,9% fino al 2007 ed è scesa al 26,3%10 nel 2008, per effetto della riduzione delle aliquote IRES ed IRAP. Di conseguenza, anche lo svantaggio dell’Alto Adige nei confronti dell’Austria si è ridotto. È però doveroso sottolineare come le aliquote nominali vigenti in Italia siano tuttora tra le più elevate d’Europa. Appare pertanto necessaria un’ulteriore riduzione del carico fiscale, anche in considerazione del fatto che vari altri Paesi hanno ridotto le proprie aliquote a partire dal 2008: nell’Unione europea l’imposizione nominale media sui redditi delle società di capitali è infatti passata dal 24,5% del 2007 all’attuale 23,59%11. Poiché, come si è detto, lo svantaggio per l’Italia risiede essenzialmente nelle elevate aliquote, il confronto con i Paesi esteri è particolarmente penalizzante qualora si considerino investimenti che garantiscono un’elevata redditività. Nel caso opposto degli investimenti marginali, invece, il nostro Paese figura in buona posizione nell’ambito dell’Europa occidentale. Infine, non si rileva una situazione di svantaggio rispetto alla maggioranza degli altri Paesi europei per quanto concerne l’imposizione effettiva gravante sugli utili distribuiti.

Il calcolo dell’imposizione effettiva è fatto assumendo l’aliquota IRAP standard del 3,4%. Media non ponderata dei Paesi UE27.

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Indice 1 La tassazione delle società di capitali: un’analisi oggettiva .................. 21 1.1 Finalità e metodologia dello studio...................................................... 21 1.2 Struttura dello studio........................................................................... 21 2

La tassazione delle società di capitali in Italia e in Alto Adige............... 22 2.1 L’imposta sui redditi delle società (IRES) ........................................... 22 2.2 L’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) ............................ 23 2.3 Rilevanza di IRES ed IRAP in termini di gettito .................................. 26

3 L’imposizione nominale sui redditi delle società di capitali: Italia e Alto Adige nel confronto internazionale ...................................... 29 3.1 L’imposizione nominale a livello delle società . ................................... 29 3.2 La tassazione dei profitti distribuiti a soci residenti . ........................... 30 4

La misurazione della pressione fiscale effettiva . ................................... 34 4.1 Fattori determinanti: aliquote e base imponibile.................................. 34 4.2 Metodologie di stima della pressione fiscale effettiva ......................... 35 4.3 L’approccio Devereux – Griffith .......................................................... 36

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Un confronto della pressione fiscale effettiva basato sulla metodologia Devereux – Griffith ..................................................... 41 5.1 Gli indicatori di imposizione fiscale di BAK Basel Economics . ........... 41 5.2 Aliquote effettive d’imposta a livello delle società . ............................. 42 5.3 Aliquote effettive d’imposta a livello del socio . ................................... 49

6 Conclusioni . .............................................................................................. 56 Appendice A – L’approccio Devereux – Griffith . ........................................... 59 Appendice B – Parametri del modello utilizzato per le stime della pressione fiscale effettiva....................................................................... 66

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Capitolo 1

1 La tassazione delle società di capitali: un’analisi oggettiva 1.1 Finalità e metodologia dello studio Il presente studio intende offrire un confronto oggettivo dell’imposizione fiscale gravante sulle società di capitali in Italia (con particolare riguardo alla situazione altoatesina) ed all’estero. Nel testo viene affrontato il problema della misurazione della pressione fiscale effettiva e si effettuano confronti a livello internazionale per quanto riguarda la tassazione a livello delle società e a livello del singolo socio. A tal fine vengono riportati gli indicatori calcolati dall’Istituto ZEW1 di Mannheim per BAK Basel Economics. Si tratta di stime basate sulla metodologia Devereux – Griffith, consistente nel valutare, sulla base dell’ordinamento vigente nei diversi Paesi, l’imposizione effettiva gravante su un ipotetico investimento effettuato da una società di capitali. Questo approccio è particolarmente indicato per i confronti volti ad evidenziare gli effetti delle normative fiscali sull’attrattività di localizzazioni economiche situate in diversi Paesi e Regioni. Per questo motivo, la metodologia Devereux – Griffith, oltre a rappresentare lo stato dell’arte in ambito accademico, è sempre più spesso adottata per documenti e rapporti destinati ai responsabili della politica economica.

1.2 Struttura dello studio Nel dettaglio, la struttura dello studio è la seguente: • Nel secondo capitolo vengono brevemente descritte le imposte che in Italia (ed in Alto Adige) gravano sul reddito delle società di capitali, ossia l’IRES e l’IRAP. Si affronta inoltre il problema della corretta interpretazione dell’IRAP, che rappresenta un’imposta che colpisce contemporaneamente il reddito dell’impresa, il costo del lavoro e gli interessi passivi. Tale questione è fondamentale qualora si intendano effettuare confronti della pressione fiscale in diversi Paesi. • Il terzo capitolo mette a confronto a livello internazionale le aliquote nominali d’imposta sui redditi delle società di capitali. Oltre all’imposizione in capo alla società, viene considerata anche la tassazione dei profitti distribuiti, nel caso di un socio (persona fisica) residente nel medesimo Paese in cui ha sede la società. • Il quarto capitolo affronta il tema della misurazione della pressione fiscale effettiva e introduce la metodologia Devereux – Griffith. • Il quinto capitolo presenta gli indicatori della pressione fiscale effettiva calcolati da ZEW per BAK Basel Economics utilizzando l’approccio Devereux – Griffith. Vengono fornite stime dell’imposizione gravante sulle società di capitali in Italia ed all’estero. Il confronto è poi esteso alla tassazione a livello del socio. • Il sesto ed ultimo capitolo è dedicato alle considerazioni conclusive. 1

Zentrum für Europäische Wirtschaftsforschung.

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Capitolo 2

2 La tassazione delle società di capitali in Italia e in Alto Adige 2.1 L’imposta sui redditi delle società (IRES) In Italia i redditi delle società di capitali sono assoggettati all’IRES (imposta sui redditi delle società), istituita con il D. Lgs. n. 344 del 12 dicembre 2003. In particolare, sono tenuti al pagamento dell’IRES i seguenti soggetti: • società di capitali, società cooperative e società di mutua assicurazione residenti nel territorio dello Stato; • enti pubblici ed enti privati, diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato che hanno, come oggetto esclusivo o principale, l’esercizio di attività commerciale; • enti pubblici ed enti privati, diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato che non hanno come oggetto l’esercizio di attività commerciale; • società ed enti di qualsiasi tipo, con o senza personalità giuridica, non residenti nel territorio dello Stato. Sino al 2007 l’IRES prevedeva un’aliquota del 33%. Con la Legge Finanziaria 2008 questa imposta è stata oggetto di un’importante riforma, con la riduzione dell’aliquota di tassazione al 27,5%2. È però previsto che ciò avvenga senza costi per lo Stato: il taglio dell’aliquota è compensato da un aumento della base imponibile, ottenuto con provvedimenti quali l’eliminazione delle deduzioni extracontabili e la limitazione della deducibilità degli interessi passivi. A partire dal 2008, infatti, le deduzioni a titolo di ammortamenti, accantonamenti e rettifiche di valore saranno possibili solo se imputate a conto economico. Ciò implica, tra l’altro, l’eliminazione degli ammortamenti anticipati. Per quanto riguarda gli interessi passivi, sono state abrogate le normative sulla “thin cap”3, sostituite da un sistema di limitazione della deducibilità esteso a tutte le tipologie di finanziamento, ivi compresi i prestiti bancari. La nuova normativa prevede la possibilità di dedurre integralmente gli interessi passivi fino a concorrenza degli interessi attivi e proventi assimilati. La parte eccedente è deducibile solamente entro il limite del 30% del risultato operativo lordo della gestione caratteristica, ma gli interessi non deducibili in un determinato periodo d’imposta possono essere riportati agli anni successivi.

La riforma della tassazione introdotta dalla Legge Finanziaria 2008 prevede anche la possibilità per le ditte individuali e le società di persone di optare per l’aliquota IRES del 27,5% sulla parte di utili che vengono lasciati in azienda, al posto dell’aliquota progressiva IRPEF. Tale opzione è subordinata alla tenuta della contabilità ordinaria. 3 La normativa sulla “thin capitalization” (o “thin cap”) era volta a limitare la sottocapitalizzazione delle imprese a fini elusivi. Essa prevedeva limiti alla deducibilità degli interessi passivi in funzione del rapporto tra i finanziamenti erogati o garantiti da soci qualificati ed il patrimonio netto di pertinenza degli stessi. 2

22

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale


Capitolo 2

2.2 L’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) L’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) è stata istituita con il D. Lgs. n. 446 del 1997 ed è entrata in vigore nel 1998. Essa rappresenta un tributo sul valore aggiunto netto, ossia sul valore della produzione al netto dei consumi intermedi e degli ammortamenti. L’imposta è dovuta da coloro che esercitano un’attività autonomamente organizzata diretta alla produzione di beni o servizi: • società, persone fisiche ed enti che esercitano attività commerciale; • persone fisiche e società semplici ed equiparate che esercitano attività di lavoro autonomo; • enti privati non commerciali; • produttori agricoli titolari di reddito agrario, ad eccezione dei soggetti in regime di esonero IVA; • enti e amministrazioni pubbliche; • società ed enti di qualsiasi tipo non residenti nel territorio dello Stato. L’aliquota d’imposta standard è del 3,9% (4,25% fino al 2007), con la possibilità per le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano di aumentare o diminuire tale aliquota nella misura massima di un punto percentuale. A partire dal 2008, l’aliquota IRAP vigente in Alto Adige è stata diminuita di mezzo punto percentuale rispetto all’aliquota nazionale ordinaria. La riduzione diventa di un punto percentuale per le imprese che rinunciano alle agevolazioni provinciali di cui alle LP 4/97 e LP 15/72 per un periodo di cinque anni. L’aliquota IRAP in provincia di Bolzano è pertanto pari al 3,4% nella generalità dei casi ed al 2,9% per le imprese che optano per l’ulteriore riduzione, rinunciando alle suddette agevolazioni. La base imponibile dell’IRAP comprende, oltre al reddito (utile dell’impresa o ricavi netti del libero professionista), anche gli interessi passivi ed il costo del personale. In questo modo il legislatore ha inteso realizzare un’imposta che colpisse in egual misura il costo del lavoro e i redditi da capitale (utile dell’impresa e remunerazione del capitale di terzi). È inoltre necessario considerare che l’IRAP fu introdotta in sostituzione di una lunga serie di altre imposte, tra cui ricordiamo i contributi sanitari, la tassa sulla salute, l’ILOR, l’imposta sul patrimonio netto delle imprese, l’ICIAP, la tassa sulla concessione governativa per la partita IVA e le tasse di concessione comunali4. In questo modo fu attuata una notevole semplificazione, con vantaggi sia per lo Stato (maggiore efficienza della raccolta fiscale) che per le imprese (minori costi di adempimento).

4

Cfr. Confindustria, 2004 (pag. 9 e segg.).

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

23


Capitolo 2 Tuttavia, per il suo metodo di calcolo e di dichiarazione l’IRAP è stata percepita dai contribuenti come un’ulteriore imposta sugli utili5, particolarmente penalizzante in quanto non consente la deduzione di importanti voci di costo, quali appunto il personale e gli interessi passivi. Ciò ha fatto sì che l’IRAP fosse da più parti fortemente criticata, in quanto ritenuta colpevole di aumentare la pressione fiscale sui redditi delle imprese a livelli sproporzionati (in taluni casi anche oltre il 100%). Per non parlare, poi, del fatto che le imprese sono tenute a pagare l’IRAP anche se l’esercizio si conclude in perdita. Solo una parte dell’IRAP rappresenta però effettivamente un’imposta sul reddito. La restante parte grava sul costo dei fattori: capitale di terzi e lavoro. Poiché il presente studio è incentrato sulla tassazione dei redditi delle società, gli indicatori che presenteremo nei capitoli successivi tengono conto unicamente della quota dell’IRAP gravante sugli utili. Ciò è necessario anche per garantire l’omogeneità dei confronti a livello internazionale. Del resto, se è vero che l’IRAP comporta un allargamento del cuneo fiscale, inteso come differenza tra il costo del lavoro per l’impresa e la retribuzione netta percepita dal lavoratore, bisogna considerare che le novità legislative introdotte a partire dal 2007 hanno molto attenuato questo effetto. Nell’ultimo biennio, infatti, oltre alle riforme delle aliquote attuate a livello nazionale e locale vi è stata anche una consistente riduzione della base imponibile. Ci riferiamo, in particolare, all’introduzione di una deduzione fissa pari a 4.600 Euro (su base annua) per ciascun lavoratore con contratto di lavoro a tempo indeterminato ed alla deducibilità dei contributi versati agli entri previdenziali e assistenziali6. Tenuto conto di queste modifiche, è stimabile che attualmente in Alto Adige l’incidenza dell’IRAP sul costo del lavoro sia pari a circa il 2% (vedi tabella 2.1).

5 6

24

Cfr. Confindustria, 2004 (pag. 16). Si noti che alcune componenti del costo del lavoro erano deducibili anche precedentemente alla Legge Finanziaria 2007. Tra queste, ricordiamo i contributi per le assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni sul lavoro, le spese relative agli apprendisti, ai disabili e al personale assunto con contratto di formazione lavoro e i costi per il personale addetto a ricerca e sviluppo.

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Capitolo 2 Tabella 2.1 Effetto dell’IRAP sul costo del lavoro (Esempi riferiti a due lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato e retribuzione lorda pari rispettivamente a 22.000 E e 40.000 E) Situazione nel 2008 per un’impresa situata in una regione del Centro - Nord che adotti l’aliquota IRAP ordinaria

Situazione nel 2006

A - Retribuzione lorda B - Contributi sociali a carico dell’impresa B1 - Contributi INPS B2 - Premio INAIL C - Accantonamento TFR D - Costo del lavoro (A+B+C) Componenti del costo del lavoro imponibili IRAP Costo del lavoro imponibile IRAP Aliquota IRAP IRAP dovuta sul costo del lavoro Incremento del costo del lavoro dovuto all’IRAP Risparmio IRAP per lavoratore rispetto al 2006 Variazione IRAP su costo del lavoro rispetto al 2006

Situazione nel 2008 per un’impresa altoatesina, tenendo conto del taglio dell’aliquota IRAP dello 0,5% operato dalla Provincia

Situazione nel 2008 per un’impresa altoatesina che rinunci alle agevolazioni provinciali, tenendo conto del taglio dell’aliquota IRAP dell’1% operato dalla Provincia Lavoratore 1 Lavoratore 2

Lavoratore 1

Lavoratore 2

Lavoratore 1

Lavoratore 2

Lavoratore 1

Lavoratore 2

E 22.000,00

E 40.000,00

E 22.000,00

E 40.000,00

E 22.000,00

E 40.000,00

E 22.000,00

E 40.000,00

E 8.479,02

E 12.266,00

E 8.479,02

E 12.266,00

E 8.479,02

E 12.266,00

E 8.479,02

E 12.266,00

E 7.123,60 E 1.355,42 E 1.519,63

E 12.064,00 E 202,00 E 2.762,96

E 7.123,60 E 1.355,42 E 1.519,63

E 12.064,00 E 202,00 E 2.762,96

E 7.123,60 E 1.355,42 E 1.519,63

E 12.064,00 E 202,00 E 2.762,96

E 7.123,60 E 1.355,42 E 1.519,63

E 12.064,00 E 202,00 E 2.762,96

E 31.998,65

E 55.028,96

E 31.998,65

E 55.028,96

E 31.998,65

E 55.028,96

E 31.998,65

E 55.028,96

A+B1+C E 30.643,23

(A+C)-4.600,00 E

E 54.826,96

4,25%

E 18.919,63

E 38.162,96

3,90%

(A+C)-4.600,00 E E 18.919,63

E 38.162,96

3,40%

(A+C)-4.600,00 E E 18.919,63

E 38.162,96

2,90%

E 1.302,34

E 2.330,15

E 737,87

E 1.488,36

E 643,27

E 1.297,54

E 548,67

E 1.106,73

4,07%

4,23%

2,31%

2,70%

2,01%

2,36%

1,71%

2,01%

-

-

E 564,47

E 841,79

E 659,07

E 1.032,61

E 753,67

E 1.223,42

-

-

-43,30%

-36,13%

-50,60%

-44,32%

-57,90%

-52,50%

Fonte: “Il Sole - 24 Ore”, 10 gennaio 2008 (elaborazione IRE per l’Alto Adige)

Infine, si deve tener presente che anche all’estero esistono imposte sul costo del lavoro. In Austria, ad esempio, le imprese sono tenute al pagamento di un’imposta comunale (“Kommunalsteuer”) corrispondente al 3% della retribuzione lorda del dipendente. Inoltre, in Italia l’introduzione dell’IRAP ha permesso l’abolizione dei contributi sanitari, che tuttora esistono in altri Paesi. In Germania tali contributi (“Krankenkassenbeiträge”) ammontano mediamente al 14% della retribuzione lorda del dipendente, e sono per metà a carico dell’impresa7. Analoghe considerazioni valgono nel caso dell’Austria, dove i contributi sanitari ammontano al 7,65% della retribuzione lorda, di cui il 3,7% – 3,83% pagati dal datore di lavoro8.

In Germania è previsto anche un contributo supplementare a carico esclusivamente del dipendente, pari in media allo 0,9%. Le aliquote riportate si riferiscono alla situazione rilevata nel mese di gennaio 2008. 8 Dal 2008 la quota a carico del datore di lavoro è pari al 3,7% per gli operai ed al 3,83% per gli impiegati. 7

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

25


Capitolo 2

2.3 Rilevanza di IRES ed IRAP in termini di gettito L’Europa è tradizionalmente caratterizzata da un’elevata imposizione fiscale complessiva, e l’Italia non fa eccezione. Del resto, ciò riflette una certa visione del ruolo dello Stato, cui vengono attribuite importanti funzioni sul piano sociale, assistenziale e previdenziale. Nel nostro Paese la pressione fiscale, rappresentata dal rapporto tra le entrate dovute a tributi e contributi sociali ed il prodotto interno lordo, ha raggiunto nel 2007 il 43,3%. Si tratta di un valore tendenzialmente elevato e al di sopra della media europea (vedi fig. 2.1). Fig. 2.1

In Italia le entrate tributarie si aggirano sui 460 miliardi di Euro. L’imposta sui redditi delle società (IRES) è la terza per importanza nel bilancio dello Stato, dopo quelle sui redditi delle persone fisiche e sul valore aggiunto. Il gettito dell’IRES è pari ad oltre 56,3 miliardi di Euro, corrispondenti al 12,3% del totale.

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La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale


Capitolo 2 Tabella 2.2 Bilancio dello Stato: composizione delle entrate tributarie (anno 2008) Imposta Totale entrate tributarie (competenza) 1 Entrate ricorrenti, di cui: 1.1 Imposta sui redditi 1.2 Imposta sul reddito delle società 1.3 Sostitutive 1.4 Altre imposte dirette 1.5 Imposta sul valore aggiunto 1.6 Registro, bollo e sostitutiva 1.7 Accisa e imposta erariale sugli oli minerali 1.8 Accisa e imposta erariale su altri prodotti 1.9 Imposte sui generi di Monopolio 1.10 Lotto 1.11 Imposte gravanti sui giochi 1.12 Lotterie ed altri giochi 1.13 Altre imposte indirette 2 Entrate non ricorrenti

Importo previsto 459.493.570.000 458.227.970.000 168.737.010.000 56.341.800.000 15.778.500.000 3.360.000.000 133.472.620.000 12.899.400.000 21.496.990.000 6.859.750.000 10.514.100.000 6.082.000.000 2.424.000.000 3.636.000.000 16.625.800.000 1.265.600.000

% sul totale delle entrate 100% 99,7% 36,7% 12,3% 3,4% 0,7% 29,0% 2,8% 4,7% 1,5% 2,3% 1,3% 0,5% 0,8% 3,6% 0,3%

Fonte: Legge di Bilancio, anno 2008

Fig. 2.2

Per quanto riguarda la Provincia Autonoma di Bolzano, le entrate fiscali previste per il 2008, tra proprie e compartecipate, ammontano a quasi 3,3 miliardi di Euro. L’IRAP e l’IRES incidono ciascuna per circa il 10%. In particolare l’IRAP, con un gettito pari a 340 milioni di Euro, rappresenta di gran lunga la principale fra le “entrate proprie” della Provincia. L’imposta sui redditi delle società (IRES) garantisce entrate per circa 320 milioni di Euro.

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

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Capitolo 2 Tabella 2.3 Bilancio della Provincia Autonoma di Bolzano: composizione delle entrate tributarie (anno 2008) Imposta Entrate tributarie totali Entrate tributarie compartecipate, di cui: 1.1 Imposta sui redditi 1.2 Imposta sul reddito delle società 1.3 Sostitutive 1.4 Altre imposte dirette 1.5 Imposta sul valore aggiunto 1.6 Registro, bollo e sostitutiva 1.7 Accisa e imposta erariale sugli oli minerali 1.8 Accisa e imposta erariale su altri prodotti 1.9 Imposte sui generi di Monopolio 1.10 Lotto 1.11 Imposte gravanti sui giochi 1.12 Lotterie ed altri giochi 1.13 Altre imposte indirette Entrate tributarie proprie, di cui: Addizionale regionale IRPEF Tassa automobilistica provinciale Imposta provinciale di trascrizione Imposta sulle assicurazioni contro la responsabilità civile IRAP Addizionale energia elettrica Tributo in discarica Tassa universitaria

Importo previsto 3.296.766.000 2.803.650.000 1.474.000.000 321.000.000 67.000.000 20.000.000 554.500.000 62.000.000 141.000.000 94.000.000 64.000.000 0 1.150.000 0 5.000.000 493.116.000 61.000.000 50.000.000 8.700.000 18.000.000 340.000.000 14.500.000 650.000 266.000

Fonte: Provincia Autonoma di Bolzano – Dipartimento dell’economia e delle finanze

Fig. 2.3

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La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

% sul totale delle entrate 100,0% 85,0% 44,7% 9,7% 2,0% 0,6% 16,8% 1,9% 4,3% 2,9% 1,9% 0,0% 0,0% 0,0% 0,2% 15,0% 1,9% 1,5% 0,3% 0,5% 10,3% 0,4% 0,0% 0,0%


Capitolo 3

3 L’imposizione nominale sui redditi delle società di capitali: Italia e Alto Adige nel confronto internazionale 3.1 L’imposizione nominale a livello delle società L’aliquota d’imposta statutaria è certamente il primo parametro che viene preso in considerazione al momento di impostare un confronto internazionale della tassazione dei redditi delle società di capitali. Negli ultimi tempi la situazione italiana è stata oggetto di forti critiche da parte degli imprenditori, in quanto le aliquote vigenti nel nostro Paese risultano da anni tra le più elevate in Europa (vedi fig. 3.1)1. Per il 2008 l’Italia ha ridotto sia l’aliquota dell’IRES (passata dal 33% al 27,5%) che quella dell’IRAP (dal 4,25% al 3,9%). Di conseguenza, l’imposizione nominale complessiva sui redditi delle società di capitali è diminuita dal 37,25% al 31,4%2. Inoltre anche la Provincia Autonoma di Bolzano è intervenuta, tagliando l’aliquota IRAP dello 0,5% per la generalità delle imprese e dell’1% per le aziende che si impegnano a rinunciare alle agevolazioni provinciali di cui alle leggi LP 4/97 e LP 15/72 per un periodo di cinque anni. Dal 2008 l’imposizione nominale complessiva in Alto Adige è pertanto inferiore a quella generalmente vigente nel resto del territorio: essa è pari al 30,9% - 30,4%, a seconda che l’impresa intenda o meno usufruire di agevolazioni provinciali. Bisogna comunque considerare che nell’ultimo anno vi sono stati cambiamenti importanti anche in altri Paesi. A partire dal 2008, infatti, l’aliquota nominale d’imposta sui redditi delle società di capitali è stata ridotta anche in Spagna (30%), nel Regno Unito (28%)3, in Danimarca (25%), in Slovenia (22%), in Repubblica Ceca (21%), in Estonia (21%) e in Lituania (15%). Per quanto riguarda la Germania, l’aliquota d’imposta sui redditi delle società di capitali è stata ridotta dal 25% al 15% e l’aliquota base della “Gewerbesteuer” è diminuita dal 5% al 3,5%. Queste modifiche comportano una diminuzione dell’imposizione nominale4 dal 38,65% al 29,83%5. Ciò era particolarmente evidente nel 2007: l’Italia, con un’aliquota del 37,25% (33% IRES + 4,25% IRAP), risultava seconda solo alla Germania (38,65%). 2 Nelle previsioni del Governo, la riforma della tassazione dei redditi delle imprese non dovrebbe comportare una sensibile diminuzione delle entrate fiscali, in quanto il taglio delle aliquote risulterebbe compensato da un allargamento della base imponibile. 3 La nuova aliquota è entrata in vigore dal mese di Aprile 2008, in quanto nel Regno Unito l’anno fiscale non corrisponde all’anno solare. 4 La riduzione delle aliquote è stata accompagnata da un ampliamento della base imponibile, ottenuto con l’abolizione dell’ammortamento a quote decrescenti e l’introduzione di nuove norme riguardo al trattamento fiscale degli interessi passivi. Questi potranno essere integralmente dedotti dall’imponibile fino a concorrenza degli interessi attivi. La parte eccedente potrà essere dedotta solamente entro il limite del 30% dell’EBITDA (Earning Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization). È possibile il riporto agli anni successivi degli interessi non deducibili in un determinato periodo d’imposta. (cfr. Hilpold, 2008). 5 L’aliquota del 38,65% relativa alla Germania nel 2007 rappresenta una stima e scaturisce dall’effetto combinato di varie imposte. All’imposta sui redditi delle società di capitali (“Körperschaftsteuer”, con aliquota del 25% sino al 2007) si aggiunge infatti un contributo di solidarietà (“Solidaritätszuschlag”), pari al 5,5% dell’imposta stessa. Vi è, inoltre, un’imposta comunale sulle imprese commerciali denominata “Gewerbesteuer”. Essa viene calcolata sulla base di un reddito convenzionale (“Gewerbeertrag”), in modo da tener conto dell’effettiva capacità reddituale e contributiva dell’impresa. Tale reddito convenzionale è ottenuto aggiungendo e sottraendo determinate voci all’utile effettivo dell’impresa, al fine di assimilarne l’imposizione a quella di un’azienda fittizia standard, che operi con capitale e macchinari propri, ma in locali di terzi. L’aliquota d’imposta è data dal prodotto dell’aliquota base (5% sino al 2007) per un coefficiente (“Hebesatz”) determinato dal comune dove l’impresa è localizzata. Tale coefficiente non può essere inferiore al 200% ed è mediamente pari al 400%. Bisogna inoltre considerare che, fino al 2007, la “Gewerbesteuer” era deducibile dalla propria base imponibile. L’imposta era quindi calcolata nel modo seguente: 1

Gewerbesteuer = Gewerbesteuer

5% ⋅ Hebesatz ⋅ Gewerbeert rag Gewerbeertrag 1 + 5% ⋅ Hebesatz

Considerando un coefficiente (“Hebesatz”) pari al 400%, possiamo quantificare come l’incidenza della “Gewerbesteuer” sul reddito fosse pari al 16,67%. La “Gewerbesteuer” era inoltre deducibile dall’imponibile dell’imposta sui redditi delle società di capitali. La stima del 38,65% per l’imposizione nominale complessiva gravante sugli utili delle società di capitali nel 2007 scaturisce pertanto dalla somma di tre componenti: 20,83% (pari a [1-16,67%] * 25%) derivante dall’imposta sui redditi delle società, 1,15% (pari a 20,83 * 5,5%) derivante

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

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Capitolo 3 In conclusione, nonostante la recente riforma delle aliquote, l’imposizione nominale nel nostro Paese resta elevata e superiore alla media europea (23,59%6) e dell’Area Euro (26,45%7). Particolarmente penalizzante è poi il confronto con la vicina Austria, dove i redditi delle società di capitali sono tassati con l’aliquota del 25% (vedi fig. 3.1). Fig. 3.1

3.2 La tassazione dei profitti distribuiti a soci residenti Sinora abbiamo analizzato esclusivamente il carico fiscale gravante sulle società, prescindendo da qualunque considerazione riguardo alla tassazione dei dividendi distribuiti agli azionisti. Del resto, in un mercato ove sia garantita un’adeguata libertà di circolazione dei capitali, l’imposizione gravante sui redditi personali dei soci non incide sulle decisioni di localizzazione delle imprese multinazionali8. Di conseguenza, essa non influisce neppure sulla capacità di un determinato Paese o di una Regione di attirare investimenti.

dal contributo di solidarietà e 16,67% derivante dalla “Gewerbesteuer”. Dal 2008 l’aliquota della “Körperschaftsteuer” è stata ridotta al 15% e l’aliquota base della “Gewerbesteuer” è stata portata al 3,5%. La “Gewerbesteuer”, però, non è più deducibile né dalla propria base imponibile, né da quella della “Körperschaftsteuer”. Considerate tali variazioni, per il 2008 si ottiene una stima dell’imposizione nominale complessiva pari al 29,83%: 15% derivante dall’imposta sui redditi delle società, 0,83% (pari a 15% * 5,5%) derivante dal contributo di solidarietà e 14% (pari a 3,5% * 400%) derivante dalla “Gewerbesteuer”. 6 Media non ponderata dell’imposizione nominale vigente nei Paesi UE27. 7 Media non ponderata delle aliquote nominali vigenti nei Paesi EA15. 8 Cfr. BAK, 2007 (pag. 37).

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La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale


Capitolo 3 Tuttavia, specialmente nel caso delle piccole e medie imprese è interessante verificare quale sia il carico fiscale complessivo gravante sugli utili distribuiti, nel caso in cui i soci risiedano nella medesima località in cui ha sede l’impresa. A tale scopo, è necessario tenere conto dell’effetto combinato del prelievo fiscale operato in capo alla società e in capo al singolo socio. In Italia il sistema adottato per la tassazione dei dividendi derivanti da partecipazioni qualificate9 in società di capitali è quello dell’inclusione parziale nel reddito imponibile del socio10. Una quota dei dividendi distribuiti (49,72% per i dividendi pagati a partire dal 2009, 40% fino al 200811) è pertanto soggetta ad ulteriore tassazione in capo all’azionista, con aliquota progressiva. Tale sistema non trova applicazione per i dividendi derivanti da partecipazioni non qualificate, come quelle detenute dai piccoli azionisti. In questo caso gli utili distribuiti, già tassati a livello della società, vengono tassati per intero una seconda volta a livello del socio, ma con l’aliquota ridotta del 12,5%12. La tassazione complessiva degli utili distribuiti ad un socio residente, titolare di una partecipazione qualificata e soggetto alla massima aliquota IRPEF attualmente prevista (44,9% tenendo conto delle addizionali) si attesta al 43,5%13 (vedi tab. 3.3). Tale valore è sostanzialmente in linea con la media dei Paesi OCSE, pari al 43%14, e con l’imposizione vigente in Austria (43,8%15). In Germania16 la tassazione nominale complessiva è maggiore ed ammonta al 48,3% per i dividendi distribuiti a partire dal 2009. Si noti, comunque, che i dati relativi all’Italia (fonte OCSE) non tengono conto dell’IRAP.

Per partecipazioni qualificate si intendono le azioni (diverse da quelle di risparmio) ed ogni altra partecipazione al capitale o al patrimonio della società partecipata che: • superano il 2% dei diritti di voto in assemblea ordinaria oppure il 5% del patrimonio o capitale (per le società quotate in mercati regolamentati); • superano il 20% dei diritti di voto in assemblea ordinaria o il 25% del patrimonio o capitale (per le società e gli altri soggetti IRES); • superano il 25% del patrimonio (per società di persone). 10 Un’eccezione è prevista per i dividendi distribuiti da società localizzate in paradisi fiscali: in questo caso il relativo importo viene tassato per intero in capo al socio, a meno che non trovi applicazione la normativa sulle società controllate estere (CFC - Controlled Foreign Companies). Tramite lo strumento dell’interpello, il contribuente può anche presentare istanza per la disapplicazione di questa norma, dimostrando che nel particolare caso l’investimento effettuato nel Paese a fiscalità privilegiata non comporta alcuna elusione (cfr. Hilpold – Steinmair, 2005, pag. 159). 11 L’aumento, a partire dal 2009, della quota di dividendi assoggettati a tassazione progressiva a livello del socio è volto a compensare la riduzione dell’aliquota IRES dal 33% al 27,5%. 12 Cfr. Hilpold, 2008. 13 Tale imposizione è riconducibile per quasi il 63% all’IRES e per la parte restante all’IRPEF. Il dato non tiene conto dell’IRAP. 14 Tale media è stata calcolata in base ai più recenti dati pubblicati dall’OCSE (riportati nella tab. 3.3), che si riferiscono al 2007. Si noti che tra i Paesi OCSE esistono notevoli differenze sia per quanto riguarda le modalità di tassazione dei dividendi, sia per ciò che concerne l’entità complessiva di tale tassazione, che nel 2007 variava tra il 57,3% della Danimarca e il 19% della Slovacchia. 15 In Austria la tassazione dei dividendi avviene con il sistema classico: i dividendi distribuiti sono tassati in capo al socio allo stesso modo degli altri redditi da capitale (ad es. interessi), in questo caso con un’aliquota del 25%. In combinazione con l’imposta del 25% gravante sugli utili in capo alla società, ciò determina un’imposizione complessiva pari al 43,8% (vedi tab. 3.3). 16 A partire dal 2009 in Germania è previsto il passaggio dal metodo di inclusione parziale al metodo classico di imposizione dei dividendi. Questi ultimi saranno quindi tassati con un’aliquota fissa del 25%, cui si aggiunge il contributo di solidarietà del 5,5% che porta la tassazione in capo al socio al 26,4%. L’imposizione complessiva (a livello della società e del socio) sarà pertanto pari al 48,3% (fonte: Bundesministerium für Finanzen, 2006, pag. 9). 9

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

31


Capitolo 3 Tabella 3.1

42,9

42,7

15 38,9 49,3

11,1

12

13 Incidenza dell’imposta sul reddito personale sull’imposta complessiva

100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100

11

Incidenza dell’imposta sul reddito delle società sull’imposta complessiva

142,9 133,3 151,5 156,5 131,6 133,3 135,1 152,5 163,7 133,3 125 122 114,3 149,3 165,4 137,9 143,7 138,9 134,2 149,3 138,9 123,5 136,1 123,5 148,1 138,9 127,1 125 142,9 164,7

Anno 2008 (dividendi pagati nel 2009) 44,9 26,4 26,4 Anno 2007 46,5 142,9 30 25 25 15 46,4 145 29,5 15 15 43 28 48,7 47,5 0 35 10 41 44,9 10 10 38,5 115 13 39 28 138,9 28 22 39 149,3 33 28 19 19 20,0 20 0 18 30 40,4 35 32,5 111,1 10 15,5

10

Imposta complessiva (reddito società + reddito personale del socio)

30 25 34 36,1 24 25 26 34,4 38,9 25 20 18 12,5 33 39,5 27,5 30,4 28 25,5 33 28 19 26,5 19 32,5 28 21,3 20 30 39,3

Australia FI Austria CL Belgio6 CL Canada7 PI Repubblica Ceca CL Danimarca MCL Finlandia8 PIN Francia9 PIN Germania PIN Grecia NST Ungheria10 OTH Islanda CL Irlanda CL Italia11 PIN Giappone12 MCL Corea PI Lussemburgo PIN Messico FI Paesi Bassi13 CL Nuova Zelanda FI Norvegia14 OTH Polonia15 MCL Portogallo MCL Slovacchia NST Spagna16 MCL Svezia CL Svizzera17 CL/MCL Turchia PIN Regno Unito PI Stati Uniti MCL

9

Imposta personale netta

100 100

8

Imputazione / Credito d’imposta sui dividendi

137,5 142,5

7

Aliquota d’imputazione

27,2 29,8

6

Utile distribuito lordo (“Grossed-up”)

PIN CL

5

Aliquota massima d’imposta sul reddito personale gravante sull’utile distribuito

Utile distribuito3

4

Utile ante imposte per un utile distribuito pari a 100

3

Aliquota marginale d’imposta sui redditi delle società gravante sugli utili distribuiti

Italia5 Germania

2

Tipo di trattamento fiscale dei dividendi2

Paese

1

Ritenuta finale4

Società di capitali: tassazione degli utili distribuiti ai soci residenti (anni 2007 e 2008)1

22,3 26,4

43,5 48,3

62,7 61,7

37,3 38,3

23,6 25 15 24,6 15 43 19,6 32,7 23,7 0 35 10 41 18 10 29,3 19,5 0 22 8,9 28 19 20 0 18 30 40,4 17,5 25 15,5

46,5 43,8 43,9 51,8 35,4 57,3 40,5 55,9 53,4 25 48 26,2 48,4 45 45,6 48,7 44 28 41,9 39 48,2 34,4 41,2 19 44,7 49,6 53,1 34 47,5 48,7

64,5 57,1 77,4 69,7 67,8 43,7 64,2 61,6 72,8 100 41,7 68,7 25,8 73,3 86,7 56,4 69,2 100 60,9 84,7 58,1 55,2 64,3 100 72,8 56,5 40,2 58,8 63,2 80,7

35,5 42,9 22,6 30,3 32,2 56,3 35,8 38,4 27,2 0 58,3 31,3 74,2 26,7 13,3 43,6 30,8 0 39,1 15,3 41,9 44,8 35,7 0 27,2 43,5 59,8 41,2 36,8 19,3

Fonte: OCSE per il 2007, elaborazione IRE per il 2008.

1

In Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito l’anno fiscale non corrisponde all’anno solare. I dati riportati in tabella si riferiscono rispet-

2

Tipologie di trattamento fiscale dei dividendi:

tivamente al 1° luglio, al 1° aprile ed al 6 aprile. • CL – Sistema classico: i dividendi distribuiti sono tassati in capo al socio allo stesso modo degli altri redditi da capitale (ad es. interessi). • MCL – Sistema classico modificato: i dividendi distribuiti sono tassati in capo al socio con un aliquota preferenziale rispetto agli altri

redditi da capitale. • FI – Imputazione totale: il socio usufruisce di un credito d’imposta corrispondente all’imposta pagata dalla società. • PI – Imputazione parziale: il socio usufruisce di un credito d’imposta corrispondente a parte dell’imposta pagata dalla società. • PIN – Inclusione parziale: parte dei dividendi percepiti sono inclusi nel reddito imponibile del socio. • NST – Nessuna tassazione a livello del socio. • OTH – Altri sistemi di tassazione.

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La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale


Capitolo 3

3 4

La tabella considera un dividendo pari a 100 distribuito ad un socio residente (persona fisica). Questa colonna riguarda i Paesi dove l’imposta finale a carico del socio viene assolta mediante ritenuta effettuata direttamente dalla

società. 5

Italia - L’aliquota d’imposta massima sul reddito personale è del 44,9% (43% di IRPEF destinata al governo centrale, più 1,9% di

6

Belgio - Per azioni emesse prima del 1° gennaio 1994 l’aliquota dell’imposta personale (trattenuta) è del 25%. La trattenuta è defini-

addizionali comunale e regionale). tiva, se così decide l’azionista. Quanto più è ridotto il ROE (Return On Equity) ante imposte, tanto più bassa è l’aliquota effettiva, per effetto della deduzione calcolata in funzione del capitale sociale. Ad esempio, con un ROE ante imposte doppio del tasso d’interesse standard (3,781% nel 2007), l’aliquota effettiva è pari alla metà di quella nominale. 7 Canada - Dal 2006 vigono nuove norme riguardo al “gross-up” ed al credito d’imposta per i dividendi distribuiti dalle grandi società, che sono soggette ad un’aliquota statutaria maggiore rispetto alle piccole. Di conseguenza, in Canada è in vigore un doppio sistema di “gross-up” e credito d’imposta sui dividendi. Le aliquote riportate sono quelle applicabili ai dividendi distribuiti dalle grandi società. 8 Finlandia - Parte dei dividendi di società non quotate vengono tassati come reddito da lavoro. 9 Francia - Per le società che non pagano il CSB (Contribution Sociale sur les Bénéficies), l’aliquota d’imposta sul reddito delle società è inferiore di 1,1 punti percentuali. L’aliquota indicata in colonna 6 comprende il “prélèvements sociaux” (CSG, CRDS) dell’11% dovuto sui profitti distribuiti (100). Come indicato in colonna 10, il contribuente deve dichiarare solamente il 60% dei dividendi maggiorati del “prélèvements sociaux” trattenuto alla fonte. La base d’imposta è ulteriormente ridotta nella misura di una parte del “prélèvements sociaux” (fino al 5,8% del dividendo lordo). 10 Ungheria - I dividendi distribuiti che eccedono una soglia pari al 30% del valore della quota vengono tassati in capo al socio con un aliquota d’imposta sul reddito personale del 35%. Per i dividendi al di sotto di tale soglia, l’aliquota è del 25%. 11 Italia - L’aliquota d’imposta massima sul reddito personale è del 44,9% (43% di IRPEF destinata al governo centrale, più 1,9% di addizionali comunale e regionale). 12 Giappone - I dividendi distribuiti dalle società quotate sono soggetti ad una trattenuta del 20% (10% per i dividendi distribuiti tra Aprile 2003 e Marzo 2009), ed il contribuente può scegliere di non includere i dividendi nella dichiarazione dei redditi. Altrimenti è possibile optare per un “credito da dividendi”, con la detrazione del 6,4% - 12,8% del reddito da dividendi dalle imposte sul reddito nazionali e locali (“inhabitants tax”). 13 Paesi Bassi - Per il 2007 l’aliquota d’imposta sul reddito personale applicata al reddito imponibile derivante da partecipazioni qualificate è stata ridotta al 22% per i primi 250.000 Euro. Al di sopra di tale soglia viene applicata un’aliquota del 25%. A partire dal 2008 verrà applicata un’aliquota unica del 25%. 14 Norvegia - I dividendi uguali o inferiori al tasso di interesse di mercato “risk-free” moltiplicato per il prezzo della quota sono esclusi dall’imposta sul reddito personale. 15 Polonia - Fonte dei dati: “KPMG’s Corporate Tax Rate Survey” e “IBFD European Tax Handbook”. 16 Spagna - Dal 1° gennaio 2007 l’aliquota d’imposta sui redditi delle società di capitali è stata ridotta al 32,5% e i dividendi percepiti dai soci sono soggetti a tassazione con un’aliquota fissa del 18%. I primi 1.000 Euro di dividendi sono esenti da tassazione a livello del socio. 17 Svizzera - L’aliquota dell’imposta sui redditi delle società comprende anche la “church tax”, mentre l’aliquota dell’imposta sui redditi personali non la comprende. I dati presentati si riferiscono a Zurigo, che adotta un sistema classico (CL). In alcuni Cantoni è in vigore un sistema classico modificato (MCL).

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

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Capitolo 4

4 La misurazione della pressione fiscale effettiva 4.1 Fattori determinanti: aliquote e base imponibile Il semplice confronto delle aliquote non fornisce un quadro accurato del livello dell’imposizione nei diversi Paesi. Bisogna, infatti, tenere in considerazione tutta una serie di fattori che contribuiscono a determinare la pressione fiscale effettiva. Innanzitutto, in molti Paesi vigono aliquote speciali per casi particolari, ad esempio per le piccole imprese o per particolari settori. In alcuni casi l’aliquota può essere progressiva, con livelli d’imposizione via via più elevati al crescere dei profitti. Vi sono inoltre sistemi fiscali che prevedono un trattamento differente tra i profitti distribuiti e quelli mantenuti nell’impresa. Tipicamente, i confronti internazionali non tengono conto di queste particolarità, limitandosi a considerare l’aliquota valida nella generalità dei casi. L’elemento di maggiore complessità è però la determinazione della base imponibile. Le regole contabili, infatti, variano da Stato a Stato e possono esistere differenze anche cospicue tra la contabilità redatta ai fini civilistici e quella redatta ai fini fiscali. Di seguito elenchiamo i principali punti che contribuiscono a rendere più o meno ampia la base imponibile1. • Tra gli aspetti più importanti figura il trattamento degli ammortamenti. In alcuni Paesi le normative fiscali permettono ammortamenti più rapidi dell’effettivo deprezzamento del bene, il che rappresenta un incentivo agli investimenti, in quanto comporta una diminuzione del reddito imponibile. Vi sono poi cospicue differenze tra i vari sistemi fiscali per quanto riguarda il trattamento dei beni immateriali (brevetti, marchi, ecc.) ed in particolare dell’avviamento. Naturalmente, anche nell’ambito del medesimo Paese, l’effetto sulla base imponibile delle normative riguardanti gli ammortamenti varia da impresa a impresa, in quanto dipende dalla composizione del patrimonio. • Le norme che regolano gli accantonamenti variano da Stato a Stato, ad esempio per quanto attiene i rischi su crediti2 e le spese future (in molti casi gli accantonamenti per riparazioni non sono deducibili). Importanti differenze sussistono anche riguardo al sistema pensionistico, a seconda che esso preveda il pagamento diretto della pensione ai dipendenti da parte dell’impresa o il versamento di contributi in un apposito fondo pensione esterno. Nel primo caso il denaro accantonato per le pensioni rimane in azienda fino al momento della corresponsione al dipendente, mentre nel secondo l’esborso è immediato. Di conseguenza varia il trattamento fiscale – ossia la deducibilità – degli accantonamenti ai fondi di indennità3.

Cfr. Commissione Europea, 2001 (pag. 33 e segg.). Tipicamente, gli accantonamenti per rischi su crediti possono essere specifici o generici. Gli accantonamenti specifici riguardano perdite su crediti valutati singolarmente, mentre gli accantonamenti generici sono riferiti in generale a un “portafoglio” di crediti. Tali sistemi possono venire utilizzati anche in combinazione, e le relative normative variano da Paese a Paese. Inoltre vigono spesso norme particolari per le società operanti nel settore finanziario. 3 Ad esempio contributi a carico dell’azienda per fondi pensione, accantonamenti per fondi pensioni, accantonamenti per trattamento di fine rapporto, accantonamenti per quiescenza e simili. 1 2

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Capitolo 4 • Differenze tra i diversi sistemi fiscali sussistono anche per quanto riguarda la possibilità di riporto a nuovo delle perdite degli esercizi passati, nonché per la compensazione di eventuali perdite con utili precedenti. • In alcuni casi il trattamento fiscale dei profitti e delle perdite in conto capitale può essere diverso da quello riservato ai profitti e alle perdite derivanti dall’attività commerciale. A questo proposito, le normative variano notevolmente da Paese a Paese. Ciò vale, in particolare, per quanto concerne i capital gains su immobilizzazioni finanziarie (come ad esempio le azioni) che in alcuni Stati godono di un trattamento di favore, mentre in altri sono tassati con l’aliquota standard. • Il trattamento dei gruppi di imprese varia notevolmente nei diversi Paesi. In particolare, vi sono sistemi fiscali che consentono la compensazione a livello mondiale tra redditi e perdite fiscali delle società consolidate, altri che la consentono solo a livello nazionale, altri ancora non la permettono affatto. • Per i dividendi derivanti da partecipazione in altre società, alcuni Paesi applicano un credito d’imposta, altri un regime di esenzione, che solitamente risulta più favorevole al contribuente. • In particolari settori, soggetti a repentini cambiamenti di prezzo delle materie prime (ad es. il petrolio) ed in generale nei periodi di forte inflazione anche i criteri di valutazione delle rimanenze possono incidere sulla pressione fiscale effettiva. Gli ordinamenti fiscali che ammettono il metodo LIFO (Last-In-First-Out) risultano più vantaggiosi dal punto di vista delle imprese, in quanto tendono a sottostimare il valore delle rimanenze, riducendo così l’imponibile. • Infine, gli ordinamenti possono differire per quanto riguarda la deducibilità di particolari categorie di costi (spese di rappresentanza, auto aziendali, ecc.) e degli interessi passivi (si pensi alle norme sulla “thin capitalisation”).

4.2 Metodologie di stima della pressione fiscale effettiva La misurazione della pressione fiscale effettiva e l’effettuazione di confronti a livello internazionale rappresentano problemi di difficile soluzione. Ciò a causa della complessità dei sistemi fiscali e delle notevoli differenze tra un ordinamento e l’altro, ma soprattutto del fatto che, anche nell’ambito di uno stesso Paese, la pressione fiscale effettiva dipende essenzialmente dalle caratteristiche delle singole imprese. Giocano infatti un ruolo importante elementi come il settore di appartenenza, le dimensioni, la composizione del conto economico e dello stato patrimoniale, talvolta anche l’età dell’impresa e la sua collocazione geografica. Fondamentalmente si distinguono due categorie di approcci metodologici al problema: “backward-looking” e “forward-looking”4. Nel primo caso si procede ad un’analisi retrospettiva di dati reali relativi agli esercizi passati, il che può essere fatto a livello delle imprese o a livello macroeconomico. Le analisi backward-looking effettuate a livello delle imprese, tuttavia, presentano lo svantaggio di non poter valutare l’effet4

Cfr. Commissione Europea, 2001 (pag. 69 e segg.).

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

35


Capitolo 4 to combinato della tassazione gravante sugli utili distribuiti in capo alla società ed al socio. Inoltre le misurazioni dell’imposizione fiscale backward-looking, sia effettuate a livello di impresa che di intera economia, risultano influenzate dall’andamento congiunturale. Infine, un approccio basato sulla storia passata non permette di considerare adeguatamente l’aspetto forse più interessante che si vorrebbe cogliere attraverso un confronto internazionale della pressione fiscale, ossia l’attrattività di un determinato Paese per le imprese (locali ed estere) interessate ad effettuare nuovi investimenti. Di conseguenza si tende a preferire l’approccio forward-looking. Una metodologia forward-looking molto diffusa consiste nel valutare il carico fiscale cui sarebbe assoggettata nei diversi Paesi un’ipotetica impresa standard (“model firm taxation”). A tal fine si procede a stimare il reddito ante imposte generato da una “tipica” società di capitali, solitamente un’impresa di medie dimensioni operante nel settore manifatturiero, per poi valutare la corrispondente pressione fiscale tenendo conto delle normative vigenti nei diversi Paesi. Lo svantaggio connesso con tale modo di procedere è che i risultati ottenuti sono fortemente influenzati dalle ipotesi fatte a priori riguardo alle caratteristiche dell’impresa assunta come modello (stock di capitale iniziale, tipologie di investimenti e relativa forma di finanziamento, numero di dipendenti, redditività, ecc.). Per questo motivo, sia in ambito accademico che tra i responsabili della politica economica si tende a preferire una secondo tipo di approccio forward-looking, consistente nel valutare l’effetto della tassazione sul rendimento atteso di ipotetici progetti di investimento, secondo la metodologia sviluppata da Devereux e Griffith (1999). Nel seguito del presente testo proporremo un confronto della pressione fiscale a livello internazionale basandoci appunto su tale approccio, che appare il più indicato per un’analisi oggettiva degli effetti delle normative fiscali sulla competitività di localizzazioni economiche alternative.

4.3 L’approccio Devereux – Griffith La metodologia proposta da Devereux e Griffith (1999) può ormai essere considerata uno standard per l’effettuazione di confronti della tassazione delle imprese a livello internazionale. Essa rappresenta uno sviluppo dell’approccio introdotto originariamente da King e Fullerton (1984) e si basa sull’analisi del carico fiscale gravante su un ipotetico futuro investimento effettuato da un’impresa del comparto manifatturiero.

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Capitolo 4 Il modello Devereux - Griffith assume le tradizionali ipotesi neoclassiche relativamente ai mercati concorrenziali ed alla funzione di produzione, che si intende caratterizzata da rendimenti di scala costanti. Di conseguenza, le decisioni di investimento e di localizzazione delle imprese sono influenzate esclusivamente dalle imposte sul capitale e gli utili, mentre le eventuali imposte gravanti su altri fattori (in particolare sul costo del lavoro) risultano ininfluenti in quanto il relativo effetto viene traslato su altri soggetti5. Questa metodologia prende pertanto in considerazione esclusivamente le imposte sui profitti generati dall’investimento e quelle direttamente legate all’investimento stesso, come le imposte sul capitale e sul patrimonio immobiliare. Ad esempio, nel caso dell’Italia, non viene considerata la quota dell’IRAP gravante sul costo del lavoro e sugli interessi passivi, in quanto non rappresenta un’imposta sugli utili. La determinazione del carico fiscale effettivo avviene considerando gli effetti delle normative fiscali sul rendimento di un ipotetico investimento effettuato da un’impresa del settore manifatturiero. Solitamente vengono utilizzati tre indicatori fondamentali del livello di imposizione: il costo del capitale, l’aliquota marginale effettiva (EMTR – Effective Marginal Tax Rate) e l’aliquota media effettiva (EATR – Effective Average Tax Rate)6. Ciascuno di questi può essere calcolato a livello della società o a livello del socio. Nel primo caso si tiene conto esclusivamente delle imposte pagate dalla società, mentre nel secondo si considera l’effetto combinato dell’imposizione in capo alla società ed in capo al socio sui profitti distribuiti, i capital gains e il patrimonio personale. La stima del costo del capitale si basa sul concetto di investimento marginale. Questo è definibile come un investimento il cui rendimento atteso è appena sufficiente a convincere l’impresa ad intraprendere il progetto. Dal punto di vista della proprietà, l’investimento ha senso se il relativo rendimento, una volta considerate le imposte, è almeno pari a quello ottenibile investendo il denaro al tasso di interesse di mercato in un impiego finanziario alternativo. Il costo del capitale è appunto il tasso di rendimento ante imposte necessario per garantire all’investitore il rendimento minimo netto richiesto. In assenza di tassazione, il costo del capitale sarebbe pari al tasso di interesse di mercato. L’introduzione delle imposte può però spostare questo equilibrio, facendo sì che il costo del capitale sia inferiore o superiore al tasso di interesse di mercato. Di conseguenza gli investimenti delle imprese risultano incentivati o disincentivati rispetto ad un impiego finanziario alternativo. Naturalmente, se il costo del capitale aumenta gli investimenti diminuiscono, perché molti progetti cessano di essere economicamente convenienti.

5 6

Cfr. Commissione Europea, 2001 (pag. 71). Cfr. Commissione Europea, 2001 (pag. 71 e segg.).

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Capitolo 4 L’aliquota marginale effettiva (EMTR) è la differenza tra il costo del capitale ( ~p ) ed il rendimento minimo netto richiesto per rendere conveniente l’investimento (s), espressa in percentuale sul costo del capitale. Essa rappresenta pertanto l’imposizione effettiva gravante su un investimento marginale ed è definita come: (1)

EMTR =

~ p− s ~ p

Si noti che, qualora si considerino solo le imposte gravanti sulla società, l’aliquota marginale effettiva è funzione unicamente del costo del capitale. In questo caso, infatti, il rendimento minimo netto richiesto (s) coincide con il tasso di interesse di mercato, che è una variabile esogena del modello. Ciò non è più vero qualora si tenga conto anche dell’imposizione in capo al socio, perché in tal caso (s) varia in base all’aliquota marginale d’imposta sui proventi finanziari applicabile allo specifico investitore. Di conseguenza, EMTR e costo del capitale non sono più legati da una relazione univoca7. Gli indicatori sinora descritti forniscono una stima della pressione fiscale gravante sugli investimenti marginali. L’aliquota media effettiva (EATR) si riferisce invece a investimenti che garantiscono un rendimento superiore a quello minimo necessario a renderli convenienti. Essa è pari al rapporto tra il valore attuale netto delle imposte che l’impresa dovrà pagare e quello dei redditi originati dall’investimento. Naturalmente, il calcolo dell’aliquota media EATR risente delle ipotesi fatte a priori riguardo alla redditività dell’investimento: solitamente si assume un rendimento ante imposte pari al 20%. Poiché l’aliquota media e quella marginale si riferiscono a investimenti con livelli di redditività diversi, anche l’effetto che su di esse hanno le varie tipologie di imposte sarà diverso. In particolare, le imposte sul capitale e sul patrimonio immobiliare incidono significativamente sull’aliquota marginale (EMTR), mentre hanno un impatto meno rilevante sull’aliquota media (EATR). Al crescere della redditività dell’investimento, infatti, l’imposta sui redditi delle società acquisisce sempre maggiore importanza, a scapito delle imposte sul patrimonio. Il lettore interessato troverà in appendice al presente studio (Appendice A) una descrizione formale del modello che sta alla base della metodologia qui descritta. In questa sede ci limitiamo a sottolineare l’importanza del contesto teorico per la comprensione del significato degli indicatori sopra accennati. In particolare, il modello originale di King e Fullerton parte dal presupposto che le imprese realizzino tutti i progetti d’investimento economicamente convenienti. Di conseguenza, il costo del capitale (e quindi l’aliquota effettiva marginale) giocano un ruolo fondamentale nel determinare la capacità di crescita delle imprese, il livello degli investimenti e le 7

38

Ad esempio, è possibile avere una bassa aliquota EMTR anche in presenza di un elevato costo del capitale, se gli interessi derivanti dagli investimenti finanziari alternativi sono tassati in misura particolarmente lieve (cfr. BAK, 2007, pag. 67).

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Capitolo 4 relative differenze da Paese a Paese. Il successivo lavoro di Devereux e Griffith, invece, pone l’accento sul fatto che, dati i vincoli di finanziamento, non tutti gli investimenti profittevoli possono essere realizzati. Le imprese si trovano pertanto a dover scegliere fra due o più progetti tra loro alternativi, oppure tra due o più localizzazioni in cui realizzare un dato investimento. In questo caso la decisione non riguarda investimenti marginali e la scelta cadrà sull’alternativa con il migliore rendimento al netto delle imposte. Il contesto fiscale gioca così un ruolo decisivo nel determinare quali tipologie di investimenti vengono effettuati e le relative modalità di finanziamento, nonché la capacità di ciascun Paese di attrarre investimenti internazionali8. Purtroppo, anche le stime della pressione fiscale basate sulla metodologia Devereux – Griffith presentano alcuni inconvenienti: in particolare, pur essendo basate sull’analisi delle normative vigenti in ciascun Paese, non riescono a considerare tutte le particolarità dei vari sistemi fiscali. Inoltre, i risultati sono influenzati dalle ipotesi di base circa la tipologia di investimento effettuato (fabbricati industriali, macchinari, immobilizzazioni immateriali9, asset finanziari o scorte) e le relative modalità di finanziamento (reinvestimento di profitti non distribuiti, sottoscrizione di nuovo capitale o indebitamento). Fra le diverse opportunità di investimento, i macchinari e le immobilizzazioni immateriali godono generalmente di un trattamento fiscale relativamente favorevole, in quanto nella determinazione del reddito della società si tiene conto degli ammortamenti. Gli investimenti in asset finanziari sono penalizzati da questo punto di vista, in quanto non ammortizzabili10. Sugli investimenti in fabbricati pesano invece le imposte sul patrimonio immobiliare. Per quanto concerne infine gli investimenti in scorte, risulta determinate il relativo metodo di valutazione: utilizzando il criterio FIFO (First-In-First-Out) l’aliquota effettiva d’imposta corrisponde all’aliquota statutaria, mentre con il più favorevole LIFO (Last-In-First-Out) l’aliquota effettiva è inferiore, in quanto non viene tassata la variazione di valore delle scorte dovuta all’inflazione11. Per quanto attiene le modalità di finanziamento dell’investimento, l’indebitamento è tipicamente la forma più conveniente dal punto di vista fiscale. Ciò è dovuto al fatto che gli interessi pagati sono deducibili (almeno parzialmente) dall’imposta sui redditi delle società, mentre non sono previste deduzioni nel caso di reinvestimento di profitti non distribuiti o sottoscrizione di nuovo capitale. Naturalmente il vantaggio dell’indebitamento sulle altre forme di finanziamento diminuisce al crescere della redditività dell’investimento, in quanto la possibilità di detrarre gli interessi passivi incide in misura minore12.

Cfr. Commissione Europea, 2001 (pag. 72). Per “immobilizzazioni immateriali” si intendono fattori produttivi non fisicamente tangibili, come ad esempio brevetti e marchi. Cfr. Commissione Europea, 2001 (pag. 81); BAK, 2007 (pag. 33). 11 Cfr. BAK, 2007 (pag. 33). 12 Cfr. Commissione Europea, 2001 (pagg. 80 – 82); BAK, 2007 (pag. 34). 8 9

10

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

39


Capitolo 4 Al fine di garantire una buona attendibilitĂ , tutti gli indicatori (costo del capitale, EMTR e EATR) vengono calcolati come medie ponderate dei risultati ottenuti considerando tutte le diverse possibili combinazioni di investimento e finanziamento. Le analisi di sensitivitĂ hanno inoltre dimostrato che i pesi scelti per la ponderazione delle diverse tipologie di investimento non incidono in misura rilevante sul calcolo degli indicatori. Il modello risulta quindi robusto da questo punto di vista13.

13

40

Cfr. Commissione Europea, 2001 (pag. 116).

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Capitolo 5

5 Un confronto della pressione fiscale effettiva basato sulla metodologia Devereux – Griffith 5.1 Gli indicatori di imposizione fiscale di BAK Basel Economics Su incarico di BAK Basel Economics, l’istituto ZEW (Zentrum für Europäische Wirtschaftsforschung) di Mannheim conduce regolarmente un confronto internazionale della pressione fiscale effettiva basato sull’approccio dell’investimento ipotetico, secondo la metodologia Devereux – Griffith. Nei paragrafi successivi riporteremo alcuni dei principali risultati scaturiti da tale confronto, tratti dall’edizione 2007 del “BAK Taxation Index”1. Premettiamo che l’analisi ha riguardato complessivamente 20 Paesi europei (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Nor­vegia, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria), cui si aggiungono lo Stato U.S.A. del Massachusetts e alcune localizzazioni asiatiche (Pechino, Shanghai, Hong Kong, Singapore). Limitatamente ad alcuni Paesi l’analisi del carico fiscale delle imprese è stata condotta anche a livello locale2, assumendo come riferimento il capoluogo amministrativo o la città economicamente più importante di ciascun territorio esaminato. Per l’Italia sono stati calcolati indicatori relativi a sei Regioni, tra cui l’Alto Adige3. Oltre a questi dati relativi al 2007, BAK Basel Economics ha fornito, su richiesta dell’IRE, i dati aggiornati al 2008 per le Regioni italiane e le Province Autonome di Bolzano e Trento. Le stime del carico fiscale di BAK Basel Economics si riferiscono ad un ipotetico investimento attuato da una società di capitali operante nel comparto manifatturiero. Per quanto riguarda la tassazione a livello della società, vengono calcolate sia l’aliquota media effettiva d’imposta (EATR), sia l’aliquota marginale effettiva (EMTR). Coerentemente con l’approccio Devereux – Griffith (vedi § 4.3), l’analisi tiene conto di tutte le principali imposte gravanti sul reddito delle società di capitali (comprensive di eventuali sovrattasse), nonché delle imposte sul patrimonio immobiliare e sul capitale delle società. Vengono considerate sia le imposte nazionali che quelle locali. Per quanto riguarda i parametri adottati per il modello, si rimanda alla descrizione riportata in appendice al presente studio (Appendice B).

Cfr. BAK, 2007. In particolare, sono stati calcolati indicatori specifici per tutti i nove Stati federali austriaci, per un comune in ciascuno dei 16 Stati federali della Germania, nonché per 13 Cantoni svizzeri, 4 città olandesi, 5 Regioni francesi e 6 Regioni italiane. 3 In questo caso le stime si riferiscono alla regione Trentino - Alto Adige, ma possono essere considerate significative anche per quanto riguarda Bolzano, in quanto in Italia le differenze di imposizione fiscale riscontrabili tra una località e l’altra sono molto limitate. Tali differenze sono invece estremamente rilevanti in Svizzera, data l’ampia autonomia riconosciuta ai Cantoni in materia fiscale. Importanti variazioni a livello locale si riscontrano anche in Francia e Germania, dove i comuni determinano l’imposta sulle attività commerciali e quella sugli immobili. In Austria, invece, l’imposizione fiscale è uguale in tutti i “Bundesländer”. 1 2

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

41


Capitolo 5 Accanto alla tassazione delle società, BAK Basel Economics analizza anche l’imposizione complessiva a livello del socio. In questo caso, gli indicatori disponibili sono il costo del capitale e l’aliquota marginale effettiva (EMTR). Essi vengono calcolati tenendo conto sia della tassazione in capo alla società, sia delle imposte che il socio è tenuto a pagare sul patrimonio, sui dividendi e sui capital gains. A tal fine, si assume che il socio sia una persona fisica residente nel medesimo Paese in cui ha sede la società. Inoltre, poiché le aliquote d’imposta sui redditi personali variano secondo la situazione del singolo individuo, vengono considerate tre diverse tipologie di investitori: • socio con partecipazione non qualificata, senza redditi aggiuntivi (Zero-rate shareholder); • socio con partecipazione non qualificata e reddito elevato, soggetto alla massima aliquota marginale prevista nella localizzazione esaminata; • socio con partecipazione qualificata e reddito elevato, soggetto alla massima aliquota marginale prevista nella localizzazione esaminata.

5.2 Aliquote effettive d’imposta a livello delle società Dai dati pubblicati da BAK Basel Economics emerge come in Italia l’aliquota media effettiva (EATR) dell’imposizione fiscale gravante sugli investimenti delle società di capitali sia indubbiamente elevata. In Alto Adige essa è attualmente pari al 26,3%, ma sino al 2007, ossia precedentemente alla riforma delle aliquote IRES ed IRAP, si attestava al 30,9%. Il confronto relativo al 2007 (l’anno più recente per il quale siano disponibili dati a livello internazionale) evidenzia come l’imposizione sia molto forte anche in altri grandi Paesi dell’Unione Europea, come il Regno Unito (Londra 28,6%), la Spagna (Madrid 33,6%), la Francia (Rodano 34,0%)4 e la Germania (Brema 34,9%; Monaco 36,0%). L’aliquota EATR è elevata anche nell’unica localizzazione statunitense esaminata: a Boston essa raggiunge il 35,8%. La situazione è decisamente migliore in Austria (22,4% in tutti i “Bundesländer”), grazie soprattutto alla bassa aliquota statutaria. Le aliquote EATR più vantaggiose nell’ambito dell’Unione Europea si riscontrano in Irlanda (Dublino 14,1%)5, e nei Paesi dell’Europa orientale: Slovacchia (Bratislava 16,3%), Polonia (Varsavia 17,0%), Ungheria (Budapest 18,9%), Slovenia (Lubiana 20,2%) e Repubblica Ceca (Praga 20,4%). Le normative fiscali sono decisamente favorevoli anche in Svizzera (Zurigo 18,3%) ed in tutte le localizzazioni asiatiche esaminate nell’ambito del confronto (Hong Kong 10,5%, Singapore 15,7%, Pechino e Shanghai 21,4%)6.

L’elevata tassazione stimata per la Francia è in parte dovuta alle consistenti imposte gravanti sugli immobili e sul patrimonio. La favorevole situazione fiscale rilevata in Irlanda è dovuta all’aliquota statutaria particolarmente bassa. Ciò compensa abbondantemente le normative concernenti la base imponibile, che invece non sono particolarmente favorevoli. 6 Si noti che la pressione fiscale nei Paesi asiatici risulterebbe ancor più ridotta se fosse possibile considerare nel calcolo degli indicatori anche le agevolazioni destinate a promuovere gli investimenti in particolari regioni o settori. 4 5

42

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale


Capitolo 5 Fig. 5.1

Il quadro appare in parte diverso se si considera l’aliquota effettiva gravante sugli investimenti marginali (EMTR). In questo caso il confronto internazionale è meno penalizzante per l’Italia, poiché l’effetto negativo dell’elevata aliquota statutaria incide in misura minore nel caso di investimenti marginali. In Alto Adige, ad esempio, l’aliquota EMTR era pari al 18,2% nel 2007 ed è scesa al 17,0% nel 2008. Vari Paesi, pertanto, hanno un’aliquota marginale effettiva maggiore rispetto all’Italia. Nel 2007 il valore in assoluto più elevato si riscontrava in Francia (Rodano 33,2%)7, soprattutto a causa della presenza di significative imposte sul capitale netto e sugli immobili. Con un’aliquota EMTR pari al 29,7%, anche Boston (Massachusetts, U.S.A.) si conferma una localizzazione economica caratterizzata da una tassazione elevata. A seguire troviamo il Regno Unito (Londra 25,9%), la Germania8 (Brema 25,6%; Monaco 26,6%) e la Spagna (Madrid 24,8%). L’Austria (16,4% in tutti i “Bundesländer”) mantiene un vantaggio rispetto al nostro Paese, ma la differenza è assai ridimensionata rispetto a quanto visto a proposito dell’aliquota media EATR.

Rodano è la regione mediana; l’aliquota marginale effettiva più elevata si registra nei dipartimenti di Doubs e del Basso Reno, dove l’EMTR raggiunge addirittura il 33,6%. 8 In Germania l’aliquota effettiva marginale risulta elevata nonostante la recente temporanea introduzione della possibilità di ammortamento a quote decrescenti per i beni mobili. Tale favorevole opportunità è stata comunque abolita alla fine del 2007 (cfr. BAK, 2007, pag 36). 7

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

43


Capitolo 5 La classifica (relativa al 2007) delle localizzazioni con la minore tassazione degli investimenti marginali è guidata dal Belgio, dove l’aliquota EMTR è addirittura negativa (Bruxelles -5,1%). In Belgio, pertanto, gli investimenti marginali risultano “sovvenzionati” dal sistema fiscale. L’aliquota EMTR risulta molto bassa anche nelle localizzazioni asiatiche (Hong Kong 0%; Singapore 9,6%), in Svizzera (Zurigo 10,5%), in Irlanda (Dublino 12,1%), e nei Paesi dell’Europa orientale: Slovacchia (Bratislava 9,3%), Repubblica Ceca (Praga 11,2%), Polonia (Varsavia 11,9%), Slovenia (Lubiana 13,2%) e Ungheria (Budapest 13,6%). Fig. 5.2

44

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale


Capitolo 5 Tabella 5.1 Aliquota media effettiva (EATR) e aliquota marginale effettiva (EMTR) a livello della società Posizione Paese 1 Italia

Regione Alto Adige

Anno 2008 EATR EMTR Posizione Paese 26,3 17,0 5 Italia

Italia

Trentino

26,3

Italia Italia

Valle d’Aosta Lombardia

26,5 26,6

Posizione 1 2 3 4 5 6 7

Paese Hong Kong Svizzera Svizzera Irlanda Svizzera Singapore Svizzera

Regione Hong Kong Obvaldo Zugo Dublino Nidvaldo Singapore S. Gallo

8

Slovacchia

Bratislava

16,3

9,3

40

Italia

9

Svizzera

Svitto

17,0

9,6

42

Italia

10 11 12 13

Polonia Svizzera Ungheria Slovenia Repubblica Ceca Cina Cina Danimarca Svizzera Austria Austria Austria Austria Austria Austria Austria Austria Austria Paesi Bassi Paesi Bassi Paesi Bassi Paesi Bassi Finlandia Svezia

Varsavia Zurigo Budapest Lubiana

17,0 18,3 18,9 20,2

11,9 10,5 13,6 13,2

42 44 45 46

Italia Francia Francia Spagna

Regione Bruxelles Lussemburgo Oslo Londra Valle d'Aosta Lombardia Piemonte Trentino Alto Adige Friuli Venezia Giulia Veneto Parigi Mosella Madrid

Praga

20,4

11,2

47

Germania

Pechino Shanghai Copenhagen Basilea Città Burgenland Carinzia Bassa Austria Alta Austria Salisburgo Stiria Tirolo Vorarlberg Vienna Amsterdam L'Aia Utrecht Rotterdam Helsinki Stoccolma

21,4 21,4 22,0 22,1 22,4 22,4 22,4 22,4 22,4 22,4 22,4 22,4 22,4 23,0 23,1 23,1 23,1 23,9 24,0

15,2 15,2 14,6 15,7 16,4 16,4 16,4 16,4 16,4 16,4 16,4 16,4 16,4 17,2 17,4 17,4 17,7 19,2 16,2

48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 59 61 62 63 64 65 66

Francia Francia Francia Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Stati Uniti Germania

15 15 17 18 19 19 19 19 19 19 19 19 19 28 29 29 31 32 33

17,0 7 17,2 8 Anno 2007 EMTR Posizione 0,0 34 7,3 35 7,0 36 12,1 37 8,0 38 9,6 39 8,5 40

Italia

EATR EMTR 24,7 -5,1 25,2 14,3 25,7 20,7 28,6 25,9 30,8 17,8 30,8 18,0 30,9 18,2

1

14

6

EATR EMTR 26,6 17,4

3 4

EATR 10,5 11,5 13,7 14,1 14,8 15,7 16,2

17,0

Regione Piemonte Friuli Venezia Giulia Veneto Lazio

Italia Italia Paese Belgio Lussemburgo Norvegia Regno Unito Italia Italia Italia

26,7

17,6

27,0 27,7

17,9 18,6

30,9

18,2

30,9

18,4

30,9 31,4 33,4 33,6

18,4 25,3 31,6 24,8

Erfurt

33,9

24,3

Rodano Basso Reno Doubs Berlino Stoccarda Saarbrücken Kiel Mainz Rostock Brema Halle Colonia Potsdam Dresda Francoforte Hannover Amburgo Boston Monaco

34,0 34,1 34,1 34,4 34,4 34,6 34,6 34,8 34,9 34,9 35,1 35,1 35,1 35,2 35,3 35,4 35,6 35,8 36,0

33,2 33,6 33,6 25,4 24,9 25,1 25,1 25,3 25,3 25,6 25,6 25,7 25,7 26,0 25,8 26,0 26,2 29,7 26,6

Fonte: ZEW/BAK (cfr. BAK 2007, pag. 86)

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

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Capitolo 5 Tabella 5.2 Prospetto delle aliquote nominali d’imposta sui redditi delle società di capitali (anno 2007) Paese Austria Belgio Cina Danimarca Finlandia Francia Germania Hong Kong Irlanda Italia Lussemburgo Norvegia Paesi Bassi Polonia Regno Unito Repubblica Ceca Singapore Slovacchia Slovenia Spagna Stati Uniti Svezia Svizzera Ungheria

Aliquota nominale d’imposta sui redditi delle società di capitali 25,00 33,00 24,00 25,00 26,00 33,33 25,00 17,50 12,502 33,00 22,00 28,00 25,50 19,00 30,00 24,00 18,00 19,00 23,00 32,50 35,00 28,00 8,50 16,00

Sovrattassa 3,00 3,30 5,50 4,00 4,00

Aliquota nominale d’imposta a livello locale 16,67 - 19,68 4,25 6,75 7,50 9,50 6,60 - 26,00 2,30

Aliquota nominale combinata sui redditi delle società di capitali 25,00 33,99 24,001 28,00 26,00 34,43 38,65 - 40,86 17,50 12,50 37,25 29,63 28,00 25,50 19,00 30,00 24,00 18,00 19,00 23,00 38,01 38,703 28,00 13,12 - 25,65 21,38

Fonte: ZEW/BAK (cfr. BAK 2007, pag. 71)

L’aliquota nominale combinata standard è del 33%, ma si applica raramente agli investimenti effettuati da imprese estere. L’aliquota d’imposta sugli interessi è pari al 25%. 3 Negli U.S.A. il 6% dei profitti generati nel settore manifatturiero è deducibile agli effetti fiscali. 1 2

46

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale


Capitolo 5 Tabella 5.31 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

12 13 14 15 16 17

Prospetto delle aliquote effettive d’imposta sul capitale e sugli immobili (anno 2007) Aliquota effettiva d’imposta sul capitale o sul patrimonio netto 0,62 - 2,624 0,17 0,05 - 0,40 -

Paese Austria Belgio Cina Danimarca Finlandia Francia Germania Hong Kong Irlanda Italia Lussemburgo Norvegia Paesi Bassi Polonia Regno Unito Repubblica Ceca Singapore Slovacchia Slovenia Spagna Stati Uniti Svezia Svizzera Ungheria

Aliquota effettiva d’imposta sugli immobili 0,191 1,282 -3 0,72 0,56 0,22 - 1,005 0,20 - 0,436 -7 0,398 0,19 - 0,349 0,5310 -11 0,22 - 0,3312 0,2013 1,5714 0,0713 0,5015 0,3613 0,2716 0,2717 0,00 - 0,20 0,8013

Fonte: ZEW/BAK (cfr. BAK 2007, pag. 73)

L’aliquota effettiva dipende da un coefficiente moltiplicativo determinato a livello locale. Nel 2007, comunque, tutte le localizzazioni austriache esaminate hanno applicato il medesimo coefficiente. Si assume che la base imponibile sia pari al 25% del costo di acquisizione. 2 L’imposta è commisurata al reddito catastale degli edifici. Per l’analisi si assume che tale valore sia pari al 5,3% del costo di acquisizione. Si tratta di un’imposta sul patrimonio immobiliare, la cui aliquota varia a livello locale. 3 Esiste un’imposta sulle proprietà immobiliari, ma è stata trascurata in considerazione delle ampie possibilità di esenzione. 4 L’aliquota più bassa si applica agli edifici, la più alta ai macchinari. Si assume che il valore locativo degli edifici sia pari all’8% del costo di acquisizione e quello per i macchinari sia pari al 16%. In entrambi i casi, il valore locativo è ridotto del 16%. 5 L’aliquota indicata comprende imposte applicate a diversi livelli di governo. Si assume che il valore locativo sia pari sia pari all’8% del costo di acquisizione. 6 Si assume che la base imponibile sia pari al 25% del costo di acquisizione. 7 L’imposta sulla proprietà è detraibile dall’imposta sui redditi delle società e così non ha alcun effetto finale. 8 Si assume che il valore locativo annuale dell’edificio sia pari al 5% del costo di acquisizione. I valori locativi sono scontati ai livelli del 1988, che corrispondono a circa il 25% del valore di mercato. Il valore catastale è il 63% di tale importo (coefficiente di valutazione per immobili localizzati a Dublino). 9 Si assume che il valore catastale applicato sia pari al 50% del costo di acquisizione. 10 Si assume che la base imponibile sia pari al 10% del costo di acquisizione. 11 In Norvegia i Comuni possono imporre imposte sul patrimonio immobiliare. Nel 2007, tuttavia, non era prevista alcuna imposta nella città di Oslo. 12 Si assume che la base imponibile sia pari al 100% del costo di acquisizione. 13 L’imponibile è determinato in base alla superficie dell’edificio, misurata in metri quadrati. 14 Si assume che il valore locativo annuale dell’edificio sia pari al 5% del costo di acquisizione. 15 Si assume che il valore locativo annuale dell’edificio sia pari al 5% del costo di acquisizione. 16 Si assume che il valore catastale applicato sia pari al 50% del costo di acquisizione. 17 Si assume che la base imponibile sia pari al 75% del costo di acquisizione. 1

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

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Capitolo 5 Tabella 5.4123 Prospetto dei criteri di deprezzamento e ammortamento e valutazione delle scorte (anno 2007) Paese

Edifici industriali Tasso Durata 3,00 ufd 10,00 7 5,00 9 2,83 1 5,00 20 5,00 20 7,00 ufd 5,00 20

Cina Danimarca Finlandia Francia

Criterio SL DB SL SL SL SL DB SL

Germania

SL

3,00

Hong Kong

SL SL SL SL SL SL SL

Austria Belgio

Irlanda Italia

Lussemburgo Norvegia Paesi Bassi Polonia Regno Unito Repubblica Ceca Singapore Slovacchia Slovenia Spagna Stati Uniti

Svezia Svizzera Ungheria

Immobilizzazioni immateriali1 Criterio Tasso Durata SL 10,00 10 SL 20,00 5

SL SL SL SL

10,00 100,00 10,00 20,00

10 1 10 5

ufd

SL

20,00

5

24,00 4,00 4,00 4,00 8,00 4,00 4,00

1 19 25 1 2 20 25

SL

100,00

1

SL SL

10,00 33,33

10 3

SL

20,00

5

DB SL SL SL DB SL SL DB SL SL

4,00 2,50 2,50 4,00 Variabile 28,00 3,00 Variabile 3,00 3,00

ufd 32 40 25 30 1 24 20 ufd ufd

DB SL SL SL SL SL

10,00 10,00 20,00 10,00 16,67 20,00

ufd 10 5 ufd 6 5

SL SL SL SL DB SL

2,46 2,56 0,11 4,00 8,00 2,00

1 38 1 25 ufd 50

SL SL DB SL SL

20,00 10,00 25,00 4,45 6,67

5 10 6 4 15

DB DB SL

30,00 40,00 50,00

ufd ufd 2

Criterio SL DB SL SL SL DB DB DB SL DB SL SL

Macchinari2 Tasso 14,29 28,57 14,29 7,87 10,00 25,00 25,00 32,14 7,07 30,00 8,00 100,00

Durata 7 3 2 1 10 ufd ufd 4 3 4 3 1

SL SL SL SL DB SL DB SL SL DB DB SL

12,50 12,50 25,00 12,50 30,00 8,00 20,00 14,29 10,00 25,00 Variabile 33,33

8 1 2 3 4 3 ufd 7 10 ufd 5 3

Media ponderata LIFO

DB SL DB SL DB DB SL DB DB SL

Variabile 20,00 28,57 8,68 14,29 24,49 8,92 30,00 30,00 50,00

6 5 4 3 1 3 ufd ufd ufd 2

Media ponderata LIFO LIFO

Valutazione delle scorte LIFO LIFO

LIFO FIFO FIFO Media ponderata LIFO Media ponderata

LIFO FIFO LIFO LIFO FIFO Media ponderata FIFO

LIFO

FIFO3 LIFO LIFO

DB = Metodo a quote decrescenti (declining balance) SL = Metodo a quote costanti (straight line) Ufd = Fino a completo deprezzamento (until fully depreciated) FIFO = First-In-First-Out LIFO = Last-In-First-Out Ove sono indicati diversi criteri o aliquote, ciò rappresenta la variazione delle modalità di deprezzamento o ammortamento durante l’arco di utilizzo del cespite. Fonte: ZEW/BAK (cfr. BAK 2007, pag. 72) 1

Si fa riferimento al caso dell’acquisto di un brevetto. Quando il deprezzamento dipende dalla vita utile del cespite e le normative fiscali non specificano una durata

definita, si è assunto un periodo di dieci anni. Quando il deprezzamento dipende dalla vita utile del cespite e le normative fiscali non specificano una durata definita, si è assunto un periodo di sette anni. 3 Un importo forfetario pari al 3% del valore totale di acquisizione è deducibile dall’imponibile. 2

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Capitolo 5

5.3 Aliquote effettive d’imposta a livello del socio Anche per quanto riguarda la stima della tassazione effettiva a livello del socio possiamo ricorrere ai dati forniti da BAK Basel Economics. Gli indicatori che di seguito presenteremo tengono conto, oltre che della pressione fiscale gravante sull’impresa, anche delle imposte che il socio/azionista paga sui dividendi, sul patrimonio e sui capital gains realizzati con la cessione di azioni9. Come si è visto nel terzo capitolo, qualora sia garantita la libera circolazione internazionale dei capitali, le decisioni di localizzazione delle imprese multinazionali sono indipendenti dall’imposizione gravante sul reddito personale dei soci10. Tuttavia, la tassazione dei dividendi e dei capital gains può essere importante nel caso delle piccole e medie imprese. In questo caso, l’analisi del costo del capitale e delle aliquote effettive d’imposta a livello del socio permette di verificare la presenza di eventuali distorsioni indotte dalla tassazione sulle decisioni riguardanti la tipologia, il finanziamento ed il livello ottimale degli investimenti. Presentiamo innanzitutto i dati relativi al costo del capitale. Come si è detto, questo rappresenta il rendimento lordo minimo che l’investimento attuato dalla società deve raggiungere per garantire al socio investitore un rendimento netto pari a quello ottenibile con un impiego finanziario alternativo remunerato al tasso di interesse di mercato. Fig. 5.3

La fig. 5.3 rappresenta la deviazione del costo del capitale (calcolato a livello del socio) dal tasso di interesse reale di mercato, che nel modello si ipotizza pari al Nel calcolo degli indicatori viene inoltre considerata la tassazione degli interessi che l’azionista percepirebbe se investisse il proprio denaro in un impiego finanziario alternativo anziché nella società. 10 Cfr. BAK, 2007 (pag. 37). 9

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

49


Capitolo 5 5%11. Tale deviazione rappresenta una misura delle distorsioni indotte dal sistema fiscale. Come si può vedere dal grafico, l’Italia figura tra i Paesi caratterizzati da un costo del capitale tendenzialmente elevato (in Alto Adige 5,9%, sia nel 2007 che nel 2008) e ben maggiore rispetto all’Austria (5,4% nel 2007 in tutti i “Bundesländer”) ed alla Germania (Brema e Monaco 5,0%). I valori più elevati in assoluto si registrano però nei Paesi Bassi (l’Aia 6,1%) e soprattutto in Francia (Rodano 6,6%). Tra i Paesi esaminati, quelli con il più basso costo del capitale sono il Belgio (Bruxelles 4,4%)12 e la Svizzera (Zurigo 4,4%). Tabella 5.5 Costo del capitale a livello del socio (media delle tre tipologie di azionisti considerate) Posizione

Paese

Regione

1 Italia Trentino 2 Italia Valle d’Aosta 3 Italia Alto Adige 4 Italia Lombardia Posizione

Paese

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33

Belgio Svizzera Svizzera Svizzera Svizzera Svizzera Svizzera Svizzera Germania Germania Danimarca Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Hong Kong Germania Germania Germania Germania Svezia Slovacchia Repubblica Ceca Finlandia Polonia Irlanda Spagna

Regione Bruxelles S. Gallo Zurigo Nidvaldo Zugo Obvaldo Basilea Città Svitto Erfurt Stoccarda Copenhagen Saarbrücken Kiel Mainz Rostock Halle Berlino Potsdam Brema Colonia Francoforte Hong Kong Hannover Dresda Amburgo Monaco Stoccolma Bratislava Praga Helsinki Varsavia Dublino Madrid

Anno 2008 Costo del Posizione capitale 5,9 5 5,9 6 5,9 7 5,9 8 Anno 2007 Costo del Posizione capitale 4,4 34 4,4 35 4,4 35 4,6 35 4,7 35 4,7 35 4,8 35 4,8 35 4,9 35 4,9 35 4,9 44 4,9 45 4,9 46 5,0 46 5,0 48 5,0 49 5,0 50 5,0 51 5,0 52 5,0 53 5,0 54 5,0 55 5,0 56 5,0 57 5,0 58 5,0 59 5,1 60 5,2 61 5,2 62 5,3 63 5,3 64 5,4 65 5,4 66

Paese Italia Italia Italia Italia

Regione Piemonte Friuli Venezia Giulia Veneto Lazio

Paese Slovenia Austria Austria Austria Austria Austria Austria Austria Austria Austria Singapore Ungheria Cina Cina Regno Unito Lussemburgo Stati Uniti Francia Norvegia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Paesi Bassi Paesi Bassi Paesi Bassi Paesi Bassi Francia Francia Francia Francia

Costo del capitale 5,9 6,0 6,0 6,0

Costo del capitale Lubiana 5,4 Alta Austria 5,4 Bassa Austria 5,4 Burgenland 5,4 Carinzia 5,4 Salisburgo 5,4 Stiria 5,4 Tirolo 5,4 Vienna 5,4 Vorarlberg 5,4 Singapore 5,5 Budapest 5,6 Pechino 5,6 Shanghai 5,6 Londra 5,7 Lussemburgo 5,8 Boston 5,8 Parigi 5,8 Oslo 5,9 Valle d'Aosta 5,9 Lombardia 5,9 Trentino Alto Adige 5,9 Piemonte 5,9 Veneto 6,0 Friuli Venezia Giulia 6,0 Amsterdam 6,1 L'Aia 6,1 Utrecht 6,1 Rotterdam 6,1 Mosella 6,4 Rodano 6,6 Basso Reno 6,7 Doubs 6,7 Regione

Fonte: elaborazione IRE su dati ZEW/BAK

I dati relativi al costo del capitale qui presentati rappresentano una media per le tre tipologie di soci esaminate: zero-rate shareholder, socio con partecipazione non qualificata soggetto all’aliquota marginale massima e socio con partecipazione qualificata soggetto all’aliquota marginale massima. 12 Ciò è dovuto, tra l’altro, alla possibilità di deduzione dal reddito della società di un importo pari al capitale sociale moltiplicato per un tasso di interesse convenzionale, fissato per il 2007 nella misura del 3,4%. In Belgio vigono inoltre normative favorevoli per quanto riguarda la tassazione dei capital gains conseguiti con la cessione di partecipazioni qualificate. 11

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La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale


Capitolo 5 Un effetto importante della tassazione riguarda gli incentivi per la proprietà ad investire, ad esempio reimpiegando gli utili o apportando nuovo capitale. Per questo motivo, in alcuni Paesi le imposte personali sul reddito e sul patrimonio garantiscono un trattamento più favorevole ai soci titolari di una partecipazione qualificata (e quindi di un interesse stabile nella società), rispetto a quelli che detengono un semplice investimento di portafoglio. In vari Cantoni svizzeri, ad esempio, i dividendi derivanti da partecipazioni qualificate beneficiano di una tassazione inferiore. Anche in Spagna e Francia il titolare di partecipazioni qualificate gode di benefici fiscali, legati in questo caso all’esenzione dall’imposta sul patrimonio personale (cfr. tab. 5.8). In Italia la situazione è opposta: i dividendi derivanti da partecipazioni non qualificate sono tassati con un’aliquota inferiore rispetto a quelli derivanti da partecipazioni qualificate. Di conseguenza, il costo del capitale relativo ad un investimento finanziato tramite un aumento di capitale è maggiore se il socio è titolare di una partecipazione qualificata. Nel nostro Paese anche la tassazione dei capital gains derivanti da una partecipazione qualificata è maggiore rispetto a quella di analoghi guadagni derivanti da una partecipazione non qualificata. Lo stesso accade in Austria e Germania. Di conseguenza, in questi Paesi il costo del capitale relativo ad investimenti finanziati attraverso il reimpiego degli utili societari è maggiore se il socio è titolare di una partecipazione qualificata. In Gran Bretagna accade il contrario: l’imposizione è inferiore per i capital gains derivanti da partecipazioni qualificate. Anche in Spagna e Francia il costo del capitale relativo ad investimenti finanziati attraverso il reimpiego degli utili societari è inferiore per i soci titolari di una partecipazione qualificata, per effetto del miglior trattamento di cui essi godono in sede di determinazione dell’imposta sul patrimonio personale (cfr. tab. 5.8). In conclusione, l’elevato costo del capitale a livello del socio indica che in Italia gli investimenti effettuati dalle imprese debbono garantire un rendimento maggiore rispetto alla maggior parte degli altri Paesi per risultare convenienti. Ciò può rappresentare un disincentivo per le società ad investire, qualora esse debbano tener conto della tassazione gravante sui soci residenti. Tale situazione si verifica tipicamente nel caso di imprese medio – piccole, mentre è ovviamente irrilevante per le grandi multinazionali. Quanto detto non significa, però, che in Italia la tassazione dei proventi derivanti da partecipazione in società sia particolarmente elevata. Bisogna infatti considerare che le imposte sui dividendi giocano un ruolo assolutamente marginale nel determi-

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

51


Capitolo 5 nare il costo del capitale, la cui stima si basa su investimenti marginali13. Piuttosto, il costo del capitale in Italia è elevato soprattutto a causa della bassa imposizione gravante sugli investimenti finanziari alternativi, che nel nostro Paese sono soggetti a tassazione separata con un’aliquota del 12,5% (cfr. tab. 5.7). Ciò rende tali investimenti finanziari particolarmente appetibili, e aumenta il rendimento che gli investimenti effettuati dalle imprese debbono garantire per essere competitivi. L’analisi dell’aliquota marginale effettiva (EMTR) a livello del socio conferma che in Italia la tassazione degli investimenti marginali non è molto elevata. In Alto Adige, ad esempio, l’aliquota EMTR era pari al 30,4% nel 2007 ed è scesa al 30,1% nel 200814. Si tratta di un valore solo di poco superiore a quello registrato nel 2007 in Austria (29,4% in tutti i “Bundesländer”) e nettamente migliore rispetto a Francia (Rodano 62,7%), Danimarca (Copenhagen 61,0%), Spagna (Madrid 60,9%), Svezia (Stoccolma 52,6%), Norvegia (Oslo 50,4%), Germania (Brema 47,6%; Monaco 48,2%), Regno Unito (Londra 46,7%) e Finlandia (Helsinki 41,7%). Fra i Paesi europei, quelli con l’aliquota effettiva marginale più favorevole nel 2007 erano il Belgio (Bruxelles 1,7%), la Repubblica Ceca (Praga 17,2%), la Slovenia (Lubiana 20,5%), la Slovacchia (Bratislava 20,8%) ed il Lussemburgo (21,5%). Fig. 5.4

La tassazione dei dividendi non ha alcuna incidenza nel caso di investimenti marginali finanziati mediante reinvestimento dei profitti dell’impresa, perché il risparmio fiscale dovuto alla mancata distribuzione dei dividendi al momento dell’investimento è compensato dalle imposte che il socio dovrà pagare sui maggiori dividendi futuri. Inoltre, la tassazione dei dividendi è ininfluente anche qualora il progetto venga finanziato attraverso l’indebitamento, in quanto il rendimento dell’investimento marginale è appena sufficiente per far fronte agli interessi sul debito (cfr. BAK, 2007, pag. 38). 14 I dati qui riportati rappresentano una media per le tre tipologie di soci esaminate: zero-rate shareholder, socio con partecipazione non qualificata soggetto all’aliquota marginale massima e socio con partecipazione qualificata soggetto all’aliquota marginale massima. 13

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La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale


Capitolo 5 Tabella 5.6 Aliquota marginale effettiva d’imposta (EMTR) a livello del socio (media delle tre tipologie di azionisti considerate) Posizione 1 2 3 4

Paese Italia Italia Italia Italia

Posizione Paese 1 Hong Kong 2 Belgio 3 Singapore Repubblica 4 Ceca 5 Svizzera 6 Svizzera 7 Slovenia 8 Svizzera 9 Slovacchia 10 Lussemburgo 11 Svizzera 12 Svizzera 13 Cina 13 Cina 15 Austria 15 Austria 15 Austria 15 Austria 15 Austria 15 Austria 15 Austria 15 Austria 15 Austria 24 Italia 25 Svizzera 26 Italia 27 Paesi Bassi 28

Italia

29 30 31 32

Italia Paesi Bassi Paesi Bassi Italia

33

Italia

Regione Trentino Valle d’Aosta Alto Adige Lombardia Regione Hong Kong Bruxelles Singapore

Anno 2008 EMTR Posizione 30,1 5 30,1 6 30,1 7 30,3 8 Anno 2007 EMTR Posizione 0,0 34 1,7 35 9,6 36

Paese Italia Italia Italia Italia

Regione Piemonte Friuli Venezia Giulia Veneto Lazio

EMTR 30,5 30,6 30,8 31,5

Paese Paesi Bassi Polonia Irlanda

Regione Rotterdam Varsavia Dublino

EMTR 30,7 30,9 32,2

Praga

17,2

37

Svizzera

Basilea Città

32,5

Obvaldo Zugo Lubiana Nidvaldo Bratislava Lussemburgo Svitto S. Gallo Pechino Shanghai Alta Austria Bassa Austria Burgenland Carinzia Salisburgo Stiria Tirolo Vienna Vorarlberg Valle d'Aosta Zurigo Lombardia Amsterdam Trentino Alto Adige Piemonte L'Aia Utrecht Veneto Friuli Venezia Giulia

17,4 19,6 20,5 20,8 20,8 21,5 21,7 24,1 28,0 28,0 29,4 29,4 29,4 29,4 29,4 29,4 29,4 29,4 29,4 30,0 30,1 30,2 30,3

38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60

Ungheria Finlandia Stati Uniti Germania Regno Unito Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Norvegia Svezia Francia

Budapest Helsinki Boston Erfurt Londra Stoccarda Saarbrücken Kiel Mainz Rostock Halle Berlino Potsdam Brema Colonia Francoforte Hannover Dresda Amburgo Monaco Oslo Stoccolma Parigi

35,9 41,7 46,3 46,6 46,7 47,0 47,2 47,2 47,3 47,4 47,5 47,6 47,6 47,6 47,6 47,7 47,9 47,9 48,0 48,2 50,4 52,6 57,8

30,4

61

Spagna

Madrid

60,9

30,4 30,5 30,5 30,6

62 63 64 65

Danimarca Francia Francia Francia

Copenhagen Mosella Rodano Basso Reno

61,0 61,7 62,7 62,9

30,6

66

Francia

Doubs

63,0

Fonte: elaborazione IRE su dati ZEW/BAK

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

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Capitolo 5 Tabella 5.7 12 Aliquote d’imposta sul reddito personale, comprensive delle eventuali sovrattasse (anno 2007) Socio con partecipazione non Socio con partecipazione qualificata e aliquota marginale qualificata e aliquota marginale massima massima Capital Capital Capital gain gain gain Dividendi Interessi Dividendi Interessi (cessione (cessione (cessione di quote) di quote) di quote) 0,00 25,00 25,00 0,00 25,00 25,00 25,00 0,00 25,00 15,00 0,00 25,00 15,00 0,00 0,00 20,00 20,00 20,00 20,00 20,00 20,00 28,00 43,00 59,00 43,00 43,00 59,00 43,00 0,00 19,60 28,00 28,00 19,60 28,00 28,00 0,00 33,78 27,00 27,00 33,78 27,00 27,00 0,00 23,74 47,48 0,00 23,74 47,48 23,74 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 42,00 20,00 20,00 42,00 20,00 20,00 12,50 12,50 12,50 12,50 17,64 12,50 17,641 0,00 19,48 10,00 0,00 19,48 10,00 19,48 0,00 28,00 28,00 28,00 28,00 28,00 28,00 0,00 0,00 0,00 0,00 25,00 0,00 25,00 19,00 19,00 19,00 19,00 19,00 19,00 19,00 0,00 32,50 40,00 35,602 32,50 40,00 14,002 0,00 15,00 15,00 0,00 15,00 15,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 19,00 19,00 0,00 19,00 19,00 0,00 20,00 15,00 0,00 20,00 15,00 0,00 18,00 18,00 18,00 18,00 18,00 18,00 18,00 0,00 19,51 38,45 19,51 19,51 38,45 19,51 30,00 30,00 30,00 30,00 30,00 30,00 30,00 22,90 22,90 14,92 22,90 0,00 0,00 0,00 45,00 45,00 45,00 45,00 25,00 25,00 20,00 25,00 25,00 20,00 25,00

Zero-rate shareholder Paese Dividendi

Interessi

Austria Belgio Cina Danimarca Finlandia Francia Germania Hong Kong Irlanda Italia Lussemburgo Norvegia Paesi Bassi Polonia Regno Unito Repubblica Ceca Singapore Slovacchia Slovenia Spagna Stati Uniti Svezia

0,00 0,00 0,00 28,00 19,60 0,00 0,00 0,00 20,00 12,50 0,00 0,00 0,00 19,00 0,00 15,00 0,00 0,00 20,00 0,00 0,00 30,00

0,00 0,00 0,00 0,00 28,00 0,00 0,00 0,00 20,00 12,50 0,00 0,00 0,00 19,00 0,00 15,00 0,00 0,00 0,00 18,00 0,00 30,00

Svizzera

0,00

0,00

Ungheria

25,00

20,00

Fonte: ZEW/BAK (cfr. BAK 2007, pag. 75) 1 2

54

Vengono considerate le addizionali a livello regionale e comunale nella misura dell’1,1%. L’aliquota d’imposta applicabile varia a seconda del periodo di possesso della quota. Si assume un periodo di possesso decennale.

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale


Capitolo 5 Tabella 5.8 12 Aliquote marginali massime delle imposte personali sul patrimonio (anno 2007) Paese Austria Belgio Cina Danimarca Finlandia Francia Germania Hong Kong Irlanda Italia Lussemburgo Norvegia Paesi Bassi2 Polonia Regno Unito Repubblica Ceca Singapore Slovacchia Slovenia Spagna Stati Uniti Svezia Svizzera Ungheria

Capitale investito in azioni 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 / 1,801 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,94 0,00 / 1,201 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 / 2,501 0,00 0,00 / 0,601 0,10 - 1,01 0,00

Capitale dato a prestito 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,80 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,10 1,20 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 2,50 0,00 0,75 0,17 - 1,01 0,00

Fonte: ZEW/BAK (cfr. BAK 2007, pag. 76) 1 2

L’aliquota nulla si riferisce al particolare trattamento fiscale per le partecipazioni qualificate. Tecnicamente si tratta di un’imposta sul reddito, ma in realtà agisce come un’imposta sul patrimonio, in quanto presuppone un tasso

di rendimento dell’investimento prefissato.

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

55


Capitolo 6

6 Conclusioni La pressione fiscale complessiva in Italia è indubbiamente alta: nel 2007 il rapporto tra le entrate dovute a tributi e contributi sociali ed il prodotto interno lordo ha raggiunto il 43,3%. Tuttavia, l’imposizione è tendenzialmente elevata anche in gran parte degli altri Stati europei: la media (ponderata) dei Paesi EU27 è pari a circa il 40%. Del resto, ciò è coerente con la visione che in Europa si ha del ruolo dello Stato, cui vengono attribuite importanti funzioni sul piano sociale, assistenziale e previdenziale. Nel nostro Paese vi è però un forte malcontento per l’imposizione fiscale cui sono sottoposte le imprese, e spesso si porta come esempio la tassazione delle società di capitali. In effetti, pur con l’abbassamento delle aliquote attuato dal 2008, l’imposizione nominale sui redditi delle società di capitali rimane alta, al 31,4% (27,5% IRES + 3,9% IRAP). In Alto Adige, per effetto della riduzione dell’IRAP operata dalla Provincia, la tassazione è inferiore a quella generalmente vigente nel resto del territorio nazionale. Essa si attesta al 30,4% o al 30,9%, a seconda che l’impresa sia o meno disposta a rinunciare alle agevolazioni provinciali per un periodo di cinque anni. In ogni caso, le aliquote vigenti in Italia e in Alto Adige restano molto più elevate della media dell’Unione europea (23,59%1) e dell’Area Euro (26,45%2). Inoltre il confronto con la vicina Austria, dove i redditi delle società di capitali sono tassati con l’aliquota del 25%, è tuttora particolarmente penalizzante. In base ai dati diffusi dall’OCSE, la situazione del nostro Paese è nettamente migliore per quanto riguarda l’imposizione sugli utili distribuiti. Nel caso di un socio residente, titolare di una partecipazione qualificata e soggetto alla massima aliquota marginale IRPEF, la tassazione nominale complessiva (a livello della società e del socio) degli utili distribuiti si attesta al 43,5%3. Tale valore è sostanzialmente in linea con la media dei Paesi OCSE, pari al 43%4, e con l’imposizione vigente in Austria (43,8%). In Germania la tassazione nominale complessiva è maggiore, ed ammonta al 48,3% per i dividendi distribuiti a partire dal 2009. Il confronto delle aliquote nominali offre però solamente un quadro approssimativo della situazione e delle differenze esistenti a livello internazionale. Un’analisi più precisa è possibile considerando la pressione fiscale effettiva. A questo proposito, i dati pubblicati da BAK Basel Economics indicano come in Italia l’aliquota media effettiva (EATR) dell’imposizione fiscale gravante sugli investimenti delle società di capitali sia indubbiamente elevata. In Alto Adige essa è attualmente pari al 26,3%, ma sino al 2007, ossia precedentemente alla riforma delle aliquote IRES ed IRAP, si attestava al 30,9%. Il dato è una media non ponderata dell’imposizione nominale vigente nei Paesi EA15. Il dato è una media non ponderata dell’imposizione nominale vigente nei Paesi UE27. Il dato OCSE si riferisce ai dividendi distribuiti nel 2009 e non tiene conto dell’IRAP. 4 La media dei Paesi OCSE si riferisce al 2007. 1 2 3

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La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale


Capitolo 6 Il confronto relativo al 2007 (l’anno più recente per il quale siano disponibili dati a livello internazionale) evidenzia come l’imposizione sia molto forte anche in altri grandi Paesi dell’Unione Europea, come il Regno Unito (Londra 28,6%), la Spagna (Madrid 33,6%), la Francia (Rodano 34,0%) e la Germania (Brema 34,9%; Monaco 36,0%). La situazione di svantaggio dell’Italia diviene però evidente nella comparazione con l’Austria, che vanta un’aliquota EATR pari al 22,4% (uguale in tutti i “Bundesländer”). Le aliquote EATR in assoluto più vantaggiose nell’ambito dell’Unione Europea si riscontrano in Irlanda (Dublino 14,1%), e in vari Paesi dell’Europa orientale. Il quadro appare in parte diverso se si considera l’aliquota effettiva gravante sugli investimenti marginali (EMTR). In questo caso il confronto internazionale è meno penalizzante per l’Italia, poiché l’effetto negativo dell’elevata aliquota statutaria incide in misura minore nel caso di investimenti marginali. In Alto Adige, in particolare, l’aliquota EMTR era pari al 18,2% nel 2007 ed è scesa al 17,0% nel 2008. Tale valore è inferiore rispetto a quello rilevato nel 2007 in vari Paesi europei, come Francia (Rodano 33,2%), Regno Unito (Londra 25,9%), Germania5 (Brema 25,6%6) e Spagna (Madrid 24,8%). L’Austria (16,4% in tutti i “Bundesländer”) mantiene un vantaggio rispetto al nostro Paese, ma la differenza è assai ridimensionata rispetto a quanto visto a proposito dell’aliquota media EATR. In conclusione, il carico fiscale effettivo cui sono sottoposte le nostre società di capitali è senz’altro da considerarsi elevato se valutato nel contesto internazionale, anche se la situazione è migliorata nel 2008, con la riforma delle aliquote IRES ed IRAP (pur accompagnata da disposizioni che comportano un ampliamento della base imponibile). Del resto, le aliquote nominali vigenti in Italia sono tuttora tra le più elevate d’Europa. Appare pertanto necessaria un’ulteriore riduzione del carico fiscale, anche in considerazione del fatto che vari altri Paesi hanno ridotto le proprie aliquote a partire dal 2008: nell’Unione europea l’imposizione nominale media sui redditi delle società di capitali è infatti passata dal 24,5% del 2007 all’attuale 23,59%7. Per quanto riguarda infine la tassazione effettiva a livello del socio (importante nel caso delle piccole e medie imprese, per le quali è maggiore l’identificazione tra socio e società), non sono purtroppo disponibili dati relativi all’aliquota media effettiva (EATR). Tuttavia, l’analisi dell’aliquota marginale effettiva (EMTR) mostra come in Italia l’imposizione non sia particolarmente elevata. In Alto Adige, ad esempio, l’aliquota EMTR (aliquota media per le tre tipologie di soci esaminate) è attualmente pari al 30,1% ed era del 30,4% nel 2007. Si tratta di un valore solo di poco superiore a quello registrato – sempre nel 2007 – in Austria (29,4% in tutti i “Bundesländer”) e In Germania l’aliquota effettiva marginale risulta elevata nonostante la recente temporanea introduzione della possibilità di ammortamen­to a quote decrescenti per i beni mobili. Tale favorevole disposizione è comunque scaduta alla fine del 2007 (cfr. BAK, 2007, pag 36). L’aliquota EMTR relativa a Monaco è pari al 26,6%. 7 Media non ponderata dei Paesi UE27. 5

6

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

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Capitolo 6 nettamente migliore rispetto a Francia (Rodano 62,7%), Danimarca (Copenhagen 61,0%), Spagna (Madrid 60,9%), Svezia (Stoccolma 52,6%), Norvegia (Oslo 50,4%), Germania (Brema 47,6%; Monaco 48,2%), Regno Unito (Londra 46,7%) e Finlandia (Helsinki 41,7%). Fra i Paesi europei, quelli con l’aliquota effettiva marginale più favorevole sono il Belgio (Bruxelles 1,7%), la Repubblica Ceca (Praga 17,2%), la Slovenia (Lubiana 20,5%), la Slovacchia (Bratislava 20,8%) ed il Lussemburgo (21,5%).

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La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale


Appendice

Appendice A

L’approccio Devereux – Griffith L’investimento ipotetico La metodologia Devereux – Griffith si basa sull’analisi degli effetti del contesto fiscale sul rendimento di un ipotetico investimento effettuato da una società operante nel comparto manifatturiero. Di seguito descriveremo le caratteristiche fondamentali del modello1, avvalendoci della formalizzazione riportata nello studio della Commissione Europea “Company Taxation in the Internal Market” (2001)2. Il modello considera un ipotetico investimento di importo unitario e di durata temporale unitaria. Al momento t un’impresa (società di capitali) incrementa il proprio stock di capitale di un’unità, finanziando l’investimento con i propri utili, oppure con nuovo capitale o attraverso l’indebitamento. Dal punto di vista della proprietà, nei primi due casi ciò comporta un costo di importo pari ad un’unità (diminuzione del dividendo o conferimento di nuovo capitale), mentre non vi sono costi immediati in caso di finanziamento attraverso il debito. Al momento t+1 (ad esempio, dopo un anno) il valore dell’investimento sarà pari a (1 − δ )(1 + p ), dove δ rappresenta il deprezzamento del cespite e p il tasso di inflazione. Si assume che l’impresa intenda mantenere costante nel tempo il proprio capitale, pertanto al momento t+1 essa ridurrà gli investimenti per un pari importo. Nel frattempo, l’investimento effettuato al tempo t avrà generato entrate per un importo pari a (p + δ )(1 + p ), dove p rappresenta il tasso di rendimento reale3 dell’investimento. Assumiamo inoltre che al tempo t+1 l’impresa restituisca il capitale eventualmente preso a prestito, maggiorato degli interessi. Il corrispondente esborso è pari a 1+i, dove i è il tasso di interesse. Se il progetto è stato finanziato con conferimento di nuovo capitale, si assume che la società riacquisti le quote o azioni emesse a tale scopo, in modo da riportarne il numero al livello che si aveva al momento t, prima dell’effettuazione dell’investimento. L’utile rimanente viene destinato alla remunerazione dei soci, sotto forma di dividendo.

Il valore attuale netto dell’investimento in assenza di imposte Il modello prescinde da una valutazione del rischio legato all’investimento, per cui il valore attuale per il socio/azionista delle somme generate dall’investimento può essere determinato scontando gli importi futuri con il tasso d’interesse di mercato. Si noti che, dati il tasso d’interesse nominale e l’inflazione, il tasso d’interesse reale r può essere ricavato dall’equazione (1 + r )(1 + p ) = (1 + i ). La trattazione seguente ha carattere generale e non tiene conto delle particolarità previste dalle normative fiscali dei vari Paesi per le diverse tipologie di investimenti esaminati. Naturalmente, tali aspetti sono invece stati considerati nelle stime del costo del capitale e delle aliquote effettive d’imposta riportate nel quinto capitolo. 2 Vedi: Commissione Europea, 2001, annesso “A”. 3 Il tasso di rendimento p è reale in quanto depurato degli effetti dell’inflazione. 1

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Appendice Indichiamo con R * il valore attuale netto che l’investimento avrebbe per il socio in assenza di tassazione. Il relativo calcolo varia secondo la modalità di finanziamento prescelta. Nel caso del reinvestimento di utili o dell’aumento di capitale tramite emissione di nuove azioni, si ha: (1) R * = −1 + (1 − δ )(1 + p )+ (p + δ )(1 + p ) = −1 + 1 + p = p − r 1+ i

1+ r

1+ r

In assenza di tassazione, anche un investimento finanziato tramite debito ha il medesimo valore attuale netto: (2)

R* = 0 +

(1 − δ )(1 + p )+ (p + δ )(1 + p )− (1 + i ) 1+ i

=

p− r 1+ r

Nel caso di un investimento marginale, il tasso reale di rendimento eguaglia il tasso di interesse reale di mercato, ossia p=r e R * = 0 . Nel caso di investimenti inframarginali, invece, p>r e il valore attuale netto R * dell’investimento è positivo.

L’effetto della tassazione dei redditi del socio In presenza di imposte, il valore attuale per il socio/azionista delle somme generate dall’investimento deve essere determinato scontando gli importi futuri con il tasso nominale ρ, definito come: (3)

ρ =

(1(1−– mm ) )ii ii

1− z

dove mi è l’aliquota marginale d’imposta pagata dal socio/azionista sui redditi derivanti da interessi, e z è l’aliquota marginale d’imposta che egli paga sui capital gains. Nel seguito della trattazione utilizzeremo il parametro γ per rappresentare l’effetto combinato per l’azionista della tassazione dei dividendi effettuata a livello della società (come trattenuta) e a livello del socio (come imposta personale sul reddito), della tassazione dei capital gains e del credito d’imposta eventualmente riconosciuto all’azionista per le imposte pagate dalla società. Tale parametro rappresenta il reddito netto ricevuto dal socio azionista in seguito ad un incremento del dividendo pari ad un’unità, ed è definito come: (4)

γ =

(1 − m )(1 − c ) d

(1 − z )(1 − s )

dove md è l’aliquota marginale d’imposta sul reddito personale del socio derivante da dividendi, c è l’aliquota netta dell’imposta trattenuta dalla società sui dividendi pagati agli azionisti e s è il credito d’imposta riconosciuto al socio, espresso come frazione del dividendo.

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Appendice L’effetto della tassazione dei redditi della società Si assume che i redditi prodotti dalla società siano tassati con l’aliquota τ . Essa deve essere interpretata come un’aliquota globale, risultante dall’effetto combinato dell’imposta sui redditi delle società di capitali e di tutte le altre imposte, nazionali o locali, che gravano sugli utili. Bisogna inoltre tenere in considerazione i benefici derivanti dalle deduzioni fiscali connesse con l’investimento. Indicando con φ le deduzioni dalla base imponibile di cui l’impresa può usufruire al tempo t, il risparmio d’imposta sarà pari a τφ . Ciò implica che i fondi necessari per finanziare il progetto saranno ridotti in pari misura: per un investimento di importo unitario, essi saranno pari a (1 − τφ ). Si noti che l’investimento effettuato dall’impresa al tempo t comporterà la possibilità di deduzioni anche nei periodi successivi. Nel seguito indicheremo con A il valore attuale del relativo risparmio d’imposta, calcolato scontando i risparmi fiscali futuri al tasso ρ definito in (3)4.

Il valore attuale netto dell’investimento in presenza di imposte Una volta introdotte nel modello le imposte, il valore attuale netto dell’ipotetico investimento varia a seconda delle modalità di finanziamento del progetto. Nel caso di finanziamento attraverso il reinvestimento di profitti, è necessario considerare i seguenti aspetti: • Il costo del progetto è finanziato con una diminuzione del dividendo pagato al tempo t, ma successivamente i redditi generati dall’investimento saranno distribuiti ai soci, sempre sotto forma di dividendo. Nel determinare il valore attuale netto dell’investimento dal punto di vista dell’azionista, tutti gli importi relativi ai dividendi dovranno essere moltiplicati per il parametro γ , che rappresenta il dividendo netto percepito dall’azionista (una volta considerato l’effetto delle imposte) per ciascuna unità di dividendo lordo. • Il valore attuale netto del costo di un investimento di importo unitario è pari a 1–A, dove A è il valore attuale netto del risparmio fiscale di cui l’impresa godrà nel tempo per effetto dell’investimento. • Il reddito nominale generato dall’investimento al tempo t+1, corrispondente a (p + δ )(1 + p ), è tassato in capo alla società con l’aliquota τ . • Il valore attuale netto della diminuzione degli investimenti operata dalla società al tempo t+1 è pari a (1 − δ )(1 + p )(1 − A ). 4

Il valore di A varia secondo le normative che regolano gli ammortamenti. Ad esempio, con un ammortamento a quote decrescenti avremmo:

  1 − φ   1 − φ  2  1 − φ  3  τφ (1 + ρ )  + ... =  +   +  A = τφ 1 +  φ+ρ   1 + ρ   1 + ρ   1 + ρ  

Con un ammortamento a quote costanti di importo pari a τφ per T periodi avremmo invece:   1   1   1    + ... +   +  A = τφ 1 +    1 + ρ   1 + ρ  1+ ρ  2

T

  

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

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Appendice Tenuto conto di quanto sopra, il valore attuale netto (post-imposte) R RE di un investimento di importo unitario finanziato mediante reimpiego degli utili societari è pari a:  (1 − δ )(1 + p )(1 − A)+ (p + δ )(1 + p )(1 − τ ) (5) R RE = γ − (1 − A) +  1+ ρ   da cui: (6) R RE =

γ {(p + δ )(1 + p )(1 − τ )− [(1 + ρ )− (1 − δ )(1 + p )](1 − A)} 1+ ρ

Se, invece, l’investimento viene finanziato con sottoscrizione di nuovo capitale, bisogna tenere presente che: • Per effetto dell’investimento, al momento t la società beneficia di un risparmio d’imposta pari a τφ . Di conseguenza, per finanziare il progetto la proprietà dovrà conferire nuovo capitale per un importo pari a 1 − τφ . Rispetto al caso del finanziamento tramite reinvestimento degli utili societari, però, il socio/azionista beneficia di un dividendo maggiore per il medesimo importo. Tenuto conto degli aspetti fiscali, l’importo effettivamente percepito dal socio su tale maggiore dividendo è pari a γ (1 − τφ ). • Il modello assume che l’impresa riacquisti al momento t+1 le azioni precedentemente emesse per finanziare l’investimento. Il socio/azionista riceverà pertanto dalla società il corrispondente valore, pari a 1 − τφ . Tale spesa sostenuta dalla società comporterà una diminuzione del dividendo di pari importo al momento t+1. Tenuto conto degli aspetti fiscali, ciò implica una diminuzione del reddito netto del socio pari a γ (1 − τφ ). Il valore attuale netto post-imposte dell’ipotetico progetto di investimento finanziato mediante conferimento di nuovo capitale è pertanto pari a: (7)

R NE = R RE + F

NE

dove (8)

F

NE

= −(1 − γ )(1 − τφ )+

(1 − γ )(1 − τφ ) 1+ ρ

=−

ρ (1 − γ )(1 − τφ ) 1+ ρ

rappresenta il valore attuale netto delle entrate e uscite aggiuntive derivanti dal finanziamento del progetto mediante conferimento di nuovo capitale rispetto ad un finanziamento attraverso il reinvestimento di utili dell’impresa. Consideriamo, infine, che cosa accade nel caso in cui l’investimento venga finanziato contraendo un debito. Rispetto all’ipotesi base di finanziamento attraverso il reinvestimento degli utili, al momento t il socio riceve un maggiore dividendo per un importo netto pari a γ (1 − τφ ). Al momento t+1, tuttavia, la società dovrà restituire il capitale preso a prestito, maggiorato degli interessi. Ciò corrisponde ad un esborso pari a (1 − τφ )(1 + i ). Assumendo che la spesa dovuta agli interessi sia

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La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale


Appendice interamente deducibile, la società dovrà versare minori imposte per un importo pari τφ ))i τ . Tenendo conto della spesa per l’estinzione del debito, degli interessi, aγ ((11−−τφ del relativo risparmio d’imposta e della tassazione personale in capo al socio, al momento t+1 l’investitore percepirà minori redditi da dividendi per un importo pari a γ (1 − τφ )(1 + i (1 − τ )) . Il valore attuale netto post-imposte dell’ipotetico progetto di investimento finanziato mediante indebitamento risulta pertanto pari a: R D = R RE + F D

(9) dove (10) F D = γ (1 − τφ )−

γ (1 − τφ )(1 + i (1 − τ )) γ (1 − τφ )(ρ − i (1 − τ )) = 1+ ρ 1+ ρ

rappresenta il valore attuale netto delle entrate e uscite aggiuntive derivanti dal finanziamento del progetto attraverso il debito rispetto ad un finanziamento mediante reinvestimento di utili dell’impresa. In conclusione, il valore attuale netto post – imposte di un ipotetico progetto di investimento di importo unitario è pari a: R = R RE + F

(11)

dove se il progetto è finanziato è finanziato mediante mediante reinvestim reinvestim ento di ento utili di utili  0  0 se il progetto  NE  NE F(12) = FF =  F se il progetto se il progetto è finanziato è finanziato mediante mediante conferimen conferimen to di nuovo to di nuovo capitale capitale  F D  F D se il progetto se il progetto è finanziato è finanziato mediante mediante indebitame indebitame nto nto   Il costo del capitale Consideriamo innanzitutto un investimento marginale, ossia un investimento che garantisca un valore attuale netto post-imposte pari a zero. L’investitore è indifferente rispetto alla decisione di intraprendere o meno un tale progetto di investimento, in quanto esso garantisce un rendimento netto esattamente pari a quello che si otterrebbe impiegando il denaro al tasso di interesse di mercato. Il tasso reale di rendimento lordo ante-imposte che l’investimento attuato dalla società deve garantire affinché il suo valore attuale netto post-imposte sia pari a zero è chiamato “costo del capitale”. Posto R = 0 , dalle espressioni (6) e (11) si può ricavare la seguente formula per il costo del capitale ~p : (13)

~ p=

(1 − A) { F (1 + ρ ) ρ + δ (1 + p )− p }− −δ (1 + p )(1 − τ ) γ (1 + p )(1 − τ )

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Appendice Per quanto concerne l’effetto sul costo del capitale delle varie imposte che colpiscono il reddito del socio, è opportuno effettuare alcune considerazioni5. • La tassazione dei dividendi gioca solo un ruolo marginale nel determinare il costo del capitale a livello del socio. Essa, infatti, è rilevante esclusivamente nel caso in cui il finanziamento dell’investimento avvenga tramite conferimento di nuovo capitale. La tassazione dei dividendi non ha alcuna incidenza nel caso di investimenti marginali finanziati mediante reinvestimento dei profitti dell’impresa, perché il risparmio fiscale dovuto alla mancata distribuzione dei dividendi al momento dell’investimento è compensato dalle imposte che il socio dovrà pagare sui maggiori dividendi futuri. Inoltre, la tassazione dei dividendi è ininfluente anche qualora il progetto venga finanziato attraverso l’indebitamento, in quanto il rendimento dell’investimento marginale è appena sufficiente per far fronte agli interessi sul debito. • La tassazione degli interessi ha invece una rilevanza maggiore. Nel caso di un progetto finanziato con mezzi propri (sottoscrizione di nuovo capitale o reinvestimento di profitti), il costo del capitale diminuisce se aumentano le imposte sugli interessi, in quanto peggiora il rendimento netto dell’investimento finanziario alternativo. L’effetto è invece quasi irrilevante se il progetto è finanziato ricorrendo al debito. • Le imposte personali sui capital gains contribuiscono ad elevare il costo del capitale per gli investimenti finanziati attraverso il reinvestimento di utili societari. Il valore di tali profitti non distribuiti, infatti, va ad aumentare il valore delle azioni. Solo al momento della distribuzione dei dividendi vi sarà un vantaggio fiscale dovuto alle minori imposte sui capital gains. • Le imposte personali basate sul patrimonio sono rilevanti solo se le relative normative distinguono tra il capitale investito in una società e gli altri impieghi. Se il sistema fiscale prevede l’esenzione dall’imposta o una sua riduzione per il capitale investito in società, il costo del capitale relativo agli investimenti finanziati mediante emissione di nuove azioni diminuisce.

L’aliquota marginale effettiva d’imposta (EMTR) L’aliquota marginale effettiva d’imposta EMTR rappresenta la differenza tra il costo del capitale ~p ed il tasso reale di rendimento netto s dell’investimento marginale, espressa come percentuale sul costo del capitale. (14)

EMTR =

~ p− s ~ p

Come si è detto, l’investimento marginale è quello che garantisce un rendimento netto pari a quello ottenibile con un impiego finanziario alternativo. Pertanto, in assenza di imposte avremmo s=r, mentre tenendo conto della tassazione gravante sugli interessi si ha: (15) 5

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s=

{({(1–m )i − p } 1 − m)i–p} ii

1+ p

Cfr. BAK, 2007 (pag. 38).

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Appendice L’aliquota media effettiva d’imposta (EATR) Devereux e Griffith considerano anche il caso di investimenti infra-marginali, cioè con un valore attuale netto post-imposte positivo. In questo caso l’imposizione effettiva può essere definita come la riduzione (proporzionale) del valore attuale netto dell’investimento causata dalla tassazione: (R(R* *−−RR)/)/RR* * . Questa espressione, però, non è calcolabile per i progetti che sono marginali in assenza di imposte (R * = 0). Per questo motivo, Devereux e Griffith propongono una misura leggermente diversa, che rapporta la differenza tra R * e R al valore attuale netto del flusso di redditi che avremmo in assenza di imposte, p / (1+r). Si definisce così l’aliquota media effettiva d’imposta EATR come: (16)

EATR =

R * − (1 − z )R p / (1 + r )

dove R * è definito in (1) e (2), R * è definito in (11) e z è l’aliquota d’imposta sui capital gains.

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale

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Appendice

Appendice B Parametri del modello utilizzato per le stime della pressione fiscale effettiva Le stime della pressione fiscale calcolate dall’istituto ZEW di Mannheim per BAK Basel Economics si basano sull’approccio Devereux – Griffith. Come descritto nel quarto capitolo, tale metodologia consiste sostanzialmente in un’analisi degli effetti che le normative fiscali vigenti nei diversi Paesi hanno sul rendimento netto di un ipotetico investimento attuato da un’impresa. Naturalmente, le ipotesi relative al tipo di impresa, al tipo di investimento ed al contesto macroeconomico generale possono incidere sulla stima. Di seguito riportiamo pertanto i principali parametri del modello utilizzato, con un breve commento. • Tutti gli indicatori si riferiscono ad un’ipotetica impresa operante nel settore manifatturiero ed avente la forma giuridica di una società di capitali. • Vengono considerate cinque diverse tipologie di investimento: immobilizzazioni immateriali, fabbricati industriali, macchinari, asset finanziari e scorte. A ciascuna di queste viene assegnato lo stesso peso (20%) nel calcolo degli indicatori di sintesi. • Il modello contempla tre possibili fonti di finanziamento dei progetti. Per il calcolo degli indicatori di sintesi viene attribuito un peso maggiore al reinvestimento di utili societari (55%) rispetto all’indebitamento (35%) o alla sottoscrizione di nuovo capitale (10%). • Il deprezzamento effettivo dei cespiti che costituiscono l’investimento operato dalla società viene stimato con il metodo a quote decrescenti (3,1% per gli immobili, 15,35% per le immobilizzazioni immateriali e 17,5% per i macchinari). • Si assume che il tasso d’interesse reale di mercato sia pari al 5%. Esso rappresenta il rendimento lordo che il socio/azionista otterrebbe se impiegasse il proprio denaro in un investimento finanziario alternativo anziché nella società. Si noti che, in questo modello, un incremento del tasso di interesse reale comporta un incremento del costo del capitale, in quanto aumenta il rendimento che il progetto di investimento attuato dalla società deve garantire per eguagliare l’impiego finanziario alternativo. L’aliquota media effettiva EATR tende invece a diminuire all’aumentare del tasso di interesse, per effetto della minore profittabilità dell’investimento6.

6

66

Cfr. Commissione Europea, 2001 (pag. 113).

La tassazione delle società di capitali – Italia e Alto Adige nel confronto internazionale


Appendice • Nel modello l’inflazione è pari al 2%. Assumendo che il tasso nominale d’interesse cresca in linea con l’inflazione, un aumento di quest’ultima renderebbe più convenienti gli investimenti finanziati ricorrendo al debito. Per effetto della deducibilità degli interessi passivi, infatti, si avrebbe una diminuzione del costo del capitale e dell’aliquota media effettiva EATR7. • Per il calcolo dell’aliquota media effettiva d’imposta (EATR) si ipotizza che l’investimento garantisca un rendimento lordo del 20%. Naturalmente, assumendo una redditività dell’investimento maggiore l’aliquota media effettiva EATR risulterebbe più elevata, avvicinandosi all’aliquota d’imposta nominale. Al crescere del rendimento, infatti, i benefici fiscali derivanti dalle deduzioni divengono relativamente meno importanti. L’opposto varrebbe se si ipotizzasse un rendimento inferiore al 20%8.

Bibliografia • [BAK, 2005] M. Eichler, Ch. Elschner, M. Overesch, “IBC Taxation Index 2005 – Effective Tax Burden of Companies and on Highly Qualified Manpower”, BAK Basel Economics, Basel and Mannheim, December 2005. • [BAK, 2007a] M. Schriber, M. Eichler, “La fiscalità e il carico fiscale in un confronto internazionale – Studio di benchmarking per la Regione Veneto”, BAK Basel Economics, Basel, Aprile 2007. • [BAK, 2007b] Ch. Elschner, Ch. Ernst, J. H. Heckemeyer, “IBC Taxation Index 2007 – Effective Tax Burden of Companies and on Highly Qualified Manpower”, BAK Basel Economics, Basel and Mannheim, December 2007. • [Bundesministerium für Finanzen, 2006] Bundesministerium für Finanzen (Hrsg.), „Die wichtigsten Steuern im internationalen Vergleich“, Berlin, Dezember 2006. • [Commissione Europea, 2001] Commissione Europea, “Company Taxation in the Internal Market”, Commission staff working paper, Brussels, 23.10.2001. • [Commissione Europea, 2008] Commissione Europea, “Taxation trends in the European Union”, Office for Official Publications of the European Communities, Luxembourg, 2008. • [CSC, 2004] F. Carotti, A. Ruocco, “L’IRAP e il costo del lavoro: una proposta”, CSC Working Paper n. 53, Centro Studi Confindustria, Dicembre 2004. • [Governo Italiano, 2007] Governo Italiano – Ministero dell’Economia e delle Finanze, “Finanziaria 2008 – Consiglio dei Ministri del 28.09.2007”, Roma, Settembre 2007. • [Hilpold – Steinmair, 2005] Hilpold - Steinmair, “Grundriss des italienischen Steuerrechts”, Wien/Heidelberg/Zürich/Bozen, 2005. • [Hilpold, 2008] P. Hilpold, „Italien im internationalen Wettbewerb der Steuerstandorte: Chancen, Herausforderungen und Perspektiven“, Innsbruck, 2008. • [Il Sole – 24 Ore, 2008] “Come ha funzionato il taglio del costo del lavoro”, ne “Il Sole ‑ 24 Ore” del 10 Gennaio 2008, pag. 3. • [IRE, 2008] O. Lechner, L. Partacini, G. Tappeiner, “L’Alto Adige come localizzazione economica”, IRE – Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, Bolzano, 2008.

7 8

Cfr. Commissione Europea, 2001 (pag. 113). Cfr. Commissione Europea, 2001 (pag. 114).

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La nostra attività comprende: Informazioni e dati economici per imprese, associazioni e studenti (si assegnano anche tesi di laurea) Rapporti e relazioni per convegni e attività di formazione Pubblicazioni regolari: • Relazione sulla situazione economica in Alto Adige (annuale) • Barometro dell’economia (semestrale) • Listino dei prezzi all’ingrosso (mensile) Studi speciali: • Aspetti economici dei Mercatini di Natale dell’Alto Adige - Visitatori, fatturato, valore aggiunto, occupazione (2008) • Carico burocratico sulle imprese altoatesine - Proposte basate sull‘esperienza pratica (2008) • Barometro dell’economia: Risultati definitivi 2007 - Previsioni 2008 (2008) • Economia altoatesina - Fattori di successo per il 2020 (2008) • L’Alto Adige come localizzazione economica (2008) • I Mercatini di Natale dell’Alto Adige: un fattore di immagine – Indagine tra la popolazione in Italia (2007) • Formazione ricca di prospettive – Volume 3: Indagine tra le diplomate ed i diplomati dei licei (2007) • Vino altoatesino - mercati, canali di distribuzione, prezzi (2007) • Quanto sono innovative le imprese altoatesine? (2006) • Formazione ricca di prospettive – Volume 2: Inchiesta tra le diplomate ed i diplomati degli istituti tecnici e professionali (2006) • Il potenziale dei collaboratori “anziani” – Gli “over 50” nel mondo del lavoro in Alto Adige (2006) • Imprese dell’Alto Adige – Prepararsi alle sfide del futuro – Preparazione a Basilea 2 (2006) • Gli acquisti fuori provincia degli altoatesini – motivazioni e rilevanza economica (2006) • Formazione ricca di prospettive – Volume 1: Inchiesta tra le diplomate ed i diplomati degli istituti professionali con durata triennale e delle scuole di formazione professionale (2006) • Euregio Tirolo – Alto Adige – Trentino / Un modello economico per l’Europa (2005) • Speck dall’Alto Adige – Un’analisi economica (2005) • Produttività – L’Alto Adige verso il futuro (2004) • Le sfide per le piccole e medie imprese in Tirolo e in Alto Adige (2004) • Prodotti locali e piatti tipici (2004) • Il trasferimento dell’impresa come fattore di successo – Rilevanza del fenomeno in Alto Adige (2004) • Conciliare famiglia e lavoro... una necessità sociale ed economica (2003) • Commercio al dettaglio in Alto Adige – struttura e sfide (2003) • I prezzi dei prodotti lattiero-caseari. Fattori determinanti (2003) • Innovazione – la realtà altoatesina (2002) • Nuove imprese in Alto Adige (2002) • L’economia lattiero-casearia nelle Alpi. Quale futuro? (2002) • L’intermediazione commerciale in Alto Adige: un elemento fondamentale dell’economia (2002) Le pubblicazioni antecedenti sono consultabili su internet. ISTITUTO DI RICERCA ECONOMICA I-39100 Bolzano, via Alto Adige 60 tel. 0471 945706, fax 0471 945712 internet: http://www.camcom.bz.it/ire e-mail: wifo@camcom.bz.it


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