MONIA MAZZEI fashion stylist
“DALLA HEPBURN AI SENTIERI DELL’ACCIAIO UNA REMINISCENZA IN DIVENIRE”
p h. A ND R EA C H EMEL L I
“ L a p resenza che s i indossa: l’in a ff e rr abile carisma del sil enzi o”
ph . FA B RI ZI O CHY R EK
“S-catenamento e liberazione chi ha voce non ha padrone.�
p h . F R A NC ES CO V ER O NES I
ph . W I L L I A M C A L L A N
FASHION ST YLIST WORKSHOP
ph . W I L L I A M C A L L A N
“IL MONDO DI SERGEI GRINKO”
Affascina il suo modo di fare, la sua umiltà, il modo semplice ma simpatico di porgersi agli altri, si presenta, si accomoda nel gruppo facendone pienamente parte, il suo profilo ben delineato e perfetto, un sorriso vero, uno sguardo acuto su tutto e tutti, un approccio dinamico ma contemporaneamente quasi velato di timidezza, questo è Sergei Grinko. Stilista e designer di origine Russa, vissuto e formatosi in gran parte a Londra e Dubai, oggi legato fortemente alla figura di Filippo Cocchetti, suo socio, con cui condivide la fortissima esperienza della Sergei Grinko Srl, nonché suo compagno nella vita. Da subito si entra nel pieno della conversazione, la formale e definita intervista diventa un esclusivo e confidenziale colloquiare, si ride, si scherza, si gioca di battute e intimità… senza eccedere mai troppo nel personale, senza mai uscire troppo dai binari, senza venir meno al suo importante ruolo di stilista di fama ormai internazionale. Brevemente ci viene esposta la sua esperienza di designer e direttore creativo e artistico di un enorme concept-store a Dubai, si entra nell’intimo legame della coppia, del loro importante incontro nel 2008 che dà vita ad un importante storia d’amore e ad un sodalizio lavorativo di rilevanza fondamentale. Da subito ciò che emerge sono i ruoli ben definiti e netti che distinguono le due figure… Filippo Cocchetti manager di se stesso e della Sergei Grinko Srl e Sergei Grinko ideatore e creatore delle sue collezioni, nonché designer di alta formazione. Una formazione così ben delineata e personale tangibile non solo attraverso i bozzetti delle sue collezioni, che ci sottopone con grande umiltà, quanto assolutamente evidente dai suoi accessori gioiello, curati nei particolari, che prendono vita sui suoi capi e che sono assolutamente studiati per rendere tutto meno statico e quasi reale. Grande disegnatore e attento curatore di ogni minima caratteristica, timidamente vela questa sua grande dote, per altro non scontata per uno stilista della sua portata. Non tutti i grandi della moda, di fatto hanno realmente questa grande capacità di trasportare sul pezzo di carta le loro creazioni. E invece lui no, lui disegna le sue collezioni, opera manualmente sui suoi accessori gioiello, crea le scarpe, borse… tutto quello che serve per concepire il suo mondo. Ed è a partire dalla visione personale del suo mondo che emerge una figura affascinante, sognatore ma assolutamente e immancabilmente realista. Dice di lamentarsi sempre dei suoi disegnatori, non perché alla ricerca continua di una perfezione, ma perché alla continua ricerca di un interpretazione il più possibile vicina al suo mondo, “No, i tagli vanno fatti in questo modo, le cuciture no, non vanno bene…”. Un mondo dove l’io domina su tutto e tutti, un mondo assolutamente tridimensionale, nel senso che l’elemento 3D è per lui quasi una necessità, deve emergere sempre e in qualunque cosa, attraverso il vestito o l’accessorio, ma sempre presente e costante, “Perché il mondo che vediamo non è piatto.
Per mostrare questo bisogna creare quel tridimensionale che permette di vedere le sfumature. Il mondo è colorato…”. Emerge subito che le sue collezioni hanno una reminiscenza infantile, soprattutto la reminiscenza infantile delle favole. Il mondo di Sergei Grinko è un mondo assolutamente suo, inventato e progettato, ma al contempo immerso nella realtà, dalla quale lui attinge con acuta osservazione per le sue collezioni, senza troppo commercializzarsi o svendere la sua intrigante fantasia. In un ambiente quasi sterile, avvolto da un bianco luminoso, prendono vita i suoi capi della collezione 2012 “Atlantis” che si rifà alla città sommersa Atlantide, e accessori che sembrano quasi animarsi in quel contesto così intimo e ovattato. “Sfilano” per noi i suoi capi, morbidi, alcuni quasi impalpabili, altri solo apparentemente più rigidi, colorati e dinamici, grintosi ma al contempo reali. L’elemento base e filo conduttore dell’intera collezione, è sicuramente il cerchio, linea ispiratrice del suo creare, che lo si ritrova sia nella forma di alcuni suoi vestiti, sia e soprattutto nelle stampe, da lui accuratamente disegnate e studiate. Stampe che hanno un richiamo fortemente marino, e fortemente e volutamente tondeggianti, perché il cerchio, questa forma sferica, è sempre presente per quella forte e sentita concezione del tridimensionale. Ed ecco quindi il tridimensionale prendere vita sui suoi capi, sugli accessori gioielli, sulle stampe dei suoi tessuti… quel tridimensionale che rende tutto più reale e tangibile. Ci svela il segreto da cui partono le sue collezioni e la buona riuscita di un total look, sì, perché è di quello che si parla osservando le collezioni di Sergei Grinko, di un vero e proprio total look curato minuziosamente e con grande maestria. “Prima costruisco l’abito, poi tutto il resto. In una dimensione sempre tridimensionale.” E’ questa la sua grande abilità, riconoscere i tessuti più adatti, toccare, giocare con lo sguardo e con il tatto sulla duttilità dei materiali con cui egli stesso decide di operare. Il tessuto dunque, diventa fonte ispiratrice di Sergei Grinko, prima di ogni altro elemento o accessorio, che al contrario vengono realizzati successivamente con scopi ben definiti e mirati. Nulla è frutto del caso, tutto ha una sua dimensione e un contesto ben definito. “Mi piace tanto creare, toccare con mano e operare da me… ho la necessità di lavorare con i materiali e di curare quindi ogni minimo dettaglio, dall’abito all’accessorio.” Dice di amare i tessuti, e ne parla con un rispetto regale e di chi ne ha una profonda conoscenza, scelte accurate e ben definite dunque, “Seta naturale, chantilly, seta opaca, non tanto lucida, almeno per gli abiti più elaborati. I capi più semplici li ho fatti lavorando al contrario, lucidi, con quel leggero effetto bagnato per richiamare sempre il mare, e così anche i cotoni presentano questo effetto, se anche non ho da farvi vedere e toccare capi in cotone, sarebbe stato interessante”. Sergei avrebbe voluto toccassimo con mano nostra quei tessuti, quasi a volerci invitare a sposare l’essenza del suo pensiero.
Anche i colori sono per lui entità di studio e ispiratori di una perfetta collezione. Inserisce colori marini condensati di colori forti come il nero e nuance dorate. Quegli stessi colori che fanno parte di quel mondo reale da cui non si discosta mai per una migliore e completa realizzazione del mondo Sergei Grinko. Questa articolata e dettagliata ricerca dei materiali, emerge come già detto per tutti quegli elementi che caratterizzano il suo mondo, il suo total look, anche i gioielli, di grande impatto e valore visivo, sono concepiti e partoriti con grande maestria dal maestro del design, perché come lui stesso dichiara “Ho sempre fatto design”. Il gioiello, assolutamente particolare per le sue collezioni, non ama essere però il punto nevralgico delle sue creazioni, se anche di fatto emerge questa grande abilità e peculiarità per un oggetto tanto importante quanto sofisticato. Riesce a renderlo vivo e a sua volta importante per l’insieme in cui lo colloca. Mai inadatto o fuori luogo, ama dargli una collocazione assolutamente personale, vediamo di fatto i visi delle modelle “ingabbiate” in questi accessori lussuosi e intriganti. E proprio su questo particolare si sofferma spesso l’attenzione dello spettatore e viene subito da chiedersi se c’è una reale volontà di censurare il volto della donna Sergei. Ma, anche questo aspetto giocoso, rimane un elemento di sola creatività e abbellimento, nulla di concettuale bensì accessoriale, “Puramente di styling, è quindi un elemento in più che non vuole caratterizzare la donna Sergei Grinko”. Ed è proprio la donna Sergei Grinko un altro elemento rilevante e interessante per comprendere meglio la direzione verso la quale muove i suoi passi. Partendo dal presupposto che la speranza è che sempre più gente entri a far parte del suo personale mondo, lui realizza vestendo indistintamente tutte le donne. Quindi ci sono capi presenti nella collezione di cui egli stesso afferma “Si può andare all’Esselunga a fare la spesa”. E’ indiscutibile che la donna ispiratrice di Sergei non sia la donna - Esselunga, ma è altrettanto vero che i suoi capi presentano delle caratteristiche fortemente adattabili ad ogni situazione, perché ciò a cui egli mira è una forte eleganza e raffinatezza nel mondo reale e quindi anche nella vita quotidiana. Non a caso anche i suoi capi più egocentrici e ricchi, risultano comodi e indossabili, mai ingestibili o ingombranti. I tessuti e le forme consentono un movimento morbido e libero. “Amo vestire dalla donna - Esselunga, alla donna – party, fino alla donna che incontra il presidente Sarkozy”… Questo aspetto fa emergere una figura fortemente ancorata alla vita reale, se anche con grande personalità e voglia di rendere tutto molto caratteristico. Il vestito quindi funziona secondo una sua visione in base alla location, quindi ogni occasione necessita di un cambio e di un capo adatto. La sua donna non è nè troppo giovane “Mai ragazzina”, ma di età matura, giovanile nello spirito e nella vita, grande lavoratrice, impegnata a vivere il sociale e tutto ciò che la circonda, una donna atletica, non troppo
magra, non troppo formosa, mai eccessiva. E’ “La donna donna che a me piace” quella dunque con un carattere definito, di grande personalità, “Con viso cinematografico, buona presenza, con lineamenti decisi, non troppo acida ma nemmeno troppo dolce, che sia sofisticata, elegante e femminile”. Una donna che emerge nel suo modo di fare e vivere il reale, quella stessa donna che indossa e dà animo e corposità ai suoi capi sulla passerella, egli infatti, cosa non di poco conto, riconosce l’importanza della vestibilità di ogni capo, “Non ho preferenze di taglie o di gusti, più seno o meno seno. L’abito deve parlare insieme alla modella, quindi essere in armonia con chi l’indossa”. Non a caso infatti “Selezioniamo personalmente le modelle” che devono prima di tutto interpretare l’abito, dargli un volto e una presenza forte, trasmettere energia, determinazione e grinta. “Non mi interessano quelle modelle troppo artificiali”. Ed è proprio per questo che lui ha il bisogno costante e la volontà di stare sempre all’ascolto del trend, inteso non come “Che colore va o non va”, ma come necessità di cogliere i vari stili, i gusti, le esigenze e le aspettative, anche nell’underground, per meglio capire e interpretare in un suo personalissimo gusto. “Aspetto che a lui personalmente manca molto” afferma il compagno Filippo Cocchetti “perché restando in Italia e non potendo andare a Londra, dove ovviamente gli stili di strada emergono molto più che qui da noi, e dove le realtà stilistiche sono più tangibili, ecco… per lui è una continua lamentela”. Emerge evidente questa carenza nella vita dello stilista, quando alla luce di questa affermazione ridendo, con un po’ di rassegnazione annuisce. Il mondo di Sergei Grinko pare non finire qui, la sua accurata visone delle cose e assolutamente personale lo spinge a studiare e scegliere i particolari delle sue performance, dalle musiche, alle luci, all’ambient. Non trascura nulla Sergei, e nulla rimane orfano di una sua personale visione e impronta. Dice di amare profondamente la musica, elemento che non solo caratterizza la sua vita personale ma il suo modo di fare moda, “Inizio sempre la mia nuova collezione con la musica”. Racconta dei suoi gusti, senza scendere mai troppo in dettagliate preferenze, ascolta ogni tipo di musica, si lascia trasportare da ogni sorta di emozione e da lì dà inizio a tutto un suo personale show. Ama che la musica faccia parte delle sue sfilate non solo come elemento che accompagna i suoi capi, ma come elemento parte di essi, “Ogni outfit deve avere una sua musica, una sua dimensione, un sua definita atmosfera” entro la quale far muovere le sue creazioni, tutto curato al minuto, ogni uscita ha una sequenza ben definita e prestabilita, perché “Io disegno in ragione delle mie uscite, ci sono trentotto outfit e sono concepiti già per la passerella”. Ma la musica non è un valore aggiunto e basta, la musica viene da lui scelta, remixata, cambiata, modificata, a volte non la si riconosce nemmeno perché “Per me nulla
dev’essere prevedibile, anche la musica più nota, più commerciale dev’essere rifatta in modo da interpretare al meglio il mio gusto”. È sempre per lui fondamentale fare emergere il suo ego, le sue preferenze, le sue esigenze, in un complicato ma armonioso mondo. Questo voler ardentemente che ogni cosa porti la sua personale firma non lo vincola a confrontarsi, “Quando io organizzo le musiche sempre mi confronto con la mia stylist”, Alex Nox, direttrice e responsabile creativa dei Notion, un ruolo quello della stylist particolare nel mondo di Sergei Grinko. Perché ammette “Non voglio essere troppo stilizzato, non voglio essere vittima della figura della stylist, perché voglio che emerga sempre il mio io”. Il confronto rappresenta per lui un momento di crescita e di input, mai un limite o un cambio di rotta. Lo styling per Sergei è un elemento assolutamente decorativo, non necessario, che non deve mai prescindere dal gusto dello stilista e mai invaderlo. Ci sono accessori che sono stati aggiunti per la sfilata “Atlantis”, su cui dice “All’inizio non ho ben colto perché non era proprio il mio stile. Però poi l’ho accolto bene”. Fondamentale per lui è che la stylist entri sempre in perfetta armonia con il suo creare, con il suo gusto e il suo voler comunicare. Ritiene assolutamente necessario che lo stilista si prenda il giusto tempo per capire cosa gli viene proposto, senza mai sentirsi invaso nelle proprie scelte o addirittura forzato. Il rapporto stilista - stylist per lui deve essere di collaborazione, di confronto se necessario, ma mai oltrepassare il limite e oscurare il ruolo dello stilista e del suo stile. E coglie l’occasione per invitare noi futuri stylist a cogliere queste sue riflessioni come dei consigli, a tener sempre ben distinte le due figure e avere sempre grande rispetto dello stile proposto, senza inquinarlo, sporcarlo, invaderlo. Ci insegna con poche ma accurate parole che il nostro ruolo deve essere prima di tutto di saper cogliere e tradurre le esigenze degli stilisti, di saper riconoscere dove finisce lo stile e dove inizia lo styling, e di saper decifrare il pensiero di chi crea senza necessariamente aggiungere in maniera forzata e massiccia elementi non necessari. Sergei Grinko sembra anche riconoscere e apprezzare le alte qualità del nostro tanto conosciuto made in Italy, sembra cogliere ciò che distingue il nostro paese dagli altri paesi europei e non solo. Scelta quella di Sergei dettata molto probabilmente dal suo stesso essere creatore e design accurato, perfezionista del suo continuo creare, apprezza l’alta raffinatezza e cura con cui i nostri piccoli laboratori italiani lavorano, soprattutto nel caso specifico quelli del bresciano. “La migliore produzione è in Italia. Tutti i miei amici stilisti di Londra, Parigi producono qui, tutti made in Italy. Qui ancora puoi trovare artigiani e piccole aziende. Tutta l’Italia è creata da piccoli paesini dove producono veramente belle cose, lavorate con cura”. E’ attraverso i suoi occhi ricchi di entusiasmo che ci permette di percorrere la nostra Italia, racconta di questa penisola meravigliosa, “Vivere l’Italia è come vivere in
un’espressione artistica, perché musei, arte, palazzi ovunque”. L’Italia culla di arte e cultura sembra affascinare tanto il nostro caro ospite e sembra lui stesso saper ben assaporare i lati più intimi e creativi di questa terra, sembra riconoscere il valore vero che la caratterizza, e ne caratterizza la grande arte artigianale ereditata nei secoli. Dal suo parlare non solo si intuisce una grande amore per questa terra, quanto una riconoscenza, quasi si sentisse sicuro della produzione dei nostri laboratori dando così un valore aggiunto alle sue creazioni. E in questa stupenda passeggiata per l’Italia accenna anche al cibo, che pare apprezzare molto data la sua grande golosità. E conclude simpaticamente affermando, “E poi, made in Italy suona meglio che made in France, made in Italy è made in Italy e basta!” Una visione completa dunque su tutto e tutti quella di Sergei Grinko, un mondo, il suo mondo affascinante e curato di intimi particolari, di personali aspetti e forti convinzioni che il mondo che ci circonda, quello reale, quello della vita di tutti i giorni, sia un mondo assolutamente da interpretare e colorare di infinite sfumature. Uno sguardo che va oltre i tessuti e le stampe, la bellezza e la raffinatezza, che va oltre lo sfilare e l’indossare, uno sguardo che racconta tanto, uno sguardo sempre vigile e attento, pronto a captare ogni percettibile e impercettibile attimo, pronto ad armonizzare tutto con grande rigore e spirito giocoso. Uno sguardo reale ma fortemente e calorosamente fanciullesco. Un ibrido tra passione e reminiscenza. Un colore forte quello che dà alla sua vita, il colore dell’io più intimo e intrigante, perché si evince nella sua persona non solo grande capacità di raccontarsi quanto di crearsi e ricrearsi continuamente con grande senso dell’ironia e grande voglia di essere sempre profondamente e immancabilmente Sergei Grinko.
MONIA MAZZEI fashion stylist
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