Giugno

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Editore Demas Srl - anno II numero 5 - VIETATA LA VENDITA

PetNet Magazine

PIA TA O C TUI A GR

Vita da gatti I segreti dei felini domestici

Antibiotici Conoscerli bene per usarli meglio

Buona Nutrizione

I consigli degli esperti sull’alimentazione del nostro pet



Editoriale

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opo un’estate che spero sia stata piacevole e riposante per tutti i nostri affezionati lettori, ci ritroviamo ad affrontare un nuovo impegnativo periodo di intensa attività. Gli impegni, la vita frenetica quotidiana, gli affanni non ci devono però far dimenticare coloro che ci stanno sempre vicini indipendentemente dai nostri problemi e che si accontentano solo di una nostra carezza. Il loro affetto disinteressato merita sempre un’attenta considerazione che passa attraverso l’assicurazione del loro benessere. Benessere vuol dire un ambiente familiare sereno, una corretta alimentazione ed un controllo sanitario periodico. Prevenire vuol dire anche risparmiare. In un periodo di difficoltà economica per il nostro Paese ricordiamoci delle scadenze della vaccinazioni, del trattamento antiparassitario e rechiamoci quindi dal nostro veterinario di fiducia per un controllo generale prima della lunga stagione autunnale ed invernale. La nostra azienda è al servizio del medico veterinario e dei proprietari degli animali di qualsiasi specie, in grado di fornire un’ampia gamma di prodotti per ogni loro esigenza. La nostra rivista, PET NET MAGAZINE, desidera essere sempre vicina ai nostri affezionati lettori, cui ci lega il comune amore per i nostri amici animali, con nuove rubriche e articoli di attualità su temi inerenti salute e benessere di un ampio numero di specie animali. I vostri consigli e l’interesse dimostrato ci confortano per migliorare ulteriormente questo strumento di comunicazione, cercando di soddisfare le vostre curiosità e dare una risposta ai vostri dubbi ed ai quesiti, che sempre più numerosi giungono al nostro esperto sul sito PETNET. Scriveteci e risponderemo, come sempre, ai vostri quesiti sottintendendo che non potremmo che dare delle informazioni di massima, in quanto per ogni evenienza relativa alla salute del vostro affezionato animale da compagnia il referente è il vostro medico veterinario di fiducia. Fabrizio Foglietti Managing Director Demas

PetNet Magazine

EDITORE Demas Srl Cir.ne Orientale 4692 00178 - Roma Tel. 06.72.22.260 info@demas.it - www.demas.it ANNO 2 - NUMERO 5 OTTOBRE/NOVEMBRE Tribunale civile di Roma N.363/2009 del 02.11.2009 COMITATO DI REDAZIONE Alessandro Ciorba Fabrizio Foglietti Francesco Foglietti Antonello Castelli Cristina Foglietti DIRETTORE RESPONSABILE Carlo Liguori

GRAFICA IMPAGINAZIONE STAMPA DSE Srl Via Antonino Pagliaro, 58 00133 Roma Tel. 06-72630409 Demas Srl è titolare esclusiva di tutti i diritti di pubblicazione e diffusione. L’utilizzo anche parziale da parte di terzi è vietata. La Direzione non si assume la responsabilità per eventuali errori presenti negli articoli pubblicati nè delle conseguenze dirette e indirette che possono causare. Alcune delle foto presenti su PetNet Magazine sono state prese da Internet. Chiunque abbia legittimi diritti di copyright sulle immagini, può contattare l’indirizzo petnetmagazine@gmail.com.


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Sommario

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Tenersi in forma

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Problemi dentali nel coniglio

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Una corretta alimentazione

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A Tigre piacerà Romeo?

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Uso responsabile degli antibiotici

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Il cavallo maremmano

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Attenti al tartaro

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Un caso di dermatite atopica

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L’angolo dell’esperto

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Dogtrekking sulle Alpi Romane

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L’angolo della fitoterapia

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La ragazza che amava i cavalli

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Parassiti cardiopolmonari

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L’orso bruno in un bioparco

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Il gioco di un cucciolo

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Come e quando dormono i gatti

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La comunicazione nel gatto

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Assisi

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Rogna sarcoptica

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I consigli del medico di famiglia

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Curiosità

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Trasporto di pet sui treni

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Pet quiz

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Sempre in forma

Parola d’ordine tenersi in forma

S

pot pubblicitari televisivi e radiofonici, televendite e riviste bombardano di messaggi un pubblico in gran parte femminile, ma con una larga componente maschile consigliando l’opportunità di tenersi sempre in forma. Le campagne pubblicitarie puntano sulla garanzia per gli interessati di avere una perfetta forma fisica, da poter sfoggiare in pubblico per un sicuro successo con il partner e nell’attività lavorativa. Tutto ciò passa anche attraverso l’acquisto di prodotti dietetici, attrezzi da ginnastica, massaggi, creme, pomate varie, la frequentazione di centri estetici e palestre. Ma se da un determinato punto di vista questi comunicati costantemente propongono modelli di bellezza maschile e femminile per indurre all’acquisto è anche vero che racchiudono un messaggio educativo: un corretto stile di vita, cioè una buona forma fisica associata ad una corretta alimentazione non è solo una gratificazione estetica, ma è un aiuto per mantenere l’organismo in uno stato di benessere. Questo concetto generale è estendibile anche ai nostri cani, i quali necessitano di mantenersi in forma specialmente se desideriamo portarli con noi per svolgere un’attività fisica di qualsiasi natura o trascorrere un periodo di riposo all’aria aperta. Dobbiamo quindi abituare progressivamente il nostro cane a sopportare un adeguato sforzo fisico anche per scongiurare spiacevoli inconvenienti. Alcuni esempi: Le zampe, o più precisamente i cuscinetti plantari rappresentano la parte anatomica che più di ogni altra può manifestare i segni di un superlavoro. Se l’animale conduce una vita sedentaria ed è abituato a superfici morbide e lisce (parquet, mo-

quette, tappeti, ecc. ), come conseguenza avrà cuscinetti plantari alquanto delicati. Le corse su un terreno duro come la terra battuta, i sassi, la ghiaia od il cemento potrebbero causare delle abrasioni fino a dei veri e propri sanguinamenti. L’animale avvertirà disagio o dolore al camminare, per cui è opportuno abituare il cane a muoversi su terreni diversi, compiendo piccole passeggiate con lo scopo di indurire nel tempo queste superfici di appoggio. Polmoni, muscolatura ed articolazioni costituiscono tre settori strettamente correlati tra loro: una adeguata capacità respiratoria, un buon fiato sono fondamentali perché si abbia un corretto apporto di ossigeno ai tessuti, compresi quelli muscolari. Un muscolo in carenza di ossigeno potrà presentare alterazioni nel suo metabolismo durante il lavoro con conseguente comparsa di crampi o strappi. Una muscolatura non allenata rappresenta un potenziale fattore di rischio per le articolazioni. Masse muscolari insufficienti non sono in grado di sostenere adeguatamente un’articolazione sottoposta anche a modeste sollecitazioni, come una brusca frenata per raggiungere una pallina, il salto di un ostacolo o più semplicemente uno slittamento su una superficie scivolosa. Da qui il verificarsi di traumi che possono interessare i tessuti molli della struttura articolare come distrazioni (leggi stiramento) dei legamenti che consentono il giusto movimento della giuntura oppure il coinvolgimento delle basi ossee: dal distacco di un piccolo frammento a vere e proprie fratture. L’allenamento fisico cui sottoporre il nostro cane dovrà essere sempre graduale. Anche il proprietario può trarre un giovamento dalla necessità di dover allenare il proprio cane per compiere un’attività fisica per cui la miglior cosa è iniziare già dalla prossima fine settimana per un test in campo. Alessandro Ciorba

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Animali Domestici

Problemi dentali nel coniglio Dr. Gianluca Deli Medico Veterinario

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l coniglio nano sta negli ultimi anni rafforzando sempre più il suo ruolo di animale domestico. È un animale estremamente delicato e non dovrà essere mai trascurato: sarà quindi necessario per chi se ne prende cura avere conoscenza della corretta gestione di questo animale. In questi animali l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale, oltre che per il corretto funzionamento dell’apparato gastro-enterico, anche per un costante consumo dei denti, caratterizzati dal fatto di essere a crescita continua. Una corretta gestione

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alimentare sarà quindi importante per la prevenzione di patologie, in particolar modo di quelle dentali, così dette da malocclusione, caratterizzate cioè da un accrescimento eccessivo ed irregolare dei denti. Questa situazione può in seguito essere alla base di problemi ben più gravi, causando lesioni a guance e lingua, oltre a provocare forte dolore all’animale che, in conseguenza di ciò, non si alimenterà più, andando incontro a deperimento fisico fino anche alla morte. In ambito domestico sarà

quindi opportuno offrirgli un’alimentazione che rispecchi il più possibile quella naturale, somministrando alimenti ricchi in fibra e in sostanze minerali. Innanzitutto è da tenere presente che il coniglio è un erbivoro stretto e che la sua dieta si deve basare quasi esclusivamente sul consumo di erba e fieno, che dovranno essere sempre a disposizione. A queste si aggiungono verdure e frutta che dovranno essere somministrate con parsimonia, in quanto, essendone il coniglio ghiotto, tenderà a consumare principalmente questi alimenti, che, oltre


a poter esser causa di obesità e di altre patologie, non svolgeranno una funzione importante nel consumo dei denti. Nei negozi si trovano in vendita anche pellets specifici per questi animali, che non rientrando nella normale dieta del coniglio, si potranno utilizzare ad esempio per premiare l’animale. Attenzione anche in questo caso a

non eccedere onde evitare eccessivo aumento di peso (essendo molto calorici) ed errato consumo dei denti. Prodotti che invece risulteranno essere pericolosi per i conigli e che non dovranno mai esser dati loro sono: miscele di semi, biscotti, dolciumi, pane, prodotti per cani e gatti, snacks per conigli... Cosa importante sarà quindi che fin da piccolo il coniglio riceva una dieta appropriata: questa potrà essere impostata consultando un Medico Veterinario specializzato in animali non convenzionali. Se già si possiede un coniglio che non riceve un’alimentazione corretta, sempre grazie all’aiuto del Medico Veterinario, si potrà intervenire, a seconda dei casi, con la modificazione graduale della

stessa o mediante correzione della lunghezza dei denti, anestetizzando il paziente ed utilizzando strumentazioni appropriate per non provocare dolore all’animale e danni irreparabili ai denti. Questo intervento dovrà comunque essere sempre seguito da una correzione dell’alimentazione, onde non vanificarne l’efficacia. Nel caso in cui il problema si ripresenti e non siano stati sufficienti gli interventi sopra menzionati, si potrà procedere all’estrazione dei denti “problematici”. Un coniglio senza denti ovviamente non potrà tagliare e sminuzzare il fieno e gli altri alimenti: dovrà quindi essere aiutato sminuzzandoglieli in frammenti per facilitarne l’assunzione.

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Nutrizione

Regole di una corr Prof. Alessandro Ciorba Dipartimento di Scienze Biopatologiche Veterinarie Università degli Studi di Perugia

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ani e gatti necessitano di un’alimentazione completa e bilanciata sotto il profilo nutrizionale oltre che modulata in funzione dei vari momenti fisiologici della loro esistenza (cucciolo, crescita, mantenimento in età adulta, gravidanza, allattamento, lavoro, vecchiaia).

Regole di una corretta alimentazione: • Non somministrare scarti di cucina, come piccole ossa di pollo che possono dar luogo a perforazioni del tratto digerente o carne di maiale cruda, che potrebbe contenere virus pericolosi per il cane ed il gatto. • Non eccedere con l’uso di bocconcini alimentari, che potrebbero predisporre all’obesità, specialmente in soggetti sterilizzati. • Riso e pasta nel cane devono essere somministrati stracotti, in quanto questa specie animale è carente di un particolare enzima, capace di scindere la molecola dell’amido. • Il cane può essere considerato un onnivoro, il gatto un carnivoro. In ogni caso l’animale necessita di consumare alimenti di varia natura, che consentono un corretto apporto di tutti i principi nutrizionali (proteine, grassi, carboidrati, vitamine, elementi minerali) di cui necessita. • Scegliere come fonte proteica di origine animale pesce, uova, parti muscolari di bovino, sono invece da evitare quelle provviste di tendini, in quanto a basso valore biologico e di scarsa digeribilità. • Non somministrare all’animale adulto latte in notevoli quantità in quanto con l’età diminuisce la capacità a livello intestinale di digerirlo.

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Nutrizione

retta alimentazione • Non modificare repentinamente il regime alimentare, ma gradualmente nell’arco di una settimana. Si dovranno progressivamente diminuire i quantitativi dell’alimento che si desidera eliminare e nel contempo aumentare quelli del nuovo cibo. • Non impiegare integratori vitaminico - minerali se si usa come alimento un mangime. è possibile creare dei pericolosi squilibri con la comparsa di fenomeni patologici, anche particolarmente gravi. Un’integrazione dell’alimento con vitamine e minerali può essere necessaria in caso di alimentazione casalinga od in presenza di problemi patologici, che ne diminuiscano l’assorbimento intestinale o ne aumentino l’eliminazione. In ogni caso è opportuno modularne l’impiego consigliandosi con il proprio veterinario di fiducia. • Alimentare il cucciolo più volte al dì, il cane adulto due volte al giorno, al gatto si può lasciare a disposizione il cibo in quanto tende ad autolimitarsi. Si consiglia di non fare eseguire ad un cane di grossa taglia esercizi o corse subito dopo i pasti, in quanto potrebbe metterlo al rischio di insorgenza di una torsione dello stomaco. • Regolare l’uso del mangime in funzione dell’età dell’animale, del suo stato fisiologico ed attività svolta. • Se si sceglie un alimento secco (crocchetta) lasciare sempre a disposizione una ciotola con acqua fresca. • Ricorrere in caso di problemi patologici (malassorbimento, malattie epatiche, renali, cardiache, calcolosi, diabete, allergie, obesità, tumore, ecc.) a specifici alimenti dietetici, efficaci come supporto nutrizionale.

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Comportamento

Dott.ssa Marzia Possenti

A Tigre piacerà Romeo? Piccolo vademecum per l’inserimento di un nuovo gatto in famiglia

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ella pratica quotidiana mi capita spesso di essere consultata da famiglie che si ritrovano inermi di fronte ai continui litigi dei propri gatti. Si tratta sempre di problemi complessi e lunghi da risolvere, e che a volte costringono la famiglia a cedere un felino per poter migliorare la vita di tutto il gruppo. è importante tener presente alcuni concetti ed accorgimenti di fondamentale importanza per ridurre al minimo il rischio di scontri fra i gatti di casa, riassu-

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mibili in poche, semplici regole. Per i gatti lo spazio è di fondamentale importanza, e non soltanto quello orizzontale, ma anche quello verticale. I gatti amano arrampicarsi, salire in alto, e dunque è importante considerare lo spazio nelle tre dimensioni quando si arreda una casa che deve ospitare uno o più gatti. I gatti sono animali curiosi, attivi e che amano esplorare e fare attività atletiche come saltare, arrampicarsi, correre, ecc. L’ambiente di un gatto deve essere ricco

Medico Veterinario Comportamentalista


Comportamento

di stimoli, di cose da fare, da esplorare, con cui interagire anche quando rimane solo a casa. Se c’è la possibilità di un accesso all’esterno e questo viene vietato al gatto ciò aumenterà parecchio la sua irritabilità, così come il divieto di accesso ad una o più parti della casa: meglio rendere più interessanti per il gatto le zone che vogliamo frequenti piuttosto che vietargli di entrare nelle stanze che vogliamo tenere per noi. I gatti amano la privacy, e gatti diversi amano cercarla in modi e luoghi diversi. è importante osservare dove ciascun gatto ama dormire e rendere i luoghi che ha scelto più piacevoli e riservati possibile. Si possono mettere cuscini o stoffe di consistenza diversa su armadi o mensole dove il gatto ama andare, lasciargli socchiusa un’anta dell’armadio o un cassetto, opportunamente arredati con cose che il gatto può entusiasticamente riempire di peli senza che per noi sia un problema. Se le risorse scarseggiano l’irritabilità dei gatti aumenta, e se c’è una sola fonte di una particolare risorsa questo potrebbe essere motivo di scontro fra gatti. è dunque importante fornire risorse abbondanti sia come quantità che come qualità che come posizionamento. Insomma le risorse devono essere tante, diverse e in punti diversi della casa. Per risorse s’intendono tutte quelle cose che per un gatto sono davvero importanti, come i luoghi tranquilli dove dormire (di cui ho accennato al punto precedente), il cibo (che deve essere sempre a disposizione), le cassette igieniche, i giochi, i passaggi da e per l’esterno, i luoghi e le situazioni in cui interagire con le persone che amano. I gatti sono animali molto discreti, che impiegano molto tempo a studiarsi a distanza prima di avvicinarsi l’uno all’altro. Forzare l’avvicinamento fra due gatti può soltanto causare problemi, poiché provoca un vero e proprio sgomento in questi animali. Due gatti devono potersi allontanare o avvicinare a loro piacimento e magari, se pensano sia il caso, anche scomparire l’uno alla vista dell’altro. Un gatto si sentirà più tranquillo se ha una zona conosciuta da cui partire per le sue esplorazioni di un nuovo ambiente. Quando un nuovo gatto arriva in casa lasciarlo qualche giorno in una stanza opportunamente arredata, con le aree di alimentazione, riposo e eliminazione ben distinte fra di loro, può aiutarlo a familiarizzare prima con l’ambiente, senza dover subito interagire con il gatto già presente in casa. Quando i due s’in-

contreranno anche il nuovo arrivato avrà una zona sicura da cui partire per conoscere la sua nuova casa e il gatto che la abita. Far entrare in casa il nuovo gatto di nascosto da quello già residente e metterlo in una stanza separata ci permette di osservare la reazione del gatto residente all’odore del nuovo arrivato e ci aiuta a capire quando si può iniziare a fare incontrare i due felini. Per i gatti l’identità di un individuo è definita anche e soprattutto dal suo odore e gatti che appartengono allo stesso gruppo sociale si strofinano spesso fra di loro arrivando a sviluppare un odore comune, formato dalla somma degli odori di ogni membro del gruppo. Strofinare della stoffa o del cotone sulle guance e i fianchi di un gatto e poi dell’altro aiuterà nel processo di mescolamento degli odori, rendendo l’odore dell’altro gatto meno “estraneo”. Questo processo dovrebbe essere ripetuto ogni volta che uno dei gatti viene separato dal gruppo, portato in un ambiente esterno e magari toccato da persone o animali diversi. Un esempio può essere la visita dal veterinario. Prima di reinserire il gatto nel gruppo di provenienza è meglio lasciarlo qualche ora in una stanza separata, dove possa recuperare i suoi odori, e magari sfregarlo con della stoffa precedentemente fregata sugli altri membri del gruppo di cui fa parte. La paura non aiuta a socializzare, dunque è bene che entrambi i gatti si sentano a loro agio nell’ambiente domestico prima di farli incontrare. è bene anche evitare grida, rumori forti o altre cose che potrebbero spaventarli durante gli incontri. In caso di aggressioni, inseguimenti, minacce il modo migliore per interrompere lo scontro consiste nel passare in mezzo fra i due contendenti, mostrandosi arrabbiati, ma senza gridare. Passare in mezzo è il modo in cui i gatti “saggi” di ogni gruppo dicono agli altri che è ora di smetterla di litigare o più in generale che l’interazione che stanno avendo in quel momento non va bene. Non sempre un gatto è in grado di convivere con suoi conspecifici, soprattutto se è cresciuto isolato e non ha appreso a comunicare con altri gatti. Inoltre la maggior parte dei gatti che condividono lo stesso appartamento non è legata emotivamente, insomma se due gatti vivono assieme non vuol dire che siano amici. Due gatti possono trascorrere l’intera esistenza ignorandosi a vicenda pur condividendo gli stessi luoghi, in una sorta di cortese danza di spazi e distanze: non per questo saranno infelici.

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L’angolo del Ministero della Salute

Uso responsabile degli antibiotici

L’

uso degli agenti antimicrobici ha contribuito ampiamente a migliorare la salute. Da decenni per il trattamento delle malattie trasmissibili si fa ricorso agli”agenti antimicrobici”. Oltre a produrre benefici, il loro impiego ha tuttavia indotto alcune specie di microrganismi dapprima sensibili a questi agenti a sviluppare una resistenza, denominata “resistenza antimicrobica”. Il corretto utilizzo degli antibiotici, oltre a prevenire la presenza di residui negli alimenti, a limitare l’insorgenza di germi antibiotico-resistenti che potrebbero in seguito contaminare le derrate alimentari di origine animale è indispensabile per garantire l’efficacia delle terapie.

Il ruolo del veterinario curante Il veterinario curante deve educare i proprietari degli animali alla corretta gestione degli stessi o del relativo sistema di allevamento al fine di prevenire le malattie comuni. Deve, inoltre,

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assicurare che gli antibiotici e gli altri farmaci vengano utilizzati solo come prescritto e limitare la somministrazione di antibiotici solo agli animali malati od a rischio concreto di ammalarsi e possibilmente solo dopo aver fatto una diagnosi certa avvalendosi di idonee indagini di laboratorio disponibili. Sui medici veterinari liberi professionisti ricade la responsabilità dell’idonea gestione delle scorte dei farmaci in allevamento e della registrazione delle terapie nel registro dei trattamenti per gli animali da reddito. Tutti i veterinari liberi professionisti dovrebbero pertanto avere piena padronanza dei concetti basilari inerenti l’uso responsabile degli antibiotici divulgati dai diversi organismi comunitari e internazionali (EMEA, CODEX, Commissione Europea, WHO, FAO, OIE).

Adempimenti per i proprietari degli animali e per gli allevatori Anche i proprietari degli animali, siano essi d’affezione o

Dr. Salvatore Macrì

UFFICIO IV della Direzione Generale della Sanità Animale e del Farmaco Veterinario


L’angolo del Ministero della Salute

da reddito, devono essere consapevoli che spesso bastano pochi e semplici accorgimenti finalizzati al miglioramento delle condizioni ambientali, nutrizionali e igienico-sanitarie degli animali assistiti al fine di garantire loro le condizioni fisiche e il benessere necessari allo sviluppo di una solida immunità che li protegga dagli agenti patogeni provenienti dall’ambiente esterno onde ridurre quanto più possibile l’uso degli antibiotici e dei farmaci in genere. Anche nel caso in cui l’impiego di prodotti antimicrobici si renda necessario è importante che chi ha in custodia l’animale sia adeguatamente informato sulla corretta gestione della terapia prescritta dal veterinario curante. I concetti sopra menzionati possono essere schematicamente tradotti nelle seguenti pratiche di carattere generale: prevenire le malattie comuni con sistemi di allevamento adeguati finalizzati a garantire: • idonee condizioni igienico sanitarie; • alta qualità dei mangimi; • protezione dagli agenti atmosferici;

• attuazione di idonee misure di biosicurezza; • utilizzo di vaccini; • esami clinici regolari; • controllo dei parassiti; • collaborare attivamente con il veterinario curante/aziendale per individuare le opzioni terapeutiche migliori; • utilizzare gli antibiotici e gli altri farmaci solo come prescritto; • stoccare adeguatamente gli antibiotici e gli altri farmaci e eliminare i farmaci scaduti o inutilizzati secondo le indicazioni del foglietto illustrativo/ etichette o il parere di un veterinario; • utilizzare i farmaci in modo da minimizzare la contaminazione ambientale; • registrare i trattamenti (laddove richiesto dalla legge); • avvisare tempestivamente il veterinario curante in caso di mancata risposta clinica a un trattamento terapeutico.


Addio al mal d’auto del tuo cane!

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Il mal d’auto non ti costringerà più a lasciare a casa il tuo cane. Oggi esiste una nuova soluzione per questo problema - Chiedi al tuo Medico Veterinario come rendere il viaggio con il tuo cane un'esperienza più felice e piacevole. 14


Il cavallo maremmano L

a storia del cavallo Maremmano si perde nella notte dei tempi e le prime testimonianze sulla presenza di popolazioni cavalline lungo il litorale tirrenico risalgono alla civiltà etrusca. Il cavallo Maremmano trae probabilmente origini da queste popolazioni influenzato poi, nel corso dei secoli, dall’incrocio con diversi tipi genetici. Sorvolando sulle ipotesi delle lontane origini e degli influssi di sangue che hanno contribuito alla sua evoluzione, va ricordato come nel XVI secolo sia nello Stato Pontificio che nel Granducato di Toscana era notevole l’interesse per questo cavallo. Lo Stato Pontificio preferiva cavalli di grande mole e robustezza e di mantello scuro adatti anche al tiro delle carrozze, mentre i toscani si orientavano verso cavalli bai e più leggeri, con maggiori caratteri orientali e andalusi. Come tutte le razze equine, anche il Maremmano ha poi subito numerose modificazioni dettate essenzialmente dalle esigenze lavorative, belliche e alimentari dell’uomo rischiando, negli anni seguenti la seconda guerra mondiale, persino l’estinzione. Grazie alla volontà degli allevatori toscani e laziali è però riuscito a mantenere la

propria identità e ha garantirsi un futuro con la fondazione dell’Associazione di Razza e la creazione del Libro Genealogico. Arriviamo quindi alla storia più recente del cavallo Maremmano quando un attento e complesso lavoro di ricostruzione genealogica ha permesso di ricondurre tutta la popolazione iscritta nel Libro Genealogico a quattro stalloni attualmente riconosciuti come capostipiti della razza: Otello (Maremmano nato nel 1927), Aiace (Purosangue inglese, 1926), Ussero (razza Moscati, degli anni ‘20) e Ingres (Purosangue, 1946). Il Maremmano è un cavallo da sempre allevato allo stato brado in condizioni ambientali spesso difficili e che, anche per questo, ha conservato nel tempo doti di rusticità e frugalità. Versatile e affidabile è il compagno indispensabile dei butteri per il governo dei bovini, ma è anche un cavallo sportivo capace di raggiungere risultati di rilievo nelle competizioni. Per tutti basta ricordare Ursus del Lasco (da Mirtillo), allevato all’Alberese, con cui Graziano Mancinelli vinse gare internazionali e anche la Coppa delle Nazioni allo CSIO di Piazza di Siena di Roma e di Barcellona, ma sono molti di più i risultati importanti ottenuti anche da altri soggetti maremmani.

Il cavallo Maremmano è oggi un cavallo da sella che trova impiego a trecentosessanta gradi. Pur rappresentando la cavalcatura ideale dei butteri, eccelle sia nell’equitazione da diporto, trekking e passeggiate, che in quella sportiva dove è in grado di competere alla pari con la produzione nazionale. Nelle gare di Monta da lavoro Rondinella (da Universo) ha infatti riportato successi a livello Europeo e Mondiale, mentre nel salto ostacoli nel 2000, lo stallone Eschilus è stato uno dei migliori soggetti di cinque anni della stagione ottenendo sia il secondo posto nella Finale del Trofeo Unire di Salto Ostacoli di Verona che il terzo posto nel Circuito d’Eccellenza Fise davanti a soggetti stranieri dalle altisonanti origini. Il cavallo Maremmano vanta però un primato assoluto. è stato infatti il primo cavallo da sella selezionato in Italia attraverso i più moderni criteri come gli Indici Genetici e il Performance Test. I primi risultati di questa importante opera di selezione sono sotto gli occhi di tutti e anche per questo il cavallo Maremmano è un cavallo che guarda al futuro con grandi prospettive. Da ANAM (Associazione Nazionale Allevatori Cavallo di Razza Maremmana).

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Attenti

al

tartaro 16


Pet Care

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fortunatamente i cani non possono lavarsi i denti da soli, ma possono usufruire eventualmente dell’opera dei loro affezionati proprietari qualora disposti ad usare i tipi di dentifricio, oggi disponibili in commercio. In ogni caso non è infrequente che dalla bocca del nostro amico emani un odore particolarmente sgradevole, che ci costringe ad aprire le finestre od a confinarlo in giardino o nel terrazzo di casa ed a rinunciare a portarlo con noi per una gita in automobile. Il nostro veterinario di fiducia è in grado di individuare immediatamente la causa del problema, che il più delle volte è riconducibile ad un’eccessiva presenza di tartaro, che può anche ricoprire del tutto i denti, in particolare modo molari e premolari. Il tartaro si manifesta sotto forma di un deposito piuttosto duro, di colore brunastro, formato da un mix di germi immersi in sostanze di vario tipo costituite da acqua, grassi, cellule di sfaldamento della mucosa orale, globuli bianchi, carboidrati. Esso coprendo in parte o del tutto il dente, giungendo ad interessare l’orletto gengivale impedisce alla saliva di adempiere alla sua funzione antibatterica. Questa è dovuta al perossido di idrogeno, che a sua volta induce in loco delle trasformazioni biochimiche,

capaci di inibire l’azione patogena dei batteri saprofiti. Un certo grado di predisposizione di razza o una mancata cura della cavità orale sono i lasciapassare per la formazione del tartaro, che a sua volta provoca la comparsa di infiammazioni gengivali, che vanno a minare l’integrità strutturale del dente con conseguente sua caduta. Il proprietario può in questo senso giocare un’azione di fondamentale importanza ricorrendo all’impiego di uno spazzolino rigido, con il quale procedere ad una pulizia programmata, giornaliera o almeno tre volte la settimana, dei denti del proprio cane, compatibilmente con la disponibilità del nostro amico a quattro zampe. Sono attualmente in commercio dentifrici per cani che contengono principi ad azione antibatterica. Può, inoltre, dimostrarsi di particolare utilità a fini preventivi l’alimentazione. Possiamo ricorrere a particolari mangimi addizionati con sostanze in grado di esplicare un’azione preventiva per quanto riguarda l’insorgenza del tartaro. In ogni caso dovremo ricorrere all’opera del veterinario il quale è in grado, dopo un’attenta valutazione dello stato della dentatura del nostro cane, di procedere all’asportazione del tartaro con un adeguato strumentario. Il fai da te in questo caso potrebbe solo danneggiare seriamente i suoi denti. A. C.

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Omeopatia

Dott.ssa Silia Maruncelli

Un caso di dermatite atopica

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apita spesso a noi omeopati che vengano in visita pazienti che hanno già provato per periodi più o meno lunghi terapie convenzionali senza aver ottenuto risultati soddisfacenti. Una delle patologie che più frequentemente mi capita di vedere è la dermatite atopica, una malattia della pelle che crea grande disagio e che non ha una terapia definitiva. Si usano infatti farmaci che possono in alcuni soggetti dare buoni risultati ma tendenzialmente il problema rimane e a distanza di tempo si ripresenta. Spesso inoltre si aggiungono infezioni secondarie della cute che complicano il quadro e richiedono l’uso di altri farmaci. L’idea che il proprio cane dovrà per sempre a periodi utilizzare farmaci che comunque hanno effetti collaterali spinge molte persone a provare con l’omeopatia. è il caso di Ralph, un giovane Dalmata portato in visita da una signora dopo aver più volte effettuato senza un risultato duraturo cicli di antibiotici e cortisone. Ralph è entrato in ambulatorio con la sua esuberanza giovanile e subito prima di aver fatto più di cinque passi si è fermato ed ha cominciato a grattarsi. Questa scena si è ripetuta continuamente durante tutta la visita che è durata quasi due ore. In genere

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il mio approccio al paziente durante la visita non è mai subito diretto. Faccio accomodare i proprietari e lascio sciogliere il cane in modo che si ambienti. Lo osservo mentre si guarda intorno esplorando l’ambiente nuovo e aspetto che venga da me, allora lo saluto e solo in un secondo tempo lo tocco e lo manipolo per visitarlo. Ralph aveva una gran voglia di sentire tutti gli odori lasciati dagli altri cani e non mostrava alcuna paura. Quando si è incuriosito per la mia presenza l’ho accarezzato e nel farlo ho subito sentito il calore che emanavano le ferite che aveva diffuse su tutto il corpo. Sembrava che si fosse ustionato da come era ridotta la pelle. La proprietaria era molto demoralizzata e preoccupata. Oramai, mi diceva, il principale pensiero di Ralph era grattarsi a sangue . La situazione andava avanti da quasi due anni senza dar cenno di miglioramenti. Durante una visita omeopatica si cerca di raccogliere tutte le informazioni relative ai sintomi e quindi le modalità di miglioramento e peggioramento per poi passare all’analisi del carattere, elemento fondamentale, da cui non si può prescindere se vogliamo trovare il rimedio corretto in un paziente con una patologia cronica. Alla fine della visita il quadro generale era molto chiaro grazie anche al contributo della proprietaria che era molto attenta

Medico Veterinario

alle sfumature che per me avevano un grande valore. Ralph ha iniziato subito a prendere il rimedio che ho scelto per lui e al controllo dopo due settimane sono rimasta piacevolmente sorpresa nel vederlo girellare per l’ambulatorio senza mai grattarsi per tutto il tempo che è durata la visita. Negli anni successivi Ralph ha avuto degli episodi di dermatite ma grazie alla conoscenza del suo rimedio sono stati subito trattati con successo evitando che i sintomi cutanei peggiorassero. Inoltre sempre lo stesso rimedio è stato utile per risolvere due situazioni acute di otite e diarrea senza dover ricorrere ad alcun farmaco chimico. I sintomi che appartengono ad ognuno di noi, a due o a quattro zampe sono dei segnali di squilibrio interno e possono esprimersi in momenti più stressanti della nostra vita. Per questo motivo non dobbiamo aspettarci di risolvere definitivamente tutte le malattie. Questo può essere valido per problemi di origine traumatica o infettiva ma una dermatite atopica molto probabilmente in alcuni momenti della vita accennerà a tornare. Ma la possibilità di fermare il processo di peggioramento e di trattare i sintomi senza intossicare l’organismo con altri farmaci che altrimenti sarebbero necessari ritengo che sia un gran successo.



L’angolo dell’esperto

L’influenza nel gatto

Prof. Alessandro Ciorba

Illustre dottore, Ho con me in casa dei gattini, la cui madre è morta in seguito ad un incidente stradale. Mi sono accorta che avevano gli occhi chiusi quasi appiccicati, scolo dal naso, starnutivano, forse febbre. Sono corsa dal veterinario, che mi ha detto trattarsi di un’infezione respiratoria del gatto, nei confronti della quale è opportuno vaccinarli. Può darmi ulteriori informazioni su questa malattia. Arianna F. (Treviso) Le malattie delle prime vie aeree del gatto sono causate da agenti infettivi diversi, possono presentarsi in una forma acuta che spesso va incontro a cronicizzazione e possono colpire gruppi di felini. I principali responsabili di queste forme sono due virus: il calicivirus e l’herpesvirus felino. Di rilievo è il contemporaneo intervento di germi. L’infezione si trasmette per contatto diretto attraverso secrezioni orali, oculari, nasali ed indiretto attraverso attrezzi, personale addetto alla custodia nei gattili, ciotole, ecc. Tra i vari agenti causali il calicivirus felino è il più resistente potendo sopravvivere sino a 10 giorni nell’ambiente esterno: i soggetti maggiormente a rischio sono i gattini, gli animali che vivono in gattili e quelli non vaccinati, i gatti colpiti dal virus dell’immunodeficenza felina: circa l’80% dei gatti che superano l’infezione divengono portatori subclinici (cioè non manifestano sintomi apparenti) per più anni; i portatori sani possono eliminare il virus per 2 settimane in coincidenza con la riacutizzazione dell’infezione latente a causa di situazioni stressanti come ad esempio la lattazione, il parto, il trasporto. A scopo esemplificativo potremmo ricordare come il calicivirus sia responsabile di una sindrome relativamente lieve caratterizzata da scolo nasale ed oculare, ulcere della bocca, del polpastrello e febbre. I gatti colpiti possono anche mostrare inappetenza, starnuti e congiuntivite. Nonostante questo sia il quadro tipico di malattia, il virus in questione può provocare nel gattino la comparsa di una grave polmonite così come un’infezione inapparente. L’herpes virus felino, dopo un periodo di incubazione di 2-6 giorni, provoca la comparsa di depressione, inappetenza, febbre, intensi starnuti, abbondante salivazione. Con il progredire della malattia compare una congiuntivite con scolo nasale ed oculare, tosse, difficoltà respiratoria. Meno frequentemente il virus può essere causa di polmonite o manifestazioni neurologiche. Nelle gatte gravide è stato segnalato aborto. Il danno indotto dal virus a carico delle vie nasali può predisporre gli animali colpiti alla comparsa di una forma cronica.

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Il trattamento delle malattie virali delle vie aeree superiori del gatto consiste soprattutto in un’accurata pulizia degli occhi e del naso. in un adeguato supporto nutrizionale, nella reidratazione, nella somministrazione di vitamine del complesso B, di stimolanti l’appetito e di antibiotici per controllare eventuali, ma frequenti infezioni batteriche secondarie. Nei casi cronici la terapia antibiotica potrà essere prolungata per 3-6 settimane. Per il controllo di questa affezione è consigliata la vaccinazione. è consigliabile sottoporre a vaccinazione il gatto con due dosi a distanza di 3-4 settimane a partire dalla 9 settimana di vita e quindi procedere ad un richiamo annuale. Le misure di controllo adottabili per prevenire l’introduzione o la diffusione delle malattie respiratorie all’interno delle popolazioni feline dipendono dalla situazione in cui sono tenuti gli animali. All’interno di un nucleo familiare le malattie respiratorie sono controllabili mediante il rispetto di un programma vaccinale e, quando si intende lasciare la casa per un periodo di ferie, sarebbe più opportuno affidare il gatto alle cure di un vicino o familiare nello stesso ambito domestico. Nel caso di rifugi o pensioni per gatti questi dovrebbero essere ricoverati singolarmente in recinti separati, è opportuno lavare e disinfettare quotidianamente ciotole, cassette igieniche ed utensili. Il personale che opera all’interno dovrebbe essere provvisto di stivali di gomma, da disinfettare prima di entrare negli ambienti che ospitano gli animali. Una buona ventilazione contribuisce a garantire un ambiente non umido ed a ridurre la possibilità di sopravvivenza degli agenti infettanti. Ulteriore buona norma è quella di isolare le gatte gravide tre settimane prima della fine della gravidanza per far sì che l’herpesvirus sia eliminato, se eventualmente riattivato in seguito a stress. Se si sospetta che la madre possa essere portatrice di questo virus si potrà procedere ad uno svezzamento precoce dei gattini a 4-5 settimane.



Pet Sport

Dogtrekking sulle “Alpi Romane” “La gocciolina, caduta dalla roccia nell’antro più recondito della meno nota montagna, fa il giro de pianeta.” Elisèe Reclus, Storia di un ruscello, 1876

A

nche quando l’ultimo fiocco di neve si è sciolto, la nostra attività non si ferma, c’è un modo semplice e salutare di vivere la natura con i nostri cani e tutti possono fare questa esperienza: bastano due metri di corda, un’imbragatura da traino per il cane e un imbrago da dogtrekking per gli uomini. Poi naturalmente è necessario un bell’ambiente naturale e per questo il nostro Appennino non è secondo a nessuno, noi vi porteremo a “Campaegli”, il “nostro” territorio, nel Parco Regionale dei Monti Simbruini; quando aprite l’acqua, cari concittadini romani, è quella che bevete! DIFENDIAMOLI, VALORIZZIAMOLI, AMIAMOLI, ma soprattutto RISPETTIAMOLI. Cari amici, che attirati dalle nostre iniziative verrete a scoprire che a 60 km da Roma si apre un mondo diverso, inaspettato e sorprendente, di boschi, montagne, sorgenti, pianure innevate d’inverno e verdi altipiani in primavera......QUESTE SONO LE VOSTRE MONTAGNE, venite a conoscerle, ma con rispetto, in punta di piedi.

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Noi vi accompagneremo per mano in questa natura incontaminata provando a trasmettervi anche la nostra passione per i cani da slitta. I nostri cani, è tutto merito loro. Noi uomini di sport all’aria aperta un giorno abbiamo incontrato il leggero spirito dei boschi: era un cane dal soffice pelo, dagli occhi di lupo e dal caldo amorevole muso. Ci hanno insegnato TUTTO, a vedere non solo con gli occhi della bipede scimmia, ma a “sentire” con altri “sensi” (scusate il gioco di parole). Venite a conoscerli questi cani ma con uno spirito nuovo, provate a “vedere” ma non con gli occhi... Una domenica di Maggio alle 10 siamo partiti dal Centro Outdoor Avventura, a Campaegli 10 persone con i nostri cagnolini. Si percorre una sterrata percorribile anche con la macchina, ma noi preferiamo usare le zampe, infatti non dimentichiamo che siamo nel territorio del parco e quindi è vietato percorrere i sentieri con mezzi a motore, dopo circa 1 km siamo all’altezza delle “Grotte di Stoccolma” poco a destra della sterrata e veniamo raggiunti e superati da alcuni


Informazioni Utili

fuoristrada (scusate ma non avevo detto che era vietato !?!?!), un altro km circa e inizia un bosco di faggi in leggera salita, ci si inoltra nel bosco e dopo un paio di tornanti e una lunga discesa, altri 2 km, si raggiunge un bivio, da lì è possibile percorrere se si va a sinistra la valle Majura e poi la Piana di Camposecco; andando destra si percorre invece Campo dell’Osso, arrivati in quel punto però noi siamo tornati indietro, dopo questa lunga passeggiata di circa 2 ore, per un ottimo pranzo presso il circolo “Piccolo Approdo delle Volpi”, accolti con la consueta ospitalità dai nostri amici, Guido e Gisella, strenui difensori di questo meraviglioso ambiente naturale. Ringrazio tutti quelli che si avvicineranno al nostro gruppo per la loro semplice presenza, il loro

contributo morale, ma anche materiale, in quanto i progetti richiedono risorse e “purtroppo” anche denaro. Il loro contributo ci aiuterà a portare avanti la difesa di questo territorio, presidiandolo con lo sport a basso impatto ambientale, dogtrekking, sleddog, sci-escursionismo, escursioni con le ciaspole, e per chi è meno “avventuroso” semplici passeggiate ed a difenderlo da chi lo aggredisce in vari modi (fuoristrada, motoslitte e “quad”) e scambia questi luoghi per autostrade... Sono convinto che chi si avvicina a noi riesca già a “vedere” non solo con gli occhi, ed è per loro che organizziamo queste semplici passeggiate in montagna per far conoscere soprattutto ai ragazzi la bellezza della natura. A presto Antonio Viscardi – www.centroavventura.it

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L’angolo della fitoterapia

Nome scientifico: Ribes Nigrum Habitat: originario dell’Europa centro-meridionale, si trova nelle zone di mezza montagna con clima continentale piuttosto umido Descrizione: È un arbusto originario delle zone montuose dell’Eurasia, alto sino a 2 metri con fogliame deciduo e fusti ramosi. La corteccia è liscia, da chiara a rossastra nei fusti giovani, mentre diviene scura nei fusti vecchi. Le foglie sono grandi, piane, picciolate e margine dentato. I fiori appaiono in primavera, raccolti in racemi pendenti, di colore verde-biancastro. I frutti, delle bacche nere globose ricche di semi , compaiono in agosto-settembre. Si differenzia molto dal ribes rosso per il colore, l’aroma e sapore e destinazione dei frutti. Le foglie, le gemme ed i frutti sono intensamente profumati per la presenza di ghiandole contenenti oli essenziali Parte usata: le gemme e i giovani getti non lignificati Preparazione farmaceutica consigliata: estratto secco Composizione chimica: i componenti principali sono degli antocianosidi. Contiene inoltre numerosi flavonoidi. Sono presenti anche acidi organici, acidi diterpenici, vitamina C e numerosi sali minerali. Si ritrova anche una piccola quantità di olio essenziale. Proprietà terapeutiche: Azione anti-infiammatoria: questa pianta è nota per le sue proprietà anti-infiammatorie, antidolorifiche e antiallergiche. Esse sono in parte legate alla sua azione di tipo cortisonesimile, dovuta ad uno stimolo diretto sulla corteccia surrenalica, con conseguente, aumentata produzione di steroidi surrenalici. L’azione anti-infiammatoria di questa pianta non sembra avere un’azione gastrolesiva. Le proantocianidine contenute nel ribes nero si ritiene che siano in grado di combattere la fragilità dei vasi sanguigni, mostrando quindi un’azione protettiva nei confronti dei vasi sanguigni capillari Azione antiradicalica: si è messo in evidenza che i flavonoidi e gli antocianosidi sono dei validi antagonisti dei radicali liberi. I flavonoidi, e con loro molti fenoli (soprattutto i tocoferoli), intereagiscono coi radicali liberi, limitando così i danni legati alla loro intensa reattività a livello dei fosfolipidi della membrana cellulare Indicazioni principali: allergie cutanee e respiratorie lievi o moderate, malattie della pelle di natura allergica o infiammatoria Azione prevalente: anti-infiammatoria e antiallergica. Altre azioni: antiossidante.

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Ribes nero


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La recensione

Una scrittrice veterinaria Barbara Becheroni Barbara Becheroni è un medico veterinario, nato a Milano, ma che vive e lavora a Siracusa. Affianca all’attività professionale quella di scrittrice per la quale ha avuto numerosi riconoscimenti.

è con vivo piacere quindi che presentiamo nella nostra rivista l’opera di questa nostra brava collega, che avremo nostra ospite nei prossimi numeri. A. Ciorba

La ragazza che amava i cavalli - La vera storia di Filippa e Bad Bridge di Barbara Becheroni Paco Editore 176 pagine - Prezzo 16 euro

U

n romanzo appassionante, con una trama piena di colpi di scena e personaggi carichi di umanità. Le descrizioni sono piacevoli, nonostante il doveroso rigore scientifico nell’affrontare le situazioni più tecniche, sempre godibili da qualunque lettore. La storia affronta in modo leggero, ma non superficiale temi vicini a chi ama gli animali, i cavalli e lo sport, in particolare l’equitazione. Il rapporto tra madre e figlia è indagato con sensibilità, come pure il ruolo dello sport nella crescita fisica, emotiva e psichica dei ragazzi e l’importanza di stabilire un contatto tra cuccioli d’uomo ed animali. La protagonista di questo romanzo è una bambina, Filippa, figlia unica di una coppia di veterinari molto impegnati nel lavoro, entrambi cavalieri, anche se ormai hanno abbandonato l’agonismo. Filippa cresce in un ambiente mol-

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to particolare, cioè tra scuderie, sale operatorie e campi gara. Divide la sua giovane vita tra scuola e cavalli. Per il suo sesto compleanno i genitori le regalano un pony stupendo, Pistache, con cui lei comincia a imparare l’equitazione fino a diventare una promessa del salto ostacoli. Tutto va a gonfie vele, finché succede qualcosa di negativo. La piccola Filippa vede il suo mondo precipitare, i suoi punti di riferimento svanire. Perde la fiducia nei genitori, si allontana dallo sport equestre e non sopporta più i cavalli. L’isolamento volontario dalle cose che amava dura a lungo. Riuscirà a uscirne grazie a un cavallo capitato per caso nella clinica dei suoi, vittima di persone prive di scrupoli, bisognoso di aiuto.

Filippa si riscatterà, salverà il cavallo e riuscirà a recuperare i suoi affetti.


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Parassiti

Parassiti cardiopolmonari

Dr. Claudio De Liberato

Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana

e delle vie aeree del cane

C

ome abbiamo visto nei numeri scorsi, la maggior parte dei vermi parassiti risiede nel tratto digestivo, dove è facile arrivare per via alimentare e da dove è facile uscire per via fecale e dove di certo non scarseggia il cibo. Tuttavia non mancano vermi che hanno scelto localizzazioni alternative e un po’ più complesse dal punto di vista… logistico. Oggi si parlerà di nematodi (vermi cilindrici), a ciclo diretto (un solo ospite) o indiretto (che prevede cioè un ospite intermedio), i cui adulti risiedono nei sistemi circolatorio e/o respiratorio del cane. Numerose sono le specie che si possono rinvenire in queste localizzazioni, con differente rilevanza clinica; si tratterà qui in particolare di tre di esse, due del genere Eucoleus, E. aerophilus ed E. böhmi, e una del genere Angiostrongylus, A. vasorum. Si tratta di parassiti molto meno comuni nei nostri cani rispetto a quelli trattati in passato, ma la cui rarità è forse parzialmente anche da spiegarsi con una maggior difficoltà di diagnosi, con conseguente sottostima della loro reale diffusione. Uno di essi ad esempio (E. böhmi) è stato segnalato per la prima volta nel

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nostro Paese solo recentemente, sebbene non si può escludere che fosse presente da tempo, ma che le sue uova venissero scambiate per quelle di specie ben più diffuse durante la diagnosi attraverso l’esame delle feci. I nematodi del genere Eucoleus risiedono nei bronchi e nella trachea (E. aerophilus) e nelle cavità nasali (E. böhmi) del cane. Sono vermi sottilissimi (e per questo anche detti capillarie), della lunghezza di 2-3 cm. Hanno un ciclo biologico fondamentalmente diretto, anche se la prima specie può usare anche degli ospiti intermedi; è pertanto un parassita che, al contrario della maggior parte di questo tipo di organismi, ha un ciclo “plastico”. Entrambe le specie depongono le uova nella localizzazione in cui sono presenti le femmine adulte, e cioè basse vie aeree e cavità nasali. Le uova, spinte da colpi di tosse o insieme al muco presente nelle cavità nasali, raggiungono il retrobocca del cane e sono per la maggior parte deglutite, arrivando nell’intestino da dove escono secondo la via tradizionale, espulse cioè con le feci dell’ospite. Alcune delle uova, trovandosi nelle vie aeree,


Parassiti

possono anche essere direttamente espulse dal cane attraverso colpi di tosse o starnuti, senza bisogno del passaggio nel tratto gastrointestinale. La trasmissione ad un altro cane avviene per contaminazione fecale-orale (o “muco-orale” bisognerebbe dire in questo caso!!!) di cibo o acqua o per coprofagia. Arrivate nell’intestino del nuovo ospite, dalle uova escono le larve di primo stadio che, penetrata la mucosa intestinale, entrano in circolo e migrano fino ai capillari polmonari dove, mutate a terzo stadio, erompono nei bronchi. E. aerophilus si ferma lì, mentre E. böhmi risale le vie aeree fino a giungere nelle cavità nasali. Come accennato, E. aerophilus può avere un ciclo indiretto alternativo, nel caso in cui le uova emesse con le feci dell’ospite siano ingerite da un lombrico. Le larve riescono a sopravvivere in questo nuovo ospite ed infestare un nuovo cane nel caso in cui quest’ultimo ingerisca il lombrico che le alberga. Gli adulti di A. vasorum, di dimensioni paragonabili a quelle delle specie precedenti, vivono nelle arterie polmonari e nel ventricolo destro. Le femmine depongono delle uova che schiudono mentre sono ancora nei vasi sanguigni, liberando le larve di primo stadio. Queste migrano nei capillari polmonari, erompono nei bronchi, risalgono la trachea e si fanno deglutire, giungendo così nell’intestino del cane. Nel caso di questa specie quindi, nelle feci del nostro amico non ci saranno uova, ma larve vive e mobili. Per continuare il ciclo queste larve hanno bisogno di incontrare un ospite intermedio, una lumaca. Molte specie di lumaca infatti sono attratte dalle feci di cane, su cui si nutrono. In questo modo possono ingerire le larve di primo stadio del nostro parassita. All’interno della lumaca le larve mutano due volte divenendo di terzo stadio, quello infettivo. Se un cane ingerisce una lumaca infestata acquisisce a sua volta l’infestazione. La lumaca è infatti digerita nel suo stomaco e le larve libere penetrano la parete intestinale ed iniziano una migrazione per via ematica che le porterà nella localizzazione definitiva. In questo parassita, esiste anche la possibilità di “ospiti paratenici”, ospiti cioè che ingeriscono

la lumaca e in cui le larve del nostro parassita possono rimanere vitali in attesa di essere ingerite da un cane. Si tratta di fatto di ospiti di solo passaggio, in cui il parassita non compie alcun tipo di sviluppo ma in cui è in grado di rimanere vitale. Per A. vasorum è descritto questo ruolo per le rane. Se una rana ingerisce una lumaca infestata, le larve del parassita possono rimanere a lungo dentro di essa ad aspettare speranzose che quella rana sia ingerita da un cane. In questo caso tutto ricomincia come prima. La rilevanza clinica delle tre specie di cui si è parlato oggi è molto differente. E. böhmi può essere tranquillamente definito benigno; nella sua localizzazione definitiva, le cavità nasali, non provoca reazioni particolarmente evidenti e le infestazioni da parte di questo verme sono nella maggior parte dei casi asintomatiche. Nei peggiore dei casi il massimo che si può evidenziare sono starnuti e scolo nasale. Anche E. aerophilus può essere del tutto non patogeno; tuttavia nel caso di infestazioni causate da un elevato numero di vermi si possono manifestare rinotracheiti e bronchiti, con tosse, scolo nasale e, nei casi più gravi, dispnea. Tutt’altra rilevanza clinica riveste A. vasorum. La localizzazione degli adulti nelle arterie polmonari e nel cuore rende questo parassita potenzialmente molto patogeno, in grado di provocare la morte del cane anche all’improvviso. Nei casi più gravi le larve possono non limitarsi ad invadere il parenchima polmonare, ma diffondersi ad altri organi quali fegato, reni, cervello, ecc. In questi casi anche le larve esercitano una notevole azione patogena e la morte del cane è inevitabile. Fortunatamente si tratta di casi rarissimi in Italia. Più colpiti sono gli animali giovani, il cui sistema immunitario non è ancora del tutto sviluppato, e animali che passino molto tempo all’aperto in ambienti con abbondante vegetazione, il che rende più probabile l’incontro con una lumaca infestata. Queste tre parassitosi vanno sospettate in animali che presentino sintomatologia respiratoria cronica, tosse, affanno, per la quale non si riescano ad individuare altre cause.

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Sos Animali

Dr. Klaus Gunther Friedrich

Medicina veterinaria e gestione sanitaria dell’orso bruno in un bioparco moderno Presidente SivasZoo, Vice Presidente SICEV, Medico Veterinario, Direttore Sanitario Bioparco di Roma

Parte prima

L

e specie di orso, generalmente allevate e ancora oggi riprodotte in strutture zoologiche in tutto il mondo sono l’Orso bruno (Ursus arctos), il Baribal (Euarctos americanus), l’Orso polare (Ursus maritimus), l’Orso dal collare (Selenarctos thibetanus), l’Orso dagli occhiali (Tremarctos ornatus), l’Orso malese (Helarctos malayanus) ed il più raro Orso labiato (Melursus ursinus). Si differenziano ovviamente per adattamenti evolutivi al loro habitat e presentano oltre a differenze morfologiche marcate anche alcuni tipici adattamenti e preferenze alimentari. Un esempio esplicativo è il colore bianco dell’Orso polare, legato all’ambiente in cui vive e le unghie lunghissime dell’Orso malese, abile arrampicatore e “ladro” di miele. Nel suo habitat naturale l’Orso bruno (Ursus arctos) si può trovare in Europa ancora in Scandinavia, Europa orientale, Pirenei e nell’Appennino centrale nell’area del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. In condizioni di cattività, in genere l’orso, abituato a questa situazione, si comporta in modo mansueto verso l’uomo e comunque l’approccio medico veterinario deve essere gestito sempre, come in natura, con la massima cautela. Infatti gli orsi mostrano pochi segni premonitori di un attacco e posseggono arti ed unghie possenti in grado di provocare gravi ferite. Per quanto riguarda l’Orso bruno, comunemente presente negli zoo e bioparchi, lontano dal periodo dell’accoppiamento e dall’allevamento dei cuccioli - in media due per parto - essi vivono solitari, ed è questo sicuramente uno dei punti critici dell’allevamento in cattività, che porta a lotte stagionali e rende alcune volte difficile la gestione di gruppi di animali.

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Pertanto la gestione dell’orso in cattività richiede oltre alla disponibilità di uno spazio adeguato, anche specifici programmi di “arricchimento ambientale” e “arricchimento comportamentale”, che si ottiene tramite l’utilizzo specifico di alimenti e sostanze odorose nascoste nel recinto, con la varietà più ampia possibili di “arredi” come rocce, corsi d’acqua ed alberi, diversi substrati per offrire una varietà di pavimentazione più ampia possibile, presenza di più tane/giacigli/pedane e nascondigli secondo il numero di individui ospitati ecc. L’alimentazione deve essere varia e bilanciata considerando sempre che l’Orso bruno si nutre principalmente di sostanze vegetali, tra cui verdure, frutta, bacche, radici ma anche di una limitata quantità di proteine di origine animale. A secondo della stagione e momento fisiologico, integratori vitaminici e minerali fanno parte della dieta dell’orso in uno zoo moderno, tenendo sempre in mente la possibilità limitata di consumo calorico per evitare l’obesità, quale condizione predisponente per patologie cardio-vascolari gravi e problemi osteoarticolari, noti anche in questa specie. Alcuni dati anatomici e fisiologici particolarmente interessanti degli orsi. Le unghie grandi non sono retrattili, i premolari e i molari, che somigliano molto nella forma a quelli dei cani, presentano una superficie masticatoria molto più larga. La formula dentaria dell’orso bruno è 3I 1C 4P 2M / 3I 1C 4P 3M = 42 denti in tutto. La temperatura rettale fisiologica varia tra 37.5-38.3 C°, la frequenza cardiaca tra 60-90 battiti per minuto e la frequenza respiratoria oscilla tra 15-30 atti respiratori per minuto. Considerando che il rilievo di questi dati è possibile generalmente solo in anestesia generale sono da considerare delle variazioni indotte


Sos Animali

dall’effetto dei farmaci anestetici. La maturità sessuale si raggiunge tra il primo ed il terzo anno e la femmina presenta generalmente un unico estro primaverile; dopo l’accoppiamento fertile avviene il fenomeno della così detta “diapausa embrionale”, che può durare anche alcuni mesi. Così l’impianto della morula avviene solo nell’ultimo terzo della gravidanza e la gravidanza dura tra 7-8 mesi; alla nascita i cuccioli sono ciechi e l’apertura delle palpebre avviene solo al 30° giorno. Il peso alla nascita ammonta circa 300 grammi, sorprendentemente poco per un animale cosi imponente da adulto, ma i cuccioli crescono molto rapidamente rimanendo attaccati alla madre finché in primavera escono dalla tana del letargo. All’età di due fino a tre anni completano il loro sviluppo per arrivare ad un peso notevole anche di 300 kg in un maschio adulto. Particolarità nell’approccio diagnostico e nella terapia dell’Orso bruno Per la grande forza e velocità inaspettata, la dentatura forte e le unghie lunghe, l’orso bruno deve essere avvicinato con molta cautela. Animali adulti possono es-

sere avvicinati in sicurezza, solamente dopo anestesia generale indotta con l’utilizzo di “siringhe volanti”, cerbottana o fucile anestetico. In caso di malattia, per il medico veterinario esperto, risulta di fondamentale importanza l’anamnesi che comprende l’osservazione attenta dell’animale nel suo ambiente. Naturalmente la corretta gestione e regolare sorveglianza sanitaria, con esami parassitologici e batteriologici fecali, oltre ad un check-up annuale di tutti gli orsi presenti in un’area, previene patologie infettive ed infestive nonché il riconoscimento tempestivo di patologie organiche comuni di questa specie. La somministrazione di sostanze farmacologiche varie, per via orale si presenta poco sicura, in quanto l’orso riconosce più delle volte, con il suo olfatto finissimo la presenza di farmaci e rifiuta il cibo medicato. Qui viene richiesta la fantasia e creatività del personale addetto, che conosce preferenze individuali degli animali e nasconde i medicinali in bocconi particolarmente appetitosi oppure se tutto risulta inutile, si utilizza una cerbottana e siringhe ad iniezione automatica, che permettono un’applicazione intramuscolare di farmaci in modo rapido ed indolore.

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Cose di gatti

Il gioco di un cucciolo S

pesso, quando consegno i miei cuccioli, i loro nuovi proprietari mi chiedono se il piccolo, nei suoi momenti di gioco, possa procurare danni alle tende e divani, come se il gioco sfrenato di un gattino debba essere un evento da sopportare, invece che un momento di piacere e divertimento. Molti non sanno, infatti, che il gioco è essenziale per i cuccioli: stimola la loro abilità fisica e mentale, insegna al cucciolo il coordinamento del suo corpo, lo abitua a risolvere eventuali problemi, e insegna a capire la sequenza degli eventi. Il gioco comincia a manifestarsi quando il cucciolo ha circa 4 settimane. Insieme ai fratellini simula lotte sfrenate e quando arriva mamma gatta tutti le corrono incontro e lottano con la sua coda. Queste attività di gruppo, con mamma e fratellini, permette ai cuccioli di imparare le regole della convivenza. Quando i cuccioli diventano più grandi, ed escono dalla cesta sempre più frequentemente, iniziano a giocare anche con gli oggetti. Sarà opportuno procuragli dei giocattoli adeguati e non pericolosi: oggetti troppo piccoli possono essere facilmente ingeribili, così come i giochi ricoperti di pelo sintetico o piume, altri troppo grandi finiranno per fargli perdere l’interesse. Giocare con gli oggetti per il gattino è fondamentale per stimolare la sua indole di cacciatore. Durante il gioco, i cuccioli imparano a valutare la loro potenzialità tattile, spostando con le zampe anteriori gli oggetti, arrampicandosi e grattando, e scoprono così anche come ritrarre o estrarre le

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Marta Picciurro

unghie, potenziali armi e ganci acchiappatutto dei gatti. Quindi, sapendo tutto ciò, soprattutto se il cucciolo vivrà da solo in casa senza altri gatti compagni di gioco, sarà opportuno stimolarlo. Sostituendoci a mamma e fratellini, saremo noi a incitarlo nelle sue attività ludiche. Un cucciolo senza stimoli al gioco e senza giocattoli, troverà davvero irresistibile e divertente aggrapparsi alle tende, o salire sulle mensole della libreria per poi lanciarsi e atterrare sul divano. Giocando il più possibile con i nostri piccoli amici, instaureremo tra noi e loro un legame davvero magico. è indispensabile però che il proprietario percepisca inoltre se il gatto, il cui carattere è individuale, soffra un po’ troppo la solitudine o meno: ovviamente ci sono gatti più portati alla vita sociale di altri, e questo dipende spesso dall’indole di razza, ma anche da quante ore il micio viene lasciato da solo a casa. Alcune razze possono soffrire di solitudine più di altre e i campanelli d’allarme sono facili da percepire: possono dar segni di depressione, cercare morbosamente la vicinanza del padrone e fare piccoli dispetti. Sarà utile capire a questo punto se il gatto abbia bisogno di un compagno di giochi come lui, preferibilmente un altro gatto da introdurre da cucciolo. In questo modo i gatti tendenzialmente sofferenti di solitudine troveranno un compagno di gioco con cui intraprendere nuove attività, e quindi trovare nuovi stimoli, e il proprietario potrà allargare la propria famiglia felina distribuendo equamente (importante per evitare gelosie tra i mici) lunghi momenti di coccole.


Cose di gatti

Chiara De Paolis

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Come e quando dormono i gatti

ome tutti i fortunati conviventi dei gatti avranno già sicuramente notato, con l’arrivo del freddo invernale i nostri amici tendono a dormire di più. Con l’abbassarsi delle temperature, i pigri felini domestici sono sempre alla ricerca dei posticini più caldi e nascosti dove schiacciare in pace lunghi pisolini. Anche il modo in cui si posizionano per dormire cambia notevolmente, si dice infatti che si può indovinare la temperatura di un ambiente osservando la posizione dei gatti addormentati: più sono raggomitolati su se stessi, più è bassa la temperatura. I gatti adulti dormono in media dalle 13 alle 18 ore al giorno ed il sonno è un elemento molto importante nella vita dei nostri amici. Il gatto è un mammifero crepuscolare, non ha come gli umani orari di veglia e di sonno ripartiti tra giorno e notte, e spesso predilige dormire più ore di giorno che di notte. Non di rado capita che modulino i loro orari di sonno alla nostra routine: spes-

so approfittano della nostra assenza diurna per schiacciare lunghi pisolini tranquilli, riprendendo invece una piena attività non appena i padroni rientrano in casa. Anche per coloro che rientrino di sera tardi o di notte, accadrà che il gatto riprenda piena attività non appena percepisca il rumore di chiavi girare nella porta d’ingresso o movimento intorno a loro. Tra feste per il rientro (associate ovviamente anche agli orari di alcuni pasti) e bisogno di giochi e interazioni con i proprietari nessun gatto socievole potrebbe continuare a dormire. In generale il sonno del gatto è molto importante per il suo ed il nostro benessere: un gatto privato dei suoi sonnellini, diventa facilmente irritabile e inizia a disorientarsi. Il sonno dei gatti è formato da due fasi: quella REM in cui ci sono i sogni, e quella non REM o di sonno profondo. Durante la fase del sonno privo di sogni, o fase non REM, il gatto recupera le energie disperse durante l’attività fisica, e rigenera il suo organismo.

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Durante la fase REM, i gatti hanno visibili contrazioni, sia delle zampe sia dei muscoli addominali; gli occhi si muovono velocemente, e i baffi tremano. Sono tutti piccoli segni che ci dicono che il nostro amico sta sognando. I gatti sognano molto di più dell’uomo, e anche più dei cani, ma naturalmente continua a restare un mistero il contenuto dei loro sogni. Si tratta di un altro affascinante arcano che si aggiunge a quelli che già circondano l’enigmatico felino. Un sonno tranquillo e rilassato, è importantissimo anche per i cuccioli. Durante il sonno i piccoli accumulano vigore per l’apparato muscolare e osseo, e si rafforza anche il loro sistema immunitario. Quindi è essenziale per il gatto dormire ri-

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lassato e tranquillo, possibilmente senza interruzioni. Da parte nostra possiamo aiutarlo creandogli dei comodi giacigli e morbide cucce, anche se il posto preferito dai gatti che vivono in casa rimane il nostro letto o il divano... anche se gli armadi pieni di morbidi panni restano una meta molto ambita dal gatto. Adagiarsi nel letto accanto a noi, possibilmente sotto le coperte, è sempre lo sport preferito dai nostri amici. Per loro siamo come delle grandi mamme, e la nostra vicinanza in quella situazione gli ricorda il contatto con la mamma felina quando era ancora un poppante. Regredendo in questo stato infantile il sonno dei gatti sarà sicuramente più dolce e ricco di sogni piacevoli, anche se sempre misteriosi.


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Cose di gatti

La comunicazione nel gatto I

l gatto comunica attraverso un’ampia gamma di segnali che coinvolgono tutte le parti del suo corpo. Il gatto è un animale dotato di grande “intelligenza”, di uno spiccato istinto che gli permette di interpretare tutta la messe di segnali che gli proviene dal mondo che lo circonda. Ha un suo preciso linguaggio che deve essere opportunamente tradotto. Si tratta perciò di sintonizzarsi su una lunghezza d’onda non più fatta di parole, ma di espressioni, gesti, odori e manifestazioni vocali. Possiamo fare solo alcuni esempi delle notevoli sfaccettature della comunicazione felina. Quando esprime aggressività gonfia il pelo, irrigidisce le zampe, inarca la schiena, abbassa le orecchie, mostra i denti, emette suoni gutturali prolungati. Se ha paura si acquatta unendo le zampe sotto al corpo, abbassa le orecchie ed emette un soffio

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minaccioso. La coda è una parte del corpo particolarmente utilizzata per manifestare il suo stato d’animo. Se abbassata e ondulante è indice di tranquillità, relax; alta con la punta ad uncino indica interesse per qualcosa magari il cibo; alta con la punta diritta è un indirizzo di saluto; bassa tra le zampe indica sottomissione; se bassa con pelo ritto indica timore; eretta, rigida e tremante contentezza; arcuata e gonfia spavento. Gli occhi inviano numerosi segnali. Un gatto pronto all’attacco avrà pupille chiuse, se impaurito dilatate al massimo. Il gatto in cerca di coccole terrà gli occhi chiusi o li socchiuderà in maniera cadenzata. Il gatto poi attraverso determinate ghiandole situate in varie parti del corpo marca il territorio circostante con lo scopo di delimitare il suo spazio vitale. La marcatura avviene attraverso spruzzi di urina piena di ormoni, tramite lo sfregamento del muso contro gli oggetti che vuole segnare o graffiando determinati oggetti in quanto nei polpastrelli sono presenti ghiandole sudoripare che rilasciano particolari odori percepibili solo dai nostri piccoli amici. A.C.


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Assisi

« Intra Tupino e l’acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo, fertile costa d’alto monte pende, onde Perugia sente freddo e caldo da Porta Sole; e di retro le piange per grave giogo Nocera con Gualdo. Di questa costa, là dov’ella frange più sua rattezza, nacque al mondo un Sole, come fa questo talvolta di Gange. Però chi d’esso loco fa parole, non dica Ascesi, ché direbbe corto, ma Oriente, se proprio dir vuole. » (Dante Alighieri, Paradiso XI)

A

ssisi è una città dell’Umbria in provincia di Perugia, situata sul fianco occidentale del monte Subasio, a dominio della valle tra i fiumi Chiascio e Topino. È conosciuta per essere la città in cui nacquero, vissero e morirono San Francesco, patrono d’Italia, e Santa Chiara.

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La città di Assisi è soprattutto nota nel mondo per San Francesco, il Santo Poverello, e come simbolo di pace. Simboli di questa vocazione religiosa della città sono le numerose chiese che vi sorgono. Infatti osservando Assisi dalla pianura antistante si notano subito la maestosità della Basilica di San Francesco e i numerosi campanili delle chiese interne alle mura. La città sorge sulle pendici del Monte Subasio, in una splendida posizione panoramica sulla valle umbra, tra i 300 e i 100 metri di altitudine. Le origini di Assisi Villaggio abitato fin dal IX secolo a.C., Assisi è stato un importante centro economico dell’Impero romano: di quel periodo è arrivata fino a noi la facciata del Tempio di Minerva, risalente al I secolo a.C., dentro cui venne costruita nel XVI secolo la chiesa di Santa Maria Sopra Minerva. Dopo aver subito diverse dominazioni nel corso del medioevo, la città entrò a far parte nel XV secolo dello Stato pontificio, per aderire infine, volontariamente, allo Stato italiano nel 1860. Da vedere È praticamente impossibile elencare compiutamente tutte le bellezze storiche, architettoniche e pittoriche di Assisi, ma sicuramente il fulcro del suo patrimonio artistico è la Basilica di S. Francesco, costruita nel XIII secolo e dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’umanità. La basilica è divisa nelle due parti inferiore e superiore; nella prima si trovano i dipinti di Cimabue, Giotto, Simone Martini e Pietro Lorenzetti, mentre la seconda – restaurata dopo i gravi danni provocati dal terremoto del 1997 – contiene il ciclo di 28 affreschi sulla vita del Santo, attribuiti in gran parte a Giotto. Tra le chiese più importanti figurano inoltre le basiliche di Santa Chiara e di Santa Maria degli Angeli (con la Porziuncola), la cattedrale di S. Rufino, le chiese di Santa Maria Maggiore, S. Pietro, S. Stefano, S. Damiano e Rivotorto, la Chiesa Nuova, l’Oratorio dei pellegrini e l’Eremo delle carceri sul monte Subasio. Oltre agli edifici religiosi, tra le bellezze architettoniche della città vi sono la Piazza del Comune, il Palazzo del Podestà e la Torre del Popolo. Ad Assisi si trovano anche numerosi musei, tra cui quello archeologico con i reperti delle epoche etrusca e romana, il Foro e l’anfiteatro romani, il Museo civico, la pinacoteca con le opere dei pittori delle scuole umbra, fiorentina, senese e marchigiana, il museo e la galleria d’arte contemporanea. Dove alloggiare con il tuo amico cane o gatto A testimonianza dell’amore e del rispetto per gli animali e della tradizione francescana nella zona di Assisi sono davvero innumerevoli le sistemazioni per alloggiare, che ospitano anche i nostri amici a quattro zampe. Abbiamo così la possibilità di scegliere tra un’ampia gamma di alberghi, agriturismi, bed and breakfast.. Su Internet potete facilmente trovare gli indirizzi utili. Buon Week end da A. Ciorba


Rogna sarcoptica

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Dermatologia Di cosa si tratta? Anche denominata scabbia, è una dermatite parassitaria sostenuta da acari del genere Sarcoptes, altamente pruriginosa e contagiosa. In particolare l’agente eziologico della rogna sarcoptica del cane è un acaro di piccole dimensioni (200-400 μm), denominato Sarcoptes scabiei (var. canis). Le femmine gravide scavano delle gallerie nello spessore dell’epidermide (cioè della porzione più superficiale della cute), dove depositano le uova, dalle quali fuoriescono le larve, che vanno poi a colonizzare la superficie della cute. La principale via di contagio è quella diretta, attraverso il contatto con un soggetto malato, senza tuttavia trascurare anche quella indiretta, legata in genere alla promiscuità nell’utilizzo di oggetti per la toelettatura. Le modalità con le quali gli acari determinano una dermatopatia notevolmente pruriginosa non sono tanto legate all’azione traumatico - irritativa esercitata dalle femmine nello scavare gallerie nell’epidermide, quanto piuttosto alla produzione di sostanze (metaboliti) salivari e di escrementi ad azione irritante ed allergizzante. Per questo motivo la malattia può decorrere in maniera subclinica (cioè senza sintomi evidenti) per le prime 3-6 settimane; una volta che gli acari si sono moltiplicati ed hanno colonizzato la cute compare, parallelamente all’instaurarsi di un quadro di ipersensibilità (allergia) nei confronti di dette sostanze, il prurito che tende ad aumentare progressivamente. è una malattia frequente? Può interessare cani di tutte le età, anche se cuccioli e cani anziani con patologie debilitanti rappresentano le categorie più esposte al rischio. L’immaturità del sistema immunocompetente e tutte le possibili cause di immunodepressione, infatti, possono condizionare non solo la suscettibilità alla malattia, ma anche la gravità del suo decorso clinico. Anche il sovraffollamento tipico delle comunità (canili, allevamenti etc.) rappresenta un fattore in grado di favorire la diffusione della malattia, a motivo del contatto diretto e reiterato che si istituisce tra gli animali. Con quali sintomi si manifesta la malattia? In corso di rogna sarcoptica le lesioni in genere si localizzano inizialmente a carico dei gomiti e delle regioni sternale ed inguinale, ma possono essere interessate anche la testa, in particolare i margini dei padiglioni auricolari, e le parti distali degli arti. In seguito la malattia tende a diffondere fino, nei casi più gravi (in genere in soggetti con sistema immunitario fortemente compro-

messo), a coinvolgere gran parte della superficie corporea (forma generalizzata). In corrispondenza delle aree cutanee colpite si possono osservare un arrossamento (eritema) e delle piccole rilevatezze eritematose della cute (c.d. papule); come conseguenza dell’intenso grattamento compaiono anche escoriazioni e/o croste. Con l’ulteriore evoluzione della malattia è possibile osservare estese aree alopeciche (cioè con riduzione o assenza del pelo) con ispessimento ed iperpigmentazione della cute. Può essere una malattia contagiosa anche per l’uomo? La malattia può trasmettersi anche all’uomo, dove si manifesta con papule pruriginose a livello del tronco e degli arti. Come ci si può accorgere se il proprio cane è affetto da rogna sarcoptica? Tale patologia può essere sospettata a fronte del persistere di una dermatite a carattere pruriginoso ed eventualmente del fatto che altri cani conviventi manifestano lesioni analoghe. Anche il concomitante riscontro, sul proprietario o comunque sulle persone del nucleo familiare che entrano in contatto con il cane malato, di lesioni papulo - pruriginose a carico del tronco e degli arti può rappresentare un altro elementi di sospetto. In questi casi occorre subito consultare il Medico Veterinario, l’unico in grado di diagnosticare con certezza la malattia sul cane, dovendola peraltro differenziare da numerose altre malattie cutanee di varia natura, che possono manifestarsi con quadri clinici in parte o del tutto sovrapponibili. Nel caso che anche le persone conviventi con l’animale in causa presentino lesioni sospette, queste dovranno evidentemente consultare un Dermatologo umano. è una malattia curabile? Assolutamente si. Il Medico veterinario, una volta emessa la diagnosi, istituirà una terapia idonea in base all’età ed alla razza del soggetto affetto. Tale terapia peraltro dovrà essere estesa anche agli altri cani conviventi o che comunque siano venuti in contatto con il soggetto malato nelle ultime 3-4 settimane, a prescindere dal fatto che presentino o meno segni di malattia.

Prof. Andrea Spaterna Responsabile Ospedale Veterinario Didattico Scuola di Scienze Mediche Veterinarie Università degli Studi di Camerino

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I consigli del medico di famiglia

Dopo la suina,

di Aldo Mozzone Medico di Famiglia - Scuola Nazionale Formazione Quadri FIMMG

che influenza ci aspettiamo?

S

i definisce “sindrome influenzale” una affezione respiratoria acuta di origine virale, ad esordio brusco ed improvviso, con febbre maggiore di 38°C, accompagnata da almeno un sintomo tra i seguenti: Mal di testa, malessere generalizzato,sensazione di febbre (sudorazione, brividi), stanchezza e da almeno uno dei seguenti sintomi respiratori: Tosse, mal di gola, congestione nasale. L’influenza suina Di influenza si è parlato moltissimo nella scorsa stagione invernale per la tanto temuta pandemia causata dal virus A/ HN1 e denominata “suina”. Nell’agosto scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente dichiarato concluso il periodo di allerta che la stessa OMS aveva proclamato l’11 Giugno 2009 in seguito all’emergenza sviluppatasi in Messico e negli Stati Uniti fin dall’Aprile dello stesso anno. Ora, passata la bufera, si può dire che considerando la storia millenaria dell’uomo si è probabilmente trattato della più innocua pandemia mai sofferta sia per il numero di persone gravemente colpite sia per quelle decedute. Il dato reale e confortante che si può ricavare da tutta questa vicenda è che oggi le temute pestilenze (ed in questi ultimi anni abbiamo assistito a vari esempi come SARS, aviaria, Ebola ecc.) trovano, in una popolazione sicuramente più difesa e reattiva per vari motivi, molta più difficoltà a diffondersi. Ma quale è stata la reale portata della pandemia in Italia? I dati riassuntivi per la stagione precedente, 2009 – 2010, raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso INFLUNET, il sistema di sorveglianza sentinella dell’influenza basata su circa 1000 medici rilevatori (medici di medicina generale e pediatri di libera scelta sparsi in tutta Italia), ci dicono che, comunque, il numero di casi di influenza è stato piuttosto consistente, avendo colpito circa il 10% della popolazione, inferiore negli ultimi anni solo a quello della stagione 20042005. La categoria più colpita è stata quella dei soggetti fino ai 14 anni di età (270 casi ogni 1000 assistiti), mentre gli anziani sono risultati poco suscettibili all’infezione (26 casi di influenza su mille assistiti over 65 anni di età). Sicuramente rilevante è stato il fatto che il picco di casi di infezione si è manifestato ad Ottobre–Novembre, quindi molto più precocemente rispetto all’usuale. Che influenza ci aspettiamo per la stagione 2010 – 2011? Per ora le notizie che provengono dall’emisfero sud della Terra, nel quale è già trascorso il periodo invernale, sono sufficientemente tranquillizzanti anche se colpi di coda sono ancora possibili. Il virus AH1N1 è ancora in circolazione e sta causando sporadici focolai infettivi. Nella Circolare del Ministero della Salute pubblicata, di fine

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luglio 2010, si rammenta che spesso le pandemie influenzali si sviluppano nei paesi a clima temperato prevalentemente nell’autunno-inverno successivo all’anno di comparsa del nuovo virus. I risultati del monitoraggio virologico condotto fino ad ora dal Global Influenza Surveillance Network dell’OMS hanno consentito di individuare i tre ceppi attualmente circolanti. Di conseguenza gli antigeni analoghi che devono comporre per la stagione in arrivo il vaccino stagionale nell’emisfero settentrionale sono: A/California/7/2009 (H1N1); A/ Perth/16/2009 (H3N2); B/Brisbane/60/2008. Come curarsi e perché vaccinarsi. L’influenza si cura con un farmaco da banco, acquistabile cioè senza ricetta, che tutti dovrebbero tenere sempre a portata: il paracetamolo. Questo farmaco non è in grado di combattere ed eliminare il virus (a questo ci penseranno i nostri anticorpi), ma di ridurre i sintomi fastidiosi che la malattia comporta. Gli antibiotici non sono invece utili, se non in caso di complicanze batteriche che vanno valutate dal proprio medico di famiglia o dal pediatra, all’aiuto dei quali bisogna ricorrere se i sintomi non migliorano in un arco di tempo ragionevole di tre giorni. Ma sono utili i farmaci antivirali? Gli inibitori della neuramidasi (oseltamivir e zanamivir) e gli inibitori M2 (amantidina e rimantidina) hanno dimostrato la capacità di ridurre il decorso della malattia in particolare se il loro utilizzo è precoce, nelle prime 48 ore dopo la comparsa dei sintomi. Il loro utilizzo non è però consigliabile alle persone normalmente sane o per le quali la forma influenzale non si manifesti in modo particolarmente grave. Ma il problema sociale e sanitario legato alla malattia influenzale non è tanto correlato con una particolare aggressività individuale, cosa piuttosto rara nelle persone abitualmente sane, quanto con la facile contagiosità e quindi con il numero elevatissimo di persone potenzialmente in grado di contrarla. La vaccinazione contro l’influenza assume quindi un enorme significato di tutela della salute pubblica limitando la circolazione del virus e quindi la probabilità che persone a rischio di complicanze possano ammalarsi. Anche dal punto di vista strettamente sociale la vaccinazione di massa riduce il rischio di paralisi dei servizi e di perdite di giornate lavorative. Come difendersi dal contagio? La Circolare del Ministero, prima citata, si sofferma sulle misure atte a ostacolare la trasmissione interumana del virus influenzale raccomandate dall’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), sottolineando come una misura così semplice ed economica quale il lavarsi sovente le mani, da parte sia degli operatori sanitari sia dei soggetti infetti, risulti essere la misura più efficace per ostacolare la diffusione del virus. (Tab.1).


I consigli del medico di famiglia

Tab.1 - Misure igieniche raccomandate dall’ECDC.

Livello di evidenza

Misura igienica

Fortemente raccomandato

Lavaggio delle mani (in assenza di acqua, uso di gel alcolici)

Raccomandato

Buona igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, trattare i fazzoletti e lavarsi le mani)

Raccomandato

Isolamento volontario a casa di delle persone con malattie respiratorie febbrili

Raccomandato

Uso di mascherine da parte delle persone con sintomatologia influenzale quando si trovano in ambienti sanitari (ospedali)

La stessa Circolare raccomanda inoltre “di iniziare la campagna di vaccinazione stagionale (con vaccino trivalente per la stagione 2010-2011) a partire preferibilmente dal 1 ottobre 2010 e comunque non oltre il 31 ottobre 2010 e, in ogni modo, appena i vaccini stagionali saranno disponibili, e di completarla il più rapidamente possibile, con l’intento di precedere l’eventuale periodo di maggior diffusione del virus pandemico”. Inoltre la stessa Circolare specifica in un elenco quali sono le categorie di persone per le quali è rac-

comandata la vaccinazione antinfluenzale. (Tab.2) A chi rivolgersi per la vaccinazione? I Medici di famiglia e i Pediatri territoriali sono impegnati in prima linea in tutto il nostro Paese nel prevenire (vaccinare, educare) e nel curare una popolazione che speriamo si possa dimostrare sufficientemente corazzata contro il virus. Ad essi si possono rivolgersi tutti i cittadini sia per la vaccinazione sia per qualsiasi consiglio necessario.

Tab.2 - Chi si deve vaccinare con l’antinfluenzale

ELENCO DELLE CATEGORIE PER LE QUALI LA VACCINAZIONE STAGIONALE È RACCOMANDATA Soggetti di età pari o superiore a 65 anni a) malattie croniche a carico dell'apparato respiratorio (inclusa l’asma, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica e la broncopatia cronico ostruttiva-BPCO) b) malattie dell’apparato cardio-circolatorio, comprese le cardiopatie congenite e acquisite c) diabete mellito e altre malattie metaboliche (inclusi gli obesi con BMI >30 e gravi patologie concomitanti) e) malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie f) tumori g) malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci o da HIV h) malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinali i) patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici j) patologie associate ad un aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie (ad es. malattie neuromuscolari) Bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale Donne che all’inizio della stagione epidemica si trovino nel secondo e terzo trimestre di gravidanza Individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti Medici e personale sanitario di assistenza Familiari e contatti di soggetti ad alto rischio Soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo Personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani quali: a) allevatori b) addetti all’attività di allevamento c) addetti al trasporto di animali vivi d) macellatori e vaccinatori e) veterinari pubblici e libero-professionisti.

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Curiosità

Novità negli aeroporti USA per i viaggiatori a 4 zampe A lcuni aeroporti internazionali negli Stati Uniti di America offrono un’ampia gamma di comodità per cani e gatti viaggiatori e per coloro che li accompagnano. È per esempio il caso dell’aeroporto intercontinentale Bush di Houston. Qui è sorto infatti un “paradiso per animali”. Un’area di 12.000 m2 sarà aperta 24 ore su 24, sette giorni su sette, affinché i proprietari possano, in qualunque momento, lasciare e riprendere il loro caro amico a quattro zampe. Offrirà degli appartamenti privati con patio, una piscina ed anche un cortile per il gioco riservato ai cani. Alcune videocamere permetteranno ai proprietari di sorvegliare gli animali, notte e giorno. Senza arrivare a soluzioni così avanzate e confortevoli, altri aeroporti propongono zone esterne nelle quali i passeggeri a quattro zampe possono fare un po’ di esercizio

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prima di decollare. La più importante di queste si trova a Phoenix (Arizona). L’aeroporto Sky Arbor mette infatti a disposizione dei cani due ampie aree di gioco. La realizzazione di questi spazi non è dovuta al particolare affetto dei direttori degli aeroporti per gli animali, ma risponde a una richiesta reale. Infatti, secondo il Ministero dei Trasporti americano, ogni anno più di due milioni di viaggiatori a quattro zampe vengono trasportati in aereo negli Stati-Uniti. E così anche l’aeroporto internazionale Logan, a Boston, propone un servizio di rifornimento speciale per cani viaggiatori e loro padroni, che troveranno ciotole d’acqua, crocchette, magliette e collari. L’aeroporto di Minneapolis-Saint-Paul, invece, è attrezzato con una pensione per animali, dove sarà possibile curare anche animali eventualmente malati. A.C.


Curiosità

Una visita ogni 6 mesi dal veterinario per star bene

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ediamente un proprietario di cani e gatti porta il proprio animale in visita dal medico veterinario circa una volta all’anno, ma incrementare la frequenza delle visite potrebbe essere un reale vantaggio per la salute dell’animale. Negli USA si è recentemente svolta la campagna nazionale del mese del benessere dei piccoli animali, finalizzata ad incentivare il concetto di far visitare il proprio animale dal veterinario due volte l’anno. L’associazione americana dei veterinari per piccoli animali, parte rilevante in questa campagna, porta avanti il principio che gli animali invecchiano mediamente sette volte più rapidamente degli uomini. Pertanto, dato che l’uomo non attende sette anni per consultare un medico e fare un controllo generale, una visita dal medico veterinario con cadenza semestrale consentirebbe di mettere in evidenza precocemente eventuali problemi di salute e conseguentemente di migliorare e pro-

lungare la vita degli animali da compagnia. Da un punto di vista generale è opportuno mettere a punto un sistema per programmare visite a cadenza semestrale, sensibilizzare le persone alla necessità di queste visite, adottare nelle cliniche veterinarie un sistema di memorandum per posta tradizionale o e.mail, promuovere il concetto di salute animale nella clinica veterinaria. Alla base di un processo di convinzione dei proprietari di cani e gatti vi è il principio che effettuare visite con una frequenza doppia rispetto a quella attuale rappresenta un elemento cardine per assicurare un buon standard di vita al loro pet. La campagna di promozione è stata basata sul concetto secondo il quale la prevenzione o la precoce evidenziazione di eventuali affezioni permetterebbe al cliente di risparmiare, nel lungo periodo, costi elevati per la cura dei loro piccoli amici. A.C.

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Curiosità

Il gatto panettiere

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tutti sarà capitato di vedere un gatto che “fa la pasta” mentre sta accucciato sulle gambe del proprietario o quando prima di dormire trova un caldo e morbido rifugio sul suo maglione. Il gatto compie un movimento particolare che è quello di premere e fare un’azione simile ad uno stantuffo in maniera ritmica con le zampine anteriori. Tale atteggiamento particolare lo compie anche quando pesa sette chili e le zampe non sono più delle zampine, ma delle belle zampotte fornite di unghie spesse. Più raramente, qualche gatto, nello stesso tempo, succhia la lana indossata dal proprietario o il suo lobo auricolare come se fosse un capezzolo. È un comportamento che viene da lontano. Dalla prima infanzia, il micino fa questo gesto sulle mammelle della madre per sollecitare la fuoriuscita del latte. Spesso è il gatto tolto troppo precocemente dalla madre ad avere questo atteggiamento, ma ciò non si verifica sempre in maniera costante. Vi sono anche gatti che hanno avuto un rapporto normale ed equilibrato con la madre, ma continuano a “impastare” tutta la vita. A.C.

Dal geco, una sostanza adesiva da utilizzare in chirurgia L’ attività medico chirurgica spesso necessita di nastri adesivi biodegradabili. Un prodotto ideale per una ferita dovrebbe avere la caratteristica di essere in grado di aderire strettamente ai tessuti dove è applicato e nello stesso tempo di adattarsi ai diversi movimenti del corpo. Sembra che questa idea sia prossima alla realizzazione pratica su ampia scala grazie all’utilizzazione di una particolare sostanza ed alla modificazione di una superficie di contatto, che riproduce quella dell’arto del geco, una piccola lucertola capace di muoversi attaccandosi con le proprie estremità digitiformi alle superfici verticali. I suoi arti, muniti di cinque dita, gli permettono di arrampicarsi lungo una parete perfettamente liscia e anche di “camminare sul soffitto”. Esperimenti sono stati condotti negli USA ed hanno messo in evidenza come tale proprietà del geco non sia da mettere in relazione con una sostanza chimica, né con un fenomeno legato alla presenza di ventose o di una secrezione viscosa. Le sue dita sono formate da milioni di setole minuscole (7 µm di diametro, 30-130 µm di lunghezza;come esempio si tenga presente che il capello umano misura circa 70 µm) che terminano con piccoli cuscinetti. Ogni arto ne possiede cinquecentomila. Il contatto dei cuscinetti con una superficie è così intenso che le dita sono attirate dalla forza molecolare di questa superficie. Gli studi effettuati consentono di rivelare che la forza attrattiva dei quattro arti di un solo geco

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permette di sollevare circa 127 kg! L’introduzione di nuovo adesivo in ambito medico è tuttavia assai complessa, perché devono essere tenuti presenti numerosi parametri, come la compatibilità con i tessuti, la biodegradabilità, ecc. In via teorica tale adesivo dovrebbe essere in grado di favorire il passaggio di antibiotici o fattori di crescita tessutale per accelerare la cicatrizzazione. Questa innovazione potrebbe avere numerose applicazioni, soprattutto per quanto riguarda la riparazione delle ferite, andando a sostituire suture e graffette. A.C.


Curiosità

Lo sbadiglio è contagioso anche nel cane?

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ncora il fenomeno non è stato chiarito, ma sembra proprio che lo sbadiglio sia “contagioso” nell’uomo e nei primati. Questo evento può superare la barriera di specie e realizzarsi anche tra un proprietario di un cane ed il suo amico a quattro zampe. Ricercatori dell’Università di Londra hanno preso in esame questo fenomeno ed hanno attentamente esaminato questa particolare questione giungendo a singolari conclusioni. I ricercatori inglesi sottolineano che le persone autistiche sbadigliano di rado davanti ad un individuo che sta sbadigliando. Ciò fa presumere che il contagio dipenda dalla capacità di empatia. L’autismo infatti si caratterizza per l’assenza di reazione nei confronti dell’ambiente oltre che per una mancanza di empatia. Gli studiosi hanno condotto la loro indagine prendendo in considerazione 29 cani di diverse razze. In un primo gruppo di test, ogni prova durava cinque minuti nel corso dei quali un uomo (differente dal proprietario

del cane) cercava lo sguardo dell’animale e manteneva il contatto visivo finché emetteva uno sbadiglio sonoro, per dieci volte. Ventuno cani (cioè il 72%) si sono messi a sbadigliare. In un secondo gruppo di test, gli sbadigli sono stati fatti in modo silenzioso, ci si è limitati cioè solo ad un’ampia apertura della bocca. Nessun cane ha sbadigliato. Si ritiene quindi che lo stimolo uditivo sia necessario per far scattare l’azione nei cani. I ricercatori sono parzialmente perplessi e pensano che, se lo sbadiglio del cane è compiuto nello stesso momento di quello dell’uomo, può indicare una forma di empatia ed è possibile che l’animale abbia appreso, a favore di esperienze precedenti, che un suo sbadiglio sarà ricompensato. Il cane potrebbe anche percepire lo sbadiglio dell’uomo come un segno di relativa aggressività, come succede per alcune specie. Ad esempio i macachi sbadigliano quando si trovano in situazioni difficili. A.C.

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Informazioni Utili

Norme per il trasporto di pet sui treni L

a nuova disciplina per il trasporto degli animali da compagnia sui treni in Italia prevede sinteticamente quanto segue: i cani di piccola taglia, i gatti e gli altri piccoli animali da compagnia sono ammessi gratuitamente su tutti i treni nell’apposito trasportino (dimensioni massime cm 70x30x50 per tutte le categorie di treni). Gli animali non possono viaggiare sui treni ETR 450. I cani di qualunque taglia, muniti di museruola e guinzaglio sono ammessi su treni IC Plus, IC ed Espressi, a pagamento, nell’ultimo compartimento (ovvero negli ultimi 6 posti delle carrozze a salone) dell’ultima carrozza di 2° classe. Il posto di fronte al viaggiatore con il cane non è prenotabile da altro cliente. L’eventuale presenza contemporanea di cani “incompatibili” sarà, di volta in volta, gestita dal personale di bordo, appositamente istruito; i cani

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di qualunque taglia, muniti di museruola e guinzaglio, sui treni Regionali sono ammessi, a pagamento, sulla piattaforma dell’ultima carrozza, con la sola esclusione delle ore di punta del mattino (fra le 7 e le 9) dei giorni feriali dal lunedì al venerdì, salva diversa indicazione da parte della Regione competente; i cani di qualunque taglia (a pagamento) e gli altri piccoli animali da compagnia (negli appositi contenitori e gratuitamente) sono ammessi nelle carrozze cuccette e letto solo nel caso di disponibilità dell’intero compartimento; il trasporto dei cani guida per ciechi è ammesso gratuitamente su tutti i treni, senza vincoli. Per tutti i cani ammessi al trasporto, l’accompagnatore deve essere in grado di presentare, in ogni momento, il certificato di iscrizione all’anagrafe canina per l’animale trasportato, secondo la normativa in vigore. A. C.


Pet Quiz La rabbia si trasmette attraverso:

a

2

c

saliva di animale rabido

b

i carboidrati

i grassi

c

le vitamine

hanno scadenza:

b

mensile

annuale

c

quinquennale

Gli ascaridi nel cane si localizzano allo stadio adulto nel:

a

5

scolo nasale

Le vaccinazioni contro le principali malattie infettive del cane e del gatto

a

4

b

Il cane trae energia soprattutto da:

a

3

urine

rene

b

cuore

c

apparato digerente

Le pulci nel gatto provocano la comparsa di:

a

tumori

b

enterite

c

prurito

Le risposte corrette:

1)c 2)b 3)b 4)c 5)c

1

49


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