The Distant Valhalla (Il Lontano Valhalla)

Page 1

The Distant Valhalla (Il Lontano Valhalla) Attrattore Îą (0.334581%) Credits: [Scenario] Naotaka Hayashi [Illustrazioni] JĹŤ Ayakura [Traduzione Inglese] Reading Steiner [Traduzione Italiana] Kurisutina, SkyObserver e Bahamut [Checking] Kurisutina, SkyObserver, Bahamut e Darkri [Quality Checking] Bahamut e Darkri


[Valhalla] Il nome della terra appartenente ad Odino, divinità principale della mitologia scandinava.

[Chūnibyō] Letteralmente “sindrome adolescenziale”, un tipo di atteggiamento diffuso parecchio fra i ragazzi Giapponesi. I sintomi di questa patologia sono nichilismo o cinismo, egocentrismo smisurato, convinzione di essere in possesso di super poteri oppure di essere superiori, ed una paura tremenda di venir trattati come bambini. Coloro che mostrano questi sintomi credono di essere “fighi”, ma agli occhi di chi li osserva molto spesso risultano solamente patetici. [21 Dicembre 2011, Ore 11:31] La ragazza che non vedevo da un anno era circondata da un'aura ostile, piena di dignità. Chiunque è libero di dire - poiché io stesso ne sono perfettamente cosciente - che non è affatto cambiata da allora e che una parte della responsabilità per averla ridotta così è da attribuire a me ed alla mia incoscienza. La morsa del freddo clima del Dicembre europeo è così intensa che tutti esitano ad uscire fuori. In mezzo a quel gelo la ragazza siede graziosamente sull'unica panchina posta su una terrazza esterna. Questo è un umile complesso residenziale nel lato francese del territorio del SERN. La struttura è circondata da stabilimenti di ricerca, perciò anche da qui, al terzo piano, non è possibile osservare un bel panorama rurale. Il cortile interno del piano inferiore è completamente deserto e gli alberi appassiti rendono la vista ancora più desolante. Questa è la più grande struttura di ricerca di fisica delle particelle del mondo. Nonostante questo, l'atmosfera non è molto diversa da quella di una qualsiasi università Giapponese. La ragazza, ignara della mia presenza, osserva assorta il cielo lontano. Mi domando a cosa stia pensando. Non lo so. Non lo so, ma... I tratti del suo volto. La sua voce. I suoi modi di fare. Li ricordo tutti chiaramente. Ho sempre desiderato rincontrarla. È passato un anno e mezzo. Adesso che ci penso il tempo che ho trascorso con lei corrisponde ad appena due settimane. Al confronto i lunghi mesi di separazione sono sembrati un'eternità. Nonostante ciò quella ragazza è una dei miei preziosissimi amici. Mandando giù le lacrime che si stanno formando e accertandomi che non ci sia nessun altro attorno, mi dirigo accanto alla panchina dove è seduta. «Eh...?». Leggermente spaventata, la ragazza si accorge della mia presenza. I nostri sguardi si incontrano. Sembra che sia riuscito a sorprenderla. L'espressione sul suo viso lo rende fin troppo palese. «Assistente», la chiamo coraggiosamente. «È da un po' che non ci si vede». «Okabe, tu... Perché?» Kurisu Makise, completamente spaesata, comincia ad alzarsi dalla panchina.


«Sono venuto a prenderti». «...». E proprio quando ho pensato che fosse senza parole... «Pfft». Ehi, io sono serio, quindi perché sta per scoppiare a ridere? «Ti diverti a fare il figo come sempre, eh? Complimenti, immaturo di un chūnibyō. Anche se è passato un anno intero stai Kyōma Hōōinando come al solito». «Non trasformare il mio vero nome in un verbo ausiliare». Inoltre, nonostante le apparenze, sono tornato in modalità Kyōma Hōōin solo di recente. In parole povere sto cercando di sembrare coraggioso e, ad essere sinceri, al momento sto tremando leggermente. Quando ripenso a che ponte pericoloso sto attraversando le mie ginocchia sembrano sul punto di cedere da un momento all'altro. Comunque questo è qualcosa che non posso dire a Kurisu. «Assistente, uh...». Una risata addolorata e solitaria sfugge dalla sua bocca. «A quel tempo eri solito chiamarmi con un sacco di soprannomi sciocchi... come Christina o Zombie. Non ricordo sei mi hai mai chiamata correttamente. Ci sono così tante cose che vorrei chiederti in questo momento, perciò per quale motivo mi viene in mente qualcosa di così inutile...?». «Sono dispiaciuto per quello». «Beh, non esserlo». Dopo aver fatto spallucce Kurisu si alza e si volta verso di me. Passo dopo passo, come se si stesse accertando di qualcosa, si avvicina a me. «Ehi, Okabe... Sono ancora un Lab Mem?». «Ovviamente». «Capisco... Ne sono felice...». E improvvisamente il viso di Kurisu si riempie di tristezza mentre si getta tra le mie braccia. «Pensavo che non ti avrei rivisto mai più». Abbraccio con forza il suo corpo sottile. Voglio accertarmi con ogni fibra del mio essere della realtà del suo calore ed il suo essere proprio qui, tra le mie braccia. Tuttavia il clima gelido è penetrato nel suo corpo e non mi ha permesso di accertarmi del suo calore. «Pensavo che tu ed Hashida foste già morti...». «Mi dispiace che ci sia voluto così tanto per raggiungerti». «Smettila di fare il figo, razza di chūni... sniff». «Christina...». «N-non sto piangendo». Non importa come la si guarda, in realtà lo sta facendo. Perfino la sua voce sta tremando. Tuttavia il prenderci in giro su questo fatto è qualcosa che non possiamo più permetterci. Tutto è cambiato da quel tempo in cui stavamo innocentemente seguendo la nostra curiosità. E, proprio in questo momento, non abbiamo il tempo per festeggiare la nostra riunione. «Christina, stiamo per scappare». «Scappare? Dove?». «Te l'ho detto che sono qui per prenderti...». «Aspetta, quindi stai seriamente...». «Piano di fuga dal SERN. Nome in codice, “Operation Valhalla”. Torniamo assieme ad Akihabara, Kurisu».



[21 Dicembre 2011, Ore 11:36] Tutto è cambiato un anno fa. Il giorno in cui la mia ordinaria vita da studente universitario mi è stata strappata via. Ogni tanto sento ancora il rumore dello sparo come allucinazione uditoria. Il suono del colpo di pistola che ha colpito il mio prezioso Ostaggio, togliendole la vita. Anche quelle lettere sono stata incise a fuoco nelle mie palpebre. Quando ho messo le mani su quella lettera piena di disperazione che praticamente gridava “Ho fallito”, ho compreso con quanta forza l'universo desiderasse un finale crudele. Ancora peggio è il fatto che il risultato sia colpa mia, e adesso sto raccogliendo ciò che ho seminato. L'ho sempre capito perfettamente, ma mi ci è comunque voluto un anno e mezzo per abituarmi a questa ingiusta realtà. Due dei miei insostituibili compagni sono stati sacrificati per colpa della mia incoscienza. Una di loro era il mio Ostaggio. L'altra era la figlia del mio migliore amico venuta dal futuro. Davanti a così tanti sacrifici non ho potuto fare altro se non accettarlo. E così sono stato condotto in questo posto. Il SERN. La struttura di ricerca di fisica delle particelle che, nell'anno 2034, svilupperà con successo una macchina del tempo conducendo il mondo ad una distopia. Un'organizzazione di ricerca appartenente al Comitato dei 300 - i nemici di Suzuha, i responsabili della morte di Mayuri e coloro che ci hanno posti sotto indulgente isolamento. Tutto questo solo perché abbiamo accidentalmente inventato una macchina del tempo. Il SERN, che stava conducendo ricerche sui viaggi nel tempo in assoluta segretezza, non poteva permetterlo e ha inviato i Rounder, la loro organizzazione clandestina di scagnozzi, a fermarci. Quell'indimenticabile 13 agosto 2010. Quando colpirono eravamo tranquillamente riuniti nel nostro Laboratorio ad Akihabara. Fu allora che spararono a Mayuri. Poiché non volevo accettarlo sono tornato indietro nel tempo. Ho cooperato con Suzuha Amane, ovvero John Titor, una viaggiatrice del tempo proveniente dall'anno 2036, per aiutarla ad apportare un grande cambiamento al futuro. Ma anche quello è terminato in un fallimento. Suzuha si è suicidata nell'anno 2000. Non sono riuscito a mandare la D-Mail per cancellare i ricordi costruiti assieme a lei. Ho provato a lottare utilizzando la Time Leap Machine, ma alla fine ho compreso che si trattava di una situazione senza speranze. Quando mi sono arreso, il futuro è rimasto immutato e, ancora una volta, Mayuri è morta per il colpo alla testa. La nostra macchina del tempo è stata rubata, noi siamo stati catturati e condotti qui, al SERN. Io e Daru siamo stati posti sotto arresti domiciliari e siamo stati separati da Kurisu, perciò per un anno e mezzo non abbiamo avuto modo di confermare se l'altra parte stesse bene o meno. È stato un lungo anno e mezzo ma è giunto il momento di porgli fine. Divergenza 0.334581%. Questo è il numero che ho visto nell'istante prima di essere portato via da Akihabara e che indica la fluttuazione dell'attuale Linea di Universo. Da allora in poi il Reading Steiner è rimasto sopito.


[21 Dicembre 2011, Ore 11:47] Anche se l'istituto dove Kurisu è trattenuta non sembra male visto da fuori, in realtà è un reparto di isolamento. Non ci sono sbarre di metallo alle finestre o altro, ma la stanza in cui le è stato dato alloggio ha una telecamera sul soffitto. La sua privacy viene completamente ignorata in modo simile a come accade a me e Daru nel luogo in cui siamo stati confinati. Ricordo Daru dire in tono serio qualcosa sulle linee di “Che diamine, adesso non posso nemmeno masturbarmi per terra!”. Il ragazzo dovrebbe seriamente smetterla di cazzeggiare. Con Kurisu al mio fianco ci facciamo strada dalla terrazza del 3° piano fino al 1° piano della struttura. Qui, nel mezzo del corridoio, c'è un cancello a sbarre metalliche controllato tramite computer. Al momento è completamente aperto. «Okabe, quello...». Nel momento in cui provo a oltrepassare il cancello Kurisu lascia la mia mano e si ferma sul posto. Pallida in volto sta guardando al lato del cancello. Lì un uomo muscoloso giace sul pavimento. I cancelli sono sorvegliati 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e questa è la guardia del turno corrente. Ho sbloccato i cancelli con la chiave che ho “preso in prestito” da lui. «Sei stato tu...?». «L'ho solo messo a dormire». Lo affermo chiaramente, implicando con sottigliezza che non sono come i Rounder. Circa un mese fa, durante le mie indagini preliminari, ho scoperto che ogni giorno alla stessa ora questo tipo va ad una certa macchinetta del caffè. Poi tutto quello che ho fatto è stato inserire un sonnifero nel caffè che prende di solito. «Comunque sbrighiamoci. I Rounder potrebbero già esserci alle calcagna». Immagino che quei pervertiti diano molto spesso un'occhiata attraverso le telecamere di sicurezza nella camera di Kurisu, perciò dovrebbero già aver compreso che qualcosa non quadra. «Rounder...», la sua espressione cambia. «Anche loro sono qui? Aspetta, è ovvio che lo ci siano». «Sono stati loro ad averci portati qui, dopotutto». «Che mi dici di Hashida? È qui al momento?». «Non preoccuparti, è il solito perverso Daru di sempre. È lui che in primo luogo ha dato inizio a questo piano». «È piuttosto insolito che lui sia più motivato di te, Okabe». «È spinto dal desiderio di essere presente al Comima invernale». «Sì, è il nostro solito disgustoso pervertito». Proprio come ai vecchi tempi Kurisu è senza pietà nei confronti miei e quelli di Daru. Ciò mi rende felice, non che io sia un masochista o altro. Facendo irruzione nell'atrio usciamo all'esterno attraverso l'entrata frontale: Al confronto con Akihabara, l'area vicina al confine tra la Svizzera e la Francia è davvero fredda. Quasi non ci sono persone, qui. Di nuovo, al confronto con l'attività frenetica di Akihabara o Ikebukuro, questo posto ha l'aria di essere davvero solitario. Questo ci rende difficile non essere notati.


Dopo esserci accertati dell'assenza di guardie nei dintorni, comincio a camminare a passo svelto. «Dove stiamo andando, all'aeroporto?». L'aeroporto di Ginevra è a pochi chilometri da qui. Quello probabilmente è il miglior posto dove andare se vogliamo tornare in Giappone il più rapidamente possibile. Questo era ciò in cui consisteva il mio iniziale piano A, ma poi sono giunto alla conclusione che è troppo rischioso. «No, metteremo in atto il piano B». «Esplica nel dettaglio, per favore». «Andremo all'LHC. Lì un nostro alleato verrà a prenderci in elicottero». «Co... un elicottero? Chi è questo tizio?». «Una conoscenza di Daru. Non ci siamo mai incontrati, ma senza di lui il piano non può procedere. L'unica cosa che so di lui è il suo nickname, che è... ». Mi fermo e mi volto verso Kurisu. «Neidhardt». «Un altro chūnibyō? Anche se si fa chiamare in quel modo è Giapponese, vero?». «Daru ha detto che è un giocatore online proveniente dal Giappone». Una volta mi diede una spiegazione su Neidhardt: «Neidhardt è un giocatore conosciuto da tutti sui server. Famoso per apprezzare Seira di Blood Tune. Da fan di Erin-tan, desideravo tanto sfidarlo un giorno. Comunque sia, torniamo ai discorsi seri. Ricordi la moda passeggera sugli esper che è scoppiata prima del terremoto di Shibuya due anni fa? Bene, gira voce che il liceale dall'aspetto indolente trovato all'incrocio distrutto sia Neidhardt». Dopo aver raccontato quella storia a Kurisu lei alzò un sopracciglio. «Mmm... Ho sentito parlare della moda sugli esper...». «È un vero e proprio esperto di internet, ha molte conoscenze ed è davvero versato in molte cose... a quanto pare. Daru è senz'altro un fenomeno, ma non è al di sopra del livello di Neidhardt». «Possiamo fidarci di lui?». Nel momento in cui provo a rispondere, il suono lontano di un fischio raggiunge le nostre orecchie. Dopo essermi velocemente girato verso la fonte del suono, vedo una guardia venire verso di noi in bicicletta. «Dannazione, ci hanno scoperti!». Prendo la mano di Kurisu e inizio a correre. In quel momento... Bang. Un suono secco trafigge le mie orecchie. Un colpo di pistola? Dietro la guardia che stava suonando il fischietto ci sono adesso due persone. Entrambe stanno puntando le loro pistole verso di noi mentre gridano qualcosa in francese. Colpi senza esitazione, colpi senza preavviso. Ci sono limiti a quanto qualcuno possa essere irragionevole. Le nuove persone non sembrano guardie. Anche da questa distanza posso dire che hanno corpi scolpiti, cosa che elimina la possibilità che possano essere ricercatori di fisica delle particelle. Questo significa che sono... «Rounder... La loro reazione è stata più veloce di quanto avessi immaginato! Kurisu, corri!». «M-ma, hanno delle pistole...!». Kurisu è rannicchiata dalla paura. Dopo aver perso il momento perfetto per scattare, afferro le spalle di Kurisu, come per coprirla. La guardia e i due Rounder sono a circa 20 metri di distanza. Ci hanno inseguiti fino ad una strada che attraversa l'area, mettendoci in una posizione in cui noi siamo da un lato e loro dall'altro. Se ci fermiamo qui chiameranno i rinforzi e tutto finirà prima di poter fuggire. Tuttavia, se ci muoviamo, loro spareranno senza esitazione. Qual è la possibilità di essere colpito se mi sparassero da questa distanza? Non mi importerebbe essere colpito. Comunque la possibilità che colpiscano Kurisu non è pari a zero. Non importa quanto la copra con


il mio corpo, non posso cancellare completamente quella possibilità. Pensando a ciò perdo la calma. Cosa dovrei fare? Cosa dovrei fare? Cosa dovrei fare? Cosa dovrei fare? Cosa dovrei... Inizio lentamente a farmi prendere dal panico. La guardia che ha suonato il fischietto sta già cercando di attraversare la strada. Dovrei correre? Dovrei farmi colpire? Ho il presentimento che entrambe queste scelte si concluderanno con un fallimento. Sento un groppo in gola, una sensazione di disperazione simile a quella che provai leggendo la lettera di Suzuha. Provo un violento stimolo di vomitare. Non va bene. Non sono stato ancora in grado di accettare gli eventi che sono accaduti un anno e mezzo fa...! In quel momento, una macchina passa per la strada suonando il clacson. Per un istante, l'attenzione degli uomini viene sviata. «Ora!». Prima che me ne potessi accorgere stavo stringendo la mano di Kurisu e correndo come un matto. Dietro di me sento alcuni spari. Sto tremando. La paura mi fa venire voglia di urlare, ma stringo i denti e mi trattengo. Se venissi colpito non morirei. In questo istante me ne rendo conto fin troppo bene, ciò mi ha fatto venire i brividi in tutto il corpo. Mi torna in mente quella scena. Sul pavimento del laboratorio, Mayuri giace in una pozza di sangue. Un'espressione scioccata è dipinta sul suo volto. Privi di luce e di vita, i suoi occhi aperti mi stanno rivolgendo uno sguardo truce. La mia vista è annegata in un'allucinazione rosso sangue. [21 Dicembre 2011, Ore 12:03] Le scale di emergenza sono illuminate soltanto da delle luci rosse. Non è un'illusione. Mentre scendo i gradini devo ripeterlo a me stesso. Una lunga scala, poco illuminata. Non c'è nulla che somigli ad una porta. È un percorso di 100 metri a senso unico che conduce verso il basso. Mi sembra di sentire provenire da sotto un rimbombo intermittente che rende questo posto simile all'ingresso dell'inferno. Io e Kurisu corriamo verso il basso. Sento come se stessi per perdere l'equilibrio da un momento all'altro, ma non posso fermarmi. «Ehi, come va la tua ferita?». Mi chiede Kurisu, completamente senza fiato, mentre mi segue. Mi sanguina la gamba. «È solo un graffio. Fa male solo un pochino, quindi non ti preoccupare...!». Nonostante fosse simile a una tempesta di proiettili, quella è l'unica ferita che mi sono procurato. Mi chiedo se è perché i Rounder non hanno abilità o...


La Linea di Universo converge verso questo risultato. Comunque, ne siamo usciti vivi, anche se per un pelo. La scala che stiamo percorrendo adesso è collegata al tunnel ad anello di 27 chilometri, il LHC che è costruito 100 metri sotto il SERN. Queste scale non vengono usate molto. Questa è la via più veloce per arrivare al LHC dalla struttura dove Kurisu era segregata. Sono passati circa 5 minuti da quando abbiamo rotto la serratura e siamo iniziati a scendere. «Haah, haa, haah...». Kurisu ha il respiro affannoso. Il suo passo è più lento rispetto a quando abbiamo iniziato. «Non fermarti, Christina! Presto saremo giunti a destinazione, tieni duro!» «Lo... lo so...!». Sono sicuro che i Rounder di prima hanno smesso di inseguirci. Anche questo, fa parte del Piano B. È la ragione per la quale ho scelto di andare qui anziché in aeroporto. Ma per sicurezza, è meglio non smettere di muoverci finché non raggiungiamo il fondo. E finalmente, la scala che io credevo infinita, termina senza alcun preavviso. Non appena apro la porta metallica senza serratura, essa emette un cigolio. Col respiro affannato e senza proferir parola, la attraversiamo facendo ingresso nel tunnel. Questo è il LHC. Il più grande acceleratore di particelle del mondo. Il tunnel largo 3 metri è rivestito di cemento. Qui dentro non sembra angusto, ma il fatto che non possa vedere come tunnel curva è un po' opprimente. Diversamente dalla tetra scala di emergenza, questo spazio ha effettivamente un'illuminazione che lo rende assurdamente luminoso. Per combattere l'ansia ricorrente, inizio uno dei miei soliti discorsi. «Si tratta dell'Uroboros? O forse della Ruota della Fortuna...?». «Sicuramente sei di buon umore... ma per favore smettila per il momento...». Senza neppure una risatina, Kurisu incrocia le braccia. «Ehi, quante sono le possibilità che ci stiano seguendo?». «Nessuna. Al momento stanno conducendo un esperimento qui». «Intendi l'esperimento della collisione protone-protone». «Quello è solo ciò che vogliono far credere alla gente, lo sai. Un anno e mezzo fa abbiamo scoperto cosa stavano realmente cercando di fare». «Lo Z-Program...». Esperimenti su viaggi nel tempo che comportano l'utilizzo di mini buchi neri. Quelli che hanno compiuto fin dal 2001 sono atti inumani. I soggetti dei test sono vengono compressi in un mini buco nero, indotti ad essere gettati in un tempo casuale del passato. Le loro possibilità di sopravvivenza sono completamente ignorate. «È un suicidio andare nel posto dove sono stati creati i mini buchi neri...! Hai dimenticato i Jellyman Report?» «Come se potessi! È proprio perché li ricordo che ho deciso di andarmene da qui». «Oh, giusto... Ecco perché i Rounder...». Vogliono evitare il pericolo di tramutarsi in gelatina.


Ecco perché l'inaccessibile LHC è la via di fuga migliore. Sono consapevole dei pericoli, ma è necessario assumere qualche rischio per sfuggire ai Rounder. Inoltre, so per certo che un buco nero non può apparire spontaneamente nel tunnel. Se succedesse, il LHC, no - l'intero SERN - sarebbe gettato nel passato, lasciando nient'altro che un cratere. Tuttavia questo non cambia il fatto che sia pericoloso. Il fatto che i Rounder non ci stiamo seguendo ne è la prova. Ho sentito che non è semplice fermare il LHC quando esso è operativo. Ecco perché perché impiegheremo molto tempo nel percorrere questa via di fuga. Improvvisamente sento il telefono vibrarmi in tasca. «Hai un telefono? Il mio è stato requisito quando mi hanno portata qui e da allora non ne ho più visto uno». «Neidhardt è riuscito a fornircene uno di nascosto». «L'ha spedito fin dal Giappone?» «La sua capacità più straordinaria è proprio quella di fare qualsiasi cosa o raggiungere qualsiasi luogo lui desideri soltanto utilizzando la rete». Potrei aver lavorato un po' troppo di fantasia, ma avendo io stesso sperimentato una cosa simile, non fatico a credere che sia in possesso di un potere speciale. Il modo in cui le cose che invia giungono a destinazione è così confuso che non si può fare a meno di pensare che sia così. Oh, dimenticavo che mi stanno chiamando. C'è solo una persona che potrebbe chiamarmi a questo telefono. «Sì, sono io». «Okarin, sei riuscito a trovare Makise-shi?». Come previsto, è Daru. «Si. Procediamo più lentamente del previsto, ma siamo giunti con successo alla fase 3. Com'è la situazione?». «Ne è passato di tempo dall'ultima volta che ti sei comportato in modo così vivace. O meglio, da chūnibyō. Al momento sembra che gli scienziati non abbiano intenzione di fermare il LHC». «Quindi possiamo procedere con la fase 4 come concordato, giusto?». «Se non raggiungerete il punto di ritrovo nelle prossime due ore, le cose si metteranno molto male, amico. Pensi di farcela?». «Se non ce la facciamo è finita. Non c'è spazio per il fallimento. Questo piano alla fine avrà successo e faremo in tempo per il primo giorno del Comima». «Uhihi, certo che sì. Dopotutto le forze trainanti del progresso scientifico sono la guerra e l'erotismo». Chiudo la conversazione ed emetto un gran sospiro. Adesso, il LHC sta conducendo un esperimento dello Z-Program sui viaggi nel tempo. Il soggetto del test è probabilmente un altro essere umano. È sicuramente un altro volontario ignaro, alla ricerca di qualcosa di sorprendente. Al momento non abbiamo l'opportunità di salvare quella persona. Nessuna possibilità di salvarla da quel terribile destino. «Da dove ha chiamato Hashida?». La fronte di Kurisu è imperlata di sudore. È una pessima atleta, proprio come me. «Si è occupato di diverse faccende e ora è già qui, nell'LHC». «Eh? Davvero?». «Sì, sono sicuro che in questo momento stia manomettendo i server per gettare il SERN nel caos».


La ragione dell'assenza di attività dei Rounder potrebbe essere lui. Mentre calmo il mio respiro mi guardo di nuovo intorno. Dietro di noi il tunnel è completamente privo di presenza umana. L'unico suono che raggiunge le nostre orecchie è quello che mi ricorda un brontolio. Anche se si sta svolgendo un esperimento c'è davvero troppo calma. Mi chiedo se questo sia il “consueto” LHC. La cosa che spicca di più nel tunnel è un oggetto simile a un tubo che emette un bagliore argentato. L'intero tunnel di 27 chilometri è stato creato per questo tubo che non è largo nemmeno un metro. Un acceleratore di particelle. Lo chiamano anche tunnel di accelerazione. Questo oggetto che ha una stretta somiglianza con un tubo è la vera forma dell’LHC. Mentre penso ciò realizzo che ho in qualche modo paura di toccarlo. So che è impossibile, ma una parte di me teme che possa esplodere se lo faccio. «Guarda Christina. Proprio adesso, lì dentro, un protone sta accelerando alla straordinaria velocità pari al 99.9999991% di quella della luce». «...Giusto». Kurisu non sembra particolarmente interessata. Ora che la guardo, si tiene lontana il più possibile. Strano. È sempre stata un'irriducibile ragazza amante degli esperimenti e un'energica scienziata con una curiosità senza limiti. La Kurisu che conosco avrebbe già mostrato interesse. Le lancio un'occhiata interrogativa. Kurisu nota che la osservo e sposta velocemente lo sguardo verso il lontano tunnel. «Okabe, non sei spaventato?». «Spaventato?». «...». Quindi in sostanza la sua paura sta vincendo la curiosità. Il fatto che siamo stati vittime di una tempesta di proiettili solo un momento fa potrebbe averla influenzata. «In ogni caso, verso dove ci stiamo dirigendo?». Mi chiede dove dovremmo andare. Fortunatamente per noi c'è una bacheca nelle vicinanze. Il posto dove dovremmo incontrarci con Neidthart è il CMS, una delle piattaforme di osservazione dell’LHC. «Umm... Da dove ci troviamo è quasi dall'altra parte dell'anello dell’LHC. È lontana». «Era il punto di sicurezza più semplice». «Lì non saremo intercettati?». «È il motivo per cui Daru sta hackerando il SERN.» Inoltre, il SERN non è una fortezza. Non c'è un grande numero di Rounder in attesa in ogni angolo. È fisicamente impossibile per loro sorvegliare ogni uscita di sicurezza. Possiamo trarne vantaggio. «Ora dobbiamo arrivare al punto di ritrovo in meno di due ore». «Quanto dista?». «Circa 10 chilometri». «5 chilometri all'ora, eh...? Bene, è una distanza che posso coprire anche solo camminando a passo veloce». «Non abbiamo nessuna certezza che non ci verranno a cercare. Inoltre hai mai corso per 10000 metri?». «No...». Dopo un leggero cenno afferro la mano di Kurisu e inizio a correre. «F-fermo, Okabe! Smettila di tirarmi...!». «Se non ci incontriamo con Neidthart è finita. Dobbiamo arrivare lì il più presto possibile». «Non credo che il mio corpo possa reggere...». «Neanch’io».


Dopotutto, la gamba mi sanguina. La ferita che mi ha inferto il proiettile non è profonda, ma fa ancora un po' male. Ciononostante ora non è il momento di lamentarsi per qualcosa di così trascurabile. «Sei proprio egoista...». Come se avesse perso le speranze, Kurisu scuote dolcemente la testa e smette di lamentarsi. Una riunione dopo un intero anno e mezzo. Ci sono tante cose che vorrei dire. Comunque avremo molto tempo per parlare una volta che saremo scappati. Quasi impercettibilmente continuo a ripetermelo.



[21 Dicembre 2011, Ore 13:32] Il tunnel ad anello dell’LHC è freddo. Nonostante quest'area sia sottoterra, si sente molto più freddo rispetto all'esterno. Comunque il freddo giova al mio corpo accaldato per la corsa. Per me e Kurisu che non siamo molto atletici, correre 10 chilometri è al limite dell'impossibile, quindi dobbiamo sforzarci al massimo. Tutta questa corsa è stata una tortura infernale, con uno strappo muscolare e la gola secca, ma grazie al nostro sforzo abbiamo raggiunto il punto di incontro 30 minuti prima del previsto. «Siamo... troppo veloci... haah, haah...». Kurisu, non più in grado di camminare, cade sulle ginocchia. Anche io, col corpo invaso dall’acido lattico, mi lascio cadere sul pavimento e mi sistemo comodamente. Lentamente guardo cosa c'è sopra le nostre teste. Non ho avuto il tempo per ispezionare il soffitto oscuro e innaturalmente alto. CMS. Avvolta dal silenzio, la postazione di osservazione trasmette una sensazione di alone di mistero. Sembra una specie di altare. Questo è uno dei luoghi per l'osservazione degli esperimenti di collisione delle particelle dell’LHC. Il condotto dell’LHC ha un'altezza simile a quella di un edificio di 6 piani. Al suo centro una visione mozzafiato: una larga unità di osservazione simile a un mandala. Un'ovvia assenza di materia organica e una simmetria perfetta. Vi sono connessi un'innumerevole quantità di fili elettrici simili a vasi sanguigni. Mentre guardava delle immagini dell’LHC, Daru era solito blaterare qualche stupidaggine sul fatto che fosse moe. L’attuale esperimento dello Z-Program si sta svolgendo in un differente punto di osservazione. Proprio ora, il CMS non è nient'altro che un checkpoint per il protone accelerato. Per me e Kurisu, comunque, questo posto è il nostro obiettivo. Proprio come i quasi 10 chilometri di strada che abbiamo corso, questa larga caverna costruita dall'uomo è priva di altra presenza umana. Sembra che Neidthart non sia ancora qui. Anche Daru dovrebbe arrivare. Giusto per averne conferma, prendo il mio telefono e lo chiamo. Per quanto attenda non mi risponde. «Che cosa starà combinando adesso...?». Forse non può rispondere perché si sta dirigendo qui. Non farmi venire l'ansia, maledizione. Chiudo il telefono e decido di richiamarlo fra un po’. Mi avvicino a Kurisu che si regge in piedi poggiando le spalle al muro. Senza pensarci siamo stati in grado di ritagliarci un po' di tempo. Voglio usare questo tempo per parlare con Kurisu. Mentre riprende fiato mi siedo accanto a lei. Lancia un'occhiata al mio viso, ma poi guarda rapidamente dall'altro lato. Vorrei avere dell'acqua per offrirgliela. Purtroppo non ho nulla di così utile. «Che cosa hai fatto in questo anno e mezzo?». «Sono stata segregata, proprio come te». Ogni giorno ci sono stati forniti i soliti tre pasti e ci facevamo il bagno ogni sera. Se eravamo fortunati ottenevamo libri, DVD o perfino un videogioco. Siamo stati osservati dalle telecamere 24 ore al giorno e non potevano contattare nessuno al di fuori del SERN, ma, a parte quello, non c'erano limitazioni per noi. Daru era stato lasciato nella mia stessa stanza ma, anziché aiutarmi a rimettermi in piedi, ha aspettato che ce la facessi da solo.


La stanza in cui eravamo confinati non aveva connessione ad internet, ma in qualche modo Daru è riuscito a contattare Neidthart che avuto un grande ruolo nell'Operation Valhalla. «Ti hanno mostrato gli esperimenti?». «Esperimenti? Che vuoi dire?». «Gli esperimenti sugli esseri umani dello Z-Program...». L'espressione di Kurisu è dolente. «E tu ne hai mai preso parte?». «No...». «Sono stata costretta a guardare. Non solo, ma mi hanno anche fornito una spiegazione dettagliata, come se si aspettassero che prendessi parte agli esperimenti». L'intelletto di Kurisu è estremamente prezioso, perciò è probabile che il SERN lo voglia utilizzare. Daru ha costruito il Microonde Telefonico (Nome Provvisorio) e Kurisu l’ha trasformato nella Time Leap Machine. Io non ho fatto niente. L'unica cosa che ho fatto è stata blaterare stupide fandonie. Questo è il motivo per cui le persone del posto col tempo hanno iniziato a trattarci in modo differente. «Quindi sei stata costretta a guardare gli esperimenti in cui sapevi che il soggetto del test sarebbe diventato gelatina?». «Nessuno dei soggetti prescelti veniva informato dei risultati. Alla maggior parte di loro veniva detto che sarebbero diventati i primi viaggiatori nel tempo della storia». «...». Osservare equivale a partecipare ad un omicidio. Tuttavia Kurisu non poteva fare nulla per salvare il soggetto del test. Quel dilemma dev'essere una tortura mentale. Io... Io non ho subito nulla, non sono stato portato da nessuna parte e non sono stato obbligato ad osservare gli esperimenti. Il valore del mio cervello e di quello di Kurisu sono completamente diversi. Ciò di cui il SERN ha bisogno non sono io, ma Kurisu e il suo travolgente intelletto. Aspetta, perché sono geloso? Sono un idiota? «Ehi, Okabe...». Kurisu non sta guardando nella mia direzione. Avvolta dalla penombra della stanza la sua espressione sembra davvero vuota. Durante questo intero anno e mezzo Kurisu è stata probabilmente l'unica a non aver avuto nemmeno un momento per lasciar riposare la sua mente ed il suo cuore. «Cosa farai se riusciremo a fuggire da qui?». «Dopo aver fatto ritorno ad Akihabara cambierò il passato». Ancora una volta. Cambiando il passato si cambia il futuro. Il cambiamento è qualcosa che io, il possessore del Reading Steiner, posso osservare. «Mayuri dev'essere...». Mayuri dev'essere salvata. L'aver fallito allora nel farlo ora brucia come carburante per la mia motivazione. «Hai trovato un modo per cambiarlo?». Quella domanda mi lascia senza parole. Giusto, non conosco un modo per riuscirci. Al momento tutto ciò che ho sono due cose: la volontà di cambiare il passato. La volontà di salvare un'amica d'infanzia che è morta un anno e mezzo fa. «Se vuoi cambiare il passato allora non c'è bisogno di fuggire da qui». «Cosa?». «Ricordi ciò che ha detto Amane-san?».


La persona che è apparsa sulle discussion board Giapponesi dichiarando di essere un viaggiatore nel tempo proveniente dal futuro, John Titor o Lab Mem 008. Amane Suzuha, una dei miei fidati compagni. «A 23 anni da adesso, nel 2034, l'umanità creerà con successo la prima macchina del tempo. Ad esserne responsabile è il SERN». «E con ciò?». «Se vuoi cambiare il passato allora non c'è bisogno di fuggire da qui». Kurisu ripete nuovamente le stesse parole. «Se davvero desideri cambiarlo allora dovresti collaborare negli esperimenti del SERN». Non credo a ciò che ho sentito. «Sei seria?». «Se salvare Mayuri è tutto ciò che vuoi allora quella è la scelta migliore. Se aspetti 23 anni otterrai un metodo per influenzare Akihabara nel 2010». «Il SERN e i Rounder sono i responsabili della morte di Mayuri». Stringo i pugni per la rabbia. «Non osare dire che dovrei aiutarli!». «Mi dispiace, non volevo dirlo davvero...». Kurisu è visibilmente sconvolta alla mia reazione. Ovviamente so che Kurisu non parla seriamente. Tuttavia non posso fare a meno di infuriarmi. Sorprende perfino me che io, nonostante mi sia arreso un anno e mezzo fa, abbia ancora dentro di me sentimenti simili. «Abbiamo parlato delle possibilità... Il miglior piano d'azione se dai la priorità al salvartaggio di Mayuri è sopprimere tutte le tue emozioni e fare ciò che devi...». «In verità quella sarebbe una decisione logica. Comunque io non sono né logico né realistico». Molto tempo fa ero solito proclamarmi uno scienziato pazzo che non si faceva problemi pur di realizzare i suoi obiettivi. Tuttavia, quando mi ritrovo davanti ad una situazione del genere, sono sopraffatto facilmente dalle emozioni. «Ehi, cosa faremo quando torneremo ad Akihabara?». Kurisu me lo chiede nervosamente. «Hai idea di come salvare Mayuri?». «Creeremo un'altra Time Leap Machine...». «Impossibile.». Kurisu distoglie lo sguardo e scuote debolmente il capo. «Quella era il risultato di una convergenza di coincidenze che qualcuno potrebbe definire miracolo. Non è qualcosa che abbiamo creato di nostra volontà...». «Stai dicendo di voler rimanere qui?!» Grido senza esitazione diventando un po' troppo emotivo. Mi rendo conto che avrei dovuto esercitare un minimo di autocontrollo, ma non riesco a trattenermi. Kurisu non è mai stata così servile e pessimista. Ogni sua singola parola era piena di dignità. È cambiata? Proprio come io sono diventato marcio durante l'anno e mezzo di arresti domiciliari? Non voglio vedere la mia assistente così. «Non potrei mai volerlo... È solo che durante tutto quel tempo ho pensato a molte cose...». Giusto, proprio come me. Cosa è giusto? Sono nel torto? Cosa dovrei fare? Il risultato delle mie riflessioni è stata l'Operation Valhalla. «Suzuha era un membro della resistenza creata da me e Daru. Ha lottato per prevenire il regnare della distopia del SERN. Cosa ha utilizzato per farlo? Rispondi, Kurisu!». Il corpo di Kurisu tremò a causa della mia voce alta e lei si strinse appena nelle spalle. «La macchina... del tempo». «Esatto. La macchina del tempo che io e Daru abbiamo costruito. Era incompleta, ma riusciva ad andare indietro nel tempo. Non D-Mail, non salti temporali, ma viaggio nel tempo fisico, al di sopra di ciò che il SERN poteva fare!».


Possiamo creare una macchina del tempo da soli. Non abbiamo bisogno del SERN. Non abbiamo motivo di restare qui. Non dobbiamo rimanere in questo posto. «Ho cercato di non pensare troppo ad Amane-san...». Tuttavia Kurisu si morde il labbro, come se avesse qualcosa di difficile da dire. Cosa? «Se devi parlare di macchine del tempo allora non dovresti provare ad ingannarmi». Cosa? «Prova a ricordare il 2036 che lei ha osservato». «Osservato?». «Nello specifico le nostre condizioni e quelle di Hashida a quel tempo». «...». Deglutendo appena senza pensarci mi si mozza il respiro. Kurisu si copre il viso con le mani e scuote leggermente la testa. Quell'azione mostra perfettamente quanto stia soffrendo. «Quando penso a qualcosa del genere io... Io semplicemente non so. Non capisco. Lo scorso anno e mezzo ci ho riflettuto, e più pensavo più mi perdevo. Non riesco più a distinguere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato...». Quando alzò lo sguardo notai che i sui occhi erano rossi. Sta piangendo? «Mi sento come se ci stessimo dirigendo dritti verso il futuro di cui Amane-san ci ha parlato». «Stesso futuro?». «La macchina del tempo incompleta che Amane-san ha utilizzato è stata creta da te e da Hashida. Al fine di negare il futuro in cui Mayuri muore e il SERN crea una distopia». «Sì, esatto». «Che ne è stato di quello?». Smettila. «Che ne è stato di Amane-san, della macchina del tempo... e Mayuri?». Smettila. «Ha fallito. Amane-san ha fallito. Non dirmi che hai dimenticato quella lettera...». Non dire altro. Non parlare della conclusione che ho cercato di non vedere! «Non ripeterò nuovamente gli stessi erro...». «Convergerà, Okabe». Sta' zitta. «Nello stesso identico finale». «L'attrattore...». La volontà dell'universo. Il futuro predeterminato. Anche se uno cambia i passi il futuro convergerà verso lo stesso risultato. È come se l'universo stesso decidesse dove ci condurrà il futuro, rendendo tutto incondizionato e assoluto. Ho già vissuto questa esperienza un anno fa, quando ho cercato di salvare senza successo Mayuri effettuando innumerevoli salti temporali e provando ogni possibile soluzione. Allontanarsi dalla convergenza era stato impossibile. È questa l’influenza di un Attrattore. Non l'interpretazione dei molteplici mondi, non l'interpretazione di Copenaghen. Ma la possibilità a cui il mondo è ancorato nel 2036. «È come se per noi gli attrattori fossero delle catene. Continuo a pensare che, nonostante i nostri sforzi, non ci sia alcuna speranza... credo che nemmeno esista un modo per arrivare ad un finale diverso...».


Mentre parla, Kurisu si asciuga gli occhi con le dita. La sua voce è rotta dal pianto. «Credi ancora che sia possibile fuggire da qui? Nonostante tu sappia che sei destinato a fallire resisterai ancora al SERN?». «Io...». «Inoltre anche la sola idea di poter fare un cambiamento potrebbe essere sbagliata... Forse stai fraintendendo le cose perché possiedi quello strano potere, il Reading Steiner. Ma io, no, qualsiasi altro umano eccetto te non può notare i cambiamenti della Linea di Universo. Se è questo il caso, allora non solo il risultato, ma nemmeno il procedimento possono essere cambiati». Il mio potere è un imbroglio. È qualcosa che non deve essere posseduto. «Averlo è l’unica possibilità che ho di portare un cambiamento». Anche se forse mi sto soltanto dando delle arie... Sfrutterò questa opportunità che mi è stata data. «Non posso farmi forza solo grazie a questo». Kurisu si sta deridendo. L’innaturalezza della sua risata nel mezzo di quel pianto isterico è un perfetto indicatore del suo stato mentale. In questo momento Kurisu è troppo agitata. «Il peso del risultato osservato da Amane-san è così grave che riesco a sentirlo mentre mi schiaccia, rendendomi perfino difficile muovermi». L’importanza della Kurisu Makise del 2036 che Suzuha ha osservato... Quello è… «”La madre della macchina del tempo”, eh?» La ricercatrice a capo dello sviluppo della prima macchina del tempo della storia. La principale causa della distopia. Una ricercatrice del SERN. «Se le Linee di Universo convergono, allora non importa ciò che faccio, non posso fuggire da qui. Giusto? D'ora in poi rimarrò qui, a fare ricerche sulle macchine del tempo per oltre 20 anni...». «Nessuno può provarlo». «Ti stai contraddicendo da solo, Okabe. Hai creduto alle parole della cosiddetta figlia di Hashida che è giunta ad Akihabara nel 2010 in una presunta macchina del tempo. Allora devi credere alle sue parole sulla situazione nell'anno 2036». «Non può…». «Il tuo futuro ti è già stato promesso. Devi... accettarlo...». «Il mio futuro...». Morirò tra 14 anni. Suzuha, o John Titor, lo ha predetto. Tuttavia, in questo caso, “predizione” non è la parola adatta. Per Suzuha quella era una verità già accaduta. Non era un'ipotesi, ma un risultato. Tuttavia, ora io... «Non lo accetterò!». Avvicinandomi a Kurisu, la stringo per le spalle e la guardo negli occhi. «Ti stai contraddicendo...». «No, non è vero!». «Ma io non capisco! È venuto prima l'uovo? O la gallina? Dimmelo!». «Le D-Mail, Kurisu. Usandole per influenzare il passato sono stato capace di modificare il presente. Questa è la stessa cosa. Cambiare il passato cambia il futuro». Per “passato” intendo gli eventi che conducono ad una fine. «Proprio in questo momento stanno nascendo innumerevoli finali e con loro i processi che ne segneranno il raggiungimento! Nemmeno Dio o chicchessia conosce la differenza tra le due cose! Questo non è un film o una storia breve, perciò non tutti i puntini sono sulle i!». Non lascerò che il mio futuro sia deciso. Posso cambiarlo. Io lo so.


Ci deve essere un modo per salvare Mayuri. E ci deve essere un modo per cui io non muoia tra quattordici anni. «Ci deve essere un modo per evitare la convergenza. L'intera missione di Suzuha era basata su quel fatto. Per questo è tornata nel 1975». Per sfuggire all'influenza dell'Attrattore, la volontà dell'Universo, bisogna esercitare una qualche sorta di influenza su un grande punto di svolta nella storia. Facendolo possiamo creare una strada completamente diversa. Questo è ciò che ci ha detto Suzuha. Per lei lo strumento necessario era l'IBN 5100. «Anche se lei ha fallito, si può ancora cambiare qualcosa. Questo è ciò a cui credo!». So di star blaterando un mucchio di cazzate su forza di volontà e affini e che Kurisu non approva. Tuttavia, per creare un miracolo, non si può rimanere legati alla sola teoria. «Kurisu, tu che ne dici? Credi o no che sia possibile?». «...». Le chiedo se è pronta. Ho appena affermato la mia risoluzione, ma la sua? Le rivolgo un'occhiata interrogativa. Kurisu, dimmi se sei pronta o meno. «Voglio crederci». Senza nemmeno asciugarsi le lacrime ricambia il mio sguardo. Uno sguardo come quello dei vecchi tempi. Uno sguardo di sfida. Mordente. Penetrante. Tagliente. «Voglio crederci». Ripete la sua risposta ancora una volta e affonda nel mio petto. Senza esitazione la abbraccio. Mentre trema tra le mie braccia le accarezzo gentilmente i capelli e la schiena. Ho sempre desiderato rivederla. Un'amica da cui sono stato separato per un anno e mezzo. Un'amica che ha lottato con me al fine di salvare Mayuri. «Scapperemo di sicuro. Torneremo ad Akihabara». «Portami con te, Okabe... lontano dalla convergenza delle Linee d'Universo». Non lo permetterò. Io... noi sfuggiremo sicuramente a quel futuro. La fuga dal SERN e l'Operazione Valhalla sono eventi decisi da Rintarō Okabe, non dall'Universo.



[21 Dicembre 2011, Ore 15:04] Sono passati cinque minuti dall'orario fissato per l'incontro. Né Daru né Neidthart si sono fatti vivi. Prendendoci per mano io e Kurisu, in silenzio, li aspettavamo con ansia, immersi in quella calma innaturale. È stato proprio Daru a dirci di non tardare. Non solo colui che ha avuto il fegato di dirlo, ma anche il ragazzo che finora ha fatto quasi tutto alla perfezione, Neidthart, è in ritardo. Cosa diavolo significa? Chiamo nuovamente Daru, è già il quinto tentativo. Nessuno dei precedenti aveva avuto successo. «Certo che è silenzioso...». Sussurra Kurisu con espressione serena guardando in alto. Silenzio. L'unica cosa che riesco a sentire è il segnale di chiamata dal mio telefono. Il silenzio è così intenso da darci la sensazione di essere soli al mondo. Perfino il tempo stesso sembra essersi fermato. Ancora una volta mi rendo conto che questo posto è tagliato fuori dal resto del mondo. Dopotutto qui siamo 100 metri sotto terra. Perché Daru non risponde? Che cosa è preso a Neidthart? Perché non sono ancora qui? Per favore, fa che Neidthart non sia stato scoperto e sia nel mezzo di una sparatoria con i Rounder quassù... O forse... sono già fuggiti? No, è assolutamente impossibile che Daru ci abbia traditi. Forse c'è stato un qualche incidente? Ho sbagliato punto di incontro? No, non può essere, questo è sicuramente il CMS. Che altre ragioni potrebbero esserci? Eco improvvise di passi dal suono acuto. Sorpresi, Kurisu ed io ci alziamo appena, in stato di allerta. Chiudo il telefono, terminando così l’ennesimo tentativo di chiamata. Come per stringersi a me, Kurisu si avvicina. La direzione dei passi... I passi provengono dal tunnel di fronte a quello da cui siamo arrivati. C’è una persona, in fondo. Una sola persona. La luce mi penetra negli occhi, perciò non riesco a vedere di chi si tratti. La persona si sta avvicinando. Ci sono 2 cose che posso dedurre da quei passi. Primo, l’andatura con cui si muove è così spensierata da risultare irritante. E secondo, porta delle scarpe coi tacchi. Neidthart è… «Una donna...». A piegare la testa in modo interrogativo è Kurisu, ma non ha detto altro al di fuori di quello. Daru non è con lei... Allora perché non risponde? «Ehi...». Sussurra Kurisu stringendosi a me. A causa del silenzio soverchiante, Neidthart potrebbe aver sentito quel sussurro. Il suono dei tacchi riecheggia per tutto il CMS, che è largo come un palazzo di 6 piani. «Non è troppo silenzioso?» chiede Kurisu.


A giudicare dalla silhouette dell'ombra della donna che crediamo essere Neidthart, non è Giapponese. Sembra anche essere piuttosto alta, probabilmente è della mia stessa altezza. Mentre cammina con grazia indossando una giacca nera e una gonna aderente mi ricorda qualche donna uscita da un film hollywoodiano. È fastidioso che non riesca a vedere il suo viso. Non riesco a dire se sia Giapponese. «Troppo silenzioso? Ovviamente. Adesso dove diavolo si è cacciato Daru?». «Non è troppo silenzioso, Okabe?». È importante, per questo l'ho detto due volte. Ricordando quel modo di dire del web presto maggiore attenzione alle parole successive. «Mentre scendevamo qui abbiamo sentito diversi rumori, ricordi?». In effetti. C'era anche un borbottio intermittente. Ho vagamente ipotizzato che quel suono indicasse lo stato operativo dell'LHC o che si trattasse della ventilazione. Non ho pensato a nulla di diverso. Credevo che non avesse importanza. «Quel ronzio è sparito». «Sparito?». Ascolto con attenzione. Proprio come dice, il suono si è fermato. Non riesco più a sentire quel suono basso e pesante. Com'era quando siamo arrivati al CMS? Riuscivamo a sentire il suono, qui? Non lo so. Non riesco a ricordare. Non ne ero così cosciente. L'LHC dovrebbe essere nel mezzo di un esperimento di collisioni protone-protone dello Z-Program. Dovrebbe volerci un bel po' perché si fermi, perciò perché non riusciamo più a sentire quel suono? «Okabe-san e Makise-san, giusto?» Sono ancora in stato confusionale quando Neidthart comincia a parlarci. «Sono Neidthart, ehehehe, è imbarazzante per me presentarmi con questo nome». La sua voce è calma ed intellettuale, in completo contrasto rispetto a ciò che ti aspetteresti normalmente da qualcuno che ha “Veloce come un fulmine” come pseudonimo. «Sei una donna?». Ancora una volta Kurisu inclina la testa. Quella domanda impedisce alla mia testa di andare in mille pezzi. «Il mio vero nome è Akiko Hiiragi, e, proprio come voi, sono Giapponese». Kurisu dovrebbe riflettere sulla priorità delle sue domande. Che Neidthart sia un uomo o una donna non ha importanza adesso. La vera domanda è perché l'LHC si è fermato! «L'LHC si è fermato... dovrebbe essere impossibile riuscire a disattivarlo così in fretta!». Tirando con forza Kurisu verso di me, scatto verso l'unità di osservazione simile ad un altare che è attraversata dal condotto che si estende dal tunnel dal quale siamo arrivati fino a quello da cui Neidthart è entrata. «Perché l'hanno fermato?». Dopo aver allungato lentamente la mano verso il tubo, lo tocco. L'unica cosa che sento è che la superficie è piacevolmente fresca. Non posso dire se c'è un protone che si muove a velocità simili a quella della luce solo toccandolo. Subito dopo… Le luci che abbracciano entrambi i tunnel sono scomparse. Sembrava come se qualcuno avesse abbassato tutti gli interruttori della luce senza un ordine preciso. Mentre le luci fluorescenti del CMS si spengono, l'oscurità si avvicina... E la luce sta svanendo.


I miei occhi non riescono ancora ad abituarsi all'oscurità, perciò perdo immediatamente la vista. Il rumore dei tacchi si è fermato. «Neidthart? Dove sei? Le cose si metteranno davvero male di questo passo, i Rounder stanno…». «Per favore, si calmi, Okabe-san». Calma e controllata, la voce di Neidthart riecheggia nella curva artificiale. Non ha alzato il tono né nulla del genere, ma l'ho comunque sentita perfettamente. Comunque… Non riesco a dire da che parte arrivi la voce. Il mio senso dell'orientamento è impazzito a causa della mancanza di luce? Non riesco a lasciar andare il condotto che sto toccando. Sento come se l'oscurità potesse consumarmi lo facessi. Dopotutto qui ci troviamo 100 metri sotto terra, vicini al luogo dove vengono generati i mini buchi neri e al quartiere generale delle persone che hanno ucciso Mayuri. «Non c'è bisogno di preoccuparsi, tutto sta andando secondo i piani». Qualcosa in quelle parole sembrava fuori luogo. Come può essere così calma? «Sei davvero Neidthart?». La voce di Kurisu arrivava da più vicino di quanto pensassi. Sentendo la sua presenza allungo una mano verso di lei. «Kurisu?». «Okabe!». Kurisu si getta tra le mie braccia. «Makise-san, lei crede che io non sia Neidthart? Com’è scortese… non ci siamo già forse incontrate sul web, signorina “KuriGohan and Kamehameha”?». Non riesco ancora a capire dove si trovi Neidthart. Tralasciando ciò, cosa ha appena detto Kurisu? «No. Ad ogni modo lo studente che è stato trovato all'incrocio di Shibuya durante la moda degli esper era di sesso maschile». «C'è qualche prova che quel ragazzo fosse Neidthart? Quindi lei è una persona che giudica le persone in base al solo intuito, Makise-san? Questo è oltremodo deludente». Di che diavolo stanno parlando? «Ehi, per favore, dimmelo. Cosa volevi dire con “secondo i piani”? È stato Daru a spegnere le luci? Dove si trova? Non dirmi che è stato catturato...». «Okabe, il modo di fare di questa donna non mi convince…» sussurra Kurisu. «Inoltre c'è la possibilità che i Rounder stiano giungendo qui, fuggiamo il più presto possibile!». Devo anche contattare Daru, e per… «I Rounder sono...», la voce di Neidthart per qualche motivo sembrava divertita. «... già qui». Per un momento non riesco ad afferrare il significato di quelle parole. Abituatisi all'oscurità, i miei occhi riescono finalmente ad intravedere qualcosa che si muove. Mi guardo velocemente intorno. Due luci verdi fluttuano nell'oscurità. No… Non due. Il numero cresce rapidamente. 6... 10... 14... 20... Innumerevoli demoni verdi che giocano nell'oscurità. Quelli sono occhi. Diventando scarlatti, 10 paia di occhi ci fissano. Adesso conosco la vera paura. Un senso di minaccia così grande da non riuscire nemmeno a gridare.


Chi sono da dove sono arrivati non hanno fatto rumore mentre camminavano quelle luci sono visori ad infrarossi probabilmente sono giunti dal tunnel in cui abbiamo corso per quasi due ore sono venuti dietro di noi non se ne sono accorti né Daru né Neidthart se sì perché non ce l'hanno detto il CMS è troppo silenzioso il borbottio dell'LHC si è fermato anche se abbiamo sentito i rumori dei tacchi della donna che pensavamo essere Neidthart non abbiamo affatto sentito la presenza dei 10 soldati che ci seguivano sono venuti in macchina o in bici non abbiamo sentito il rumore di motori o di pedali e nemmeno i passi di loro che correvano non capisco non capisco… «Fareste meglio a non muovervi. In questo momento delle P90 sono puntate contro di voi, perciò se vi muovete non ci tratterremo». Il tono di Neidthart è spensierato. «Rounder!?», Sudore freddo gocciola lungo la mia schiena e la gola mi si è completamente seccata. Anche Kurisu è rimasta senza parole. Gli uomini armati non hanno fatto alcun rumore inseguendoci. Assolutamente nessun suono. Adesso che ci penso, il tempo tra lo spegnimento delle luci e il nostro accorgerci della loro presenza è stato inferiore ai 30 secondi. Ciò significa che... Non ci hanno teso un'imboscata. Quando siamo arrivati qui non ho percepito nessuna presenza umana che si stesse nascondendo. «Erano... proprio dietro di noi?», «Rimanere a circa 500 metri di distanza è più che sufficiente». Neidthart, o Akiko Hiiragi, dice qualcosa di criptico. «A quella distanza non potevate accorgervi di noi per via della curvatura dell'anello dell'LHC». Cosa sta dicendo? All'improvviso il telefono nella mia tasca comincia a vibrare. Qualcuno mi sta chiamando. Chi sia quel “qualcuno” è ovvio. L'unico a conoscere questo numero è Daru. Tuttavia non posso rispondere. La paura di avere puntato contro 10 fucili in questa oscurità accecante mi rende incapace di muovere anche un solo dito. Il suono della vibrazione sta diventando così fastidioso che vorrei fermarlo subito. «Il motivo per cui non vi siete accorti di essere seguiti non è dato dalla vostra incompetenza». Sta parlando come se volesse consolarci… allegramente, con calma e in un modo piuttosto fastidioso. «È piuttosto perché tutti i Rounder sono davvero capaci». «Perciò alla fine tu non sei Neidthart!». Urla Kurisu con voce tremante. «No». L'autoproclamatasi Neidthart, o Akiko Hiiragi, nega quell'affermazione, come se se l'aspettasse. «Io sono lo stesso Neidthart che ha pianificato l'Operazione Valhalla insieme a te e al signor Hashida. Perché non provi a rispondere al telefono?». Il ... telefono? «Okabe, era tutta una trappola...». Tiro fuori il telefono dalla tasca. Nella completa oscurità la luce del display sembra più luminosa del solito. Il numero visualizzato non è quello di Daru. «Adesso capisci?». Le voci provenienti dal mio telefono e dalla bocca di Akiko Hiiragi sono sincronizzate. Sono senza parole. Le mie braccia si stringono attorno a Kurisu senza che me ne renda conto. Non conoscendo la sua posizione parlo al telefono. «Anche tu... sei un Rounder!». «Eheheh». Una risata femminile.


«Bene, dunque, cominciamo l'esperimento». «Esperimento? Lo Z-Program?». «Un esperimento per provare la convergenza delle Linee d'Universo». «Cosa?». Una sete di sangue opprimente. Dei brividi mi corrono lungo il corpo. Tutto ciò non promette nulla di buono. Riesco a sentire i demoni dagli occhi verdi preparare le loro armi. La morte è vicina. È così terribile da darmi la nausea. Le mie dita sono così fredde che potrebbero staccarsi da un momento all'altro. L'atmosfera stessa della stanza sembra essersi congelata. «Kurisu, corri!». Rumori di spari trafiggono le mie orecchie. I flash delle bocche delle armi diventano raggi di luce che squarciano l'oscurità. Con Kurisu tra le mie braccia lascio andare il condotto dell'LHC. Tutto ciò che posso fare è nascondere i nostri corpi. Kurisu grida qualcosa, ma il rumore dei fucili è troppo forte perché possa sentirlo. Un caotico sparare. Colpi che volano in una singola direzione, privi di qualunque traiettoria o ordine. Innumerevoli pallottole fluttuano sopra di noi. Non mi sono mai ritrovato nel mezzo di una battaglia, ma i suoni e le violente esplosioni che scuotono il cuore sono così forti da lasciarmi senza parole... [21 Dicembre 2011, Ore 16.10] Fa male. Fa così male da sembrare che mi siano stati strappati via gli arti. Dov'è Kurisu? Prima di preoccuparmi delle mie ferite concentro la mia attenzione su di lei. È accoccolata tra le mie braccia. «Uh, uhh...». Un leggero gemito mi procura sollievo. Sono così felice che sia viva. «Okabe-san, è vivo?». Non so da quanto tempo ma la luce sta brillando è tornata qui ancora una volta. La silhouette di una donna è in piedi nelle vicinanze. Provo ad alzarmi, ma è impossibile. Il calore si irradia in tutto il mio corpo e il dolore mi trafigge non appena provo a muovermi. In quel momento realizzo di essere ricoperto di sangue. Perfino io sono scioccato di essere vivo in condizioni simili. «Wow, meraviglioso!». Una voce femminile dal tono alto e piena di eccitazione raggiunge le mie orecchie. «È vivo nonostante un gruppo di élite dei Rounder ha seriamente cercato di ucciderla. Erano dotati di occhiali ad infrarossi, perciò non avrebbero potuto mancarla per via dell'oscurità. Ciononostante sta ancora respirando. Non solo, ma non ha nemmeno ferite letali. Non riesco ad alzare la testa per via del dolore, perciò non posso guardare il suo - quello di Hiiragi viso. Riesco a sentire la sua voce, però, ed è spensierata, come se in questo luogo non fosse mai avvenuta una sparatoria. I Rounder che hanno sparato un grande quantitativo di pallottole contro di noi sono fermi a distanza, stringendo i loro fucili. Decorando delle tenute da combattimento grigio ad uso cittadino sembrano dei normali soldati.


«Attrattori e convergenza delle Linee di Universo. Non avrei mai pensato che sarebbero stati così meravigliosi. Va completamente contro il senso comune. Essendo noi scienziati non volevamo davvero credere ad un fenomeno del genere finché non fosse stato scientificamente provato». Ci stavano prendendo per il culo. Lo avevano pianificato sin dall'inizio. E non provano nemmeno a nascondere di essere associati al SERN. «Dopo aver visto questo risultato tutto ciò che mi rimane da fare è credere. Non crede, Okabe-san? Ah, non si preoccupi. Dei medici sono qui in attesa perciò si prenderanno presto cura di lei». Un violento dolore attraversa il mio corpo e la mia mente come corrente elettrica. Mi mordo le labbra per trattenere i gemiti di dolore. «Ci è stato severamente ordinato dal Comitato dei 300 di comprendere la struttura dell'universo. Per questo vorremmo anche scoprire di più riguardo il tuo potere psichico del Reading Steiner». Il rimorso sovrasta il dolore. Mi mordo le labbra così forte da spaccarle, lasciando che il sapore del sangue si diffonda nella mia bocca. Le parole dette dalla donna conosciuta come Akiko Hiiragi. Attrattori e convergenza delle Linea di Universo. Voglio respingere quelle maledizioni. “Il futuro può essere cambiato”. “Cambierò i fallimenti del passato e ripristinerò il futuro”. Comunque, se ciò che è successo qui in questo momento è la realtà... Allora le cose che John Titor ha detto non erano né le fantasticherie di un bambino né cazzate. Questo è ciò che deriva dal dirigersi dell'universo verso un futuro predeterminato. Il fatto che io sia ancora vivo è la prova che il mondo sta convergendo verso il medesimo risultato. Sì, normalmente io sarei morto 2 volte, oggi. Fortunatamente, ad ogni modo, sono sopravvissuto. Entrambe le volte le pallottole non hanno fatto nulla se non colpire di striscio il mio corpo. È davvero fortuna? O forse... Il fatto che io sia vivo in questo momento è solo un evento convergente? Se è vero... Allora non è il risultato della mia morte nel 2025 già deciso? Proprio come sapeva Suzuha. Suzuha è l'unica che ha osservato il futuro. «Perciò... Non posso sfuggire alla causalità?». Non solo il mio. Anche il futuro di Kurisu è già noto. Se è come ha detto Suzuha, allora, finché Kurisu non completerà la macchina del tempo nel 2034, non c'è modo per cui fossa fuggire dal SERN. «I risultati del corrente esperimento sono stati raccolti. Non sarebbe errato definirlo un successo. Voi due - no - tre, includendo il Hashida-san. Grazie per aver collaborato all'esperimento. Permettetemi di spiegare perché abbiamo scelto un modo così poco conveniente di girarci attorno. Abbiamo questa responsabilità». Hiiragi sta ancora parlando. In una maniera così fluente da sembrare che stia cantando e con la sua solita allegria. «Per metterla in modo semplice, rispettiamo il vostro libero arbitrio. Se avessimo provato a piegare la causalità con le nostre stesse mani i risultati degli esperimenti sarebbero stati in qualche modo incerti. Il campione di cui avevamo bisogno era una più pura e naturale occorrenza del fenomeno. Per questo mi sono informata su alcuni dei risultati del futuro tramite Hashida-san. Come il fatto che la sua figlioletta abbia viaggiato indietro nel tempo da 25 anni nel futuro. Non lo metto davvero in dubbio. Dopotutto anche noi stiamo facendo ricerche sui viaggi nel tempo». Sono tenuto prigioniero dalla volontà dell'universo. Qualunque cosa faccia, non morirò per i prossimi 14 anni.


Qualunque cosa faccia, morirò tra 14 anni. Qualunque cosa faccia... Per 23 anni Kurisu farà ricerche sulle macchine del tempo per conto del SERN. Daru verrà ucciso dai Rounder, mentre la sua macchina del tempo sarà ancora incompleta. Suzuha viaggerà nel tempo fino al 2010 e fallirà. Non riotterrò l'IBN 5100. Non posso sfuggire agli attrattori. Mayuri non verrà salvata. «Utilizzando le informazioni della ragazza come base abbiamo manipolato le vostre azioni. Ciò potrebbe essere chiamato manipolazione della causalità e potrebbe gettare qualche dubbio sui risultati sperimentali. Tuttavia, poiché questo non è il 2034, e non abbiamo ancora delle macchine del tempo, questo genere di verifica del piegamento della causalità è in un certo qual modo privo di significato». Nulla cambierà. Nulla è cambiato. Un anno e mezzo fa mi sono arreso per la prima volta. Non importa quanto ci provi, tutto si ripeterà. È tutto inutile. «Il risultato è stato soddisfacente. La convergenza della Linea di Universo impedisce la morte stessa». Non importa quanto ci provi. Proprio come quando non sono riuscito a salvare Mayuri. Nulla è cambiato. «Perdonami...». «È un peccato, ma dobbiamo lasciar andare Hashida-san. Deve tornare in Giappone e avere una figlia. Finché non avremo la nostra macchina del tempo tre 23 anni non vogliamo immischiarci troppo nella causalità». Mentre la donna parla i Rounder sono completamente immobili. Così fermi da sembrare manichini. I loro fucili sono puntati contro di me e le loro dita sono posate sui grilletti. Sono in una situazione in cui potrei morire in qualsiasi istante. «Sono spiacente per il disturbo, ma Makise-san dovrà rimanere con noi. La ragione è piuttosto ovvia, credo. È perché tu sei la futura Madre della Macchina del Tempo. Bene, e lei che mi dice, Okabe-san? Rispetteremo il suo libero arbitrio». Se le Linee di Universo convergono allora non morirò qualunque cosa accada, apparentemente. Le loro armi potrebbero incepparsi, delle travi di acciaio potrebbero cadere sulle loro teste, i grandi e possenti vecchiacci del Comitato dei 300 potrebbero intervenire e dire “Non uccidete quell'uomo”, o le pallottole potrebbero semplicemente ignorare le leggi della fisica e mancarmi completamente. Comunque sia, seguendo uno qualsiasi di questi eventi che appaiono come scherzi stupidi, la mia morte non avrà luogo, non importa cosa pensi al riguardo. Questo fatto è stato appena provato da un esperimento». «Ci piacerebbe davvero fare delle ricerche sul suo Reading Steiner. Se vuole collaborare con noi al riguardo le promettiamo di trattarla con estrema gentilezza. Il Comitato dei 300 la accoglierà a braccia aperte». Comunque sia, questi stupidi scherzi accadranno realmente di nuovo? Mi piacerebbe davvero testarlo un'altra volta. Nelle mie attuali condizioni mi sento così idiota e impotente. Così impotente da voler quasi chiedere loro di uccidermi. «Inoltre ho precedentemente detto che non vogliamo piegare la causalità. Se vogliamo essere fedeli a ciò nel minimo dettaglio, dobbiamo liberarti adesso. In entrambi i casi di Hashida-san e Makise-san, abbiamo scelto di avere il più piccolo effetto possibile sulla causalità, ma quello non riduce lo stesso la possibilità che possano esserci risultati incerti. Vogliamo una convergenza della Linea di Universo più naturale possibile».


Tra 23 anni, non solo verrà creata la distopia del SERN, ma milioni di persone perderanno il loro libero arbitrio. Se non posso opporre resistenza ad un risultato che è già stato deciso cambiando soltanto il procedimento, allora... «Morirà tra 14 anni. Siamo ben coscienti del suo essere una minaccia, ma se seguendo la teoria della decisione, sappiamo che non c'è alcun bisogno di fare qualcosa riguardo a lei. Perciò, per favore, scelga». ...Questo modo di vivere non è privo di significato? Inoltre è così doloroso da non riuscire più a sopportarlo. L'emorragia non vuole fermarsi e la mia visuale si sta facendo sfocata. Sono stanco. Lasciatemi riposare. Ehi, tu. Per favore, uccidimi. Se lo fai, allora quello proverà che il futuro non è deciso. Non penso di poter continuare a vivere senza essere capace di soffocarmi a morte con questi capelli setosi... «Okabe...». Una voce familiare getta un po' di colore sul quel mondo che era diventato monocromatico. «Okabe, ascoltami». Tra le mie braccia Kurisu comincia a muoversi appena. Sembra che abbia ripreso conoscenza. Sotto il mio sguardo Kurisu mi fissa dritto negli occhi. La sua mano tocca con dolcezza la mia guancia. «Rimarrò qui». «Cosa... Uh?». Proprio quando mi ritrovo senza parole, Kurisu, completamente illesa, si alza in piedi come se mi stesse accantonando. «Kurisu!». Mentre giaccio su un fianco, estendo la mia mano. Tuttavia nemmeno le punte delle mie dita la raggiungono. «Grazie. Per avermi fatto da scudo, allora». Arrendendomi, smetto di mettere forza nel mio braccio. «Rimarrò qui». Quasi a volerlo enfatizzare, Kurisu lo ripete ancora una volta e si volta di spalle rispetto a me. In parole povere sta implicando di star accettando la convergenza della Linea di Universo. No, non è che si tratti del suo libero arbitrio. Anche questa è la scelta dell'universo. La nostra volontà non ha importanza. Cercare di fermarla qui è inutile. La convergenza della Linea di Universo è assoluta. È impossibile resistervi. Kurisu ha semplicemente accettato che debole esistenza lei sia. E per questo, mentre vivrà una vita equivalente ad un binario a senso unico, aspetterà semplicemente che la morte già decisa arrivi. Un'esistenza programmata. Perdonami, Kurisu. Ti ho mentito. Ti ho dato false speranze. Non c'è nulla di più crudele di speranze che non possono avverarsi. Questo è il motivo per cui sono dispiaciuto. Non mi importa se mi odi. Dopotutto non sono stato capace di portarti via da qui... «Ehi, Okabe». Con la schiena rivolta verso di me.


Kurisu sussurra. Non sta né guardando me né in basso. Ha la testa tenuta alta. «Ciò che Amane-san ha osservato sono solo frammenti e pezzi». «Uh... Cosa?». Non riesco a capire cosa stia dicendo adesso. «È vero che entrambi i nostri futuri sono stati osservati. Tuttavia quella non era tutta la mia vita. Non è che Amane-san sia stata una costante spettatrice della mia vita. Giusto?». Il tono pieno di razionalità, orgoglio e forza... «Tra il presente in cui io vivo adesso e il futuro che lei ha osservato non c'è altro se non il bianco assoluto». ...è esattamente lo stesso dell'assistente geniale che mi parlava quando ero ad Akihabara. «Possiamo imporci su di esso». Il risultato non può essere cambiato. Il procedimento può. «Te lo dissi allora, no? Che voglio crederci». Fino ad allora Kurisu si era arresa. In quelle condizioni le ho dato dei sentimenti - speranze che non possono essere portate a compimento. «Ho completamente ignorato le teorie perché credevo in te...». Proprio adesso, Kurisu, che ha creduto a quei sentimenti, sta... «Non dispererò più...». Proprio adesso, mentre si volta verso di me, la sua espressione è... «Voglio soltanto che tu continui a dire senza alcuna base che il futuro può essere cambiato...». Quella di qualcuno che sta per piangere... «Rimarrò qui di mia spontanea volontà, perciò vieni a prendermi, un giorno». Piena di solitudine... «È una promessa, Okabe». Un sorriso. Torneremo ad Akihabara. La promessa che ci siamo scambiati qualche ora fa. La promessa a cui ho creduto con sciocca onestà. Voglia di credere. Questa è la volontà con cui Kurisu si oppone a questo mondo. Con questa come supporto, sta andando via da me, e quei passi sono privi di esitazione. Sulla sua schiena posso osservare la determinazione di non lasciare mai che la sua volontà vacilli. Come se ispirato da ciò, riesco ad evitare di scoppiare in lacrime. Questo non è un addio. Finché la promessa dura... Non importa quanto siamo lontani, ci incontreremo di nuovo. Un giorno ritorneremo ad Akihabara. Di sicuro creeremo... Quel futuro... E quel finale.



[29 Dicembre 2011, Ore 16.10] Trovo che il mare Giapponese che non vedevo da un anno e mezzo non sia poi così bello. Neppure il sole che splende alto nel cielo ed illumina piacevolmente questo giorno d'inverno inoltrato riesce a sembrarmi bello. Sono ormai 4 ore che fisso il panorama. Tokyo, Ariake. Sono circondato da una folla di otaku in fermento pieni di buste con sopra raffigurate ragazze di alcuni anime con indosso abiti provocanti. È il primo giorno del Comima. Una fiera che si tiene due volte all'anno. Persino ora, la periferia dell'International Exhibition Hall solitamente deserta, è gremita. Ora che ci penso, l'anno scorso non ho avuto la possibilità di venire qui. Mi lascio sfuggire un sospiro. Ho la spiacevole sensazione di essere osservato. Alzo lo sguardo e noto due uomini in uniforme che mi fissano male da lontano. I Rounder mi stanno controllando. Il loro atteggiamento serve da avvertimento come per dirmi Non fare nulla di strano. Deglutisco al solo pensiero di avvicinarmi a loro. Al SERN, l'Operation Valhalla si è conclusa con il nostro rilascio e la reclusione di Kurisu. Daru si è fatto catturare facilmente. La promessa. Fin da quando siamo tornati dalla Francia, non sono mai riuscito a togliermi dalla mente il modo in cui Kurisu ha sorriso in quel momento. Ciò che ha detto Kurisu allora... Avrà davvero creduto a quello che le ho detto? Oppure ha mentito per convincermi a fuggire? Non riesco proprio a capirlo. Mai prima di allora avevo visto Kurisu giungere ad una conclusione senza considerare le teorie che stanno alla base di essa. Ad ogni modo ha detto che vuole crederci. Perciò, ho deciso anche io di credere sia a lei che alle mie stesse parole di allora. Smetterò di disperarmi. Continuerò a combattere, a qualsiasi costo. Non importa quale sia il mio volere o quello del mondo. Di quello mi preoccuperò quando sarò morto. Adesso, devo soltanto proseguire. Il soffio del vento salmastro fa dolere le mie ferite. Le centinaia di graffi che mi sono procurato durante quella tempesta di proiettili nel LHC non si sono ancora rimarginati del tutto. Sopportando il dolore, estraggo un vecchio orologio da taschino. Nonostante la sua superficie di plastica sia leggermente crepata, esso funziona ancora, continuando a misurare il tempo come ha sempre fatto. «Okarin è sé stesso soltanto quando indossa un camice da laboratorio». Ricoperto di sudore, Daru si avvicina a me stringendo a sé parecchie buste di carta. È sorprendente che riesca ad essere così anche durante questo pungente giorno invernale. Rimetto a posto l'orologio da taschino sospirando. «Da come ti comporti, immagino che tu sia riuscito ad ottenere ciò che desideravi». «Esatto, amico! Il seguito di “Chu☆Chu con Erin”! Ho dovuto fare 3 ore di fila, ma non ho rimpianti! Si è trattato di una vera e propria sfida a quest'era!». «Dannato lolicon». «Smettila di adularmi, amico». Una conversazione inutile e senza senso fra due bastardi. Tuttavia... Un sospiro mi sfugge dalle narici. Ad un tratto, quei sentimenti che cercavo di contenere straripano come un fiume in piena.


Mi rendo conto di essere scoppiato in lacrime senza curarmi degli sguardi di chi mi circonda. «Sei... s-sei proprio un maledetto pervertito, D-Daru...». «N-non sono il solo, amico. È d-dall'alba dei tempi c-che i Giapponesi si comportano da pervertiti». Quando lo guardo, mi accorgo che anche il viso di Daru è ricoperto di lacrime, come il mio. Deve essere uno spettacolo patetico. Dinanzi al Comima, due uomini adulti sono in lacrime e non riescono a controllare il loro tono di voce. Tuttavia, non riusciamo a trattenerci. Per arrivare fin qui abbiamo perso cose davvero troppo importanti. Soltanto un anno e mezzo fa... Conversazioni come questa erano all'ordine del giorno. Ad ogni modo, adesso, è come se si trattasse di qualcosa di insostituibile. «E-ehi, Daru... s-sembra che il nostro f-futuro s-sia quello di fondare un g-gruppo di r-resistenza per a-affrontare i Rounder...». «Sono... hic, s-sono pronto». Vedere il singhiozzare incontrollato di Daru mentre risponde così mi lascia sbalordito. «Aspetta... sei serio?». «È il motivo per cui questo sarà il mio ultimo Comima. Adesso, non ho più rimpianti...». Capisco. Allora anche Daru ci stava riflettendo... a modo suo. «Potremmo non tornare più... hic...sul serio ti sta bene?» «Diverrò il tuo braccio destro e così via, vero...? Ciò significa che agiremo da migliori amici fino alla fine...». «Proprio quello che mi aspettavo dal Super Hacka». «Si dice Hacker». Fissandoci l'un altro con i volti ricoperti di lacrime, ci scambiamo un gran sorriso amichevole. I Rounder ci stanno ancora tenendo d'occhio. Dobbiamo seminarli in qualche modo. Riusciremo a farcela pur essendo così inesperti? «Ehm...». In quel momento, una cosplayer vestita in abiti da maid richiama la nostra attenzione. Ci tende un fazzolettino fissandoci in volto con espressione preoccupata. «Può servirvi?». «OOOH!? Questo è un cosplay... di Real Dream Club! Hhnnnnngh!». Respirando pesantemente col naso, Daru si avventa avidamente sul fazzolettino. Poi, proprio di fronte alla ragazza, si soffia il naso con tutta la forza che ha in corpo. La situazione è diventata alquanto catastrofica... «Voglio essere per tutta la vita Moe Moe ☆ Kyun assieme a te! Ti prego, sposasamiii!». «Ahahah... è un p-pochino...». «Sei una cosplayer famosa, vero? Sei Yuki-chan, giusto?». «Sì, esattamente». «Allora, permettimi di chiederti una cosa». «Non ti sposerò». «Puoi chiedere alle tue amiche cosplayer di radunarsi qui? E poi...». Daru abbassa di colpo il tono di voce. «Vedi quei due laggiù in uniforme? Voglio mostrare loro che il Comima è un evento fantastico». Daru... stai pensando di...? «Chi sono?». «Agenti segreti inviati dal governo. Dei fomentatori di persone con lo scopo di distruggere l'otakuismo ed il Comima». «Perciò sono un pericolo per la cultura otaku». «Puoi darci una mano?». «Lasciate fare a me». La cosplayer di nome Yuki annuisce con un raggiante sorriso in volto. «Radunerò alcune amiche».


«Okie dokie. Fai del tuo meglio!». «Okie dokie? Che significa?». «È un modo gioioso di dire “ok”». «Ehehe~ Credo che inizierò ad usarlo. Okie dokie ♪». Detto ciò, Yuki corre in direzione dell'area conferenze. «Dunque, Okarin...». Daru, fingendo di asciugarsi le lacrime col fazzolettino, mi guarda. «Preparati a correre. Faremo perdere le nostre tracce a quei due». «Non credi di aver messo quella ragazza in pericolo?». «Non penso che siano così idioti da sparare a dei civili in luogo così affollato, amico. Inoltre, le ho solo chiesto di mostrare loro quanto sia bello il Comima». Quindi sostanzialmente, non ricorreranno alla violenza. «Okie dokie». Anche io mi asciugo le lacrime. Sarebbe stato bello usare il fazzolettino profumato con quel delicato aroma floreale, ma ho lasciato il privilegio di farlo a Daru. «Allora, qual'è il nome dell'operazione?». Rimango nuovamente senza parole. Non ci ho ancora pensato, è successo tutto così all'improvviso. «Bene, il nome dell'operazione è...» Cosplayer e ragazzini con macchine fotografiche iniziano a circondare gli uomini in uniforme. Capitanati da Yuki, cominciano a cantare in coro una canzone di un anime. I Rounder sono sopraffatti. «...Valchiria». Annuiamo l'un l'altro e contemporaneamente iniziamo a scattare. La nostra battaglia ha inizio ora. La battaglia per sfuggire alla convergenza delle Linee di Universo, ottenere il libero arbitrio e riprenderci i compagni perduti. Una battaglia che combatteremo per i prossimi 14 anni. «Sembra il capitolo finale di un manga, amico!» «Ti prego, però... risparmiami cavolate varie del tipo “grazie per averci seguito fino alla fine!”». Scattando mentre mi faccio largo fra gli otaku che stanno andandosene dal Comima, pronuncio le conclusive parole in codice che non hanno alcun significato particolare rivolgendomi alla Internal Exhibition Area. «Questa è la scelta di Steins;Gate... El Psy Kongroo».

[Valchiria] Il termine generico usato per descrivere le donne divine che hanno il compito di accompagnare i caduti in battaglia, preparandoli per il Ragnarok e conducendoli al Valhalla.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.