Responsabili WNP Magazine Emanuele Natali Maurizio Ferrari Riccardo Lucietti
Progetto Grafico e Impaginazione Emanuele Natali
Inviati Speciali Maurizio Ferrari Riccardo Lucietti
Principali Collaboratori Giuseppe Intrieri (Macrofotografia)
Hanno collaborato a questo numero Stefano Ronchi, Alfonso Cannavale, Arianna Statuti, Riccardo Lucietti, Maurizio Ferrari, Emanuele Natali, Luca Verducci, Tiziano Salamone, Giuseppe Intrieri
Contatti contatti.wnp@gmail.com
La riproduzione totale o parziale di articoli, foto, illustrazioni è vietata se non autorizzata per iscritto dalla Direzione
La Rivista è Partner di
SOMMARIO
TIZIANO SALAMONE: L’Aquila di Bonelli
pag. 4
RICCARDO LUCIETTI: L’Emozione di uno scatto
pag. 22
STEFANO RONCHI: I Segreti del Maestro
pag. 12
WNP 1° CONTEST: I Vincitori
pag. 30
WNP SHOP: Giacche, Maglie, Pantaloni, Cappelli...
pag. 42
WNP I CORSI
pag. 46
ALFONSO CANNAVALE: I Grifoni dei Monti Nebrodi
ARIANNA STATUTI: L’Arte della Pirografia
pag. 36 pag. 44
RICCARDO LUCIETTI: L’Angolo del Neofita
pag. 48
GIUSEPPE INTRIERI: Il Microcosmo
pag. 62
SPECIALE WNP: Il Gruccione
pag. 56
Aquila di Bonelli
L'Aquila delle campagne siciliane
Il traffico di specie protette di Luca Verducci
Le indagini svolte dal CITES, sezione investigativa del Corpo Forestale dello Stato, hanno evidenziato la presenza di una struttura radicata sul territorio italiano dedita al commercio di rapaci. Falco Pellegrino (Falcus peregrinus), Falco Lanario (Falco biarmicus), Poiane (Buteo buteo), Poiane codabianca (Buteo rufinus), Aquile miniori (Hieraaetus pennatus) oltre la già citata Aquila di Bonelli (Hieraaetus fasciata) ma anche vulturidi come Capovaccaio (Neophron percnopterus) e Gipeto (Gypaetus barbatus), finiscono nella rete dei bracconieri. Basisti, corrieri, specialisti nella documentazione falsa, ricettatori ed acquirenti. Sono queste le figure che compongono la pi-
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Sono davvero felice di potervi mostrare queste foto, che ad oggi sono sicuramente quelle a cui tengo di più da quando, circa 3 anni fa, ho iniziato ad appassionarmi alla fotografia naturalistica. Non certo per la qualità della foto, sicuramente migliorabile, considerata l'enorme distanza di scatto per evitare di disturbare i soggetti. Neppure per la scena, non è raro infatti vedere una taccola (massima apertura alare 70 cm) che infastidisce o quanto meno ci prova, un rapace molto più grande di lei (max apertura alare 170cm)... sebbene non riesco a non pensare che serva proprio un gran coraggio per mobbare un'aquila! Il motivo per cui invece amo così tanto questi scatti è il
di Tiziano Salamone
soggetto: l’Aquila di Bonelli (Hieraaetus fasciatus) e ciò che essa rappresenta per un fotografo naturalista e più in generale per chiunque ami la natura. L’Aquila di Bonelli è infatti una specie in serio pericolo estinzione: in Sicilia resiste l’ultima popolazione italiana (ormai si contano solo una trentina di
coppie), mentre nel resto d’Italia è già scomparsa. Il Progetto Aquila di Bonelli nasce per la conservazione e tutela di questa specie, che presenta un tasso di mortalità giovanile già molto alto intorno al 90%. Se alle morti per cause naturali si aggiunge il fenomeno del bracconaggio, che ha colpito seriamente questa specie, si capisce l'importanza di questa iniziativa per la biodiversità mondiale. Il mercato della falconeria e del collezionismo spingono i bracconieri a recarsi nei siti di nidificazione, calarsi sulle pareti con delle
corde e depredare i nidi dell'Aquila interrompendo il ciclo naturale di vita. Questo splendido rapace rappresenta una Ferrari per i commercianti di specie protette: unisce infatti le caratteristiche di un Astore a quelle di un'Aquila, unitamente alla sua rarità, facendo lievitare il prezzo sul mercato nero fino a 15,000€. Un mercato di specie protette in forte crescita, sta trovando nel collezionismo di rapaci nuova linfa. Domanda che si estende fino agli Emirati Arabi. Una volta rubati i giovani rapaci vengono "ripuliti" (loundering), ovvero gli viene affiancata tutta la documentazione CITES falsa (del valore intorno ai 2,000€), proveniente principalmente da esemplari morti, la quale attesta la provenienza da un sito di riproduzione in cattività. Una volta effettuato questo procedimento e sostituito l'anello identificativo, l'animale può essere allevato e cresciuto per la falconeria, il che fa lievitare ulteriormente il prezzo di altri 2,000€. Per contrastare questo vasto traffico di pulcini, che ogni anno venivano trafugati dai nidi, nel 2011 è nato il Coordinamento Tutela Rapaci Sicilia composto da volontari appartenenti a varie associazioni ambientaliste: CABS, EBN Italia, FIR, Fondo Siciliano per la Natura, LIPU, MAN, WWF. Il Coordinamento svolge molteplici attività di studio e monitoraggio del rapace emblema delle campagne siciliane. Oltre all'attività di controllo dei siti di nidificazione - compito svolto dai volontari provenienti da tutta Europa - per scongiurare il furto di pulli, il Coordinamento si occupa dello studio della specie durante tutto l'anno. Sono fondamentali per la sopravvivenza della specie una approfondita conoscenza del territorio, delle disponibilità delle prede e dei mutamenti apportati dall'uomo nelle campagne siciliane. Fra le attività svolte sul territorio i membri verificano la presenza di altri siti di nidificazione, raccolgono borre e piume per lo studio del DNA, confrontano dati con le annate precedenti. Grazie alla perseveranza ed al contributo di tutti i volontari del Coordinamento ed attraverso il monitoraggio ed il controllo (anche a tempo pieno per i siti più a rischio), molte coppie in questi 3 anni sono riuscite a portare all’involo giovani aquilotti. Queste prime foto sono state scattate proprio durante i turni di sor-
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ramide del mercato di rapaci selvatici. Vediamo i loro compiti. I basisti sono persone del luogo, con o s c o n o perfettamente i siti di nidificazione, se controllati da volontari o dalla Forestale sanno gli orari in cui muoversi, hanno conoscenza generica ma sufficiente per la cura dell'animale. I ruoli di basista e corriere possono coincidere, come dimostrato dall'ultima indagine del CITES denominata Bonelli-2. Il soggetto che ha effettuato il furto dal nido si è occupato anche del trasporto dell'animale fuori dalla Sicilia, in particolare dopo avere raggiunto Catania in aereo da Torino, il bracconiere si recava al sito di nidificazione di Aquila di Bonelli. Dopo aver preso i due giovani ritornava in Piemonte con un treno, portando le aquile dentro una scatola. Un mezzo di trasporto che gli ha permesso di eludere i controlli che avrebbe rischiato in mac-
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veglianza effettuati quest’anno, più precisamente il primo giorno. Era la prima volta che vedevo quella coppia, gli adulti volavano bassi e si facevano ammirare in tutto il loro splendore, quasi a ringraziarmi per la mia presenza e a volermi dare il loro benvenuto. Da allora sono tornato più volte in quel sito per la sorveglianza, ma non sono più riuscito a vederle così vicine, del resto avevano altro a cui pensare, dovevano sfamare due giovani aquilotti ansiosi di crescere e impazienti di spiccare il primo volo. In questa foto invece si vede il secondo dei due giovani aquilotti involati da quel sito, proprio pochissimi giorni dopo l’involo. Era ancora un po’ impacciato, faceva solo piccoli voli e non essendo ancora capace di cacciare, scrutava l’orizzonte in attesa che i genitori por-
tassero qualche preda. Purtroppo non tutti gli aquilotti sono stati così fortunati. A causa del ridotto numero di volontari, è logisticamente impossibile sorvegliare tutti i campi 24 ore al giorno, tant’è che anche quest’anno, l’8 maggio, da un sito in provincia di Agrigento, sono stati depredati due giovani di aquila ormai quasi pronti all’involo. Fortunatamente i due giovani aquilotti trafugati, sono stati ritrovati dopo circa un mese, nei pressi di Alessandria dal CITES (Divisione Investigativa del Corpo Forestale dello Stato). Grazie alla pronta segnalazione del furto da parte dei volontari impegnati nel campo di sorveglianza, sono state avviate le
indagini in tempo utile. Purtroppo uno dei due giovani aquilotti è stato ritrovato morto mentre l’altro, ribattezzato Leo, sottoposto ad un breve periodo di riabilitazione presso il Centro recupero fauna selvatica della LIPU a Ficuzza (Palermo), è stato liberato il 29 giugno e restituito così alla vita selvatica ed ai suoi genitori naturali, i quali incredibilmente l’hanno accolto positivamente, come se non si fosse mai allontanato. La tecnica impiegata denominata Hacking, consiste nel riportare l'animale al suo sito di nidificazione originario. Qui viene inizialmente seguito dagli esperti per monitorare le primissime fasi riadattamento all'ambiente naturale, fornendo anche una parte del fabbisogno alimentare. Il grande risultato ottenuto dal Coordinamento in termini di conservazione, comportamento di un animale selvatico e di reintroduzione è legato all'atteggiamento degli adulti nei confronti del figlio ritrovato al nido dopo più di un mese. In letteratura non si erano ancora registrati comportamenti di questo genere dell'Aquila di Bonelli. Il giovane è stato subito protetto dalla madre ed accettato anche dal padre. Tutti e tre hanno così potuto completare il cammino di Leo verso la libertà. Adesso potrà essere solo la Natura a decidere il suo futuro. Il successo di questa brillante operazione (portata avanti dal Cites in sinergia con la Magistratura) e
la conseguente delicata liberazione (progettata dagli esperti del Coordinamento Tutela Rapaci Sicilia) porta così a 26 le Aquile di Bonelli nate questa primavera e libere di volare per i cieli della Sicilia. E’ dunque essenziale che i Distaccamenti della Forestale siciliana e l’Azienda Foreste demaniali facciano la loro parte affiancando i volontari in questa lotta impari nei confronti del bracconaggio. Anche se forse l’unico modo per poter definitivamente salvare questa specie è rendere illegale anche la semplice detenzione, quanto meno degli animali più a rischio quali appunto l’Aquila di Bonelli ed il Falco Lanario che trova in Italia la quasi totalità della popolazione europea. In questo modo si potrebbe arrestare la razzia dei nidi ed il conseguente commercio illegale di queste specie rare, in modo da scongiurarne l’estinzione prima che sia troppo tardi.
Caratteristiche L’aquila di Bonelli (Hieraaetus fasciatus) prende il nome da colui che per primo la identifico: il naturalista italiano Franco Andrea Bonelli (1784-1830). E’ un’aquila dalle dimensioni medio-grandi: 55-65 cm in lunghezza e 150-170 cm di apertura alare(con la misura minore per i maschi che sono circa
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china o in aereo. Un metodo talmente semplice che ricorda lo stile dei grandi boss mafiosi. Ad Alessandria, nel casale dove risiedeva il bracconiere sono stati sequestrati documenti CITES provenienti dall'Olanda, un kit per la realizzazione di anelli non autentici e diversi rapaci pronti per essere immessi sul mercato nero. Una volta prelevato dal sito il rapace ha bisogno di una documentazione falsa, attestante la provenienza da un riproduttore autorizzato di cattività. Qui subentrano i falsificatori di documenti, materiale che può raggiungere i 2,000€ come nel caso di un CITES falso di Aquila di Bonelli. Effettuato il processo di loundering (le attività atte a cambiare l'identità dell'animale) e dopo aver sostituito l'anello identificativo, l'animale è pronto per il mercato della falconeria e del collezionismo. Si sono registrati anche casi in cui i rapaci, dopo essere usciti dall'Italia sono ritornati nel
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l’ 11% più piccoli delle femmine).
Habitat e abitudini Oggi la sua presenza è rara,è sicuramente uno dei rapaci più difficili anche da proteggere. Come molti rapaci è assai delicata ed esigente nella scelta del suo territorio che, oltre ad avere una buona quantità delle sue prede, deve avere anche una geografia adatta al suo stile di caccia. Pareti rocciose per la nidificazione ed ampi spazi di caccia con radure aperte dove potersi lanciare per poter cacciare. Raramente sceglie luoghi vicini alla presenza dell’uomo che è, direttamente o indirettamente, la causa della sua continua diminuzione. La sua diffusione copre l’area del Mediterraneo con una predilezione per la Spagna (Andalusia, Estremadura e Castilla-La Mancha) paese con il più alto numero di coppie nidificanti edove da alcuni anni la loro presenza è attentamente monitorata attraverso alcuniprogetti di tutela ed in alcuni siti anche grazie ad un programma di supporto dell'alimentazione. In numero minore è presente anche in Francia, Portogallo, Grecia. Le stime parlano, comunque, di un calo annuale del 20% su tutto il Mediterraneo. La sua area di diffusione non è solo in Europa ma anche in Africa ed Asia con 2 sottospecie distribuite in Iran, Arabia, Oman, Turkmenistan, India, Cina meridionale e Pakistan. Una sottospecie vive sulle isole della Sonda. L’unico posto al mondo dove, pare, sia in ascesa è a Hong Kong. Gli adulti sono generalmente sedentari, mentre i giovani (all’età di 3 anni) compiono grandi spostamenti alla ricerca di aree di riproduzione e con minore concorrenza, lasciando il loro areale d’origine alle coppie più anziane. Riproduzione Le coppie rimangono unite per tutta la loro vita e, general
mente, usano lo stesso nido tutti gli anni, aggiornandolo,nel periodo tra dicembre e gennaio,per la nuova covata. In que-
sto particolare periodo capita di assistere ad una parata (usuale in molti altri rapaci) dove uno dei due partner, durante il volo, lascia cadere un ramo, scelto per l’ammodernamento del nido, e l’altro lo coglie in volo Il nido verrà difeso caparbiamente anche contro attacchi di uccelli più grandi (come l’aquila reale e il grifone). In natura, si stima, possa vivere fino ad un età di circa 30 anni e la sua riproduzione (non è regolare per tutti gli anni) varia con covate da 1 uovo fino ad un massimo di 3 uova, abitualmente però vengono deposte 2 uova. Non tutte le uova vanno a buon fine. Solo le coppie più esperte ed anziane possono portare a termine con successo una covata di due piccoli. Tra le cause di mortalità dei pulli, oltre all’uomo, concorrono la carenza di cibo, malattie, nonché incidenti dovuti ai tralicci della corrente elettrica. La covata dura circa 37-40 giorni e successivamente i genitori continueranno ad alimentare i piccoli al nido per un periodo di circa 55-70 giorni. Alimentazione Se la femmina non è occupata nella
cura dei piccoli capita frequentemente di notare che i due partner caccino in coppia con strategie anche molto elaborate per distrarre la preda. Le prede abituali sono lepri econigli ma anche uccelli quali piccioni, colombacci e pernici. nostro paese con tutta la documentazione che accertava la provenienza da un riproduttore di cattività autorizzato. Purtroppo nel 2013 sono ancora molte le amministrazioni (Regioni, Province e Comuni) che finanziano degli improbabili spettacoli medioevali o esibizioni di rapaci. Ma dei segnali ancor più negativi arrivano dal mercato del collezionismo che si estende nel nord Europa, Austria, Germania, Olanda, Belgio, Gran Bretagna fino agli Emirati Arabi. Persone che detengono animali in gabbia come status simbol o per semplice "piacere" di avere un animale raro dentro casa da poter mostrare ed esibire durante feste o fiere. Il mercato finale dei rapaci selvatici coinvolge anche gli Zoo, spesso ignari della provenienza dell'animale raro. Una soluzione proposta dal Coordinamento Tutela Rapaci Sicilia, riguarda la possibilità di effettuare l'analisi del DNA sugli animali detenuti in cattività. Questo consentirebbe, unitamente alla certificazione CITES, di avere un riscontro attendibile ed assolutamente inconfutabile che determina l'identità e la provenienza dell'animale controllato. Altra soluzione più drastica ma ugualmente efficace è quella di vietare definitivamente la detenzione dei rapaci, quantomeno quelli a più alto rischio estinzione. Diventa centrale per la conservazione della biodiversità il lavoro congiunto delle forze di polizia del Corpo Forestale dello Stato ed in particolare del CITES, in collaborazione con le associazioni che operano sul territorio italiano. Da anni si aspettano segnali forti anche a livello legislativo per debellare la piaga del bracconaggio e pene più severe per chi compie questi veri attentati alla biodiversità.
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S T E F A N O R O N C H I
“I Segreti del Maestro” S
pesso nella vita si diventa seguaci di persone, persone che grazie ai loro segreti, sono in grado di diventare grandi uomini. Stefano Ronchi è così, un grande uomo, che grazie ai suoi “Frammenti di Natura”, è la colonna portante della fotografia naturalistica italiana. Nei suoi scatti c’è molto di più di una semplice foto, il suo istogramma è colmo di emozione, passione, amore, conoscenza, studio; ma esiste anche un segreto, quello che lui stesso chiama la dignità dell’animale, questo lo rende unico e inconfondibile, si unico! Perché non c’è una persona al mondo, che non sia venuto a contatto con uno scatto del maestro Stefano Ronchi.
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...A TU PER TU CON STEFANO RONCHI...
Ciao Stefano, è un vero piacere averti con noi, tutto lo staff WNP Megazine, ti ringrazia per questa intervista; non capita tutti i giorni di lanciare la prima edizione di un nuovo giornale naturalistico con l’incontro di un fotografo di rilievo come te!
Maurizio: Quando ti sei avvicinato per la prima volta al mondo della fotografia? E come hai capito che la “naturalistica” sarebbe stata per te il genere più amato?
Stefano Ronchi: L’approccio alla fotografia in termini più “importanti” risale al luglio 2007, allorchè ho dovuto smettere le competizioni in mountain bike per problemi di salute e, per continuare a frequentare quell’ambiente, ho deciso di acquistare una macchina fotografica al fine di immortalare le gesta di quegli amici. Vivendo vicino all’Adda l’approccio alla fotografia degli animali e degli uccelli (cigni) in particolare è stato abbastanza naturale. La possibilità di coniugare l’amore per gli animali con la crescente passione per la fotografia ha poi fatto si che questo diventasse il genere più amato.
Maurizio: Cosa rappresenta per te fotografare animali? E qual è l’emozione più intensa che hai provato nella tua carriera fotografica?
Stefano Ronchi: Per me fotografare gli animali significa, conferire dignità all’animale. E con questo termine ritengo l’esaltazione delle caratteristiche peculiari di ognuno di essi, dal più piccolo al più maestoso, l’eleganza, la forza, la velocità, la leggiadria. Mi piace “congelare” il movimento dell’animale per vedere cristallizzato quello che l’occhio umano non riesce a percepire a velocità normale. Quello che cerco è di ricongiungere l’anima degli animali a quella degli uomini. In questo senso l’emozione primaria è la scoperta di quella serie di comportamenti e di atteggiamenti che prima non avresti mai notato. La fotografia naturalistica non si può esprimere compiutamente senza lo studio aprioristico del comportamento dell’animale, conoscenza da farsi o attraverso la documentazione o lo studio dei soggetti nel loro ambiente. Per questo già “vivere” a contatto con qualsiasi di questi esseri è di per se un’emozione intensa. Credo comunque che fra tutti gli incontri fatti quello che più mi ha emozionato è stato stare due ore nei pressi di una tana a contatto con una volpe nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. Una esperienza per me unica.
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Maurizio: Tutti i tuoi lavori sono un inno alla vita animale, come riesci a dare una forma cosi perfetta ed emozionante ad ogni tuo scatto?
Stefano Ronchi: Credo che ogni fotografo si rifaccia a qualche modello che lo ha preceduto. Io ho sempre ammirato la “pulizia” degli scatti di Ronnie Gaubert. Adoro il suo modo di mettere in risalto la figura del soggetto principale a discapito dello sfondo. Ma lo studio delle sue immagini mi ha permesso altresì di attribuire una immensa importanza alla gestione dello sfuocato di ogni scatto. Questo contribuisce a cercare la migliore posizione per poter effettuare uno scatto. Il fatto di scattare, talvolta, in oasi aiuta anche molto.
Maurizio: Riguardando un tuo scatto in particolare, ti è mai capitato di commuoverti ?
Stefano Ronchi: Si alcune volte si. Capita che, dopo aver finito la post produzione, di una immagine rimango dieci/quindici minuti a fissare una immagine. Questo non significa che l’immagine sia particolarmente bella o che abbia un grande valore. Spesso ha solo un significato simbolico perché ti ricorda il prima ed il dopo di quello scatto. Istanti che non saranno mai
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Maurizio: Arriviamo alla domanda più importante, quello che per noi è il tuo ”Segreto,” …nella tua biografia metti in risalto la dignità dell’animale e la sua contestualizzazione nell’ambiente in cui vive. Ci domandiamo, è questo che contraddistingue il tuo modo di fotografare? E come fai a conciliare in modo fotografico questi due importanti valori?
Stefano Ronchi: La fotografia, in qualsiasi genere si manifesti, è comunicazione. Nasce dal bisogno di manifestare all’osservatore quello che tu vuoi esprimere in quell’istante. L’avvicinamento alla fotografia naturalista è stato, per me, anche una forma di denuncia verso il trattamento che spesso si riserva al mondo animale. Io credo infatti che una immagine possa avere una forza dirompente nei confronti di chi si ferma ad osservare. Se riesco con una immagine a far capire alla gente, la dolcezza, la forza, la maestosità di un animale, in altri termini il concetto di bellezza per la quale tutto diventa armonia , allora questi difficilmente sarà portato a far del male ad un animale. Questo vorrei che fosse la base della mia fotografia e che spero di riuscire a trasmettere.
Maurizio: Se avessi la possibilità di crearti un posatoio “personalizzato”, quali soggetti non escluderesti mai? E perché?
Stefano Ronchi: Ci sono due soggetti, fra quelli che posso trovare nelle zone dove abito, che mi hanno sempre affascinato: il martin pescatore ed il gruccione. Li adoro per l’arcobaleno di colori con cui sono dipinti, con quella livree dalle tonalità azzurre verdognole del primo all’arancione al giallo ed all’azzurro del secondo. Sono esaltato dalla sfida di fermarne il movimento vista la loro velocità, di catturare l’istante esatto in cui toccano il pelo dell’acqua o si scambiano al volo la preda fra maschio e femmina. Maurizio: Fotograficamente hai un sogno che vorresti ancora realizzare?
Stefano Ronchi: Ci sono due viaggi fotografici che vorrei poter fare nel breve periodo: uno in Camargue per poter fotografare i cavalli autoctoni correre fra spruzzi di acqua, ed il secondo in Canada quando gli orsi si cibano dei salmoni che risalgono la corrente per andare a morire dopo aver deposto le uova. (Intervista curata da Maurizio Ferrari)
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SOLO CON
Magazine
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L’Emozione di uno scatto
i stava levando l'alba tra le vette fredde del Parco Nazionale d'Abruzzo quando Riccardo gustava la sua colazione ancora con i piedi infreddoliti dalla notte. Il pensiero in lui era di concludere la giornata con uno scatto che gli avrebbe regalato un ricordo indimenticabile, un marchio a fuoco che l'avrebbe scosso ogni volta che la sua mente avesse rispolverato quella giornata di assoluta Natura. Indossata la mimetica d'ordinanza, accomodati i calzari induriti dal freddo, si incamminò sugli altopiani rasati dalla rugiada per arrivare alla faggeta dove probabilmente avrebbe potuto scattare
di RICCARDO LUCIETTI
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un ricordo indelebile. Dopo la preparazione dell'attrezzatura ed una minuziosa scelta del luogo dove appostarsi con un capanno mimetico cosparso di foglie per non essere visto dagli animali, la giornata trascorreva lenta e le lancette dell'orologio sembravano correre una staffetta senza fine. In lui l'attesa dell'appostamento mescolata all'adrenalina dell'improvvisata che tardava a verificarsi, diventava sempre più veemente quanto più la giornata giungeva al termine col calar del sole. Suoni, rumori del bosco e l'incessante canto degli uccelli gli tenevano compagnia…ma…la voglia di uscire fuori allo
scoperto e saggiare l'aria in cerca del sospirato scatto era troppo forte. Pensava dopo aver settato la propria Reflex con i tempi di scatto e la priorità di diaframma consoni per la luce e le condizioni che si stavano delineando, di abbandonare la tenda che lo aveva visto per la maggior parte della giornata chiuso ed immobile, per iniziare una ulteriore avventura direttamente a tu per tu con il destino che si sarebbe prospettato. Un po' sconfortato e rassegnato a riportare la Reflex a casa priva di foto, si mise a camminare a mezza costa per incontrare quello che lo avrebbe reso felice. Cavalli, Muli, Mucche allo stato brado lo guardavano con circospezione quasi a domandarsi cosa diavolo stesse facendo li con quello strano strumento bianco e nero in mano, dall'ingombro considerevole. Il sole aveva tinto la sagoma del bosco di color arancio e gli alberi scolpivano lo sfondo dell'anfiteatro di pascolo con nette ombre diaboliche causate dai rami ritorti. La stanchezza stava prendendo il sopravvento di Riccardo, quando improvvisamente come un fantasma macchiato nel suo candore, dinnanzi ai suoi occhi apparve un maestoso Cervo rosso maschio che spezzava, camminando, il suono lontano dei campanacci dei bovini al pascolo. Riccardo rimase incredulo alla vista di un animale così grande che era dinanzi a lui a pochi metri, solo pochi metri di erba brucata li separava…null'altro. Tempo di realizzare cosa stesse accadendo l'animale si fermò, in piedi, teso, con il palco ben portato ed il capo rivolto verso il suo scopritore…Le narici dell'animale erano dilatate al massimo
di EMANUELE NATALI
per captare nell'aria l'odore del fotografo che veniva portato via veloce dalla brezza a suo favore e le orecchie del Cervo erano come radar attente a codificare il brusio emesso dalla mimetica di Riccardo quando lentamente scendeva sulle sue ginocchia per diminuire il disagio all'animale. In lui solo in battito cardiaco si poteva percepire… tutto era statico, congelato in un fermo immagine durato pochi secondi travestiti da ore. Il solo pensiero che Riccardo formulò, fu quello di scattare a raffica un marchio che non avrebbe più cancellato dalla sua vita. Il crocino di messa a fuoco era verde in mezzo agli occhi fissi del poderoso animale ed il dito indice premette il tasto di shoot della macchina fotografica, che obbedì al comando scaricando una raffica di Raw. All'udire quello strano rumore, il Cervo girò di scatto il pesante capo armato da un bellissimo placo e caricò sulle sue zampe anteriori la forza necessaria per porsi più in alto e studiare bene cosa stesse accadendo. I pensieri nella mente di Riccardo erano diventati pedine riposte in un cassetto, il respiro era sospeso per non creare vibrazioni inutili, tutto il corpo era teso a non spaventare né urtare una opportu-
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nità così unica. Rimasero a scrutarsi con le potenzialità che entrambi possedevano; capaci forse delle proprie scelte ma che, al momento, non misero in atto rimanendo legati a vista dal timore di fare la prima mossa. L'esigenza di un maschio adulto di Cervo di proteggere il suo harem di femmine e quella di un fotografo che voleva pordi EMANUELE NATALI tare a casa un ricordo indimenticabile. Nei secondi che la macchina fotografica memorizzava la figura
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elegante del sovrano dei boschi che lentamente, con leggerezza, abbandonava la scena per tornare alla propria vita, in Riccardo rimase quell'emozione di uno scatto che solo la sua perseveranza e voglia di poter bussare alla porta della Natura, gli aveva dato. Felice di quanto quell'espressione di tanta forza gli era rimasta impressa nella memoria, Riccardo si incamminò sui suoi passi verso la fine di una giornata che, per sempre, rimarrà incisa nel suo cuore e impressa nella mente. Ci si può emozionare con poco, anche solo con uno scatto! L'importante è apprezzare tutto ciò che ci viene concesso e capire che la felicità non dipende dal cercare di colmare ciò che ci manca, ma dal buon uso delle cose che abbiamo.
(Testo: "Racconti dell'emozione di uno scatto" di Riccardo Lucietti)
(Foto di Emanuele Natali e Riccardo Lucietti)
di EMANUELE NATALI
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Il libro di fotografia naturalistica I Grifoni dei Monti Nebrodi - Fotoreportage naturalistico dalla Sicilia, da pochi mesi è disponibile in alcune librerie italiane ed è anche commercializzato su Internet da bookshop internazionali. Questo volume è la recente pubblicazione editoriale di Alfonso Cannavale, medico veterinario e fotografo naturalista che ha deciso di percorrere la strada dell’autoedizione per potersi garantire una gestione editoriale indipendente dei propri lavori. L'Autore di questo pregevole libro vive e lavora a Napoli e si occupa di fotografia da circa trent’anni, ha realizzato numerose immagini per pubblicazioni e documentazioni scientifiche in particolare riguardo la fotografia al microscopio ottico in parassitologia ed ematologia clinica; attualmente lavora esclusivamente in digitale ed il suo impegno è principalmente rivolto alla fauna selvatica italiana. Alfonso ci riferisce che "I Grifoni dei Monti Nebrodi" iniziò a nascere a poco a poco, proprio nell'estate di due anni fa quando, dovendo scegliere dove recarsi per le ferie, fu at-
tratto, consultando Internet, da un sito che riportava interessanti note sulla reintroduzione dei Grifoni in Sicilia dopo anni dalla loro estinzione; fu così che l'amore per la natura lo spinse a trascorrere le vacanze facendo qualche scatto fotografico ai Grifoni reintrodotti. Nel libro l'Autore descrive anche fotograficamente il paesaggio e le maestose ed incantevoli Rocche dei Monti Nebrodi che fanno da sfondo al volo di questi magnifici avvoltoi. Iniziò così l'avventura che lo vide immergersi completamente nel suo lavoro fino a diventare tutt'uno con il mondo dei Grifoni, da allora fece ben 11 viaggi in Sicilia per un totale di 5 mesi di soggiorno con 1300 ore di lavoro in postazione. Il fotoreportage naturalistico è stato realizzato tra agosto 2011 e settembre 2012, nel Parco dei Nebrodi in provincia di Messina, nei territori di Alcara Li Fusi, Militello Rosmarino e S. Marco D’Alunzio. Durante questo periodo Alfonso ebbe modo di conoscere la gente ospitale del luogo, apprezzare la buona cucina siciliana e respirare aria incontaminata da quel polmone naturale rappresentato dai Monti Nebrodi.
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Il volume tratta anche cenni di biologia per meglio spiegare le abitudini di questo splendido uccello, ma ciò che rende unico questo libro fotografico sono quelle fotografie che, meglio di ogni altra cosa, mostrano l'eleganza di questo animale e l'anima libera che lo vede volare felice nei cieli di Sicilia. Viene inoltre specificato dall'Autore che per non arrecare alcun disturbo alle coppie nidificanti ed ai loro pulli,
sono state effettuate, durante questo delicato periodo, riprese dalla lunghissima distanza con attrezzatura fotografica specialistica. Un comportamento attento e rispettoso per questa specie e per ciò che la circonda con lo scopo di documentare tutto l'amore che un uccello necrofago obbligato come il grifone presenta per il proprio pullo. Sfogliando questo volume si possono ammirare i voli planati, i curiosi
primi piani, le suggestive panoramiche paesaggistiche e le riprese notturne effettuate pazientemente dall'Autore. Con i grifoni anche altre specie, che si aggiravano intorno alla postazione fotografica, sono state riprese per documentare la loro presenza in quel territorio.
Il libro è identificato dal numero ISBN 978-88-907041-0-9 e si presenta con 128 pagine in formato 315x240mm stampate su carta ecologica certificata FSC da 170 g/mq, con una copertina rigida cartonata rivestita da una sopracoperta di grosso spessore plastificata. Le copie sono singolar-
mente cellophanate ed ogni volume è in lingua Italiana ed Inglese, quindi accessibile a moltissimi lettori. Il volume riporta 102 fotografie dedicate ai Grifoni reintrodotti, altre 36 foto illustrano i meravigliosi paesaggi in cui è stato realizzato il fotoreportage per un totale di 138 fotografie tutte a colori. Sulla quarta di copertina si legge: "... Che emozione essere attraversati anche per un solo istante dalla loro ombra e che soddisfazione quando riuscivo a coglierne l’opportunità per uno dei miei scatti. Così come ero sconfortato quando mi accorgevo solo all’ultimo istante del loro improvviso involarsi dalle rocce e non riu-
scivo neanche ad inquadrarli. A volte mi sembravano così lontani ed irraggiungibili anche dal mio teleobiettivo ma poi, all’improvviso, magari proprio quando mi si riduceva la soglia d’attenzione, preso dalla stanchezza per il collo tenuto sempre teso verso l’alto per cercarli, avvertivo il leggero sibilo del loro volo avvicinarsi ...". Coloro che avranno modo di sfogliare questo libro avranno la sensazione di sentire il sibilo delle ali di un grifone planare sulle loro teste, come una barca a vela che spiega le sue vele nel vento, così i Grifoni si lasciano cullare dalle correnti per librarsi liberi nel cielo!
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Alcuni link:
E-Mail dell'Autore: alfonso_cannavale@yahoo.it
Booktrailer Full HD Video 1080p: YouTube-Booktrailer www.youtube.com/watch?v=z4ejveMHybc
Pagina Facebook del libro: www.facebook.com/I.Grifoni.dei.Monti.Nebrodi www.facebook.com/I.Grifoni.dei.Monti.Nebrodi Contatto Facebook dell'autore: www.facebook.com/alfcannavale
Intervista al Workshop Internazionale Nov 2011: IntervistaOndaTV2011 www.youtube.com/watch?v=5TdUuy_01yg Vendita internazionale on line - HF Distribuzione www.hfnet.it/libro.asp?Codice=13ACE726
Vendita internazionale on line - DEASTORE www.deastore.com/libro/i-grifoni-dei-monti-nebrodi-alfonso-cannavale-alfonso-cannavale/9788890704109.html Vendita internazionale on line - NHBS www.nhbs.com/the_griffons_of_the_nebrodi_mountains__grifoni_tefno_192 167.html
Libreria della Natura - vendita anche on line - Milano www.libreriadellanatura.com/i-grifoni-dei-monti-nebrodi.html
Libreria Historia Naturae - vendita anche on line - Roma www.historianaturae.com/scheda.asp?idis=9788890704109
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Dalla fine di settembre 2013 il libro sarĂ in vendita anche sul sito www.alfonso-cannavale.it con la possibilitĂ di richiedere una copia autografata dall'autore, scontata e senza spese di spedizione.
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Abbigliamento
Codice Articolo T-shirt WNP 001
T-shirt girocollo manica corta, colletto in costina misto spandex da 2.3 cm con cucitura ribatutta sul davanti, nastro di rinforzo da spalla a spalla, struttura tubolare. Materiale: 100% cotone jersey
Misure: XS - S - M - L - XL - XXL - 3XL
Colori: Mimetico - Verde - Verde Army - Verde Esercito Logo WNP ricamato 10 cm!
Codice Articolo T-shirt WNP 002
T-shirt girocollo manica corta, colletto in costina misto spandex da 2.3 cm con cucitura ribatutta sul davanti, nastro di rinforzo da spalla a spalla, struttura tubolare. Materiale: 100% cotone jersey
Misure: XS - S - M - L - XL - XXL - 3XL
Colori: Mimetico - Verde - Verde Army - Verde Esercito Logo front e retro ricamato e scritta stampata
Canotta WNP 001
Canotta sfiancata da donna a spalline incrociate sulla schiena, girocollo ampio, effetto elasticizzato. Materiale: 100% cotone Misure: S/M - L/XL
Colori: Verde Army - Giallo - Grigio - Nero - Viola Indigo
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Logo WNP ricamato 10 cm!
Codice Articolo Gilet WNP 001
Gilet estivo con composizione multitasche frontale, tasche ampie e capienti, zip doppio cursore e ampie cerniere posteriore foderate; retinatura dry-tech interna su schiena. Materiale: cotone-poliestere
Misure: M - L - XL - XXL
Colori: Fogliato - Mimetico - Verde
(Nel colore Mimetico e Verde il logo rimarrĂ invariato ma la scritta bianca)
SPECIALE WNP AUTUNNO 2013
Giacca impermeabile cerata con chiusura a zip e bottoni a pressione. Tasche scaldamani ma capienti sui fianci con chiusura a strappo. Foderato internamente in cotone per evte il contatto con la condensa, elasticizzato sui polsi con cappuccio a scomparsa nel colletto. Restringibile in vita tramite 2 comodi laccetti. Misure: M - L - XL - XXL - 3XL
Colori: Canneto - Black Forest - Green Forest
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Potete inviare l'ordine alla seguente email: contatti.wnp@gmail.com Specificando: - Codice prodotto - Taglia - Colore - QuantitĂ - Dati di spedizione
NCOR A O R O ALT T L O EM
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L’Arte della Pirografia
iovane artista della provincia di Rieti, è nata con la passione per il disegno nel cuore; già dall'infanzia, i suoi disegni, non erano semplicemente disegni, ma erano la rappresentazione di come lei vedeva il mondo e l'espressione del suo amore smisurato per gli animali. Arianna è arrivata alla Pirografia da circa 4 anni, dopo aver iniziato da bambina con il disegno di abiti, passando per il disegno in stile manga (fumetto giapponese), fino al disegno a matita, carboncino e pastello, arrivando alla pittura e finalmente, complice il fidanzato che le ha regalato per caso per il suo 29° compleanno il suo primo pirografo, all' antichissima tecnica della Pirografia. '' Ne avevo solo sentito parlare, avevo solo una vaga idea di cosa fosse, ho messo la punta rovente su un pezzo di legno ed è stato tutto chiaro..... era quello che avevo sempre cercato, la scintilla che mi infiammava il cuore, la passione vera, quella che non mi abbandonerà più.......'' Da quel momento, come lei stessa racconta, ha trovato finalmente quello che sentiva mancare disegnando o dipingendo.
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di Arianna Statuti
PIROGRAFIA: dal greco antico ... scrittura con il fuoco, è l'arte di incidere il legno, ma anche cuoio, pelli e sughero con uno strumento (simile ad un saldatore a stagno) con la punta di metallo che si arroventa tramite energia elettrica e brucia la superficie del legno. Il colore quindi è ottenuto unicamente dalle bruciature del legno, più è lento il passaggio della punta sulla superficie, più intensa sarà la sfumatura ottenuta. Le luci e le ombre così ottenute, unite alle venature naturali del
'' L'aspetto che trovo di maggior differenza tra pittura e pirografia, oltre il fatto che la pirografia è di gran lunga più complicata come tecnica e richiede tempi di esecuzione estremamente più lunghi, sta soprattutto nel fatto che la pittura va a coprire la superficie che si dipinge, mentre la pirografia si fonde con la materia, con le fibre del legno sfruttandone la vita stessa; la figura viene fuori dal legno, non lo soffoca ''.
legno, e solo in alcuni casi a piccoli tocchi di pastello bianco per esaltare il contrasto, trasformano un semplice pezzo di legno in un'opera unica e assolutamente irripetibile! Sito Web: www.ariannastatuti.altervista.org
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Consiglia...I Corsi
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CULBIANCO Wheatear (Oenanthe oenanthe)
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uesto simpatico uccello dal corpo ben proporzionato possiede un ampio sopraccoda bianco che gli da' il nome. E' lungo 14 cm e presenta una apertura alare fino a 34 cm. Gli occhi sono marroni scuri ed il becco nero, mentre il giovane e' uniformemente scuro per i primi mesi dopo l'involo. Il maschio presenta all'osservatore, una postura eretta, e composta interrotta spesso dal movimento a scatto delle ali e della coda. Durante l'arco della riproduzione, il maschio e' grigio azzurrato superiormente e sulla nuca, sfoggia una vistosa banda nera che attraversa l'occhio ed un netto sopracciglio bianco. Le ali sono lunghe nel loro insieme e nere; il ventre e le parti inferiori sono chiare ed in netto stacco con il petto che e' arancione brillante. Caratteristica preponderante della specie, e' il sopraccoda che e' bianco acceso anche nella femmina e nel giovane. Il bordo della coda e delle timoniere e' nero ed e' a forma di T rovesciata e regala un bel contrasto visivo col il bianco brillante. La femmina e' simile al maschio ma con colori meno accesi, grigiastra sul dorso e con assenza di
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L’Angolo d
di RICCARDO LUCIETTI
nero sull'occhio. Il giovane sembra una femmina ma piu' scuro con una livrea macchiettata e a scaglie. Nell'osservare il volo di questo uccello, ho notato una tendenza ad andare diritto e veloce nella direzione prescelta usando gli apici di cardi, ombrellifere o pietre a punta, come posatoi abituali da dove scorgere le prede e cantare. Non e' raro osservarlo
del Neofita
in volo a "spirito santo" mentre con il capo fermo sulla preda prende le giuste distante per "tuffarsi"al suolo e catturarla. L'alimentazione è caratterizzata per lo piÚ da insetti, altri piccoli invertebrati e bacche che raccoglie a terra muovendosi velocemente sempre con il capo in alto e con postura eretta. Il nido e' costruito in una cavita' di una roccia o a terra in un
posto molto nascosto apportando materiale in modo disordinato. La femmina depone in maggio e giugno 5-6 uova azzurrine e, da sola, le cova per 13-15 giorni; allo scadere dei quali nascono i pulcini che sono alimentati dai genitori. Solca i cieli come migratore svernando in Africa. Emette un canto molto melodioso e spesso imita altri uccelli verseggiando tra le rocce e punti rialzati di ambienti aperti con pascoli, alberi sparsi, prati collinari, terreni incolti ed anche alpeggi. Non e' facile avvicinarlo per fotografarlo inquinato fugge al minimo rumore e movimento. Possiede un finissimo udito e una vista acuta con cui caccia, per cui alla percezione del piu' sottile rumore, si allontana velocemente. Tuttavia la fotografia dello stesso non e' impossibile, se con pazienza si ha la costanza di aspettarlo immobili e nascosti molto bene, vicini al posatoio che solitamente visita per cacciare.
di Riccardo Lucietti
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I migliori scatti di
Maurizio Ferrari
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I migliori scatti di
Riccardo lucietti
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I migliori scatti di
Emanuele Natali
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IL GRUCCIONE BEE-EATER Merops apiaster Linnaeus, 1758 Ordine: Coraciformi/Famiglia: Meropidi Bellissimo uccello dal piumaggio variopinto è dislocato sul territorio italiano attorno al Mediterraneo estendendosi anche nell'Europa meridionale, Africa nord-occidentale, L'Asia sud-occidentale. I quartieri di svernamento comprendono l'Africa fino al Capo dell'Arabia. In Italia il Gruccione è tipicamente primaverile ed estivo e nidifica regolarmente, ma non è uniformemente distribuito nel centro-sud e sulle isole maggiori. Nidifica in modo più localizzato e irregolare nella parte settentrionale del Paese, è anche una specie erratica e di doppio passo regolare in Settembre-Ottobre e Aprile-Maggio.
i colori vivaci che brillano al sole a causa delle piume iridescenti e tendenzialmente lucide. Il becco è nero e ricurvo appuntito, usato molto nello scavo dei nidi come uno scalpello. Le ali risultano lunghe e slanciate per il fatto che la prima remigante primaria visibile è la più lunga, seguita in ordine dalla terza, dalla quarta e dalla quinta. Le secondarie sono più corte della decima primaria, tutte le remiganti terminano con vessillo nero che tente al logorarsi per la notevole resistenza che fanno con l'arie e col terreno durante la nidificazione. La coda risulta essere formata da dodici timoniere di pari lunghezza salvo le due centrali che hanno apici prolungati. I tarsi molto corti con il "CON IL BINOCOLO…" Il Gruccione è un uccello di dimensioni dito posteriore breve mente le tre antemedio-piccole sempre riconoscibile per riori presentano sindattilia parziale. Il
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maschio adulto in estate presenta groppone color castano vivo, più scuro nella regione del vertice posteriore e sulla nuca, poi più chiaro fino al castano dorato con sfumature verdi. Caratteristica evidentissima è la grande V dorata del dorso che balza subito all'occhio perché in volo è mossa ripetutamente dai potenti muscoli scapolari che consentono insieme ai pettorali, i volo veloce e vario. Le p e n n e della coda sono verdi metalliche con margini blu. Fronte e sopracciglio sono azzurro verdastri. Una banda nera parte dal becco, passa sotto l'occhio e, attraversa la regione
auricolare e i lati del collo formando un collare che separa la colorazione giallo oro della gola da quella blu delle parti inferiori. Le remiganti prim a r i e hanno un vessillo esterno verde o blu metallico e quello int e r n o bruno; le secondadi RICCARDO LUCIETTI rie sono prevalentemente castane. La femmina ha più verde e meno castano. In inverno ambo i sessi presentano prevalenza di t i n t a verde, in tutte le parti superiori ed il collare golare è sostituito da una stretta linea. I giovani assomidi RICCARDO LUCIETTI gliano al maschio in inverno, ma hanno la gola più pallida e poco prolungate le timoniere mediane.
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Il pulcino è nudo. Le zampe sono bruno-violette. L'iride è cremisi negli adulti, rossobruna nei giovani. La lunghezza totale è di 27 cm e il peso di 60 gr circa.
IL NIDO La riproduzione avviene in forma coloniale in pareti sabbiose o parzialmente argillose di RICCARDO LUCIETTI lungo i fiumi sia attivi sia in secca, in cave, lungo le strade o occasionalmente praticando il foro sul terreno come abbiamo documentato in diverse uscite in un luogo di nidificazione dove la femmina scava col becco aiutata dalle zampe, mentre il maschio di solito monta di guardia alle sue spalle e l'avvisa, con ripetuti richiami, delle circostanze esterne.Vengono scavate gallerie larghe circa 5-8 cm e lunghe da 70 cm a 2 metri, terminanti con una camera di deposizione di circa 30 cm di diametro e una dozzina di cm di altezza. La lunghezza delle gallerie dipende principalmente dalla natura del terreno e dalla forza fisica legata all'età degli animali a lavoro. La preparazione dello scavo dura una quindicina di giorni e sono vicine anche tre metri una dall'altra. Vengono deposte 5-7 uova bianche delle dimensioni di 25x21 mm su nessun materiale di rivestimento del nido. La deposizione inizia dalla fine di Maggio e si prolunga fino alla fine di Giugno. L'incubazione inizia con la deposizione del primo uovo, ed è assicurata da ambedue i genitori e dura secondo le nostre segnalazioni, da 19-23 giorni. I rifornimenti di cibo al di EMANUELE NATALI nido, durano anche per 30 giorni e quando i pullus, cominciano ad essere abbastanza grandi si sporgono a turno lungo il tunnel per ricevere le imbeccate che vengono garantite da entrambi i parteners. L'involo dei
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giovani avviene nella prima metà di Luglio, ma il nido è frequentato ancora per diverso tempo idrante le ore notturne. Col sopraggiungere dell'autunno, le colonie vengono abbandonate e gli esemplari si danno all'erratismo nei cieli, durante il quale i giovani imparano a cacciare e si rendono progressivamente indipendenti. Essi rimangono di EMANUELE NATALI comunque vicini ai genitori e vengono nutriti fino alla partenza per la migrazione annuale.
COME AVVICINARLO E FOTOGRAFARLO Il Gruccione solitamente vola "a festoni" per catturare al volo api, vespe e altri insetti volanti e ritorna quasi sempre sugli stessi posatoi anche molto bassi sul terreno per poterli mangiare non prima di averli battuti ripetutamente sul ramo per ucciderli. E' totalmente immune ai loro veleni. Può essere confuso come atteggiamento e posa, con quello del Balestruccio e della Rondine ma le dimensioni ed i colori non ingannano. Il Gruccione è facile da riprendere anche a terra, perché solitamente ama crogiolarsi ai caldi raggi del sole con le ali aperte o mentre effettua in gruppo, delle sabbiature per liberare il piudi RICCARDO LUCIETTI maggio dai parassiti. In volo l'animale presenta una postura tendenzialmente orizzontale e alterna balzi ad ali aperte e chiuse emettendo il caratteristico richiamo per contatto con gli altri individui della colonia. La specie è fortemente gregaria per tutto il periodo dell'anno tranne nel periodo riproduttivo
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dove, una volta scelto o scavato il nido, la coppia lo difende dagli estranei con spettacolari e velocissime acrobazie aeree dove tutta la struttura alare dell'animale è messa a dura prova per garantire manovre mozzafiato per chi assiste. E' facile osservarlo e fotografarlo in staticità anche sui fili della luce dove le coppie solitamente si scambiano effusioni ed offerte di cibo da parte del maschio verso la femminina preludendo poi l'accoppiamento. Durante tutte le loro attività quotidiane, i Gruccioni emettono il caratteristico richiamo composto da una nota acuta e abbastanza fluida , <<priicpriic>>o <<priilph>>. Lo si incontra nelle campagne aperte, con alberi sparsi o cespugli bassi su cui spesso si posa per poi lanciarsi sugli insetti a velocità di volo molto sostenuta. Necessita di climi miti e caldo-secchi sia mediterranei che continentali. Negli ambienti
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in cui vive si nutre come su detto, di api, vespe, calabroni, farfalle, mosche e coleotteri. In volo la vista del gruccione è precisa e concentrata sul
di EMANUELE NATALI
di RICCARDO LUCIETTI
bersaglio. Le ali e la coda lavorano con precisione certosina fino a portare il becco spalancato dell'animale, sull'insetto che sta volando per poi
serrarlo a scatto emettendo un tipico schiocco sordo <<tach>> udibile dalla postazione di ripresa. Ogni fotografo sa che quando riuscirĂ a riprendere questo meraviglioso uccello nel suo ambiente naturale, ha raggiunto un obiettivoâ&#x20AC;Śquello di aver arricchito la propria esperienza fotografica, con un gioiello della natura che contende insieme alla Ghiandaia marina e al Martin pescatore, l'abito piumato piĂš bello d'Europa.
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IL MICROCOSMO AI NOSTRI PIEDI
di Giuseppe Intrieri
Parnassius mnemosyne
In questo articolo vi parlerò di una splendida farfalla (Ordine Lepidoptera) appartenente alla Famiglia Papilionidae , di cui fanno parte specie degne di nota all’immaginario collettivo, come per esempio il Macaone (Papilio machaon) e il Podalirio (Iphiclides podalirius) ; si tratta della specie Parnassius mnemosyne.
Caratteristiche generali È l’unico papilionide europeo privo di macchie rosse e spesso viene confuso con la specie Aporia crataegi, appartenente alla Famiglia Pieridae anch'essa bianca con venature nere e ali trasparenti ai bordi, ma priva di macchie nere. Il maschio presenta sul dorso un colore bianco translucido con macchie nere e aree grigie, e l’area su marginale delle ali anteriori trasparente. La femmina è simile al maschio, ma le macchie e le aree grigie sono più estese e vistose. La lunghezza dell’ala anteriore varia dai 26 ai 34 mm.
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di GIUSEPPE INTRIERI
Distribuzione e Habitat Il genere Parnassius comprende varie specie ma in Italia ne sono presenti solo 3, inoltre P. mnemosyne è il Parnassius europeo con l’areale di diffu-
sione più vasto: dall’Europa del Sud fino all’Europa del Nord, spingendosi fino alla Turchia.In Italia è presente sulle Alpi, gli Appennini e la Sicilia, come habitat predilige prati fresche e radure del piano montano e caucaminale, da 600 m sino a circa 2200 m s.l.m. La sua attuale distribuzione e la forma del suo areale sono dovuti a isolamenti in ambiente montano durante l’ultima era glaciale, seguite da successive colonizzazioni all’inizio del periodo interglaciale odierno.
Generazioni annuali e abitudini Questa specie ha una particolare abitudine : se il cielo è anche soltanto leggermente velato rimane posata sugli steli delle piante erbacee e riprende la sua attività di volo solo all’apparire dei primi raggi solari. Ha soltanto una generazione annuale con sfarfallamenti che avvengono nei mesi di Giugno e Luglio, eccezionalmente anche in Maggio. Le piante nutrici di cui si nutre la larva appartengono al genere Corydalis.
SITO WEB: www.giuseppeintrieri.weebly.com
di GIUSEPPE INTRIERI
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di Giuseppe Intrieri
Melitaea cinxia
di GIUSEPPE INTRIERI
Il maschio presenta sul dorso un colore arancio con disegni nervulari e trasversali neri, inoltre è presente una serie di punti neri submarginali nelle ali posteriori. Sul versante interno delle ali anteriori è presente un colore arancio con apice a bordi giallognoli e disegni neri molto ridotti; nelle ali posteriori è presente una serie di punti neri submarginali all’estremità inferiore dell’ala, carattere che spesso aiuta a identificarla se confrontata con le altre specie. La femmina è molto simile al maschio, ma con diCaratteristiche generali È una farfalla di dimensioni piuttosto mensioni leggermente maggiori. piccole e contenute, infatti la lunghezza dell’ala anteriore varia dai 17 ai 24 mm.
Nelle righe che seguiranno qui sotto parlerò di una coloratissima farfalla appartenente alla Famiglia Nymphalidae. Si tratta di Melitaea cinxia, la quale fa parte di un genere con un numero abbastanza vario di specie, anche soltanto in Italia per riuscire ad identificare l’epiteto specifico bisogna fare molta attenzione soprattutto ai disegni presenti sulle ali che spesso risultano speciespecifici.
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di GIUSEPPE INTRIERI
Distribuzione e habitat È una specie che predilige prati e cespuglieti dal piano basale a quello montano fino a un massimo di 2300 m circa s.l.m. è presente in tutta Italia eccetto che nella regione sardo-corsa e nell’arcipelago toscano.
Generazioni annuali e abitudini Ha solo una generazione annuale con sfarfallamento in Maggio-Giugno, che nelle località più elevate può essere posticipato a Giugno-Luglio. Le piante nutrici sono Plantago lanceolata, Plantago media e Centaurea sp. SITO WEB: www.giuseppeintrieri.weebly.com
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