FFMagazine num 18

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Rivista di Pesca a Mosca

Rivista bimestrale a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot. n째1963

LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLI

n째18


INE GRATUITA

DICEMBRE - Marzo 2013


Direttore Responsabile Baroni Franco Direttore Editoriale Mondini Alberto Moreno Borriero ci porta a pesca sul fiume USK

Con i Pescatori Solandri a “caccia” di Marmorate

Grafici Mondini Alberto Antonio Napolitano Coordinatore Redazionale Magliocco Massimo

Sburlino ci porta a pesca nel Deano

Dynamic”Nymphing”

L’importanza di chiamarsi Cub

Collaboratori Massimo Matteuzzi Borriero Moreno Marco Terzani Michele Malagugini Stefano Roviaro Roberto Miceli

Distribuzione WEB Pubblicazione Bimestrale Registrazione Presso il Tribunale di Modena n° 1963 del 09/07/2009 Rivista Gratuita Pubblicità Alberto Mondini Tel. 3343328889 e-ai: francobaroniffm@gmail.com

Tutti i Diritti Riservati FFMagazine www.ffmagazine.com


Finalmente siamo alla fine Anno bisesto anno funesto, per fortuna siamo quasi al termine del 2012. Un anno in cui tutti, chi più chi meno, hanno dovuto stringere la cinghia e limitare le spese specialmente quelle futili. Il mondo della pesca in generale non ne è stato da meno, ho sentito amici Pam ed altri pescatori di tecniche diverse che nel 2012 hanno dovuto diminuire notevolmente le uscite di pesca causa le troppe spese, vedi: macchina, panino, permessi di pesca oramai diventati insostenibili, Nokill che costano di più dei tratti di prelievo obbligatorio, a fine giornata se si fanno i conti 80,00 euro sono spariti. Allora ben vengano le pescate nella roggia sotto casa o nei fiumi come il Serio o il Brembo dove non si paga il permesso, trovi del bel pesce, se peschi bene ti diverti e se ti va buca ti incavoli a poche spese. Che dire, il nostro, proprio perché un hobby, è il primo ad essere sottolineato come in possibile fase di stand-by. Un momentaneo (spero) ridimensionamento “naturale” oserei dire che aumenta le nostre frenesia di pesca. Il passato è passato e bisogna guardare al futuro con ottimismo. Una nuova stagione di pesca è già alle porte e molti di sicuro vorranno affrontarla con un po’ più di uscite sperando che questo si possa avverare. Un nuovo anno cadenzato dalle imminenti fiere, quali quelle di Vicenza e di Bologna, fiere in cui ci si rincontra puntualmente e ci si confronta. Noi con FFMagazine saremo presenti e faremo sempre la nostra bella figura, venite a trovarci esarete i benvenuti. Concluderei qui augurando a tutti voi di passare delle serene feste natalizie e di prepararvi al meglio per la prossima stagione magari trovando qualche buon consiglio tra gli articoli della nostra rivista che vi apprestate a leggere. Buon Natale a tutti. Alberto Mondini


La Redazione augura Buon Natale e felice Anno nuovo



Giugno sul Fiume


e Usk nel Galles Hotel Gliffaes

Mereno Borriero


Lo scorso Giugno ho partecipato al British Fly Fishing International insieme ai ragazzi del Fly Fishing Masters, ma di questo ho parlato in un altro articolo. Negozio Sweets

Dal 2010 esiste in Inghilterra un Club che si chiama MAC (Moreno Appreciation Club) fondato da due cari amici e riservato ai possessori di canne in bambù costruite dal sottoscritto. Ho l’onore infatti di esserne il Presidente Onorario. Lo scopo è di riunirsi ogni anno e di fare una pescata in qualche bel fiume con le canne in bambù di mia produzione.


Quest’anno è stato deciso per l’USK nei pressi di Brecon. Dovevamo essere in cinque partecipanti, ma uno ha dato forfeit per problemi di famiglia. Roger Tribe, uno dei soci fondatori è stato così gentile da prelevarmi alSweet e Fraiser

l’aeroporto di Stansted, e l’indomani dopo una puntatina sul Kennet ci siamo incontrati con gli altri due partecipanti presso l’Hotel Three Salmons nella cittadina di Usk. Un nome appropriato per un albergo frequentato in gran parte da pescatori che frequentano il fiume Usk, che fa parte della Fondazione Wye Usk.


Dopo una succulenta Full Welsh breakfast (esattamente come il Full English ad eccezione del “Black Pudding” – una specie di sanguinaccio improponibile), abbiamo fatto tappa obbligatoria all’antichissimo negozietto di pesca “Sweets”, gestito da una deliziosa Jean Williams. Il negozio piccolissimo presentava accanto a polverose attrezzature di altri tempi anche alcune modernissime canne e mulinelli. Ma questo non rovinava assolutamente la magica atmosfera di questo piccolissimo negozio di altri tempi. Ci siamo messi in marcia alla volta di Brecon, dove ci siamo cambiati. Ognuno di noi è poi riversato sul fiume scegliendosi lo spot che più lo ag-


Roger in mezzo al USK


Gliffaes visto dal fiume


Mattino presto Il fiume USK visto dalla terrazza


Roger che salpa una bella trota


gradava. I miei amici mi avevano indicato che era ammesso l’utilizzo esclusivo di stivali a coscia. Mi sembrava una buona cosa, mi sembrava di essere ritornato alle mie origini di PAM agli inizi degli anni ‘80 quando i cosciali erano un “must”. Invece i miei amici si sono presentati tutti con waders normali. Questo mi ha notevolmente impedito perché non potevo guadare fino a metà fiume come invece facevano gli altri e quindi mi trovavo a dovere fare lunghissimi lanci dalla parte opposta del fiume dove, naturalmente si trovavano tutte le trote! L’Usk in quella zona è molto largo, attorno a 30 metri e quindi dopo pochi minuti mi sono ritrovato i cosciali pieni di acqua. Immaginatevi che goduria! La mattinata è passata con due catture – una da parte di Tony e l’altra da parte di Roger. Due belle trote regolarmente liberate. Con il mio handicap ho avuto soltanto una bollata sulla mia mosca che non ho ferrato, perché in quell’istante preciso è passato Tony che dalla riva mi ha urlato – Allora, ancora nulla? Vi potete immaginare le mie imprecazioni sottovoce! Dopo questa misfatta, siamo andati a mangiare un Pub lunch – panini caldi, patatine fritte e birra in abbondanza. Durante il pranzo sono state discusse alcune regole del club (regole goliardiche) in quanto David Fraser si era presentato con una orribile canna in plastica!! Dopo pranzo abbiamo cambiato beat e le trote sembravano più ben disposte. Il problema della profondità si è ripresentata, aggravata da una fitta linea di alberi alle spalle! Meno male che mi trovavo in


sponda destra e quindi poteva lanciare in rovescio, un lancio che mi si addice in modo particolare. In capo a tre ore prima dell’abbandono, sono riuscito ad agganciare e salpare diverse trote dalla livrea tipica di questi fiumi e di buona misura – il tutto con la mia 7’ 2” in due pezzi. Come artificiali ho utilizzato le mie solite imitazioni di Beatis in CDC e montaggio paradun ma nel pomeriggio ho notato che gradivano in modo particolare una BWO parachute su amo diritto del 16 e con una coda in poli a mo’ di esuvia. Una mosca perfetta per la sua elevata visibilità e galleggiabilità. Verso le 19.00 abbiamo abbandonato il campo e sulla via del ritorno ci siamo fermato al Gliffaes Country House una tipico albergo da pesca Gallese. Una magnifica struttura in pietra grigia immersa in un giardino all’inglese (ehm, alla gallese!!) con un’ atmosfera indescrivibile da Harry Potter. Su ogni parete ci sono canne da pesca in bambù, nelle bacheche attrezzature da pesca antiche – mulinelli da salmone, scatole di mosche e mosche antiche. Quello che ci si immagina sempre quando si pensa ad un tipico “lodge” da pesca britannico. Ah, dimenticavo – l’Usk, oltre ad essere un fantastico fiume da trote, ha una discreta popolazione di Salmoni atlantici che risalgono.


La sera al Three Salmons abbiamo cenato magnificamente e bevuto altrettanto bene. Naturalmente la cena è terminata con tre ottimi Singolo Malto! Poi tutti a nanna, perché l’indomani avremmo fatto il bis sull’Usk. Verso le 5 di mattina mi ha svegliato lo scroscio della pioggia che ha sporcato l’Usk rendendolo impescabile. Peccato! Avrei fatto volentieri il bis. Sarà per la prossima volta – l’edizione 2013 del MAC che è già in fase di programmazione.

sopra: canne da pesca

a sinistra: la stanza di lettura piena di libri da pesca

a destra: il libro della pesca


Jean Williams prop sweets



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AKTIV HOTEL GARGANTINI - Mühlbacher Straße 13, Frög 9232 Villach Land, Carinthia, Austria partita I.V.A. (ATU) 51937604 Tel. Adriano 0043-6645307670 - Tel. Erika 0043-6643951805 Tel. Francesco 0043-664-9389096 - Tel. Alberto 0043-664-1736 email: albertogargantini@libero.it


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Associazione Sportiv

La riproduzione artificiale della trota


va Pescatori Solandri

a marmorata Aristide Decarli


Cattura riproduttori nel canale che dall’incubatoio entra in Noce

L’ibridazione in natura tra la trota fario e la trota marmorata è frequente laddove le due semi specie ittiche condividono lo stesso ambiente acquatico. Peraltro, il periodo di frega della fario, in val di Sole, non differisce di molto da quello della marmorata, tanto che nel mese di novembre sono numerosi i maschi di fario che inseguono le femmine di marmorata cercando di fecondarne le uova e riuscendo spesso in tale intento. Infatti, in un ambiente acquatico naturale, la promiscuità di popolazioni, la fario e la marmorata, con una notevole predominanza della prima, porta il più delle volte ad una discendenza geneticamente mista. Ed è per evitare questo che in valle di Sole ci si è convinti che per salvaguardare la tipicità della marmorata fosse opportuno procedere alla riproduzione artificiale degli esemplari catturati in ambiente naturale, selezionando il più possibile i soggetti fenotipicamente validi, scartando quelli che potessero presentare segni anche minimi di ibridazione con la fario. Era l’anno 1979, quando venne realizzato un piccolo incubatoio destinato a questo scopo. Aiutati ed indirizzati dai tecnici della Stazione Sperimentale Agrario Forestale di S. Michele all’Adige, si intraprese questa interessante avventura. All’inizio dell’attività, l’incubatoio produceva solo avannotti che, una volta perso




il sacco vitellino, venivano immessi in acque minori destinati a ruscelli vivai. In altri piccoli corsi d’acqua affluenti del Noce si iniziò la semina di uova embrionate poste in scatole Vibert, “scoprendo” così che dopo alcuni anni in queste acque comparivano dei riproduttori pronti a depositare le loro uova nello stesso ambiente di loro provenienza. Da allora, la ricerca dei riproduttori avviene esclusivamente in due brevi tratti dei torrenti principali, i tratti finali del Rabbies e del Meledrio ed in quattro affluenti minori, tra cui la principale è il Rio Caldo, originato dalla sorgente che alimenta l’incubatoio sito nel comune di Cavizzana. Nelle altre acque della valle, le marmorate hanno la possibilità di riprodursi in

Mrmorata del Noce


Cattura riproduttori nel torrente Rabbies alla confluenza con il Noce



Grossa Marmorata catturata nel Rabbies


modo naturale senza essere molestate da alcun intervento di sostegno. La facilità di approvvigionamento dei riproduttori è data, negli ultimi anni, dalla possibilità di catturare le fattrici marmorata subito a valle dell’incubatoio, nella stessa acqua del rio che lo alimenta, dove i pesci sono attratti “riconoscendo” l’acqua che li ha fatti nascere. Quel fenomeno che è ormai noto a molti appassionati di natura e che richiama i salmoni nelle acque di origine al momento della deposizione delle uova e che gli anglofoni chiamano “imprinting” è stato accertato anche nelle nostre trote e nelle acque solandre. E’ per questo che - come detto sopra - l’associazione ha individuato alcune acque minori affluenti del Noce dove il ripopolamento è effettuato con uova al fine di favorire questo “incontro” indelebile con l’ambiente di nascita delle piccole marmorate, che le indurrà da adulte a ritornare per procreare. Sembra ormai assodato che questa “memoria” del luogo di nascita sia legata esclusivamente all’acqua che accoglie il pesce nel momento della sua uscita dal-


Il torrente Rabbies alla cofluenza con il Noce



Torrente Meledrio alla confluenza con il Noce



Volontari intenti nella cattura di un grosso esemplare di Mrmorata (mungitura) e fecondazione che seguono una sequenza preordinata, Prima di procedere alla riproduzione le fattrici ed i maschi vengono immessi in una vasca contenete dell’acqua addizionata con un anestetico specifico, allo scopo di addormentare i pesci e renderli più tranquilli e rilassati durante le operazioni di fecondazione. Quindi si passa alla spremitura delle femmine raccogliendo il prodotto di più esemplari in un catino forato affinché le uova rimangano asciutte. Si procede poi alla fecondazione che avviene irrorando le uova con lo sperma di due o tre maschi al fine di evitare perdite per la possibile sterilità di un soggetto. Al termine dell’aspersione con il liquido seminale, il catino forato viene immerso in un altro contenitore nel quale si aggiunge un po’ di acqua affinché lo sperma diluito possa raggiungere e fecondare la massa di uova. Si lascia riposare il tutto per una decina di minuti, quindi si procede al lavaggio delle uova, con acqua pulita. Le uova lavate sono quindi immesse nelle vaschette incubatrici, procedendo all’eliminazione di quelle poche che non sono state fecondate, subito individuabili perché perdono la trasparenza diventando bianche. Le trote sgravate, messe in una vasca percorsa da acqua corrente, nel giro di


l’uovo e che resti “impressa” negli avannotti anche qualora gli stessi vengano trasferiti in una acqua nuova subito dopo l’uscita dall’uovo. Nella terza decade di ottobre, negli affluenti minori del torrente Noce, inizia la risalita delle trote marmorate che si accingono alla riproduzione. Prima sono i maschi che numerosi raggiungono queste acque ossigenate e pulite; le femmine li seguiranno dopo alcuni giorni. L’ultimo sabato dello stesso mese, annualmente, i volontari dell’Associazione Sportiva Pescatori Solandri si danno appuntamento alla confluenza di questi piccoli rivi per procedere alla ricerca ed alla cattura con l’impiego dell’elettrostorditore di esemplari di trota da riprodurre. Tutte le operazioni di cattura e di riproduzione delle marmorate, dirette dai due guardiapesca dipendenti, avvengono nel rispetto della Carta Ittica Provinciale e delle specifiche direttive emanate annualmente dal Servizio Faunistico della Provincia Autonoma di Trento ed alla presenza del personale forestale che ha il compito del controllo. Man mano che le trote vengono catturate si effettua una prima selezione degli esemplari scartando quei soggetti che manifestino segni di ibridazione con la fario (fatto, come visto, molto diffuso in natura), trattenendo il materiale apparentemente più idoneo. Tutte le trote ritenute valide vengono quindi immesse in una capiente vasca montata sull’automezzo dell’associazione e dotata di impianto di ossigenazione e quindi trasferite, al termine degli interventi di elettropesca, all’incubatoio sociale di Cavizzana. Qui vengono introdotte in una vasca di stabulazione in attesa che portino a maturazione i prodotti sessuali. Normalmente, dopo un paio di giorni, iniziano le prime operazioni di spremitura

Il mezzo di trasporto del le trote


Alcune fasi della fecondazione artificiale pochi minuti si risvegliano totalmente e riprendono le normali funzioni vitali, quindi, dopo una breve stabulazione, vengono disinfettate e liberate nelle acque di origine. Solo i soggetti non perfettamente maturi che non “danno” uova vengono trattenuti in vasca per i pochi giorni sufficienti ad essere sgravati. I tentativi di cattura dei riproduttori si ripetono nei piccoli rivi a giorni alterni, finché, nel giro di un paio di settimane si esaurisce “la frega” e le marmorate non risalgono più. Necessariamente, la selezione dei riproduttori si svolge ancora in modo induttivo, indirizzando l’attenzione sugli esemplari fenotipicamente validi. L’aspetto sanitario ha un ruolo fondamentale negli interventi di coltivazione delle acque e soprattutto nelle operazioni di riproduzione di trote selvatiche. E’ il Servizio Veterinario Provinciale che in questo caso ne segue l’aspetto, effettuando dei prelievi di liquido ovarico delle fattrici durante la spremitura, reperti che verranno analizzati presso l’Istituto Zooprofilattico delle Tre Venezie di Padova per verificare/escludere la presenza di ittiopatologie. Su decisione della Provincia Autonoma di Trento, si è affrontata anche la indispensabile componente genetica delle trote marmorate, che ha portato ad analizzare le varie popolazioni distribuite sul territorio provinciale e nelle acque contermini. Dagli esami del DNA cui è stato sottoposto - nell’anno 2008 - uno stock di una



cinquantina di esemplari di trota marmorata appositamente catturati nelle acque solandre, si è tuttavia riscontrato che non sempre il genotipo coincide con il fenotipo. La percentuale di queste difformità non è del tutto irrisorio, se si considera che raggiunse il 25% dei casi; quindi, ben 12 trote, che mostravano evidenti caratteristiche morfologiche di marmorata e come tale erano state classificate, presentavano tra il 55 e il 90% dei geni ascrivibili a tale trota ed il restante quelli della fario. Quindi, dal punto di vista genetico l’appartenenza ed una od all’altra semispecie rimane sempre latente. Al momento, presso il nostro incubatoio si stanno accrescendo delle marmorate geneticamente testate che assieme alla loro progenie vengono già utilizzate come riproduttori, anche se si procede con serietà ad utilizzare fattrici selvatiche. È tuttavia fatale che la discendenza non sempre presenterà i caratteri dominanti della semispecie marmorata, ma potrà manifestare quelli recessivi, anche se remoti, di un genitore o di entrambi. Sta comunque il fatto che, con il passare del tempo, gli esemplari che risalgono il rio Caldo nei primi giorni di novembre si fanno sempre più straordinari per il loro aspetto e disegno perfetto. Se vi incuriosiscono le conclusioni dello studio intrapreso dal dottor Gandolfi e dai


suoi collaboratori impegnati nelle indagini genetiche sulle popolazioni di marmorate trentine e non, riportate sul bollettino del Museo Tridentino di Scienze Naturali, si possono trovare al link: http://www.mtsn.tn.it/pubblicazioni/18/87/08%20baraldi.pdf I nostri avannotti di marmorata impiegando ben 70 giorni per completare il ciclo dalla fecondazione all’incubazione e quindi schiusa, con una temperatura dell’acqua in incubatoio di 6,7 gradi. Nella campagna ittiogenica dell’anno 2011, presso l’incubatoio sociale sono state prodotte circa 125.000 uova di marmorata selvatica. Un mese dopo la nascita degli avannotti, inizia la loro alimentazione che può avvenire solo a mezzo di alimento vivo. A tale scopo noi alleviamo dei piccoli crostacei marini (Artemia Salina) che, al primo stadio di sviluppo, sono l’alimento migliore per le piccole larve. Solo dopo essere stati nutriti per circa 4 settimane con tale alimento, vengono svezzati passando ad un mangime commerciale espressamente creato per queste trote. L’accrescimento continua in incubatoio fino al mese di novembre quando si procede all’immissione delle marmoratine nelle acque libere. La loro misura al momento della semina è relativamente piccola, aggirandosi tra i cinque ed i sette centimetri. Ciò è determinato dalla temperatura bassa e costante della sorgente che alimenta l’incubatoio, che non supera mai i 7,5 gradi. E, qui, si chiude il ciclo, mentre già è iniziato quello nuovo…






A pesca in Carnia:


Gianni Sburlino gsburli@tin.it

il NK del Degano


Il Degano all'altezza di Comeglians nel tratto a libera pesca (da: http://it.wikiped

ad appena sopra Comeglians; da qui in poi il letto fluviale diventa ampio fino alla con Il materiale di fondo è formato da massi, ciottoli e sabbie che, come avviene in prev marne, conglomerati, rocce metamorfiche) che conferiscono una colorazione piuttost a sud di Comeglians, la componente calcarea e dolomitica si fa sentire maggiormente frega? Allora io gli dico: metti i chiodi che è meglio, tanto più che il fondo è spesso r più viscido. Purtroppo il corso del Degano è stato soggetto, come quello di tanti altri corsi d'acqu cato in parte la struttura originali su lunghi tratti. Sta di fatto che al di sotto della dig tive variazioni di livello in dipendenza dalle esigenze industriali. A monte di questa il quel punto in poi e fino oltre il paese di Rigolato la portata è ancora ridotta a causa portata d'acqua), riguarda solo circa un terzo dei 30 km circa dell'intero corso. Di po


dia.org/wiki/Degano)

Friulano di origine e padovano d'adozione per motivi di lavoro, pesco in Friuli da quando ero ragazzino (si parla di più di cinquant'anni fa) ma solo da un paio d'anni mi dedico alla mosca e solo a quella, dopo aver frequentato due corsi FFM. Adesso poi che sono in pensione passo ancora più tempo lungo torrenti e fiumi e, appena possibile, raggiungo la Carnia dove ho la fortuna di possedere una vecchia casa; da qui, in meno di dieci minuti di macchina, raggiungo il Degano, un tempo sicuramente uno dei torrenti più belli di questo settore montano del Friuli. Siccome sono fermamente convinto che la nostra passione vada espressa anche condividendo con gli altri informazioni il più dettagliate possibile su posti e tecniche di pesca, ho pensato di scrivere questa breve nota. Il Degano è un affluente del Tagliamento e nasce a nord del paese di Forni Avoltri (UD). Si tratta di un corso d'acqua a carattere tipicamente torrentizio che dalle sorgenti fino a poco sopra Rigolato scorre in un letto relativamente ampio per poi proseguire profondamente incassato nella valle fino

nfluenza con il Tagliamento. valenza nei corsi d'acqua carnici, sono costituiti da materiali diversi (calcari, arenarie, to variegata al letto fluviale. Solo dopo la confluenza con il Torrente Pesarina, appena e conferendo all'alveo una colorazione più chiara. Qualcuno potrebbe dire: e chi se ne ricoperto da alghe (verdi filamentose e abbondanti diatomee) che lo rendono ancora

ua friuliani e non, a numerose modificazioni che ne hanno ridotto la portata e modifiga della cartiera di Ovaro la portata si riduce notevolmente ed è soggetta a significal torrente si esprime ancora bene solo fino alla confluenza con il torrente Margò; da di prelievi idroelettrici. In buona sostanza, il decorso naturale (parlando in termini di ositivo c'è che la qualità dell'acqua risulterebbe buona sia in base a quanto riportato



Alcune immagini del Degano nel tratto NO KILL


dalle analisi dell'ETP che dell'ARPA. La comunità salmonicola è costituita da marmorata, ibridi e fario anche se, in occasione di gare di pesca, viene tuttora immessa l'iridea; il programma dell'Ente Tutela Pesca prevede comunque un notevole ridimensionamento delle immissioni di trote fario a favore della marmorata (vedi: http://www.life-rarity.eu/images/pdf/notiziario/2012/notiziario_03-2012.pdf). Il temolo è stato recentemente reintrodotto con successo nel tratto a valle di Ovaro dove sembra che finalmente siano state garantite le condizioni di portata atte al suo sviluppo (vedi: http://www.life-rarity.eu/images/pdf/notiziario/2011/notiziario_07-2011.pdf e http://www.life-rarity.eu/images/pdf/notiziario/2011/notiziario_12-2011.pdf); speriamo bene, ben tornato temolo!!! come minimo ti meriterai un regime di NK!


Il No Kill Si estende complessivamente per circa 3 Km e comprende un primo tratto di circa 600 metri fino a pochi anni fa destinato a zona di ripopolamento e quindi proibito a qualsiasi tipo di pesca, al quale è stato aggiunto un ulteriore tratto in precedenza a libera pesca. L'accesso al torrente non è dei piÚ agevoli considerata la generale mancanza di sentieri che dalla strada portano al corso d'acqua che, come dicevo, scorre all'interno di una valle piuttosto stretta. In linea di massima conviene parcheggiare prima del ponte che da Comeglians porta a Rigolato e poi passare sotto al ponte stesso (da qui inizia il tratto NK) per poi attraversare raggiungendo la sponda idrografica destra. A quel punto si prosegue tra acqua e massi emergenti fiancheggiando uno splendido bosco ripario di frassino maggiore che rappresenta sicuramente uno dei migliori esempi di boschi di forra





della Regione; un consiglio: lasciate perdere per dieci minuti la pesca e fatevi un giretto in questo bosco, ne vale veramente la pena e, anche se non siete botanici, ne apprezzerete di sicuro la bellezza e la suggestione; purtroppo un paio d'anni fa la parte settentrionale del bosco e' stata tagliata a raso e al suo posto è cresciuto un inestricabile roveto assolutamente incompatibile con la salute dei vostri waders. Continuando ad arrancare (per chi è più giovane "a saltellare") nell'acqua e sui massi si passa sotto al ponte che porta a Tualis e si arriva fino alla confluenza con il Margò e allo scarico di una centrale idroelettrica; come già detto, a monte di questa e per tutto il resto del NK la portata si riduce ma questo non significa che non valga la pena di proseguire, le trote ci sono comunque e il divertimento non mancherà. A proposito di trote si tratta per lo più di fario, ibridi e marmorate ci sono ma in misura decisamente subordinata; la dimensione media va dai 25 ai 35 cm ma non mancano gli individui giovani come quelli più grandi; le fario in genere presentano vistose macchie rosse e nere ma capita che esemplari che da tempo sostano in acque profonde assumano una colorazione più argentata con chiazze decisamente più piccole. Le bollate sono frequenti soprattutto nelle spianate con acqua anche profonda che tuttavia non sono molte. In caso di schiusa l'attività è assicurata in qualsiasi ora del giorno e potrete usare con successo le solite effimere o piccoli tricotteri sia come secche che come emergenti. In mancanza di attività superficiale non esitate invece a pescare in caccia utilizzando grosse mosche che stimolino i nostri amici. Ottimi a mio modo di vedere grossi tricotteri in pelo di cervo (direi meglio se di colore piuttosto



scuro) e non preoccupatevi di farli dragare, anzi spesso è proprio in fase di dragaggio che vedrete venir su delle belle trote. Anche le imitazioni di cavalletta funzionano bene ma attenzione: se in corrente un'imitazione approssimativa andrà senz'altro bene, questo non vale per le acque piatte dove sarà necessaria una il più possibile fedele per morfologia, dimensioni e colorazione agli insetti presenti in zona altrimenti correrete il rischio di farvi ridere dai pesci che, sotto questo aspetto, sono senz'altro smaliziati; lo so che per costruire "mosche" di questo tipo ci vuole, almeno per me, un po' di tempo ma alla fine ne sarà valsa la pena. Se poi vedrete bollare solo in un punto e sempre in quello, allora date un'occhiata alla vegetazione che ci cresce sopra, facile che ci sia qualche pianta


in fiore (sambuco, lonicera o altro) e non esitate a montare una formica, un moscone, un'ape o quant'altro e vedrete che quasi sicuramente la trota abboccherà. Il lancio più efficace è sicuramente l'angolato rallentato tanto più che qui non serve lanciare lontano quanto piuttosto cercare di farsi vedere il meno possibile; inoltre le trote più grosse non necessariamente si pescano nelle buche profonde ma spesso vengono su in corrente, di solito dietro i tanti massi affioranti. Personalmente uso una canna da 8 piedi con coda 4 e mi ci trovo bene; probabilmente chi volesse pescare a ninfa trarrebbe vantaggio da una canna un po' più lunga ma di pesca a ninfa ne capisco quasi niente e ho usato questo sistema solo quando i pesci di salire a galla non ne volevano proprio sapere o con acque un po' sporche



come dopo piogge che nella zona in genere non mancano. Meglio anche usare finali piuttosto lunghi e non preoccupatevi del diametro del tip, personalmente non scendo mai sotto il 15-16, è inutile e sareste solo costretti a stancare troppo i pesci, anche in considerazione della forte corrente. Una nota dolente riguarda invece le attività illecite di pesca; la configurazione stessa del torrente che scorre quasi sempre nascosto dalla vegetazione e l'accessibilità non ottimale fanno sì che sia difficilmente controllabile e infatti viene anche frequentato (ne sono stato più volte testimone) da pescatori a spinning o che utilizzano esche naturali. Di questo ho scritto all'ETP che mi ha garantito che intensificheranno i controlli e non ho motivo di dubitarne; è comunque mia opinione che un NK, per funzionare, debba essere anche facilmente controllabile altrimenti vede ridotta la sua funzione proprio a causa di attività illecite; tanto per fare un esempio, sono convinto che nel vicino tratto No Kill del Chiarsò a Paularo queste cose non succedano proprio per la sua collocazione davanti agli occhi di tutti. sostituire con: Una nota un po' dolente riguarda invece le attività illecite di pesca; la configurazione stessa del torrente che scorre quasi sempre nascosto dalla vegetazione e l'accessibilità non ottimale fanno sì che sia difficilmente controllabile e infatti viene (o veniva) anche frequentato da pescatori che utilizzano altri sistemi di pesca. Di questo ho scritto all'ETP che mi ha garantito che avrebbero intensificato i controlli e al quanto pare la cosa ha funzionato. Per concludere, il NK del Degano è senz'altro bello sia per la pesca che per l'am-


biente che lo caratterizza. A chi viene da fuori regione consiglierei tuttavia di non limitarsi a quest'esperienza ma di dedicarvi qualche ora per poi spostarsi altrove; nelle vicinanze (1/2 - 3/4 ora di auto) si può raggiungere il già citato Chiarsò a Paularo oppure, uscendo dalla Carnia propriamente detta e spostandoci più a oriente, il Fella e il suo splendido affluente Resia; quest'ultimo vale sicuramente la pena non solo per la pesca (marmorate e temoli) ma anche per lo splendore delle sue acque cristalline verde-azzurre dove è ancora frequente il gambero nostrano. Con uno sforzo in più si può raggiungere l'Isonzo oppure potete andare nelle ancora numerose e belle rogge di risorgiva della bassa pianura. Se poi vorrete fare una sosta culturale, allora non potrete perdere una visita almeno al magnifico Duomo di Venzone, distrutto dal terremoto del 1976 e poi ricostruito pietra su pietra.

Mandi Gianni Permessi e periodi di pesca (indicazioni relative al 2012) Per i non residenti in FVG è necessario munirsi di apposito premesso: giornaliero (Euro 25), settimanale (Euro 50, valido per quattro uscite nell'arco di sette giorni), mensile (Euro 80, valido per 16 uscite nell'arco di trenta giorni) o annuale (Euro 140, valido per 16 uscite al mese). I permessi valgono per tutto il territorio regionale. La pesca è consentita dalle ore 07.00 dell'ultima domenica


di marzo alle ore 24.00 dell'ultima domenica di settembre, con l'eccezione dei NO KILL e di alcuni tratti dei Regimi Particolari di Pesca dove si può pescare fino al 31 ottobre. Per maggiori informazioni sul sito http://www.entetutelapesca.it/ trovate tutto quello che vi serve. Come arrivare, dove dormire e mangiare Da Padova prendere la A4 e proseguire sulla A23 in direzione Udine-Tarvisio, uscire a Carnia-Tolmezzo, da qui proseguire fino a Villa Santina e prendere in direzione Sappada; Comeglians è il primo paese dopo Ovaro. Chi viene dal bellunese può prendere la A27 e poi proseguire come sopra oppure da S. Stefano di Cadore proseguire per Sappada e poi scendere in Friuli passando per Forni Avoltri e Rigolato.


Sul Resia


A Comeglians si può dormire presso l'unico Albergo esistente oppure us che offre servizio di pernottamento e prima colazione. Per mangiare in zo aperti infrasettimanalmente solo nel periodo estivo e che qui si cena pr Se, come consigliabile, non vi limiterete ad un "mordi e fuggi" sul Degan l'imbarazzo della scelta (Tolmezzo, Arta Terme, Tarvisio, Udine, ecc. ec


sufruire del cosÏ detto "Albergo diffuso" (http://www.albergodiffuso.it/) ona esistono diverse alternative, ricordatevi però che molti esercizi sono resto anche se qualche pizzeria fa eccezione. no ma vorrete provare altre alternative "friulane", allora non avrete che c.).






“L’importanza di


Alessandro Gamberini Presidente May Fly Club - Bologna

i chiamarsi club�


Da una frase simile Oscar Wilde ci fece uno splendido romanzo e io ne prendo spunto per capire cosa deve essere un club o una scuola di pesca oggi. Anche se nel titolo di quest’ articolo non c’è un gioco di parole come in quello originale, rimane ugualmente importante capire il significato intrinseco della frase. Come all’epoca anche oggi bisogna capire se è più importante apparire o essere. Sembra che al nostro caro amico Oscar piacesse pescare. Chissà se faceva parte di un club o di una scuola(??!!). Scusatemi per le divagazioni ma è troppo bello perdersi nella storia e nelle


fantasie!!! Torniamo ai giorni nostri per approfondire la nostra passione, la pesca a mosca, quella passione che ci unisce e ci fa venire la folle idea di formare dei club. E’ una follia che ormai dilaga in tutto il mondo. Ci siamo mai chiesti il perché? Forse perché l’uomo non è fatto per stare da solo…!! Io adoro questa follia!!! Ormai è 15 anni che frequento club a Bologna e in questo lasso di tempo ho notato grandi cambiamenti dettati dal buon senso e dai cambi di gene-


razione. Non è stata una casualità che abbia usato la frase “ frequento club a Bologna”. Sembra quasi sia saltato da un fiore all’altro per prendere tutto il nettare possibile ma non è così. La mia percezione è di aver fatto sempre parte dello stesso club. Per capire un po’ il mio modo di pensare devo tornare un pò indietro nel tempo. Il primo club a Bologna si è formato più di 30 anni fa. La mentalità era diversa, forse migliore, non ha importanza, sicuramente la pesca a mosca era considerata un sport di nicchia, un po’ perché se ne sapeva poco e un po’ perché l’attrezzatura costava moltissimo. In ogni caso l’istinto del Bolognese, un po’ per abitudini politiche un po’ perché un bel bicchiere di lambrusco o sangiovese hanno sempre unito tutti, ha cercato un modo di aggregazione trovandolo nell’istituzione del club. Con il passare degli anni le cose sono cambiate in maniera esponenziale, le attrezzature di pesca hanno avuto un’evoluzione straordinaria dando modo a chi voleva raggiungere obbiettivi superiori di poterlo fare. Nel club continuava a rimanere lo


zoccolo duro convinto che certe innovazioni portassero solo ad un allontanamento dalla purezza del concetto di pesca a mosca ed è stata inevitabile la prima scissione. Negli anni a seguire ce ne sono state altre 2 sia per gli stessi motivi che per altri. Vivendo di persona 2 scissioni ho cercato di rimanere nel gruppo più vicino alle mie idee, ed è per questo che posso affermare di aver avuto sempre un unico club. Sarò io che porto sfortuna? Può essere ma chi se ne frega, così imparano a scegliermi come presidente!! Scherzo naturalmente, sono fiero ed orgoglioso di essere il presidente del May Fly Bologna! Ritornando al centro del discorso, cosa deve fare un club per chiamarsi tale? Posso parlare solo della mia esperienza anche se ho constatato che è molto simile a quella di diversi amici che fanno parte di altri club sparsi per l’Italia. La priorità va sicuramente data alla divulgazione della pesca a mosca a




qualsiasi livello si faccia. Oggi per fortuna molti club possono vantare personaggi eccelsi, istruttori di lancio o costruttori di mosche accanitissimi. Ricordiamo che non importa avere un titolo per essere un bravo pescatore anche se aiuta molto. Al bar si va a raccontare quanto è bello e grosso il pesce che abbiamo preso ma al club si insegna a prenderlo. La seconda regola che un club di pesca non può trascurare è quella di fare attività sul proprio territorio impegnandosi quanto possibile a tenere in ordine i propri fiumi pur malandati che siano, anzi! Uniti si fa la forza!! In ogni caso, di attività se ne può fare molta e diversificata ma il segreto per riuscire bene in tutto è essere un bel gruppo di amici. Diciamo che impastando il tutto e magari bagnandolo con qualche tuffo in acqua fatto in un’uscita di pesca insieme, pronti a riderci sopra, si ottiene un’ottima ricetta di club.


E’ chiaro che tutte queste cose si possono anche fare da sole ma quanto è bello condividerle con degli amici? Al contrario di quello che si può pensare non è sempre facile mandare avanti un club, specialmente oggi che le persone sono spinte dalla società a cercare sempre qualcosa di nuovo e subito. Io sono molto fortunato perché ho degli ottimi soci sia dentro sia fuori dal direttivo. Ricordiamoci che il club è formato da amici che condividono e divulgano la stessa passione e lo fanno gratuitamente. Molti pensano erroneamente che un club sia un posto dove imparare a pescare gratuitamente. Non c’è niente di più sbagliato, tutto ha un prezzo e il nostro è molto caro…l’Amicizia!!!!! Qualcuno una volta disse: non esistono fatti ma solo interpretazioni…e questa è la mia!




Le code della Barrio Di Massimo Magliocco Mike Barrio è un nome forse sconosciuto alla maggior parte dei pescatori a mosca italiani, ma è uno dei più importanti produttori di code ti topo europei. Azienda scozzese, la Barrio produce code ormai da diversi anni con dei risultati eccellenti e, vista la situazione economica che stiamo vivendo, con dei costi assolutamente bassi in relazione all’alta qualità delle code che produce. Mike, oltre ad essere un amico è un eccellente lanciatore specialmente con attrezzature classiche del nord della Gran Bretagna dove regna la pesca al salmone, ma è anche un eccellente disegnatore di code, elemento questo che lo rende uno dei più preparati produttori di quest’ultime. I profili delle code di topo Barrio nascono non tanto da chissà quali innovativi software, ma dall’arguzia e dal saper leggere le esigenze dei pescatori. Infatti Mike, ascoltando le richieste dei pescatori, assembla pezzo dopo pezzo, delle pseudo code che, a parer suo, possono avere un profilo valido per quel tipo di esigenza, dopo di che, quando ritiene che questo primo passaggio ha una base valida, trasferisce il prototipo alla fabbrica, la quale produce un primo prototipo elaborato anche con l’aiuto del computer. A sua volta Mike fa provare questo prototipo ai Barrio Pro Fly Fishing Team di cui mi onoro di far parte, che essendo grandi tecnici del lancio della coda di topo, danno il loro primo giudizio sulla coda, giudizio che verrà poi rielaborato e dal quale nascerà il secondo prototipo e così via, fino al raggiungimento di un prodotto finale già testato da una serie di “Masters” aventi tutti uno stile di lancio e una cultura della pesca a


mosca del tutto diversa tra di loro, in quanto provenienti dall’UK piuttosto che dalla Francia, dall’Australia o dalla Germania, dalla Serbia o dall’Italia, insomma, non un giudizio che segue un tipo di stile e mentalità di un solo paese ma una sequenza di opinioni provenienti da tutte le latitudini. Questo fa delle code Barrio qualcosa di veramente unico. Guardando tra il suo catalogo, non troveremo una infinità di modelli di code, ma una serie di code estremamente performanti. Una serie in particolare va assolutamente segnalata, la GT. Se guardate, ha il un profilo simile ad una WF ma è più simile ad una long belly anche se ha un profilo conico, insomma è veramente performante. Ho provato la 4 e vi garantisco che ti “scappa dalle mani”. Inoltre ha una scorrevolezza straordinaria e quindi uno shooting eccellente ! Qualcuno starà, giustamente, pensando che sto scrivendo queste cose per pubblicizzare questo prodotto, no, non è così, lo faccio perché in un mercato come quello della

pesca a mosca dove i costi sono, a mio avviso, troppo elevati, avere un’azienda che vende delle ottime code ed altre eccezionali a prezzi bassi, credetemi, è una cosa da sottolineare e propagandare. Inoltre Mike è una persona squisita, sempre pronto a dare consigli, ma la sua dote maggiore è che non se la tira e che è commercialmente onesto !! Di solito i redazionali sono un tantino “spinti” commercialmente, fa parte del gioco, anche se poi il più delle volte rispecchiano la qualità del prodotto. Questo redazionale invece è estremamente veritiero, non perché lo sto scrivendo io ma perché è veramente l’espressione scritta di ciò che veramente penso, cioè un’azienda capace di fare cose importanti senza troppe fanfare. Chi volesse visitare il sito può farlo qui: http://www.flylineshop.com/index.html Oppure se si vuole avere delle info maggiori può anche contattarmi max@massimomagliocco.it




La recensione bibliografica:

“Dynamic Nymphing”


“Dynamic nimphing” di George Daniel, pubblicato nel 2012 da Headwater Books (piccola casa editrice fondata da Jay Nichols nel 2007, distribuita da Stackpole Books), è finalmente disponibile in prima edizione nelle principali librerie internazionali.


L’autore, che vive a Lamar in Pennsylvania, si presenta alla sua prima opera con un significativo bagaglio di esperienze. Nell’ambito delle competizioni è stato due volte campione nazionale negli Stati Uniti e ha partecipato ai mondiali dal 2006 al 2010, collezionando i migliori risultati di sempre nella storia del suo paese. Allo stesso tempo è stato impegnato in attività formative come istruttore e ha girato il mondo, collezionando esperienze di pesca nei fiumi piu’ importanti di America ed Europa. Oggi lavora come Assistant Manager presso TCO Fly Shop e ricopre il ruolo di Head Coach per il Fly Fishing Team USA. Daniel è cresciuto in una terra


ricca di storia, una delle culle del fly fishing nordamericano. Si è formato come pescatore negli stessi “limestones” della Pennsylvania divenuti celebri attraverso i racconti del grande innovatore Vincent Marinaro. In questa terra la pesca a mosca è una cosa seria al punto che, un grande pescatore come Joe Humphreys, suo mentore, ha insegnato per diciannove anni “Principles and Techniques of Fly Fishing and Fly Tying” alla Penn State University, nella Facoltà di Agricoltura. Dalle origini nella seconda metà degli anni quaranta ad oggi, il corso (Kinesiolgy 004), prima esperienza di questo genere nel sistema universitario americano, è stato frequentato da decine di migliaia di studenti. George Daniel è stato tra questi. In questo libro l’autore condivide con i lettori, pagina dopo pagina, dettagli su tattiche e metodi, appresi in anni di attività dai più grandi campioni di tutto il mondo del passato e del presente. Con l’aiuto di numerosissime illustrazioni e foto a colori nel testo e a piena pagina, spiega con chiarezza il multiforme e composito mondo della pesca a ninfa, partendo dalla definizione di due macrocategorie. La prima “Tight-Line Nymphing” comprende le tecniche ceca e polacca,


quella francese, il metodo high stick e quello classico americano di George Harvey e Joe Humphreys. Tutte queste tecniche sono accomunate dal fatto che durante l’azione di pesca la direzione, la profondità, la velocità della passata, sono sempre determinate direttamente dal pescatore attraverso una costante tensione e controllo di coda, finale e quindi dell’artificiale. La seconda “Suspension Tactics” dove tutti gli elementi chiave dell’azione di pesca sono invece determinati da


una “suspension device”, che media il contatto tra pescatore e ninfa. Spiega quindi i segreti di “strike indicator”, “dry-and-dropper rig”, l’apprezzato “curly Q” e altri di varie fatture e caratteristiche. Entra nel dettaglio di attrezzature, tecniche, finali, artificiali, lanci specifici, delle opportunità d’uso dei vari metodi nelle diverse condizioni di pesca sul fiume. Anche quelle più estreme, che talvolta offrono ai più tenaci e determinati, delle sorprese considerate dai più inaspettate.



L’autore svela con generosità tanti piccoli particolari del suo personale sistema di pesca e del suo percorso di ricerca, tutto improntato all’efficacia. La sintesi delle sue considerazioni, semplici ma molto tecniche, porta sempre ad utilizzare il metodo più utile ed opportuno a perseguire l’obiettivo della cattura. Esemplare il fatto che, Daniel nelle pagine di questo libro, attraverso notevoli macrofotografie, apra le sue scatole ai lettori. Centinaia, anzi migliaia di ninfe, quanto di più intimo e personale ogni pescatore custodisce gelosamente, mostrate con assoluta autenticità in immagini dettagliate. Tanto fagiano, tanta lepre e tanta semplicità, questa la ricetta segreta. Al termine della lettura rimane la sensazione di avere imparato qualche cosa e la voglia di andare immediatamente sul fiume a mettere in pratica qualche rifinitura. Non è un libro sulla competizione, ma un lavoro che porta l’esperienza del mondo agonistico e professionale nella pesca di tutti giorni. In sintesi, Daniel cerca di spiegare che la conoscenza e la padronanza della tecnica sono i principali elementi per ottenere risultati. Interessante il capitolo sui “fly patterns”, tutti contemporanei ed inediti, sviluppati dall’au-



tore e dai tanti campioni del mondo con cui ha condiviso esperienze e complicità. Il maggior pregio di questo libro è quello di mettere ordine e fare chiarezza su di un sistema oggi diventato complesso, con tante differenze, molto praticato in ogni angolo del globo. Ricchezza e completezza di contenuti, offrono due piani di lettura paralleli, uno di tutta sostanza, nei fatti didattico, per chi sperimenta la ninfa come un tema nuovo; un’altro fatto di dettagli, finezze, episodi, piccole malizie che offrono diletto ai più esperti. Per questa ragione “Dynamic nimphing” è una lettura utile a chi si appresta a scoprire nuove tecniche, ma anche a chi già le conosce e le pratica con eccellenza. Bruno Generali May Fly Club - Bologna



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