DALLA FAVELA PER LE FAVELAS - Italiano

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DALLA FAVELA PER LE FAVELAS STORIA E ESPERIENZA DEL REPPER FIELL REALIZZAZIONE Coletivo Visão da Favela Brasil www.visaodafavelabrasil.com.br COL SOSTEGNO DI Malungo Comunicação e Editora Revista Vírus Planetário – www.virusplanetario.com.br Nícleo Piratininga de Comunicação – www.piratininga.org.br Sindipetro-RJ – www.sindipetro.org.br / www.apn.org.br COPERTINA Caio Amorim REVISIONE Marina Schneider, Sheila Jaco e Claudia Santiago/ NPC. LAYOUT (DIAGRAMAÇÃO) Marina Gomes ILLUSTRAZIONI Carlos LaTuff TRADUZIONE Maurizia Tinti

Da favela para as favelas – 1a edizione Agosto 2011 Repper Fiell

Tutti i diritti sono liberati. É libera la riproduzione di questo libro per fini non-commerciali con previa autorizzazione dell’autore.


INDICE • • • • • • • • • • • • • • •

FAVELA O COMUNITA’? UNO SGURADO DI CHI VIVE LA! TU E LA TV DIRITTI PER CHI? IO HO STUDIATO, TU NO! FAVELADO POLITICIZZATO REPPER CAPITALISTA E COMUNISTA! PER RIFLETTERE! REPPER RIVOLUZIONARIO! COMUNICAZIONE COMUNITARIA IL TRAFFICANTE E’: RIVOLUZIONARIO, CONSUMISTA O CAPITALISTA? MOLTO OLTRE LA UPP: LA PULIZIA ATTORNO ALLE ENCLAVI FORTIFICATE DEI RICCHI FESTA DEI LAVORATORI! CITTADINANZA IN BRASILE: L’ABBIAMO OPPURE NO? NASCE UN UOMO NUOVO! NON SOFFOCHERANNO LA NOSTRA VOCE! INDICAZIONE DI LIBRI

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P. 7 In questo libro mi identificherò come repper con la “e”, e non rapper. Penso che abbiamo più familiarità con l’improvvisazione1. Il mio bisnonno era un improvvisatore. Questa cultura dell’improvvisare, di rimare, ce l’ho da quando ero piccolo. Molto rispetto al repper ed all’improvvisazione.

PREFAZIONI Essere Fedele è un merito Sono nato nel Morro de Santa Marta2 e durante i miei molti anni ho avuto l’opportunità di conoscere e convivere con molte persone, dentro e fuori. Mio padre era una artista: musicista, boemo, lavoratore, mestre della Folia de Reis3 e sambista4 per eccellenza. La musica e tutti i ritmi, come la politica, sono 1

L’improvvisazione è la tecnica di canto propria dell’hip-hop, altrimenti chiamata rap.

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Il Morro de Santa Marta è il nome di una delle tante colline (morro, appunto) che compongono lo scenario di Rio de Janeiro. Su di questa è nata la favela omonima.

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La Folia dos Reis è una commemorazione cattolica del periodo natalizio e si riferisce all’arrivo dei Re Magi alla capanna. Per questo evento, che avviene in date differenti dipendendo dalla città o Stato, alcuni gruppi si riuniscono e sfilano per la città o bairro, visitando le case. Queste Folias sono dirette da un mestre, il quale traccia il percorso e si occupa dell’organizzazione dei musici, oltre ad avere il compito di mantenere viva la trasmissione orale dei canti e di questa tradizione.


sempre stati presenti nella mia vita. Ma non sono mai stato un ammiratore dell’Hip Hop. Pensavo che questa fosse una cosa dei “fratelli” di São Paulo i quali volevano superare il Funk, che per noi era sinonimo di Rio de Janeiro e si esprimeva attraverso le bocche dei giovani abitanti della favela5 di questa città6. Oggi so quanti pregiudizi e visioni limitate erano presenti in questo modo di guardare all’Hip Hop. Ma fortunatamente il ritmo, e tutti i ritmi, mi contagiano sempre. Ciò mi ha fatto guardare alla cultura Hip Hop e fare le mie scelte. Apprezzare alcune composizioni e gruppi Hip Hop, come rifiutare alcuni artisti e testi del Funk. Racconto ciò per condividere il fatto che il rapper Fiell ha contribuito abbastanza a modificare la mia visione sull’Hip Hop ed a farmi capire, in pratica, che questo può essere un alleato nella difesa del nostro luogo e della nostra cultura. Fiell arriva a Santa Marta e porta la sua arte, che ha a che fare con la libertà di espressione e, fedele ai propri principi, cerca di dialogare con altre iniziative e creare un suo gruppo di referenza. Ma ciò non basta. Cerca di ampliare la sua voglia di mettersi in gioco nella favela e, assieme ad altri, crea la Rádio Comunitária Santa Marta, uno spazio democratico, plurale che riunisce una vasta diversità di rappresentazioni della favela. Questa diventa un punto di convergenza delle diverse visioni circa la nuova circostanza di una Santa Marta “pacificata”7. Siccome niente è facile in questa vita, ha affrontato e di sicuro affronterà resistenze e ingiustizie. Ma con dignità, ha saputo mantenersi fedele ai suoi propri principi e aperto al dialogo. In questo senso, è un piacere poter condividere questa prima avventura letteraria del Rapper Fiell. Esperienze e traiettorie come la sua meritano di essere condivise per dare inizio alla resistenza diminuire i preconcetti in altri luoghi. Itamar Silva Giornalista – Presidente del Grupo Eco e abitante del morro Santa Marta, Rio de Janeiro 4

Musicista del noto genere musicale brasiliano.

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La favela, così come definita dall’agenzia delle Nazioni Unite, è un’area degradata di una determinata città caratterizzata da abitazioni precarie, mancanza di infrastrutture e senza regolamentazione fondiaria. In Brasile, vengono denominate favela queste aree quando presenti in cima a delle colline, definite morro, in cui era presente una pianta chiamata “favela” e dai cui prendono appunto il nome. Questo termine deriva infatti dal periodo della Guerra di Canudos (si veda nota 18), in cui gli abitanti avevano costruito le proprie abitazioni su alcune collinette, tra cui il Morro da Favela. Al ritorno di molti soldati a Rio de Janeiro, questi sono rimasti senza abitazione ed hanno cominciato così a costruirsi le proprie piccole baracche lungo i versanti del Morro da Providência, nel Centro di Rio, riportando così il nome “favela”. Questo tipo di residenza si è poi diffuso e oggigiorno le favela sono visibili da ogni angolo e strada di Rio, essendo la conformazione morfologica della città composta da rilievi collinari e montagnosi. Per una descrizione più approfondita, si vedano i capitoli seguenti. 6

Hip-hop e funk sono due generi musicali americani che hanno cominciato a diffondersi in Brasile nella decade Settanta circa. Molti artisti brasiliani se ne sono quindi appropriati ed hanno cominciato a scrivere i propri testi in portoghese. Se l’hip-hop, tuttavia, si è diffuso più nello stato di São Paulo, il funk è diventato una fenomeno tipicamente carioca e legato soprattutto alle realtà delle favelas di Rio, assorbendo altri stili musicali ed allontanandosi completamente dal funky americano. 7

I termini “pacificazione” delle favela e “favela pacificata” sono piuttosto complessi e dibattuti oggigiorno. Brevemente si tratta di azioni sostenute dalla Polizia Militare, ed in particolare da due gruppi specializzati di questa chiamati “Bope” e “Batalhão do Choque”, che hanno l’obiettivo di introdurre le forze dell’ordine statali all’interno di queste aree in modo da allontanare il traffico illecito di droga ed armi. Una volta che questi battaglioni entrano nelle favela, spesso con blitz che possono durare giorni, se non mesi, e che spesso si trasformano in guerre civili locali, l’obiettivo è istallare una UPP, ossia una Unità della Polizia Pacificatrice, che avrebbe la funzione di rendere più sicura l’area. Tuttavia le cose non sono così semplici e lineari come descritto e, in un capitolo più avanti, Fiell descrive meglio il perché.


È il nostro momento! È emozionante leggere questo libro. Ciascuna parola in esso espressa mi ricorda della quotidianità nella favela, della salita e discesa del morro8, del vagare per i vicoli e viuzze della nostra cara favela. Mi ricorda di tutto ciò che ascolto, di tutto ciò che ho già appreso e che apprendo li con quella gente. Con quelle persone che non hanno mai preso un libro in mano, siccome non ne ha mai avuto l’opportunità, ma che mi ha già insegnato e mi insegna tutti i giorni molte, molte cose con la sua grande esperienza di vita! Questo piccolo libro, che contiene grandi lezioni di vita, spiega con chiarezza ciò che di fatto significa “Favela”. Chiarisce che questo termine è un riferimento, o se ancora non lo è, deve essere un esempio di resistenza, di voce, di grido, di cultura, di emozione, della vita alternativa, di allegria, di lotta, lotta quotidiana. In fondo, è li dentro che impariamo a cavarcela. Lo Stato, le nostre autorità governative, non ci considerano come dei cittadini, al contrario, siamo criminalizzati da esso e dalla maggior parte di questa società piena di pregiudizi. Non importa dire che ciò non è vero. È vero si, e lo sentiamo quando il caveirão9 entra per le nostre strade sparando da tutte le parti, cosa che non succede nei quartieri nobili della città. Quando cerchiamo un lavoro e esigono un’ottima qualificazione, mentre tutti sanno che lo Stato non ci offre una educazione di qualità. Quando pagano salari di miseria alle impiegate domestiche, ad esempio, e le assumono senza nessun altro diritto del lavoro. Quando andiamo negli ospedali e non siamo attesi perché non ci sono medici. Quando entriamo in una facoltà e siamo ignorati, o criminalizzati a causa del nostro modo di parlare, pensare ed agire. Sentiamo i pregiudizi negli sguardi degli altri si, c’è un distanziamento dell’altro quando diciamo che siamo favelados10. Parole dure sentiamo quando noi, “i marginali”, cerchiamo di uscire, scavalcare i muri visibili ed invisibili che sono eretti attorno alle nostre favelas11. Sono parole ben dure, ma che non ci sconvolgono, non ci fanno desistere. Siamo sognatori nel desiderare un mondo più umano in cui tutti i nostri diritti siano validi, ma siamo realisti quando diciamo che siamo esclusi e non rispettati come cittadini!

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Lascerò in questo testo il termine morro anziché tradurlo con “collina” perché è un termine affettivo per i suoi abitanti, tanto quanto lo può essere il nome della propria città natale o la parola “casa”. Spesso viene utilizzato al posto di “favela”.

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Questo è il carro armato con cui la Polizia entra dentro le favela nelle prima azioni di pacificazione, per proteggersi dalle sparatorie dei banditi armati che cercano di impedirne l’avanzare. Il suo passaggio, tuttavia, non lascia per niente tranquilli gli abitanti, soprattutto a causa dei messaggi che vengono trasmessi dagli altoparlanti che il mezzo trasporta, come accennato in queste righe e come descrive Fiell più avanti. 10

Favelado è il termine con cui ci si riferisce all’abitante della favela. La “s” finale corrisponde al plurale della parola ed in questo modo sono state trascritte tutte le parole lasciate in portoghese.

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Muri questi non in senso metaforico, ma molto spesso fisico e reale. Basta infatti muoversi verso la Zona Nord di Rio per notare delle alte barriere che nascondono i “bassifondi fatiscenti” (dall’inglese “fancy slum”).


Fiell, complimenti per il libro, per la lotta, per aver raccontato la tua esperienza di vita! Esempi come questo devono e meritano di essere seguiti. Abbiamo bisogno di raccontare la nostra storia, è arrivata l’ora per tutti noi che facciamo parte del popolo di raccontare la nostra lotta. È legittima! Viva la comunicazione comunitaria! Viva la lotta del popolo! Gizele Martins – Giornalista, attua nel Giornale “O Cidadão” ed è abitante della Favela da Maré, Rio de Janeiro

È un libro necessario! Questo libro è una continuazione del lavoro che Fiell fa con la radio e ha fatto con il manualetto che difendeva il cittadino della favela contro l’abuso della polizia. Ancora una volta la connotazione è più personale e politica, partendo dal punto di vista di qualcuno che sa di cosa sta parlando perché è cresciuto all’interno del movimento di esodo dal Nordest verso la città e che qui vive come favelado12. La crescita di una voce politica, non vittima delle ferite, ma come soggetto della sua realtà... Egli si posiziona come degno delle proprie decisioni. Esprime un posizionamento politico a partire dalla sua esperienza di vita. È un libro necessario. Se il mondo finisse oggi, quanti esponenti del mondo della letteratura,della musica potrebbero dire politicamente cosa pensano del mondo oggi? Così si capisce quanto è necessario un libro come questo. Che questo libro sia tanto importante come il manuale... Che attraverso esso i lettori assorbano l’informazione come prodotto del cambiamento. La Zulu Nation dice che è il 5° elemento dell’Hip Hop13: l’informazione. Solo quando si hanno questi cinque elementi l’Hip Hop realmente compie il suo ruolo. Egli (il mio compagno Fiell) potrebbe parlare di molte altre cose oppure usare solo la musica, i graffiti, o la danza, ma egli si è interessato per qualcosa di più profondo, qualcosa di più difficile: L’informazione. A quelli che leggeranno, state pur certi che questa sarà un’ottima lettura. Marcelo Yuka, Musicista e Giornalista abitante della Tijuca

Orgoglio di fan

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Durante la cosiddetta Era Vargas (ossia quando era in carica il presidente Getulio Vargas), negli anni Trenta, si intensificò l’esodo delle popolazioni del Nordest del Brasile verso gli Stati del Sudest ed in particolare quelli di São Paulo e Rio de Janeiro, dove la produzione di caffè, cacao e cotone richiedeva molta forza lavoro. Tale migrazione è aumentata ulteriormente tra gli anni Cinquanta e Ottanta del Novecento, periodo di sviluppo delle grandi capitali meridionali. Il Nordest brasiliano è infatti caratterizzato da una morfologia che rende difficile la produzione agricola, essendo caratterizzato da frequenti periodi di siccità ed un terreno arido, mentre l’industria non ha trovato un fertile suolo dove svilupparsi. Povertà e carestie hanno portato così molti abitanti a migrare. 13

La Universal Zulu Nation è una congregazione fondata attorno alla cultura hip-hop da uno dei suoi più grandi esponenti, Afrika Bambaataa. Lo slogan che fa onore e sul quale si fondano i principi dei propri membri è “Pace, Amore, Unione e Divertimento”. Su questa base sono stati stabiliti cinque “elementi”, ossia una sorta di emendamenti che gli “Zulu” (così vengono chiamati i membri) devono rispettare. Si veda il libro scritto da uno dei membri, Zulu Tr, “Acorda hip hop!”.


Come scrivere un libro che si intitola “DALLA FAVELA PER LE FAVELAS” se io non ho mai vissuto in una favela? Ed infatti, è stato esattamente questo che mi ha chiesto il mio caro repper Fiell. Confesso: ne sono molto orgogliosa. Sono una fan di Fiell. Un ragazzino fermo come una canna da zucchero e dolce come il miele. Che deliziosa miscela. Da questa combinazione ne è uscito il libro che sto rappresentando. Il libro tratta argomenti scottanti e scotta lui stesso. Scrivendo nello stesso modo in cui parla e canta, Fiell riflette sulla televisione, filosofia, pedagogia, militanza, diritti, consumismo, droghe, democrazia, origine e significato delle parole. “Nel dizionario la parola COMUNITA’ significa un bairro14, un gruppo di amici”. Nello stesso dizionario la parola FAVELA significa “abitazione sprovvista di infrastruttura di urbanizzazione e locale sgradevole di brutto aspetto”. Alla ricerca della memoria e della storia di Rio de Janeiro, Fiell parla dei cortiços, antica forma di abitazione degli impoveriti. Sulla televisione, è presentata una dura e giusta critica. “Da quando era piccolo la TV sceglieva quello che io volevo comprare. Le nostre madri, molte volte, erano repliche della TV in termini di vestiti, rossetti, sandali”. Una delle parti più belle del libro, anche se il libro è tutto bello, è quella in cui egli tratta del concetto di bellezza e del vizio del consumo. “Non ho bisogno di ammazzarmi di lavoro e perfino commettere qualche atto illecito per appendere al collo una catena d’oro, per sentirmi uguale agli altri”, afferma Fiell. La relazione della favela con la Polizia Militare è contestualizzata storicamente ed collegata alla relazione dello Stato con i movimenti sociali. “Quando avviene uno sciopero dei professori per migliori condizioni di lavoro, o una manifestazione del MST15, la polizia interviene con le botte , spray al peperoncino e molta brutalità. Il ruolo della polizia nella nostra società è il controllo urbano, vigilare i poveri”. Nel libro, Fiell, paraibano di Campina Grande, sollecita i professori e pedagogisti delle favelas e periferie del Brasile che attuano nel campo dell’alfabetizzazione. La sua compagna, Márcia, è pedagogista. In quel momento, l’emozione è forte e fa venir voglia di piangere. Come me, Fiell è figlio di un migrante nordestino povero. Mio padre cearense, come il padre di Márcia, Zé Baixinho, mi ha spinto a studiare a cinque anni di età ed esigeva che a sei sapessi già leggere e scrivere16. Penso che mi fermerò qui. Il libro di Fiell è un inno di amore alla formazione politica e alla classe lavoratrice. Bisogna che sia letto dal popolo, dal nord al sud del Paese. Il Brasile intero si incontra al Santa Marta, una favela carioca. Claudia Santiago – Giornalista e abitante della Tijuca 14

Bairro in portoghese significa quartiere. Nei capitoli seguenti Fiell descrive bene il significato di tale parola, soprattutto in comparazione con il termine “favela”. Per questo motivo ho pensato di lasciarlo in lingua originale. 15

La sigla MST si riferisce al Movimento Senza Terra (in esteso e in lingua originale “Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra”) che si mobilita ormai da decenni per l’ottenimento di una riforma agraria che permetta la lavorazione agricola di certe aree del Brasile anche ai piccoli e medi agricoltori, espropriati delle proprie terre dai coloni e da coloro che avevano interessi “progressisti”, ossia ad esempio la costruzione dell’autostrada Transamazzonica, in passato e dalle grandi multinazionali oggigiorno. 16

Paraiba e Cearà, con le rispettive capitali João Pessoa e Fortaleza, sono due stati nel nord-est del Brasile, area dalla quale provengono la maggior parte degli immigrati brasiliani a Rio de Janeiro e nelle grandi metropoli del sud del Paese. Bisogna inoltre marcare il fatto che sono tali immigrati a popolare buona parte delle favelas carioca.


RINGRAZIAMENTI Ringrazio prima di tutto l’essere supremo, creatore del cielo e della terra. A tutti i miei familiari, specialmente la mia compagna Márcia per la pazienza e per credere nei progetti sociali in cui prendo parte. A mia madre, Dona Fátima, mia nonna Dona Maria, i miei fratelli Cláudia, Elaine e Kleber. A tutti i reppers e attivisti che attuano dentro al movimento hip hop. A coloro che attuano nella comunicazione comunitaria, tutti quelli che lavorano con i blog, siti, fanzine e giornali comunitari. Tutte le istituzioni, collettivi, organizzazioni di cui conosco il lavoro. A tutti i generi musicali che cercano di dare informazioni attraverso quello strumento di comunicazione che è la musica. Un ringraziamento speciale anche a tutta la direzione della Rádio Comunitária Santa Marta. Tutti gli ascoltatori e amici della radio, che credono in questa emittente e lavorano di forma volontaria portano e facendo circolare le informazioni dentro e fuori dal morro Santa Marta. A tutti quelli che militano nel collettivo Visão da Favela Brasil e, infine, ringrazio tutti e tutte quelle del morro Santa Marta che mi sostengono con parole di incoraggiamento e fiducia. So che non rappresento la totalità della popolazione della favela, ma sono sicuro che tutte le mie azioni sono dedicate al bene collettivo di questa popolazione. Ringrazio tutti i miei compagni e le mie compagne di ogni giorno. Non citerò nomi, in quanto non vorrei essere ingiusto e scordarmi di citare qualcuno.

Dedico questa opera alla memoria di mio nonno, Sig. Manoel, Zio Severino e Zio Francisco. Mi ricordo di quando raccontava le storie relative alla costruzione del ponte Rio-Niterói, che a quell’epoca aiutò a costruire. Io cominciavo a viaggiare tra le parole della sua narrazione. Mio nonno raccontava che il ponte era sopra al mare, ed io proiettavo diverse cose nella mia mente. Questa storia reale mi lasciava entusiasmato. Per fortuna da quest’opera mio nonno ne è uscito sano e salvo, ma decine o centinaia – non so il numero esatto – non hanno avuto questo privilegio, e sono morti in mare. Mio nonno se ne è andato da questo mondo senza realmente conoscere i nostri carnefici, che migliaia di lavoratori ancora non conoscono. Oggi, a 32 anni mi è tutto chiaro.

INTRODUZIONE È con molta allegria che scrivo questo libro. E lo dedico a tutti i lavoratori, giovani, abitanti delle favelas e periferie del Brasile. Ho la certezza che sarà un grande contributo per vostro vivere quotidiano. Leggete con calma e attenzione, analizzate pagina per pagina. Non voglio imporre l’ideologia con la quale sono cresciuto, e ancor meno dettare regole. Ma voglio condividere con voi ciò che ho imparato dentro e fuori dall’hip hop, nei vari corsi, seminari, università, con i movimenti sociali e principalmente nella favela. Sono al corrente del fatto che ancora non abbiamo l’abitudine quotidiana di leggere e che la TV cattura la nostra attenzione più di quanto facciano i libri dopo una massacrante giornata di lavoro. Ma in questo momento che stiamo vivendo in Brasile, con una repressione ed oppressione di più del 70% della popolazione urbana del nostro paese, la lettura per formare pensieri critici è fondamentale. La mia intenzione è di


provocare, aguzzare, scomodare, chi se lo merita. Tu compagno o compagna, sei un tassello fondamentale per questo cambiamento. La rivoluzione può avvenire in qualsiasi momento. Dipende solo da quando: io, tu e dall’80% dei lavoratori massacrati, privi di un’abitazione, dell’accesso alle cure mediche e della condizione di cittadino del Brasile perderemo la nostra quasi infinita pazienza.

FAVELA O COMUNITA’? UNO SGUARDO DI CHI VIVE LA! Favela. Questa parola è già stata tema di molti dibattiti, pregiudizi, resistenza, rimozione, film, musica. Ma in fin dei conti, a voi piace essere chiamati favelados o abitanti della comunità? In passato io avrei detto “abitanti della comunità”. Quando non cercavo molte informazioni su dove abitavo, non partecipavo ai dibattiti e riunioni, sempre sentivo gli altri parlare di ”comunità”, disprezzando la parola “favela”. Quando non sappiamo la verità, accettiamo ciò che è sbagliato come giusto. E io sempre rivendicavo il fatto di abitare in una comunità. Nel dizionario la parola COMUNITA’ significa “un bairro, un gruppo di amici”. Nello stesso dizionario la parola FAVELA significa “abitazione sprovvista di infrastruttura di urbanizzazione e locale sgradevole di brutto aspetto”. Sono andato alla ricerca di chiarimenti. Non mi è piaciuta questa spiegazione del dizionario, e ho consultato libri che affrontavano questo argomento. Ho partecipato a diversi seminari ed ho parlato con alcuni leader comunitari su ciò che pensavano di queste due parole. Molti leader comunitari erano in dubbio: ci sono momenti in cui parlano di favela, ma dopo parlano di comunità. È ben comune sentire il povão17 affermare di abitare nella comunità di Santa Marta, Cidade de Deus, Rocinha, Complexo do Alemão e così via. Nel 1900 circa, a Rio de Janeiro non si utilizzava la parola “favela”. A quell’epoca, le abitazioni erano chiamate “cortiços”.

Cortiço era un tipo di abitazione collettiva molto comune a Rio de Janeiro. I cortiços erano generalmente antiche case coloniali suddivise nel maggior numero possibile di unità ed affittate alla popolazione di basso reddito. Dopo le demolizioni, gli abitanti hanno cominciato ad occupare i morros nelle pendenze della città, prima territori degli schiavi liberati. A metà del 1897 sorge il primo agglomerato ad opera dei soldati che avevano partecipato alla Guerra di Canudos, nel sertão di Bahia18. All’epoca il governo promise casa ai soldati. Siccome non ha mantenuto la

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Con questo termine viene indicato il popolo di bassa rendita. “Povo” infatti è il popolo ed il suffisso “-ão” è un diminutivo. 18

Il termine si riferisce ad un’area semi-arida nell’interno del Brasile settentrionale, definita come “grande deserto” (“desertão”) dai coloni portoghesi e da cui proviene tale parola. In questo caso ci si riferisce a quella parte del sertão appartenente allo Stato di Bahia, la cui capitale è Salvador, ed in cui è collocato il municipio di Canudos. Qui, a fine Ottocento, è scoppiata una guerra tra l’Esercito Militare brasiliano e gli abitanti della cittadina, i quali, capitanati dal pellegrino Antônio Conselheiro, si aspettavano miglioramenti economici e sociali dalla Repubblica appena instaurata nel Paese. La città è stata attaccata dai militari in quanto si pensava che tali cittadini stessero complottando un golpe contro la Repubblica e, dopo diverse battaglie, si è conclusa con la totale distruzione della città. Tanto il sertão quanto la Guerra di Canudos sono temi citatissimi in molti classici della letteratura, musica e arte brasiliana.


promessa, ha lasciato che i soldati costruissero le proprie baracche di legno nel morro da Providência (prima favela di Rio de Janeiro), che rimaneva dietro ad una caserma. Ascoltando, ricercando e tirando le mie conclusioni, oggi io dico che sono un “abitante della favela”. Un luogo occupato dai lavoratori che hanno sudato per erigere le proprie case con una geografia propria, dove crescono le proprie famiglie e, in maniera collettiva, cercano miglioramenti. Per quanto possiamo essere discriminati noi siamo i veri guerrieri e, insieme, facciamo girare questa città. Noi siamo presenti sugli autobus, metro, imprese, fabbriche, cucine delle signore, ristoranti, hotel, edifici, aeroporti. Se smettiamo di lavorare, la città si ferma. Il termine COMUNITA’ è stato coniato dal governo e propagato dalle istituzioni (ONG). L’idea è ch, in questa maniera, gli abitanti sarebbero stati più inclusi ed accettati nella società. La parola “comunità” è più tenue, e porta con sé meno pregiudizi. Solo che, quando il governo vuole, toglie le virgolette dal nome comunità. Viola i diritti degli abitanti, rimuove le famiglie, manda la polizia truculenta nelle favela, dove i residenti sono offesi, picchiati e dove molti muoiono per atti di resistenza. In questo momento il territorio è chiamato favela, e gli abitanti favelados o marginali. Sono la favela, sono favelado, e non ho bisogno della carità del governo e nemmeno delle ONG. Abbiamo bisogno di rispetto, di una dignitosa qualità di vita e di lavoro. Siamo cittadini come gli abitanti degli edifici. Paghiamo le stesse imposte sull’acquisto di beni. La Favela è un patrimonio e fa parte della storia della città.

TU E LA TV Quando siamo bambini, non pensiamo ad altro se non a giocare e mangiare. È il periodo migliore della nostra vita. Non conosciamo cattiverie e nessun compromesso. Solo giocare, giocare e giocare. Gli adulti sono nervosi, corrono sempre. Mi ricordo che vedevo mia madre correre sempre al lavoro. Gli autobus passavano sempre pieni di lavoratori andando a compiere i propri obblighi. Io ed i miei fratelli rimanevamo in casa a guardare la TV. A quell’epoca, 1987, la TV a casa mia era ancora in bianco e nero. Mi piaceva molto guardare i cartoni animati: i Puffi, la Caverna del Dragone, l’Uomo Ragno, He-Man e così via. Questo sempre di mattina, perché di pomeriggio andavo a scuola. Dopo quelle immagini la mia immaginazione spiccava il volo. Camminavo fino alla scuola credendo che tutti quei personaggi della TV fossero veri. Pensavo di poter volare, di essere uguale a Superman ed altri supereroi. Da quando era piccolo la TV sceglieva quello che io volevo comprare. Quali scarpe da ginnastica, magliette, pantaloni, profumo, orologio, cibo... Addirittura indicava la fidanzata migliore per me. Ho seguito tutta la moda della TV, anch’io volevo fare ciò che gli artisti di allora facevano. Sono anche arrivato al punto di indossare tre orecchini. Questo valeva per una moltitudine di giovani che, come me, obbedivano ai comandamenti della “PLIM PLIM TV”. Le nostre madri non ci facevano caso, e anzi pensavano che fosse normale. Molte volte, loro stesse erano repliche della TV in termini di vestiti, rossetti, sandali. La maggior parte dei mobili ed elettrodomestici che avevamo in casa erano comprati in riferimento alle pubblicità della TV.


Continuai a crescere e a seguire la TV. Un giorno mio zio mi chiese a chi avessi voluto assomigliare. Gli risposi: a nessuno. Ma lui aveva ragione, io ero molto diverso da me stesso. Capelli lunghi, tre orecchini all’orecchio, occhiali da sole gialli, pantaloni strappati. Chi ero? Fino alla metà degli anni 2000 io continuavo a seguire le tendenze della TV e degli altri mezzi di comunicazione consumista. Non vedevo altre alternative. Fu necessario studiare un po’ la grande manipolatrice chiamata “TV” e tutte le emittenti industriali. Ho studiato il brutto ed il bello. Da dove viene tutto ciò? Cos’è brutto? Cos’è bello? In realtà siamo noi che creiamo tutti questi concetti e prodotti di consumo nella nostra mente, condizionati dal mezzo di dominazione che è la TV ed i suoi sei padroni che, in Brasile, scelgono la vita del popolo, come se il povão non avesse opinione o scelta. Oggi mi sono liberato dal consumismo. Non ho bisogno di comprare le Nike per pensare che sono alla moda. Per pensare che sono migliore dell’altro. Sono visibile, sono bello, sono un grande. Siamo talmente tanto sprovveduti che lavoriamo 30 giorni ammazzandoci per guadagnare un salario minimo e spenderlo in un negozio del centro commerciale per un paio di scarpe da ginnastica Nike. Le donne non hanno bisogno di lisciare i propri capelli con prodotti chimici. Io non sento il bisogno di ammazzarmi di lavoro e perfino commettere qualche atto illecito per appendere al collo una catena d’oro, per sentirmi importante. Per mostrare che ho potere d’acquisto. Per essere il migliore della favela. Non abbiamo bisogno di questo, miei fratelli. Abbiamo bisogno, invece, di essere noi stessi. Usare i nostri vestiti. Oggi abbiamo molti amici che producono il proprio vestiario ad un prezzo popolare, alla portata delle nostre tasche. Dobbiamo avere i nostri frigoriferi sempre pieni di cibo, costruire le nostre case, occuparci della nostra salute, coltivare le amicizie. Viviamo una grande illusione ad essere consumisti agli estremi, pensando di essere ricchi e felici. Pura illusione. Gli imprenditori si divertono a Miami con i loro soldi, le loro sudate ricchezze sprecate in prodotti. Chi è che ti ha detto che devi comprare un cellulare nuovo? Che per mangiare bene devi andare al Mc Donald’s? Sii te stesso. Chi ti vuole bene ti accetterà così, semplice, senza vestiti di marca, senza essere una copia della TV. Coltiva la cultura locale della tua favela, bairro e città, non avere vergogna di te stesso e della tua famiglia. Oggi io mi sento molto a mio agio a camminare con gli infradito ai piedi, senza vestiti americanizzati. Quanto più semplici sono i vestiti, meglio è. Non è stato per imposizione di nessuno che ho cambiato la mia vita. Sono andato alla ricerca della mia affermazione e della mia conoscenza. Ho deciso di essere io, di essere originale, libero. Non ho bisogno di assomigliare a qualcun’altro per essere felice. Viviamo intrappolati in questo sistema capitalista, e se non ti fermi a pensare, purtroppo non capirai le correnti che ti stanno travolgendo. Guardati allo specchio e cerca te stesso!

DIRITTI PER CHI? Tutti i giorni parliamo di diritti. È un diritto di questo e diritto di quello. Ma ho cominciato a pormi delle domande. Per chi sono questi diritti? D’altronde, non sono forse stati pensati per noi lavoratori? La Polizia è stata pensata per proteggere chi? Per noi, neri e bianchi abitanti delle favela? O per i banchieri, gli impresari? Bene, riporto qui un breve resoconto sulla creazione della POLIZIA MILITARE.


Cercando tra le pagine della storia, la polizia è nata per vigilare e castigare gli schiavi. Oggi la polizia continua punendo e torturando neri e bianchi favelados. Ma tu puoi domandarti: cavolo, ma il poliziotto non è anche lui un lavoratore? A dire il vero, il PM può anche essere un lavoratore, ma non della nostra classe. La PM lavora per altri fini. Un esempio facile e obiettivo è quando avviene uno sciopero legittimo dei professori organizzati per rivendicare migliori condizioni di lavoro, o anche una manifestazione pacifica del MST. Sempre la polizia interferisce nella legittima passeggiata o sciopero con le botte, spray al peperoncino e molta brutalità contro i lavoratori. Il ruolo della polizia nella nostra società è il controllo urbano, vigilare i poveri. Tu non vedi la polizia fare accertamenti alla portineria di un bel condominio19. O chiedendo ad un uomo incravattato seduto al tavolo di un ristorante a Copacabana di alzarsi per essere perquisito perché potrebbe avere della droga. Ma nei morros, nelle favelas e periferie tutto questo è una pratica ricorrente, secondo lo stereotipo per cui tutti i residenti sono sospetti. Ma la cocaina ed i fucili sono fabbricati dentro alle favelas? Sarà che non esiste violenza nei condomini di lusso? È spiegato perché il lavoro della PM serve. È servire e proteggere i beni dei ricchi. Oggi in Brasile esistono più di 400 mila detenuti in presidi, questure. Di questo numero nemmeno l’1% fa parte della classe media. 99% sono neri e bianchi poveri. Una parte è detenuta per possesso di uno spinello: altri per stupro, traffico [di droga] ecc. Ma la legge non è uguale per tutti? Sulla carta si, ma nella pratica no. Ai ricchi non succede quasi nulla in termini di repressione. E quando un bandito di col colletto bianco viene arrestato, rimane agli arresti domiciliari. Tu conosci qualcuno arrestato per traffico di droga che è agli arresti domiciliari in una favela? Il Brasile è un paese estremamente capitalista, consumista, dove il ricco può fare quasi tutto. Pubblicità per bambini senza restrizioni in orari integrali. Incentivi alle bevande alcoliche alla TV. Infine, come capire questa società? Abbiamo una costituzione che garantisce i nostri diritti e doveri. Ad esempio: questa dice che abbiamo diritto alla salute e ad una casa. Ma se ti guardi attorno, non abbiamo case nostre. Non abbiamo una buona accoglienza negli ospedali. L’altro giorno sono stato alla UPA di Botafogo20, ho aspettato sei ore e non sono stato atteso. Ma dicono che tu ed io abbiamo dei diritti... I diritti sono selettivi. Per noi il diritto è di non pensare, non criticare, non studiare, non avere una casa propria. Davvero abbiamo vari diritti. Niente di ciò che vediamo e con cui dobbiamo convivere, prodotto dallo Stato e dalla Prefettura, ha avuto la nostra voce. Non è stato pensato per i lavoratori, se non fosse per i nostri lavori, le nostre organizzazioni. Lo Stato non governa per i lavoratori, ma piuttosto per gli impresari, i banchieri ed altri interessi. Noi, in realtà, siamo la massa di manodopera. Niente è stato costruito senza la forza del popolo. Ci accorgiamo di tutto ciò quando capiamo che l’impresa funziona molto bene senza il capo, ma mai senza i lavoratori. Tutta la nostra realtà di afflizione cambierà. Noi abbiamo la forza; dobbiamo solo organizzarci. Solo il collettivo sarà capace di avanzare. La legge è stata pensata per controllare il popolo e la ricchezza naturale, per privatizzare le terre, incarcerare, torturare e ammazzare i poveri. In una 19 20

Il condominio, in quanto unità abitativa, è spesso usato come metafora della classe alta e benestante di Rio.

UPA sta per Unità di Pronta Accoglienza, che corrisponde circa ai Pronto Soccorsi in Italia. Botafogo è invece un bairro di Rio, situato nella Zona Sud.


democrazia, non sono mai stati arrestati, torturati e ammazzati tanti esseri umani. Per il periodo della dittatura i numeri sono minori. Ora ti domando: Esiste la democrazia in Brasile? Per chi?

IO HO STUDIATO, TU NO! Chi ha mai sentito queste parole e ha concordato? Davvero hanno senso! Quando sono venuto da Campina Grande molto giovane per abitare a Rio de Janeiro, precisamente nella Favela Cidade de Deus, Zona Ovest, sono andato ad abitare con una mia zia. Ho trovato subito un lavoro – in realtà è stata mia zia che ha fatto da tramite. Ho cominciato a lavorare come guariba. Il guariba lavora in un negozio che vende automobili. Egli lava l’auto e fa la lucidatura, rimettendo l’auto a nuovo per rivenderla. È un lavoro che richiede molta energia, forza di lavorare e senza alcun riconoscimento, incentivo, niente. La prima concessionaria dove ho lavorato era nella Zona Sud di Rio, bairro Botafogo, pieno di grattacieli e dove vive la classe alta. Io mi sfinivo lavando le auto sotto ad un sole di 37 fino a 40 gradi. I discorsi con i colleghi di lavoro erano sempre gli stessi: guadagnare di più, diventare ricco, trovare una donna, uscire con molte, se hai bevuto molto nel fine settimana, se hai comprato un cellulare nuovo, qualcuno racconta che sta racimolando un po’ di soldi per comprare un’auto, insomma, sempre tutto incentrato sul consumismo ed il fatto di vantarsi di sé stessi. I venditori della concessionaria venivano a parlare con me e mi dicevano di studiare molto. Loro avevano già comprato casa, appartamento ed automobile. Io pensavo che lavorando molto sarei riuscito anch’io a comprare una casa ed un’auto. All’epoca, nel 2002, il mio stipendio era di R$ 400,0021. Lavoravo dal lunedì al venerdì dalle ore 7 alle 19. Sabato dalle 8 alle 16. Siccome abitavo a Jacarepaguá22, che è ad un’ora e mezza di viaggio per il bairro Botafogo, dovevo uscire molto presto di casa. Quindi, ogni tanto uno mi diceva: “Chi ti ha detto di non studiare? Adesso devi accettare la tua vita”. E davvero ciò entra nelle nostre menti. Un’altra parola che usano in maniera totalmente pregiudizievole è PARAÍBA. “Ah, lui è paraíba23, per questo lava le auto”. È passato un po’ di tempo, ma poi ho cominciato a chiedermi perché ci fossero i ricchi ed i poveri. Mi ricordo che sempre il mio datore di lavoro mi dava un passaggio fino alla Barra, e di là prendevo solo un autobus. Il capo andava da Botafogo fino alla Barra parlando al cellulare. (Capo: - Senti Tizio, ieri sono andato a quel ristorante, ed ho pranzato con Caio. Ho pagato tutto. Il conto era di 800 reais -).

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Un real, la moneta brasiliana (il plurale è “reais”), corrisponde a circa 2,4 euro (media calcolata approssimativamente nell’anno 2012). 22

Bairro situato nella Zona Ovest di Rio de Janeiro.

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Termine dispregiativo per indicare gli immigrati provenienti dal Nordest del Brasile.


Mai ho dimenticato questa conversazione. Cazzo, io lavoravo 30 giorni sotto il sole, a volte anche di domenica e guadagnavo un misero salario di 400 reais. Quando siamo andati a chiedere l’aumento, il capo si è lamentato e non ce lo ha concesso. Cavolo, mi sono incazzato a sentire quella sua telefonata. Ho cominciato a leggere libri per capire tutto ciò. Mi ricordo che ho letto un libro che è stato di grande importanza per me in quel momento. Il titolo del libro è RÉ-PÚBLICA, di Rui Nogueira. Parlo di questo libro ma non conosco nemmeno l’autore. Il libro parlava del governo, uomini e progresso riguardo la terra, le banche, capitale, ricchezza e povertà. È stato in quel momento che ho cominciato a pensare diversamente. Mentre i colleghi passavano la pausa pranzo a parlare di riviste di donne nude, di consumismo, io stavo divorando libri di sociologia, e altri. Mentre loro viaggiavano sugli autobus dormendo fino a casa, io leggevo. Diverse volte gli ho offerto un libro, ma loro sempre rispondevano che non lo volevano. Ho cominciato a capire che esistono i ricchi solo perché sono sfruttatori dei poveri. Ho capito che i ricchi studiano in scuole e facoltà private perché sfruttano i poveri. Infatti se non avevano una impiegata domestica per preparargli il pranzo e stirare i loro vestiti, loro non saprebbero svolgere questi compiti, perché non ne hanno mai avuto bisogno. Fin dalla culla hanno una sinhá24 della favela che svolge tutti i lavori pesanti. Ho cominciato a capire perché noi, che viviamo in favelas e periferie, non amiamo studiare e preferiamo lavorare. Nei giornali offrono opportunità di impiego per DONNA DI SERVIZIO, CONDUCENTE, MURATORE, MECCANICO ECC... Mai ho letto qualcosa che incentivasse a studiare, a fare l’università, o pubblicizzasse corsi gratuiti ecc. Certo che noi scegliamo di lavorare, in quanto sin da piccoli siamo indotti ad avere questa malattia chiamata CONSUMISMO. Compagni e compagne, se io non fossi andato in modo indipendente a cercare chiarimenti sulla nostra società, avrei ancora la mente limitata e mi incolperei tuttora di non aver studiato. Non siamo colpevoli. Siamo sfruttati tutti i giorni da questo capitalismo selvaggio, dove senza capire finiamo per ammazzarci per un paio di scarpe da ginnastica, droghe, consumismo ecc. Adesso capisco il fatto per cui è necessario che il popolo sia anestetizzato. Preso, incatenato, così che i capitalisti continuino questo massacro dello sfruttamento. È necessario capire che avremmo dei cambiamenti a favore della nostra classe lavoratrice se avessimo un minimo di coscienza politica, di visione critica della nostra situazione nella città e del Brasile. Ma perché questo accada c’è bisogno di un popolo alfabetizzato. E questo la borghesia non lo permetterà e sempre privatizzerà le scuole e le facoltà. Chiedo a tutti i professori e pedagogisti delle favela e periferie del Brasile: donate un po’ di tempo, di forma volontaria, e raggruppate un gruppo di persone per alfabetizzare. Spiegate l’importanza di saper leggere e scrivere. Se questo succedesse, andremo avanti insieme alla ricerca di miglioramenti, uguaglianza economica, dimore, salute e alimentazione di qualità.

FAVELADO POLITICI POLITICIZZATO CIZZATO Tutto ciò che il sistema non vuole è un favelado politicizzato. Nelle aziende, nei negozi, nelle cucine, in qualunque luogo in cui ci sia un lavoratore al capo non piacerà che questo conosca i suoi diritti e doveri. 24

Termine usato in passato dagli schiavi africani per designare la signora o padrona della fazenda. Proviene infatti dal termine portoghese “senhora”, ossia signora.


Molti dicono che ti hanno contrattato per lavorare, non per pensare. Questo è molto significativo. Ricordo quando lavoravo in farmacia e mi occupavo di fare le consegne a domicilio dei medicinali, guadagnavo un salario minimo, non avevo un plano de saúde25 e nemmeno la cesta básica26, solo i viaggi in autobus. Lavoravamo dal lunedì al sabato. La domenica, la farmacia apriva, ma solo con i commessi ed il proprietario, senza i ragazzi delle consegne. Tutto bene fino a quando un giorno il nostro capo ci ha avvisati che a partire dalla domenica seguente tutti avrebbero lavorare. È stato terribile, sarebbe cambiato tutto. Cazzo, avevo solo un giorno per riposare, visitare i famigliari in altre favela, scrivere le mie canzoni, lavare i vestiti – in quanto abitavo da solo. Io, a quei tempi, conoscevo già alcuni dei diritti che dicono che abbiamo. Bene, ho cominciato a chiedere l’opinione di altri compagni di lavoro. Loro dicevano che questo era assurdo, ma che dovevano lavorare, in quanto avevano bisogno di quel lavoro per pagare le bollette, per sostentare la famiglia. Ho consultato le leggi sul lavoro e persone più competenti per chiarire i miei innumerevoli dubbi. Ho lavorato una o due domeniche prima che finisse il mese. Il giorno delle paghe, mi sono accorto che la grana era la stessa. Ho chiesto a tutti e nessuno ha ricevuto gli extra. Sono impazzito, stavamo lavorando le domeniche a gratis per il nostro padrone. Ho detto a tutti i miei compagni che ciò era sbagliato, in quanto lui (il capo) doveva pagare anche le domeniche di lavoro extra, che corrisponde al 100%. I compagni concordavano con me, ed allora ho approfittato per avvisare che avrei tentato di fare una riunione con il capo per parlare di ciò. Ho marcato la riunione per il lunedì. È arrivato il giorno ed è accaduto ciò, sai che alcuni hanno paura de perdere il lavoro. Io invece sono sempre stato sfacciato, guerriero e ostinato. Ho salito le scale ed ho cominciato a rivendicare il 100% del nostro lavoro della domenica. Il capo è impazzito ed ha detto che non c’era niente di errato. Ho spiegato che avevamo diritto al riposo e, se dovevamo lavorare di domenica, lui doveva remunerarci. Il lavoro della domenica è stato sospeso, e tutti noi ne siamo stati felici: adesso le domeniche possiamo visitare i parenti, sistemare la casa, terminare i lavori, partecipare al churrasquinho27 di famiglia... Un altro mese è passato ed è arrivato il momento di ricevere i nostri quattro soldi. Voglio ricordare che li riscuotevamo alla farmacia. Tutti i compagni ricevettero il salario, io sono rimasto per ultimo. Dopo alcuni minuti sono stato invitato a salire. Sono salito, ho salutato il capo con un “buon pomeriggio” e lui mi ha chiesto di sedermi. In seguito mi ha dato i soldi e ha dichiarato che io non potevo più lavorare con lui, in quanto io ero molto intelligente e dovevo piuttosto cantare rap.

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Il Plano o Convênio de saúde è l’assicurazione sanitaria che, se pagata mensilmente, da diritto alle cure mediche gratuite negli ospedali privati in Brasile. Questo da diritto a qualsiasi trattamento medico che, senza tale assicurazione, dovrebbe essere pagato sul momento con tariffe che possono risultare anche molto maggiori. In alternativa a ciò, il sistema sanitario brasiliano prevede gli ospedali pubblici che sono totalmente gratuiti, ma con tempi di attesa e assistenza di minore qualità.

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La Cesta Básica è un congiunto di prodotti che si suppone una famiglia possa consumare in un mese, come alimenti, prodotti per l’igiene e la pulizia della casa, e che viene concessa ai lavoratori da alcune imprese in aggiunta al salario. Alcune imprese preferisco offrire, invece, dei buoni pasto. 2727

Il churrasco è la grigliata di carne. È tradizione per molti brasiliani riunirsi la domenica in famiglia o nei bar che mettono a disposizione il barbecue, chiamato churrasqueira, per passare la giornata assieme. L’aggiunta del suffisso –inho serve qui per rendere il sentimento di affetto per questo evento.


Io sapevo che ci sarebbe stata una reazione in relazione ai cambiamenti che abbiamo apportato . Con tutta tranquillità, l’ho guardato ed ho indagato: - Guarda, stai vedendo quel cestino della spazzatura? Per te io sono questo. Solo che non starò mai zitto di fronte alle ingiustizie ed allo sfruttamento. Me ne vado dalla sua farmacia con la testa alta. Nel lavoro, l’impiegato non deve pensare. Sono favelado, canto rap. Ma sappia che noi non ci accomodiamo. Leggiamo molto, abbiamo accesso a internet e lo usiamo per migliorare le nostre conoscenze, e non ce ne stiamo solo su Orkut e MSN28. Per te è molto più facile mandarmi via e, così, mostrare chi comanda. Ma deve sapere: tu sei uno sfruttatore e un giorno la pagherai -. Me ne sono andato, ho parlato con i compagni e gli ho detto di continuare ad esigere i propri diritti, senza abbassare la testa. Dopo di quell’impiego ne ho lasciato un altro per lo stesso motivo: cambiare la pedagogia di persone sfruttate che non pensano. Sempre arrivavo presto. Nel camerino conversavo di continuo con i compagni di lavoro di questa nuova impresa sui nostri diritti e le nostre condizioni di lavoro. Sono stato nominato rappresentante dei lavoratori e nelle riunioni mensili sempre riportavo le nostre liste di rivendicazioni. Siamo riusciti a cambiare molte cose dentro l’azienda a nostro favore. Ma una volta non hanno accettato che un lavoratore assunto da poco tempo facesse tutte quelle trasformazioni. Loro non sono riusciti a condizionarmi, a farmi accettare la loro pedagogia, a convincermi di ringraziare Dio per il mio lavoro, in quanto è molto difficile là fuori trovare un impiego. No, mai accetterò questa speculazione in nome di Dio. Sono stato licenziato, ma fino ad oggi i cambiamenti sono stati mantenuti dai lavoratori. Questo è un nuovo modo di schiavizzare il popolo, con il libretto del lavoro firmato, dicendo che abbiamo diritto a scegliere il lavoro che vogliamo. È tutta una menzogna. Se tu pensi ad alcuni miglioramenti dentro all’azienda, o in qualsiasi lavoro, che non sia migliore per il padrone, puoi avere la certezza che sarai licenziato. Secondo loro tu dovresti concordare con tutto ciò che ti propongono. Coso contrario, sarai colui che non è accettato perché hai opinioni e visione critica. Perché sei politicizzato.

REPPER CAPITALISTA E COMUNISTA! PER RIFLETTERE! Parlerò un po’ del repper, MC, o come vuoi chiamarlo. Io in tal caso affermo di essere un repper che da 15 anni è dentro all’hip hop. Ho accompagnato gli alti e bassi del rap, molti MCs, con varie visioni delle favelas, città e del mondo. Alcuni MCs parlano nelle loro canzoni di crimine, droga, consumismo, ostentazioni, povertà, politica, donne. All’inizio della mia esperienza nel rap, pensavo molto poco a come doveva essere la mia posizione dentro a ciò. Io sono gangster, rivoluzionario, consumista, artista, imprenditore? Quale avrei scelto? Nei testi rap sempre ascoltavo il repper o MC affermare che stava facendo la scalata verso l’alto, di crescere nella vita, essere il migliore, andare in giro con una super auto, rimorchiare ragazze ecc. Anch’io la pensavo così.

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Questi sono due social network molto diffusi tra i giovani brasiliani, oltre a Facebook e Twitter.


Pensavo ad avere visibilità, a conquistare un patrimonio, indossare una visibile catena d’oro, sfilare con la donna più ricercata della favela, del bairro e della festa. Tra le mie tante domande, mi chiedevo: - Cavolo, chi siamo dentro al rap nazionale? Snoop Dog, Eminem, Tupac, Notorious Big? Insomma, chi vogliamo essere? Una cosa è ispirarsi, un’altra cosa è copiare. Tu chi sei? I reppers degli Stati Uniti ed altri paesi, ostentando gioielli cari, auto importate che ancora non sono arrivate in Brasile, palazzi, elicotteri... Sempre andiamo travestiti come alcuni personaggi... e la nostra identità? Cosa passerò nei miei testi? Quindi, con il tempo ho cominciato a capire quale sarebbe stato il mio cammino dentro all’hip hop come

repper o MC. È stato assieme ai movimenti sociali che ho cominciato a conoscere altri punti di vista, i quali non sono visibili da repper o MC da soli. Siamo un movimento che cerca affermazione, libertà di espressione, diritti umani. Siamo contro la violenza della Polizia, parliamo male dei ricchi, e molti di noi dentro alle favelas continuano ostentando catene di oro, scarpe da ginnastica Nike... Sarà che noi siamo contraddittori con quello che predichiamo? Se utilizziamo tutto questo, non possiamo parlar male dei playboy29, concordi? In realtà, oggi ci sono molti repper e MC che vogliono avere, potere, ostentare, e per mascherare ciò passano un messaggio di umiltà. Penso che dobbiamo scegliere il nostro cammino ed essere onesti con noi stessi e con il pubblico che ci segue. Cosa cambieremo dentro alla favela essendo estremamente consumisti e capitalisti? Sarà che tutti gli abitanti della favela possono avere una catena d’oro? Un’auto? Una buona casa? Il sistema sa utilizzarci molto bene. Sa che i favelados stanno nel palmo della sua mano. Ci lascia dire che non ci piace l’emittente X, di questo e di quello. Ma quando loro fanno un’offerta, il repper o MC consumista non ci pensa due volte ed accetta. Ora, starai domandandoti: cavolo Fiell, ma io ho una famiglia, devo sostentarla. Cosa faccio? Davvero concordo con te, ma è possibile sostentare senza vendersi, essendo onesti con sé stessi e sopravvivendo con il minimo indispensabile. Tutti noi abbiamo della spese. Solo che molti non vogliono solo cibo e pagare le bollette. Vogliono consumare, ostentare. Non abbiamo bisogno di molti soldi per vivere. Senti, anche Hitler si preoccupava e si occupava della sua famiglia, ed era un verme assassino figlio di puttana. Quando non abbiamo formazione politica, non analizziamo a favore di chi stiamo divulgando la maglietta che indossiamo. La portiamo perché è bella e saremo alla moda dentro alla favela. Quando abbiamo una formazione politica, detestiamo la marca Nike, che è nemica dei lavoratori, in quanto sfrutta i bambini e tutte le persone che la producono tutti i giorni. Per ogni paio di scarpe da ginnastica loro vengono pagati un dollaro. Quanto costa un paio di Nike in Brasile? Sappiamo che per avere le Nike, che i mass media ci obbligano ad avere attraverso la propaganda quotidiana, molti giovani neri e bianchi delle favelas del Brasile uccidono e muoiono. Vengono arrestati 29

Con questo termine, nel gergo carioca, ci si riferisce ai giovani della classe media, coloro che vengono altrimenti chiamati “figli di papà”.


per poter possedere questa marca. Porto qui alcune riflessioni senza giudicare nessuno. Ma bisogna essere coscienti di qual è il nostro ruolo dentro all’hip hop, se è di informare o di disinformare il nostro popolo oppresso. Da molti anni mi sono tolto questa droga di Nike dai piedi. Non vado nemmeno al centro commerciale per fare dei giri a vuoto, vado solo se ne ho bisogno davvero, cerco di utilizzare le cose che gli amici producono, in quanto li conosco. Non ostento gioie. Vesto come tutti i lavoratori del Brasile. Oggi non vado più in giro travestito come un repper straniero, in quanto ho una mia propria identità.

REPPER RIVOLUZIONARIO! Rap – ritmo e poesia30. Possiamo utilizzarlo per vari scopi. Diventare ricco, trovare una donna, essere visibile, informare, divulgare la propria favela, bairro, città, paese. Quando ho cominciato ad ascoltare rap, nel 1996, erano i Racionais MCs che catturavano maggiormente la nostra attenzione con le canzoni “Homem na estrada”, “Capítulo 4, Versículo 3” e “Fim de semana no Parque”31. Queste canzoni chiamavano la mia attenzione, perché dipingevano la realtà delle favela e periferie del Brasile. Parlavano di carceri, polizia, sofferenza. Il ritmo e la poesia sono molto influenti ed un grande strumento di trasformazione che possiamo utilizzare a nostro favore. Molti MCs e reppers studiano gli altri gruppi per poter scrivere lettere differenti. Molti cantano ciò che il pubblico ama sentire, se il rap è più criminale, se parla di divertimento ecc. Capisco che il compromesso con l’informazione rimane in secondo piano. Se continuiamo sempre a rispondere alle richieste del mercato, il tuo rap sarà solo una mercanzia ed avrà una data di scadenza. Una canzone come “Homem na Estrada” sarà sempre informazione e mai merce, hai capito?

Un uomo nella strada rincomincia la sua vita. La sua finalità: la sua libertà. Che è stata persa, sottratta; e vuole provare a sé stesso che è davvero cambiato, che ha recuperato e vuole vivere in pace, senza guardare indietro, dire al crimine: mai più! Infatti la sua infanzia non è stata un mare di rose, no.

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Um homem na estrada recomeça sua vida. Sua finalidade: a sua liberdade, que foi perdida, subtraída; e quer provar a si mesmo que realmente mudou, que se recuperou e quer viver em paz, não olhar para trás, dizer ao crime: nunca mais! Pois sua infância não foi um mar de rosas, não.

Il termine “rap” è infatti l’abbreviazione dell’inglese “Rhythm And Poetry”.

La traduzioni in italiano di questi titoli di canzoni è rispettivamente “Uomo per la strada”, “Capitolo 4, versetto 3” e “Fine settimana al parco”.


Alla Febem32, ricordi dolorosi, quindi. Si, guadagnare soldi, diventare ricco, infine. In molti sono morti, si, sognando così alto, mi dica chi è felice, chi non si dispera vedendo nascere suo figlio nella culla della miseria. Un luogo dove c’erano solo come attrazione: il bar, ed il candomblé33 per essere benedetti. Questo è il palco della storia che di me sarà raccontata. ...un uomo nella strada.

Na Febem, lembranças dolorosas, então. Sim, ganhar dinheiro, ficar rico, enfim. Muitos morreram sim, sonhando alto assim, me digam quem é feliz, quem não se desespera vendo, nascer seu filho no berço da miséria. Um lugar onde só tinham como atração: o bar, e o candomblé pra se tomar a benção. Esse é o palco da história que por mim será contada. ...um homem na estrada.

Pezzo del testo della canzone “Uomo nella strada” dei Racionais MCs. Io ho lanciato due cd: “MUNDO CÃO” (2002) e “ÁRBITRIO DA PRÓPRIA VIDA” (2006). Nel 2008 ho lanciato il mio primo DVD intitolato: “O TRABALHO É SÉRIO”34. Vi confesso: di questi due cd vi sono alcune canzoni che possono contribuire al mutamento della nostra gente. Oggi, posso dirvi che so come utilizzare il ritmo e la poesia per apportare dei cambiamenti tra i giovani delle favela e periferie del Brasile. Porto nella musica informazioni che non sono dibattute nella aule delle lezioni. Parlo di diritti, lavoratori, territorio. Non sono il migliore, solo voglio vivere meglio con me stesso. In un paese che esporta petrolio e cibo, ed il nostro popolo muore di fame, muore in fila negli ospedali, riceve un salario minimo, non è facile. Dobbiamo usare la comunicazione, come il rap, per informare, e non intrattenere. Ho scelto di essere un repper differente in mezzo alla cultura hip-hop. Non penso a diventare ricco. Penso che qualsiasi gruppo rap o qualsiasi altro artista che guadagna più di 100 reais al mese debba fare di più per il popolo, in quanto guadagna più di un lavoratore che sgobba 30 giorni sotto il sole, caricando peso e riceve R$545,00 per sostentare la famiglia. Difficilmente vedrai la maggior parte degli artisti che guadagnano milioni cantando nella propria favela, periferia. Tutti i giorni io faccio la mia parte per aiutare il prossimo, consigliando un testo, una canzone, un film, una conversazione, un laboratorio di formazione politica, o indicando dei libri alla radio ecc. Se noi volessimo cambiare qualcosa in questo paese, la prima cosa siamo noi stessi. Esistono altri modi di vivere dentro al sistema capitalista senza essere capitalisti. Esistono altri modi di divulgare la nostra musica senza farlo attraverso i mass midia dominanti. Esistono altre maniere di essere rispettato nella favela senza dover parlare solo di traffico e di armi. Esistono mille temi musicali che possono essere scritti, che possono influenzare i nostri compagni. 32

In italiano, è la Fondazione Statale del Benessere del Minore, ossia un riformatorio dove vengono condotti i minori che hanno commesso dei piccoli reati. 33 34

Religione sincretica brasiliana di origine africana.

La traduzioni in italiano di questi titoli di canzoni è rispettivamente “Mondo Cane”, “Arbitrio della propria Vita” e “Il Lavoro è serio”.


Rivoluzione significa cambiamento. Usa il rap per cambiare, ma che non sia un cambiamento solo per te o per il tuo gruppo, collettivo, chiunque sia. Deve essere per il cambiamento del popolo, al plurale, che sia orizzontale. Rap: ritmo e poesia per informare o disinformare. Io lo utilizzo per rivoluzionare il popolo lavoratore delle periferie del Brasile. E tu?

COMUNICAZIONE COMUNITARIA Prima non mi interessavo molto di comunicazione. Sia la comunicazione visuale, scritta, audiovisiva, ecc. Nella metà degli anni 2000 abitavo a Jacarepaguá, nel zone Vila Valqueire, e lavoravo nella Zona Sud, a Botafogo. Tutti i giorni viaggiavo un’ora e mezzo tra autobus e metro, sia andata che ritorno. Alle 4 e 30 o 5 del mattino prendevo l’autobus e partivo per la battaglia. Lungo il viaggio osservavo nuove propagande alle pareti che divulgavano show, di questo e di quello. Arrivando alla metro Vincente de Carvalho, compravo il giornale Meia-Hora o Expresso, che all’epoca costava 50 centesimi. C’erano giorni in cui uscivo in ritardo e non trovavo più giornali all’edicola. Nella prima pagina del giornale le testate erano, e continuano ad essere, la violenza urbana e i fondoschiena: “CAVEIRÃO HA FATTO PIAZZA PULITA DI 8 TRAFFICANTI NELLA FAVELA”, o “LA MODELLA X POSERÁ NUDA” È sempre così, per chiamare l’attenzione dei lavoratori, che affrontano la metro più cara del mondo. Entrando e siedendomi sul pavimento della metro, perché non c’erano più posti liberi, aprivo il giornale alla pagina della cronaca. Dopo passavo alla pagina della modella, chiaro! Questa era la mia routine di viaggio per arrivare al lavoro. Durante tutta la giornata di duro lavoro, i discorsi erano sempre gli stessi: “Cavolo fratello, il tizio è stato preso nella favela X, hai capito che storia! Ne hanno uccisi 8. Il BOPE è pericoloso, spaccano proprio il culo”. BOPE – (Batalhão de Operações Policiais Especiais) Battaglione delle Operazioni Poliziesche Speciali. Uno squadrone che è ammaestrato per ammazzare. Tu che mi ascolti, presta molta attenzione! Io sto arrivando, arrivando... arrivando! Quindi? Mi hai mandato a chiamare? Huhuhahahaha... Huhuhahahaha... Huhuhahahaha... il BOPE ti prenderà... BOPE ti prenderà... Uomo in nero35, qual è la tua missione?... Entrare nella favela e lasciare corpi per terra... Uomo in nero, cos’è che fai?... Io faccio cose che spaventano Satana... Questo è una parte del messaggio che il carro blindato del BOPE emette quando entra nelle favela carioca. Perché questo squadrone degli alti incarichi realizzi quotidianamente tutte queste barbarie, ci deve essere appoggio politico, concordi?

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Si riferisce ai membri di questo battaglione che sono caratterizzati dalla divisa completamente nera.


Il 24 ottobre 2007, il capo dello stato di Rio de Janeiro affermò che le madri delle favela, soprattutto quelle della Rocinha36, sono fabbriche di marginali. Leggi questo passo dell’articolo pubblicato in quel giorno sul sito delle notizie G1: “Ha tutto a che vedere con la violenza. Prendi il numero di figli per ciascuna madre alla Lagoa Rodrigo de Freitas, Tijuca, Méier e Copacabana, il modello è svedese. Adesso, prendi la Rocinha. È modello Zambia, Gabon. Questa è una fabbrica di produzione di marginali”. L’articolo completo è disponibile su internet, all’indirizzo http://g1.globo.com/Noticias/Rio/0,,MUL155710-5606,00CABRAL+DEFENDE+ABORTO+CONTRA+VIOLENCIA+NO+RIO+DE+JANEIRO.html

IL TRAFFICANTE E’: RIVOLUZIONARIO, CONSUMISTA O CAPITALISTA? Le notizie nei grandi mezzi di comunicazione televisivi e scritti hanno già dedicato molte pagine di giornali e programmi con questo tema. Il trafficante della favela X, il potere parallelo, la fazione Y... Quanti poveri questi mass media hanno in maniera diretta aiutato a criminalizzare, arrestare e addirittura ammazzare? Quanti i mass media ne hanno sbattuti in prigioni, carceri e commissariati in Brasile? Sappiamo che i mass media dominatori controllano le nostre vita, che lo vogliamo oppure no. Con il traffico di droga non è stato differente. In Brasile parlare di criminalità genera una buona rendita. Che lo dicano i giornali (carioca) come O Globo, O Povo, Meia Hora, Extra, Expresso, O Dia,ecc. Quando un giornale quotidiano afferma che il trafficante della favela X è onnipotente, questa sta decretando la prigione o la morte di quell’uomo e questo già è controllo. Esempio: quando la notizia circola nel bairro o nella città, le decisioni devono essere prese. Tutto ciò che avviene di errato nel bairro della favela X, , tutto ricade nelle mani del trafficante citato e la segreteria di sicurezza dovrà dare delle risposte alla società. Tutto a causa delle informazioni dei giornali. E nella maggior parte delle azioni poliziesche all’interno delle favela, i ricercati sono esecutati da pattuglie di resistenza. Pochi sono detenuti e condotti al commissariato. Ho riportato questo punto di vista solo perché ha a che vedere con ciò che sto per scrivere. Tutti noi sappiamo che il traffico di droga, che sia nelle favela o in altri spazi dello stato, questo genera milioni annualmente e fa parte dell’economia della città, ed in ciò sono coinvolte molte persone influenti. Dal mio punto di vista, il trafficante di droga non ha niente a che vedere con il RIVOLUZIONARIO, ma piuttosto con il CONSUMO. Il rivoluzionario è colui che politicamente cambia qualcosa, che provoca dei mutamenti benefici per il popolo in generale. Il trafficante di droga è appena un venditore al dettaglio e consumista all’estremo. Usa scarpe da ginnastica Nike, Adidas, catena d’oro, vestiti di marca. Compra 36

La favela della Rocinha, nella Zona Sud-Ovest di Rio, era fino a qualche anni fa la maggior favela dell’America Latina, con circa 100.000 abitanti. Oggigiorno vi sono favela ben più grandi e popolate, soprattutto dal momento in cui molte vengono radunate in “complessi”, come sono i casi carioca del Complexo do Alemão e della Maré, nella Zona Nord, solo per citarne un paio.


tutto ciò che la pubblicità televisiva dice che è bello e costa caro. Io non ho mai sentito un trafficante dire che lui e gli abitanti della favela debbano leggere la Costituzione Brasiliana per saperne di più sui propri diritti e doveri. Tu devi pensare: Fiell, il trafficante è capitalista. Io dico di no. Il capitalista non è il vapor37, il gestore, il soldato, lo straniero, il capo della vendita al dettaglio di droga. Il capitalista non abita nella favela, o meglio, egli usa chi sta dentro la favela per fare il lavoro suicida. Chi finanzia tutto il movimento di droga e armi in Brasile e nel mondo sono i capitalisti, sono loro che racimolano milioni e concentrano tutta la ricchezza, comprano yacht, elicotteri, palazzi. Ho già visto molti giovani bianchi e neri, poveri abitanti di territori poveri, morire a causa delle crepe del sistema, e non lasciare beni alla famiglia. Molte persone con potenziale artistico se ne sono andate per non ritornare mai più. È stato molto difficile per me capire questa società in cui viviamo, ma è necessario che la intendiamo. Quando uno di noi, abitanti delle favela non sta al gioco del sistema e non entra nel traffico ma piuttosto va a scuola o all’università, loro si incazzano. Per questo ci privano delle scuole e delle università. Oggi capisco perfettamente ciò che la rivoluzionaria ROSA LUXEMBURGO voleva comunicare al popolo con questa frase: CHI NON SI MOVIMENTA NON SENTE LE CORRENTI CHE LO PRENDONO. Ed è stato movimentandomi e scambiando saperi che ho inteso come funziona lo Stato in cui vivo, so che c’è ancora molto da capire. Non ho formazione accademica. Non sono sociologo, antropologo, ma ho abbastanza conoscenza empirica per poter parlare di dove vivo. Senza la formazione politica che possiedo, di sicuro potrei essere un trafficante di droga. E qualsiasi persona che stia lavorando in clandestinità, come camelôs38 e venditori al dettaglio illegali, che intenda un minimo come funziona la società, di sicuro odierà questo cammino e agirà in maniera differente. L’unico che viene colpito sei tu. Chi viene arrestato sei tu. Chi rimane paraplegico sei tu. Chi non ha casa sei tu. Chi viene odiato dalla società ipocrita sei tu, dato che gli eminenti trafficanti capitalisti stanno a Miami divertendosi senza essere incomodati ed impressi nelle pagine sociali dei giornali.

MOLTO OLTRE LA UPP: LA PULIZIA ATTORNO ALLE ENCLAVI FORTIFICATE DEI RICCHI Sono già passati più di due anni dall’installazione della UPP (Unità di Polizia Pacificatrice) nel morro Santa Marta, Botafogo, Zona Sud di Rio de Janeiro. Cos’è migliorato? Qui presento una visione di chi vive là.

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Con questo termine ci si riferisce a chi effettua un atto rapidamente, perché non deve essere visto ad esempio, e quindi scompare come il vapore. Può essere quindi il piccolo spacciatore che fa toccata e fuga dal suo superiore e scappa velocemente per non dare nell’occhio o non essere preso dalla polizia, oppure al tossicodipendente in stato di astinenza che si affretta a comprare la droga e poi fugge per farsi subito la dose. 38

Con questo termine ci si riferisce sia alle baracche ambulanti sia a coloro che vi lavorano. In molte città brasiliane, questi sono stati radunati in uno spazio che il Comune gli ha concesso, dando vita ai cosiddetti “camelodromi”. In questi mercati peculiari si possono incontrare mercanzie di tutti i tipi e, spesso, anche prodotti illegali, derivanti da furti o dalla pirateria.


Siamo già nel 2011, e ancora quasi niente in termini di miglioramenti collettivi è arrivato al morro Santa Marta. Si, misure palliative si, queste sono arrivate e continueranno ad arrivare sempre. Io mi riferisco ai cambiamenti rivoluzionari, dove il popolo potrà vivere in maniera egualitaria, con più salute, abitazioni degne, alimentazione di qualità. Questo non è arrivato e va al di là della UPP. Dico al di là della UPP perché mi ricordo di tutta la campagna mediatica in difesa della rivoluzione chiamata UPP. Ciò ha fatto addirittura credere ai poliziotti stessi che loro sono davvero rivoluzionari. Un giorno ho conversato con uno di loro e questo mi ha affermato che ha portato dei miglioramenti nella favela Santa Marta. Di conseguenza gli ho chiesto se lui avesse potuto fare delle migliorie in casa mia, siccome ci sono diverse infiltrazioni. Non mi ha risposto. Ora, voglio lasciar stare il discorso della UPP e parlare della nostra vita oggi al morro Santa Marta. Della sfida di tutti noi abitanti nel rimanere in questo territorio di commercio per la speculazione immobiliare. Vedo un altro morro Santa Marta, dove vivono studenti di classe media, stranieri. Dove c’è rivalità per affittare una baracca di due metri quadrati per la somma di R$ 350,00. Vedo bar trasformandosi in repubbliche, vedo bar che devono adattarsi alla tendenza ad essere imprenditori. Vedo le marche di bibite alcoliche in eccesso in questi bar, in cambio di sedie e tavoli. Vedo anche molti commerci agonizzanti che resistono alla morte, dimettendo funzionari ed aumentando i propri prezzi. Dove sono i miglioramenti di cui tanto si parlava alla TV Globo e negli altri mezzi di comunicazione? La Globo, per la prima volta, è venuta per 30 giorni qui al Santa Marta per mostrare i miglioramenti. Ma non ci ha mai dato voce. Ora, esiste un miglioramento che anch’io riconosco: sono diminuite le armi nelle mani dei civili e non si sentono più sparatorie senza fondamento. Il numero di morti con armi letali si è ridotto. Questo è molto positivo ed è un nostro diritto, siccome in Brasile non viviamo in guerra. Tuttavia, sappiamo bene chi è colui che mette queste armi nelle mani dei consumisti del traffico. E non è di sicuro l’abitante della favela. Ho fatto una ricerca e ciò che ho constatato è il seguente: per noi, abitanti e lavoratori della Zona Sud, per vivere solo con questi quattro item: affitto (R$ 350 mensili), colazione (R$ 3,50 al giorno, per un totale di R$ 105 in 30 giorni), pranzo (R$ 7 al giorno, con un totale di R$ 210 in 30 giorni), cena (R$ 7 al giorno, per un totale di R$ 210 in 30 giorni), dovremmo sborsare la quantità di R$ 875. Bisogna ricordare che un salario minimo è di R$ 545. Qui non includo comprare latte, gas della cucina, medicinali, vestiti, pagare le bollette della luce, TV a cavo, ecc. Fino all’arrivo delle Olimpiadi, nel 2016, non so se saremo ancora qui al morro Santa Marta. Oggi, più che mai, abbiamo un costo di vita molto caro. La bolletta della luce arriva con valori aleatori. Il mese scorso io ho pagato R$ 50, senza che qualcuno rimanesse in casa, in quanto lavoriamo tutto il giorno fuori. Questo mese ho pagato R$ 45. So che alcuni abitanti pagano R$ 80 o R$ 100. Dov’è la tariffa sociale? Discretamente, stanno igienizzando39 la favela, senza che la totalità dei suoi abitanti se ne accorga. I mass media polverizzano la mente dei lavoratori con lo slogan di favela modello e che dobbiamo ringraziare il santo Sérgio Cabral, governatore di Rio de Janeiro. Il presidente Lula è venuto al morro Santa Marta in settembre 2010 ed ha detto che dobbiamo dimenticarci del nome “favela”, in quanto questo è antico e 39

Questo termine è molto ricorrente nei discorsi relativi alle operazioni intraprese nelle favela ed ha una lunga tradizione nella città di Rio de Janeiro. Con questo si intende fare pulizia e molto spesso non ci si riferisce solo alle condizioni sanitari di questi luoghi.


brutto. Ma nessuno commenta dell’omissione degli abitanti della cima del morro, in quanto là non è arrivato niente in termini di urbanizzazione. Tutta questa transizione ha beneficiato qualcuno: gli enclave fortificati dei ricchi. Questi sono felici della vita, con l’aumento dei propri immobili, da R$ 150 mila a R$ 300 mila e R$ 400 mila ecc. Oggi non possiamo realizzare il baile funk al morro, ma i blocchi40 fuori dal morro fanno i propri eventi qui e coinvolgono più che un baile funk. Anche la UPP fa le sue feste... Faccio una convocazione a tutti i lavoratori che vogliono resistere nelle favela, principalmente nella Zona Sud. Organizziamoci perché le rimozioni arriveranno e tutta la nostra storia diventerà un altro libro per sociologi e ricercatori che non vogliono abitare nelle favela.

FESTA DEI LAVORATORI! LAVORATORI! Parlare di questo tema è molto importante per tutti noi lavoratori del Brasile. Come stai vivendo oggigiorno con un salario minimo? Perché non riesci a comprare la tua propria casa? Un’auto? Io ho già lavorato in vari settori e professioni. Ho già fatto le consegne per le farmacie, sono stato lavatore di auto, inserviente di cucina, fabbro, messaggero, ho fatto le consegne di materiali da costruzione. Sin da piccolo ascoltavo le persone parlare di lavoro, del fatto che tutti dovevano avere il libretto firmato. L’ho già detto, ma ripeto: senza avere una base di formazione politica, non capiremo mai come questo processo lavorativo funziona. Ho cominciato a studiare la storia dei lavoratori in Brasile. Quindi la mia storia. In questo sistema capitalista tali argomenti sono comuni: tu devi lavorare di più; deve piacerti il tuo capo; tu non hai studiato; è lavorando che puoi diventare ricco; ecc. Ho cominciato a capire come funziona il sistema del lavoro ed ho concluso che noi non siamo liberi. Viviamo ancora in una schiavitù di libretti del lavoro firmati. In passato un lavoratore affrontava 14, 16 ore di lavoro. Solo nel 1932 il Brasile ha aderito alle 8 ore lavorative. La storia della bandiera rossa che rappresenta il colore dei lavoratori Nel 1847 la Francia ha vissuto un periodo di grande crisi economica. Mancava il cibo. Le autorità dell’epoca, vedendo che l’insoddisfazione cresceva, hanno proibito le aggregazioni politiche realizzate nelle piazze pubbliche. La proibizione di una di queste riunioni nel febbraio 1848 ha portato gli studenti 40

Si riferisce ai blocchi carnevaleschi. I baile funk sono invece le feste o serate di musica funk carioca.


ed operai francesi ad alzare delle barricate per le strade della città. Parigi è rimasta totalmente bloccata dal proletariato. La borghesia, sotto pressione, ha decretato la fine della schiavitù nelle colonie e la riduzione della giornata lavorativa, nella capitale, alle 10 ore. La borghesia ha approfittato della disposizione della lotta dei lavoratori per abbattere la nobiltà che era tornata al potere. Aveva bisogno delle mani degli operai per sconfiggere l’esercito del Re di Francia. Subito dopo, ha eliminato le conquiste rivoluzionarie che erano state concesse al proletariato. Milioni di lavoratori sono stati fucilati e centinaia di migliaia sono stati espulsi dal paese. È stato in questa occasione che le bandiere insanguinate hanno cominciato ad apparire nelle mani dei lavoratori. Questo è stato l’inizio della bandiera rossa come simbolo della lotta operaia. 1° maggio: Festa Internazionale Internazionale dei Lavoratori I lavoratori hanno marcato il primo giorno di sciopero generale un sabato, il 1° maggio 1886, inizialmente una data senza alcun significato speciale. La mattina del 30 di aprile, vigilia del 1°, sotto le porte delle case degli operai di Chicago, è apparso un volantino con scritto:

“A partire da oggi nessun operaio deve lavorare più di 8 ore al giorno. 8 ore di lavoro, 8 di riposo e 8 di educazione”. Alla fine del comizio, dove la gente stava cominciando ad uscire, è arrivata la cavalleria che tentava avvicinarsi alla stiva. All’improvviso, misteriosamente, è esplosa una bomba nel plotone dei poliziotti. È il segnale per cominciare a sparare sui manifestanti. Centinaia di corpi cadono al suolo. Sono decine i morti e centinaia i feriti. Tutti i leader sindacali e gli oratori sono arrestati. È stato nel 1891 che l’Internazionale Socialista, nel suo 2° Congresso, ha decretato che il giorno 1° maggio deve essere commemorato tutti gli anni come il giorno Internazionale dei Lavoratori. Ho raccontato un po’ la storia del 1° maggio perché intendiamo la nostra situazione. In realtà, in questo giorno tanto importante per noi, dovremmo organizzarci per rivendicare condizioni di lavoro migliori. Esigere educazione per i nostri figli. Dobbiamo cercare il principio di tutta la storia del Brasile, per non essere ingannati ogni giorno. Quando arriva il 1° maggio, Giorno Internazionale del Lavoratore, alcuni giorni prima il governo divulga feste con bande di forró e pagode41 a gratis per le piazze della città. È con questo inganno che ci anestetizzano. Dovremmo in questa nostra giornata uscire e passeggiare per i quartieri e per la città, mostrando la nostra indignazione per la nostra pessima qualità di vita. Dobbiamo leggere di più, contestare di più, rivendicare di più. E non pensare che il giorno del lavoratore è fatto per oziare e continuare ad essere schiavi passivi.

CITTADINANZA IN BRASILE: L’ABBIAMO OPPURE NO? Sentiamo spesso parlare di CITTADINANZA. Cittadinanza nella città, nella favela, nella periferia. Questo discorso viene sempre da politici ed istituzioni. 41

Generi musicali brasiliani.


Nelle mie partecipazioni in facoltà ed in altri spazi, comincio le mie provocazioni con questo il titolo: CITTADINANZA42 D’ECCEZIONE. Dobbiamo essere molto ben informati sui nostri diritti e doveri per poter distinguere la realtà. Essere un cittadino significa aver diritto alla libertà, alla vita, alla proprietà, all’uguaglianza, aver diritti politici, insomma aver dei diritti civili. Condizione di cittadino significa aver questi diritti che ho elencato. Ma li abbiamo? Qui a Rio de Janeiro, i mass media hanno pubblicato notizie riferenti che molte favela hanno smesso di essere favela e sono diventati bairros. Io qui al morro Santa Marta non accetto questa bugia. Vediamo un po’: in un bairro avrai alcuni servizi pubblici quali: cultura, divertimento, autobus, scuola, cinema, spazi culturali, ospedali, ecc. Qui nella favela non abbiamo niente di tutto ciò che venga dal potere pubblico. Se io aspettassi che un autobus o la metro passi dalla viuzza dove abito, morirei aspettando. Vedo decine di case in legno, scarichi a cielo aperto. Come faccio a vivere in un bairro? La condizione di cittadino in Brasile è solo un discorso a vuoto gente! Non avremo mai questi diritti in un paese capitalista, che privatizza le scuole, le facoltà, gli ospedali, l’acqua, il petrolio e la terra. Abitiamo in favelas e non in bairros, a casa mia non arrivano la corrispondenza ed altri servizi. Devo andare a prendere la posta nell’Associazione degli Abitanti (Associação dos Moradores). La legge organica della città constata che abbiamo diritto al trasporto pubblico. Se ci fossero disoccupati e se non avessimo soldi non avremmo accesso a questo servizio, non è forse vero? Quindi che condizione di cittadino è questa? Per chi? Qui in Brasile il povão mette in pratica solo i suoi doveri e non usufruisce dei suoi diritti. La Favela è ben lontana da essere bairro. I governatori non rispettano gli abitanti e giocano con le nostre vite. Milioni di persone hanno smesso di studiare per il fatto di non beneficiare della condizione di cittadino ed io sono uno tra questi milioni. Molte persone vivono per strada, altri nelle favelas e periferie, non hanno l’acqua incanalata, energia elettrica. Quanti brasiliani sono morti nelle file degli ospedali? Non abbiamo un’alimentazione di qualità. Se avessimo davvero la piena condizione di cittadino, si penserebbe ad una qualità di vita migliore per la popolazione. Se in Brasile si possiede la piena condizione di cittadino, questa è segregata. E l’80% del Paese non ne ha accesso. Per questo sto convocando tutti i lavoratori e giovani: per cercare di avere più coscienza critica e formazione politica. In caso contrario, saremo dei giocattoli nelle mani dei politici bugiardi. Siamo soggetti capaci di organizzarci e portare così molti cambiamenti collettivi nelle nostre favelas. Ma dobbiamo essere politicizzati e saper distinguere la condizione di cittadino da altri fattori. In molti pensano che avere un’auto, una moto, il cellulare o un laptop significhi possedere la condizione di cittadino. Tutte questi beni di consumo. Esempio: Casas Bahia ed altri negozi sono progetti del capitalismo usati per mantenerci legati al consumo. Molto spesso non hai bisogno di un frigorifero nuovo, ma la pubblicità televisiva ti induce a comprarla. Chi riceve le carte di credito in casa, sa bene che queste arrivano senza che averle sollecitate. Popolo mio, la condizione di cittadino è una questione molto più ampia di quello che immaginiamo. Io ancora sogno in una società egualitaria, con tutti i diritti garantiti per il popolo. 42

Ho tradotto finora il termine “cidadania” con il corrispondente italiano “cittadinanza”. Tuttavia d’ora in poi preferisco utilizzare il termine “condizione di cittadino” per non confondere la lettura. Fiell si riferisce infatti in questo paragrafo all’accesso ai diritti e servizi per i cittadini di una città o paese, e non alla cittadinanza brasiliana, piuttosto che quella italiana, ecc.


Una delle cose che i capitalisti non privatizzano ed a cui tutti noi lavoratori possiamo aver accesso si chiama SOGNO. La cittadinanza Brasile non è appena che un sogno ed io continuerò a sognare!

NASCE UN UOMO NUOVO! Siamo arrivati alla fine di questo semplice libro. Di sicuro tu sarai un uomo nuovo. Più critico, più coraggioso, e prenderai delle decisioni. Spero che abbiate assimilato il contenuto e che collochiate in pratica ciò che vi serve per migliorare le vostre vite. È stato in questo modo che io ho cambiato la mia visione sulle cose. Non aspettarti benefici dall’arrivo dello Stato in casa tua, perché arriveranno solo bollette e ancora bollette da pagare. Bisogna organizzarsi politicamente nella favela in cui abiti con gli altri residenti. Bisogna abolire l’individualismo che il paese ci propugna. È possibile trasformare alcune cose in collettivo solo con la forza popolare. Io non voglio arrivare lontano da solo, ma voglio arrivare da qualche parte assieme a tutti voi.

NON SOFFOCHERANNO LA NOSTRA VOCE! Penso che sia giusto aggiungere in questo libro ciò che è accaduto ore dopo che l’ho terminato. Erano le 3 del mattino del 3 maggio 2011. Il giorno in cui dovrebbe essere garantito il diritto alla comunicazione, siccome è commemorato il GIORNO MONDIALE DELLA LIBERTÀ DI STAMPA. Bene, alle 3 sono andato a riposare. Provavo un sentimento di felicità. Avevo finito di scrivere il libro, la radio comunitaria Santa Marta FM stava facendo un ottimo lavoro nella favela Santa Marta, la salute era buona, la mia fidanzata Márcia si stava laureando in pedagogia, il mio figliastro, il piccolo Guilherme di 9 anni, sognava di essere attore, senza parlare poi di tutti i progetti che saranno messi in pratica. Mi sono svegliato alle 9, ho fatto colazione e mi sono preparato per recarmi alla Visão da Favela Brasil, da dove trasmettiamo la Radio Santa Marta. Ho ricevuto una telefonata a carico da Antônio Carlos (soprannominato Peixe), direttore culturale e presentatore della radio: Fiell – Pronto, dimmi Peixe? Peixe – Fiell vieni alla radio. Ci sono la Polizia Federale e la Anatel43 che vogliono chiudere la radio. Sono uscito di casa volando. Arrivato là, ho cercato di dialogare con la Polizia Federale e la Anatel: Perché volete chiudere la nostra radio? Come la mettiamo con la prestazione di servizi per la favela? - . Purtroppo non c’è stato nessun modo di convincerli; hanno ritirato il nostro trasmettitore e ci hanno portato al commissariato della Polizia Federale per fare la nostra deposizione. La cosa divertente è che loro, la Anatel e la Polizia Federale, non avevano un mandato di ricerca e sospensione ed inoltre hanno

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Agenzia Nazionale di TELecomunicazioni.


riconosciuto la nostra radio come avente fini comunitari e del fatto che svolgeva un ruolo importante all’interno del morro Santa Marta. Hanno detto che stavano solo eseguendo gli ordini. Che ironia, no? Proprio in questa data in cui si commemora il “Giorno Giorno mondiale della libertà di stampa” stampa è avvenuta questa repressione e oppressione per soffocare la voce del popolo. La radio esiste da otto mesi e molti abitanti accompagnavano le notizie del giorno, i programmi preferiti, venivano a conoscenza dei problemi interni alla favela. Chi parlerà di tutto ciò adesso? I mezzi di comunicazione commerciali? È per questo che esiste tutta la burocrazia: perché noi lavoratori non possiamo avere diritto alla comunicazione e molti altri diritti. Ma non smetteremo di esigere i nostri diritti. Ogni giorno siamo sempre più organizzati e capiamo che la lotta è di classe. Niente sarà dato volontariamente ai lavoratori. Lo dobbiamo cercare noi in maniera organizzata.

INFORMA RADIO SANTA MARTA Rio de Janeiro, 4 maggio 2011 Informiamo gli ascoltatori che, nella mattina del 3 maggio 2011, la Radio Comunitaria Santa Marta è stata chiusa dagli agenti della Polizia Federale e della Anatel. Come tutti sanno, la radio è comunitaria e non ha fini lucrativi. Non vende dei prodotti e non ha uno spazio di propaganda. È mantenuta attraverso le donazioni di amici e dai propri ascoltatori, che vi lavorano di forma volontaria. La Radio Santa Marta non è pirata; è una RADIO COMUNITARIA. Nonostante ciò, il trasmittente della radio è stato confiscato. Due direttori sono stati portati a deporre. La liberà di stampa è un nostro diritto. E come tutti i diritti deve essere conquistato. In Brasile, per avere una radio, è necessaria una autorizzazione che i lavoratori non avranno mai la possibilità di comprare. Per questo, lottare per la Radio Santa Marta è lottare per i diritti dei lavoratori della favela. Il diritto di produrre le proprie notizie ed il proprio intrattenimento senza dipendere dai grandi mezzi di comunicazione. Ringraziamo le innumerevoli manifestazioni di appoggio che abbiamo ricevuto e vi chiediamo di continuare ad appoggiarci.


La radio continua normalmente su internet: www.radiosantamarta.com.br

Continuate a seguire i nostri programmi! Vi auguriamo una felice Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa. La lotta continua!

BIBLIOGRAFIA Manuale del NPC (Núcleo Piratininga de Comunicação) “1° maio: dois séculos de lutas operárias”. (Traduzione: “1ª maggio: due secoli di lotta operaia”).

INDICAZIONE DI LIBRI Indico questi sedici titoli per iniziare alla comprensione di come funziona questa società. Se voi li trovate rilevanti e volete conoscere altri titoli, inviatemi una mail: fiellateamorte@mail.com. Buona lettura. Capitalismo para Principiantes. Principiantes Autore: Carlos Novas. Editore: Ática.

(Traduzione: Capitalismo per Principianti)

História da Riqueza do Homem. Homem Autore: Leo Huberman. Editore: Zahar.

(Traduzione: Storia della Ricchezza dell’Uomo)

Muralhas da Linguagem. Linguagem Autore: Vito Giannotti. Editore: Mauad.

(Traduzione: Barriere del Linguaggio)

História das lutas dos trabalhadores no Brasil. Brasil

(Traduzione: Storia delle lotte dei lavoratori in Brasile)


Autore: Vito Giannotti. Editore: Mauad. Carlos, a face oculata de Marighela. (Traduzione: Carlos, la faccia occulta di Marighela) Marighela Autore: Edson teixeira da Silva Júnior. Editore: Expressão Popular. Che Guevara: uma Biografia. Biografia Autore: John Lee Anderson. Editore: Objetiva.

(Traduzione: Che Guevara: una Biografia)

Autobiografia de Malcom X. X Autore: Alex Haley. Editore: Records.

(Traduzione: Autobiografia di Malcom X)

Marta. Cidade cerzida: a costura da cidadania no Morro Santa Marta (Traduzione: Città rammendata: la tessitura della cittadinanza al Morro Santa Marta) Autore: Adair Leonardo Rocha. Editore: Relume Dumara. Vida sob cerco: Violência e rotina nas favelas do Rio de Janeiro. Janeiro (Traduzione: Vita sotto assedio: Violenza e routine nelle favela di Rio de Janeiro) Organizzatore: Luiz Antônio Machado da Silva. Editore: Nova Fronteira. Operação Rio: o Mito das Classes Perigosas. Perigosas (Traduzione: Operazione Rio: il Mito delle Classi Pericolose) Autore: Cecília Coimbra. Editore: Intertexto/Oficina do Autor. Manifesto do Partido Comunista. Comunista (Traduzione: Manifesto del Patito Comunista) Autore: Friedrich Engels e Karl Marx. Editore: Expressão Popular. Acionistas do nada: quem são os traficantes de drogas. drogas (Traduzione: Azionisti di niente: chi sono i trafficanti di droghe) Autore: Orlando Zaccone. Editore: Revan. Estado de exceção. exceção Autore: Giorgio Agamben. Editore: Boitempo. A Acumulação Do Capital. Capital Autore: Rosa Luxemburgo. Editore: Nova Cultural. Pedagogia do Oprimido. Oprimido Autore: Paulo Freire. Editore: Paz e Terra.

(Traduzione: Stato di eccezione)

(Traduzione: L’Accumulazione del Capitale)

(Traduzione: Pedagogia dell’Oppresso)


CONTATTI CONTATTI Vendita del libro via posta elettronica: livrofiell@mail.com Contatto per show, conferenze e laboratori: 21-7704 0912 Email: fiellateamorte@gmail.com

IL PETROLIO DEV’ESSERE NO NOSTRO! Ci sono persone che sostengono che “Il Petrolio Deve Essere Nostro!” – ma cosa vuol dire “nostro”? Nostro significa del popolo brasiliano. Il petrolio nascosto nel mare e nel sottosuolo del Brasile vale almeno 10 miliardi di reais. Il sufficiente per estirpare tutti i problemi sociali: abitazioni, educazione, salute, impiego, riforme agrarie e altri. Il Brasile è già passato nell’epoca del pau-brasil44, della canna da zucchero, della gomma, dell’oro. Ma in tutti questi momenti della nostra storia, chi ne ha tratto beneficio sono state appena le classi ricche, principalmente le elite e le imprese straniere. La recente scoperta dell’enorme giacimento di petrolio nello strato del Pré-sal (in acque ultraprofonde della costa brasiliana) è una nuova opportunità per il paese. Ma questa volta, al contrario di altri momenti della storia, il popolo bisogna che stia attento e mobilizzato. Solo così questa ricchezza potrà migliorare le condizioni di vita di ciascuno di noi. È la nostra mobilitazione e partecipazione nella campagna che garantirà queste conquiste. Vogliamo: l’eliminazione immediata delle aste del nostro petrolio e gas; la Petrobras45 100% pubblica e statale; la Fine dell’esportazione del petrolio grezzo, con investimenti nell’industria petrolchimica; Investimenti

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Questo è un tipo di albero e, di conseguenza, il legno che se ne trae e da cui proviene il nome di questo Paese. Questo è stato una grande fonte di ricchezza per gli esportatori, come d’altronde i beni elencati in seguito in diverse fasi della storia coloniale del Brasile. 45

Compagnia petrolifera nazionale.


(Fondi Sociali Sovrani) rivolti brasiliano; Rispetto per le scosse; Ricerca di altre fonti

Questo libro è stato editato dalla Lliberation Serif e Deibi e stampato

alle necessità del popolo popolazioni che ne saranno energetiche meno inquinanti.

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In carta offset 75g;m La compagna “Il Petrolio Deve Essere Nostro!” è formata dai movimenti sociali, sindacali e da persone interessate a garantire il nostro presente ed futuro. Con il gas per la cucina sussidiato, ad esempio. Buone scuole pubbliche. Case per tutti. Valorizzazione della nostra cultura. Insomma, una vita degna e salutare. Fai parte di questa lotta anche tu.

Contatti: Contatti Sindipetro-RJ (sede): +55 (21) 2253-4210 o 38520148 Indirizzi: Avenida Passos, 34 o Avenida Presidente Vargas, 534, 7° piano – Centro, Rio de Janeiro.

www.sindipetro.org.br www.apn.org.br

VERSO “Se il mondo finisse oggi, quanti esponenti del mondo della letteratura,della musica potrebbero dire politicamente cosa pensano del mondo oggi? A tutti coloro che leggeranno questo libro, state certi che sarà un’ottima lettura”. Marcelo Yuka



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