Padiglione Italia - Milano 54. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia Iniziativa speciale per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia
DELL’
LO STATO
Arte
Direttore: VITTORIO SGARBI Curatore: GIORGIO GREGORIO GRASSO
ISTITUTO NAZIONALE DI CULTURA
LO STATO DELL’ARTE
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Padiglione Italia - Milano 54. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia Iniziativa speciale per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia
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LO STATO DELL’ARTE
a cura di:
Vittorio Sgarbi organizzazione:
Giorgio Gregorio Grasso
ISTITUTO NAZIONALE DI CULTURA
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Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore.
© 2012 gli artisti per le loro opere © 2012 gli autori per i loro testi © 2012 Istituto Nazionale di Cultura, Milano
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Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Vittorio Sgarbi Curatore del Padiglione Italia
Lorenzo Ornaghi Ministro per i Beni e le Attività Culturali
Mario Caligiuri Coordinatore Politico della Commissione Beni e attività culturali delle Regioni
Antonia Pasqua Recchia Direttore Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee - PaBAAC Commissario Padiglione Italia Mario Resca Direttore Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale Maria Grazia Bellisario Direttore Architettura e Arte Contemporanee Alessandra Fassio Coordinamento Organizzativo Alessandra Pivetti Comunicazione Angela Tecce Referente Arte Contemporanea
Italo Zannier Curatore della sezione Fotografia Comitato di studio Santo Alligo Giuseppe Barile Stefano Collina Martina Corgnati Vladek Cwalinski Marco di Capua Giorgio di Genova Lamberto Fabbri Camillo Langone Gianluca Marziani Massimo Mattioli Marco Moretti Alessandro Riva Walter Scotucci Marco Senaldi Gabriele Simongini Duccio Trombadori Marco Vallora
Daniela Aquilini Gaia Gallotta Collaborazione
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Padiglione stabile e precario, predestinato dall’occasione celebrativa del centenario dell’Unità d’Italia, Torino Esposizioni ha riabilitato la sua vocazione 50 anni dopo come ultima ed estrema sede della biennale di Venezia 2011. La biennale del 150° dell’Unità d’Italia. Ambiziosa, sconfinata, illimitata, e pure inevitabilmente incompleta, questa criticatissima edizione aveva un’ambizione indicata nel volume sulla ricerca artistica nelle regioni d’Italia, limitatamente all’ultimo decennio che poi è il primo del nuovo millennio: documentare fuori dai recinti obbligati del mercato delle critiche ufficiali (nel senso di prestabiliti e pregiudizievoli), lo stato dell’arte in Italia. In tal senso rispetto alle pur spettacolari e talvolta sorprendenti sedi regionali, a comporre un variegato mosaico, Torino esposizioni è un vero e proprio padiglione Italia complementare quello di Venezia. Nel disegno complessivo che io elaborai per questa particolarissima edizione della Biennale di Venezia istituti di cultura italiani all’estero, accademie di belle arti e verifica, regione per regione, con esposizioni in sedi rappresentative, è inevitabile che vi fossero notevoli e colpevoli lacune, questa la ragione per la quale, nella consapevolezza della difficoltà dell’impresa, allegai in occasione della presentazione del progetto, nutriti elenchi, anch’essi parziali e lacunosi, sotto la denominazione di “Lista Sgarbi”, a lasciare intendere che gli artisti che non risultavano esposti erano però stati individuati e selezionati. Il mio obiettivo in realtà era trovare poi una, benché improbabile, sede ulteriore per ospitarli. Non potevo sperare, proprio in seguito alle polemiche scoppiate a Torino per gli spazi insufficienti del pur prestigioso Museo Regionale di Scienze Naturali, di ottenere, grazie all’offerta dell’assessore comunale alla cultura Braccialarghe, il padiglione Nervi di Torino Esposizioni, una occasione e una coincidenza imperdibili e infine la vagheggiata e utopica speranza di fornire un censimento degli artisti italiani viventi ed operosi. Abbiamo dunque tentato, e soltanto in coincidenza con la chiusura di padiglioni regionali, ultimo quello di Milano che hanno tenuto nella Sala del Re, e del padiglione dell’Arsenale di Venezia, superando mille difficoltà e i conseguenti atteggiamenti rinunciatari e senza alcun finanziamento pubblico di identificare, con appello finale, un giudizio universale, gli artisti che per una ragione o per l’altra non erano entrati, senza mugugni e proteste, nei padiglioni regionali. Un’impresa come questa, non poteva che incontrare riserve e resistenze da parte di chi ha, per decenni, ottenuto di controllare indisturbato il campo, in un ruolo arbitrale indiscusso e incontrastato, da cui è derivata l’ingiustificata esclusione di molti senza motivati argomenti. In questi termini, l’esperienza si configura, anche paradossalmente, come la prima Biennale democratica.
Curatore
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Vittorio SGARBI
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varietà di visioni degli artisti italiani contemporanei, dal pressoché centenario Carlo Severa alla più giovane, meno che diciottenne Maddalena Massano: un’impresa letteralmente monumentale, per lo spirito enciclopedico che la muove, in ordine al progetto di documentazione neutrale, indipendente, libera da pregiudizi e da orientamenti precostituiti, delle ricerche artistiche contemporanee dei diversi settori. Preminenti a Torino, oltre alla pittura, la scultura e la fotografia, le sezioni dell’illustrazione a cura di Santo Alligo, e sulla ceramica a cura di Lamberto Fabbri e di Giorgio Collina presidente dell’Associazione Città della Ceramica. L’obiettivo della concretezza e il rispetto della complessità della produzione artistica contemporanea, rendono il Padiglione Italia, nella sede di Torino, un’integrazione necessaria dei pur ricchi e documentati padiglioni regionali. L’originalità del metodo che ha condotto sino alla chiusura di questo catalogo ad accogliere sino all’ultimo la documentazione delle opere degli artisti, corrisponde all’ambizione di rispecchiare la realtà ricca, mutevole e complessa dell’arte del nostro tempo.
Sono lieto di rivolgere il mio saluto ad una nuova tappa dell’ingegnosa Biennale ideata da Vittorio Sgarbi per celebrare il nostro patrimonio nel centocinquantesimo anniversario della nascita dell’Italia. il padiglione allestito mostra ancora una volta la ricchezza e la varietà dell’offerta culturale del nostro Paese, in un caleidoscopio di colori e sensibilità che, insieme, compongono un quadro omogeneo e vivace del nostro sentire artistico. Promuovere l’arte, quella del passato in continuità con le espressioni delle nuove generazioni, è una sfida decisiva e appassionante, di cui Vittorio ha saputo farsi intelligente promotore, sensibile a non circoscrivere l’evento espositivo in un solo luogo, ma conferendo alla rassegna un brioso respiro nazionale, capace di riflettere la stupenda varietà delle nostre regioni, così diverse eppure così unite tra loro. In questo percorso, Torino, con la sua storia e la forte carica di simbolicità unitaria, non poteva occupare un posto secondario. È a questa città, fucina di imprese e di un nuovo spirito del fare, che la rassegna ricorda quanto è importante continuare ad attingere a ciò che ci ha resi grandi, con l’augurio e la sicura speranza di un futuro in cui l’Italia, anche per il suo glorioso passato, continuerà a far sentire la sua voce, polifonica ma unita, a tutto il mondo.
Direttore Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale, del Ministero dei Beni Culturali
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Mario RESCA
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Rilievi 1 2011 collage su tela cm 100x100
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Mirko Demattè
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L’arte di Mirko Demattè L’arte di Mirko Demattè rappresenta un punto di svolta nello scenario artistico internazionale. Le tecniche adottate, la scelta dei materiali con i quali compone le sue opere, fanno di questo artista un infaticabile esploratore di nuove rappresentazioni artistiche. All’interno di un linguaggio espressivo estremamente poliedrico si appura l’effetto esplosivo di una ricerca estetica decisa a uscir fuori da tutte le creazioni tradizionali. Spirito di indagine dell’artista già ravvisabile nel gruppo di opere Generazione (2011), nel quale ritroviamo un esilarante opera astratta realizzato con smalti. Mediante un insito equilibrio progettuale, le forme, espresse attraverso il contrasto cromatico del nero e del blu e animate da un limpido sfondo di colore bianco, paiono vibrare per sporgersi oltre la struttura che le contiene. Una ricerca di concretezza nello spazio tridimensionale che sarà sempre più evidente nel suo percorso artistico attraverso l’uso della tecnica del collage. Di forte fascino estetico è l’opera Rilievi (2011). Un candido scenario, composto da un morbido tessuto, anima vibranti increspature richiamanti le orme del corpo. Si tratta di onde energetiche che, liberate dai connotati sapidi della fisionomia formale corporale, danno l’impressione di fuoriuscire flessuosamente dalla tela. L’arte del collage ha spesso accompagnato le correnti estetiche del secolo scorso, ma con Demattè assume nuove caratteristiche e diverse possibilità di espressione. Nel ciclo di opere Costruzione (2012), questa tecnica viene utilizzata con assoluta maestria con il fine di realizzare una composizione artistica che si stacca completamente dalla bidimensionalità della tela per sgorgare verso la concretezza della realtà. Il collage in queste opere diventa sempre più una sorta di installazione in miniatura intenta a ospitare materie plastiche che si estendono oltre lo spazio piano della rappresentazione. A primeggiare nelle composizioni artistiche Costruzione è una ricca tarsia di piccoli legni esaltati cromaticamente dal bianco o dal nero che, incastrati a strati, mediante un linguaggio espressivo completamente autonomo, si ergono dalla superficie bidimensionale da cui nascono per richiamare alla mente pure essenze geometriche. I collage sono costruiti su fondali di colore bianco. Tale colore va a esaltare con vigore le ombre dei materiali della composizione, dando vita a sfumature scure naturali che paiono diventare campi di forza magnetica volti a sostenere gli elementi materici dell’opera, sovrapposti gli uni agli altri. Nelle opere di Demattè ritroviamo un desiderio di esplorare lo spazio tridimensionale, ma al contempo ritroviamo una corsa in dentro, nell’intimo, per mettere spesso in evidenza profondi significati legati all’essere umano. Nelle estrose opere Costruzioni viaggianti (2013), una reale ventiquattrore diviene uno splendido raccoglitore di informazioni ricco di dati e conoscenze sociali. Con la valigetta, che incornicia simpatiche figure richiamanti l’essere umano, l’artista concettualmente realizza il corpo del mondo nella sua frenetica attualità, rappresentando “il qui e ora” di una quotidianità in costante movimento governata dal caos della folla. Strabiliante è il ciclo di opere Costruzioni contemporanee (2014), sviluppato mediante un innovativo linguaggio artistico. In questi lavori gli oggetti direttamente prelevati dalla realtà, attraverso la
Critico d’arte
Mattea Micello
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tecnica del collage, esprimono possibilità estetiche inventive e sorprendenti. Gli elementi reali non perdono la loro consistenza diventando anonimi, anzi, mediante un creativo uso del colore, introducono un gioco ambiguo tra riconoscibilità e irriconoscibilità. Lo schienale di una sedia, delle cerniere jeans, dei tessuti, e qualsiasi elemento di scarto, che può essere anche una cicca di sigaretta, vengono incollati nello spazio della rappresentazione attraverso una specie di montaggio costruttivo arguto che, esaltato da interventi di pittura, si carica di un piacere estetico altamente espressivo. Il processo del collage assume dei connotati nuovi che diventano ancora più radicali nell’opera Compressioni (2014). Gli elementi prescelti non vengono incollati su tela, ma vengono compressi all’interno di una teca, isolati dal mondo per entrare nello spazio neutrale dell’arte. Borse e borselli per donna, pressati dall’artista mediante un raffinato gioco di posizionamento, mettono in risalto due fotografie sovrapposte di diverso formato, le quali evidenziano una camera da letto e lo squarcio di una figura femminile. Nel complesso la teca diventa una finestra dove si scorge un paesaggio domestico e le borsette non solo assumono teatrali contorsioni esteticamente stimolanti, ma diventano anche striature colorate volte ad animare e raccontare un usuale ambiente della vita quotidiana. A partire dalla superficie, la forma alfa delle sperimentazioni linguistiche dell’artista, si declinano una serie di altre possibilità espressive riversate anche nella realizzazione di opere scultoree. La totale assenza di figurazione e l’adesione a un linguaggio che si inserisce nell’alveo delle ricerche informali del secondo 900, conducono l’artista a creare sculture vivificate da materiali originali. Nella serie di sculture Evoluzione (2011- 2012), il woodn, un legno composito di nuova generazione, utilizzato principalmente in architettura per rivestimenti di interni ed esterni, muta in elemento sensibile di tipo artistico. Il woodn, posto su una delicata base in ferro, modellato attraverso piegature e estroflessioni da l’impressione di compenetrare nell’ambiente atmosferico. Il fattore estetico in queste opere è amplificato dalla luce naturale, la quale plasma le forme modulari della composizione, caricandole di un’energia creatrice purissima che accoglie e riflette all’esterno atmosfere impregnate di lucenti cromie. Bellezza modulare che ritroviamo anche nell’opera scultorea Proiezioni (2014). Le dimensioni, la forma allungata, lo slancio inciso del woodn, esaltato da sfumature di colore bianco e nero, rendono quest’opera simbolo di eleganza. Nelle sculture di Demattè le forme perdono la pesante consistenza fisica del materiale da cui sono composte per diventare nastri naturali di imprevedibile bellezza che danzano nell’aria. La luce, le forme e i colori con il woodn diventano protagonisti di una nuova dimensione estetica e visiva. Mirko Demattè supera il sensibilizzo delle arti tradizionali e sostituisce ad essi nuovi mezzi di scrittura, di “concretezza”. La sua arte approda nella terza, ma anche nella quarta dimensione, attraverso una sorta di effetto cinetico che risulta dalla fusione dei materiali nello spazio e nel tempo.
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The art of Mirko Dematté The art of Mirko Dematté represents a turning point on the international artistic stage. Thanks to the techniques and materials chosen for his works, he shows himself as a tireless explorer of new artistic representations. His extremely expressive and versatile language gives the idea of an aesthetic quest which wants to keep at a distance from tradition. A search that is already clear in works as Generazione ( Generation, 2011). Among them, a brilliant abstract work made of enamel can be found. Its forms, expressed through the contrast between black and blue on a clear white background, look like vibrating in order to come out of the frame which contains them. That’s a sign of a concrete search in the three-dimensional space which, from then on, will be more and more evident in his work through the using of collage. A work which can be considered as aesthetically charming is Rilievi (Reliefs, 2011). Out of its snow-white background, made of soft gathered cloth, come body shapes freed from their physical objectivity which, like energetic waves, give the impression of floating out of the canvass. Mirko Dematté gives new characteristics and ways of expression to collage. In his cycle called Costruzione ( Contruction, 2012) this technique is mastered in such a fine way as to become a work of art which totally separates from bi-dimension and goes into reality. The art of collage, as here conceived, more and more becomes a sort of micro-performance in which materials go beyond the flat canvasses. What strikes the observer here is an inlaid work of tiny woodsticks which recall pure geometrical forms. Each collage is built on a white background. Such a colour enhances the different shades that different materials create, thus giving birth to some natural dark nuances which have a sort of magnetic strength that keeps the whole work together.
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In 2013, besides exploring the three-dimensional space, Mirko Dematté starts looking for a deeper meaning in things, in human beings, in himself: a road to the innermost. He depicts the world in its frantic pace of living thanks to a real small suitcase: a sort of emblematic picture which has been given the title of Costruzioni Viaggianti ( Travelling Constructions, 2013). Amazing could be the right word to be used for Costruzioni Contemporanee ( Contemporary Constructions, 2014). It has been developed using real objects which don’t lose their identity in the process of creating. The use of colours suggests a new way of looking at them and the witty assembly permits to put them into a highly expressive interrelation. A more radical collage process starts from Compressioni ( Compressions, 2014). The selected objects are no more glued onto canvass, but pushed inside a plexiglas case and thus isolated from the world and kept in the neutral space of art. Pressed bags on the bottom let two photographs come out and show a bedroom along with an idea of a female figure. The final result is a window through which everyday spots and objects become theatre. Another aspect of Mirko Dematté’s art is sculpture whose distinctive trait is the absence of any figurative aim. In Evoluzione ( Evolution, 2011-2012) he uses woodn, a special material of wood and plastic mixed toghether and mainly used in architecture nowadays. Dematté joins it to iron and bends it until it starts being part of the world, until it takes in the natural light and starts reflecting multicoloured atmospheres.Proiezioni ( Projections, 2014) brings woodn to elegance, thanks to the use of black and white shades. Even though the chosen materials can be defined as ‘heavy’, their being changed into sculptures gives them the lightness of suspended ribbons of beauty. That’s where sculpture meets dance. ( Adapted from Mattea Micello’s review)
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Evoluzione 5
2011 woodn e ferro cm 74h
2011 smalto su legno 155x155
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Generazione 14
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Generazione 1
2011 collage su tela cm 80x80
2012 collage su legno cm 100x100
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Costruzione 7
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Costruzione 15
2012 collage su legno cm 60x60
2012 collage su legno cm 100x140
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Costruzione 6
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Evoluzione 15
2012 woodn e ferro cm 75h
2013 cm 60x40x20
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Costruzioni viaggianti 6
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Costruzioni viaggianti 5
2013 cm 60x40x20
2014 woodn e ferro cm 16x16x75
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Proiezioni 1
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Costruzioni contemporanee 1
2014 collage su tela 100x100
2014 collage su tela cm 100x80
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Costruzioni contemporanee 2
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Costruzioni contemporanee 3
2014 collage su tela cm 80x80
2014 collage in teca cm 60x40x10
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Compressioni 1
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Costruzioni contemporanee 4
2014 collage su legno cm 90x90
2014 collage su tela cm 80x80
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Costruzioni contemporanee 5
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costruzioni contemporanee 6
2014 collage su tela 90x90
Un’impresa come questa, non poteva che incontrare riserve e resistenze da parte di chi ha, per decenni, ottenuto di controllare indisturbato il campo, in un ruolo arbitrale indiscusso e incontrastato, da cui è derivata l’ingiustificata esclusione di molti senza motivati argomenti. In questi termini, l’esperienza si configura, anche paradossalmente, come la prima biennale democratica. Vittorio Sgarbi