Sons Of Apollo - Una band mitologica?

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Mike Portnoy, non si ferma mai, è sempre in “constant motion” e lo sappiamo; sono passate giusto poche settimane dal termine dell’avventura live con il progetto “Shattered Fortress”, che ci ritroviamo a parlare della sua ennesima band, messa in piedi stavolta, con il vecchio “fratello Del Fuvio” Derek Sherinian, a distanza di ben 20 anni dall’ultima volta in cui i due hanno lavorato insieme in una band stabile. Nelle scorse settimane Mike e Derek sono stati impegnati in un press tour europeo (che però non ha toccato l’Italia, ndr) per promuovere l’album d’esordio dei Sons Of Apollo, dal titolo Psychotic Symphony. I nostri colleghi Damien Ad Minym e Joachim del fan club ufficiale francese Your Majesty, sono riusciti ad intervistarli durante la tappa parigina. La video intervista che abbiamo pubblicato anche noi sulle nostre pagine social, è visibile a questo link: https://youtu.be/v7exJyAgjhk ma dato che il video è privo di sottotitoli, e per tutti coloro che hanno difficoltà con l’inglese, noi vi proponiamo la trascrizione in italiano. Prima però, facciamo un passo indietro, e vediamo un po’ come è nata e da chi è composta questa band che vede protagonista il nostro ex barbuto batterista.

Making History… and you? Tra la fine del 2016, e l’inizio del 2017 sono iniziate a circolare in rete, anche dopo alcuni indizi lasciati sui social, alcune voci di un nuovo progetto prog metal, che avrebbe coinvolto Mike Portnoy. Sul momento non fu fornito nessun ulteriore dettaglio, ma da alcuni post su Twitter, è stato subito chiaro a chiunque conosce la storia dei Dream Theater, che Derek Sherinian sarebbe stato coinvolto nel progetto. Subito dopo, dalle sessioni in studio, trapelano anche alcune immagini dietro le quinte. In estate, e precisamente il 1 di agosto, sono stati annunciati ufficialmente il nome e la line up completa del nuovo progetto. Il nome è stato scelto principalmente da Derek, in una rosa di un centinaio di possibili nomi e varianti intorno alla parola Apollo, e forse non a caso, dato che secondo la mitologia greca, Apollo era il dio della musica oltre che della poesia e di tutte le arti. Oltre al duo Portnoy e Sherinian, a completare la line up, al basso troviamo il grande Billy Sheehan (Talas, David Lee Roth, Mr.Big), il quale aveva lavorato anche in precedenza con Portnoy e Sherinian, nel progetto PSMS (comprendente anche Tony MacAlpine); progetto che ha prodotto un tour mondiale nel 2012 e un live album (PSMS Live in Tokyo) ma nessun album di musica originale. Billy ha anche lavorato con Mike Portnoy nei Winery Dogs, band attualmente in pausa dopo la decisione di Richie Kotzen di concentrarsi sulla sua carriera solista. Alla chitarra, era necessario un “mostro”; qualcuno in grado di macinare complessi e potenti riff metallici, di alzare il livello tecnico della band, ma che fosse anche un musicista di rilievo nell’ambiente. La scelta è caduta su Ron "Bumblefoot" Thal, la cui fama è dovuta principalmente, all’essere stato il chitarrista dei Guns n' Roses dal 2006 al 2014, apparendo anche sull'album Chinese Democracy. Sebbene il suo lavoro non sia collocabile propriamente in ambito progressive, i suoi album solisti sono conosciuti per essere prettamente heavy metal, ma con qualche inserto di zappiana memoria, influenze jazz e avant garde. Con Portnoy le strade si erano già incrociate nel 2013 al “Eddie Trunk's 30th Anniversary Party” all’Hard Rock Café di New York, e nel 2014 al “Progressive Nation at Sea” dove Ron appare come ospite dei PSMS, per suonare Burn dei Deep Purple. Segnaliamo anche la sua partecipazione all’album solista di Jordan Rudess “The Road Home”, con un solo su Tarkus e Just The Same. A completare la formazione, manca un cantante; e la scelta ricade non proprio sull’ultimo arrivato; si tratta del leggendario Jeff Scott Soto. Cantante per i primi due album di Yngwie Malmsteen, frontman dei Talisman, per un breve periodo con i Journey, una carriera solista molto attiva e una marea di ospitate e partecipazioni. Questo progetto potremmo quasi definirlo come personale per Mike e Derek; i due, oltre a collaborare di nuovo come membri di una band dopo le esperienze con Dream Theater e PSMS, sono anche produttori dell'album con il moniker "The Del Fuvio


Brothers", coniato ai tempi dei DT. Il titolo "Psychotic Symphony", potrebbe essere familiare per noi fans, in quanto usa la stessa formula di "aggettivo sostantivato", con due parole apparentemente in contrasto fra loro. Vi dice niente "Systematic Chaos"? Inoltre Mike ha espressamente dichiarato che porterà avanti questo progetto/band solo se avrà completamente in mano la gestione degli “affari” (setlist, merchandise, ecc), come ai tempi dei DT. “Questa è una vera band, e stiamo pianificando un tour mondiale per il 2018”, parola di Mike; e quindi presto li vedremo anche dal vivo; primo appuntamento confermato, l’edizione 2018 della “Cruise To The Edge, dal 3 al 8 febbraio. Non tutto però è, come si dice, “rose e fiori”. Derek infatti, fedele all’immagine di personaggio un po’ sopra le righe, che si è costruito nel corso della sua carriera, si è lasciato andare sui social network, a qualche battutina indirizzata, neanche troppo velatamente, nei confronti degli attuali DT, e di qualcuno in particolare: “Keyboardists – This is what feel sounds like. #noipad #noapps #NOCHEESE” – “No asshole puckering high vocal shreiks in Sons of Apollo!! We Promise!” – “There is also no cheesy breathy vocals or “fake anger” vocals on Sons of Apollo – we promise!”. Derek, non contento, ha anche sostenuto che i Sons Of Apollo sarebbero stati salutati come i nuovi re del prog metal, provocando le stizzite reazioni di alcuni fans i quali, percependo una certa arroganza e disappunto nei membri della band, dovuto forse anche al fatto che le due canzoni uscite fino ad ora come singoli, apparentemente non soddisfano le aspettative, hanno causato accese discussioni e battibecchi; tanto che Mike Portnoy ha reagito chiudendo per la prima volta dopo 18 anni di esistenza, il forum sul suo sito personale. Ma adesso lasciamo la parola ai protagonisti. YM: Avete usato idee preesistenti o avete iniziato l'album da zero? Mike: un po' di tutti e due... Derek: ….abbiamo iniziato con degli abbozzi, alcune idee. Ron ci ha inviato le sue bozze e i riff: semplici punti di partenza. E abbiamo continuato a mandarli a Mike che, in tour, ha iniziato ad ascoltarli, a catalogarli e selezionarli. Mike : ...e una volta assieme, io, Derek e Bumblefoot, tutto ha iniziato a scorrere come un vino francese; Derek : come un Bordeaux, un buon Bordeaux. Mike: è stato facile. Derek e io avevamo già un'alchimia, io e Ron avevamo già un'intesa, per il nostro stare e suonare assieme, ed ora nello scrivere. Comunque il tutto si è concretizzato facilmente e molto velocemente. Abbiamo preso molti riff e idee già esistenti. Abbiamo improvvisato su questi, li abbiamo ampliati. C'è stata un'eccezione: “God of the Sun“, che era qualcosa che Derek aveva già quasi completato. Ce l'ha presentata e noi eravamo d'accordo. Non c'era ragione per intrometterci e cambiarla. Era grandiosa, chi se ne frega! Ma tutto il resto derivava da idee improvvisate. YM: Avete usato idee di quando tu e Derek eravate nei Dream Theater? Mike: non l'abbiamo fatto, ma è divertente, perché dopo che abbiamo terminato l'album, ero nel furgone con gli Haken per il concerto degli Shattered Fortress, a Loreley. Non avevano mai sentito la demo di “Metropolis pt. 2”. Ho fatto ascoltare loro questa demo e sono rimasti profondamente sbalorditi da quanto di “Scenes From A Memory” era già stato scritto quando tu eri ancora nella band. Se ascolti quella demo, Overture, Strange Deja-Vu, momenti di “Dance Of Eternity” e “One Last Time” erano lì. Ma il punto a cui voglio arrivare è: eravamo sorpresi di quanto non è stato usato in “Scenes From A Memory”. Sto raccontando questo perché all'epoca ho realizzato che: “Oddio, dovremmo prendere alcuni di questi riff e usarli solo per i fan più sfegatati, che potrebbero riconoscerli. Forse dovremmo ascoltarli uno di questi giorni e tirar fuori uno o due riff. YM: Come avete creato l'artwork? E' stato un atto deliberato quello di metterci sopra voi due? Mike: effettivamente, per la prima bozza, stavo lavorando con Thomas Everhart, che ha realizzato buona parte degli artwork per la Inside Out. Credo che abbia lavorato anche con Derek per il suo album solista. Io sapevo che voleva uno stemma, un simbolo come logo della band e come copertina del primo album. Quindi Thomas arrivò, inizialmente, con due leoni. Derek suggerì di cambiare uno di essi con un'aquila. Fu una grande idea, perché in questo modo avrebbe rappresentato due caratteri molto forti. Ad essere onesti, quando Thomas venne da me con quell'idea, non era intenzionato a fare una cosa del tipo “due personaggi, me e Derek, uno di fronte all'altro”. È solo tornato su quella direzione e, una volta che l'ha fatto, l'ha semplicemente modificata in modo da rappresentare me e Derek. Ma Derek è stato quello che gliel'ha suggerito. Derek: ho pensato che sarebbe stato bello avere due diverse personalità, anziché una sola. Inoltre è anche un tributo allo stemma dell'Armenia: ci sono un aquila ed un leone, con la differenza che lì guardano in direzioni opposte, mentre sulla copertina sono uno di fronte all'altro.


YM: Perchè avete deciso di creare una band prog-metal e non una band di classic rock o progressive rock? Mike: Per me è molto semplice.... Derek: Perchè non l'avrei fatto. Mike: voglio dire...io ho molte band di progressive rock. I Transatlantic sono una classica prog rock band, così come molto di quello che faccio con la Neal Morse Band. Ho una band di alternative prog rock, i Flying Colors. Ho una band di rock classico, i Winery Dogs, ed una metal, i Metal Allegiance. Queste sono le cose che ho voluto fare dopo i Dream Theater per esplorare tutte le mie influenze musicali. I Sons Of Apollo sono un mio “ritorno a casa” allo stile che ho avuto in 25 anni di Dream Theater... Derek:...uno stile che lui ha inventato... Mike: grazie. Ma la realtà è che non volevo fare una “prog metal band” subito dopo i Dream Theater, perché l'ho suonato per 25 anni. Stavo cercando qualcosa di diverso. Dopo che Derek ed io abbiamo formato i PSMS, ha cercato di convincermi a creare una band a tempo pieno, ma non ero pronto. Il tempo non era giusto e volevo prendermi una pausa da quello stile. Dopo che ho formato i Shattered Fortress, nella prima parte dell'anno, ho pensato che fosse giunto il momento di tornare a questo genere. Dopo gli show, non solo per me, ma penso anche per i fans, ho chiuso quel capitolo ed era il momento perfetto per aprire questo. E, per dirla tutta, non penso che questa sia strettamente una progressive metal band. Penso che quando abbiamo iniziato l'album, abbiamo pensato che forse questa sarebbe stata la naturale progressione per entrambi, per proseguire, 20 anni dopo, quello che abbiamo fatto nei Dream Theater. Ma è finita che siamo andati in così tante direzioni, la chitarra di Ron ha aggiunto alcuni suoni moderni e la voce di Jeff ha portato un sound AOR. Così si è andati oltre l'etichetta di progressive metal... Derek: stiamo ridefinendo il genere! Mike: la gente si aspetta che questo sia esattamente quello che erano i Dream Theater, ma io penso che sia andato in molte direzioni diverse. YM: Come funziona il lavoro in studio quando usate metriche irregolari? Vi viene naturale oppure qualcuno urla: “facciamo qualcosa in 7/8”? Derek: per prima cosa, io non conto mai. Ron è davvero bravo a farlo. Io faccio tutto secondo le sensazioni e dipendo da gente come Mike che mi dicono che cosa sia. Mike: io posso contare e conosco tutte le metriche irregolari in The Dance Of Eternity. Tutto dipende dalla batteria, quindi tutta quella roba viene da me. Conosco queste cose, le vivo, le respiro, posso contarle, so cosa sono. Comunque, se non ci sembra giusto, non lo facciamo. Io non dico “Whoa, dobbiamo suonare qualcosa in 7, 9, 5, 3, 7, 5” solo perché sembra bello su carta. Se lo stiamo suonando e ci sembra buono e naturale, lo facciamo. Ci sono momenti in questo album come la strumentale che chiude l'album, chiamata “Opus Maximus”. E' una strumentale di 10 minuti e ha tutte queste metriche irregolari, ma non è stata contata inizialmente... per prima cosa è stata suonata. Abbiamo tirato fuori i pattern e l'abbiamo fatta. E fortunatamente, io, Derek, Bumblefoot e Billy siamo molto capaci di affrontare questa roba, ma non è stata contata all'inizio; è stata prima suonata e poi contata. YM: Potete fare una descrizione completa dell'album? Derek: “God of the Sun” è una trilogia: 11 minuti e 11 secondi, per la precisione, ed è l'opener. Copre diversi territori musicali. YM: e tu hai detto che è la tua preferita. Derek: amo tutte le canzoni, ma “God of the Sun” è speciale, perché è una canzone di cui ho composto integralmente la musica. Mike: è una grande opener, mi ricorda “Lines in the sand” per via dell'intro di tastiera con l'aggiunta del sitar. Segue un percorso che va attraverso territori differenti. Mi ricorda un po' di Metropolis... come se Metropolis incontrasse Lines In The Sand. La seconda canzone è “Coming home”, il cui video verrà pubblicato venerdì. Derek: …non ufficialmente chiamata la “Mike Portnoy theme song” Mike: Derek sta praticamente dicendo... Derek: sta tornando a casa per reclamare il trono del genere che ha creato. Vogliamo che la canzone rappresenti quello spirito. Mike: la terza canzone è “Signs of the time”, che è stata la prima che abbiamo fatto ascoltare solo per far sentire alle persone un assaggio della band. C'è un po' di tutto: i riff heavy, il ritornello accattivante e l'assolo virtuosistico. Ci sembra un buon assaggio per mostrare un po' delle caratteristiche della band. La quarta traccia è “Labyrinth” ed è uno dei pezzi epici dell'album. Dura quasi dieci minuti e, per me, è la canzone più progepica del disco. Attraversa diverse sonorità. A dire il vero, è molto dreamtheateresca, visto che voi siete il fan club dei Dream Theater. Mi ricorda il modo in cui scrivevo nei DT. Derek: ma è molto più sexy dei DT: se ascolti le strofe, ha questa sensualità alla Led Zeppelin; Mike: non voglio dire che suoni come i Dream Theater, parlo in termine di epica prog. In alcuni giorni è la mia canzone preferita del disco... ogni giorno la mia preferita cambia, ma sicuramente è una di quelle. Poi arriva “Alive”, che per me rappresenta la hit single in un mondo perfetto. È una power ballad con un ritornello accattivante ed un fantastico assolo di chitarra, come se Jeff Beck incontrasse David Gilmour... davvero allettante. Vorrei che ci fosse un video anche per quella. Quel video potrebbe uscire probabilmente all'inizio del prossimo anno, quando saremo in tour.


Poi c'è “Lost in Oblivion”. C'era un riff porato da Bumblefoot; quando lui ce lo ha presentato, il riff si chiamava “Rushuggah”...metà Rush, metà Messhuggah. È una canzone super aggressiva, con parti all'unisono di chitarra e basso e doppia cassa veloce. C'è questo pazzo unisono e poi la batteria irrompe con una metrica irregolare. Questa è una scoppiettante canzone. Volevo un video anche per questa: credo che il video di “Lost in Oblivion” uscirà il 20 di ottobre, giorno di uscita dell'album. Quindi sarà il secondo video. Derek: “Figaro's Whore” è, in realtà, l'intro di “Divine Addiction”. Queste due vanno assieme, e sono, in sostanza, influenzate da Deep Purple e Jon Lord... Mike: ...è la “Eruption” di Derek. E poi arriva “Divine Addiction”, che è un'altra canzone per la maggior parte composta da Derek. Derek: ...è come se i Deep Purple incontrassero i Rainbow. È molto “egiziana” ed utilizza dei veri violini. Abbiamo veri archi in diverse canzoni. Mike: e poi l'ultima canzone del disco è “Opus Maximus” che è, come ho detto prima, una strumentale di dieci minuti. Dentro c'è di tutto e di più. Derek: siamo andati avanti di sezione in sezione, ci piaceva e noi dicevamo “ok, andiamo avanti”. Mike: è un confronto finale a quattro: Portnoy, Sherinian, Bumblefoot, Sheehan. Per me, è come sollevare l'asticella delle strumentali prog-metal. È una specie di “La Villa Strangiato” del nuovo millennio. YM: Come intendi gestire la band? Una band a tempo pieno o un side project? Mike: in realtà, questa band verrà gestita come io ho gestito i Dream Theater. Dopo che ho lasciato i Dream Theater, ogni band in cui ho lavorato, dai Flying Colors alla Metal Allegiance, passando dai Winery Dogs, erano di tipo collaborativo. Ogni decisione veniva presa assieme, che è qualcosa di grandioso, ed ho sempre amato questo processo almeno fino al momento in cui iniziavano ad arrivare le e-mail. Ogni mattina mi svegliavo con 200 mail da leggere in cui si discuteva su ogni fottuta decisione da prendere. Iniziava a farmi impazzire, così, quando Derek venne da me l'anno scorso ed abbiamo iniziato a discutere se fare o no questo, io dissi “guarda, l'unico modo per farlo funzionare è come si faceva nei Dream Theater”. Devo essere in grado di avere una visione d'insieme, di gestire la band, di essere il regista, prendere le decisioni, scrivere le setlist, supervisionare il merchandising e gli artwork, senza andare ogni volta da tutti e quattro i ragazzi per chiedere l'approvazione di ogni decisione. Nei Dream Theater, almeno per gli ultimi 15 anni, non è mai stato così... beh, negli ultimi 10. Ho detto a Derek che questa era l'unica condizione per iniziare una nuova band. Lui era completamente d'accordo, ne abbiamo parlato con Billy, Bumblefoot e Jeff e loro ci hanno seguito. Ma, esattamente come nei Dream Theater, la musica è collaborativa: scriviamo la musica insieme. Abbiamo realizzato l'intero album insieme. Scriviamo la musica nello stesso modo in cui io, John, Jordan eravamo soliti realizzare i dischi. L'abbiamo reso collaborativo. Ma una volta terminato il disco, sarei stato io a fare le mie cose, che si trattasse della setlist o del merchandising. Derek era d'accordo con questo quindi, per rispondere alla tua domanda, io sarò quello che farà queste cose nella band. YM: Avete già pensato alla scaletta? Includerà cover o altre sorprese? Mike: sì, è abbastanza chiaro ed ovvio quello che sarà. Quando sei in una nuova band, con un solo album, devi aggiungere altro nella scaletta. Così, inevitabilmente, in questo primo tour rivisiteremo qualcosa del vecchio materiale dei Dream Theater che abbiamo scritto insieme. Faremo delle cover, ma quando arriveremo al secondo disco, saremo esclusivamente i Sons Of Apollo. Ma per questa volta, abbiamo bisogno di cose come queste per riempire la scaletta, quindi avrete queste rivisitazioni.

In uscita il prossimo 20 ottobre su Inside Out Music, "Psychotic Symphony" sarà disponibile in 6 formati: cd standard, doppio cd digipack (il secondo disco contiene i mix strumentali delle tracce dell’album); doppio cd con libretto esteso, contenente un diario dallo studio di Mike Portnoy; doppio vinile (in 5 differenti colorazioni: nero, oro, argento, bianco, trasparente) + cd; cofanetto con una maglietta della band; download digitale. Un ringraziamento speciale a Valérie di JMT Consulting (responsabile promozione artisti Inside Out), Derek Sherinian e Mike Portnoy. Traduzione italiana: Johnny Bros.


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