Tesina

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La mia passeggiata nel 1800

Nicholas Alfonsi anno scolastico 2019/2020


‌Le prime persone a cui devo dire grazie per questo traguardo sono i miei genitori, fonte di sostegno e di coraggio‌

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Sommario Storia – Garibaldi e l’Unità d’Italia .................................................................. 4 I Mille ............................................................................................... 4 Il contesto storico ................................................................................. 4 La questione Meridionale ........................................................................ 5 Il Brigantaggio ..................................................................................... 5 Italiano – Alessandro Manzoni ......................................................................... 6 La Vita .............................................................................................. 7 Struttura del romanzo ............................................................................ 8 I Promessi Sposi –Trama .......................................................................... 8 Cinema – Storia del Cinema ........................................................................... 9 Dagli albori a oggi ................................................................................. 9 Il primo Film Muto ............................................................................... 10 Geografia – Sud America.............................................................................. 10 Punti salienti...................................................................................... 10 Stati e capitali .................................................................................... 11 Scienze – Le Malattie nell’800 ....................................................................... 11 Francese – la Restauration francaise ............................................................... 13 Inglese – Victorian era ................................................................................ 14 Le mie conclusioni..................................................................................... 15

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Storia – Garibaldi e l’Unità d’Italia Giuseppe Garibaldi nacque a Nizza da una famiglia di origini genovesi il 4 luglio 1807, nell'attuale Quai Papacino, in un periodo in cui la relativa contea era sotto sovranità francese, poiché in quegli anni erano stati annessi da Bonaparte all'Impero tutti i territori continentali sabaudi. Morì a Caprera il 2 giugno 1882 alle 18.22, all'età di quasi 75 anni, per una paralisi della faringe che gli impedì di respirare.

I Mille La spedizione dei Mille fu uno degli episodi cruciali del Risorgimento. Avvenne nel 1860 quando un migliaio di volontari, al comando di Giuseppe Garibaldi, partì nella notte tra il 5 e il 6 maggio da Quarto (nei pressi di Genova, nel territorio del Regno di Sardegna) alla volta della Sicilia, nel Regno delle Due Sicilie. Lo scopo della spedizione fu di appoggiare le rivolte scoppiate nell'isola e rovesciare il governo borbonico. I volontari sbarcarono l'11 maggio presso Marsala e, grazie al contributo di volontari meridionali e allo sbarco di altre spedizioni garibaldine, aumentarono di numero, creando l'Esercito meridionale, il quale si mosse verso nord alla volta di Napoli. Dopo una serie di battaglie vittoriose contro l'esercito borbonico, i volontari garibaldini riuscirono a conquistare tutto il Regno delle Due Sicilie, permettendone l'annessione al nascente Stato italiano.

Il contesto storico Nel marzo 1860 restavano in Italia tre Stati: il Regno di Sardegna, comprendente Piemonte (inclusa Aosta), Liguria, Sardegna e ora Lombardia (eccetto Mantova), Emilia-Romagna e Toscana; lo Stato Pontificio, comprendente Umbria, Marche, Lazio (con l'intoccabile Roma) e le exclave di Pontecorvo e Benevento; il Regno delle Due Sicilie, comprendente Abruzzo (inclusa Cittaducale), Molise, Campania (incluse Gaeta e Sora), Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. A questi si può aggiungere la piccola Repubblica di San Marino, che tuttavia si era sempre mantenuta distante da ogni spinta unificatrice col resto della penisola.Bisogna aggiungere che l'Impero austriaco di Francesco Giuseppe poteva ancora essere considerato una potenza con forti interessi nella penisola italiana, poiché possedeva intere regioni come il Regno Lombardo-Veneto (ora limitato a Veneto, Friuli e Mantovano), il Trentino e la Venezia Giulia, anche se non controllava più nemmeno indirettamente né la Toscana né Modena, governate fino al 1859 dai rami cadetti degli Asburgo-Lorena di Toscana e degli Asburgo-Este, succeduti alle antiche casate dei Medici e degli Este.La Francia si presentava nel doppio ruolo di potenza protettrice di Roma e principale alleato del Regno di Sardegna, condotta che avrebbe permesso a Napoleone III di mantenere una

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decisiva influenza sulle faccende italiane sino alla fine del suo impero (guerra franco-prussiana del 1870) e che sarà determinante nel 1860. L'imperatore dei francesi, difatti, impediva al Regno di Sardegna tanto un'azione contro l'Austria (senza il suo sostegno), quanto un'azione contro Roma (con la sua opposizione), in base agli accordi di Plombières.Il Regno delle Due Sicilie era guidato da un monarca giovane e inesperto (Francesco II di Borbone, succeduto al padre Ferdinando II solo il 22 maggio 1859, meno di un anno prima della spedizione); nel 1836 il reame borbonico aveva peggiorato le relazioni con il Regno Unito, a cui aveva dovuto la sopravvivenza durante il periodo napoleonico, con la "questione degli zolfi"[1]. Infine, il Regno delle Due Sicilie era caduto in una sorta di isolamento diplomatico[2]: aveva infatti rifiutato la partecipazione alla guerra di Crimea al fianco di Francia e Regno Unito, al cui fianco viceversa aveva partecipato il Regno di Sardegna, e finì con il poter contare solamente sulle proprie forze. Il regno meridionale era ancora lo stato più esteso della penisola e poteva fare affidamento sull'esercito più numeroso, forte di 93 000 uomini (oltre che di 4 reggimenti ausiliari di mercenari) e sulla flotta più grande di stanza nel Mediterraneo (11 fregate, 5 corvette e 6 brigantini a vapore, oltre a vari tipi di navi a vela). Come amava ricordare Ferdinando II, era difeso "dall'acqua salata e dall'acqua benedetta", cioè dal mare e dalla presenza dello Stato della Chiesa che, protetto dalla Francia, avrebbe teoricamente impedito ogni invasione via terra dal nord Italia.

La questione Meridionale La locuzione questione meridionale indica, nella storia italiana, la percezione, maturata nel contesto postunitario, della situazione di persistente arretratezza nello sviluppo socio-economico delle regioni dell'Italia meridionale rispetto alle altre regioni del Paese, soprattutto quelle settentrionali.Utilizzata la prima volta nel 1873 dal deputato radicale lombardo Antonio Billia, intendendo la disastrosa situazione economica del Mezzogiorno in confronto alle altre regioni dell'Italia unita, viene adoperata nel linguaggio comune ancora oggi.Prima del 1860 non era quasi traccia di grande industria in tutta la penisola. La Lombardia, ora così fiera delle sue industrie, non avea quasi che l'agricoltura; il Piemonte era un paese agricolo e parsimonioso, almeno nelle abitudini dei suoi cittadini. L'Italia centrale, l'Italia meridionale e la Sicilia erano in condizioni di sviluppo economico assai modesto. Intere province, intere regioni eran quasi chiuse ad ogni civiltà. Le cause del problema meridionale vanno comunque

ricercate nelle numerose vicende politiche e socio-economiche attraverso le quali il Mezzogiorno è passato nei secoli: nella mancanza di un periodo comunale, suscitatore di energie spirituali e produttive; nella persistenza di monarchie straniere incapaci di creare uno stato moderno; nel dominio plurisecolare di un baronaggio, geloso detentore di tutti i privilegi; nella persistenza del latifondo; nella mancanza di una classe borghese, creatrice di ricchezza e animatrice di nuove forme di vita politica; nella dominazione spagnola, nefasta e corruttrice. Particolare importanza ebbe la quasi sistematica alleanza tra monarchie straniere e nobiltà sulla base del mantenimento del regime feudale; essa, oltre ad alimentare i privilegi di classe, determinò una mentalità statica, un'atmosfera di servilismo che contribuì molto all'ignoranza e alla miseria del popolo. Tale alleanza impedì la formazione di una borghesia attiva, intraprendente. La durata di vita media era di diversi anni inferiore al sud rispetto al nord ed esisteva un'incidenza maggiore di malnutrizione e sottoalimentazione.

Il Brigantaggio Ogni parte d'Europa ha avuto banditi e delinquenti, che in periodi di guerra e di sventura hanno dominato la campagna e si sono messi fuori della legge, ma vi è stato un solo paese in Europa in cui il brigantaggio è esistito si può dire da sempre un paese dove il brigantaggio per molti secoli si può rassomigliare a un immenso fiume di sangue e di odi un paese in cui per secoli la monarchia

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si è basata sul brigantaggio, che è diventato come un agente storico: questo paese è l'Italia del Mezzodì. Il nuovo governo disattese le aspettative sia dei repubblicani sia di alcuni moderati che pure avevano favorito l'unità, ma che auspicavano un nuovo ordinamento agrario e adeguati spazi politici nella gestione del paese, il controllo dell'ordine pubblico divenne sempre più problematico. Molti braccianti meridionali avevano sperato che il nuovo regime assicurasse una qualche riforma agraria, ma le loro aspettative andarono deluse. La questione demaniale non fu risolta, non solo a causa della noncuranza del regio governo ma anche dell'opposizione della classe liberale, poiché avrebbe rischiato di perdere il sostegno dei ricchi possidenti, i quali interessi ne sarebbero usciti danneggiati. Il basso popolo, unica voce non ascoltata, oppresso dalla fame, sconvolto dall'aumento delle tasse e dei prezzi sui beni primari, costretto alla leva obbligatoria, iniziò a rivoltarsi, sviluppando un profondo rancore verso il nuovo regime e soprattutto verso gli strati sociali che si avvantaggiarono degli avvenimenti politici riuscendo ad ottenere cariche, impieghi e nuovi guadagni. Nacquero bande di briganti (molte di esse già nel periodo di Garibaldi a Napoli), a cui aderirono non solo braccianti disperati ma anche ex soldati borbonici, ex garibaldini e banditi comuni. Il governo delle Due Sicilie in esilio colse l'occasione di poter tentare una reazione per riprendersi il trono, facendo leva sulla disperazione e sull'astio popolare contro il nuovo ordine. Il popolo disperato ascoltò le parole del vecchio regime e si lasciò suggestionare dalle sue proposte e, nella speranza di poter ottenere benefici, appoggiò la causa di una restaurazione borbonica. Il fenomeno assunse, secondo alcuni studiosi, i connotati di una vera e propria guerra civile, che costrinse lo stato italiano ad impiegare circa 120.000 soldati per reprimere la ribellione nelle provincie meridionali. Fu combattuta con ferocia da entrambe le parti e di cui fece le maggiori spese come sempre la popolazione civile: una triste situazione che si ripeté continuamente per tutta la durata della guerra civile era il saccheggio di un paese da parte delle bande di ribelli, seguito dall'intervento dell'esercito alla ricerca di collaborazionisti, che comportava sistematicamente un secondo saccheggio, la distruzione degli edifici che venivano dati alle fiamme, esecuzioni sommarie e spesso la dispersione dei sopravvissuti.

Italiano – Alessandro Manzoni Nella letteratura italiana ottocentesca, Alessandro Manzoni occupa un ruolo di primissimo piano. Con le sue opere ha innovato la cultura italiana, all'epoca ancorata al culto della tradizione classica, introducendo nella penisola una letteratura moderna, borghese e attenta alle suggestioni provenienti dagli altri paesi europei, e in particolare da quelle che arrivavano dagli intellettuali romantici. Tra i suoi scritti, il più celebrato è senza dubbio il romanzo I promessi sposi. Con esso Manzoni pone le basi anche in Italia per la diffusione di un genere nuovo, quello del romanzo realistico moderno, che conoscerà larga fortuna nell'Ottocento e poi nel Novecento.

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La Vita Alessandro Manzoni nasce a Milano il 7 marzo 1785, figlio del conte Pietro e di Giulia Beccaria. Suo nonno materno era Cesare Beccaria, autore del trattato Dei delitti e delle pene e importante esponente dell'Illuminismo lombardo. I genitori tuttavia divorziano presto, e Alessandro trascorre la giovinezza presso collegi religiosi retti da padri barnabiti e somaschi. Qui riceve una formazione classica, ma sviluppa anche avversione per il rigido ambiente in cui viene educato. Quando a sedici anni esce dal collegio, Milano è sotto il controllo di Napoleone. Frequenta gli ambienti culturali della città: conosce Foscolo, Monti, i transfughi napoletani Cuoco e Lomonaco, e in generale conduce una vita gaudente e spensierata. Nel 1805 si trasferisce a Parigi, dove vive la madre. Nella capitale francese il giovane Manzoni approfondisce il rapporto con la madre ed entra in contatto con i cosiddetti "ideologi", un gruppo di intellettuali eredi della tradizione illuministica. La loro influenza, e in particolare l'amicizia con Fauriel, avrà un ruolo determinante nella formazione delle sue idee politiche, filosofiche e morali. Si avvicina inoltre al giansenismo, che inciderà sulla sua conversione religiosa e il suo ritorno al cattolicesimo. Su questo ha probabilmente influito anche l'esperienza di sua moglie, Enrichetta Blondel, che aveva abbandonato il calvinismo per passare alla Chiesa di Roma. Nello stesso periodo della conversione, Manzoni soffre anche le prime crisi nervose, che lo accompagneranno per tutta la vita. Tornato a Milano nel 1810, inizia una nuova fase della sua produzione letteraria. Se in precedenza aveva composto poesie secondo un stile classicheggiante, ora la sua attività intellettuale è influenzata dal nuovo punto di vista abbracciato dopo la conversione. Tra il 1812 e il 1815 lavora agli Inni sacri, le prime di una serie di opere di orientamento romantico, in cui sono centrali i temi della religione e della storia. Intanto conduce una vita appartata, dedita all'amministrazione dei suoi beni, alle pratiche religiose e agli affetti familiari. Si avvicina al gruppo dei romantici milanesi, ma senza partecipare attivamente ai loro dibattiti. Allo stesso modo, segue con favore i moti per l'indipendenza di Milano dall'Austria, ma senza mai prendere posizione pubblicamente. Gli anni venti sono il periodo di maggior fervore creativo: scrive le odi civili, la Pentecoste, le tragedie e altre opere. Tra queste c'è il romanzo storico I promessi sposi, che sarà pubblicato nel 1827. Dopo di allora, però, Manzoni si distacca dal romanzo e in generale dalla letteratura, considerata falsa e contrapposta al vero storico. Si dedica così a studi di carattere storico, filosofico e linguistico, e stringe amicizia con il filosofo cattolico Antonio Rosmini. Nel 1840 pubblica la terza edizione dei Promessi sposi, sottoposta a una revisione linguistica generale. Gli ultimi anni sono segnati da vari lutti, dovuti alle morti della moglie e di alcuni figli. Attorno alla sua figura di intellettuale si forma un'aura di ammirazione, e la borghesia nazionale lo venera come una guida intellettuale e morale. Nel 1848, durante le Cinque

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giornate di Milano, dà alle stampe Marzo 1821, un'ode patriottica rimasta fino ad allora inedita. Nel 1860, con la nascita del Regno d'Italia, viene nominato senatore. Pur cattolico, è contrario al potere temporale del papato e favorevole all'annessione di Roma all'Italia. Quando ciò avverrà nel 1872, Manzoni accetta la cittadinanza onoraria di Roma che gli veniva offerta, una decisione che genera scandalo tra i cattolici più conservatori. Muore a Milano il 22 maggio 1873. La sua tomba è collocata al centro del Famedio nel cimitero monumentale della città.

Struttura del romanzo Si è detto che la scelta di scrivere un romanzo è una novità per la cultura letteraria italiana, ancora legata al neoclassicismo e al culto per una tradizione classica ormai esaurita e ridotta a mere convenzioni. Di contro, il romanzo è un genere nuovo che consente a Manzoni una grande libertà di espressione. Può, per esempio, infrangere le regole della tradizione e utilizzare uno stile elevato per trattare delle condizioni degli umili, di coloro che vengono dimenticati dalla storia ufficiale (nelle tragedie classiche, invece, lo stile sublime imponeva che i protagonisti fossero di estrazione nobile). Protagonisti del romanzo sono quindi due popolani della campagna lombarda, di cui vengono descritte con realismo le vicissitudini. Renzo e Lucia sono portatori delle virtù più alte per l'autore, ma comunque rimangono dei popolani e ne conservano la mentalità e la lingua. I personaggi sono immersi nella storia, e dalla tragicità che è insita in essa traggono la loro profondità. Ognuno di loro è in un rapporto organico con il contesto storico della narrazione, che non può quindi essere ignorato se si vogliono capire i loro pensieri e le loro azioni. Inoltre, mentre nella letteratura classica i personaggi rispondevano a tipi generali, Manzoni delinea degli individui unici e dalla psicologia complessa. Tutto questo fa sì che I promessi sposi possano essere considerati il primo romanzo realistico moderno della letteratura italiana. Manzoni sceglie inoltre la forma del romanzo storico, che in quegli anni stava avendo grande successo in Europa, soprattutto grazie alle opere di Walter Scott. Nei Promessi sposi viene ricostruito il contesto storico del Seicento, con grande attenzione per tutti gli aspetti della società, del costume, delle condizioni di vita. Per farlo si documenta scrupolosamente, consultando testi storiografici, opere letterarie, biografie, ma anche raccolte di leggi e cronache dell'epoca. Come nei romanzi di Scott, anche qui i protagonisti sono due personaggi inventati, di quelli che vengono solitamente ignorati dalla storiografia. I personaggi celebri e le vicende storiche compaiono sulla scena solo quando incidono sulla vicenda vissuta dai personaggi. In questo modo la storia viene osservata dal basso, dallo stesso punto di vista della gente comune. Tuttavia Manzoni rimprovera a Scott la scarsa attenzione per la ricostruzione storica e il ricorso all'invenzione. Questo scrupolo porta l'autore a impegnarsi affinché la vicenda narrata sembri una storia vera, riportata su un documento appena rinvenuto. Viene perciò respinto il "romanzesco", cioè la tendenza a costruire rapporti inattesi tra i personaggi o a inserire eventi che agiscono sulla vita di tutti - espedienti che, secondo Manzoni, non si accordano con quanto succede nella realtà.

I Promessi Sposi –Trama A pochi giorni dalla data prevista, il matrimonio tra Renzo e Lucia viene mandato a monte dalle ingerenze di un signorotto locale, don Rodrigo, che si è incapricciato della ragazza e ha scommesso con il cugino Attilio di vincerne le ritrosie. Per questo motivo ha mandato due suoi bravi a minacciare il pavido curato don Abbondio, intimandogli di non celebrare il matrimonio. Lucia chiede aiuto al suo confessore, il padre Cristoforo, il quale decide di fare visita a don Rodrigo per convincerlo, senza successo, a rinunciare alla ragazza. In seguito, il cugino Attilio e il Conte zio faranno in modo che il frate sia allontanato e trasferito a Rimini. Intanto Lucia accetta di tentare un matrimonio clandestino. Il piano però fallisce: Renzo fugge, e lo stesso fanno Lucia e la madre Agnese dopo aver saputo che don Rodrigo sta architettando il rapimento della giovane. Lucia,

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sulla barca che attraversa il lago, pronuncia il celebre Addio monti. Lucia e Agnese riparano in un convento a Monza, dove trovano la protezione di una suora, la "signora" Gertrude. Renzo invece raggiunge Milano, dove è in corso un'insurrezione popolare. Esaltato per aver partecipato a una rivolta, Renzo si ubriaca in un'osteria e tiene discorsi contro i prepotenti. Viene però sentito da uno sbirro travestito che lo arresta in quanto sedizioso. Riuscito a scappare, attraversa l'Adda e si rifugia nel territorio della Repubblica di Venezia. Nel frattempo don Rodrigo, con l'aiuto di Egidio, amante di Gertrude, riesce a rapire Lucia dal convento. La ragazza è tenuta prigioniera nel castello dell'Innominato, un potente signore di cui non viene rivelato il nome, e pur di scampare al pericolo decide di fare voto di castità. La notte successiva al rapimento, però, l'Innominato ha una crisi spirituale e, la mattina dopo, l'incontro con il cardinale Federigo Borromeo, arcivescovo di Milano in visita pastorale nella zona, lo convince a liberare Lucia. Per essere più sicura, la giovane viene trasferita a Milano, ospite in casa di donna Prassede e don Ferrante. Scoppia però la carestia del 1628-1629, a cui si aggiungono le incursioni dell'esercito tedesco nel Milanese. Molti personaggi muoiono per la peste del 1630: tra questi c'è anche don Rodrigo. Intanto, Renzo raggiunge la città lombarda e scopre che Lucia si trova al lazzaretto della città. Qui incontra padre Cristoforo, che gli mostra don Rodrigo morente e lo invita al perdono. Ritrova anche Lucia, e il frate scioglie il suo voto di castità. I due fidanzati possono quindi tornare al loro paese e sposarsi. Dopo le nozze, la famiglia si trasferisce nella Bergamasca, dove Renzo avvia una piccola attività tessile.

Cinema – Storia del Cinema La cinematografia, nella sua storia, ha attraversato diverse fasi e periodi, che l'hanno portata dai primi rudimentali "esperimenti" dei fratelli Lumière ai moderni film digitali, ricchi di effetti speciali realizzati principalmente con la grafica computerizzata.

Dagli albori a oggi La cinematografia intesa come proiezione di immagini in movimento ha numerosi antenati, che risalgono fino al mondo antico. In oriente esisteva la rappresentazione delle Ombre cinesi, mentre in Europa abbiamo studi ottici sulle proiezioni tramite lenti fin dal 1490, con la camera oscura leonardiana. Fu però dal XVIII secolo che nacque l'antenato più prossimo allo spettacolo cinematografico, la lanterna magica, che proiettava su una parete di una stanza buia immagini dipinte su vetro e illuminate da una candela dentro una scatola chiusa, tramite un foro con una lente. Simile, ma opposto per modo di fruizione, era il Mondo nuovo, una scatola chiusa illuminata all'interno dove però si doveva guardare all'interno per vedere le immagini illuminate: tipico degli ambulanti tra XVII e XX secolo, rendeva possibile una fruizione anche di giorno, anche all'aperto. Il cinema nasce alla fine del XIX secolo. Per definire le ricerche che hanno portato all'invenzione del cinema, quindi precedenti al primo film effettivo del 1891, si parla di Precinema. Dopo la nascita della fotografia si iniziò a studiare la riproduzione del movimento in scatti consecutivi. Sfruttando i principi dei dispositivi ottici del passato, si iniziarono a cercare modi di proiettare fotografie in successione, in modo da ricreare un'illusione di movimento estremamente realistica: tra le centinaia di esperimenti in tutto il mondo, ebbero buon fine il Kinetoscopio di Thomas Edison (ispirato al "mondo nuovo") e il Cinematografo dei Fratelli Lumière (ispirato alla lanterna magica). Si è spesso affermato che gli inventori del cinema fossero i fratelli Lumière.

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Il primo Film Muto Parigi, Gran Café a boulevard des Capucines, 28 dicembre 1895. I fratelli Lumiére proiettano il primo film della storia: L’arrivo di un treno alla stazione della Ciotat. 55’’ di proiezione, una rivoluzione è in atto! Per la prima volta un fotogramma è animato. I presenti sono talmente sconvolti che scappano perché convinti che il treno delle immagini li travolgerà. L’inizio del cinema ha del tragicomico, ma ben presto la voce di curiosità e panico di uno spettacolo innovativo si espanderà in maniera capillare, difatti, di li a poco, questa nuova arte diventerà l’arte del Novecento. Inizia così l’epoca del cinema muto. Un cinema essenziale, di fotogrammi in bianco e nero e privo di sonoro, definito muto anche se impropriamente, difatti, durante gli spettacoli, le immagini erano solo accompagnate da uno strumento musicale, quasi sempre il pianoforte e da un imbonitore che leggeva le didascalie.

Geografia – Sud America Dell'America meridionale fanno parte 13 Stati; quasi metà della superficie è data dal Brasile, segue l'Argentina. L'altitudine media del continente è di 590 metri, ma tutta la parte occidentale è attraversata da nord a sud dalla catena montuosa delle Ande. Le coste sono piuttosto uniformi con poche isole e insenature, se si esclude l'estrema parte meridionale. Non vi sono grandi laghi, ma è presente il Rio delle Amazzoni, il fiume con più ampio bacino idrografico della Terra. Il clima varia da tropicale ad equatoriale e temperato nel Sud e nei Paesi Andini, fino agli influssi polari della Terra del Fuoco.

Punti salienti Città più popolata: São Paulo (12.175.000 ab., 20.935.000 aggl. urbano) Monte più alto: Aconcagua 6.961 m Depressione più profonda: Laguna del Carbon -105 m Fiume più lungo: Rio delle Amazzoni 6.437 Km Lago più esteso: Lagoa dos Patos 9.850 Km²

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Stati e capitali Argentina: Buenos Aires (3.070.000 ab., 16.155.000 aggl. urbano) Brasile: Brasilia (2.910.000 ab., 3.315.000 aggl. urbano) Colombia: Bogotá (7.385.000 ab., 9.465.000 aggl. urbano) Isole Falkland: Stanley (2.460 ab.) Guyana Francese: Cayenne (61.000 ab., 119.000 aggl. urbano) Perù: Lima (8.875.000 ab., 9.850.000 aggl. urbano) Trinidad de Tobago: Port of Spain (37.100 ab., 525.000 aggl. urbano) Venezuela: Caracas (2.090.000 ab., 2.900.000 aggl. urbano) Bolivia: Sucre (292.000 ab., 465.000 aggl. urbano) Cile: Santiago (5.220.000 ab., 7.005.000 aggl. urbano) Ecuador: Quito (1.980.000 ab., 2.465.000 aggl. urbano) Guyana: Georgetown (125.000 ab.) Paraguay: Asunción (522.000 ab., 2.815.000 aggl. urbano) Suriname: Paramaribo (241.000 ab.) Uruguay: Montevideo (1.325.000 ab.)

Scienze – Le Malattie nell’800 Il dibattito sulla natura parassitaria, contagiosa delle malattie epidemiche acquistò centralità a causa del sopraggiungere in Europa, dopo diversi decenni di assenza, della prima grande ondata epidemica di colera. Nell'Ottocento si verificarono, oltre a questa, altre quattro rilevanti pandemie e la lettura che di esse viene data è un preciso riflesso dei profondi cambiamenti teorici di questo periodo, di cui il colera rappresenta la malattia paradigmatica. La prima fiammata epidemica di questa malattia si ebbe nel 1817, dopo la conquista dell'India da parte delle truppe coloniali inglesi e si sviluppò sino al 1823. Partendo da Jessora nel Bengala, il colera si espanse verso la Birmania, la Tailandia, Giava, dove uccise il 10% della popolazione, raggiunse poi le province meridionali della Cina, la Malesia e il Giappone, contaminò le isole dell'Oceano Indiano, il Madagascar e la zona litorale dell'odierna Tanzania, senza tuttavia diffondersi sul continente africano. Si stabilì poi sulle rive del Golfo Persico e in Arabia, salì lungo la Persia e giunse al Caucaso e sulle rive del Mar Caspio, arrestandosi ai confini dell'Impero russo. La seconda pandemia (1826-1837) ebbe origine sempre in India e si diffuse lungo le vie usuali in Asia e in Medio Oriente. Superata la barriera del Caucaso, dove la scarsità di popolazione aveva fermato la prima epidemia, giunse nel 1830 nella Russia Bianca, poi si manifestò nei porti del Baltico, Riga in particolare. Contemporaneamente, il conflitto russo-polacco condusse numerose truppe contaminate nell'Europa centrale. In meno di due anni l'agente patogeno passò dalle rive del Mar Caspio al Tamigi, aggredendo un'area geografica nella quale le condizioni sanitarie e l'abilità dei medici erano considerate avanzate. A differenza delle pandemie di peste, febbre gialla o malaria, la propagazione del colera non dipende da popolazioni di roditori o insetti, ma dagli spostamenti delle

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popolazioni umane. Già nel 1831 Alexandre Moreau de Jonnès, nel Rapport au Conseil Supérieur de Santé sur le choléra-morbus pestilentiel, aveva dimostrato, carte geografiche alla mano, che il colera marciava al passo dell'uomo e del cammello, seguiva i battellieri e i mercanti. Il colera giunse in Inghilterra nel 1831 a causa del commercio con i porti russi del mar Baltico e provocò 5.500 morti. In Francia, dove si ebbero più di 100.000 morti, arrivò attraverso due vie diverse: dall'Inghilterra, con i contrabbandieri di Calais e dalla Polonia, tramite le missioni mediche che vi si erano recate per analizzare il fenomeno. Successivamente la pandemia si spinse a sud, colpendo nel 1834 la Spagna e nel 1835 l'Italia: in aprile a Milano, a Venezia in ottobre, Roma e Palermo nel luglio del 1837. Sempre seguendo le vie commerciali, il colera si trasferì sul continente americano (1832-1833), dove rimase attivo sino al 1837. Le vie di diffusione della terza pandemia (1841-1859) furono le stesse delle precedenti, ma si ampliarono ulteriormente i limiti geografici che raggiunsero la Scandinavia e l'America Meridionale in due fasi successive, dal 1841 al 1850 e dal 1851 al 1859; questa epidemia fu particolarmente violenta, mietendo 150.000 vittime nella sola Francia. La quarta pandemia (1863-1875) evidenziò nuove vie di propagazione, in particolare il Mediterraneo come area di comunicazione. La diffusione dei battelli a vapore, infatti, aveva consentito di velocizzare i trasporti, mentre la costruzione del Canale di Suez, inaugurato nel 1869, aveva prima richiamato una vasta e mobile manodopera, e poi fatto aumentare i flussi commerciali con l'Arabia e l'India. Inoltre, l'epidemia estese la propria penetrazione in Africa e aumentò la dimensione dell'invasione del continente americano. L'area geografica colpita dalla quinta pandemia (1881-1896) fu la stessa della precedente, ma la diffusione fu molto minore, soprattutto nei paesi sviluppati, grazie a una efficace opera di prevenzione e di controllo degli accessi alle frontiere. La rivoluzione pasteuriana e l'isolamento dell'agente patogeno da parte di Koch nel 1884 avevano reso la diagnosi batteriologica relativamente facile e permisero di adottare la quarantena ed efficaci controlli sanitari. La reazione degli ambienti medici e igienisti a queste epidemie fu vigorosa. Le missioni di studio s'intensificarono, furono pubblicate molte riviste specializzate (dodici nuove soltanto tra il 1831 e il 1832) e si moltiplicarono i rapporti e i trattati. L'impatto emotivo sulla popolazione fu egualmente terribile. La seconda pandemia arrivò in Europa in un'epoca di grande sviluppo economico e industriale che aveva quasi perduto memoria delle grandi malattie epidemiche del passato. L'Inghilterra non aveva più conosciuto la peste dopo il 1665 e l'ultima grande epidemia in Europa era stata la peste di Marsiglia del 1720, che però non si era propagata altrove. Il relativo miglioramento delle condizioni di salute in Europa e lo sviluppo demografico vengono attribuiti in buona parte al successo delle politiche igieniche messe in atto a partire dalla fine del XVIII secolo.

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Francese – la Restauration francaise La restauration est la période allant de la chute du Premier Empire le 6 avril 1814 à la Révolution de 1830. Les Bourbons reviennent au pouvoir lors d'une période appelée Restauration qui débute le 6 avril 1814. Le 24 avril 1814, Louis XVIII débarque à Calais. Le 4 juin 1814, il accorde une charte par laquelle il consent volontairement à limiter son pouvoir. Il affirme par là même la souveraineté de droit divin du monarque. De ce fait, la charte de 1814 accorde un pouvoir important au roi, personnalité « inviolable et sacrée »51. L'initiative des lois lui est réservée, mais celles-ci sont votées par le Parlement composé de deux chambres : la Chambre des pairs dont les membres sont nommés à vie par le roi et dont le nombre est illimité ; la Chambre des députés lesquels sont élus pour cinq ans au suffrage censitaire. Les députés parviennent à obliger les ministres à venir justifier leur politique devant eux, et à répondre à leurs questions. La Restauration, qui semble bien partie malgré quelques obstacles, est abrégée par le retour de Napoléon en mars 1815, qui oblige Louis XVIII à fuir à Gand. Napoléon reprend le pouvoir pour une période de cent jours qui va durer jusqu'à la défaite de Waterloo du 18 juin 1815, laquelle réinstalle Louis XVIII sur le trône. Durant trois ans, les coalisés vont occuper militairement plus de la moitié du territoire français. Louis XVIII se voulant un roi conciliant, sa politique n'est pas du goût des « Ultras » qui exigent un châtiment contre ceux qui ont soutenu Napoléon pendant les Cent-Jours. Dans ce climat de vengeance, les élections d'août 1815 leur donnent la majorité, et paradoxalement, ce sont eux qui mettent en pratique la responsabilité politique des ministres devant la chambre, ce que la charte de 1814 ne prévoyait pas. À la mort sans héritier de Louis XVIII en septembre 1824, son frère Charles X lui succède. Contrairement à son frère, ce dernier n'a pas compris que certains changements étaient irréversibles. Il se fait sacrer à Reims en 1825 dans la pure tradition capétienne, et tente de rétablir l'Ancien Régime en favorisant la noblesse et le catholicisme. Il fait voter une loi sur l'indemnisation des nobles qui avaient émigré pendant la Révolution et dont les propriétés avaient été vendues comme biens nationaux. Une autre loi, dite loi sur le sacrilège, punit de mort le vol des ciboires contenant des hosties consacrées ou la profanation de ces dernières. Il s'appuie sur les ultras, c'est-à-dire les députés partisans d'un retour à l'Ancien Régime. Mais sa politique réactionnaire se heurte à l'opposition déterminée de la bourgeoisie libérale. En 1830, le ministre Polignac publie quatre ordonnances réactionnaires. Elles prévoient le rétablissement de la censure pour la presse, la dissolution de la chambre, la modification du cens électoral pour réserver le droit de vote aux grands propriétaires fonciers, et la fixation de la date des nouvelles élections. La publication de ces ordonnances le 27 juillet 1830 provoque une révolution dite des Trois Glorieuses en juillet 1830. Dans un Paris couvert de barricades, on crie vive la République ou vive l'Empereur. Mais dans les coulisses du pouvoir, des bourgeois modérés comme Adolphe Thiers ou Casimir Perier parviennent à imposer le duc d'Orléans comme nouveau souverain. La branche aînée de la famille royale, celle des Bourbons, est donc remplacée par la branche cadette, celle des Orléans. La bourgeoisie libérale a su utiliser la révolution populaire pour mettre sur le trône un roi conforme à ses intérêts. La révolution de Juillet ne constitue donc pas une rupture avec le régime précédent. Le principal changement est le fait que la souveraineté nationale remplace la souveraineté de droit divin. Ce changement se manifeste dans le titre donné au roi : LouisPhilippe devient roi des Français, c'est-à-dire qu'il détient son pouvoir de la volonté du peuple, alors que ses prédécesseurs portaient le titre de roi de France. La Chambre des pairs perd son influence. Le drapeau tricolore remplace définitivement le drapeau blanc. La Monarchie de Juillet correspond aux débuts de l'industrialisation de la France. La France expérimente, dans le sillage de l'Angleterre, un boom ferroviaire des années 1840, qui stimule la production d'acier. Le Premier ministre Guizot lance le credo d'une nouvelle société : « enrichissez-vous ! ». Les

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grandes dynasties bourgeoises, liées aux banques ou aux grandes entreprises, se constituent et affirment leur volonté de dominer la vie politique. Le suffrage censitaire étant très restreint, elles sont les seules, avec l'aristocratie traditionnelle, à pouvoir voter et à avoir des élus à la Chambre des députés. Cela se traduit par l'apparition de deux partis politiques, les conservateurs, les représentants de la vieille noblesse, et les libéraux, les représentants du monde des affaires. Mais ces deux groupes s'entendent sur la conservation du régime tel qu'il est, puisqu'il sert leurs intérêts. La loi Guizot de 1833 oblige chaque commune à entretenir une école élémentaire. Cependant la révolution industrielle crée une nouvelle classe sociale, celle des ouvriers en proie à la misère. Les théories socialistes de Louis Blanc et de Proudhon cherchent à remédier aux injustices sociales dont le prolétariat est la victime. La Monarchie de Juillet est aussi marquée par un nouvel essor de la colonisation française. L'incident diplomatique du coup d'éventail donné par le dey d'Alger au consul français en 1827 sert de raison à la conquête française de l'Algérie en juillet 1830. La colonisation s'étend progressivement à toute l'Afrique. En 1842 les généraux Binger, Crozat et Marchand se lancent à la conquête de la Côte d'Ivoire, mais doivent faire face à la résistance de Samory. Le roi se présente comme un bon père de famille bourgeois, mais en réalité, c'est un homme autoritaire et un habile manœuvrier. La faiblesse du corps électoral, l'autorité du roi, et la révélation d'une grande corruption au sein du gouvernement finissent par discréditer totalement le régime. De plus, à la suite de mauvaises récoltes, le pays connaît une crise économique profonde à partir de 1846. L'opposition républicaine en profite pour s'agiter à nouveau.

Inglese – Victorian era In the history of the United Kingdom, the Victorian era was the period of Queen Victoria's reign, from 20 June 1837 until her death on 22 January 1901. The era followed the Georgian period and preceded the Edwardian period, and its later half overlaps with the first part of the Belle Époque era of Continental Europe. In terms of moral sensibilities and political reforms, this period began with the passage of the Reform Act 1832. There was a strong religious drive for higher moral standards led by the nonconformist churches, such as the Methodists, and the Evangelical wing of the established Church of England. Britain's relations with the other Great Powers were driven by the colonial antagonism of the Great Game with Russia, climaxing during the Crimean War; a Pax Britannica of international free trade was maintained by the country's naval and industrial supremacy. Britain embarked on global imperial expansion, particularly in Asia and Africa, which made the British Empire the largest empire in history. National self-confidence peaked. Ideologically, the Victorian era witnessed resistance to the rationalism that defined the Georgian period and an increasing turn towards romanticism and even mysticism with regard to religion, social values, and arts. Domestically, the political agenda was increasingly liberal, with a number of shifts in the direction of gradual political reform, social reform, and the widening of the franchise. There were unprecedented demographic changes: the population of England and Wales almost doubled from 16.8 million in 1851 to 30.5 million in 1901, and Scotland's population also rose rapidly, from 2.8 million in 1851 to 4.4 million in 1901. However, Ireland's population decreased sharply, from 8.2 million in 1841 to less than 4.5 million in 1901, mostly due to emigration and the Great Famine.[4] Between 1837 and 1901 about 15 million emigrated from Great Britain, mostly to the United States, Canada, South Africa, New Zealand, and Australia. The two main political parties during the era remained the Whigs/Liberals and the Conservatives; by its end,

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the Labour Party had formed as a distinct political entity. These parties were led by such prominent statesmen as Lord Melbourne, Sir Robert Peel, Lord Derby, Lord Palmerston, Benjamin Disraeli, William Gladstone, and Lord Salisbury. The unsolved problems relating to Irish Home Rule played a great part in politics in the later Victorian era, particularly in view of Gladstone's determination to achieve a political settlement in Ireland.

Le mie conclusioni La mia passeggiata nell’800, perché chiamarla così?, perché mi sembra come di passeggiare lungo un viale sterrato ed alberato, con i pini che si stagliano lungo i bordi, ordinati ed equidistanti tra di loro, e mentre passeggio ogni albero rilascia quel po' di sapere e ti racconta la sua storia, si comincia in questo mio viaggio dagli inizi dell’800, l’aria è fresca impreziosita di ossigeno, e mentre cammino, sento sussurrare eventi storici, fatti e avvenimenti che ai me sembrano ripetersi, dall’unità d’Italia che oggi sembra divisa tra i vari politicanti, con promesse poi non mantenute, al brigantaggio che possiamo accostare ai giorni nostri con mafia, andrangheta e camorra, una storia che si ripete certo con modi differenti ma gli intenti rimangono gli stessi, continuo la passeggiata ad ogni passo si alza un pò di polvere e sbalordito rimango quando sento anche lei bisbigliare, il suo racconto portato dal vento intreccia le malattie pandemiche che oggi come allora si susseguono, al tempo era il colera come noto è come raccontato non dipendeva dallo spostamento di animali ma dallo spostamento dell’uomo, proprio come oggi, e proprio oggi mentre passeggio lungo questo viale ormai giunto al tramonto capisco che il mondo crea le sue storie, di promessi sposi che nessuno ha mai raccontato, di eroi dei due mondi, di fratelli che inventano il cinema e di gente comune come me, che oggi grazie a ieri, vive in questo mondo meraviglioso.

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