Giornalino Pasqua 2020

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LE Parrocchia Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa BRESCIA

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TUTTI CHIAMATI A REMARE

INSIEME

PAPA FRANCESCO | 27 MARZO 2020

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SOMMARIO PADRE DOMENICO

3 È IL TEMPO DELLE SCELTE!

I NOSTRI SACERDOTI

IN COMUNITÀ

5 NUTRITI DALLA BELLEZZA

P. Domenico Fidanza

IN COMUNITÀ

7 MEETING DEI CHIERICHETTI: UN’ESPERIENZA DA VIVERE INSIEME

OPERANO NELLA COMUNITÀ

8 QUARESIMA 2020 QUALCOSA È CAMBIATO

IN COMUNITÀ LA DIOCESI

10 LA COMPAGNIA DEI CUSTODI DELLE SANTE CROCI

BUONO A SAPERSI

11 L’ALBERO DELLA VITA

SPECIALE INGRESSO DEL PARROCO

13 PADRE DOMENICO PARROCO ... MA VERAMENTE? 16 IL “BENVENUTO” DEL CPP 16 L’”AUGURIO” DEI GIOVANI 17 IL “SOSTEGNO” DELL’ASD 18 L’OMELIA 19 GRAZIE PADRE FRANCESCO 20 GRAZIE PADRE GP

IN COMUNITÀ

21 CARI GIOVANOTTI, CORAGGIO, IO VI ASPETTO!

IN COMUNITÀ

22 “ANDIAMO ANCHE NOI NELLA TUA VIGNA” 23 “VIENI, TI FARÒ PESCATORE DI UOMINI…”

LE SUORE

23 UN SÌ A DIO DA 50 ANNI: GRAZIA RICEVUTA, CONDIVISA, DONATA

IN COMUNITÀ

24 IL DONO È L’AMORE

IN COMUNITÀ

26 AL GRIDO “PIZZA GROSSA E FORMAGGIOSA”... FERMI TUTTI!

ASD LE 2 SANTE

26 UN PIZZICO DI NOSTALGIA

DAL QUARTIERE

27 INTITOLAZIONE AL FEMMINILE DELLA PIAZZA DELLA STAZIONE METRO 27 DALLA DIFFICOLTÀ ALLA SOLIDARIETÀ

IN RICORDO DI...

IN COMUNITÀ

31 ANAGRAFE PARROCCHIALE

IN COMUNITÀ

32 C’È CHI ARRIVA... E C’È CHI PARTE

DUE SANTE

LE Parrocchia Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa BRESCIA

28 VOLATE ALTO, SIATE FELICI INSEGUITE I SOGNI! 29 UN PAPÀ ORGOGLIOSO 29 ENRICO “BELLO 300 CHILI”! 30 UN SORRISO “DI PACE”... “IN PACE”

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Pasqua 2020

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TUTTI CHIAMATI A REMARE

INSIEME

PAPA FRANCESCO | 27 MARZO 2020

In copertina: Papa Francesco solo in piazza San Pietro e il Crocifisso dei Miracoli

Segreteria Parrocchiale Suore Maria Bambina Sagrestia Cons. affari economici Cons. Pastor. Parrocch. Commissione Liturgica Commissione Famiglia Commissione Cultura Biblioteca Gruppo Missionario e Commissione Carità Equipe Battesimi ICFR Genitori Catechisti/Animatori Ministranti Amiche del giovedì Gruppo Pensionati Volontari Villa Elisa Caritas Coro adulti Coro Voci dal cuore ASD calcio ASD pallavolo Gruppo Teatro Redazione giornalino

339 1212776

fidanzad@yahoo.it

Comunità Franco Perna Natale Cosatto Daniela Sandonà Francesca Bottari Italo e Giulia Crema Laura Di Palma Franca Crescimbeni Marida Canori

030 2301955 030 2310020 340 3726777 030 2310214 030 2306717 030 2304064 030 2304541 030 2319767 030 2310173 030 2310253

Salvatore e 030 2319777 Margherita Giuffrida Claudio e Elena Guarini 030 2310923 Padre Domenico 339 1212776 Padre Domenico 339 1212776 Davide Riccardi 030 2319767 Etiene Bicelli 030 2306347 Renato Magni 338 4902081 Etiene Bicelli 030 2306347 Carla Ghidini 030 2304526 Antonio Talia 030 2304571 Alessandro Zanardi 030 2301535 Daniele Di Meo 349 4733618 Armando Mombelli 334 6818634 Alex Guizzo 340 5818707 Giamba Zambelli 030 3531228 Laura Di Palma 030 2319767

ORARIO DELLE SANTE MESSE Feriale Invernale 08.30 18.30* da lunedì a giovedì 08.30 20.30 venerdì * celebrata a S. Maria di Nazareth

Estivo

08.30 - da lunedì a giovedì 08.30 20.30 venerdì

Prefestivi 18.30 Festivo Invernale Estivo

In redazione

Laura Di Palma, Orietta Cavaleri, Paola De Salvador, Loredana Mantovani, Elena Massetti, Dino Matesich, Filippo Milia, Davide Riccardi, Delia Richiedei Impaginazione grafica: Orietta Cavaleri

08.00 10.00 11.15 08.00 10.30 -

18.30 18.30

Hanno collaborato a questo numero

Padre Domenico Fidanza fn, Angela e Flavio Nicassio, Tommaso Guarini, il Consiglio Pastorale Parrocchiale, il gruppo Giovani, l’ASD, Marita Lucca, Annamaria e Paolo Brivio, Selene Capuana, Fabio Basile, Francesco Tomasini, Padre Gian Paolo Bergamini, Carlo, Alessandro Zanardi

“Le due Sante” trimestrale della Parrocchia Sante Capitanio e Gerosa - Brescia Dir. resp. Di Palma Laura (giornalista pubblicista) Aut. Trib. di Brescia - n. 46 del 23-11-2007 PRIVACY E CERTIFICATI. La raccolta e il trattamento di qualsiasi tipo di dato personale, sia esso scritto o fotografico, è per esclusivo uso interno alla parrocchia e al giornalino parrocchiale. L’interessato cui si riferiscono i dati personali ha il diritto in qualunque momento di ottenere la conferma dell’esistenza o meno dei medesimi dati e di conoscerne il contenuto e l’origine, verificarne l’esattezza o chiederne l’integrazione o l’aggiornamento, la rettifica oppure la cancellazione secondo quanto riportato nell’art. 7 D.lgs. n. 196/03. I certificati richiesti verranno forniti alcuni giorni dopo tale richiesta e saranno consegnati solo ed esclusivamente a chi compare nel certificato o, nel caso di minorenni ai genitori di tali.

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È IL TEMPO DELLE SCELTE!

IL PARROCO PADRE DOMENICO

Cari fratelli e sorelle, è Pasqua, Cristo è risorto! Desidero che l’annuncio pasquale raggiunga i volti, le storie e le famiglie di tutta la nostra comunità parrocchiale. Questa è una Pasqua che non dimenticheremo. Cristo è risorto per noi, per la nostra comunità, per me e per te: il Signore vince le tenebre del peccato e della morte, vince anche la fatica e la sofferenza dei nostri giorni.

L’esperienza della Quaresima e della Pasqua 2020 rimarrà scolpita nei nostri cuori, tracciando quel cammino di conversione che ci permetterà di “remare insieme” nella stessa barca ed essere sempre più umani, se avremo il coraggio di custodire e rileggere questo tempo. Risuona ancora in noi la preghiera di Papa Francesco, pronunciata in un’insolita piazza San Pietro vuota, ma dove si poteva sentire la presenza del mondo. Il Papa, rivolgendosi al Dio della vita, diceva: «In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, “ritornate a me con tutto il cuore”. Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è». Questo è il tempo della scelta e delle scelte! Le scelte nascono e rinascono nella nostre case, così come la Chiesa che è nata, e rinasce sempre, nelle case. Abbiamo riscoperto il dono grande e potente della chiesa domestica, ogni nostra casa è una piccola chiesa; i mezzi di comunicazione ci hanno aiutato a sentirci in collegamento e hanno sostenuto la fatica di non poter venire in Chiesa tentando un legame virtuale-reale. Tutti avremmo tanto voluto esplodere in una Pasqua di

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gioiosa liberazione dalle fatiche, dal dolore, dalla sofferenza e dai lutti di questi giorni, ma ci è chiesto ancora di attendere e di continuare a sperare. Custodiamo i rapporti e le relazioni con i nostri vicini, da balcone a balcone, da giardino a giardino, così da creare un filo rosso che ci tenga saldi e uniti. Una attenzione particolare è dovuta ai nostri anziani e agli ammalati. Vi invito a vivere questi giorni santi custodendo il legame “ecclesiale” con Papa Francesco e con il nostro Vescovo Pierantonio, che mai ci ha fatto mancare il suo sostegno e la sua paterna vicinanza. Ho invitato tante volte la comunità ad ‘incarnare’ la Parola di Dio ascoltata e meditata. L’Apostolo Paolo, scrivendo ai Romani, dice: “Fratelli, amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri”. (Lettera ai Romani – 12, 10-16) In questo tempo davvero ho sperimentato quanto Paolo scrive: ho gioito insieme con voi per il grande affetto ricevuto e per il desiderio reciproco di camminare insieme per costruire la comunità. Ho pianto al Camposanto con le persone private di un caro famigliare. Sento di raccogliere il grazie e la preghiera di tutti per i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari della nostra comunità che instancabilmente, notte e giorno, sono a servizio di chi ha bisogno. Questa è la vita cristiana: condividere il cammino dei fratelli e delle sorelle in Cristo. Sì! Cristo è risorto, per me e per te. Non possiamo non vedere i tanti semi di bene che abbondano tra di noi anche in un tempo segnato dal dolore e dalla morte. Che bella la generosità della comunità che corre a fare la

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spesa per gli anziani del quartiere che sono nel bisogno. Che bello il desiderio dei bambini di partecipare a questa particolare catechesi quaresimale… un appuntamento importante che ha segnato il ritmo delle nostre giornate. Che gioia sentirli al telefono per condividere la preghiera e un saluto. Che belli gli adolescenti… da rincorrere anche nelle vie del virtuale per cercare di contattarli. Che emozione ascoltare le voci degli anziani che al telefono si sentono pensati e parte viva della comunità. Che belli i giovani che raccontano, su Google Meet, il loro cammino spirituale, condividendo gli esercizi spirituali domestici e la lettura continua del Vangelo. Che bello ricevere quelle telefonate quotidiane o quel sms di saluto. Che bello vedere correre i volontari della nostra Caritas Parrocchiale per non smettere di servire chi aspetta una mano tesa. Provate a rileggere ciò che dice Paolo ai Romani. Questa è la nostra Pasqua 2020! Che bella la fede di questa bella comunità! Ricevo da voi tanti buoni esempi, sono il segno della presenza di Dio che sostiene e consola. La Chiesa è vuota, ma è abitata da tante presenze che desiderano incontrarsi. Queste sono le nostre radici cristiane. Grazie! Ho anche il dono di una comunità religiosa, nella quale ogni giorno preghiamo insieme, celebriamo l’Eucarestia e condividiamo la fraternità: un caro ricordo anche da Padre Mario, da Padre Enzo e dai giovani studenti e novizi. Anche suor Patrizia e tutte le suore stanno bene e vi salutano, offrono ogni giorno a Dio la loro preghiera incessante per tutte le necessità della comunità. Le ricordiamo con affetto e gratitudine. Cristo è risorto! Il tempo pasquale è il tempo della comunità, dei figli che hanno riscoperto e vivono il loro battesimo! È il tempo della vita nuova! Sì, noi ci crediamo! Con affetto. Brescia, 04 aprile 2020 padre Domenico con padre Mario e le nostre comunità religiose


IN COMUNITÀ

NUTRITI DALLA BELLEZZA “L’Eucaristia è un nucleo incandescente, una sorgente zampillante, una realtà misteriosa che permette alla Chiesa di essere veramente sé stessa per il bene del mondo. Mi piacerebbe far percepire a tutti questa verità”.

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i apre con queste considerazioni la seconda Lettera pastorale di mons. Pierantonio Tremolada “Nutriti dalla Bellezza. Celebrare l’Eucaristia oggi”. Sappiamo che l’Eucaristia è la fonte e il culmine della vita cristiana, vita che non è chiamata a svolgersi solo nel chiuso dello spazio del sacro o dei tempi sacri. La vita cristiana è chiamata invece a diventare testimonianza, annuncio e missione proprio nel mondo che ci circonda, nella nostra quotidianità. L’Eucaristia ci rende capaci di trasformare la nostra vita e, vivendo nel mondo, provocare chi ci sta accanto. Gesù fatto Pane per noi ci aiuta a slegarci da tutte quelle dinamiche che ci fanno vivere una vita ancorata solo al possesso, all’apparenza o all’appartenenza, tanto che anche la parrocchia, agli occhi di chi si sente escluso, passa, qualche volta, per essere un club per eletti. L’essere partecipi del dono dell’Eucaristia cambia il nostro sguardo sul mondo, cambia il nostro modo di pensare, cambia gli schemi di riferimento, ribalta le priorità... e allora non c’è più solo l’io; c’è un noi, c’è una comunità che è chiamata a essere partecipe di questo dono e questo traspare nell’impegno quotidiano, nella costruzione di relazioni che non possono prescindere dall’incontro vero e profondo, a braccia aperte e cuore aperto. Il nostro Vescovo ci dice che se l’orizzonte comune a cui i battezzati devono tendere è quello della santità, l’Eucaristia è una via privilegiata per raggiungerla e allora, come comunità delle Due Sante, abbiamo desiderato quest’anno camminare insieme verso la santità, insieme al nostro pastore padre Domenico, facendoci aiutare da cinque momenti speciali che ci aiutassero ad entrare in profondità nel mistero Eucaristico.

Ecco quindi gli incontri messi in calendario: 1. Eucaristia Adorata, il 25 gennaio con il Gruppo Worship Misterogrande; 2. Eucaristia nel cuore, il 10 febbraio con Padre Ermes Ronchi, teologo e biblista; 3. Eucaristia celebrata, il 22 marzo con don Luigi Maria Epicoco, teologo e scrittore; 4. Eucaristia vissuta, il 27 aprile con don Renzo Bonetti, guida spirituale della Fondazione Famiglia Dono Grande; 5. Eucaristia meditata, l’8 maggio con fra Giancarlo Paris, guardiano del convento San Francesco a Brescia. Gli incontri sono stati pensati e desiderati per aiutarci a rileggere il cuore della nostra vita di fede e a fare un cammino che ci aiutasse a riscoprire le meravigliose potenzialità dell’Eucaristia che qualche volta, proprio per chi si ritiene “vicino” o “in cammino” rischiano di venire mortificate da una consuetudine a volte un po’ stanca, a volte, forse, un po’ presuntuosa ed egoistica. Siamo partiti dall’Eucaristia Adorata. La preghiera di adorazione può essere svolta in molti modi: personale, guidato, silenzioso… la worship è un termine inglese che significa adorazione, si tratta quindi di un’adorazione cantata con canti di lode davanti a Gesù presente nell’Eucarestia. Per vivere questo momento di preghiera siamo stati aiutati da un’equipe che si prepara con la musica e con il canto ma che si prepara prima di tutto con PASQUA 2020 | 5


la preghiera per testimoniare che i protagonisti non sono loro ma Gesù: il gruppo Worship Misterogrande, composto soprattutto da giovani coppie di sposi, ai quali si sono affiancate per l’occasione le nostre Chiara e Chiara, si è occupato di preparare per la nostra comunità un incontro di preghiera, studiando accuratamente le canzoni, la sequenza e il tema della preghiera, e ci ha condotti, partecipando, a vivere un intenso dialogo con il Signore. Nel secondo incontro del nostro cammino Padre Ermes Ronchi ci ha guidato a leggere l’Eucaristia come desiderio nel cuore. Ci ha raccontato di come l’uomo nasca affamato: è affamato il neonato, il giovane, anche gli sposi hanno fame l’uno dell’altro. Ci ha proposto l’immagine del bambino che succhia come archetipo della preghiera, del riconoscere che la vita è grazia, che viene da fuori di noi: succhiando il bambino gode della benedizione, gode della bellezza… Noi pregando possiamo godere della benedizione e della bellezza di scoprirci ascoltati, in un’esperienza di fede più ricca e “nutriente” della “la minestrina tiepida di certe nostre preghiere abitudinarie e ripetitive”. Alla nostra preghiera il Padre risponde con la cura, l’accudimento, l’amore: con il Pane donato. Abbiamo capito così che dobbiamo chiedere occhi nuovi: intorno a noi l’amore provvidente del Padre ha seminato ovunque la manna: nell’amore, nelle relazioni, nella bellezza della natura che ci cir-

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conda, ma noi non la sappiamo vedere. Dobbiamo imparare a fermarci e contemplare, non dobbiamo lasciarci rubare lo stupore, non dobbiamo smettere di vedere attorno a noi i miracoli che accadono ogni giorno, tanto più in questi giorni pieni di ansia e preoccupazioni, di ore noiose che, per far fronte all’emergenza Coronavirus, dobbiamo trascorrere in isolamento. Padre Ermes ci ha ricordato che ci sono regole da rispettare, valide per tutti i doni: per evitare che ci marciscano in mano dobbiamo raccogliere solo ciò che serve, condividere e raccogliere per gli altri, non essere avidi e non sprecare. Sta a noi decidere con quanta attenzione e in che direzione volgere lo sguardo, sta a noi riuscire ad andare oltre lo “scandalo” della manna data a tutti: Gesù non esclude nessuno, Gesù lava i piedi a tutti, anche a coloro che sa benissimo che lo tradiranno… Il Dio dell’Eucaristia non è un giudice contabile: per amore di ciascuno di noi Gesù ha scelto la croce e non la bilancia! Appare chiaro oggi, mentre scriviamo, che, nel rispetto di ciò che il governo ci ha imposto per far fronte all’emergenza sanitaria in corso, non sarà possibile riunirci in chiesa per ascoltare don Epicoco nell’incontro di marzo… e non sappiamo se riusciremo ad incontrarci per i successivi appuntamenti. Tuttavia, in questi giorni stiamo sperimentando la fatica e la sofferenza di non poter partecipare alla mensa Eucaristica, di non poter ricevere la Comunione e questo ci apre il cuore nella comprensione verso chi sempre convive con questa sofferenza… Vogliamo farne l’occasione per sentirci ancor di più in comunione tra noi: uniti dall’Eucaristia desiderata (..sesto incontro, padre Domenico?). Angela e Flavio


IN COMUNITÀ

MEETING DEI CHIERICHETTI: UN’ESPERIENZA DA VIVERE INSIEME

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n pomeriggio di ottobre, in quel dell’oratorio della Volta, si è tenuto un incontro prima di preghiera, poi giocoso, tra il vescovo Pierantonio e i chierichetti di tutte le parrocchie della diocesi di Brescia. Questo tipo di incontri, secondo me, sono molto costruttivi, soprattutto per i chierichetti più piccoli; infatti permette loro di confrontarsi con bambini della stessa età in un ambiente sano. Nel primo pomeriggio della giornata abbiamo fatto una preghiera in chiesa con il vescovo, il quale ha anche fatto un breve discorso sul valore del servizio svolto dai chierichetti e della grande amicizia che può nascere tra loro. Successivamente, verso le 15.30, il centro del meeting si è spostato nel campo da calcio dell’oratorio della Volta, dove i bambini e i ragazzi si sono potuti divertire facendo alcuni giochi guidati dai seminaristi. Infine, dopo circa un’ora, ci siamo spostati negli ambienti dell’oratorio per gustare una merenda tutti insieme. Adesso che sono più grande è bello per me accompagnare i più piccoli in queste occasioni, che io stesso ho vissuto nel corso degli anni come chierichetto. Inoltre questi incontri permettono ai bambini più piccoli di comprendere appieno il valore del servizio che svolgono sull’altare; senza però fargli perdere il divertimento. Tommaso

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1feb6braio Carissimi fratelli e sorelle,

QUARESIMA

qualcosa è ca

vi raggiungo con questa lettera per salutarvi e portarvi la vicinanza della comunità parrocchiale. Con il mercoledì delle Ceneri inizierà il Tempo della Quaresima, tempo di grazia per il nostro cammino personale e comunitario che ci porterà alla celebrazione del Triduo Pasquale, cuore della nostra vita cristiana. Ad un mese dalla mia nomina a parroco insieme con la comunità religiosa piamartina e la comunità delle Suore desidero imparare a conoscere i volti e le storie di tutte le persone che abitano nella nostra comunità … penso che la profezia della Chiesa stia nella capacità e nel coraggio di costruire relazioni nuove e fraterne. Il Tempo della Quaresima sia il tempo per tornare ad essere umani ... a partire dall’accoglienza reciproca, dal conoscerci, dall’imparare a volerci bene! Ci sono due domande che Dio nella Bibbia rivolge all’uomo: “Uomo, dove sei?” (Gen 3,9) ad Adamo e a Caino dice: “Dov’è Abele, tuo fratello?” (Gen 4,9). Sono le stesse domande che Dio rivolge ad ognuno di noi in questo tempo di grazia per riscoprirci figli di Dio e fratelli e sorelle. Da questi due interrogativi Dio ci interpella sul nostro impegno concreto. “Uomo, dove sei?”, è un invito a prendere in mano la vita e a riconoscere la necessità di una relazione con Dio. L’uomo, anche se si nasconde, non può sfuggire alla presenza di Dio; come Adamo anche noi possiamo riconoscere la voce di Dio e iniziare un cammino di rinascita: “Mi sono nascosto”. “Uomo, dov’è Abele, tuo fratello?”, è l’altro interrogativo che Dio rivolge a Caino. Come Caino, spesso, anche oggi noi diciamo: “Sono forse io il custode di mio fratello?”. Ciò che porta Caino ad uccidere Abele è la non accettazione della diversità. Caino vede Abele non come un fratello ma come un antagonista, un nemico da combattere e sopprimere. Non accettando il fratello e uccidendolo, in realtà non accetta se stesso. Questa domanda è l’occasione per noi della costruzione di una nuova fraternità. È il nostro peccato che distrugge il rapporto con Dio e i legami e le relazioni con i fratelli, la Quaresima 2020 sia un tempo nuovo per me e per te, sia l’inizio di una nuova creazione. Siamo invitati a riscoprire la bellezza del nostro essere umani attraverso il pentimento, la conversione e il perdono, per poter vivere tutta la ricchezza della grazia del mistero pasquale. Nella liturgia della Parola del Mercoledì delle Ceneri vengono presentati tre atteggiamenti che siamo chiamati a vivere: digiuno, preghiera, carità. Papa Francesco ce li spiega così: - Digiunare, cioè imparare a cambiare il nostro atteggiamento verso gli altri e le creature: dalla tentazione di “divorare” tutto per saziare la nostra ingordigia, alla capacità di soffrire per amore, che può colmare il vuoto del nostro cuore. • Pregare per saper rinunciare all’idolatria e all’autosufficienza del nostro io, e dichiararci bisognosi del Signore e della sua misericordia. • Fare elemosina per uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi, nell’illusione di assicurarci un futuro che non ci appartiene. E così ritrovare la gioia del progetto che Dio ha messo nella creazione e nel nostro cuore, quello di amare Lui, i nostri fratelli e il mondo intero, e trovare in questo amore la vera felicità. Desidero vivere e condividere con te questo tempo di grazia. Coraggio fratello, coraggio sorella, spero di vederti ed incontrarti. Il Signore ci benedica e ci doni il coraggio e la sapienza di essere umani ripartendo dal rapporto con Dio e con i fratelli.

Padre Domenico


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ambiato!

Oratorio Le2Sante

A tutti gli adolescenti e i giovani insieme con le famiglie

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Care ragazze, cari ragazzi, cari giovani, care famiglie, stiamo vivendo giorni unici, particolari e un po’ strani, abitati dalla paura, dall’ansia e dalla preoccupazione. Come state reagendo a tutto ciò?! Il mondo, l’economia, i mercati sono sempre in movimento e permettono all’umanità di svilupparsi, progredire e crescere … ed ora un ‘agente’ imprevisto ci costringe a fermarci. Ci scopriamo improvvisamente fragili e vulnerabili. Scopriamo che questa è la condizione della nostra esistenza. Forse credevamo che, nel 2020, la realtà digitale, le app e la tecnologia avessero cancellato questa dimensione originaria del nostro essere umani. La realtà ci sorprende, si presenta tremendamente vera, reale e imprevedibile. Fino a qualche giorno fa l’emergenza del coronavirus sembrava esperienza di un passato narrato nei Promessi Sposi, nella Bibbia o nei libri di fantascienza. Forse pensavamo che la fragilità appartenesse soltanto ai neonati, ai bambini, agli anziani o agli ammalati. Invece scopriamo che tutto è fragile, tutto è vulnerabile. Siamo fragili, siamo vulnerabili, l’esistenza umana, alla fine, non dipende da noi. Come possiamo dare senso a questi giorni? ‘Subire’ la precarietà della vita non basta: siamo chiamati ad accoglierla in modo positivo. Come? Per esempio esercitando l’arte della solidarietà e della fraternità, riscoprendo l’importanza dei legami famigliari e dei valori importanti: come vediamo negli esempi di medici, infermieri e operatori sanitari che instancabilmente lavorano giorno e notte a servizio della comunità. Ci stanno insegnando a vivere la vita come dono, offerta e servizio. Per San Giovanni Piamarta e per le nostre Sante lo scopo della vita è stato “fare bene il bene” … è stato il loro progetto di vita, che mi auguro sia quello di tutti voi. In questo tempo di Quaresima sentiamoci uniti in comunione spirituale anche attraverso le proposte social che vi proponiamo, è proprio questo il vostro linguaggio … il primo appuntamento per voi sarà domani sera, venerdì 06 marzo alle ore 20.30 sulla pagina facebook Oratorio Le2Sante; radunatevi insieme con le vostre famiglie. Vi invito a trovare tempo e modo per non sprecare questa ‘occasione di prova’ e per sperimentare la gioia di essere più profondamente umani. Spero di sentirvi, questa lettera sia una parola amica per voi e per le vostre famiglie. A presto, scrivetemi vi leggerò molto volentieri. Brescia, 05 marzo 2020 P. Domenico (mail: fidanza.irc@gmail.com)

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LA DIOCESI

LA COMPAGNIA DEI CUSTODI DELLE SANTE CROCI Il cammino penitenziale in preparazione alla Pasqua quest’anno si è arricchito di una grande opportunità: Il Giubileo straordinario per i 500 anni della Compagnia dei Custodi delle Sante Croci.

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n giubileo è già un periodo speciale in cui il cristiano che si pente può ottenere la remissione dei peccati. Normalmente viene indetto dal Papa ogni 25 anni. In altre date in occasione di particolari circostanze si hanno giubilei straordinari come quello di quest’anno a Brescia: lo scopo è celebrare la fondazione dell’ordine cavalleresco nominato “Compagnia dei Custodi delle Sante Croci” avvenuta nel 1520. Prima di questa data esistevano a Brescia croci sante ritenute reliquie e venerate, ma non c’era nessuna istituzione preposta alla loro custodia e difesa. Non ci sono documenti in merito ad esse, si sa solo che nell’806 le reliquie dei Santi Faustino e Giovita vennero traslate nella Chiesa che oggi porta il loro nome. Durante il tragitto dalla chiesa dedicata oggi a Sant’Angela Merici la processione si fermò alla Porta Bruciata e in quel momento i resti incominciarono a trasudare sangue. Il governatore di Brescia di allora, il duca Namo di Baviera, di fronte a questo miracolo si convertì, si fece monaco e come segno di conversione donò all’Abate del monastero dei Santi Faustino e Giovita la reliquia della Santa Croce che lui aveva avuto in dono da Carlo Magno, insieme alla Croce del Campo e lo stendardo dell’Orifiamma. Queste furono le prime donazioni che costituirono i pezzi del Tesoro. Verso la fine dell’XI secolo dopo un tentativo di furto, le croci furono trasferite nel Duomo Vecchio dove da 500 anni sono custodite e difese dalla Compagnia. Allora essa assolveva soprattutto al compito di salvaguardare il Tesoro, cioè il gruppo di beni di alto interesse storico, artistico e religioso custodito nel Duomo Vecchio di Brescia perché aveva già subito numerosi tentativi di furto. La Compagnia era quindi un’istituzione laica appoggiata dalla Chiesa e in parte sovvenzionata dal Comune, come ricorda un documento del 3 marzo 1520. Si tratta dell’ordine del giorno di una riunione del consiglio comunale di Brescia in cui si richiede una sovvenzione di 100 lire a favore di una confraternita recentemente costituita in onore del 1 0 | PA S Q U A 2 0 2 0

Tesoro delle Sante Croci. Alla primaria mansione della loro custodia se ne aggiunsero altre: la costruzione dello stendardo commissionato al Moretto, smembrato e in parte rovinato si trova oggi conservato nella Pinacoteca Tosio Martinengo; il sussidio offerto come dote il giorno di Pasqua in Duomo a dieci fanciulle povere; i sussidi dati agli infermi e ai religiosi mendicanti; le offerte in denaro per sepolture o per la liberazione dal carcere; inoltre il compito di indire solenni celebrazioni e processioni con esposizione delle Sante Croci. Una speciale che è ricordata è quella del 1570 fatta a Brescia per chiedere la protezione dei cristiani prima della battaglia di Lepanto, alla quale partecipò un piccolo gruppo di soldati bresciani inviati dalla Compagnia per la difesa di Malta contro i Turchi. Nel corso dei secoli il culto delle sante Croci è continuato fino ad oggi e oltre alle due esposizioni annuali ordinarie che avvengono l’ultimo venerdì di Quaresima e il 14 settembre, festa dell’esaltazione della Santa Croce, avvengono esposizioni straordinarie per impetrare aiuto e grazia nelle emergenze. L’inizio del rito avviene sempre con l’apertura della cassaforte, situata in Duomo Vecchio nella Cappella delle Sante Croci, dove è conservato il Tesoro. Esso è costituito da: la Reliquia della Vera Croce, detta Reliquia Insigne; la Stauroteca, un cofanetto in legno argentato dell’XI secolo che è la custodia originale della Reliquia Insigne; la Croce del Campo, in legno argentato e pietre preziose che veniva issata sul Carroccio bresciano durante le battaglie della Lega lombarda; il Reliquiario delle Sante Spine dei primi del ‘500 proveniente dal Monastero di Santa Giulia; il Reliquiario della Croce del Vescovo Zane contenente altri due frammenti della Vera Croce. Fino ad oggi questi pezzi preziosi sono stati amministrati dalla Compagnia e il Tesoro che la nostra Diocesi ha la fortuna di possedere è rimasto integro ed


ph. da “La Voce del Popolo”

è a disposizione di ogni fedele che con la preghiera e la penitenza può ottenere la remissione dei peccati nei periodi straordinari dell’esposizione delle Sante Croci. Il culto della Croce è il mezzo per ottenere il perdono misericordioso di Dio. Anche il nostro Vescovo porta nello stemma il simbolo della Santa Croce e segue tutte le iniziative legate al Tesoro. Il 28 febbraio ha aperto il Giubileo straordinario. Anche se a porte chiuse senza la presenza di fedeli è stata una cerimonia raccolta e molto sentita. Il fulcro dell’omelia è stata la Croce. È sufficiente riportare alcune sue parole per capire l’importanza che il nostro Vescovo dà alla Croce di Cristo: “ …se dunque l’amore di Dio si è pienamente manifestato nella morte

in croce di Gesù, questa stessa Croce andrà considerata un meraviglioso segno di Grazia, il segno per eccellenza della salvezza e della vittoria. È Croce benedetta e gloriosa …” Tenendo presente queste parole consideriamo alla luce della triste realtà di questi giorni un grande privilegio avere le preziose Reliquie in Duomo e poterle pregare. Troviamo uniti sul piano della fede e della devozione più che su quello materiale un punto di riferimento speciale e conforto nella Croce di Cristo che pur senza le grandi celebrazioni del periodo pasquale è presente comunque nel silenzio del nostro cuore. Loredana

BUONO A SAPERSI

L’ALBERO DELLA VITA

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ul ritrovamento della Croce di Nostro Signore da parte di Sant’Elena è stato discusso e scritto molto inserendo il fatto in un clima che aleggia tra leggenda e storia, ma che alla fine è diventato una verità accettata per fede. Il racconto più interessante sull’argomento è quello scritto da Louis de Wohl, un letterato tedesco della prima metà del ‘900 intitolato “L’albero della vita: il romanzo di Sant’Elena”. È un’opera piena di fascino per la ricchezza di notizie in un arco di tempo che va da Adamo a Gesù e lega l’antica Britannia a Israele. Sant’Elena, madre di Costantino, era figlia del re britanno Cel uomo saggio e profeta. È lui che racconta alla figlia la storia dell’albero della vita che alla fine si scoprirà essere la croce di Gesù. La sua storia è lunga quanto l’umanità e inizia con Adamo ed Eva. Quando i primi uomini persero PASQUA 2020 | 11


il Paradiso e diventarono mortali, Dio non li abbandonò e quando Adamo fu in punto di morte mandò a suo figlio Set l’arcangelo Michele con il compito di consegnargli un minuscolo seme di un albero: doveva porlo in bocca al padre prima della sepoltura. Set obbedì alla volontà di Dio ed Adamo fu sepolto con il seme tra le labbra. Sulla sua tomba così crebbe un albero ma molti anni dopo, quando la zona faceva ormai parte del giardino del re Salomone. Era una pianta mai vista così il giardiniere pensò che il seme fosse stato portato dal vento e la considerò un rarità e come tale la presentò al re Salomone. Quando la regina di Saba arrivò in Israele, Salomone con orgoglio gliela mostrò. Rimase stupito e quasi senza parole quando la regina con molta calma gli spiegò che già la conosceva. Nel suo Paese infatti si raccontava un segreto legato a quella pianta e che da Set suo avo si tramandava che quell’albero era sacro e che su di esso sarebbe morto il figlio del Dio redentore del mondo. Salomone allora ebbe paura e ordinò che la pianta fosse abbattuta e il suo legname fosse sepolto lontano dal palazzo. Fu così scavata una fossa e il legname interrato. Nessuno si ricordò più del fatto fino al giorno in cui un grande terremoto riportò in superficie i resti dell’albero proprio nell’occasione della Pasqua quando stavano per essere crocefissi tre malfattori di Gerusalemme. Due croci erano già state preparate, mancava il legno per la terza. Così all’ultimo momento per costruirla venne utilizzato proprio il legname ritornato improvvisamente in superficie. Fu fatta la croce destinata a Gesù sulla quale il Redentore morì. Questo il racconto che il re Cel aveva fatto a sua figlia. Elena aveva sempre tenuto in mente le parole del padre e si era ripromessa di ritrovare la croce. Così con quest’intento, quando suo figlio Costantino, ormai divenuto imperatore e cristiano, l’aveva chiamata, lasciò la Britannia e lo raggiunse a Costantinopoli e da lì partì per Gerusalemme. Aveva a disposizione mezzi e soldati romani perciò incominciò a cercare il Calvario. Si accorse che le colline da perlustrare per iniziare gli scavi erano numerose. I soldati romani non conoscevano la zona, aveva bisogno di gente del posto. Trovò un ragazzo ebreo, bello e vigoroso ma con un braccio paralizzato da un fulmine, così non riusciva a trovare nessuno che gli desse da lavorare. Lo ingaggiò pertanto come guida e con lui ogni giorno ispezionava un’ altura diversa e il proseguo degli scavi ma senza alcun risultato. Elena era sfiduciata, aveva perso le sue certezze convincendosi che forse suo figlio Costantino aveva avuto ragione nel dissuaderla. Le aveva detto che sicuramente la croce era scomparsa subito dopo la morte di Gesù e che le speranze di ritrovarla erano nulle. Guardava il figlio indifferente di fronte alla sua delusione e pensò 1 2 | PA S Q U A 2 0 2 0

che le sue parole così fredde dipendessero dal fatto che non credeva veramente. Forse il suo slancio di fede dopo la visione della croce era stato un fatto temporaneo dovuto alla paura prima della battaglia al ponte Milvio. Però lei credeva fermamente, era sicura che le parole di suo padre Cel erano profetiche, così continuò gli scavi nell’ultima zona sopra il Tempio rimasta da ispezionare. Era talmente certa che quel giorno avrebbe trovato la croce di Cristo che aveva richiesto la presenza del vescovo Macario sugli scavi. Aveva saputo che in Giudea le croci adoperate per crocefissioni, alla morte dei condannati non venivano più utilizzate ma venivano sepolte nello stesso luogo. Quindi quell’ultima collina doveva essere il Calvario e fu proprio così. Sentì delle grida provenire dagli scavi, corse seguita dal vescovo Macario ed entrambi assistettero alla grande scoperta: da una fossa emersero tre croci ed anche un rotolo di pergamena con scritte in ebraico e latino mezze cancellate dal tempo e dall’umidità del terreno. Era il proclama di Pilato con la condanna di Gesù. Una delle croci quindi era quella di nostro Signore, ma quale? Non aveva indizi per riconoscerla. Il vescovo la consigliò di unirsi a lui e ai presenti in preghiera perché quel luogo era santo. Così Elena si inginocchiò e il ragazzo seguì il suo esempio. Il terreno era accidentato pieno di mucchi della terra scavata, inciampò e cadde sopra una delle tre croci. Cercò di stare in equilibrio ma con il braccio paralizzato non riusciva a rialzarsi. Intanto mentre la gente intorno cercava di aiutarlo le dita della mano paralizzata incominciarono a muoversi e così anche il braccio rattrappito. Dopo molto tempo lo sentì ancora vivo e parte del suo corpo. Sentiva come un fuoco che lo bruciava dentro e il dolore era insopportabile. Si fece allora il segno di croce e subito si sentì meglio. La croce di Gesù che Elena aveva cercato finalmente era stata trovata e aveva compiuto il miracolo. Questo è quello che ci è stato tramandato. È sicuramente un racconto leggendario ma da tutti accettato per fede come fatto storico perché può essere collegato al grande evento che la Chiesa bresciana sta vivendo: il Giubileo straordinario per i 500 anni della Compagnia dei Custodi delle Sante Croci. Aperto dal nostro Vescovo (a porte chiuse) è stato offerto per un rinnovamento spirituale in vista della Pasqua, ma forse anche per un sostegno in questi giorni di particolare difficoltà. Nel tesoro custodito nel Duomo vecchio sono venerati alcuni frammenti della croce di Gesù trovata da sant’Elena. La sofferenza di Nostro Signore di cui la croce è il simbolo, si unisce idealmente alla nostra sofferenza di oggi e ci dà la certezza che pregando e venerandola saremo aiutati a superare come cristiani tutti insieme questo momento. Loredana


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Domenica 19 gennaio la nostra Parrocchia ha accolto il nuovo Parroco, Padre Domenico Fidanza, in un clima di gioia, circondato dai suoi affetti più cari, dagli amici di Roseto e dal calore di tutta la comunità delle Due Sante. Padre “Dome”, nato il 4 febbraio 1984 e originario della Parrocchia di Roseto degli Abruzzi (TE), è stato ordinato sacerdote il 31 ottobre 2011 nella Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth di Padre Piamarta. Per circa un decennio è stato docente e, in seguito, responsabile dell’Istituto Santa Maria di Nazareth, in città. Dal 2016 al 2019, è stato vicario parrocchiale della nostra parrocchia, della quale è ora il parroco. A Padre Domenico auguriamo un buon cammino tra noi!

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ono grato al Vescovo per avermi nominato parroco su proposta dei miei superiori. Sento la grande responsabilità di proseguire lungo il cammino tracciato dai miei predecessori: don Palmiro Crotti, don Tino Decca, don Giacomo Franceschini e Padre Gian Paolo Bergamini. Don Palmiro, il parroco fondatore, costruì infatti la comunità di persone prima ancora delle strutture e il mio maggior desiderio è proprio quello di seguire le sue orme, mettendomi in ascolto della gente. Non affronterò da solo questa grande sfida: accanto a me, infatti, ci saranno tutti i laici, con la loro vocazione battesimale, le famiglie, piccole Chiese domestiche, la Comunità delle Suore di Carità e i religiosi della mia Comunità Piamartina… La profezia della Chiesa sta nella fraternità e nella costruzione delle relazioni tra noi; vorrei

quindi concentrare la mia pastorale sul tempo donato, sull’accoglienza e sulla gratuità: l’ascolto delle famiglie, dei ragazzi, degli anziani, degli ammalati e di coloro che vivono la solitudine. Ascoltare la vita dal suo nascere al suo morire e annunciare così, con i miei parrocchiani il Vangelo della Vita e delle relazioni nuove…”. Così si è espresso Padre Domenico Fidanza, intervistato da Laura Di Palma su “La Voce del Popolo”, poco tempo dopo essere stato nominato parroco della nostra parrocchia. Padre Domenico ha mosso i primi passi nella nostra comunità parrocchiale, circa un decennio fa, quando era ancora un giovane seminarista. L’abbiamo visto diventare diacono e poi sacerdote. Per alcuni anni è stato il nostro curato e, dal 19 gennaio scorso, è diventato il nostro giovane parroco.

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il “benvenuto” deL CPP

Carissimo Padre Domenico, per noi che già ti conosciamo, è strano darti il benvenuto. Il nostro saluto sa di famiglia. Insieme a te abbiamo già camminato a lungo: ti abbiamo visto muovere i primi passi da seminarista, diventare diacono e sacerdote, affiancando don Tino, don Giacomo e, infine, come curato, padre Gian Paolo. Abbiamo già avu-

to modo di apprezzare il tuo grande entusiasmo nel seguire il carisma di San Giovanni Battista Piamarta, occupandoti del nostro oratorio e dei giovani della comunità. A Lui, che è il Santo dei giovani e delle famiglie, vogliamo raccomandare questa nuova missione che il nostro Vescovo e i tuoi superiori hanno scelto di affidarti. Trasmettere la fede alle giovani generazioni non è però un compito esclusivo del sacerdote o di alcuni educatori ma è e deve essere l’impegno primario di tutta la comunità. Ognuno di noi ha il compito di infondere nei giovani, futuro dell’umanità, la passione per Gesù e il suo Vangelo, una passione che apre le porte all’incontro con Lui e che ali-

menta e fortifica la fede. La collaborazione diventa quindi qualcosa di più profondo e impegnativo trasformandosi in corresponsabilità. Eccoci dunque, padre Domenico. Siamo pronti a rinnovarti il nostro impegno quotidiano: condivideremo i tuoi sforzi e le tue iniziative pregando con te e per te, perché tu, in mezzo a noi, possa essere sempre pronto all’ascolto delle famiglie, dei giovani, degli anziani, degli ammalati e di coloro che soffrono o sono soli. Con gioia ed emozione ti accogliamo come nostro nuovo parroco, assicurandoti a Maria, madre per eccellenza e alla preghiera delle nostre sante patrone, Bartolomea e Vincenza.

L’”AUGURIO” deI GIOVANI

Caro Dome, quando sei arrivato in parrocchia eravamo poco più che ragazzini in cerca di una figura che potesse continuare a mantenerci legati all’oratorio e a crescere nel nostro percorso di fede. Con te abbiamo condiviso moltissime esperienze, da quelle più serie e riflessive a quelle divertenti

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e scherzose, da una semplice pizza al bar fino all’emozionante incontro con i bambini terremotati in Abruzzo. Come dimenticare i tuoi “tranquilli, tra 5 minuti siamo arrivati” ripetuti per tre ore di cammino verso il Campus Misericordiae in Polonia? In questi anni abbiamo imparato a conoscerti e a volerti bene, abbiamo scoperto il tuo amore per la gioventù ispirato a Padre Piamarta e spesso ti abbiamo considerato più come un fratello maggiore con cui potersi confidare, che non come un adulto superiore e distaccato. Grazie per esserci stato vicino in questi anni di passaggio dell’adolescenza, grazie

di averci spronato a seguire i nostri sogni e grazie anche di essere stato a volte duro con noi... alla fine lo fai per il nostro bene! Sappiamo che ora che sei parroco sarai molto impegnato, ma non dimenticarti di noi! Ci auguriamo di poter continuare a camminare insieme a te per crescere nella fede in Cristo. Non ci resta che ringraziare il Signore per averti messo sulla nostra strada e per aver illuminato la mente del vescovo che ha deciso di lasciarti qui con noi. Ti abbiamo conosciuto da curato e ora sei parroco. Domani chissà... magari VESCOVO!!! Ti vogliamo bene.


IL “SOSTEGNO” delL’ASD Caro Padre Domenico, l’Associazione Sportiva della Parrocchia delle Due Sante si congratula con te per questo tuo nuovo incarico. Tu che sei nostro Presidente, ma soprattutto nostra guida spirituale, tu che ci indichi il cammino per la crescita dei nostri bambini e ci stai al fianco per indirizzare i nostri ragazzi e i nostri giovani. Tu che sei esempio per noi dirigenti e allenatori. Ora che sei diventato parroco vogliamo starti ancor più vicino. Aiutandoti a seminare. Gesù nella “Parabola del Semi-

natore” ci fa notare che la cosa più importante non è il terreno sul quale cade il seme o se riesce a germogliare. L’importante è che il seminatore non si stanchi mai di seminare. Per questo, caro Padre Domenico, abbiamo bisogno del tuo aiuto, della tua guida e della tua preghiera. Noi pregheremo per te. Prendici per mano e indirizza ancor di più il nostro cammino e quello di tutta la comunità delle 2 Sante! Buon cammino, Padre! Allenatori e Dirigenti ASD LeDoSante

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L’OMELI A

Ecco, Signore, io sono qui per fare la tua volontà. Ecco, Signore, noi siamo qui per fare la tua volontà. Ad annunciare agli altri uomini l’identità di Gesù è la voce di un uomo che rende testimonianza ad un altro uomo. Giovanni Battista è un uomo capace di fare sintesi tra ciò che vede e ciò che inizia a sapere di Gesù e lo indica e presenta agli uomini e le donne che si recavano al Giordano come l’agnello di Dio che porta su di sè il peccato del mondo. Siamo chiamati anche noi ad essere cristiani testimoni ad indicare, mostrare e presentare Gesù. Cristiano testimone è il nome dell’identità che ci definisce che ci caratterizza tutti: laici, giovani, sposi, anziani, preti, suore, religiosi, missionari. Essere cristiani è la nostra comune vocazione ed essere testimoni è il modo di essere presenti nella Chiesa e nel mondo. Sono oggi qui con questa bella comunità, e sono chiamato ad essere pastore che guida, padre che accompagna, sorregge e fratello che ascolta. Ma prima ancora mi sento figlio perché questa comunità mi ha generato alla vita sacerdotale; è proprio qui che ho mossi i primi passi da diacono e da giovane prete; sono le sorprese che accadono e oggi ancora una volta le riconosco come dono immeritato. Ed ancora di più... mi sento e sono prete-sposo a servizio della comunità; grazie al Sacramento dell’Ordine – immagine viva di Cristo Sposo della Chiesa – e la comunità è casa, famiglia, sposa... tanta gratitudine per ciò che ho intravisto in questi giorni (… la parrocchia come luogo delle nozze). Continuiamo a camminare insieme raccogliendo l’invito ad essere cristiani testimoni vivendo la profezia della vita quotidiana. È proprio la vita quotidiana che diventa il luogo della nostra testimonianza; la vita cristiana è bella se vissuta e non può essere solo un’emozione. La missione della Chiesa è testimoniale e prima ancora di assumere uno sguardo su chi evangelizzare, siamo chiamati a prendere coscienza che essere cristiano testimone non è un modo di fare ma è un modo di essere. È un modo di stare al mondo, dentro il mondo e di vivere la vita; questo stile dice la qualità dell’esistere. La testimonianza che si traduce nell’esperienza della fraternità e delle relazioni nuove da vivere alla luce del vangelo è centrale perché è, forse, l’unica modalità che può far riavvicinare quella distanza che si è creata tra la comunità cristiana e la società e il mondo moderno. Chi è il cristiano testimone? - È testimone di un altro. È testimone di un Altro perché è testimone di Gesù, il testimone è amico dello Sposo che è Gesù. Siamo chiamati insieme a far crescere la comunità cristiana che è la Sposa (liturgia – preghiera – partecipazione – frequentazione) nella relazione e nella comunione con

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Gesù Sposo. Giovanni indica con il dito Gesù … il gesto di Giovanni è il nostro gesto non per giudicare i fratelli ma per condurre ed accompagnare ad incontrare Gesù. - È testimone per gli altri e con gli altri. Si è, poi, testimoni per gli altri e con gli altri quando si intuiscono relazioni buone con una comunità, quando ci si sente parte di un gruppo, ci si appassiona, se ne assumono i linguaggi e il modo di pensare e si partecipa alle diverse esperienze che propone; il modo di pensare matura dentro un’esperienza di vita in cui ci si sente coinvolti, matura dentro un’appartenenza. Creiamo allora occasioni di incontro che generano l’adesione ad un’esperienza personale, nella quale le relazioni hanno un ruolo decisivo; una rete di relazioni significative cambia la visione della vita e del modo di vivere... questo il nostro compito. Questa è la vita di una comunità parrocchiale viva. (Salutarci, incontrarci, sorriderci) Ed è proprio quello che hanno vissuto i discepoli: sono entrati a far parte di un gruppo, coinvolti dalla relazione che Gesù ha proposto e offerto loro, e a poco a poco hanno conosciuto i pensieri di Gesù, li hanno verificati alla luce del suo comportamento, hanno visto come Lui viveva e sono stati plasmati da Lui. Oggi più che mai il discepolato matura nella condivisione della vita: dentro una comunità dove si respira un clima di famiglia – e lo respira anche chi non appartiene ad essa – si incontrano allora dei cristiani testimoni che hanno visto il Maestro; la comunità convince ed è attrattiva se in essa si possono incontrare dei veri testimoni. Ho la fortuna ed il dono di conoscere già la nostra comunità (ed anche voi conoscete me con le mie miserie) e ringrazio il Signore e posso già affermare, vedere e riconoscere persone che hanno incontrato il Signore Gesù, che lo hanno visto e attorno a loro si respira il profumo ed il canto del Vangelo: l’attenzione agli altri, la solidarietà e la vicinanza a tutti coloro che sono fragili e in difficoltà, la gioia del perdono donato e ricevuto, la serietà nel portare avanti il loro lavoro, il senso di responsabilità, il desiderio di mettersi in gioco e soprattutto la serenità con cui affrontano la vita. Questo profumo e questo canto partono dalla comunità parrocchiale e continuano ad espandersi grazie alle Chiese domestiche sparse sul territorio in virtù della grazia sacramentale battesimale e matrimoniale. Le famiglie sono profumo di Vangelo. Come non vedere questo profumo di Vangelo negli adolescenti e nei giovani che silenziosamente abitano l’Oratorio con diversi servizi … coraggio! Raggiungiamo anche gli altri. Tutti noi possiamo essere testimoni, se Gesù Cristo è il nostro tesoro e se l’incontro con lui ha cambiato la prospettiva della nostra vita. La testimonianza ci introduce in cammini nuovi che portano alla riscoperta della fede o alla novità che solo Gesù può farci intuire. Ma c’è di più! Qual è la relazione tra le nostre due comunità


religiose e la comunità parrocchiale? Come incarnare questa testimonianza? Tutta la storia della Salvezza ci invita a entrare in un rapporto sponsale, in una esperienza di reciprocità totale e disinteressata dove viviamo il nostro esserci come tempo donato e consegnato. Questa reciprocità (io-tu; prete-comunità; suora-comunità; bambino-adulto; sposo-sposa) non è da pretendere ma è soltanto da educare e da coltivare. La capacità di creare relazione tra le persone dice il nostro essere popolo in cammino, il sentirci uniti ci farà sentire corpo di Cristo, e l’essere amati ci farà sperimentare la comunità a cui apparteniamo come la sposa di Cristo. Questo è la comunita: popolo – corpo – sposa di Cristo. Ognuno di noi è allora chiamato alla stessa missione con strumenti diversi; c’è una conversione da chiedere al Signore ... passare da una pastorale industriale ad una pastorale artigianale che parte dalla storia, dal volto e dall’incontro personale con ciascuno scoprendo insieme la bellezza della nostra umanità, la gioia del donare tempo, l’energia per andare verso gli altri e gli ultimi. Tutti siamo soggetti di evangelizzazione? Si, ecco Signore noi siamo qui per compiere la tua volontà. Abbiamo il dono, la protezione e l’intercessione delle Sante Bartolomea Capitanio, Vincenza Gerosa e San Giovanni Piamarta (non c’è conflitto di interessi)... sono i santi della Carità feconda di fine Ottocento... e la loro è una carità testimoniata... questa carità testimoniata ci invita a rileggere i carismi dei nostri Fondatori nel nostro tempo attualizzandoli e vivendoli... Testimoni della confidenza e dell’abbandono in Dio. Anche noi ... ripartiamo dalla relazione filiale custodendo la grazia battesimale che ci fa dire “Abba Padre”. Testimoni eucaristici Le Sante perchè entrambe si perdevano contemplando il mistero d’amore di Gesù per gli uomini e dopo le visite al Santissimo ritornavano con un ardentissimo desiderio di donarsi al prossimo; San Piamarta ogni mattina due ore davanti al Tabernacolo; anche noi custodiamo questa esperienza… sarà il regalo più bello insieme alla vostra presenza oggi… abitare la nostra Cappella del Santissimo durante la settimana. Testimoni del prendersi cura perchè hanno dato

le sostanze e la vita per soccorrere i bisognosi e vedevano nei giovani poveri le membra di Gesù e li amavano con la sua stessa carità. Anche noi... in ascolto di tutti gli appelli e gli inviti... prendersi cura è un modo per avvicinarsi e costruire ponti. Prendersi è capacità di mettersi in dialogo con il mondo. Nasca in noi il desiderio e la nostalgia delle relazioni libere, donate e non pretese. Questo sarà possibile solo nell’incontro e nella celebrazione dell’eucarestia perchè diventeremo corpo donato ogni volta che con umiltà e sincerità ci accosteremo all’EUCARESTIA DOMENICALE, perchè anche noi potremo insieme con Gesù dire: Questo è il nostro tempo donato, questa è la nostra pazienza, questa è la nostra gioia, questo è il desiderio di lasciarci incontrare da Gesù Sposo e vivere relazioni profetiche di fraternità. Le Sante Bartolemea e Capitanio e San Giovanni Piamarta intercedano per noi e ci accompagnino in questa bella storia.

GRAZIE, PADRE FRANCESCO La nostra comunità ringrazia Padre Francesco Ferrari, che, dal 2006, guida la Parrocchia cittadina di Santa Maria della Vittoria, in Via Cremona. Per circa quattro mesi, dal 22 settembre 2019 alla metà di gennaio 2020, Padre Francesco, nominato amministratore parrocchiale delle “Due Sante”, si è diviso tra le due parrocchie, assicurandoci, nei limiti del possibile, la sua presenza e la sua preghiera. PASQUA 2020 | 19


padreGP grazie

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o scorso 15 settembre (2019) la nostra comunità parrocchiale ha salutato il suo parroco, Padre Gian Paolo Bergamini, trasferito all’Istituto Bonsignori di Remedello, come docente. Padre Gian Paolo, ordinato nel 1986 era stato nominato parroco delle “2 Sante” nell’autunno del 2015, facendo il suo ingresso ufficiale in parrocchia il 22 novembre dello stesso anno. La comunità lo ha salutato con affetto, augurandogli di vivere appieno la nuova esperienza a cui è stato chiamato e assicurandogli costante preghiera per questa sua nuova missione.

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IN COMUNITÀ

CARI GIOVANOTTI, CORAGGIO, IO VI ASPETTO! E i “giovanotti” rispondono numerosi all’invito del nuovo parroco.

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ono stati proprio loro, nonni, anziani e ammalati, i primi nei pensieri di padre Domenico, che li ha accolti in Parrocchia per celebrare insieme l’Eucarestia e ricevere il Sacramento dell’Unzione dei Malati. E loro non si sono fatti attendere! Numerosi, sereni, sorridenti, domenica 9 febbraio si sono presentati puntuali all’appuntamento, hanno condiviso la Messa e poi un momento di convivialità.

LETTERA AG

LI ANZIANI

E AGLI AMM

ALATI

Chi tra voi è ne l dolore, preg Chi è malato, hi; chi è nella chiami presso gioia, canti in di sé i presbìte ni di lode. ri della Chiesa ed essi preghin o su di lui, ungendolo co E la preghiera n olio nel nom fatta con fede e del Signore. salverà il mala to: il Signore Confessate perci lo solleverà e, se ha commess ò i vostri pecca o peccati, gli sa ti gli uni agli ranno perdon altri e pregate Molto potente ati. gli uni per gli è la preghiera altri per essere fervorosa del guariti. giusto. (Lettera Carissimi frate di San Giacom lli e sorelle, o, cap. 5) vi

raggiungo co n questa prim a lettera, salu di tutta la co tandovi e po munità parro rtandovi l’affe cchiale. Nella ho ricordato tto e la vicinan celebrazione e ho presenta za del mio ingr to al Signore So che le offri esso da parro tutte le vostr te al Signore co vi e fatiche e le vo per il bene de Vorrei che cia stre sofferenz lla Chiesa e de scuno di voi e. lla nostra com si sentisse pa vi porti un so unità. Coragg rte della com rriso e una sp io! un ità ! Sp er an er il vostro volto o che questo za. Spero di conoscervi ed pensiero e chiamarvi pe incontravi tu r nome. I nonni, gli tti per vedere anziani e gli custodiscono am malati sono il passato e ci l’orgoglio de trasmettono l’occasione pe lla parrocchi l’energia e la a perché r ringraziare forza per anda tu tte con la loro vi le suore e i m re avanti. Co inistri straord sita settiman lgo ale in ari dell’Eucar , vi fanno pe pagnando e estia perché, rcepire la pr sostenendo le esenza della fatiche della volta al mes co munità accom salute e porta e verremo a ndovi un po’ trovarvi anch visitarvi. di compagnia. e noi sacerd Una oti, accordan doci con chi La Chiesa du viene a rante il mese cendo memor di febbraio ce ia della Beat lebra la “Gio a Vergine Mar alla giovane rn at a de ia di Lourdes l Malato”, fa Bernadette. che l’11 febb Vi aspettiam parrocchia pe raio 1858 ap o domenica r celebrare l’E parve 09 febbraio ucarestia e ric Al termine de alle ore 16,0 evere il Sacram lla celebrazio 0 in ento dell’Unz ne avremo m un po’ insiem ione dei Mala odo di saluta e. ti. rci, conoscer ci m eglio e stare Saluto cordial mente anche barci, per qu i vostri famili alsiasi situazio ari. Non abbi ne ci rendiam il dono della ate paura di o disponibili fede per vive distur. Chiediamo re con serenità alla sua Volo insieme al Sig e ntà. Le Sante obbedienza nore i Bartolomea e nostri camm pagnino. in Vincenza e Sa i affidandoci n Giovanni Pi Vi aspetto. amarta ci acco mBrescia 30.01. 2020 Padre Dom

enico Fidanz

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IN COMUNITÀ

“ANDIAMO ANCHE NOI NELLA TUA VIGNA” La prima professione religiosa dei “figli” di San Giovanni Battista Piamarta.

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stato bello durante le vacanze di Natale, il 28 dicembre, ritrovarsi come Comunità parrocchiale nel Santuario di San Giovanni Battista Piamarta, per festeggiare insieme ai padri l’ingresso nella loro famiglia di cinque nuovi fratelli: AZEVEDO FÉLIX MÁQUINA JOÃO FERREIRA DE LARA JOÃO REAIS CAMBUNDO LOPO SANTIAGO LOPES OSVALDO CORONEL JOSÉ I loro nomi sono tanti e impegnativi da pronunciare, ma i loro volti ci sono divenuti familiari fin da subito, perché padre Domenico li aveva presentati in parrocchia. Nei loro occhi, durante la Celebrazione di Prima Professione, brillavano gioia ed entusiasmo. Se ci domandiamo cosa significa per un giovane oggi vivere la “prima professione”, forse troviamo la risposta nella frase scelta da loro per l’immaginetta di invito: Gesù disse loro “Andate anche voi nella mia vigna” (Mt. 20, 4). Máquina, João, Reais, Santiago e Osvaldo hanno ascoltato la voce di Dio che li chiama a lavorare per il suo Regno, a fidarsi di Lui e a donare l’intera vita per i fratelli. E hanno scelto di fare questo all’interno della Famiglia di San Giovanni Battista Piamarta, conquistati dal fascino di questo grande santo che aveva deciso con fermezza di “fare bene il bene” e dare tutto per i più piccoli e i più giovani. Lodiamo insieme il Signore, che continua a chiamare a sé gli uomini, per donare il suo Amore e distribuirlo in abbondanza. Marita

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ingraziare è un’arte; una virtù, ed era anche il motto del nostro fondatore, Padre Piamarta. Solo quelli che vedono, sentono e vivono davvero la vita come un dono, una possibilità, lo fanno. Ringraziare è la capacità di riconoscere l’importanza degli altri nella propria vita. Ringraziare è una cosa buona e significativa; per la persona che ringrazia può essere triste. Triste, perché abbiamo vissuto insieme, condiviso, le persone ci hanno segnato e quindi, ci mancheranno. D’altra parte, è bene dire “grazie”, perché abbiamo passato momenti di felicità e in famiglia. Lo so che la Comunità delle 2 Sante è sempre quella: che accompagna, incoraggia e soprattutto prega per i suoi figli: così, è avvenuto anche per me. Potrei benissimo ringraziarvi uno per uno per quello che ho vissuto, ma basta il mio sguardo. In questa comunità ho imparato ad essere in comunione e in famiglia, ma soprattutto a condividere. È la gioia che vedo nei vostri occhi: dai bambini, disponibili a fare del buon gioco, ai giovani coraggiosi che vogliono seguire Gesù, ai genitori fermi nella fede e nel cercare di compiacere Dio, vivendo la Comunione. Ringrazio il coordinamento parrocchiale, nella persona di Padre Domenico, un uomo di fede, che teme Dio, innamorato della gioventù: una gioia per la famiglia piamartina e per quella parrocchiale. Vi chiedo di aiutare anche il parroco: il parroco senza la comunità non cammina e la comunità senza il parroco non cammina. Dovete camminare insieme! Non mancherò di ringraziare i miei padrini, Paolo e Anna Paola, che, con gioia, hanno accettato di accompagnarmi nella prima professione. Ringrazio anche tutti coloro che frequentano la catechesi, soprattutto dove sono stato e quelli che si rendono disponibili a catechizzare, nella persona di Tiziana, che durante quest’anno è stata per me e per noi paziente come una madre. Ringrazio anche le sorelle di Gesù Bambino, nella persona di Suor Mariantonia e tutti coloro che hanno vissuto con me questa esperienza importante della mia vita. Auguro a tutti voi un anno pieno di prospettive. Pregate per me e io pregherò per voi. Grazie mille! João Reais Cambundo, 5 gennaio 2020


“VIENI, TI FARÒ PESCATORE DI UOMINI…” È bello, alle soglie del 2020, vedere che quattro giovani accettano l’invito che Gesù gli fa di seguirlo … Sì, è stato proprio così, durante le vacanze di Natale siamo stati invitati alla prima professione religiosa di quattro ragazzi che hanno deciso di seguire lo stile di vita della famiglia piamartina. Abbiamo conosciuto João Reais all’interno della nostra comunità parrocchiale dove ha prestato il suo servizio.

Noi, come famiglia, abbiamo partecipato con gioia alla sua professione perché è stata una bella testimonianza per noi genitori e per i nostri bambini vedere che al giorno d’oggi ci sono giovani che decidono di basare la loro vita sull’Amore, seguendo Gesù e mettendosi al servizio degli altri. È stata una celebrazione ricca di fraternità e comunità; loro da paesi lontani hanno pronunciato i primi voti qui in Italia

e nel nostro piccolo ci siamo sentiti parte di una grande famiglia che non ha confini: la chiesa universale. L’augurio che abbiamo voluto fare a João è che con la sua vita possa sempre amare chi incontra come il Dio vivente che ama senza confini, e ci rende capaci di uscire, di accogliere, di donare e condividere la quotidianità. Buon cammino a tutti voi... Annamaria e Paolo

LE SUORE

UN SÌ A DIO DA 50 ANNI: GRAZIA RICEVUTA, CONDIVISA, DONATA

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omenica 2 febbraio 2020, nella nostra Chiesa parrocchiale, in occasione della giornata di preghiera per la vita consacrata, il parroco Padre Domenico Fidanza ha voluto ricordare durante la celebrazione Eucaristica delle ore 10, il 50° di professione religiosa di suor Pierangela Martinelli, celebrato nel mese di settembre 2019, in comunità e con i suoi parenti. Questo evento è stato un’occasione felice per la possibilità offerta, di rendere grazie al Signore, insieme alla comunità parrocchiale, per il dono della vita consacrata, per il bene seminato nel nome del Signore e per l’altrettanto bene ricevuto dalle persone incontrate. Suor Pierangela ha ripercorso, con il cuore e con la mente, luoghi e persone che l’ hanno sostenuta nel cammino di risposta alla fedeltà del Signore, in particolare i suoi genitori, l’Istituto, le famiglie e gli alunni incontrati nei luoghi in cui ha svolto il suo servizio educativo (Treviglio, Pavia, Alzano Lombardo, Osio Sotto) e, ora, in questa parrocchia che suor Pierangela desidera accompagnare con la sua presenza e la sua preghiera. Alcuni mesi prima, anche un’altra suora della comunità di Via Ferri, suor Antonietta Castelli, ha celebrato il suo 50° di professione religiosa: domenica 6 ottobre 2019, durante la S. Messa delle 10:30, celebrata nella Parrocchia di S. Bartolomeo a Castenedolo (dove suor Antonietta presta il suo servizio), la suora ha voluto ricordare il momento in cui, nel marzo 1969, sull’esempio delle Sante Bartolomea e Vincenza ha desiderato rispondere all’amore del Signore nei suoi confronti, mettendosi al servizio della carità e del prossimo. Anche suor Antonietta ha voluto condividere questo momento di gioia con la sua comunità religiosa, con i parenti, gli amici, i suoi parrocchiani e una delegazione delle “2 Sante”, (dove suor Antonietta ha prestato servizio per alcuni anni), che non è voluta mancare a questo momento di festa. PASQUA 2020 | 23


IL DONO È C

iao Lettore! Si, proprio tu. Ti invito a dedicare cinque minuti per leggere e soffermarti su questo articolo che, sono sicura, ti lascerà presenta qualcosa una volta letto. Ti voglio raccontare una storia, la storia di persone che, seppur tutte diverse, hanno qualcosa in comune: l’amore. L’amore… l’Amore. L’Amore è la causa di tutto, è quello che muove tutti gli canti, riflessioni uomini del mondo, nessuno escluso. e tanto sentimento Si, muove anche te che stai leggendo. L’Amore, quello vero, fa paura, perché è grande e senza confini, perché è folle senza motivo, è selvaggio senza recinti. Perché è verità e non ammette menzogna, è coraggio e non ammette tremore, è sfida e richiede audacia. L’amore, quello vero, arriva inaspettato e semplicemente accade: ti fa perdere per farti trovare, ti innalza e poi ti fa cadere, ti fa toccare la vetta e poi 04 GENNAIO 2020 alle ore 20.45 nella Sala della Comunità l’abisso, l’estasi e l’angoscia. Se l’amore arriva, lo fa per trasformarti, ti vuole nudo, ti toglie prima i vestiti e poi la pelle, per dartene una nuova. Ti apre la ferita per curarla. Ti obbliga a saltare. Se ti lasci sedurre, hai vinto e se ti butti nelle sue braccia, ritrovi casa. L’amore sa di paradiso, è il cielo e la terra insieme, è l’alfa e l’omega. È l’ineffabile. La storia narra che, in quel di San Polo, tutti i mercoledì, in una fredda stanza dell’oratorio delle 2 Sante, i coristi si ritrovino per cercare di montare qualcosa. Montare cosa? Un mobile dell’Ikea? Non proprio. Mercoledì dopo mercoledì, prove dopo prove, ha preso sempre più forma uno spettacolo che, neanche a farlo apposta, si intitola “Il dono è l’amore”. “Il dono è l’amore” è il titolo del concerto di Natale che si è tenuto il 4 Gennaio nella nostra parrocchia, ad opera del coro “Voci dal Cuore” e ha una dedica speciale, per il nostro Andrea Nobilini, che tanto amore ha ricevuto e donato nella sua pur breve vita. Lo spettacolo è il frutto del contributo di ciascun corista, nessuno escluso, che ha pensato, appreso, provato, cantato, sbagliato, riprovato e ricantato ciascun mattoncino di questo concerto. Il vero spettacolo non è il concerto, ma la dedizione e l’amore che hanno spinto e mosso le persone in mesi di impegno. Non stiamo parlando di persone anonime, di semplici Coristi e Musicisti, ma di anime innamorate: Alessandro P., Alessandro Z., Chiara A., Chiara S., Claudio, Davide, Elena, Enrico, Isabella, Italo, Laura, Livio, Maria V., Marita, Mario, Michele, Monica, Orietta, Paolo B., Paolo O., Rosa e Selene. Le nostre voci e i nostri suoni vengono dal cuore. IL CORO PARROCCHIALE DELLE SANTE CAPITANIO E GEROSA

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È L’AMORE Vi racconto la storia di un viaggio che ha come pilota Alessandro, come equipaggio i Cantanti e i Musicisti sopracitati e come meta l’Amore. Il passeggero sei tu. Immagina di essere su un aereo e di guardare dal finestrino le nuvole: rilassati e fatti condurre. Su una nuvola vedrai l’amore di un uomo per una donna, su un’altra nuvola vedrai l’amore di un padre o di una madre per un figlio, su un’altra ancora vedrai l’amore come segno di amicizia, su un’altra vedrai l’amore tra due sconosciuti che si sorridono in ascensore. Infine, c’è la nuvola più grande, più bianca e più consistente di tutte, su cui si trova l’amore di Dio per l’uomo. Tutti noi abbiamo cantato l’amore, l’amore diverso ma unico, l’amore forte ma trasparente, tanto impetuoso quanto a volte impercettibile. Il vero regalo, il vero dono di questo Natale, è stato l’amore di persone diverse che hanno in comune la passione per il canto, l’emozionarsi. L’emozione che ne scaturisce quando la nota esce bene e anche quando esce meno bene, quando bisogna cantare “Il mio canto libero” e non ci si contiene dalla voglia di urlare più che di cantare. Il concerto è stato umano: abbiamo recitato, siamo scesi dal palco e abbiamo battuto le mani insieme al pubblico, abbiamo improvvisato, abbiamo riso, abbiamo fatto ridere, abbiamo riscaldato la sala, ci abbiamo provato. Caro lettore, il messaggio di tutto questo è che il dono è davvero l’amore. Molti dicono che amore e felicità non esistono, che sono solo utopie. In realtà, amore e felicità sono passi di danza e spetta a noi ballare. Ogni giorno si inciampa, si piange ma poi ci si rialza e infine si sorride. Amore e felicità sono un flusso, un movimento verso l’altro e verso noi stessi, così da poterci riconoscere l’uno dentro l’altro. Solo così capiremo che i nostri sogni, le nostre paure e il nostro amore sono anche i sogni, le paure e l’amore dell’altro. E tutte le volte che feriremo l’altro, feriremo noi stessi e tutte le volte che negheremo qualcosa all’altro, lo negheremo a noi stessi. Tutto l’universo è un linguaggio dell’amore di Dio: suolo, acqua, montagne, cielo. “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l’amore, sarei come un bronzo che risuona a vuoto”. L’amore ha il nome di tutti noi. La nostra storia è la storia dell’amore. Selene

Raffaella Tagliaferri © PASQUA Fotografie 2020 | 25


IN COMUNITÀ

AL GRIDO “PIZZA GROSSA E FORMAGGIOSA”... FERMI TUTTI! 16 febbraio: un Carnevale a dir poco “improvvisato”.

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improvvisazione teatrale è una forma di teatro dove gli attori non seguono un copione definito, ma inventano il testo improvvisando. Per fare ciò, gli spettacoli d’improvvisazione teatrale necessitano di un’interazione tra il pubblico e gli attori; spesso è proprio il pubblico a prender parte agli spettacoli stessi, come è successo nel pomeriggio di domenica 16 febbraio quando i Liberafavole, gruppo costituito da cinque attori del Match d’Improvvisazione di Brescia, ha allietato con il suo spettacolo la festa di Carnevale della nostra comunità parrocchiale. I Liberafavole è un format d’improvvisazione teatrale espressamente pensato per un pubblico di bambini e ragazzi. Un breve input iniziale è stato sufficiente per innescare un vortice di comicità, poesia, immagini... Non c’è stato alcun copione, non ci sono stati costumi, né scenografie: tutto è stato creato all’improvviso con creatività, divertimento e coinvolgimento, in continua interazione con il pubblico. Gli attori presenti sul palco, hanno quindi avuto il compito di liberare le storie racchiuse nella soffitta di tal “pancia che balla”, dando vita a brevi improvvisazioni, stimolati solo dalla fantasia e dall’aiuto dei giovani spettatori che, uno per volta, hanno pescato fra gli oggetti più impensabili contenuti in polverosi scatoloni; oggetti che davano il “la” per l’inizio delle narrazioni, concluse tutte con la parola magica inventata proprio dagli stessi tantissimi spettatori in maschera che hanno riempito il teatro delle “2 Sante” e che, al grido di “pizza grossa e formaggiosa” permettevano ai Liberafavole di terminare una storia per iniziarne una nuova. Uno spettacolo divertente cui è seguito un momento di fraterna convivialità con una bella merenda insieme allestita dalle mamme al bar dell’oratorio. Laura

UN PIZZICO DI NOSTALGIA In questi giorni di lontananza dai campi abbiamo il tempo di soffermarci ancora di più per ricordare i bei momenti trascorsi con i nostri bambini e i ragazzi in oratorio. Mancano i loro sorrisi, i giochi e le merende, le partite e le trasferte, incontrare le famiglie... manca lo stare insieme. Non vediamo l’ora di rivedervi tutti e di “riabbracciare” il nostro oratorio tutti insieme.

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DAI CONSIGLI DI QUARTIERE

SAN P OLO C IMAB UE

Intitolazione al femminile della piazza della stazione metro

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lcuni giorni fa si è concluso l’iter relativo alla richiesta di intitolazione della piazza e dei giardini della stazione metro di San Polo Cimabue. L’estate scorsa era pervenuta al Consiglio di Quartiere, da parte dell’Associazione di promozione sociale Montessori Brescia, la proposta di intitolare una via, piazza o area verde del nostro quartiere a Maria Montessori, la donna che rivoluzionò la pedagogia e l’educazione infantile con il suo metodo e lo esportò in tutto il mondo. “Le scoperte educative di Maria Montessori, frutto dei suoi studi e delle sue osservazioni su bambini di tutto il mondo, hanno dato vita a un approccio all’educazione universale, valido con bambini di tutte le culture, religioni ed estrazioni sociali. Il suo approccio educativo è infatti riconosciuto e applicato in moltissimi paesi con straordinari effetti sui bambini e sugli adolescenti. Maria Montessori considerava il suo metodo un aiuto alla vita e il suo obiettivo è stato quello di promuovere lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti,renderli adulti maturi e indipendenti, in grado di vivere in pace e armonia con il loro ambiente e con il mondo. Negli ultimi anni nel territorio bresciano sono nate numerose sezioni a metodo Montessori, dal nido alla scuola primaria, in molti casi su istanza di gruppi di genitori. È evidente quindi che anche a Brescia c’è un risveglio di interesse nei confronti di questo metodo e di questa donna straordinaria”. Oggi il suo metodo è applicato in oltre 22.000 scuole. Nel corso degli ultimi anni della sua vita Maria Montessori ricevette molte onorificenze da ogni parte del mondo per la sua dedizione alla causa del bambino e per tre volte, fu candidata al premio Nobel per la pace. Il nostro CdQ, nella seduta dell’8 luglio ha accolto volentieri la proposta che ci è stata presentata e ha individuato, quale possibile luogo di intitolazione nel quartiere, la “piazza” antistante la stazione Metro di Via Cimabue, e ha dunque formalizzato l’istanza agli assessori competenti: Roberta Morelli Pari Opportunità e Federico Manzoni Mobilità. La scelta di dare un nome pieno di significato alla piazza adiacente la metro si sposa bene con la vicinanza dell’Istituto Comprensivo Est 1, che è sede della scuola Primaria e Secondaria di 1° grado, nonché della scuola Materna. Anche per questo, oltre che per la speciale ricorrenza del 150° anniversario della sua nascita, desidereremmo che le venisse confermato, ancora una volta e ancora in un luogo pervaso, nei mesi scolastici, dalle urla, risate e chiacchierate di coloro a cui tanto si è dedicata, il riconoscimento del suo ruolo all’interno del panorama della storia della pedagogia e le sia dunque meritatamente dedicata la via/strada/piazza. La data dell’intitolazione, inizialmente prevista per l’8 di marzo, per l’evidente situazione che il nostro paese sta vivendo, è stata posticipata a data da definire. In attesa di vedere riconosciuto un numero sempre più alto di vie o piazze intitolate al femminile, non solo a Brescia ma anche nel resto del nostro paese, il luogo scelto dal nostro CdQ acquisterà maggiore significato, nello stesso spazio dove è presente quella “panchina rossa” che, sono certo, non lascia indifferente nessun passante. Dove il nostro quartiere, da qualche anno si raccoglie piacevolmente per naugurare questo spazio dedicato al Consiglio di Quartiere, in questi giorni di ritiro forzato, è trascorrere una serata un’esperienza piuttosto surreale. Dal nostro insediamento, ormai più di un anno fa, abbiamo tutti insieme, con una sempre cercato di improntare il nostro sforzo a favorire l’incontro e la vicinanza tra i cittadini del cena che rappresenta inquartiere, sia come singoli, sia riuniti nelle comunità e le associazioni che lo popolano e lo animananzitutto l’unione. no. Tra queste la Parrocchia è di certo uno dei canali d’incontro privilegiati, ed è con grande piacere che abbiamo accolto la proposta di scrivere alcuni articoli sul giornalino parrocchiale. Fabio Basile Nonostante questa forzata lontananza, siamo per nostra natura ottimisti, e cerchiamo di cogliere il Presidente meglio da ogni situazione. In un’ottica di quartiere, questa esperienza si è già dimostrata un’occadel Consiglio di Quartiere sione per riscoprire la nostra solidarietà: nelle nostre famiglie, con i nostri cari, ma anche con perSan Polo Cimabue sone che non conosciamo bene e che pure sappiamo poter essere in difficoltà. In questa direzione va l’iniziativa che i vari consigli di quartiere hanno lanciato, in collaborazione con i servizi sociali, per portare la spesa e i medicinali alle persone anziane o in difficoltà (nel nostro caso, in congiunzione con gli amici del Quartiere San Polo Cimabue). Vedere i cittadini farsi avanti per aiutarsi a vicenda riempie di coraggio e di speranza, nonchè di un po’ di orgoglio nel sapere di far parte di una comunità viva e coesa. Ciò che a volte fatichiamo a vedere, assorbiti nel tran tran quotidiano, emerge più limpidamente negli straordinari momenti di difficoltà. Ci ricorderemo probabilmente a lungo di queste settimane, e sono convinto che questo ricordo ci aiuterà nei momenti difficili, rendendoci consapevoli di quante persone sono disposte ad aiutarci, se solo glielo chiediamo. Nel nostro piccolo, come Consiglio di Quartiere, vogliamo usare questi giorni per prendere la rincorsa e riversare un mare di energie sul prossimo periodo primaverile ed estivo, con le tante iniziative che ci aspettano e di cui non mancheremo man mano di informarvi. Non vediamo l’ora di rivedere le strade e i parchi del quartiere pieni di vita e di gioia, anche più di quanto non lo fossero prima! Francesco Tomasini Presidente del Consiglio di Quartiere San Polo Parco

Dalla difficoltà alla solidarietà

RCO A P O L SAN PO

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VOLATE ALTO, SIATE FELICI INSEGUITE I SOGNI! Papà Stefano lascia ai giovani un messaggio importante durante l’ultimo saluto ad Andrea. La morte di un giovane di 20 anni può comprensibilmente mettere in discussione la fede in Dio. Il dolore causa il distacco, ma il supporto e la consolazione ci mostrano l’importanza e la necessità di appartenere a Cristo e a una comunità cristiana.

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avanti alla morte, in circostanze drammatiche, di un giovane di 20 anni sono tanti gli interrogativi ai quali non sappiamo dare delle risposte. Come si può credere in Dio di fronte alla tragedia che ha colpito Andrea? Sentiamo dentro di noi un senso di ribellione verso il dolore, la sofferenza e l’assurdità della morte. Stiamo vivendo un distacco tragico, incomprensibile, che solo la fede nella Risurrezione di Gesù ci ricorda che la nostra vita non è tolta, non finisce, ma è trasformata. Queste domande diventano per noi una richiesta di aiuto. “Signore, non sappiamo cosa dirti, accetta questa nostra sofferenza come preghiera”. Chiediamo alla Parola di Dio, che è l’unica affidabile, una parola di luce, una grazia di speranza, un conforto per la vita. In questi giorni, come ha sottolineato il Vescovo nella lettera ai genitori di Andrea, la comunità parrocchiale ha offerto una “preziosa testimonianza di carità, che mostra la verità e la bellezza del nostro essere Chiesa”. Insieme al dolore abbiamo intuito alcuni segni e alcune luci di resurrezione: la presenza

costante dei parenti, gli amici dei 40 anni di vita della parrocchia delle Sante Capitanio e Gerosa, giovani di ieri e di oggi dell’oratorio, gli studenti del Liceo Copernico, insegnanti, dirigenti e una comunità cristiana che prega e si prende cura. Tutto questo ci dà la consolazione e ci mostra l’importanza e la necessità di appartenere a Cristo e a una comunità cristiana… Sono segni di resurrezione, piccoli, che ci danno la forza per riprendere i nostri cammini. Questo affetto e questa sofferenza ci dicono l’importanza delle relazioni. Perché noi siamo i nostri legami: siamo il frutto delle relazioni che riusciamo a costruire e a coltivare. Non è vero quello che il mondo ci vuole far credere, che una vita per realizzarsi ha bisogno di assoluta autonomia, di illimitata indipendenza, di totale auto-

“Sebbene io e Andrea non fossimo mai stati in classe insieme, questo non ci ha impedito di diventare buoni amici. La passione per la musica e i viaggi studio ci hanno unito nel tempo. Ne abbiamo passate tante in banda e durante le vacanze in America, se dico “Ghostbuster” so cosa risponderebbe. Ricorderò per sempre il discorso sul futuro che abbiamo fatto al suo compleanno, non avrei mai pensato che sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo visti. Ci mancherai Andrea, ma tramite la musica non ti dimenticheremo mai”. Alessandro (Attila)

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sufficienza. Pensare ciò significa solo creare l’anticamera della solitudine e dell’aridità. Abbiamo bisogno degli altri, di essere coinvolti nei progetti di molti, per riempire la vita di significato. Nella vita si gioca in squadra: nessuno può fare a meno degli altri o può smettere di pensare agli altri. Il nostro compito, quindi, non finisce ma si rinnova. Dobbiamo essere presenza e sostegno per i genitori di Andrea, Marisa e Stefano, e per quanti, anche nelle nostre comunità, affrontano (spesso da soli) il dolore. Siamo noi, allora, ad aiutare Dio a rendersi presente. padre Domenico (da “La Voce del Popolo”)

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orrei ricordare Enrico, mio figlio, che è tornato alla Casa del Padre, improvvisamente, lo scorso dicembre. Enrico nasce sano ma, dopo alcuni mesi, inizia ad avere molte crisi convulsive: resta quindi in ospedale quasi 3 mesi. All’età di 3 anni, resta orfano del padre naturale, e a 8 anni ho iniziato a seguirlo come assistente domiciliare. Dopo le medie frequenta la cooperativa “La casetta”, verso i 20 anni inizia ad andare all’Anffas e, intorno ai 30, si trasferisce in comunità, con alcuni amici. È stato ben voluto da molti: cinque anni fa ho incontrato don Palmiro che mi ha detto “Mi ricordo i suoi abbracci, ti stringeva forte e si sentiva che erano abbracci sinceri”. Vorrei anche ringraziare in modo particolare chi veniva a prenderlo per partecipare alla messa (quando non voleva più venire con me). Per diversi anni è venuto B. un catechista che ora non abita più qui (per capire il legame che si era creato, basta pensare che B. l’ha invitato alla festa del suo


in ricordo di...

UN PAPÀ ORGOGLIOSO

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o conosciuto Fiorenzo quando sono diventato parroco delle Due Sante. In una delle mie prime visite alla parrocchia, Don Andrea me lo ha presentato. Non so perché ma è nata tra noi un’intesa e confidenza che è cresciuta nel tempo. Ogni volta che veniva a trovare Andrea, Fiorenzo passava a salutarmi e condivideva con me le sue emozioni, desideri, paure e speranze. La nostra “confidenza” è cresciuta quando Don Andrea mi confidò che il padre aveva un tumore e che non si poteva intervenire. Pochi giorni dopo Fiorenzo

venne a trovarmi e iniziò tra noi un rapporto d’amicizia che è continuato fino al suo ultimo giorno terreno. Nei nostri incontri ha sempre manifestato speranza, voglia di vivere, desiderio di non mollare. Fiorenzo era un “tuttofare”: sapeva infatti fare di tutto e per questo Don Andrea lo aveva coinvolto nelle manutenzioni dell’oratorio, cosa che ha continuato a fare anche con il trasferimento del figlio dalla parrocchia. Il suo ultimo lavoro è stato il rivestimento della sala “San Paolo VI” dopo averla ampliata. Alle “Due Sante” Fiorenzo si sentiva “di casa”: con il suo carattere aperto e solare aveva conosciuto tantissimi parrocchiani e fino all’ultimo le sue visite non sono mancate. Lui e la sua amata moglie ogni tanto venivano in parrocchia per incontrare gli amici e partecipare alla S. Messa. Potremmo dire che alle “Due Sante” Fiorenzo aveva un “pezzo” di Cuore, tanti volti, tante mani, tante esperienze che hanno segnato la sua e

la vita di molti parrocchiani. Vorrei lasciare a tutti un ricordo “intimo” di Fiorenzo: Fiorenzo, papà di un sacerdote. Credo che questa sia l’immagine più vera di quest’uomo. Si sentiva Padre di un Prete, e questo era per Lui una Vocazione, una missione, un onore. Era il papà di Don Andrea e per lui questo era la sua vita. Le ultime parole che mi ha detto la sera prima di morire sono state: “Stai vicino a mio figlio”. Grazie Fiorenzo della tua testimonianza, grazie del buon esempio che ci hai lasciato. Dal Cielo, dove canti le lodi del Signore, continua a vegliare su noi sacerdoti, sulla tua amata sposa e su tutti i parrocchiani delle Due Sante. P. Gian Paolo

ENRICO “BELLO 300 CHILI”! matrimonio). Alcuni anni dopo ha iniziato a venire C. che per convincerlo, gli prometteva che finita la messa sarebbe tornata con lui ad ascoltare la musica nella sua cameretta (Enrico si accontentava che stesse anche solo 5 minuti e poi diceva “alla prossima”). Questa persona per me è stata una vera testimone del cristianesimo. Un ultimo amico, per lui molto significativo è stato poi M., al punto che quando lo vedeva in chiesa, pur di stargli vicino, non si accorgeva che spingeva altre persone. Per la preparazione alla comunione frequentava il catechismo con i suoi coetanei ed un ex seminarista (che faceva il volontario presso il Centro Volontari della Sofferenza) veniva a casa nostra per spiegarglielo in modo più semplice. Per fargli capire bene il sacramento della comunione, sul suo quaderno avevamo messo la figura di una persona con sopra un cuore di cartoncino rosso che si poteva sollevare; nel sollevarlo si vedeva sotto l’immagine di Gesù tolta dal libro di catechismo. Ricordo bene il suo entusia-

smo quando diceva “da solo” intendendo che era stato capace ad andare da solo a fare la comunione. I ricordi che ho di Enrico sono tantissimi: uno dei primi giorni che avevo iniziato a seguirlo da educatore, gli avevo insegnato le parole “caffè, cucina e zucchero” (che non riusciva a pronunciare). Alla sera prima di addormentarsi ripeteva sillabando, “caffè bravo Enrico, cucina bravo Enrico” aumentando di fatto la sua autostima. Quando salutava qualcuno Enrico diceva “sei bello 80 o 100 o 300 chili”, (ed essere “bello 300 chili” significava che per lui valevi molto). Intorno agli 8 anni, quando incontrava le signore, diceva loro “bella borsetta marrone, mella (chiedendo, di fatto, una caramella). Per insegnargli a dire correttamente “caramella”, quindi, se diceva solo “mella” come era abituato, gliene davo solo metà conservando l’altra metà per quando pronunciava l’intera parola. Dai 9 ai 17 anni Enrico ha frequentato gli scout dove è stato accettato e trattato da ragazzo non handicappato; per par-

tecipare alle uscite di squadriglia (dove non c’eravamo noi capi) se andavano in bicicletta, lui veniva accompagnato dal suo caposquadriglia con il tandem. Nel gruppo scout si erano creati anche dei forti legami, al punto che un suo amico, Simone, è venuto da Como il giorno del suo funerale. Un giorno in estate, mentre giocava con degli amici, sono andato a prendere dei ghiaccioli per farglieli offrire: dall’entusiasmo di offrirli è restato senza lui! A nome suo vorrei ringraziare quelle persone che, finita la messa, al bar dell’oratorio, accettavano di stargli vicino anche se lui continuava a ripetere la stessa cosa “cantato bene”. Carlo

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in ricordo di...

UN SORRISO “DI PACE”... “IN PACE”

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aro Valeriano, mai avrei pensato e tanto meno desiderato scrivere a nome di tutto il Coro il commiato terreno per te. Solo poche parole perché i grandi discorsi so che non ti piacevano…Perciò mi limiterò all’essenziale. Ti piangiamo in circostanze che impongono la distanza dagli affetti più cari anche nel momento dell’estremo saluto. Avremmo voluto dirti addio in modo diverso, sicuramente con la musica e il canto che tanto amavi. Le mie parole su questa pagina, per restare in tema, rappresentano non il suono di uno strumento solista ma la musica di un’intera orchestra. Infatti sono l’espressione dei sentimenti che ardono nell’animo di ciascuno di noi del Coro, anzi, del tuo Coro, quel Coro di cui sei stato cardine, anima e sostegno in questi ultimi anni. Non eri incline alla comunicazione, ma i tuoi occhi dolci e miti trasmettevano quello che a parole non ti veniva facile dire: sei sempre stato una persona discreta, pudica, parca di manifestazioni esteriori. Sei sempre stato tuttavia presente anche se ti tenevi nell’ombra, ti celavi dietro lo spartito per farti tutt’uno con la musica che suonavi all’organo. Disponibile, hai sempre detto sì ad ogni iniziativa lieta o triste della Parrocchia, che vedesse impegnato il nostro Coro. Hai sopportato pazientemente la fine delle nostre chiacchiere e dei nostri commenti durante le prove, non ci hai mai rimproverato se non con un

sommesso sbuffo, che solo i più vicini sentivano, per il tempo che facevamo perdere a te e ad Antonio. A volte sorridevi delle battute che ci scambiavamo durante le prove. Forse le consideravi, come noi del resto, una manifestazione dello stare insieme e di fare comunità. Il nostro Coro non sarà più lo stesso senza di te, ma il posto all’organo sarà sempre il tuo perché ogni volta che ci riuniremo, spiritualmente sarai con noi. Faccio mie le parole di Antonio per dirti a nome di tutti un riconoscente grazie: Grazie Valeriano per tutto quello che ci hai dato. Grazie per i tuoi consigli. Grazie per il tuo vivere la comunità. Grazie per la tua immancabile presenza. Grazie per la tua pazienza. Grazie per averci sopportato. Grazie per la tua bontà. Grazie per l’esempio di vita cristiana. Grazie per l’esempio nel vivere l’Eucarestia. Grazie per il tuo altruismo. Grazie per i tuoi pacati ammonimenti. Grazie per la abnegazione e disponibilità all’organo. Grazie, grazie e ancora grazie da tutto il Coro. Loredana

Amici, fratelli, ho un dolore immenso e indicibile e non c’è niente, niente che lo possa alleviare. Scusatemi, scusate la mia poca fede in questo momento di profonda tristezza, la mia incapacità di comprendere, razionalizzare, “gestire” questo vuoto che si è creato. Valeriano mi manca, mi mancano i suoi messaggi quotidiani, mi manca la sua vicinanza, l’amicizia sincera. Quante volte mi ha cercato, quante volte si è preoccupato per me, quante preghiere ha rivolto al Signore per la mia condizione, per le mie incapacità, per i miei peccati. Quanta fede ha saputo mostrarmi; mi ha dato più e più volte un grande esempio di servizio umile e silenzioso, mi ha insegnato che il nostro orgoglio lo dobbiamo mettere da parte, in fondo a tutto, perché prima viene Dio e i suoi insegnamenti. Stare con Valeriano mi ha aiutato a capire qualcosa di più dell’amore cristiano, parlando con lui ho compreso davvero cosa volesse dire essere “fratelli in Cristo”. Con lui mi sono sentito fratello, amato e compreso. Il suono del suo organo lo porto con me e mi farà compagnia in tutte quelle celebrazioni che vivrò, magari in solitudine, negli anni che verranno; e lui lo immaginerò sempre lì, seduto a provare i vari brani e allo stesso tempo a pregare quel Dio che lo affascinava e lo rapiva. Innalziamo un canto a Valeriano, al suo spirito, alla sua amicizia, alla sua fraternità. Alessandro

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ANAGRAFE PARROCCHIALE RINATI DALL’ACQUA E DALLO SPIRITO SANTO “Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua Parola e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre”. Sara Silvioli (di Mario e Piera) Lionel Svastegui (di Borja Stefano e Claudia) Noemi Bontacchio (di Michele e Rossella) Francesco Acerbis (di Andrea e Claudia) Margherita Faglia (di Stefano e Silvia) Camilla Mainetti (di Giorgio e Stefania) Edoardo Mazzocca (di Nicola e Daniela)

Leonardo Parolari (di Marco e Sonia) Elia Leone Tira (di Pietro e Ilaria) Leonardo Arnoldi (di Luca ed Elena Maria) Tommaso Lino Chiappini (di Giorgio e Marzia) Matteo Pigoli (di Michele e Annalisa) Marco Calvani (di Michele e Antonella)

MORTI IN CRISTO GESÙ “Io credo: il Signore è risorto e vive e un giorno anch’io risorgerò con Lui” Francesco Fadini Franco Regosa Costantino Bacci Elisa Ricci Silvano Manenti Mario Bassi Eugenio Ghidini Marcellina Ferrari Raffaele Bonetti Maria Antonia Ritondo Giorgio Massari Anna Crisetig Caterina Cipriani Annunziata Galli Letizia Angeli

Marcellina Siviero Antonio Abeni Maria Marini Francesca Tiddia Vittore Vezzoli Giovanni Denti Antonia Rosso Dario Riccardo Laidelli Maria Peverada Franca Belloni Giuliana Sala Andrea Nobilini Angela Foletti Andrei Solonaru Luigia Leandra Gennari

Enrico Pasinetti Giuseppe Bonassi Gennaro Savastano Mario Bertolotti Virginia Volpi Giuseppina Vachelli Claudio Dell’Angelo Leonardo Pedrotti Oreste Fogliadini Antonio Frongia Edvige Chiodin Antonino Azzarello Alessandro Pasquardini Angela Micheli Adele Bonini

Edoardo Bornatici Oliva Fioretti Salvatore Cannavò Cesare Gobbi Lucia Mor Andreina Munnamò Valeriano Raineri Alessandro Rigamonti Giancarlo Bioni Mauro Scalvenzi Clara Marmaglio Giacomo Bettoni

UNITI NEL MATRIMONIO CRISTIANO SONO DIVENTATI CHIESA DOMESTICA “Vuoi unire la tua vita alla mia, nel Signore che ci ha creati e redenti? Sì, con la grazia di Dio, lo voglio” Marco Parolari & Sonia Zilioli (7 settembre 2019)

Andrea Corsini & Marta Salata (7 dicembre 2019)

Via S. Polo, 309 - BRESCIA - trezeronovelab@gmail.com - Tel. 030 5242684 FORNITORE UFFICIALE DELLA NOSTRA PARROCCHIA PASQUA 2020 | 31


c ’è chi arriva

e c ’è chi parte...


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