PROSSIMI APPUNTAMENTI
Madama
Do Re
Domenica 10 novembre Mantova, Teatro Bibiena, ore 11.00
“Suoni millenari: segnali, cacce e principi” Equipaggio della Regia Venaria Ensemble dell’Accademia di Sant’Uberto Alberto Conrado, direttore e narratore
Mercoledì 06 novembre Mantova, Teatro Sociale, ore 20.45
Trio di Parma Orchestra da Camera di Mantova Carlo Fabiano, violino concertatore
Venerdì 15 novembre Mantova, Teatro Bibiena, ore 20.45
Quartetto Hermès F.J. Haydn, Quartetto in fa minore op. 20 n. 5 (Hob.III n.35) F. Schubert, Quartetto in mi bemolle maggiore D. 87 M. Ravel, Quartetto in fa maggiore
Programma _ G. Verdi, Quartetto in mi minore (versione per orchestra d’archi) Allegro – Andantino – Prestissimo – Scherzo Fuga R. Wagner, Idillio di Sigfrido L.v. Beethoven, Triplo concerto in do maggiore per violino, violoncello, pianoforte e orchestra op. 56 Allegro – Largo – Rondò alla polacca G. Verdi – Quartetto
I
l solo, unico Quartetto per archi che porta la firma di Giuseppe Verdi fu scritto nella primavera del 1873 a Napoli, città nella quale il maestro si trovava per seguire gli allestimenti di Don Carlo e Aida. Causa malattia di Teresa Stolz, una delle voci protagoniste, le rappresentazioni subirono un consistente ritardo, tale da consentire a Verdi di dedicarsi a questa partitura cameristica, senz’altro un’eccezione nella storia di una creatività fortemente attirata, com’è noto, dal teatro musicale. Il lavoro ebbe una prima esecuzione molto privata, alla presenza di pochi intimi conoscenti, subito dopo il periodo di lavorazione, ma dovettero trascorrere due anni abbondanti prima della presentazione ufficiale pubblica, avvenuta al Conservatorio di Milano nel dicembre del 1875. L’occasionalità della composizione, il percorso non fluido che condusse l’opera al pubblico, le stesse incertezze dimostrate dall’autore in merito al suo valore e all’opportunità della pubblicazione – alla quale per qualche tempo si sottrasse nonostante le insistenze di Ricordi – ne definiscono l’eccezionalità, in tutti i sensi. E ancor più questa irruzione di Verdi nella musica strumentale da camera appare difficilmente decifrabile alla luce delle sue note opinioni sulle tradizioni europee alle quali il genere del quartetto era per forza di cose associato. Dunque forse un’esplorazione, un esperimento, una sfida che Verdi lancia immettendo elementi del suo mondo sensibile e culturale in una struttura che non gli appartiene con la stessa spontaneità del melodramma. Eppure ne forgia un lavoro solido ed efficace, dove l’ovvia esigenza costruttiva e la tecnica contrappuntistica rivelano un’immaginazione mediata
dal senso drammatico, da un avvicendarsi di “scene” che la riconoscibilità dell’ispirazione verdiana pare proprio confermare, rivelando – ancora una volta, su un terreno così inusuale – una esigenza vitale, irrinunciabile, autentica. Si ringrazia il M° Simone Briatore per l’elaborazione della parte di contrabbasso della versione per orchestra d’archi R. Wagner - Idillio di Sigfrido
I
mmaginazione e realtà s’incrociano sul cammino compositivo del Siegfried Idyll. Attorno al 1870, anno di questo celebre lavoro originalmente concepito per piccolo ensemble (flauto, oboe, due clarinetti, fagotto, due corni, tromba e archi), Richard Wagner (1813-1883) va concludendo la gigantesca elaborazione della Tetralogia. La seconda “giornata”, che consiste nel Siegfried, è avviata da molto tempo, ma proprio sul finire degli anni Sessanta trova compimento. Götterdammerung (Il crepuscolo degli dei) vi seguirà vicinissimo. Negli stessi anni la vita affettiva di Wagner trova momenti di esaltazione: nel giugno del 1869 nasce il terzo figlio Siegfried dall’unione con Cosima (figlia di Liszt e Marie d’Agoult e peraltro già sposata in precedenza con Hans von Bülow), unione che viene regolarizzata da un nuovo matrimonio proprio nell’estate 1870, dopo il divorzio di Cosima da Hans. Questa atmosfera si prolunga nei mesi seguenti ed il mattino di Natale di quello stesso 1870, nel giorno del trentatreesimo compleanno della moglie, Wagner architetta la sorpresa musicale: tredici strumentisti, disposti lungo le scale della loro lussuosa casa settecentesca a Triebschen, sul lago di Lucerna, ricamano l’Idillio di Sigfrido, nel quale vagano motivi attinti al Siegfried in lavorazione (in particolare la scena del Risveglio di Brünnhilde, il duetto d’amore ed il Canto degli uccelli tratti dal secondo e terzo atto) ed una ninnananna popolare tedesca, sulle ali di un’inventiva tenera e gentilmente appassionata, che ha la sua più efficace rappresentazione nella scrittura da camera. Presentato dall’autore in una versione alternativa per orchestra più vasta, a Mannheim nel 1871, il Siegfried Idyll venne pubblicato, dopo molte resistenze, nel 1878, due anni dopo la “prima” di Siegfried a Bayreuth.
L.v. Beethoven – Triplo Concerto op.56
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ebbene considerato da alcuni studiosi un lavoro “minore” o addirittura mal riuscito, il Triplo Concerto per violino, violoncello, pianoforte e orchestra, scritto da Beethoven fra il 1803 e il 1804 rimane un’opera inconfondibile: fu pezzo unico nel catalogo del maestro di Bonn e venne a sperimentare, dopo l’esperienza di tre concerti per pianoforte e orchestra e dopo il lavoro sulla Sinfonia Eroica e su un nutrito elenco di pagine cameristiche una sorta di fusione dei generi. In questa prospettiva si hanno da cogliere il carattere e la fisionomia delle idee che percorrono il Triplo Concerto, nonché lo spirito “mondano” che ne pervade l’ultimo movimento: l’esigenza di dare soluzione ai problemi costruttivi, formali e tecnici, anche riferiti alla necessaria limpidezza di una partitura tanto complessa, sul filo di una comunicativa persino spensierata, spiegano la natura dei temi, la ricchezza inventiva, la brillantezza delle scritture dei tre solisti. Le quali appaiono anch’esse influenzate da fattori contingenti. Va infatti riferito che l’opera, probabilmente commissionata dall’arciduca Rodolfo d’Austria – allievo pianista di Beethoven – venne immaginata per i talenti, alquanto diseguali, dello stesso arciduca e di due suoi stipendiati, il violinista Carl August Seidler ed il violoncellista Anton Kraft, quest’ultimo un autentico virtuoso. Da questo reticolo di elementi trae vita il Triplo Concerto. Un reticolo al quale si deve necessariamente guardare per spiegare talune particolarità come, ad esempio, l’evidenza attribuita al violoncello, spesso utilizzato nel registro acuto, o ancora la scelta di adottare il carattere della allora popolarissima polacca per il finale: il che fa scorgere un Beethoven che dialoga e si compromette con il quotidiano, non indulgendo in improbabili solitudini. Andrea Zaniboni
Trio di Parma
più prestigiosi con le affermazioni al Concorso Internazionale “Vittorio Gui” di Firenze, al Concorso internazionale di musica da camera di Melbourne, al Concorso Ard di Monaco e al Concorso internazionale di musica da camera di Lione. “Premio Abbiati” quale miglior complesso cameristico, nel 1994, il Trio di Parma è invitato dalle più prestigiose istituzioni musicali in Italia e all’estero e collabora con importanti musicisti quali V. Delman, C. Melles, A. Nanut, H. Soudant, P. Vernikov, B. Giuranna, A. Carbonare, E. Brunner. Ha partecipato a numerose registrazioni radiofoniche e televisive per la Rai e per emittenti estere. Ha inciso le opere integrali di Brahms per l’Unicef, di Beethoven, Ravel, Pizzetti e Šostakovič, un cd monografico dedicato a Liszt e la registrazione dal vivo dell’integrale dei Trii di Schumann. Oltre all’impegno didattico costante nei Conservatori di Bologna, Modena e al Mozarteum di Salisburgo, tiene corsi alla Scuola Superiore Internazionale “Trio di Trieste” di Duino, alla Scuola di Musica di Fiesole e alla Fondazione S. Cecilia di Portogruaro. Ivan Rabaglia suona un “Giovanni Battista Guadagnini” (Piacenza, 1744) ed Enrico Bronzi un “Vincenzo Panormo” (Londra, 1775)
Orchestra da Camera di Mantova _ Violini I / Carlo Fabiano*, Filippo Lama*, Grazia Serradimigni, Stefano Biguzzi, Luca Braga, Igor Cantarelli, Carlotta Conrado, Paolo Ghidoni, Amie Weiss Violini II / Aldo Campagnari*, Alessandro Conrado*, Eugjen Gargjola, Renata Spotti, Agnese Tasso, Fabio Ravasi, Marco Bianchi Viole / Massimo Piva*, Maria Antonietta Micheli, Jessica Orlandi, Claudio Cavalletti, Luca Manfredi, Luca Serpini Violoncelli / Paolo Perucchetti*, Michele Ballarini, Gregorio Buti, Federico Bracalente Contrabbassi / Lutz Schumacher*, Giorgio Galvan, Nicola Barbieri Flauto / Roberto Fabiano*
Alberto Miodini, pianoforte Ivan Rabaglia, violino Enrico Bronzi, violoncello
Oboi / Francesco Pomarico*, Roberto Grossi
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Corni / Andrea Leasi*, Maurizio Cavallini
l Trio di Parma si è costituito nel 1990 presso il Conservatorio ‘Arrigo Boito’ e successivamente si è perfezionato con il Trio di Trieste presso la Scuola di musica di Fiesole e l’Accademia Chigiana di Siena. Ha ottenuto i riconoscimenti
Clarinetti / Fabio Valerio*, Stefano Rapetti Fagotti / Andrea Bressan*, Luigi Sabanelli Trombe / Claudio Quintavalla*, Simone Squarzolo Timpani / Athos Bovi* *prima parte