PROSSIMI APPUNTAMENTI
PAROLENOTE Venerdì 29 novembre Mantova, Sala Norlenghi, ore 18.00
Stefano Patuzzi RACCONTA Schumann e Mendelssohn
Conferenza di avvicinamento all’ascolto
Venerdì 15 novembre Mantova, Teatro Bibiena, ore 20.45
Ingresso libero
Quartetto Hermès
Sabato 30 novembre Mantova, Teatro Sociale, ore 20.45
Omer Bouchez, violino Elise Liu, violino Yung-Hsin Chang, viola Anthony Kondo, voloncello
Orchestra di Padova e del Veneto Philippe Graffin, violino Tuomas Rousi, direttore
R. Schumann, Ouverture, Scherzo e Finale in mi maggiore op. 52 R. Schumann, Fantasia per violino e orchestra op. 131 F. Mendelssohn-Bartholdy, Concerto in mi minore per violino e orchestra op. 64
Programma _ F.J. Haydn, Quartetto in fa minore op. 20 n. 5 (Hob.III n.35) Allegro moderato – Minuetto – Adagio – Finale F. Schubert, Quartetto in mi bemolle maggiore D. 87 Allegro moderato – Scherzo – Adagio - Allegro M. Ravel, Quartetto in fa maggiore Allegro moderato – Assez vif. Très rythmé – Très lent Joseph Haydn, Quartetto in fa minore, op. 20 n.5 La storia del quartetto per archi deve molto al contributo di Haydn (se non altro in termini di quantità: una ottantina sono i numeri, eloquenti, del suo catalogo), ed in particolare gli riconosce una forte spinta evolutiva, nella direzione di una riflessività fondata sul dominio delle relazioni fra le singole parti strumentali. Di qui scaturirà un disegno che, con l’andar del tempo, condurrà il quartetto fra le espressioni di una ricerca sempre più influenzata dalla dimensione intellettuale, se non speculativa. L’op.20 realizzata nel corso del 1772 in una sequenza che non è conosciuta, e da cui è estratto il Quartetto in fa minore e, consistette in una serie di 6 denominata Sonnenquartette, Quartetti del Sole secondo l’edizione Hummel del 1779, e rappresenta uno degli esempi emblematici della prima scrittura haydniana per questa formazione: convergenza di sapienza e misura, espressione ed estro, sullo sfondo di quella dimensione colloquiale che definisce il mondo della comunicazione “da camera”. I quattro movimenti di quest’opera illustrano con grande chiarezza non soltanto l’ispirazione alta del maestro austriaco, ma anche la sua ampia visione organizzatrice, la profondità dell’espressione e la concezione di un dettato musicale che oltrepassa con magistrale scioltezza i limiti di funzione dell’intrattenimento. Il primo tempo è dominato da una tinta patetica e da una densità di eloquio che si riflette in viva sensibilità armonica, aperta a concatenazioni inusuali, misura di notevolissima fantasia immaginativa; e del clima d’avvìo risente anche il seguente “Minuetto”, ancora in fa minore, il cui spirito danzante si
tinge di malinconie, rasserenate appena dalla cantabile sezione centrale di “trio”, in fa maggiore. Dopo un fiorito “Adagio” dal respiro sereno e dalle morbide sonorità, il Quartetto trova il suo degno finale in una pagina severa, organizzata in forma di fuga, all’ombra delle esperienze bachiane che sembrano affacciarsi come rimembranze inevitabili. Con questa conclusione, dalla quale emerge anche una citazione della propria Sinfonia “La passione”, Haydn completa una prova dominata dal sapere, dall’ingegno e dall’impegno espressivo. F. Schubert, Quartetto in mi bemolle maggiore D.87 Alfred Einstein nel suo famoso volume su Schubert, trattando dei quartetti giovanili per archi e della loro destinazione contenuta entro la cerchia della famiglia o degli amici, dà per certo che si trattasse dell’”esercizio preferito da lui e dai suoi compagni del convitto”. Possono far fede le numerose prove di questo genere negli anni che vanno dal 1811 al 1813, ultimo di quelli trascorsi allo Stadtkonvikt, “il più importante convitto per borghesi di Vienna” (M. Brown), luogo della prima istruzione di Schubert. I lavori di quel periodo, fra perduti e ritrovati, furono almeno una decina, ed in essi il giovane maestro sperimentò la forma plasmandola ispirato da modelli a lui vicini, senza peraltro ancora dominarla. Il Quartetto in mi bemolle, catalogato anche come op.125 n.1 fu scritto alla fine del 1813, con ogni probabilità dopo la conclusione della Prima Sinfonia, e manifesta una deliziosa seriosità alternata a spunti brillanti. Dopo il delicato “Allegro moderato” iniziale, lo “Scherzo” brevissimo che sta in seconda posizione guarda con evidenza ai taglienti umorismi di Haydn; un meditativo e pacato “Adagio” precede poi un sereno e giocoso “Allegro” conclusivo che conferma l’appartenenza di questo lavoro ad un genere nobilissimo di intrattenimento. M. Ravel, Quartetto in fa Il Quartetto in fa di Maurice Ravel (1875-1937), dedicato a Gabriel Fauré, data 1903. Sei anni prima, nel 1897, Ravel si iscrisse al Conservatorio di Parigi e ne seguì i corsi di pianoforte (Anthiome e Charles de Bériot), contrappunto (Gedalge) e composizione (Fauré). Il Quartetto
per archi rimasto l’unico lavoro di questo genere, venne realizzato fra la fine del 1902 e la primavera dell’anno successivo, cioè poco dopo la sfortunata partecipazione al celebre e storico “Prix de Rome” riservato agli artisti francesi, che nell’edizione del 1901 gli riconobbe un insoddisfacente terzo premio, mentre la vittoria andò ad André Caplet: segnale di un’ancora immatura considerazione dell’arte raveliana. Il primo movimento del Quartetto, che nel marzo del 1904 venne presentato al pubblico dal Quatour Heyman in un concerto della Société Nationale, conobbe i primi giudizi proprio all’interno del Conservatorio, dove andava concludendosi la carriera scolastica di Ravel: “Manca di semplicità” commentò il direttore Théodore Dubois; “penoso” scrisse addirittura, senza tanti complimenti, un anonimo commissario. Ciò nonostante, più tardi Claude Debussy, con il quale Ravel strinse rapporti di reciproca amicizia, all’esame del Quartetto ormai completato consigliò calorosamente “au noms des dieux, de la musique, et au mien” di non effettuare la benché
minima correzione. Mentre ancora scettico si dimostrò lo stesso Fauré al quale la partitura è peraltro dedicata. Se è vero che nel 1903 Ravel aveva già portato a termine pagine significative quali Sites auricolaires per due pianoforti, la Pavane pour une Infante défunte ed i noti Jeux d’eau, ciò chiarisce che, nonostante gli innegabili influssi, l’impressionismo di Debussy è già circostanziato e collocato a distanza. Il linguaggio di Ravel si fa più, e nettamente, “discorsivo” e cerca di mantenere soprattutto un elevato livello di chiarezza formale, ritmica e melodica, mentre l’influenza debussiana si manifesta in effetti ad un grado più esteriore: nella raffinata sensibilità per il suono, e nel senso evocativo delle atmosfere espressive. Il Quartetto in fa, che segue la consueta struttura in quattro tempi, in ogni caso rappresenta l’esempio della raggiunta autonomia del linguaggio musicale francese nei confronti di una tradizione strumentale dominata per lungo tempo dai maestri tedeschi. Andrea Zaniboni
Quartetto Hermès Sincerità, finezza e sensibilità sono i termini che meglio caratterizzano senza alcun dubbio il Quartetto Hermès. Queste qualità, scoperte precocemente da Miguel da Silva e dai quartetti Ravel e Ysaÿe, sono state coltivate e sviluppate da Eberhard Feltz del Quartetto Artemis e dai membri del Quartetto Alban Berg. Come non essere colpiti dalla complicità che lega questi quattro giovani interpreti, dal loro impegno e dalla loro integrità artistica. Nel 2009, dopo solo un anno dalla loro costituzione al Conservatorio di Lione, ricevono il primo premio al Concorso Internazionale di Musica da Camera di Lione, il premio del pubblico e il premio SACEM per la miglior interpretazione dell’opera di Henry Dutilleux “ Ainsi la nuit”. L’incantesimo si rinnova ancora una volta nel 2011 con il primo premio al prestigioso Concorso Internazionale di Ginevra. Nello stesso anno sono premiati dall’Accademia Maurice Ravel e dalla Fondazione Charles Oulmont. Nel novembre del 2012, dopo un percorso già eccellente e una selezione fra 300 candidati da tutto il mondo, i quattro francesi conquistano il primo premio al celebre “Young Concert Artists” di New York, che apre loro le porte dei più importanti palcoscenici americani. Grazie al sostegno della società di orologi svizzera Breguet e all’interno del concorso di Ginevra, il quartetto Hermès ha registrato il loro primo Cd uscito alla fine del 2012 per l’etichetta Nascor con opere di Haydn e Beethoven. Un’ampia tournée americana è prevista per l’autunno 2013 e a seguire, il quartetto si esibirà in tutta Europa. I festivals di Lockenhaus, de l’Orangerie de Sceaux, di Radio France a Montpellier e il crescendo di Berlino li vedranno loro ospiti. Recentemente l’Hermès ha effettuato due tournée di concerti in Egitto e Giappone.