Casa Popolare Bigoni a Pescarenico

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Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura Laboratorio di Storia dell’Architettura II Prof.ssa Maria Antonietta Breda

A.A. 2012/13 Assistente di laboratorio Prof.ssa Barbara Galli

Casa popolare Bigoni a Pescarenico Filippo Luchini Elena Marchini Pietro Pedone Gabriele Secchi Enrico Sterle

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Nella pagina precedente: Giovanni Battista Todeschini, Pescarenico Moderno (particolare) Olio su tela, 69x88 cm Collezione Banca Popolare di Lecco 1937 da: A. Borghi & G. Scotti, Un paesaggio ricreato, Casa editrice Stefanoni, Lecco, 1999


POLITECNICO DI MILANO INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA LABORATORIO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA II A.A. 2012/2013

Casa popolare Bigoni a Pescarenico

Filippo Luchini Elena Marchini Pietro Pedone Gabriele Secchi Enrico Sterle

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INDICE Indice

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Storia di Lecco

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Il rione di Pescarenico

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Vita di Mino Fiocchi

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Storia e caratteri dell’edilizia popolare

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L’esperienza lecchese

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La casa Bigoni nel panorama dell’ediliza popolare lombarda

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Il contesto geografico: la conca di Lecco

APPENDICE

Schede bibliografiche

fotografiche

iconografiche

cartografiche


Cartolina d’epoca (fotografia), vista del porto di Lecco e della Basilica di san Nicolò, da: www.cuginischiantarelli.it


IL CONTESTO GEOGRAFICO: LA CONCA DI LECCO La città di Lecco, capoluogo dell’omonima provincia lombarda, si trova sulla sponda orientale del lago di Lecco, ramo del Lago di Como, e sulla sponda sinistra del fiume Adda. Sorge in una conca delimitata dalle Prealpi ad est e dal lago Lario, nel suo tratto terminale del ramo orientale a ovest, nel punto in cui il Lario finisce e l’Adda riprende il suo corso per poi riallargarsi nel Lago di Garlate. Il territorio comunale, coprente una superficie di circa 45.93 km² 1, è solcato da tre torrenti principali: il Bione, il Gerenzone e il Caldone. L’abitato si adagia dunque in una conca naturale tra i monti Coltigione e San Martino (a nord), il Monte Due Mani, il Pizzo d’Erna e il Resegone (a est), il Magnodeno a sud e il Monte Barro, situato sulla riva destra dell’Adda (a ovest). La distribuzione altimetrica del territorio lecchese varia dai 198 metri s.l.m. nella zona a lago ai 1875 metri s.l.m. del Monte Resegone22, offrendo alla città tre diversi ambiti sia dal punto di vista morfologico che climatico3.

1 da: Wikipedia (it.wikipedia.org/ wiki/Lecco), enciclopedia multimediale. 2 ibidem. 3 La città è idrograficamente segnata dal tratto del fiume Adda in uscita dal ramo orientale del Lago di Como. Vi sono inoltre una serie di torrenti, con relativi affluenti che hanno origine nella fascia montuosa che sovrasta la

Italia settentrionale (foto satellitare), individuazione della posizione di Lecco, da: maps.google.it

Veduta panoramica (foto digitale), vista di Lecco da Nord verso Sud, da: nuke.leucum.eu

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Lecco (foto satellitare), area urbana, fiume e lago, da: maps.google.it

città che sfociano nel golfo di lecco o nel Lago di Garlate. Da nord a sud troviamo il torrente Val Cascee, il torrente Gerenzone e il torrente Caldone (con quattro affluenti chiamati Varigione, Valle di Pieno, Val Boazzo e Grigna), quasi del tutto coperto dal 1965 a casa della costruzione della circonvallazione. Altri torrenti che sfociano sul Lago di Garlate sono il Bione, Il Tuf, il Cif, il Valle di Culigo, il Merla e il Roggia Fornace Lansera. Lecco è circoscritta da una serie di monti che ne delimitano la conca. A Nord si innalza il massiccio del Monte Coltignone, prevalentemente di calcare e dolomia di Esino, affacciando direttamente sulla conca cime meno elevate, come il Monte San Martino, il Monte Melma e il Monte Albano. A Est il gruppo del Resegone domina la città ed è così chiamato a causa dei suoi molteplici denti rocciosi che, visti dall’abitato, lo fanno assomigliare ad una sega di gigantesche dimensioni, il Monte Serada, che domina imponente con le sue propaggini, che sono i Piani d’Erna e il Pian Serada. A Sud-Est, oltre Maggianico, la maggiore elevazione è rappresentata dal Magnodeno. A Ovest si elevano i rilievi collinari estremi della Brianza nord-orientale, tra cui spicca il Monte Barro nel quale è sorto l’omonimo parco regionale a tutela della flora e fauna che custodisce. da: Wikipedia (it.wikipedia.org/wiki/Lecco), enciclopedia multimediale; Provincia di Lecco (www.provincia.lecco.it), sito istituzionale; Comune di Lecco (www.comune.lec10

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STORIA DI LECCO Il primo documento in cui troviamo scritto il nome di Lecco risale all’anno 845 d.C. : prima di tale data le informazioni arrivateci su Lecco sono riferite unicamente all’attività archeologica4. Per tutto il Medioevo Lecco non si identifica in un centro abitato, ma è costituita da tutta la zona compresa tra il lago e la Valsassina che è composta da diversi villaggi. Lecco è quindi un unico abitato policentrico, i diversi rioni sono interdipendenti e ognuno ha una sua specializzazione funzionale ed economica. Lo sviluppo dei rioni lungo il torrente del Gerenzone è determinato dalla necessità di poter utilizzare l’unica fonte di energia disponibile: la forza idraulica. Lecco è saldamente inserita nel sistema produttivo di Milano e sviluppa fiorenti attività siderurgiche oltre alla produzione, su scala protoindustriale, dei panni di lana. Le attività manifatturiere e artigianali sono predominanti. Da una mappa catastale del 17545 si vede come il borgo sia ancora contenuto nelle mura e l’abitato di Pescarenico completamente staccato da Lecco. Nel 17846 l’Imperatore Giuseppe II d’Austria toglie al borgo di Lecco il suo

Lecco con Pescarenico (disegno a penna e acquarello), catasto Teresiano, 1754, in: M. Grandi e I. Moia (a cura di), Dalle origini al borgo murato alla grande Lecco, Libreria Clup, Milano 2001, pp. 54-55

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carattere militare preso nel 13307 con Azzone Visconti che, capendone l’importanza strategica, aveva fatto sorgere un centro di fortificazione a forma triangolare aperto sul Lario e contrassegnato da tre porte. Questo centro è teatro di molte battaglie fino all’arrivo del dominio austriaco, nel 17468, con Maria Teresa d’Austria. Con i provvedimenti di Giuseppe II Lecco si libera delle strutture militari che ne avevano impedito l’espansione. È da questo momento che comincia il cammino di trasformazione da borgo a città. Lecco inizialmente si dilata in direzione del Ponte Visconti fissando un primo confine. Una pianta del 183010 degli agrimensori Perego e Provasi descrive abbastanza precisamente il borgo che avanza. Nel 182911 la popolazione di Lecco è di 12 3.490 abitanti registrando un notevole incremento dall’inizio del secolo, questo aumento è stato determinato in parte dall’apertura nel 182513 del tratto Lecco-Bellano della strada militare dello Stelvio e dello Spulga. Questo nuovo tratto facilita la comunicazione tra Lombardia e Tirolo tramite la Valtellina e lo Stelvio. L’aumento d’importanza di Lecco come nodo di comunicazione influenza positivamente le attività commerciali, la presenza di viaggiatori, il transito di merci provenienti dalla Lombardia e dalle altre regioni dirette in Svizzera

Lecco (foto aerea), veduta della città verso il lago, anni ‘30, in: M. Grandi e I. Moia (a cura di), Dalle origini... op. cit., p. 75

G. C. Perego, Lecco, pianta e veduta, acquatinta, 1830, in: M. Grandi e I. Moia (a cura di), Dalle origini... op. cit.

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Antonio Aragone, Carta della Pieve di Lecco (disegno a penna e acquarello), 1608. Milano, Archivio Storico Diocesano, Visite pastorali, Lecco, vol. 26. Da: M. Grandi e I. Moia (a cura di), Dalle origini... op. cit., p. 49

co.it), sito istituzionale; ScopriLecco (www.scoprilecco.it), sito informativo. 4 Tutte le fortificazioni che occupavano la conca del Lario dal Monte Barro e il Monte di S. Martino divengono, nel IX secolo, sede di una delle più importanti famiglie feudali italiane, i Corradidi, conti di Lecco. Nel 975 muore l’ultimo conte di Lecco ed i suoi possedimenti passano all’arcivescovo di Milano. Nell’XI e XII secolo Lecco è il principale possedimento arcivescovile. Si può dire che la nascita e lo sviluppo del Comune di Lecco si ritrovano nell’ambito della Signoria dell’Arcivescovo di Milano, il dominus del borgo. Lecco, nonostante venga contesa tra Arcivescovo e Impero, mantiene autonomia e importanza politica ed economica e viene definita ‘burgus’ dalla fine del XII secolo. Da uno studio di Aldo Settia sui borghi d’Italia possiamo dire che i borghi hanno le stesse connotazioni giuridiche e socio economiche delle ‘Civitates’ di antica tradizione romana. L’affermarsi del termine burgus coincide con un profondo cambiamento della struttura socioeconomica urbana determinato 12

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e Germania. Nella pianta del 183014 dedicata all’Imperial Regio Delegato Provinciale di Corno si trova, indicata come centro della vita civica, la piazza del Mercato (oggi piazza XX Settembre). L’attuale piazza Cermenati, invece, è il ‘Porto Maggiore’. Dove sorgerà, nel 184415, il teatro della Società c’è una distesa abbandonata di ghiaia. Per la maggior parte del territorio Lecco resta una distesa di verde e boschi dove appaiono le poche abitazioni del Lazzaretto16. L’attuazione del collegamento ferroviario di Lecco con il resto della rete (inizialmente con Bergamo nel 186317 e completata nel 189218) determina nuovi intralci allo sviluppo edilizio della città. Inizialmente, quindi, la costruzione dei binari reca un grave danno allo sviluppo urbanistico e determina uno spostamento dell’urbanizzazione lungo le rive dell’Adda raggiungendo Pescarenico e continuando verso Sud. Nonostante questo, in tempi più recenti, la presenza della rete ferroviaria ha determinato un maggior sviluppo economico grazie alla rapidità e facilità dei trasporti che hanno garantito la crescita dell’attività siderurgica e metallurgica. A Lecco il tipo di costruzione predominante è l’edificio a tre piani con struttura portante in legno e copertura a coppi. L’aumento della popolazione, determinato soprattutto dall’incremento industriale, la crescente aspirazione a vivere in ambienti più sani le condizioni economiche migliori spingono affinchè i terreni ancora utilizzabili tra l’Adda, il lago e la cintura ferroviaria vengano rapidamente coperti di case. L’espansione supera l’ostacolo dei binari e, Pescarenico a sud e Castello a nord-est, finiscono col risultare completamente saldati alla città. Dopo l’unificazione del comune anche i centri più lontani vedono accrescere i loro contatti edilizi e viari. L’unificazione amministrativa dei vari comuni della conca si realizza nel 192319 determinando la necessità di un piano regolatore.

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IL RIONE DI PESCARENICO

«È

Pescarenico una terricciola, sulla riva sinistra dell’Adda, o vogliam dire del lago, poco discosto dal ponte; un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là da tramagli e di reti tese ad asciugare»20. Così Alessandro Manzoni descrive Pescarenico. Del borgo si hanno notizie risalenti agli anni intorno al 130021, quando Gotifredo da Bussero scrive nel suo Liber Notitiæ Sanctorum Mediolani della chiesa di San Gregorio, localizzandola nella zona di Lecco22. Questa chiesa rende possibile supporre che nelle sue immediate vicinanze si sia creato un piccolo centro abitato23. La caratteristica di questo agglomerato è da subito la presenza di gente dedita alla pesca: il piccolo borgo di Pescarenico, quindi, è inizialmente costituito da alcune abitazioni di pescatori, disposte lungo la riva del lago. L’origine del nome Pesca-renico o Pesca-Rena richiamerebbe quindi la tipologia di mansione svolta dalla popolazione del borgo24. Un primo importante cambiamento avviene nella seconda metà del Cinquecento, quando, nel 157625, per volontà del Governatore di Lecco don Giovanni Mendoza, cavaliere di San Jago26, particolarmente legato ai frati cappuccini, viene posata la prima pietra della chiesa alla quale segue un convento a loro dedicato27 entrambi voluti per la posizione particolare della località, sul cammino del pellegrinaggio per Bergamo, Como e Domaso28. Pur essendo il convento costruito vicino alla chiesa di S. Gergorio, questa rimane indipendente dal convento per volere degli stessi cappuccini perché «sendo secolare o de’ secolari, sarebbero col tempo seguite delle liti col clero secolare per jus preteso e per non trovare ragioni per accapigliarsi con quei bricconi di huomini di Pescarenico»29. Successivamente, durante il XVII secolo, si realizza un’espansione urbana verso il suddetto convento e lungo la via Maggiore; in questo periodo inizia anche il processo di realizzazione di nuove strade per collegare il borgo a Lecco, ormai divenuta città, che culmina negli anni 1841-184330 con la realizzazione

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dall’affermazione del regime comunale ed allo sviluppo di un’attività economica su scala preindustriale. È nel XIII secolo che si consolidano le basi del Comune semiurbano di Lecco. Lecco partecipa con i Milanesi alla guerra contro Como ma nella lotta tra Milano e Federico II si schiera dalla parte degli imperiali, nel 1250

Veduta di Pescarenico dal fiume Adda (incisione), Tipografia F.lli Grassi, Lecco 1891. Da L’inaugurazione del monumento ad Alessandro Manzoni in Lecco, in: M. Grandi e I. Moia (a cura di), Lecco: l’ambiente fisico, la città, i borghi, Libreria Clup, Milano, 2002

Giannino Grossi, riproduzione di parte di piazza Era (illustrazione ad acquerello), in: M. Grandi e I. Moia (a cura di), Lecco: l’ambiente... op. cit.

Immagine contemporanea di piazza Era (fotografia), veduta della piazza verso nord, 31 maggio 2013, Pescarenico, Lecco

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viene occupata dai Milanesi e infine nel 1252 firma un documento di sottomissione perpetua all’Arcivescovo ed al Comune di Milano. Successivamente Lecco continua a essere materia di contesa tra Impero e Vescovado restando indipendente nell’ambito dei domini della Chiesa Ambrosiana a cui fa atto di dedizione nel 1320. Nel 1330 Azzone Visconti viene proclamato Signore di Milano e fa ricostruire il castello e le mura distrutti da Matteo nel 1296 e il ponte fortificato sull’Adda: Lecco diventa una importante piazzaforte coinvolta nelle guerre contro i nemici dei Visconti e contro la Repubblica di Venezia. Il territorio lecchese perde ogni effettiva autonomia quando Gian Galeazzo Visconti, alla fine del secolo, diventa duca di Milano. in: M. Grandi e I. Moia (a cura di), Dalle origini al borgo murato alla grande Lecco, Libreria Clup, Milano 2001. 5 M. Grandi e I. Moia (a cura di), Dalle origini... op. cit., pp. 54-55. 6 A. Bonfanti, Il vecchio borgo, Agielle, Lecco 1974, in: M. Grandi e I. Moia (a cura di), Dalle origini... op. cit. 7 ibidem. 8 ibidem. 9 ibidem.

del corso per Bergamo (attuale Corso dei Martiri della Liberazione). Il manufatto oggetto di studio sorge all’estremo sud di piazza Era, nucleo originario di Pescarenico e in passato denominata “Lera” (dal 1740)31 o piazza del pesce. Era luogo di approdo di barche e lavoro della comunità. La piazzetta, che si forma lentamente, è oggi delimitata a nord dalla più antica delle cortine della piazza, costituita dalla loggia-galleria di casa Monti32, importante per essere la casa del torchio da vino. I bassi fabbricati ad est vengono realizzati a partire dal 183033 come ricoveri per le barche, e completati alla fine del secolo; oggi risultano però riadattate ad altri usi o in degrado. Costeggiante il lago, viene ampliata nella seconda metà dell’Ottocento ricavando una zona alberata, e negli ultimi anni del Novecento è oggetto di una riqualificazione che comunque non modifica l’impianto originale. Più avanti questo spazio alberato viene oppresso da rive anonime e inquinate e dalla mole di Casa Bigoni, opera dell’architetto Mino Fiocchi e oggetto del nostro approfondimento. Oggi Pescarenico conta circa cinquemila abitanti34: alle case del borgo si sono affiancati edifici più recenti, risalenti all’Ottocento, come quelli lungo corso Martiri della Liberazione, o ad epoche ancora più vicine ad oggi; la nuova vocazione, essendo la pesca ormai praticata in modo molto marginale, è espressa dalle imprese artigiane e da stabilimenti industriali, come la ICAM e la Metalgraf. L’area del borgo è interamente soggetta a vincolo ambientale ed è oggetto di piano particolareggiato35. Come descrive Angelo Borghi: «Nel piccolo nucleo delle case verso l’Adda si respira l’aria antica, piuttosto che quella di una periferia cittadina. La sua fisionomia è inconfondibilmente legata alla visione della sua breve facciata a specchio sulle acque. la semplicità e la povertà sono parte integrante dell’aspetto dell’abitato. Nell’intrico dei vicoli, che in parte mantengono l’antico nome, si osserva qualche episodio settecentesco e qualche portale. Là dove il pittoresco vicolo Madonnina sfocia su Via Pescatori, accanto a una consunta immagine dipinta dal lecchese Luigi Pizzi (1882-1947), una lapide ricorda Giuseppe Polvara (1884-1950) architetto e fondatore della scuola d’arte Beato Angelico di Milano. Ciò che più caratterizza Pescarenico è l’amalgama di tracce e linguaggi diversi, gli infiniti particolari, i percorsi e l’omogeneità complessiva del paese»36.

Immagine contemporanea di Pescarenico (fotografia), veduta di un incrocio prospiciente il lago, 31 maggio 2013, Pescarenico, Lecco

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VITA DI MINO FIOCCHI Giacomo Fiocchi, detto Mino, nasce a Lecco nel 189337, quinto degli otto figli di Giulio, ragioniere proprietario di una piccola fabbrica di munizioni militari, e Giuseppina Cantù. La famiglia dopo pochi anni si trasferisce a Milano per permettere il proseguimento degli studi ai figli maggiori: nonostante ciò egli rimane molto legato alla sua città natale, dove concentrerà gran parte della sua produzione. Il giovane Mino frequenta il liceo classico Beccaria e partecipa brillantemente alla vita di società, diventando amico di molti figli di neoindustriali, che fanno parte come lui di quella nuova borghesia milanese38. Nel 191139 si iscrive alla Scuola Superiore di Architettura del Politecnico, diretta da Gaetano Moretti. Il conflitto mondiale lo costringe a interrompere gli studi: viene arruolato insieme ad alcuni compagni di università, tra i quali Muzio e Lancia. Vengono mandati in Veneto dove i giovani studenti di architettura hanno la possibilità di studiare le opere di Andrea Palladio. Consegue la laurea al termine della guerra e fonda, insieme agli amici del fronte, un “cenacolo d’arte”, chiamato S. Orsola dal nome della via dove essi si ritrovano. La loro posizione culturale è volta a Ritratto di Mino Fiocchi a 20 anni (fotografia), in: B. Bianchi, M. G. Furlani Marchi, G. progettare seguendo la tradizione classica. Nel 191640, alla morte del padre, i figli Gambirasi, E. Mantero, G. Rigoli, Mino Fiocchi Architetto, Tipolitografia Alfredo Colommaggiori ereditano la direzione della fabbrica mentre l’architetto Fiocchi partecipa bo, Lecco 1986, p. 9 al Consiglio di Amministrazione, cura la grafica pubblicitaria e progetta gli stabilimenti e le case per gli operai. Nel 1921 vince il concorso per il piano regolatore dell’isola Comacina41; inoltre viene incaricato di progettare case di città e di vacanze per amici e parenti. Le sue biografie ci informano che amava lavorare da solo, disegnare a matita e soprattutto studiare con i pastelli non solo le tinte delle facciate, ma anche il colore dei delle aiuole. Le sue opere sono sempre firmate con il motivo della stella che compare nei luoghi più inaspettati; anche l’uso del colore, in accostamenti inusuali, rosso e verde scuro, bianco e giallo, rosa e verde, personalizza le sue architetture42. Mino Fiocchi, Concorso per il Piano dell’Isola Comacina (matita su carta), 1921, Nel 1933 Fiocchi, con gli amici Lancia, Marelli Arch. in: B. Bianchi, M. G. Furlani Marchi, G. Gambirasi, E. Mantero, G. Rigoli, Mino Fiocchi e Serafini progetta una villa di campagna che, con Architetto, Tipolitografia Alfredo Colombo, Lecco 1986, p. 30

Vista della casa di Vico Fiocchi (fotografia), in: B. Bianchi, M. G. Furlani Marchi, G. Gambirasi, E. Mantero, G. Rigoli, Mino Fiocchi Architetto, Tipolitografia Alfredo Colombo, Lecco 1986, p. 47

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Arch. Mino Fiocchi, Progetto di una villa sul lago per la IV Triennale di Monza (matita e pastelli colorati su carta), 1930, in: AA. VV., Mezzo secolo di progetti - Mino Fiocchi Architetto, Grafiche Signorelli, Calvenzano (BG) 1981, p. 48

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Arch. Mino Fiocchi, Pianta e prospetto delle Case Operaie a Belledo (matita su Arch. Mino Fiocchi, Opera-pia “Giulio Fiocchi”, Asilo - Scuola Belledo (china e matita carta), in: AA. VV., Mezzo secolo di progetti - Mino Fiocchi Architetto, Grafiche su carta), in: AA. VV., Mezzo secolo di progetti - Mino Fiocchi Architetto, Grafiche Signorelli, Calvenzano (BG) 1981, p. 48 Signorelli, Calvenzano (BG) 1981, p. 42

Arch. Mino Fiocchi, Schizzi di studio (matita su carta), Si.M.U.L., Sistema Museale Urbano Lecchese, Villa Manzoni, Fondo Mino Fiocchi

Ritratto di Mino Fiocchi (fotografia), Si.M.U.L., Sistema Museale Urbano Lecchese, Villa Manzoni, Fondo Mino Fiocchi

10 G. C. Perego, Lecco, pianta e veduta, acquatinta, 1830, in: M. Grandi e I. Moia (a cura di), Dalle origini... op. cit. 11 A. Bonfanti, Il vecchio borgo, op. cit. 12 ibidem.

altre 32 costruzioni, viene realizzata nel parco antistante il palazzo dell’Arte43. Questo è l’unico lavoro che conosciamo frutto di collaborazione in cui il gruppo abbandona gli schemi classici per cimentarsi in un’opera più moderna, ma pur sempre destinata ad un ceto alto-borghese. In quegli anni l’architetto dà anche un contributo importante al tema dell’abitazione popolare sia sul piano architettonico che stilistico, portando avanti una ricerca che si sviluppa in due filoni, non necessariamente distinti in senso cronologico, ma tendenti a valutare le differenti opzioni e potenzialità provenienti dai diversi argomenti e temi di progetto. Al primo filone, legato ad una certa tradizione “monumentale” dell’architettura residenziale popolare, appartiene la casa costruita per la società Bigoni tra il 1929

e il 193044. La medesima tematica, con un’aderenza ancora più forte ai caratteri dell’insediamento completo (fabbrica e casa) era già stata sviluppata negli stessi anni a fianco della fabbrica di famiglia lungo la salita che porta alla Valsassina: il complesso è un grosso edificio in linea, la cui mole supera anche quella dello stabilimento. Le case operaie costruite a Belledo nel 194945 testimoniano, unitamente ad altre realizzazioni in campo sociale dell’architetto, come l’asilo infantile nello stesso sito, il lungo ed affascinante percorso dell’architettura moderna e residenziale nel tema dell’abitazione popolare e ne costituiscono a Lecco l’esempio più colto tanto nell’impostazione morfologica quanto nell’architettura: certamente un riferimento locale importante per il successivo sviluppo della residenza operaia in tutto il territorio provinciale. Anche le ricerche razionalistiche si intrecciano in modo organico con il tema della residenza, quasi in termini etici: gli esiti della ricerca di Fiocchi sono peraltro originali, quasi ad indicare da un lato una più stretta paternità con i maestri “premoderni” (J. Hoffmann e A. Loos)46, dall’altro a sviluppare una specificità locale del territorio. L’impianto caratteristico di Fiocchi è quindi determinato dallo sviluppo degli studi sulla residenza aggregata a media densità, un filone di ricerca che attraversa tutta l’esperienza europea degli insediamenti residenziali operai nelle città industriali. Negli ultimi anni della sua vita si dedica alla compilazione di un album, ad uso esclusivo della famiglia, contenente i disegni e le foto delle sue opere più significative. Muore ad Appiano Gentile nel 198347.

13 ibidem. 16

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STORIA E CARATTERI DELL’EDILIZIA POPOLARE L’edilizia residenziale popolare, sia pubblica che privata, vede durante tutto il Novecento un periodo di forti dibattiti e discussioni inerenti la propria configurazione spaziale e tipologica. Se da un lato c’è chi sostiene la necessità di inserire questo tipo di edifici in zone urbanizzate quanto mai distanti dal grande centro cittadino e con aspetti il più possibile riconoscibili e distinguibili per la destinazione d’uso cui appartengono, altre correnti di pensiero obiettano considerando opportuno collocare edificazioni di questo tipo in quartieri non completamente estranei al fulcro cittadino. L’urbanità, e il rapporto con essa, diviene un tema di fondamentale rilievo: in particolare si studia quale identità relazionale dovrebbe intrinsecamente avere questa tipologia edilizia. Nonostante i limiti di costi tipici dell’edilizia popolare, tale argomento riesce ad essere approfondito in modo puntuale, dettando metodi e strategie che estendono il mero concetto del costruire un quartiere di tale tipologia ad un’idea fatta di aspetti spaziali, relazionali e umani che ben riassumono la ricerca teorica di questi anni. In particolare, si cerca di promuovere modelli di edifici non rigidamente tagliati su misura, che lascino uno spazio pubblico con funzioni varie tali da permettere al cittadino di crearsi una zona filtro in grado di generare forti interazioni sociali. Ci si orienta quindi verso la costruzione di tipologie di media e alta densità per garantire un tessuto relazionale complementare che unisca le stesse dal punto di vista sociologico. La ricerca di questo secolo è orientata a perseguire un senso di appartenenza verso la propria casa da parte degli stessi occupanti, che si rifletta amplificata sulla città.

«Un

organismo nuovo, proprio della nostra città contemporanea, è andato a formarsi da un secolo a questa parte, per acquistare fisionomia ben definita con caratteri preminenti: l’abitazione collettiva di tipo popolare. Questo nuovo organismo contiene gli elementi fondamentali della casa individuale, ma perfettamente distinto da essa per le finalità e i concetti che lo rivestono, e per il suo modo di organizzarsi. La casa individuale corrisponde ad esigenze più che altro subiettive e si esprime con elementi caratterizzati dalla libertà di scelta. Così non è per la casa del popolo, che come organismo è sintesi di fat-

14 G. C. Perego, Lecco... op. cit. 15 A. Bonfanti, Il vecchio borgo, op. cit. 16 ibidem. 17 C. Della Valle, Lecco e il suo territorio. Studio antropogeografico, Memorie della Società Geografica Italiana, Vol. XXI, Società Geografica Italiana, Roma 1954, in: M. Grandi e I. Moia (a cura di), Dalle origini... op. cit. 18 ibidem. 19 ibidem. 20 A. Manzoni, I promessi sposi, cap. IV 21 U. Pozzoli, E’ Pescarenico una terriciola, in “All’ombra del Resegone”, 1930 22 ibidem: «Dunque, bisogna sapere che al principio del 1300 esisteva a Pescarenico una chiesa di San Gregorio. Lo dice chiaramente Goffredo da Bussero, elencando le chiese dedicate nella diocesi di Milano a questo santo: Leuco, ecclesia sancti Gregorij. Poiché noi sappiamo che allora Lecco voleva dire gran parte della costiera, non fatichiamo gran che a indovinare che la chiesa nominata da Goffredo è precisamente quella che ancora, almeno a qualche modo che accanto alla parrocchiale di Pescarenico.» 23 A. Gilardi, Pescarenico e il suo con-

F. Albini, I. Gardella, G. Minoletti, G. Pagano, G. Palanti, G. Predavan, G. Morano, Progetto di piano regolatore per la zona Sempione-Fiera a Milano, 1938, in: R. Pugliesi, La casa popolare in Lombardia 1903-2003, Grafiche Dessì, Riva presso Chieri (TO), 2005, p. 86

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F. Albini, I. Gardella, G. Minoletti, G. Pagano, G. Palanti, G. Predavan, G. Morano, Progetto di piano regolatore per la zona Sempione-Fiera a Milano, 1938, in: R. Pugliesi, La casa popolare in Lombardia 1903-2003, Grafiche Dessì, Riva presso Chieri (TO), 2005, p. 86

vento, Premiata Scuola Tipografica dell’Orfanotrofio dell’Opera Don Luigi Guanella, Lecco, 1935, pp. 10-11: «Pescarenico, allora, contava dodici fuochi, e non più di sessanta anime formavano il complesso della sua popolazione. Popolazione, s’è detto, di pescatori, rotti da mane la sera alle incerte fatiche del lago senz’altra risorsa o guadagno che non fosser quelli di una buona pesca e di un colpo di fortuna nei fondigli del fiume. Nei secoli, gravi di eventi o no, il piccolo paese non aveva mai avuto vita propria, non aveva mai contato su se stesso, fuso e congiunto com’era, politicamente e amministrativamente, alle sorti e

tori obbiettivi, definibili per a loro necessità e precisabili dal generalizzarsi di pochi elementi caratteristici. D’altra parte, mentre l’abitazione individuale è in se stessa completamente definita, l’abitazione popolare non ha valore come unità, ma come cellula facente parte di un organismo collettivo più complesso [...]. La casa popolare è organismo moderno, perché è di oggi il bisogno di organizzare il popolo in edifici appropriati, che lo traggano dalle oscure e malsane abitazioni, dove da secoli lontanissimi ha vissuto, per dargli un minimo di benessere corrispondente alle esigenze etiche del nostro tempo[…]»48.

Vi sono quindi delle opere imprescindibili dall’evoluzione della concezione e costruzione delle case popolari che, attraverso le loro caratteristiche architettoniche, materiche e distributive, hanno permesso lo sviluppo di questo tipo di edilizia in Europa così come nel lecchese. Fondamentale è l’influsso delle esperienze inglesi del dopoguerra, che in questo momento si vanno diffondendo. Il modello tipologico elementare potrebbe essere ricercato nel quartiere Kief Hoek di J. P. Oud49. Un atrio-scala al piano terra disimpegna un salotto con annessa grande cucina e uno spazio di deposito che si affaccia sull’orto-giardino; al piano superiore si trovano un piccolo servizio e due o tre grandi stanze da letto, con la possibilità di varie soluzioni per lo stesso spazio. Le unità tipologiche sono aggregate a formare una sorta di semicorte, in cui lo spazio centrale ha valore di spazio collettivo e d’incontro, mentre orti e giardini si sviluppano sul retro. In sintesi si tratta di una tipologia di grande generosità, in grado di accogliere anche oggi, senza modifiche rilevanti, le esigenze trasformative

Jacobus Johannes Pieter Oud, Planimetria del quartiere Kiefhoek, in: B. Gravagnuolo, La progettazione urbana in Europa 1750-1960, Bari-Roma 1994, in: ALER, L’edilizia popolare in provincia di Lecco, Editoria grafica Colombo, Lecco, 2002 p. 211

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che si accompagnano alle mutate situazioni sociali. L’interesse per la qualità degli ambienti interni e la realizzazione di un nuovo concetto di distribuzione e comunicazione sono al centro di quest’opera che diventa quindi modello organizzativo. I caratteri architettonici sono di grande compattezza e serenità: alla chiarezza dei riferimenti a Hoffmann, a Loss, e più in generale a quelle architetture viennesi cui Fiocchi riconosceva una certa analogia con la condizione economica e morale di Lecco50, si aggiunge un’inflessione verso il monumentalismo, una grande attenzione ai materiali alle tecniche costruttive, che fanno di questa architettura un caposaldo per la progettazione successiva e contemporanea. Un ulteriore riferimento colto è nel tono generale dei quartieri residenziali Etats Units di Tony Ganier a Lione51. I tipi edilizi consistono in corpi in linea con scale appaiate; lo zoccolo delle costruzioni è in pietra naturale e alcune soluzioni rappresentano elementi innovativi, come le logge, che verranno spesso reimpiegati per massimizzare l’utilità degli spazi in alloggi di dimensioni modeste.

L’ESPERIENZA LECCHESE

alle vicende del borgo. Il qual Borgo, diciamo pure, non si preoccupava affatto delle poche casucce aggruppate sul greto del fiume; non infieriva con le imposte, non importunava ma, neppure, voleva essere importunato da “gente meccanica e di piccol affare”.» Mancano così episodi e storie di giorni lontani che riguardano Pescarenico. Bisogna attraversare i secoli anteriori al mille e scendere al trecento, quando con Goffredo Da Bussero, fu edificata la chiesuola di San Gregorio e Pescarenico assurse il grado di frazione, debitamente annoverata fra i “Loci Burgi Leuci” i pochi resti della quale sono situati vicino all’attuale chiesa parrocchiale. 24 A. Borghi, Pescarenico e il convento dei Cappuccini, Editrice Stefanoni, Lecco, 1983, pp. 3-5, 13-18: «L’agglomerato è antico. Nel secolo XIV era una vicinanza di Lecco obbligata a consegnare per la vendita ogni giorno di Quaresima 12 libbre di pesce fresco alla pescheria comunale. Il diritto sulle acque era infatti comunale e dal ponte di Lecco a Barco la pesca spettava esclusivamente alla comunità di Pescarenico. La pesca era esercitata in vari modi, anche con arnesi fissi come le gueglie, grandi trappole a forma di V controcorrente in cui i pesci si incuneavano; o i legnari [...]. La pesca

Il tema della casa popolare a Lecco, sebbene legato alla tradizione del luogo e ai suoi riferimenti con la tradizione lombarda, riesce comunque ad avere una propria autonomia e identità. Sono due gli aspetti importanti che distinguono Lecco dal panorama tradizionale italiano: in primo luogo l’importanza dell’imprenditorialità siderurgica, che avvicina Lecco ai problemi delle città industrializzate d’Europa, determina una precocità del problema insediativo; in secondo luogo, i fattori morfologici e paesaggisti impongono un determinato orientamento nelle ricerche tipologiche diverso da quello del contesto lombardo. Studiando in generale il periodo iniziale si possono distinguere due contrapposte realtà che contrassegnano l’edilizia operaia in tutta Europa: le mietkaserne, l’infittimento dei modelli residenziali della città borghese, e il quartiere suburbano a bassa densità, derivante dalla tradizione della città-giardino DENSITÀ DELLA POPOLAZIONE DI LECCO ALLE DATE DI 12 RILEVAMENTI in una visione anti-urbana. Per quanto riguarda Lecco, nello Ex territorio del comune Attuale territorio Anno di specifico, è difficile ricercare una di Lecco (con Pescarenico) comunale unificato rilevamento 2 tipologia precisa: i quartieri di N. abitanti N. ab. / km2 N. abitanti N. ab. / km abitazione intensiva sono di fat1808 1.629 936 6.966 152 to il contributo alla costruzione 1839 3.906 2.245 11.043 241 della città della città operaia e dell’infrastruttura ferroviaria che 1854 5.192 2.984 13.718 299 lo attraversa, ma anche di quella 1861 6.285 3.612 16.028 349 artigianale e dei servizi ed espri1871 7.494 4.307 18.083 394 mono, nei limiti, un significativo obiettivo di integrazione. 1881 8.285 4.762 19.964 435 Uno dei primi interventi di 1901 10.352 5.891 25.191 549 edilizia spontanea popolare lecchese è appunto il complesso di 1911 12.329 7.086 30.020 654 abitazioni per i dipendenti della 1921 13.085 7.520 31.044 676 ferrovia del 190852, ancora oggi 1931 13.190 7.580 33.557 731 esistente ai piedi della cima Antimedale nella zona del Roccolo: nell’opera si ritrovano elementi formali delle garden towns con

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Variazioni della densità della popolazione del comune di Lecco, da: C. Della Valle, Lecco, il suo territorio. Studio antropogeografico, Roma 1954. In: ALER, L’edilizia popolare in provincia di Lecco, Editoria grafica Colombo, Lecco 2002.

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l’insistenza di una tipologia e un rapporto morfologico che tendono a separarsi creando un quartiere, non isolato, ma più appartato che riesce efficacemente a interpretare i caratteri ambientali predominanti del luogo. A questo seguono altri interventi di tale tipologia condotti dalla “Cooperativa case popolari” tra i quali i più noti sono sicuramente le iniziative intraprese nella località di Bione e quelle collocate lungo il corso tracciato tra il vecchio nucleo di Pescarenico (il limite di espansione urbana della città) e il comune di Maggianico. Altri esempi di interventi popolari della zona, dal 1926 al 193953, sono le “Case del povero” della ditta Locatelli Mattia54: quattro abitazioni Vista delle “case del povero” a Pescarenico, in: ALER, L’edilizia popolare in provincia di Lecco, Editoria grafica Colombo, Lecco, 2002 p. 36 ubicate in un’area estremamente peera la fonte principale di reddito: al riferica anche rispetto all’abitato di Pescarenico, in una situazione di isolamento. Di principio del secolo scorso si portavadiversa concezione e collocazione sono invece le “Case del fascio”, anch’esse con no circa 30 quintali di pesce la settimana ai mercati di Milano, Bergamo e caratteristiche di case popolari, realizzate nello stesso periodo ma a ridosso del Brescia. Ma scriveva Cesare Cantù nel nucleo del borgo antico di Castello, su ambo i lati dell’attuale Via Vercelloni. 1859: “Povera la vita del pescatore! La necessità di Lecco di avere delle abitazioni organizzate in quartieri opeDistinto fra gli altri per sudiceria e verai nasce quando le fabbriche manifatturiere, industriali e artigianali delle zone stir strambellato, la sua sussistenza dipende dal vento e dal tempo”. Len- limitrofe riempiono progressivamente l’intera scena dell’economia e della società tamente, l’orto, la vigna, poi il gelso, lecchese necessitando di un numero sempre maggiore di lavoratori; è del 190655 poi la filanda, la cereria scompaiono, le fabbriche assorbono il faticoso lavoro, lasciando la pesca ai tempi ridotti e a poche persone.»

il discorso che Carlo Della Valle, figura assai rilevante nella fazione socialista lecchese, tiene per spiegare e convincere del crescente fabbisogno delle medesime nel territorio. È l’anno seguente quando il sindaco e ingegnere Giuseppe Ongania comunica che la Giunta comunale, in occasione della crescente scarsità di abitazioni, ha deciso di intraprendere la costruzione di case a basso costo; questa soluzione è in un primo tempo accettata dal consiglio, ed in effetti si comincia a discutere sul terreno dove si potrebbe iniziare l’attività edilizia. Abbandonata l’ipotesi del fondo comunale del Lazzaretto per motivi di carattere politico, la scelta ricade su un terreno a Pescarenico dove, in un primo tempo, si era espansa la zona industriale, ma che ora, 200 anni dopo, era in effetti una zona quasi Vista delle case del ferroviere, in: G. Amigoni, Lecco 1900 un saluto in cartolina, Calolziocorte 1994. In: ALER, centrale. Tale scelta è sostenuta in L’edilizia popolare in provincia di Lecco, Editoria grafica Colombo, Lecco, 2002 p. 32 20

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25 U. Pozzoli, E’ Pescarenico una terricciola… op. cit. in: Lecco: L’ambiente fisico, la città…op. cit. 26 ibidem: «La storia del convento è una faccenda di diversi secoli, ma tutt’altro che difficile da raccontare, dal momento che nel 1718 Frate Bernardo di Acquate, predicatore Cappuccino, raccolse tutte le informazioni che poté trovare intorno alla fabbrica del convento e diede loro forma di Cronichetta.» 27 ibidem: «Dopo la chiesa fu costruito il convento, dapprima riuscito povero, basso e piccolo, ma poi ampliato sotto diversi guardiani. Si poté allora sistemare il claustro, il dormitorio, il refettorio, la cucina, la stanza dei boccali etc…»

Vista dell’edificio in via Lazzaretto, in: ALER, L’edilizia popolare in provincia di Lecco, Editoria grafica Colombo, Lecco, 2002 p. 37

particolare dallo stesso sindaco Ongania, che dopo il cambiamento di decisione del consiglio, interpretato come un atto di sfiducia, decide di presentare le sue dimissioni56. Ma è lo stesso consiglio a revocarle, in un secondo momento: tornato in carica, Ongania dichiara la necessità di collaborare con gli industriali della zona di Pescarenico per dare avvio a una proposta di tipo misto pubblico-privato. Di nuovo però il consiglio non aderisce all’iniziativa proposta dal sindaco e continua senza compromessi per proprio conto, acquistando interamente a sue spese il terreno su cui si darà inizio alle costruzioni. Tra le testimonianze storiche dell’epoca, emblematiche sono le notizie relative alla festa di inaugurazione delle prime case popolari di Lecco che collocano tale manifestazione nell’anno 191057. Per quanto attiene invece le notizie principali di carattere legislativo di inizio secolo all’interno del Comune, si ricorda il primo testo unico del 27 febbraio 190858, contenente norme in materia di case popolari ed economiche, con la grande e sostanziale novità dell’autorizzazione agli istituti di credito, alle società di assicurazioni e agli enti previdenziali e assistenziali a concedere crediti per la costruzione o

28 ibidem: «Ma ecco che un bel giorno del 1575 si sente dire che il governatore di Lecco, Don Giovanni Mendoza, signor di gran nobiltà e cavaliere di S. Jago divotissimo e affezionato assai ai Cappuccini si è fissato in testa l’idea di accontentare i frati che desiderano fabbricare un convento nella fortezza da Lecco, per avere un luogo dove alloggiare allorchè passano dal borgo nei frequenti viaggi da Bergamo ai conventi di Como e di Domaso.» 29 ibidem: «Finalmente, quando tutto fu a posto, si cercò e si trovò il tempo di litigare con quei di Pescarenico, gente da tenere alla larga, perché capace di entrare in cucina a servirsi la colazione senza nemmeno chiedere il permesso stabilito dalla buona creanza. [...] Ma con gli uomini di Pescarenico, la questione più grossa fu certamente quella del campanile. Si voleva costru-

Vista delle “case del fascio”, in: ALER, L’edilizia popolare in provincia di Lecco, Vista delle “case del fascio”, in: ALER, L’edilizia popolare in provincia di Lecco, Editoria grafica Colombo, Lecco, 2002 p. 36 Editoria grafica Colombo, Lecco, 2002 p. 36

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ire un campanile che servisse per la comunità, visto che quello triangolare del convento serviva soltanto ai frati; e si decise di costruirlo attaccandosi un pochino alla fabbrica del convento, confinante con la chiesa di San Gregorio. Naturalmente il guardiano protestò, in nome del diritto di proprietà; ma quei di Pescarenico fecero orecchi da mercante e tirarono su pian piano la loro torre campanaria» 30 ibidem. 31 A. Borghi, Pescarenico e il convento… op. cit.: «Il nucleo originario si trovava dunque sulla piazzetta del Pesce, tra vicolo Fossato e vicolo Rizzo. [...] La bellissima piazza era dal 1740 Lera, dizione locale derivata da “aia”, intesa come zona di approdo delle barche e di lavoro.» 32 idem, Il lago di Lecco e le Valli, Cattaneo Editore, Oggiono (LC) 1999, pp. 162-163. 33 ibidem. 34 ibidem, Pescarenico e il convento… op. cit. 35 ibidem; Comune di Lecco (www.comune.lecco.it), sito istituzionale. 36 A. Borghi, Pescarenico e il convento… op. cit.

l’acquisto di case popolari59. Di più recente periodo è l’attività edilizia lombardo-milanese tra il 1925 e il 193060, caratterizzata da un’intensa programmazione nel campo delle costruzioni61, mette tra l’altro in evidenza i divergenti filoni tipologici che sono nati in questi anni. Se da un lato vengono considerati popolari anche i fabbricati per il ceto medio, sia per uso proprio sia destinati a cessione o affitto, sostenuti dalle direttive del regime, dall’altro si assiste all’edificazione di interi abitati “ultrapopolari”, destinati alle classi meno abbienti. Le differenze di soluzione sono facilmente riconoscibili nelle variazioni volumetriche, soprattutto in riferimento al tentativo di eliminaVista dell’edificio all’incrocio tra viale Turati e via Belvedere, in: re quel carattere di uniformità che si ALER, L’edilizia popolare in provincia di Lecco, Editoria grafica può percepire dall’esterno. All’inter- Colombo, Lecco, 2002 p. 41 no, questa diversità si può osservare soprattutto nella dotazioni del servizio igienico: se un’abitazione è connotata da un disimpegno che lo precede ed al suo interno trova spazio una vasca da bagno, si può con certezza affermare che quell’unità immobiliare non sarà destinata ad una classe impiegatizia nella quale sono invece ininfluenti le differenze di taglio. Il linguaggio formale dell’edificio si rileva anche dai dettagli, di pregio in presenza di una maggior ricchezza: fronti verso strada più rifiniti, decorazione dei paramenti di facciata, l’uso del metallo in sostituzione al cemento decorativo per mensole e parapetti degli aggetti.

37 B. Bianchi, M. G. Furlani Marchi, G. Gambirasi, E. Mantero, G. Rigoli, Mino Fiocchi architetto, Tipolitografia Alfredo Colombo, Lecco 1986, p. 10. 38 ibidem, p. 11. 39 ibidem. 40 ibidem. 41 ibidem. 42 ibidem. 43 ibidem. 44 ALER, L’edilizia popolare in provincia di Lecco, Editoria grafica Colombo, Lecco, 2002 p. 201 45 ibidem, p. 202. 46 ibidem. 22

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Inaugurazione delle case popolari al Bione, 7 maggio 1911, Bione, Lecco, in: ALER, L’edilizia popolare in provincia di Lecco, Editoria grafica Colombo, Lecco, 2002 p. 32

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Il progresso dell’edilizia popolare, strettamente correlato al percorso di Fiocchi, richiede però l’analisi di un altro caposaldo, concettuale e reale, dell’edilizia popolare lecchese, nei suoi contenuti, nell’ideologia formativa, negli esiti e nelle influenze sulla struttura urbana. È quindi necessario fare un passo indietro per esaminare il contesto culturale e ideologico cui si deve la realizzazione del quartiere Italo Balbo in Via Monte Grappa. Gli studi per il progetto urbano iniziano nel 1932 e terminano solo nel 195462. L’intervento costituisce un riferimento significativo, sia per i caratteri intrinseci dell’insediamento sul piano morfologico, tipologico e architettonico, sia perchè correlato ad una costruzione “logica” e ad una visione politica non banale del rapporto con la costruzione della città. Nel 193363 viene infatti inaugurata la strada circonvallazione, coincidente con la direttrice alta della Valsassina. L’importanza di questo percorso viene colta dall’I.C.A.P. di Como che lo fa diventare punto di partenza per una nuova fase di urbanizzazione nei pressi di insediamenti industriali pre-esistenti; questo è un tema tanto coraggioso allora, quanto ancora oggi in grado di costituire un elemento di qualificazione in prospettiva. Il tema di fondo del quartiere autosufficiente, di retaggio illuminista-razionalista si sovrappone alla combinazione di numerose influenze: le teorie razionaliste dell’organizzazione dello spazio, la tradizione del quartiere industriale, una certa monumentalità o stile classicheggiante cui non è certamente estranea l’architettura del ventennio fascista. Rispetto ai riferimenti milanesi, il quartiere presenta una morfologia più articolata, una scala più consapevole della diversa dimensione e spazi pubblici aperti verso l’esterno, in modo da creare un riferimento di quartiere. Alcuni elementi iniziano a costituire una specificità materica degli insediamenti lecchesi, in cui è leggibile il tentativo di costruire un lessico autonomo, volto ad avvalorare anche i caratteri in evoluzione di un’architettura attenta al paesaggio, anzichè declinare unicamente i paradigmi dei più ampi riferimenti urbani delle città maggiori. Le influenze dell’architettura razionale, in particolare quelle più dirette determinate dall’analogia con i quartieri dei razionalisti milanesi risultano più evidenti nel cosiddetto Villaggio Nuovo, insediamenti che sorgono a partire dal 195064. I volumi di questo complesso sono semplici e ripetuti, basati su un corpo

Assonometria del quartiere Balbo, in: Aloisio Bonfanti, Dal vecchio borgo alla grande Lecco, Editoria Grafiche Colombo, Valmadrera (LC) 2007

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doppio; gli alloggi sono articolati in quattro tipologie fondamentali ed alcune varianti in base al corpo di fabbrica. Si inizia a notare una maggiore attenzione all’articolazione interna dell’alloggio, ai rapporti di percorrenza, posizione e soleggiamento. In conclusione si può affermare che il Villaggio Nuovo costituisca un documento esemplare, anche se tardo, di ricerca razionalista all’interno del tema dell’abitazione e, al pari del quartiere Italo Balbo, meritevole di attenzione come documento locale di architettura.

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47 B. Bianchi, M. G. Furlani Marchi, G. Gambirasi, E. Mantero, G. Rigoli, Mino Fiocchi... op. cit. 48 G. Samonà, La casa popolare, 1935, in: R. Pugliesi, La casa popolare in Lombardia 1903-2003, Grafiche Dessì, Riva presso Chieri (TO) 2005, p. 71 49 ALER, L’edilizia popolare... op. cit., p. 203 50 ibidem. 51 ibidem, p. 51. 52 ibidem, p. 99. 53 ibidem, p. 30. 54 A. Bonfanti, Dal vecchio Borgo alla Grande Lecco, Editoria Grafiche Colombo, Valmadrera (LC) 2007, p. 72. 55 G. Rigamonti, La vita di Lecco dal 1882 al 1913, ne “Il Resegone”, in: ALER, L’edilizia residenziale… op. cit., p. 32. 56 ALER, L’edilizia popolare... op. cit., p. 29. 57 ibidem, p. 34. 58 ibidem, p. 35. 59 ibidem. 60 R. Pugliesi, La casa popolare... op. cit., p. 69. 61 «A Milano […] vennero costruiti 38.258 locali con una media di 6.375 locali per anno, cosicché alla fine del 1930 la consistenza patrimoniale dell’istituto veniva portata a 50.020 vani su un’area complessiva (coperta e scoperta) di 782.671 mq. e una popolazione di 59.858 inquilini». A. Lodola, La Storia degli Istituti, in “Edilizia popolare” n°4, maggio 1955, p.39, in: R. Pugliesi, La casa popolare... op. cit., p. 77. 62 ALER, L’edilizia popolare... op. cit., pp. 203-204 63 ibidem, p. 204. 64 ibidem, p. 205.

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Immagine contemporanea delle Case Popolari Bigoni (fotografia), fornice centrale d’ingresso, 31 maggio 2013, Pescarenico, Lecco

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LA CASA BIGONI NEL PANORAMA DELL’EDILIZIA POPOLARE LOMBARDA L’edificio oggetto di studio si pone nella prima fase della produzione architettonica di Mino Fiocchi; esso esprime un legame con l’architettura “monumentale”, ben rappresentato dalle scelte di simmetria e di composizione dei volumi, che da una parte fa riferimento agli episodi precedenti di edilizia popolare nell’ambito milanese e torinese65, ma è senz’altro mediato dall’esperienza dell’architetto nell’in- 65 ibidem, p. 203. terpretare le relazioni ambientali, maturata nella progettazione di rifugi montani e 66 ibidem, p. 203 ville. Lo studio della poetica di Hoffmann66 da parte dell’autore si accompagna ad un linguaggio composto da elementi classici: tipico è l’impiego di volumi laterali aggettanti, che richiamano i concetti di proporzione e composizione delle masse. Affacciata sulle sponde del fiume Adda, all’epoca della realizzazione unico elemento di riferimento, che costeggia tutto l’antico rione lecchese di Pescarenico, casa Bigoni si impone sulle altre costruzioni, distinguendosi dalle basse case di borgata. La mole stereometrica del palazzo, costituito da un corpo prismatico su cui svettano quattro volumi e svariati comignoli, domina la piazza del borgo, non escludendola, ma proiettandosi in essa mediante i due corpi laterali aggettanti che tentano di ricostituire lo spazio comune tramite un accenno di corte in corrispondenza del prospetto principale. Lo sviluppo formale dell’edificio risuona di influenze dei palazzi rinascimentali francesi, in cui spesso il volume termina con due bracci 67 R. Pugliesi, La casa popolare... op. proiettati in avanti ad abbracciare il giardino. La realizzazione di una o più corti cit., pp. 50-51. quali luoghi di socializzazione si ritrova negli interventi del primo ventennio del Novecento dei quartieri Malpensata67 e Zognina68 a Bergamo, dove la disposizione dei 68 ibidem, pp. 56-57. corpi di fabbrica concorre alla definizione di ampi cortili; altro esempio, sebbene su 69 ibidem, pp. 96-97. scala diversa, è il quartiere Carnovali del 1927-2869, in cui gli edifici residenziali ad alta densità per gli operai sono allineati a creare una corte centrale, estremamente permeabile in tutte le direzioni. Il prospetto posteriore denota la volontà dell’architetto di curare ogni parte dell’opera: un leggero aggetto nella parte centrale, su cui è posto un volume raccordato ad esso tramite due elementi curvilinei e sormontato da un timpano, è sottolineato da due acroteri che ne definiscono gli estremi in copertura e conferisce movimento alla facciata. L’edificio si relaziona al terreno tramite un basamento in conci di pietra grigia che si estende per tutto il perimetro; al di sopra di questo trovano posto delle fenditure Luigi Bergonzo, Planimetria generale di progetto delle residenze degli operai del quartiere Zognina a Bergamo, in: R. Pugliesi, La casa popolare in Lombardia 1903-2003, orizzontali con cadenza ritmica. La dimensione lon- Grafiche Dessì, Riva presso Chieri (TO), 2005, p. 56

Giulio Paleni, E. Mattioli, Planimetria generale di progetto delle residenze Giacomo Frizzoni, Luigi Bergonzo, Istituto autonomo per le case popolari della provindegli operai del quartiere Carnovali, in: R. Pugliesi, La casa popolare in Lom- cia di Bergamo, planimetria generale quartiere Malpensata, in: R. Pugliesi, La casa bardia 1903-2003, Grafiche Dessì, Riva presso Chieri (TO), 2005, p. 96 popolare in Lombardia 1903-2003, Grafiche Dessì, Riva presso Chieri (TO), 2005, p. 50

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Immagine contemporanea delle Case Popolari Bigoni (fotografia), prospetto posteriore, 31 maggio 2013, Pescarenico, Lecco

Immagine contemporanea delle Case Popolari Bigoni (fotografia), dettaglio delle finestre al piano terra, 31 maggio 2013, Pescarenico, Lecco

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gitudinale del prospetto viene sottolineata inoltre da una fascia marcapiano di colore bianco, corrispondente al davanzale delle finestre del terzo piano, e dal cornicione che segna il passaggio dalla parete alla copertura a falde in coppi. L’ingresso è demandato da un unico portale poligonale disposto assialmente rispetto alla facciata e decorato con stipiti in pietra; anche le finestre rispettano la disposizione assiale, e mentre al piano terra sono schermate da una griglia e sono tutte della stessa dimensione, ai piani superiori si presentano in due tipologie, disposte a creare un preciso motivo geometrico nella parte centrale, delle quali quelle a tutta altezza presentano una balaustra in ferro ed entrambe sono abbinate a persiane verdi; unica eccezione nel volume centrale al quarto piano, in asse con il portale, è un balcone. Le aperture sono organizzate in quindici colonne ad interasse variabile ma speculare rispetto al centro della facciata. In secondo piano le due ali delimitano verticalmente l’edificio, mostrando il loro fronte senza aperture trattato superficialmente con intonaco rosa, che caratterizza le pareti esterne dell’intero fabbricato. Spostandosi verso i prospetti laterali, costituenti i due lati corti dell’ideale volume monolitico, la trama geometrica dei tracciati modulari rimane immutata. Volumetricamente la facciata è suddivisa in due ambiti, uno più basso e leggermente arretrato, di continuazione del prospetto posteriore, e uno più alto e in aggetto, che va a costituire una delle ali del prospetto frontale: quest’ultimo presenta inoltre una differenza di profondità che porta la porzione centrale del prospetto ad essere leggermente aggettante rispetto ai corpi d’angolo. La copertura segue l’andamento sfalsato dei volumi e mantiene il rivestimento in coppi oltre che la geometria a falda e i corpi prismatici dei comignoli. Rimangono il basamento in conci di pietra e la fascia marcapiano corrispondente al davanzale del terzo piano, ma se ne aggiunge una, di uguale fattura, nel corpo più alto e aggettante, all’altezza del solaio tra il terzo e il quarto piano; il cornicione di coronamento del volume emergente si differenzia da quello della parte più

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Immagine contemporanea delle Case Popolari Bigoni (fotografia), uno dei corpi laterali aggettanti, 31 maggio 2013, Pescarenico, Lecco

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Immagine contemporanea delle Case Popolari Bigoni (fotografia), prospetto principale con fornici d’ingresso, 31 maggio 2013, Pescarenico, Lecco

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bassa, venendo trattato nello stesso modo delle fasce marcapiano. Le aperture sono di quattro tipologie, tre delle quali già presenti nel prospetto posteriore, a cui si aggiunge la finestra dei servizi, più piccola e caratterizzata da un’imbotte rettangolare lobata sui lati brevi: si nota che tale finestra è riportata esclusivamente sui prospetti laterali dell’edificio. Mantenendo l’incolonnamento, le aperture sono disposte in sei intervalli verticali, tre per ogni ambito, in cui il terzo di ognuno corrisponde a quelle più piccole. Concludono i due incolonnamenti principali del volume aggettante delle nicchie rettangolari immediatamente al di sotto del cornicione. L’opera trova la sua massima espressione architettonica nel prospetto rivolto su piazza Era: dal volume principale si differenziano tre corpi, due dei quali si impongono con la loro altezza e contemporaneamente avvolgono lo spazio antistante l’edificio, a suggerire un’idea di corte, mentre quello centrale retrocede leggermente rispetto al filo di facciata, accompagnando il movimento del volume mediano del prospetto posteriore, e come quest’ultimo presenta un blocco emergente assialmente disposto e culminante con un timpano. L’apparato decorativo di questo fronte si mantiene coerente: si trova ancora il basamento in pietra e le due fasce marcapiano, che proseguono quelle dei prospetti laterali, ricalcandone colore e fattura. A partire dai cornicioni si sviluppa la copertura in coppi, a una falda nel corpo centrale e

Immagine contemporanea delle Case Popolari Bigoni (fotografia), dettaglio di uno dei corpi aggettanti laterali, 31 maggio 2013, Pescarenico, Lecco

Immagine contemporanea delle Case Popolari Bigoni (fotografia), prospetto anteriore, 31 maggio 2013, Pescarenico, Lecco

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Arch. Mino Fiocchi, Impresa Lotario-Bigoni - Casa popolare a Pescarenico (china, matita e pastelli su carta lucida), prospetto anteriore dell’edificio, Lecco 1929

a padiglione in corrispondenza delle ali. Peculiarità di questo prospetto è il trattamento della decorazione del volume che si staglia centralmente: il passaggio tra il terzo piano ed il corpo rialzato è affidato a due raccordi stondati che proseguono nella linea obliqua dei geisa inclinati del timpano. Il geison inferiore si interrompe michelangiolescamente al centro, dove trova spazio la cornice della porta che dà su un balcone, entrambi posti assialmente rispetto alla composizione, a sua volta arricchita da una terminazione ad arco a tutto sesto, in cui viene sottolineato il concio in chiave facendolo aggettare. Questa apertura compare un’unica volta in tutto l’edificio, mentre le tipologie delle altre finestre di questo prospetto ricalcano quelle precedentemente descritte. Ai lati del balcone centrale si notano due serramenti a mezza altezza, mentre quelli posti sui corpi laterali aggettanti ne presentano due, ciascuno dei quali a tutta altezza e sormontati da nicchie rettangolari della stessa fattura di quelle già descritte. Le aperture del terzo piano presentano tutte

Arch. Mino Fiocchi, Impresa Lotario-Bigoni - Casa popolare a Pescarenico (china, matita e colori su carta lucida), prospetto posteriore dell’edificio, Lecco 1929

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Arch. Mino Fiocchi, Impresa Lotario-Bigoni - Casa popolare a Pescarenico (china e matita su carta lucida), pianta del piano tipo, Lecco 1929

la stessa tipologia a mezza altezza, il cui davanzale corrisponde con la fascia marcapiano; invece, il primo e secondo piano mostrano un’identica disposizione delle due tipologie di aperture nel volume centrale, differenziandosi in corrispondenza delle ali, in ciascuna delle quali al secondo piano si trovano due finestre a tutta altezza sovrapposte ad altre due a mezza altezza. Le aperture del piano terra sono trattate allo stesso modo che negli altri prospetti e similmente sovrastano delle fenditure orizzontali. La facciata è quindi scandita da un ritmo di quindici colonne di bucature allineate che cambia al centro del piano terra, in corrispondenza della lieve rientranza: qui trova posto il portale d’ingresso formato da cinque aperture. Disposti assialmente, si trovano agli estremi due varchi architravati sormontati da due oculi circolari; l’architrave di questi corrisponde al piano d’imposta degli archi a tutto sesto che realizzano le altre tre bucature. Tutto il diaframma che costituisce l’entrata presenta come unico elemento decorativo i conci in chiave sporgenti simil-

Arch. Mino Fiocchi, Impresa Lotario-Bigoni - Casa popolare a Pescarenico (china e matita su carta lucida), dettagli dell’ingresso, Lecco 1929

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Immagine contemporanea delle Case Popolari Bigoni (fotografia), portico d’ingresso, 31 maggio 2013, Pescarenico, Lecco

Immagine contemporanea delle Case Popolari Bigoni (fotografia), tabernacolo, Immagine contemporanea delle Case Popolari Bigoni (fotografia), finestra della 31 maggio 2013, Pescarenico, Lecco portineria, 31 maggio 2013, Pescarenico, Lecco

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mente a quello già descritto, su cui sembrano poggiarsi le finestre immediatamente superiori. All’interno del portico viene riproposto lo stesso diaframma di facciata, superato il quale si trovano due rampe di scale che permettono di raggiungere un primo pianerottolo: su di esso si aprono tre appartamenti e inoltre garantisce l’accesso al sistema di collegamento verticale, che serve tutti gli appartamenti del corpo centrale. Al primo, secondo e terzo piano se ne trovano quattro per ciascuno: la distribuzione fino a qui descritta si ripete assialmente nell’altra metà dell’edificio, mentre l’accesso al quarto piano è demandato alla sola rampa destra, la quale serve due appartamenti che occupano i volumi centrali superiori. Per tutto il loro sviluppo le rampe centrali sono affiancate a due corti interne, su cui si affacciano la maggior parte dei servizi e dei corridoi delle unità abitative: queste in totale sono quattro, di ugual grandezza, e disposte assialmente rispetto alla dimensione maggiore del corpo centrale. Sulle due laterali trovano affaccio anche gli altri corpi scala, a cui si ha accesso dal cortile, che servono gli appartamenti posti nelle ali dell’edificio: tre al piano terra e ai piani intermedi e due al quarto piano. Tale layout si ripete identico assialmente. Si ha un totale di 60 appartamenti, dei quali 32 da tre locali e 28 da due locali70: essi presentano un servizio, novità per un’epoca in cui la regola per le residenze d’affitto era di presentare servizi comuni, un soggiorno con angolo cottura, un disimpegno e una camera nel caso di bilocale, mentre nei trilocali vi è una camera aggiuntiva. Ciascun vano presenta un affaccio o sull’esterno o Immagine contemporanea delle Case Popolari Bigoni (fotografia), sulle corti interne, mediante un’unica apertura e in alcuni casi due; scala esterna di accesso alla distribuzione verticale, 31 maggio 2013, Pescarenico, Lecco vi sono isolate eccezioni di piccoli disimpegni senza affaccio. Da 70 Mino Fiocchi, note a margine degli ultimo si registra la presenza al piano terra di un appartamento con accesso dal elaborati progettuali delle case popoportico centrale pensato per ospitare la portineria e un piano interrato con unico lari Bigoni, 1929, Archivio storico del Comune di Lecco. accesso dalle rampe centrali.

Case Popolari Bigoni (fotografia), in: B. Bianchi, M. G. Furlani Marchi, G. Gambirasi, Immagine contemporanea delle Case Popolari Bigoni (fotografia), dettaglio del G. Rigoli, Mino Fiocchi Architetto, Tipolitografia Alfredo Colombo, Lecco 1986, p. 15 frontone della facciata principale, 31 maggio 2013, Pescarenico, Lecco

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Pescarenico vista dall’alto (fotografia), veduta aerea delle case popolari Bigoni e di Pescarenico, in: B. Bianchi, M. G. Furlani Marchi, G. Gambirasi, E. Mantero, G. Rigoli, Mino Fiocchi Architetto, Tipolitografia Alfredo Colombo, Lecco 1986, p. 27

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Fronte ovest delle case Bigoni ripreso dall’altra sponda del fiume Adda (fotografia), in: M. Grandi e I. Moia (a cura di), Lecco: l’ambiente fisico, la città, i borghi, Libreria Clup, Milano, 2002

Fronte ovest delle case Bigoni (fotografia), in: M. Grandi e I. Moia (a cura di), Lecco: l’ambiente fisico, la città, i borghi, Libreria Clup, Milano, 2002

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