27 NOVE
MBRE
2018
MAGGIO COPIA O E L ON IN
EDIZIONE DIGITALE SUL SITO WWW.LECCECLUB.COM E SU FACEBOOK.COM/LECCECLUBCC/
IL PERIODICO DI TUTTI I VERI SPORTIVI SALENTINI • FONDATO NEL 1974 DAL LECCE CLUB CENTRO DI COORDINAMENTO
SENZA TIFOSI NON C’è CALCIO di MARIO DE LORENZIS *
U
n Lecce così bello e vincente è il sogno di ogni vero tifoso. La squadra di Liverani continua a stupire tutti, portandosi al terzo posto in classifica dopo la convincente vittoria sulla Cremonese. Una partita d’altri tempi, giocata su un campo appesantito dalla pioggia caduta abbondantemente sul Salento. Proprio l’aspetto meteorologico ci porta a fare alcune considerazioni. In primo luogo, chiediamo più rispetto per i tifosi, abbonati o spettatori della singola gara, perché far disputare delle partite alle 21 durante questo burrascoso inverno non fa altro che allontanare le famiglie dall’andare allo stadio, come pure svantaggia i più piccoli ed i più anziani. Chi ha interesse a proseguire su questa strada che non fa altro che favorire le pay tv e svuotare gli impianti sportivi? Dovrebbero essere le società le prime ad opporsi a questo spezzatino senza senso, salvaguardando gli interessi di chi vuol stare vicino alla propria squadra, anche a costo di fare magari un viaggio di più di 40 chilometri, ma che invece è costretto a restare a casa in poltrona. Ovvio che i tanti denari sborsati da chi gestisce il “giocattolo” facciano gola a tutti i presidenti, che ricevono dalla Lega linfa vitale per le casse delle proprie società. Eppure, il rispetto per i tifosi dovrebbe essere l’obiettivo principale di un club, poiché la tifoseria resta comunque il bene primario per ogni buona gestione. Cosa si vuole, dunque? Moglie ubriaca e botte piena, si sa, non si possono avere... Inutile fare appelli durante la settimana per portare quanta più gente possibile allo stadio che poi cadono puntualmente nel vuoto, vista la realtà dei fatti. E proprio perché riteniamo il rispetto base fondante per il passato e il presente, il Lecce Club ricorderà le figure di Michele Lorusso e Ciro Pezzella nel 35° anniversario della morte con una messa a suffragio che si celebrerà nella Parrocchia di Santa Rosa (con partecipazione libera per tutti i tifosi giallorossi e ai salentini in generale) a Lecce il prossimo lunedì 3 dicembre alla ore 17. Sarà l’occasione per commemorare anche altri personaggi che hanno scritto la storia più bella del calcio leccese come Franco Jurlano, Mimmo Cataldo, Enzo Delli Noci e Orlando Della Fortuna, che meritano massimo rispetto per mantenerne vivo il ricordo. * Presidente del Lecce Club Centro di Coordinamentio
I COLORI DEL CALCIO
IL PUNTO
IL RICORDO è PER SEMPRE
OUTSIDER LA RICChEzzA IN UNA PAzzA B DEL CALCIO
TOTI CARPENTIERI
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STEFANO MEO
IL RILANCIO DELLA B
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GIANLUIGI CARPENTIERI 5
STORIE DI TIFOSI
VIOLENZA NEGLI STADI
“OSSESSIONE” gIALLOROSSA
LA PASSIONE LA TUA CITTà NON SI COMPRA LA TUA SQUADRA
REDAZIONE GR
LA fORzA DELLA
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EUGENIO CORRADO
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PIANETA GIOVANI
TOMMASO DE LORENZIS 6
MEMORIA
MICHELE LORUSSO E CIRO PEZZELLA PER SEMPRE NEI NOSTRI CUORI IL RICORDO DI LORUSSO E PEZZELLA CON UNA TESTIMONIANZA ESCLUSIVA DI UMBERTO VERRI E ALTRI SERVIZI ALLE PAGINE 2 E 3
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PERIODICO DEL LECCE CLUB
I COLORI DEL CALCIO
UN RICORDO è PER SEMPRE di TOTI CARPENTIERI
Michele
Ciro
Franco
Mimmo
Sarà celebrata da don Damiano Madaro, lunedì 3 dicembre, alle 17, presso la Parrocchia di Santa Rosa a Lecce, una Santa Messa in suffragio di Michele Lorusso e Ciro Pezzella nel 35.mo anniversario della scomparsa (2/12/1983 2/12/2018) e nel ricordo e commemorazione di Franco Jurlano, Mimmo Cataldo, Enzo Delli Noci e Orlando Della Fortuna. I tifosi giallorossi e tutti i salentini sono invitati a partecipare all’iniziativa del Lecce Club Centro di Coordinamento
Enzo
Orlando
TENIAMO A MENTE LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO
LO SPORT COME INSEgNAMENTO DI VITA La Curva Nord a Lorusso e Pezzella
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ella constatazione che soltanto il tempo riesce a mettere ordine nella confusione (sovente strumentale) degli uomini, accade che il ricordo acquisti un valore simbolico e, al tempo stesso, che manifesti il suo voler e dover essere un rilevante messaggio per le generazioni future. Come in realtà avverrà per l’imminente cerimonia di intitolazione della Curva Nord dello Stadio di “Via del Mare” a Ciro Pezzella e Michele Lorusso, i due indimenticabili calciatori del Lecce nel periodo fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, che il 2 dicembre 1983 perdettero la vita in un incidente stradale nei pressi di Mola di Bari mentre si recavano a prendere il treno per raggiungere la squadra a Varese, avendo paura di volare. E il 2 dicembre, questa volta, a trentacinque anni di distanza da quel tragico evento, sarà una festosa giornata di gioia in una fantasmagorica sinfonia di giallo e di rosso che, per chi come noi ha vissuto quegli anni, ci porterà a rivedere, nel ricordo, Ciro e Michele sul rettangolo verde dello Stadio.
“Un luogo di incontro dove persone di ogni livello e condizione sociale si uniscono per ottenere un risultato comune”.... “Un ambito privilegiato” intorno al quale “le persone si incontrano senza distinzioni di razza, sesso, religione o ideologia” con la possibilità di sperimentare “la gioia di competere per raggiungere una meta insieme, partecipando a una squadra in cui il successo o la sconfitta si condivide e si supera”. “Un catalizzatore di esperienze di comunità, di famiglia umana”. Le parole di Papa Francesco (“Dare il meglio di sé. Sulla prospettiva cristiana dello sport e della persona umana”) ci indicano come vivere lo sport nella sua dimensione migliore. E tutti gli sportivi, dai dirigenti ai tecnici, dagli atleti ai tifosi, sono chiamati a riflettere sul significato della ricerca di ognuno di dare il meglio di sè nelle varie discipline. Dovrebbe avere come fine ultimo quello di migliorare la persona, nel rispetto delle regole e degli altri. è questo il convincimento che ha portato il Lecce Club a riunire tutti gli amici in una preghiera in suffragio di Michele Lorusso e Ciro Pezzella nel 35° anniversario della loro tragica scomparsa. Il dolore per quelle giovani vite spezzate nel pieno della loro esistenza accompagna tutti gli sportivi salentini, che non li hanno dimenticati. Oggi, con grande commozione, ricordiamo Michele e Ciro, ma anche alcuni protagonisti della storia del calcio leccese, senza dimenticare tutti gli altri autentici uomini di sport che da lassù ci guidano nel nostro cammino quotidiano.
Monte degli Ulivi - Interno Chiesa di Santa Rosa
PREGHIERA DEL CALCIATORE Gioco per te Signore, per esaltare sul campo la grandezza della creazione dell’uomo, la sana competizione sportiva, nel rispetto dell’avversario, degli spettatori e dei tifosi. Gioco per te, Signore per affermare nel mondo i valori dello sport che ci rendono fratelli e superano le barriere della guerra e del razzismo.
Gioco per te, Signore, perché il clamore del goal si trasformi in grida d’amicizia e la squadra avversaria diventi ultrà nella fede. Gioco per te, Signore nella lealtà, nel silenzio, nella sincerità e già pregusto, con il tuo aiuto la gioia di una vittoria cristiana, schietta e genuina. Ho giocato per te Signore. Ora gioco con TE.
27 NOVEMBRE 2018
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di UMBERTO VERRI
Il presidente Jurlano ai funerali di Lorusso e Pezzella con il presidente della Lega Calcio Antonio Matarrese e il sindaco di Lecce Ettore Giardiniero
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i hanno lasciati 35 anni fa, portandosi dietro una scia di dolci ricordi e di forti sentimenti d’affetto. Erano due giovani calciatori di grande talento Michele Lorusso e Ciro Pezzella, due pilastri della difesa Lecce, tragicamente scomparsi in un pomeriggio di pioggia e vento mentre erano a bordo di un’auto in viaggio verso Bari da dove, poi, dovevamo prendere il treno per raggiungere Varese, città in cui i giallorossi, guidati da “Genio” Fascetti, dovevano giocare la domenica.
Non amavano viaggiare in aereo. Erano diretti a Bari, per raggiungere in treno Varese. Si salvò da quella tragedia stradale Carmelo Miceli, il quale - forse baciato dalla fortuna o perché ancora non era giunta la sua ora - non riuscì a incontrarsi con Lorusso e Pezzella con i quali avrebbe dovuto raggiungere Bari per salire sul treno per Milano. Il resto della tragedia lo conoscono tutti. C’è solo da aggiungere che “allergici” ad andare in aereo non erano soltanto Lorusso e Pezzella ma anche tanti altri calciatori giallorossi, tra cui appunto Miceli. Son passati, dunque, 35 anni da quel a tragica sera del 2 dicembre del 1983. Una giornata funesta in cui persero la vita due campioni di generosità e spirito di sacrificio: Michele Lorusso (418 partite ed un gol) e Ciro Pezzella (150 partite ed un gol segnato nel derby di Bari). Due calciatori buoni e bravi, ma anche “speciali”.
Grande cuore e mestiere: Lorusso, con i suoi “trucchetti” era un personaggio dentro e fuori dal campo Soprattutto Lorusso ha lasciato tracce indelebili per il suo modo semplice ma anche “furbesco” di giocare. Fra l’altro, per creare pro-
Michele Lorusso
HANNO PERSO LA VITA IL 2 DICEMBRE DEL 1983 IN UN TRAGICO INCIDENTE D’AUTO A MOLA
MIChELE LORUSSO E CIRO PEzzELLA DUE DIfENSORI DOC Per sempre nei nostri cuori 35 anni di struggenti ricordi blemi agli avversari, si ungeva le mani di olio di canfora e, nel corso della partita, passava i palmi alla prima occasione buona sugli occhi dell’attaccante di turno che marcava, facendolo diventare matto per il bruciore. Non dammeno è da ricordare la storia del suo unico gol, quello segnato a Cacciatori della Sampdoria, il 13 novembre del 1977. Avendo notato che il doriano Arnuzzo aveva una vistosa collana, Lorusso cercò più volte di strappargliela e ci riuscì a due minuti dalla fine, quando spintosi nell’area della Samp ed approfittando di una distrazione de portiere Cacciatori, colpì d’istinto il pallone e segnò la rete dell’1-1 finale. Ma tanti e tanti altri sono stati gli episodi curiosi e singolari di cui “Michelino”, insieme soprattutto con il compagno barese Loprieno, si rese protagonista. Una situazione che gli stava procurando seri guai si verificò ad esempio ad Acireale, la sera del sabato precedente la partita. Avendo una folta barba e fa-
Ciro Pezzella
cendo un gran freddo, Lorusso si era vestito quasi come un barbone e tale quindi da creare sospetti. E così successe. Mentre era fermo vicino alla vetrina di una gioielleria, fu notato da due agenti di Polizia che, non credendo alle sue parole di essere un calciatore del Lecce, lo accompagnarono in Questura, dove fu raggiunto e “salvato” da mister Mimino Renna e dal diesse Mimmo Cataldo. E tutto finì con una risata generale.
Pezzella era un giovane tranquillo, casa e famiglia. Grande amico di Ciro, sono indimenticabili le loro partite a carte con discussioni che divertivano la comitiva Più pacato e più familiare era invece il comportamento di Ciro Pezzella, per il quale l’unico pensiero era sua moglie Annarella e la sua piccola bambina. Tutto casa e famiglia, insomma. Si distraeva soltanto giocando a carte o passeggiando con Michele, con il quale molto speso divideva la stanza prima della partita domenicale. Irripetibili le discussioni quando giocavano insieme a carte durante i viaggi in treno o in albergo. Era uno spettacolo potervi assistere. E chi vi scrive ha avuto la fortuna di esserci. Prima di provare una paura del diavolo dell’aereo, Lorusso e Pezzella viaggiavano regolarmente seduti vicini: Michele, appena l’aereo decollava, tirava fuori dalla giacca una sfilza di figurine di santi e se li poggiava sulle ginocchia in cerca di protezione; da parte sua, Pezzella stringeva i pugni e viveva il percorso restando per tutto il viaggio molto teso. La paura dell’aereo era nata (e non soltanto in loro due) durante un volo turbolento da Brindisi a Palermo. Appena atterrati a Catania (non essendo l’aereo riuscito ad atterrare a Palermo per il forte vento), i nostri due “eroi” promisero che non avrebbero mai più messo piede su un aereo. Una promessa che li ha portati alla morte. Ciao Michele, ciao Ciro: pur a distanza di 35 anni continuate ad essere sempre nei nostri cuori!
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PERIODICO DEL LECCE CLUB
di STEFANO MEO
L’ex giallorosso Eugenio Fascetti non ha dubbi: “Una quadra con grande personalità”. Mister Liverani predica umiltà ma inizia a prenderci gusto: “Il nostro obiettivo è la promozione in serie A in tre anni, adesso giochiamo per la salvezza ma se chiudiamo il girone d’andata a 30 punti, possiamo aspirare ai play-off”
Sopra, Falco in azione nel match con la Cremonese A destra, il gol di La Mantia
IL PUNTO/BENEVENTO, CROTONE E PALERMO NATE PER VINCERE MA PUÒ SUCCEDERE DI TUTTO
LECCE OUTSIDER IN QUESTA PAzzA B
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olemiche, rinvii, Tar, Consiglio di Stato, orari impossibili, abbonamenti tv, mugugni, minacce e chi più ne ha più ne metta. La Serie B più discussa - dalla stagione 2003/’04, col “caso Catania” - è servita. Tre promozioni, quattro retrocessioni e in mezzo tanta bagarre per un posto al sole nei play-off ma anche per evitare l’inferno della Serie C nei play-out. I pronostici sono fatti per essere disattesi ma tecnici, opinionisti, addetti ai lavori non si sono tirati indietro ed hanno cercato di individuare chi e come potrebbe porre la propria candidatura alla vittoria finale non dimenticando gli outsiders. L’ultimo della lista è Massimo Rastelli, neo-tecnico della Cremonese appena battuta dal Lecce, che non ha dubbi: “Le favorite? Quelle costruite per vincere e quindi Benevento, Crotone e Palermo - ha dichiarato - poi ci sono le sorprese ed in questo momento vedo bene Pescara e Lecce, mentre non è più una novità il Cittadella”. Nella lista di Rastelli manca l’Hellas Verona, altra retrocessa, che ha titolo e autorità per dire la sua alla pari delle altre anche se in questo momento balbetta non poco. BENEVENTO - I sanniti puntano ad una rapida promozione e non a caso sono rimasti elementi che possono fare la differenza come Viola, Letizia, Coda ai quali si è aggiunto l’ex napoletano Christian Maggio. Al momento, i giallorossi campani sono un po’ attardati in classifica, si concedono qualche pausa di troppo (Bucchi va via?), pur conservando la zona play-off ma il campionato è lungo. “Ho sempre detto che avrei costruito una squadra con un programma triennale – ha commentato il presidente Oreste Vigorito – per andare in Serie A e non tornare più indietro. In caso di promozione voglio fare l’Europa League”. Programmi ambiziosi. PALERMO - La rabbia per l’esito della passata stagione non è ancora svanita e questa potrebbe essere l’arma in più dei siciliani che hanno messo subito le carte in tavola occupando la vetta della classifica. La squadra dell’ex giallorosso Roberto Stellone gioca un ottimo calcio come ha anche dimostrato al “Via del Mare” e viaggia con una media di 2,66 punti a partita. Se a questo aggiungiamo che la difesa è tra le meno battute della categoria, allora è facile identificarla come avversario da battere per chiunque abbia velleità di
promozione. Domanda: manterrà questo ritmo fino a maggio? CROTONE - Anche i calabresi non si nascondono dietro un dito e, malgrado le partenze di Mandragora e Ricci, hanno mantenuto l’ossatura dello scorso campionato confermando il portiere Cordaz, Martella e Faraoni in difesa, Barberis e Stojan a centrocampo, Budimir, Sily e Nalini in avanti. Il tecnico Giovanni Stroppa (1,22 punti a
partita) ha ceduto la panchina all’altro ex leccese Massimo Oddo, che ha debuttato dopo il ko rimediato dai rossoblu a Lecce, palesando qualche difficoltà. La squadra è scivolata appena fuori dalla zona play-out pur avendo la cifra tecnica per recuperare il terreno perduto. HELLAS VERONA - è tornata in B insieme al Palermo ed ha rinnovato l’organico preferendo gente di categoria e giovani interessanti come lo scozzese 22enne Liam Henderson, svincolato dal Bari, mentre in attacco è rimasto Giampaolo Pazzini che deve giocarsi la maglia da titolare con Samuel Di Carmine. Ambizioni di promozione per i veneti ma anche aria di contestazione dopo un avvio con molte ombre e poche luci che ha messo in fibrillazione tifosi e ambiente. “La storia boccia il Verona di Grosso” titolava qualche giorno fa il Corriere di Verona che ha adombrato l’esonero dell’ex campione del mondo 2006 dopo il più negativo score degli ultimi vent’anni. E le sorprese? Qui c’è davvero da sbizzarrirsi perché, come insegnano i precedenti, in B tutto è possibile. Cristiano Lucarelli, ex allenatore del Livorno, ha le idee chiare: “Ormai sono sette anni che faccio questo mestiere - ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport - sono vi-
cino alle 200 panchine, ma mi considero ancora un aspirante allenatore. Attenzione a Lecce e Perugia che hanno fatto un grande mercato”. Fermo restando che a gennaio, dopo la sessione di mercato, inizierà un altro campionato al momento chi potrebbe far guadagnare qualcosa agli scommettitori sono: PERUGIA - I grifoni stazionano a metà classifica, posizione ideale per attaccare la vetta al momento giusto. Il tecnico Alessandro Nesta ha rivoluzionato la squadra accreditata come protagonista partendo dalla seconda fascia. Da Bari e Avellino sono arrivati Gyomber e Falasco per la difesa, e poi Verre (Samp) lì in mezzo oltre ad Han, Melchiorri e Bianchimano in attacco. PESCARA - Squadra giovane affidata all’esperto Bepi Pillon. La tradizione non difetta ma la cifra tecnica è di categoria senza particolari acuti, a parte Antonucci e Melegoni, elementi di prospettiva. La società vuol risalire ma i punti interrogativi rimangono molti, mentre si punta al mercato di gennaio per rinforzare il reparto avanzato. Il nome più gettonato è quello del laziale Alessandro Rossi. Senza dimenticare BRESCIA, SALERNITANA e SPEZIA, i riflettori degli addetti ai lavori sono ora puntati sul LECCE di Fabio Liverani posizio-
nato sorprendentemente al terzo posto (che peccato quei punti persi per strada...), dopo la vittoria in trasferta a Cosenza (2-3) ed il 2-0 alla Cremonese, che confermano i giallorossi dotati di un ottimo organico. Qualche scivolone evitabile (Benevento, Salernitana, Ascoli, Palermo, Pescara), seconda frazione di gioco forse finalmente messa a punto, ma anche tre exploit in trasferta - Livorno, Verona, Cosenza - che hanno evidenziato cifra tecnica e carattere. “è una squadra con grande personalità - il commento di Eugenio Fascetti (Quotidiano) - capace di non perdersi mai, di recuperare, di affondare, un buon gruppo capace di ogni impresa in questo campionato di B dove può accadere di tutto”. In estate l’organico è stato rivoluzionato e sono arrivati elementi di spessore che stanno dimostrando di essere a proprio agio nella categoria. Il tecnico li fa ruotare tutti, o quasi, dopo avere alternato 25 giocatori nelle prime 12 di campionato. Unici a guardare gli altri andare in campo Di Matteo, Tsonev e Riccardi. E, anche se uno studio del Cies, l’Osservatorio del calcio europeo, ha stabilito che vince di più chi cambia meno cioè chi si affida sempre allo stesso gruppo di fedelissimi i fatti, la classifica, i gol danno ragione a Liverani che ha il suo bel da fare per tenere tutti con i piedi per terra: “Il Lecce in A sarebbe il mio sogno più grande”, le parole del tecnico. ” L’obiettivo è arrivarci in tre anni e oggi dobbiamo salvarci. Ma se a gennaio dovessimo essere lì in alto… L’appetito vien mangiando e noi siamo seduti a tavola. Se finiamo il girone di andata a 30 punti possiamo pensare ai play-off”. Il lavoro da fare è ancora tanto in un gruppo rinnovato e soprattutto c’è da mettere a punto la seconda parte della gara che ha evidenziato lacune di natura psicologica e forse atletica. Se le partite fossero durate solo 45’ i giallorossi sarebbero in testa, come testimoniano appunto i match con Benevento, Salernitana, Ascoli e Palermo dove hanno subito preoccupanti rimonte. Sull’altro piatto della bilancia però ci sono anche le riscosse con Venezia, Foggia ed anche quella sfortunata di Pescara che, risultato a parte, ha ribadito il carattere del gruppo. Bilancio positivo quindi e ben riposto ottimismo per il prosieguo della stagione. A patto di non fare troppi voli pindarici.
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di GIANLUIGI CARPENTIERI
IL RILANCIO DELLA SERIE B
UNA RICChEzzA PER IL CALCIO ITALIANO
Qui si possono scoprire i nuovi talenti e i campioni del futuro a un po’ di tempo a questa parte, molti sguardi all’interno del mondo del calcio si stanno rivolgendo al campionato cadetto, ovvero a quella Serie B, a lungo vilipesa e scarsamente considerata. Basterebbe guardare quanto spazio viene dedicato alla “B” sulle reti televisive nazionali, pubbliche o private che siano, per com-
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prendere come il mondo sia cambiato. Quali le ragioni? Probabilmente tante, prima tra tutte il giro di miliardi che è intorno alla massima Serie, quella “A” nella quale l’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus ha impresso una svolta fino a ieri poco immaginabile. E poi, la grande quantità di stranieri che compongono la maggior parte delle squadre del nostro massimo torneo,
con gli ovvi risvolti per la Nazionale, costringe il buon Mancini a continui debutti in maglia azzurra, guardando non solo ai pochi italiani presenti nelle varie squadre, ma anche alla Serie B. Cosa da non sottovalutare e che, a nostro avviso, a breve potrebbe dare ottimi risultati, incentivando i vivai, valorizzando i talenti e scoprendo i campioni del futuro.
STORIE DI TIFOSI/RAFFAELE D’IPPOLITO: FA PARTE DELLO STAFF MEDICO DEL PARMA, PERÒ...
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ifa Lecce da quando aveva 12 anni e ha alle spalle cinquant’anni di partite, seguite in casa e in trasferta. Esperienze ricche di aneddoti, che racconta volentieri non appena gliene si offre l’opportunità. Protagonista della nostra chiacchierata è il dottor Raffaele D’Ippolito, figlio di Marcello, fotografo ufficiale dell’U.S. Lecce negli anni della presidenza Jurlano. Da anni ormai vive e lavora a Parma ma difficilmente rinuncia ad assistere a una partita dei giallorossi, a costo di pianificare i turni in ospedale con largo anticipo, finché anticipi e posticipi del campionato glielo permettono. Domenica prossima la sua squadra del cuore giocherà a Carpi in una data che per tutti i tifosi del Lecce, da 35 anni, è impossibile da dimenticare: 2 dicembre, ossia l’anniversario della scomparsa di Michele Lorusso e Ciro Pezzella. “Ovviamente sarò a Carpi insieme al gruppo di amici con i quali andiamo in trasferta ogni volta che il Lecce gioca in giro per il Nord Italia. Sarà una giornata speciale - aggiunge D’Ippolito - per me ancor di più. Io c’ero trentacinque anni fa a Varese (città che dovevano raggiungere i due sfortunati giocatori per aggregarsi agli altri compagni, ndr) e fu surreale. Al contrario di ciò che succede oggi, allora non era possibile non disputare l’incontro per eventi tragici come quello di Ciro e Michele e la squadra fu ‘costretta’ a scendere in campo e giocare. Fu un lungo e anticipato funerale”. Quel Lecce targato Eugenio Fascetti se lo ricorda bene. La squadra, che venne promossa per la prima volta nella sua storia in Serie A, scrisse un capitolo importante della stagione 1984/’85 proprio a Parma dove i giallorossi vinsero per 1-0 con un eurogol di Giorgio Enzo al 77’. In pieno recupero, il portiere Enrico Pionetti parò un rigore all’attaccante gialloblù Barbuti. Ed ecco la chicca: “Andai a Salsomaggiore nel ritiro della
UNA SANA OSSESSIONE ChIAMATA LECCE
Alcune immagini di Raffaele D’Ippolito, tifoso giallorosso Doc; in alto in trasferta al seguito del Lecce e, sopra, con la formazione amatoriale che allena a Parma
squadra il sabato. Per il lavoro di mio padre e per il fatto che ero stato compagno di scuola e commilitone di Corrado, il figlio di Franco Jurlano, conoscevo bene il presidente. Con alcuni amici restammo a parlare con lui e con la squadra e Pionetti sentì che vivevo a Parma e mi chiese se sapessi come calciavano i rigori quelli del Parma. Gli dissi che di solito li calciava Barbuti e li tirava tutti forte, rasoterra e angolati. Il giorno dopo quel suggerimento servì per fargli parare il rigore tirato proprio così; Pionetti mi menzionò nelle interviste post gara per ringraziarmi”. Proprio col vulcanico Franco Jurlano si instaurò un profondo rapporto di amicizia, legato anche ai
gravi problemi di salute che lo costringevano spesso a recarsi proprio a Parma, come nel periodo della vendita del pacchetto di maggioranza dell’U.S. Lecce al gruppo Semeraro. “Organizzammo una passeggiata devozionale nel momento in cui sembrava che la situazione fosse migliorata. Come dimenticare le lunghe telefonate che mi faceva dall’ospedale, incurante dei divieti dei medici? Era arrabbiatissimo per il fatto che il suo Lecce stesse per essere ceduto. E pensare che da ragazzino gli dicevo che sarei diventato io il futuro presidente una volta che lui avesse lasciato… Quante trasferte abbiamo fatto insieme! Mi ricordo quando anda-
vamo con una Renault 5 rossa a Milano, Bergamo o Verona”. Di gare ne ha poi seguite ancora tante, impossibile ricordarne il numero, ma di una persa, il nostro simpatico dottore si ricorda eccome: “In tanti anni ho saltato solo una trasferta a Verona per colpa di una fidanzata. Perdemmo 2-0 e capii che quella storia non poteva continuare; soffrii troppo a stare lontano dalla mia squadra. Un amico compose addirittura una poesia in vernacolo, che conservo e che ho fatto incorniciare, in cui si fa cenno a quella vicenda”. I problemi maggiori Raffaele D’Ippolito li ha però avuti nei recenti anni della Lega Pro: “Eccezion fatta per il primo anno, in cui il
Lecce fu inserito nel girone settentrionale e saltai solo la sfida a Trapani, nelle stagioni successive è diventato più complicato seguire i giallorossi. Sono stati gli anni delle dirette web su TeleRama con mille problemi tecnici, quindi arrivò Sportube e oggi qualche inconveniente c’è pure con Dazn. Ma ogni venerdì prima delle gare al Via del Mare sono pronto a tornare a Lecce per guardare la partita e trascorrere un week end nella mia città d’origine. Confesso però che è sempre più difficile con questo campionato spezzatino”. La passione per i colori del Lecce è un’eredità che ha trasferito anche al figlio: “Lui è nato e vive a Parma, ma tifa Lecce tra l’incredulità dei suoi amici. Era presente nella finale playoff di Frosinone, così come negli spareggi col Carpi, col Foggia e con l’Alessandria. Quante delusioni… Poi la grande gioia della promozione dell’anno scorso che ci ha fatto tornare finalmente in B!” Ma l’immensa passione per il Lecce ha contagiato anche molti altri amici che vivono lì e che ogni sei mesi si ritrovano nel capoluogo emiliano per una cena in cui tutti sono vestiti di giallorosso: unica condizione per partecipare è essere rigorosamente salentini. “Oggi sono allenatore a livello amatoriale di una squadra nel torneo Uisp e in panchina vado con la tuta del Lecce: dopo la semifinale per il titolo provinciale sono stato addirittura squalificato per sei mesi dopo una partita diretta da un arbitro barese: non avevo fatto nulla di ciò che scrisse nel referto, ma almeno gli dissi che aveva arbitrato in maniera pessima e non perché fosse barese…”. Per concludere, ecco l’ultima chicca che ci regala D’Ippolito: “Faccio parte dello staff medico del Parma Calcio. Ho la mia tessera per andare allo stadio, ma tutti sanno che quando gioca la mia squadra del cuore, io non ci sono. Mi perderò perciò la sfida col Milan perché quel giorno sarò a Carpi a vedere il mio Lecce”.
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27 NOVEMBRE 2018
PERIODICO DEL LECCE CLUB
SI VUOLE DAVVERO ISOLARE I TEPPISTI CHE RUBANO L’ANIMA AL VERO TIFO?
MENO PAY TV, PIù STADI SICURI di EUGENIO CORRADO
C’
ra una volta il calcio, quello autentico, passionale, che faceva tremare i polsi e non solo. Quel calcio che portava noi tifosi a seguire la nostra squadra ovunque, con qualunque mezzo, a qualunque costo. In giro per l’Italia, in lungo e in largo, con pochi soldi in tasca ma la passione ardente nel cuore per i propri colori. Era un calcio romantico, fatto di passione e sofferenza, di trasferte improbabili, di sacrifici, di vibranti emozioni. Poi ,pian piano, le cose son cambiate. I tifosi sono stai sempre più oggetto di provvedimenti restrittivi in nome di una sicurezza mai realmente raggiunta. Certo, episodi di violenza ce ne sono stati, ma le contromisure adottate negli anni hanno fallito. Tutte. Si iniziò con il Decreto Sicurezza del ministro Pisanu che introdusse l’obbligo dei posti numerati al fine di rendere nominativi i biglietti. Poi i tornelli di accesso, le telecamere di sorveglianza, le perquisizioni, per finire agli ste-
ward ed alla Tessera del tifoso. Tutto in nome della sicurezza e per contrastare la violenza negli stadi. Ma si è raggiunto lo scopo? Si è riusciti ad ottenere stadi più sicuri? Sono diminuiti gli incidenti? Si è riusciti a riportare le famiglie e i tifosi più genuini, quelli che amano davvero la propria squadra del cuore, in casa o in trasferta? La risposta è: “No”. Gli incidenti, purtroppo, continuano a verificarsi, colpa di un sempre presente numero di imbecilli, identificabili come delinquenti comuni. L’unico obiettivo raggiunto è aver sottoposto i tifosi veri e appassionati ad una restrizione delle proprie libertà in nome di una sicurezza mai raggiunta. Severi controlli vietano l’introduzione persino di acqua in bottigliette di plastica, alle quali, nella migliore delle ipotesi, va tolto il tappo. Diversamente, vanno lasciate all’ingresso per poi ricomprarle al bar all’interno dello stadio. Per non parlare degli ombrelli, solo per fare gli esempi più eclatanti. E per poi vedere
puntualmente fumogeni e petardi lanciati in campo come se piovesse. A volte ci si sente davvero presi in giro. Viene da pensare che questo calcio abbia preso la palla al balzo della sicurezza per essere “indirizzato” verso altre logiche ed altri obiettivi. Nell’ultima trasferta a Cosenza, con i soliti amici eravamo pronti, come sempre, a seguire il nostro Lecce quando abbiamo appreso le “raccomandazioni” del Prefetto del capoluogo calabrese che “consigliava” ai tifosi leccesi di raggiungere Cosenza in pullman autorizzati e non con le proprie auto. Ok, messaggio ricevuto. Restiamo a casa. Ma allora a che sono servite tutte le misure di cui parlavamo prima se poi si vietano le trasferte o si “consiglia” di non partire? Non dovrebbe essere compito delle forze dell’ordine garantire la sicurezza in aggiunta a tutte queste norme? Evidentemente no. Molto meglio vietare che prevenire. Per non parlare del vero business che aleggia dietro questa escalation di norme sulla
Il Giallorosso - 27 NOVEMBRE 2018 • Anno XLIV • Iscritto al n° 155 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 2.11.1974. Direttore responsabile: Pierpaolo Sergio. Direttore editoriale: Mario De Lorenzis. A questo numero hanno collaborato: Toti Carpentieri, Gianluigi Carpentieri, Eugenio Corrado, Tommaso De Lorenzis, Stefano Meo, Umberto Verri. Fotografie: Ivan Tortorella, Archivio Lecce Club. Pubblicità - Redazione: “Il Giallorosso” - Via Carlo Massa, 31- tel. 0832/396493 - E-mail: lecceclubccasd@libero.it Edizione: ASD Lecce Club Centro di Coordinamento - www.lecceclub.com • facebook.com/lecceclubcc/
sicurezza. Indurre sempre più il tifoso a seguire la propria squadra in Tv, a pagamento, sul proprio divano, anziché sugli spalti di uno stadio di un’altra città. Ma sì, potrebbe proprio essere questa la soluzione finale, quella a cui tutto ciò tende: svuotare gli stadi ed affollare i salotti. Si risparmierebbe sicuramente. Meno infrastrutture, meno forze dell’ordine impegnate, meno spese per la sicurezza. E tutte le belle parole su come riportare le famiglie negli stadi? I convegni e le tavole rotonde sul ripopolamento degli stadi e di una nuova cultura del tifo in Italia? Ci hanno preso in giro. Ma qualcosa del genere la si è già vista. Il cinema ha subito la stessa involuzione. Prima tutti nelle sale, ora tutti sulle pay-tv o sui siti specializzati. Risultato? Sale vuote ed industria del cinema in crisi a vantaggio solo delle televisioni a pagamento. Povero calcio, lo stanno privando di uno dei suoi protagonisti principali, quello per cui è nato ed ha vissuto per oltre un secolo: il tifoso, lo spettatore. Colui che con la sua passione, le bandiere e danari ha reso possibile il crescere non solo dello spettacolo, ma soprattutto la sua trasformazione in business. Quel business che ora va in una direzione contraria e che ci priverà, sempre più velocemente, della passione. Perché una gara in tv non varrà mai l’emozione di una partita vista dal vivo, con i tifosi sugli spalti, le bandiere al vento, sotto un acquazzone, la neve o sotto la canicola. La passione non si compra. Non ha prezzo: è sentimento, è socialità. Ma tutto ciò sembra già appartenere ad un mondo passato. Ora conta solo il fare affari. Eppure, come risolvere la violenza negli stadi è una lezione che ci arriva dall’Inghilterra: certezza della pena, processi per direttissima e carcere per i violenti. Se anche in Italia si attuasse la normativa vigente, la questione si risolverebbe forse una volta per tutte e le famiglie tornerebbero magari a popolare gli spalti come un tempo, anche in trasferta.
Una vecchia foto d’archivio; passa il tempo ma la violenza negli stadi rimane
PIANETA GIOVANI
Se volete vivere di vere emozioni tifate per la squadra della vostra città di TOMMASO DE LORENZIS
l giorno d’oggi, purtroppo, i ragazzi salentini della generazione dei cosiddetti “millenials” tendono a tifare le squadre che vincono di più in Italia e in Europa come Juventus, Milan o Inter. Ezio Rossi , ex calciatore di Torino, Verona e Lecce, ha affermato che questo calcio non è più bello come una volta perché la nuova generazione è “schiava mediatica” e preferisce supportare le squadre che vincono. Lo stesso Rossi ha dichiarato che ai suoi tempi i ragazzi nascevano in un posto e crescevano tifando la squadra della propria città e sognando di indossarne la maglia. C'è anche da dire che quei pochi ragazzi salentini che tifano per il Lecce sentono tantissimo il senso di appartenenza al territorio e alla maglia e più che una squadra da tifare la vivono quasi come una religione e per loro il giallorosso è veramente tutto. Tra l'altro, ho intervistato 30 adolescenti salentini (come me) tra i 10 e i 14 anni e di questi solo 5 sono tifosi giallorossi. Andiamo ad analizzare meglio la situazione. Cosa spinge un tifoso meridionale a tifare Juventus, Milan e Inter? L’idea di grandezza, di vittorie, di gloria, l’idea di appartenere ad un qualcosa che non li riguarda ma che in qualche modo li rende dei vincenti. Perché nella vita, secondo l'opinione generale, bisogna essere dei vincenti e per essere dei vincenti basta stare dalla parte dei potenti. Sventolano una bandiera di una città con cui non hanno nessun legame, dicono: “Noi vinciamo, noi abbiamo vinto...” Ma noi chi ? Si sono alienati talmente tanto all’idea di grandezza legata a squadre non del territorio che se non stanno attenti rischiano addirittura di cambiare l’accento meridionale con uno più nordico. Invidiano l’accento nordico e la “Madunina”. Ripetono: “Noi vinciamo, siamo i più forti”. Ma noi chi? Tu e chi? Chi storicamente voleva la tua pelle e che giornalmente ti chiama terrone e ti sfotte per la mafia e la spazzatura? Tu e chi? Chi si vuole staccare dall’Italia perché con il sud non ci vuole avere niente a che fare? Tu e chi? Chi mette i cartelli “Non si affitta ai meridionali”? Tu e chi? Ah sì, quelli che sventolano la bandiera di una città che non ti ha mai conosciuto... Secondo la mia opinione, purtroppo questo atteggiamento è ormai irrecuperabile ma grazie a Dio di adolescenti che vivono il Lecce e la maglia giallorossa come una fede ne esistono ancora. Faccio infine un appello ai giovani salentini: se volete vivere di vere emozioni tifate per la squadra della vostra terra.
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