Battle for Kalinka

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NON Edizioni CHIP 65C02

THE BATTLE FOR KALINKA Release (v1.0) in Copyleft(BY-ND-NC) Chip 65C02 09/02/2019


✔ Note Legalesi. Il webmaster 6502 & Terminetor Magnetico ha costruito un racconto distopico ambientato in Siberia 2050s, durante la Battaglia per Kalinka, nella WWIII. L’obiettivo del racconto é intrattenere & far riflettere il lettore. In nessun caso sono collegate le persone, enti, organizzazioni e quant'altro citato direttamente od indirettamente nel testo. È importante tenere presente che ogni riferimento esplicito od implicito a fatti o persone, enti, organizzazioni, eventi, circostanze future o presenti o passate, che taluni lettori possono riconoscere od associare è del tutto casuale ed immaginario. L'ebook.pdf è no-profit, l’autore non persegue nessuno scopo di lucro o profitto diffondendo online il materiale assemblato. Il volume è liberamente stampabile in tutto od in parte, è inoltre distribuibile senza alcuna limitazione legale, purché non ne sia alterato il suo contenuto e sia citato il nome dell’autore, rispettando le condizioni di Copyleft(by-nc-nd) A tale proposito ricordo che questo documento non è un sito d'informazione e nemmeno un risultato di un prodotto editoriale, l'ebook in PDF non contiene immagini di qualità, per cui la resa grafica dovrebbe essere alquanto limitata, invocando il diritto di citazione. L’ebook dovrebbe essere facilmente stampabile ed intuitivamente rilegabile o spillabile in un vero libro già correttamente impaginato. Le immagini non dovrebbero essere coperte da copyright, le ho trovate con google.images e le ho lasciate in RGB e convertite in bianco e nero a 96dpi per complicare la stampa. E’ possibile che altre foto reperite con google.images io le abbia sintetizzate artificialmente mantenendo l’RGB per gli scopi letterari, oppure degradate in scala di grigio. In ogni caso le fotografie restano di proprietà dei loro legittimi proprietari bla, bla, bla... Non è "garantita al limone" la resa grafica ed il processo di stampa di cui ogni utente ne assume la piena responsabilità. Il webmaster non si assume la responsabilità della completezza dell’informazioni pubblicate, dei problemi, danni di ogni genere che eventualmente possono derivare dall'uso proprio od improprio di tale file, dalla stampa, dall'interazione e/o download di quanto disponibile online. Tutti i marchi, loghi, organizzazioni citati direttamente od indirettamente sono di proprietà dei loro legittimi proprietari bla, bla, bla... tutelati a norma di legge dal diritto nazionale/internazionale, bla, bla, bla... legalmente registrati ecc... sì insomma dai!, non dite che non avete capito!.

✔ Testo ottimizzato per una fruizione digitale in PDF ✔ Testo ottimizzato per la stampa in fronte retro ✔ Testo ottimizzato anche per la stampa “non in fronte retro” “The Batt le f or Kalinka” st ampat o il 9/02/2019 relea se (v1.0) i n COPYLEFT(BY-NC-ND)

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Indice Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo

1: 2: 3: 4: 5: 6: 7: 8: 9:

The shallow grave ………………………………………………………………………………....Pag.4 It’s a long way down ……………………………………………………………………..……..Pag.14 The Wonde r Wall ……………………..………………………….……………………..…….….Pag.22 The price ………………….…….…………………………..…………………………….………… Pag.28 The ghost of Mississippi ……………………………………………………….…………..… Pag.34 Ge t luck y ..………………………….………………..…………………………………..………… Pag.40 Midnight train to Memphis …………………..……………………………………………… Pag.46 The five Guardians ………………………………………………………………………………..…. Pag.52 The battle for Kalinka ..………………………..……………………………………………… Pag.60

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Quando i sottomarini emergono oppure stazionano a quota periscopica, diventano molto vulnerabili; è per questa ragione che tali battelli trascorrono la maggior parte del loro tempo sott’acqua, dato che sono stati costruiti per essere silenziosi e furtivi. Nel dominio degli oceani, sotto la superficie del mare, la luce del sole non filtra, le onde elettromagnetiche non possono transitare: solamente il suono è lo strumento che fornisce l’ancora della comprensione sull’ambiente circostante, per elaborare il proprio punto in ogni situazione, durante la navigazione subacquea. E’ logico, che ogni capitolo di questo ebook abbia un proprio incipit, collegato ad una specifica canzone, dato che sarà il suono, ossia delle canzoni che guide ranno la navigazione dei lettori, attraverso i 9 racconti di questo ebook. Alcune di queste memorie, possono essere esplorate, programmando “ad hoc” l’ambiente di Arma2/3 della Bohemia Interactive. Le 9 testimonianze s’aggiungono alle numerose memorie di chi c’era, nella terribile guerra artica, raccontata nella saga “Siberia 2050 Battle for Kalinka”. Le storie provengono dall’intercettazione effettuata a bordo dell’rF4 Phantom II di BlackJack, per cui inevitabilmente le narrazioni risentono dei protocolli di comprensione hardware dell’rF4 Phantom II, con incipit in lingua inglese, nonostante nella battaglia per Kalinka siano stati pochi i testimoni di madrelingua inglese. Il focus di questo ebook è l’orrore, la dinamica cinetica, i contesti, le tattiche, gli impatti militari, della battaglia per Kalinka, durante la WWIII in Siberia 2050s. I combattenti di Siberia 2050 erano due alleanze: c’era la possente coalizione degli Aggressors (Impero Gengiskano, Nord Korea, Impero Rakistano, Impero Sumerico, Chartago) dall’altra parte, la più debole lega dei Defend ers (Repubblica Zari na, Europa e quel poco che rimase della Repubblica del Gange con la sua marina militare). La WWIII deflagrò nel 2050 ma non tutto il pianeta marciò in guerra: un folto gruppo di nazioni sparse per il mondo con interessi contrastanti e divergenti, rimasero in uno stato di blanda neutralità, aggrappandosi ad un fragile equilibrio politico. Tutto questo, sino a quando gli USA, non decisero di schierarsi in battaglia, in sostegno della coalizione dei defenders (evento che schiuse, quello che tutti gli storici concordarono nel definire: il secondo inviluppo di WWIII). Buona lettura a tutti! Chip65C02


"Shallow Grave" by The SteelDrivers I buried my love with the silver spade Laid her down in the shallow grave Can't keep love in the cold, cold ground Nothing in the earth can hold her down She was mine since my youth She taught me how to stretch the truth The love we shared Was something strong It made me forget about right and wrong I buried my love with the silver spade Laid her down in the shallow grave Can't keep love in the cold, cold ground Nothing in the earth can hold her down (Yeah!) When darkness comes, she appears Whispers words I should not hear Her voice is soft like a summer rain With a bind that can’t be tamed I buried my love with the silver spade Laid her down in the shallow grave Can't keep love in the cold, cold ground Nothing in the earth can hold her down I buried my love with the silver spade Laid her down in the shallow grave Can't keep love in the cold, cold ground Nothing in the earth can hold her down Oh, I buried my love! In a shallow grave

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Capitolo 1 – The shallow grave

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Il capitano Gertrude Lange Schulze esordì-Das ist Wahnsinn!- un secondo dopo, una tremenda esplosione tranciò in due il sottomarino U212 separando la prua, dal resto del sottomarino!. Il battello sprofondò pesantemente senza controllo, sul basso fondale del fiume Yenisei: appena 15 metri separavano il boccaporto d’emergenza del sottomarino dal pelo dell’acqua e ghiaccio, nel freddissimo fiume siberiano!. _____________ Le porte stagne, erano state chiuse un’ora prima: poi tre minuti fà il radarista aveva beccato l’eco radar di un Mil-mi24 gengiskano che proveniva da Nord: l’elicottero era veloce, a pochi metri dalla superficie del fiume!. Il fiume Yenisei, nonostante la sua grande portata d’acqua, era stretto e poco profondo, non offriva occultamento al sottomarino NATO. Combattere o morire: l’opzione di nascondersi non era possibile, per altro il sottomarino NATO era ancora mo lto a Sud, troppo lontano dalle rovine di Karaoul, non esisteva al momento, la possibilità tattica di gettarsi rapidamente nel Mar Po lare Artico!. Il capitano Gertrude Lange Shulze fece lanciare immediatamente da un portellone di prora, un missile IDAS per arpionare subito la minaccia del Mil-Mi24. Il missile IDAS andò a segno, ma l’elicottero gengiskano che aveva appeso un cavo sonar nel fiume, quanto i radar di superficie accesi, aveva già detectato il sottomarino NATO. L’elicottero gengiskano


prima d’esplodere in una palla di fuoco, cadendo rovinosamente nel fiume Yenisei, fece in tempo a sganciare i due s iluri a supercavitazione, i quali dopo due secondi andarono a segno, affondando il sottomarino NATO. L’equipaggio dell’U212 che era nel compartimento di prua perì per l’esplosione, ma qualcuno sopravvisse, salvo poi annegare qualche minuto dopo, nella mortale acqua gelida del fiume Yenisei. La sala co mandi era allagata, tutti sul ponte sarebbero inesorabilmente affogati come topi. L’acqua gelida e letale del fiume Jenisei, non era dilagata sul ponte di comando, con l’alta pressione tipica delle falle mortali sotto l’oceano ad alta profondità. Tuttavia, il compartimento di comando s’era riempito in modo assai rapido, inoltre la temperatura dell’acqua era così fredda che indusse shock termici, causando un più rapido annegamento di tutto l’equipaggio del ponte di comando!. Come da regolamento, la metà circa dell’equipaggio era fuori turno: in dodici persone se ne stavano a poppa del battello per riposarsi, oppure erano in turno operativo nella sala macchine. Dopo l’inattesa e violenta esplosione, nel vano di poppa le luci si spensero. Un secondo dopo, la funesta luce rossa del circuito d’emergenza, illuminò i locali. I marinai erano silenziosi, saldamente aggrappati a solidi appigli, tutti avevano la mascella contratta, si guardavano l’un l’altro, ma nessuno s’azzardava a dire una parola. Qualcuno in tedesco, sussurrava l’Ave Maria baciando la croce del rosario. L’allarme di compartimento allagato lampeggiava ritmico sul boccaporto centrale, sentenziava che il ponte di comando era inesorabilmente inondato!. Non c’era modo di soccorrere i commilitoni, che stavano affogando proprio in quegli istanti: erano nitide le urla strazianti, che rapidamente soffocavano nel tichettio metallico dell’allarme di compartimento inondato!. Non potendo tapparsi le orecchie, i marinai sopravvissuti nel compartimento poppiero, ad un certo momento chiusero gli occhi, restando sempre aggrappati ai propri

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appigli. Graffianti rumori di lamiere contorte, che facevano accapponare la pelle, dilagavano per il sottomarino, assieme a rigurgiti e gorgoglii d’aria, che fuggiva via in superficie sotto la pressione dell’acqua, che violentemente saturava tutti i locali del compartimento vicino. Po i ci fu un gelido silenzio mortale; per una quindicina d’interminabili secondi, il sottomarino si mosse senza controllo, sprofondando rapido sul fondo!. All’improvviso, i sopravvissuti percepirono il rassicurante vio lento scossone, seguito dal tombale tonfo metallico, con cui l’U212 s’accasciò spezzato in due, sul fondo, in mezzo al fiume Jenisei. Il vice-capo motorista ruppe il silenzio aspro che imperava tra l’equipaggio sopravvissuto, che era assiepato nel co mpartimento poppiero, dicendo-Das ist bescheuert!-Poteva andare peggio!- rispose con tono quasi sarcastico il capo motorista, che era il più alto in comando tra i sopravvissuti. Il militare tirò un sospiro di sollievo, poi concluse il proprio discorso, mugugnando a mezza bocca il resto del suo pensiero –Siamo ancora nel fiume Jenisei, siamo sotto circa 15 metri d’acqua: 15 metri d’acqua nello Jenisei, sono sufficienti per annegare o crepare per ipotermia. Noi sopravvissuti, possiamo risalire in superficie con le mute d’evaquazione, passando dal portellone d’emergenza!-Serviranno coperte, cibo in scatola, radio portatili, fumogeni, taniche di carburante e tutte le armi leggere dell’armeria!. In Siberia c’è ancora la neve, la primavera è ancora lontana!. Una volta abbandonato il battello, non potremo più ritornarvi per prendere altre cose!. Se non saremo preparati, moriremo assiderati sulle rive del maledetto Jenisei!- disse ad alta voce il vice-capo motorista, mentre era già in piedi, ed estraeva li equipaggiamenti d’emergenza, che erano ordinatamente riposti nei propri vani di sicurezza. -Sì!, dovremo prepararci a sopravvivere in un ambiente gelido ed ostile, in attesa d’essere soccorsi, da qualche unità russa o NATO!rispose il capo motorista, che nel frattempo ispezionava il pannello

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digitale del boccaporto d’accesso al ponte di comando, per controllare lo status degli altri compart imenti del sottomarino. L’equipaggio era tutto in un operoso silenzio, iniz iò ad estrarre dagli armadi di sicurezza le tute rosse d’emergenza, i grossi sacchi dei gommoni, vari battelli gonfiabili. Dalla cambusa, furono prelevati tutti i viveri in scatola. Dalle cuccette di ciascuno, furono prese tutte le coperte di lana, lenzuoli, maglioni di lana, giacconi pesanti e 8 tutte le scarpe ecc… Furono riempite varie taniche di nafta, con cui garantirs i del propellente per poter accendere un fuoco. Tutto il materiale iniziò ad essere accatastato in modo ordinato, davanti all’uscita d’emergenza, in attesa d’escogitare un sistema per rendere l’eterogenea massa d’oggetti rinfusi, waterproof ai 15 metri d’acqua mescolata a ghiaccio sottile, che li separava dalla riva e dalla salvezza!.

Il sergente Cheng Zhou era seduto sul suo quad4x4, osservava dal suo tablet tattico, quanto il loro drone aveva ripreso nella ricognizione avanzata, volando a 600mt di quota per 5km. I naufraghi del sottomarino europeo erano dodici marinai, avevano pistole Glock17 e pistole mitragliatrici HK-MP5 ed avevano imprudentemente acceso un grosso fuoco. C’erano cinque battelli pneumatici in secca lungo la riva dello Jenisei. Poi c’era una montagna di tute rosse di gomma, erano tutte accatastate sopra uno dei cinque gommoni. C’erano molte taniche di carburante, grossi sacchi neri di plastica e numerose valigie rosse d’emergenza: tutto il materiale era ordinatamente riposto in linea, al sicuro sulla terra ferma, a pochi


metri dal fiume Jenisei. I 12 naufraghi erano sparsi intorno al grosso falò, oppure erano intenti a scavare delle buche, per costruirsi un giaciglio. Tra un’ora i Quad 4x4 avrebbero portato il FireTeam gengiskano in una posizione di tiro che sarebbe stata dominante, rispetto al gruppo di marinai europei. ___________ 9

-C’è da fare un po’ di tiro al piccione!- sentenziò ridendo il sergente Cheng Zhou, mentre estrasse il suo fucile di precisione dal piccolo rimorchio, che era agganciato al suo Quad 4x4. –Il nostro luogo d’attacco è marcato a circa 100 metri, verso suddisse il sergente. Il Fireteam lasciò i due Quad 4x4 dentro la taiga, s’incamminò in silenzio, per raggiungere il luogo designato. Il caporale Hui Wu sorrise, poi si stese per terra, trovando subito un solido punto d’appoggio alle due gambe metalliche frontali del proprio fucile bolt act ion JS7.62. Gli altri due incursori gengiskani Song Ma e Li Xu, in silenzio fecero altrettanto, dispiegandosi a ventaglio, puntando i propri minacciosi fucili di precisione contro l’accampamento dei naufraghi. -Sono dodici marinai, hanno freddo, sono affamati. I nemici hanno pistole automatiche Glock17 e pistole mitragliatrici HK-MP5, sono ad 750 metri. Non hanno possibilità di manovra o fuga, perché il terreno è allo scoperto. Noi abbiamo pieno tiro sulla loro posizione. A ciascuno spettano 3 target. Chi sbaglierà, mancando il proprio bersaglio, dovrà pulire le gavette del FireTeam, per ogni munizione che non sarà andata a segno sul bersaglio grosso!- disse il sergente Cheng Zhou sarcastico, poi il militare aggiunse –E’ tutto chiaro?Il soldato Song Ma e Li Xu, si voltarono guardando il sergente, poi i due militi annuirono in silenzio. Il caporale Hui Wu si voltò verso il sergente e chiese con tono ironico –Per ogni testa esplosa, che premio c’è?-


Il sergente Cheng Zhou osservò l’obiettivo nemico nel proprio mirino telescopico, aggiustò la visione di una tacca, poi si voltò verso il caporale Hui Wu dicendo a bassa voce –Per ogni testa che esplode, se vorrete, potrete saccheggiare una pistola Glock17 oppure un HK-MP5. Per le successive teste esplose, non avrete nessun premio!. Però, per ogni target ucciso al primo colpo, avrete diritto di saccheggio per tre caricatori in 9mmQuattro marinai erano intenti a scavare due grosse buche, non era possibile vedere che tipo di scarpe indossassero, ma tutti e quattro i marinai, avevano al busto una fondina con una pistola Glock17. Cinque marinai erano in piedi davanti al grosso falò, indossavano scarpe da tennis e maglioni pesanti. Tutti avevano sulle spalle una coperta di lana, di tanto in tanto, i marinai alzavano le gambe facendo una corsa da fermi, restando davanti al fuoco. Tutti, indossavano una fondina con una pistola Glock17 ciascuno. L’atmosfera sembrava rilassata, i bersagli erano vagamente sorridenti, parlavano tra loro, ed erano completamente ignari del loro infausto destino. Due marinai armeggiavano ad una valigia di plastica scura, l’equipaggiamento aveva tutta l’aria di contenere almeno due radio portatili in alta frequenza. I due militari, indossavano scarpe da tennis, due giacche pesanti, una fondina con una pistola ciascuno. I due marinai erano seduti davanti alla valigia, uno di questi teneva in mano una mappa; appoggiati in terra alla loro destra, c’erano due pistole mitragliatrici HK-MP5. Il dodicesimo marinaio indossava delle scarpe da tennis, una giacca scura pesante, una fondina con una pistola Glock17. A traco lla aveva un HK-MP5, con entrambe le mani, il marinaio trascinava lentamente uno dei cinque gommoni, che erano posti in secca, poco lontano dalla riva dello Jenisei. La direzione di marcia del marinaio, era quella d’approssimarsi ai quattro marinai, che erano intenti a scavare le due grosse buche. Forse il marinaio avrebbe voluto costruire una tenda, usando il grosso canotto rosso, come tetto?!.

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Nessuno dei dodici marinai era di guardia, nessuno di loro aveva pensato a costruire un perimetro di sicurezza sul loro accampamento. Forse erano sotto schock per l’affondamento, oppure non avevano compreso i rischi tattici a cui s’erano esposti, sopravvivendo al naufragio nello Jenisei!. All’improvviso, s’udirono nell’aria tre schianti secchi e sordi, il rumore fu simile a quello dei rami degli alberi quando si rompono improvvisamente sotto il peso della neve; anche se il t imbro era più metallico. Contemporaneamente, i due marinai che discutevano davanti alla grossa valigia scura, s’accasciarono sul davanti e poi non si mossero più. Quasi nello stesso istante, il volto ridente del marinaio che trascinava uno dei cinque gommoni, esplose in una nuvola di sangue e pezzi di cervello: l’uomo cadde senza vita, come un sacco di patate, finendo coperto dal gommone di salvataggio che stava trascinando. I quattro marinai che scavavano le buche, smisero di scavare, poi si guardarono intorno: apparivano disorientati, non avevano ancora compreso, cosa stava loro succedendo!. Due dei cinque marinai che erano intorno al fuoco, iniziarono a guardarsi intorno, poi tutti s’accorsero che il marinaio che trasportava il gommone, era caduto a terra e sembrava rimasto sotto al battello di salvataggio. Non si muoveva, non rispondeva ai comment i ironici e sarcastici dei compagni!. S’udirono nell’aria altri quattro schianti secchi: furono frazionati, a distanza di mezzo secondo circa, il rumore era davvero simile a quello dei rami degli alberi quando si rompono sotto il peso della neve, ma con un timbro più sordo e ben più metallico. Due dei quattro marinai che erano nella buca, avevano la mascella contratta e stavano impugnando le proprie pistole, mentre scrutavano la foresta, caddero all’indietro come sacchi di patate,

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non s’alzarono più. Contemporaneamente agli altri due militari, che avevano impugnato le proprie pistole, esplose loro il cranio; i corpi esanimi dei due marinai caddero di fianco, nessuno dei feretri tentò di ripararsi il volto, nella rovinosa caduta. I cinque marinai intorno al fuoco, iniz iarono a correre come lepri verso il loro fianco destro: alcuni impugnavano la pistola, altri pensavano solo a correre verso un grosso mucchio di sacchi, dove erano incautamente riposte sopra dei cassoni metallici, cinque pistole mitragliatrici HK-MP5 con i propri caricatori. S’udirono rapidi, nell’aria, altri quattro schianti secchi: quattro marinai che correvano, caddero rovinosamente a terra, centrati al bersaglio grosso; non si mossero più. Il quinto marinaio riuscì a gettarsi a terra, afferrò una pistola mitragliatrice HK-MP5 e sparò a cazzo di cane una lunga raffica, consumando un intero caricatore, senza però mirare ad un punto preciso. Il povero marinaio era sicuramente in preda al panico, non aveva idea dove fossero i suoi nemici, forse già sapeva, che non sarebbe andato da nessuna parte!. Tuttavia, per il momento s’era nascosto molto bene, sfruttando un piccolo avvallamento ed una catasta di sacchi e valigie metalliche. Temporaneamente i quattro incursori gengiskani, non ebbero più il tiro libero, sull’ult imo bersaglio nemico. Il soldato Li Xu si rotolò silenzioso e rapido verso sinistra, poi strisciò rapidamente per una ventina di metri, andando verso sud, spostandosi di fianco rispetto al target. Dopo circa tre minuti d’assoluto silenzio, il soldato Li Xu fece fuoco. Dopo un paio di minuti, il povero marinaio s’alzò saltellando su una gamba: il disgraziato cercò di correre come meglio poteva, azzardò il disperato tentativo di raggiungere uno dei quattro gommoni, che erano riposti in secca, vicino alla riva del fiume Jenisei, che sembrava un’enorme granita al limone.

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Dopo una manciata di secondi, s’udirono altri due schianti: il marinaio zoppicante cadde a terra, poi non s’alzò più. Il sergente Cheng Zhou corse veloce, avendo cura di restare basso. Il militare gengiskano si diresse verso i propri due Quad 4x4 che erano silenziosamente parcheggiat i nella prospiciente taiga a circa 100 centri. Il sergente Zhou, voleva avvalers i del suo drone tattico, per fare una prudente ricognizione dell’obiettivo, prima d’andare a rastrellare con tutto il suo FireTeam, l’accampamento nemico che 13 riteneva d’aver appena annientato.


“The long way down� by The Steeldrivers I thought you were sent from heaven You had me floating on a cloud But tonight my sky is falling And it's a long way down It's a long way down Now you can't lie, cause girl I caught you You can't deny, you been messing 'round Where you're going there ain't no ice water It's a long way down It's a long way down So far down that it ain't got a bottom Thought you had wings but I guess you ain't got Fallen angel don't look now ooooh.it's a long way down Don't look to me to be your savior Girl we both know where your soul is bound It's headed south just like the love you gave me And it's a long way down It's a long way down So far down that it ain't got a bottom Thought you had wings but I guess you ain't got Fallen angel don't look now ooooh.it's a long way down So far down that it ain't got a bottom Thought you had wings but I guess you ain't got Fallen angel don't look now So far down that it ain't got a bottom Thought you had wings but I guess you ain't got Fallen angel don't look now So far down that it ain't got a bottom Thought you had wings but I guess you ain't got Fallen angel don't look now ooooh.it's a long way down

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Capitolo 2 – The long way down

Il sottomarino russo San Pietroburgo, era uno dei pochi sottomarini classe Lada, in uso alle forze zarine. Il natante sostava sott’acqua in stazionamento, a quota periscopica, al largo della Baia dello Jenisei, in attesa d’incontrare l’U212 del capitano Gertrude Lange Schulze. Il sottomarino NATO però era in ritardo, di circa 2 ore, il capitano Radislav Kozlov era preoccupato. Due ore e mezzo prima, il radar di superficie del sottomarino zarino aveva beccato la traccia di un Mil-mi 24, l’elicottero nemico volava rapido, verso Ovest, poi il velivolo era sparito dagli schermi radar, dileguandosi dentro la foce dello Jenisei. Dopo circa 2 ore di ritardo, il comandante Radislav Kozlov fece dare un’ultima rapida spazzata radar: l’orizzonte era libero ed apparentemente sicuro. Radislav fece scendere il sottomarino a 70 metri, facendolo restare immobile e silenzioso, tenendo in ascolto tutti i sonar passivi, con l’equipaggio in stato di massima allerta. A bordo del sottomarino zarino, c’erano stivati come sardine in una scatoletta, un plotone di fanteria di montagna. Equipaggiamenti, armi, radio, supplies, ecc… erano invece stati stoccati sul modulo remora, che era agganciato sul ponte esterno superiore del sottomarino zarino. L’espansione cilindrica, per quanto fosse idrodinamica, rallentava la velocità del San Pietroburgo, che appesantito, poteva fare solo 18 nodi di massima velocità, rispetto ai normali 21 che l’unità avrebbe potuto raggiungere normalmente. Il capitano chiamò il giovane tenente di fanteria di montagna Eugeniy Golubev, decise d’informarlo sulla situazione tattica.

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-Non è il caso d’inoltrasi nello Yenisei.- disse lapidario il comandante Kozolov mentre gestico lava con le mani sulla mappa stesa sul tavolo di rotta -Il sottomarino NATO, probabilmente è stato affondato!. E’ evidente che da qualche parte, tra la foce dello Jenisei e la base di Dudinka2, ci sono truppe gengiskane. Truppe gengiskane molto ben equipaggiate, capaci d’affondare un sottomarino U212 della NATO. Inoltre, il segnale Glonass, Galileo, GPS non sono operativi. Anche usando i sistemi inerziali di guida dei miei missili da crociera Kalibr, non saprei dove sparare, non ho certezze su dove sia esattamente il nemico!. – -Glielo trovo io il nemico!- esordì il giovane tenente Eugeniy Golubev –Facciamo sbarcare una squadra, mandiamola in ricognizione!. Troveranno il nemico, poi lo attaccheremo!-. -Non ho intenzione d’entrare in battaglia, sinchè non ho fatto sbarcare tutto il suo plotone!- rispose secco, il capitano Kozlov. -Capisco!- disse il tenente –Allora, mi faccia sbarcare da qualche parte nella Baia dello Jenisei, i gengiskani glieli trovo io, poi gli ingaggiamo insieme!-. -No!- rispose lapidario il capitano Eugeniy Golubev, che poi aggiunse –Gli ordini che ho ricevuto sono chiari: farvi sbarcare a Dudinka2 per consolidare l’avamposto. Ma se questo non fosse stato possibile, avrei dovuto farvi sbarcare a Dikson.-Sì- rispose il tenente Golubev – nel qual caso, i miei ordini prevedono che io dovrei muovermi a mia discrezione: puntare su Dudinka2 per un contro-attacco od un consolidamento, oppure manovrare a mia discrezione verso Est, per cercare ed ingaggiare e distruggere il nemico, poi ritirarmi a Nord, restando al coperto nell’area di tiro, della sua unità da battaglia-. Il capitano Kozlov fece schioccare le sue dita, mentre guardò un suo attendente, questi accese un monitor, il computer mostrò a video il filmato della cittadina di Dikson.

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-Ho fatto lanciare un drone, lo abbiamo recuperato con l’aiuto di un nostro uomo-rana. Le immagini in alta definizione ed in infrarosso, dimostrano che la cittadina di Dikson è stata distrutta dalle fiamme!. I gengiskani sono arrivati sino a Dikson, hanno ammazzato tutti, poi se ne sono andati!. Non c’è nessun mezzo gengiskano pesante a Dikson. Io però, non mi fido ad emergere davanti a Dikson, per farvi sbarcare!. Potrebbe essere comunque una trappola!-Sì, capisco- disse il giovane tenente Eugeniy Golubev, che poi con un tono leggermente sarcastico aggiunse –Ma da qualche parte dovrò far sbarcare il mio plotone; dovrò far indossare mute d’emergenza al mio plotone di fanteria di montagna, e poi nuotare sino alla riva, per sbarcare in Siberia?!-

-No!- rispose divertito, il capitano Radislav che poi aggiunse –data la temperatura dell’acqua, voi montanari crepereste in meno di cinque minuti. Vi sbarcherò, come prevedono i miei ordini, da qualche parte sulla spiaggia siberiana, dentro la Baia di Makarov.Il capitano Radislav Kozlov allungò un foglietto al vice comandante, con cui impart ì la rotta per la baia di Makarov, con andatura silenziosa a 4 nodi. -Dove vi porterò- disse il capitano Kozlov continuando il proprio discorso - c’è un’ampia baia naturale, fondo sabbioso, spiaggia bassa, con del ghiaccio ancora spesso. Potrete raggiungere la riva

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con gli sci, camminando sul ghiaccio marino. E’ una zona che è occultata dalla catena dei monti Byranga. Il lago Tajmyr è sicuramente ancora ghiacciato di questi tempi, con un po’ di fortuna la sua unità potrebbe dilagare nella penisola del Tajmyr e raggiungere Bolokanka o Hatanga. Oppure, potrebbe procedere lungo la costa, restando nascosto dalla catena dei monti Tajmyr, raggiungendo Tareja, provenendo da NordEst.18

-E’ bel po’ di strada!- disse, ridendo il tenente. -Certo! che è un bel po’ di strada!. Tuttavia, considerando l’attuale contesto tattico, valuto che sia l’unico posto sicuro dove sbarcarla!–E’ meglio così!.- disse il tenente Eugeniy Golubev - preferisco il freddo siberiano, marciando con gli sci nella neve, piuttosto che annaspare nelle acque gelide dello Yenisei, finendo annegato!-. -Che cosa s’aspetta di trovare a Tareja oppure a Bolokanka oppure ad Hatanga?!- chiese il comandante Radislav Kozlov, mentre s’accese una sigaretta, fissando negli occhi il giovane tenente venticinquenne, per cercare di valutarne la tempra. -I miei ordini sono semplici: cercare e distruggere il nemico e poi ripiegare a Nord- rispose rapido e sicuro, il tenente Eugeniy Golubev, che poi aggiunse - un caposaldo, può essere posto ovunque: in un fiume, oppure lungo la costa Siberiana!. Voi sommergibilisti dovete sostenere e supportare, la manovra e le incursioni della fanteria in Siberia!. Questi, sono gli ordini dell’alto comando!.- Il capitano Radislav aspirò a pieni polmoni la sigaretta, poi rilasciò con soddisfazione il fumo dalle narici, quindi infilò la


sigaretta sul portacenere, la spense con la mano schiacciandola, mentre sorrise divertito.

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-Tenente, a bordo ho 10 missili da crociera Kalibr, con una portata massima che varia tra i 660km ed i 1500km. Il mio San Pietroburgo è un sottomarino d’attacco, è stato pensato per navigare sott’acqua, nell’oceano!. Anche se io fossi un pazzo furioso, azzardando una navigazione fluviale, il mio sottomarino è comunque lungo 72 metri con un dislocamento di 2700 tonnellate in immersione!. L’U212 della NATO, che è stato arpionato dai gengiskani nello Jenisei, era lungo appena 56 metri con sole 1830 tonnellate di dislocamento sott’acqua!. Non porterò mai il mio San Pietroburgo, dentro ad un fiume siberiano, la mia unità sarebbe troppo vulnerabile!-Ho capito!- rispose il tenente Eugeniy Golubev che aggiunse – Questo vuol dire che non potrò chiedere un attacco missilistico da parte vostra, se dovessi trovare mezzi pesanti gengiskani in qualche cittadina?!-Ho 10 missili Kalibr, di questi 4 sono tipo 3M-54 hanno gittata di 660km con una testata convenzionale di 450kg d’esplosivo convenzionale ad alto potenziale. Gli altri 6 Kalibr sono di tipo 3M14T con una gittata di 1500km, ma solo due hanno una testata nucleare da 20kilotoni. Se lancio un attacco missilistico, voglio un bersaglio grande, un target importante, che valga il rischio di dar via la mia posizione!. Non ho intenzione di lanciare un Kalibr, per annientare un FireTeam nemico, oppure un solo elicottero!.-Capisco!- rispose con sguardo imbronciato, il tenente Eugeniy Golubev.


-No!, lei non capisce un cazzo!- sibilò il capitano Kozlov –Sono ore, che i miei sonar passivi, tracciano numerose e distanti esplosioni subacquee!. Abbiamo molti rumori d’eliche, siluri e sottomarini, di 20 cui non conosco l’identità. Abbiamo tracciato lanci di molti siluri supercavitanti e numerose potenti esplosioni subacquee!. Al largo del Mar di Kara, nel Mar Polare Artico si sta combattendo una furiosa battaglia sottomarina, tra sottomarini gengiskani contro sottomarini russi ed europei!. Ci sono sottomarini esplosi ed affondati, ci sono centinaia di marinai affogati. E’ un maledetto mattatoio il Mar Polare!. I pochi sottomarini classe Lada, a basso dislocamento, sono usati come mezzi logistici per sostenere la fanteria, in una proiezione artica da Ovest verso Est. E’ per questo, che io sto manovrando silenzioso, tenendomi vicinissimo alla costa!. Voglio scantonare i sottomarini nemici nel Mar Polare!. Tuttavia, quando lancerò un attacco missilistico, il rumore si diffonderà nell’acqua!. I sottomarini nemici potrebbero inferire la mia posizione!. I gengiskani poi mi verranno a cercare, mi potrebbero attaccare dal mare e/o dall’aria!. Se devo regalare ai gengiskani la mia posizione nelle acque polari basse, lanciando un attacco missilistico, allora voglio annientare un bersaglio importante!-Ho capito!- disse il tenente Eugeniy Golubev che poi aggiunse – Accetti le mie scuse capitano, sono un giovane tenente di fanteria di montagna, non m’intendo di lotta antisom, nemmeno di tattiche di guerra sottomarina!-Tenente, sono qui per aiutarla!- disse il capitano Kozlov azzardando un sorriso, poi aggiunse –lei ha solo un plotone di fanteria di montagna, è equipaggiato con armi leggere, qualche mortaio e MANPAD, ed è appiedato. Le servirebbe almeno cinque BMP, oppure degli Hovercraft per manovrare in Siberia. Che cosa pensa di trovare, nella cittadina di Tareja, Bolocanka, Hatanga?-


-Signore, io devo fare con quello che ho, non con quello che vorrei disporre!. L’alto Comando, quanto l’Intel, valuta che i gengiskani non possono proiettare mezzi pesanti nell’alta Siberia. Ci saranno ad ingaggiarmi solo truppe speciali e brigate leggere. Se sono molto fortunato, presso Tareja troverò una piccola cittadina con popolazione filorussa, ci fisserò una base appoggio!. Poi mi spingerò in ricognizione, cercando e distruggendo, tutte le unità nemiche che potrò. Se sarò sfortunato, la cittadina di Tareja sarà già in mano ai 21 gengiskani. Sbucando da Nord, potrei cogliere di sorpresa i gengiskani. Se ci saranno elicotteri, cisterne, apparati radar e quant’altro d’importante, lei potrebbe lanciare un massiccio attacco missilistico. Io finirei il lavoro, rastrellando ed ammazzando il resto dei gengiskani sopravvissuti!. Ci terremo in contatto, con le radio in bassa frequenza sui tradizionali KiloHertz, con la cifratura 7Il capitano del sottomarino San Pietroburgo annuì, restò in silenzio, poi chiese -E se lei, tenente, dovesse trovarsi nei guai contro i gengiskani?! Cosa pensa di fare?! Il Glonass, il GPS, il Galileo non sono operativi in Siberia!. Non potrei aiutarla, con lanci di missili perché nessuno saprebbe esattamente la sua reale posizione!.-

-Cercherò di sganciami dai contro-attacchi gengiskani, rapido e veloce con la mia unità, cercherò di riparare, quanto prima nella baia di Makarov!-


“Wonderwall� by Oasis Today is gonna be the day that they're gonna throw it back to you By now, you should have somehow realised what you gotta do I don't believe that anybody feels the way I do, about you now Backbeat, the word is on the street that the fire in your heart is out I'm sure you've heard it all before but you never really had a doubt I don't believe that anybody feels the way I do, about you now And all the roads we have to walk are winding And all the lights that lead us there are blinding There are many things that I would like to say to you But I don't know how 'Cause maybe You're gonna be the one that saves me And after all You're my wonderwall Today was gonna be the day but they'll never throw it back to you By now you should've somehow realised what you're not to do I don't believe that anybody feels the way I do, about you now And all the roads that lead you there were winding And all the lights that light the way are blinding There are many things that I would like to say to you But I don't know how I said maybe You're gonna be the one that And after all You're my wonderwall I said maybe (I said maybe) You're gonna be the one that And after all You're my wonderwall I said maybe (I said maybe) You're gonna be the one that You're gonna be the one that You're gonna be the one that

saves me

saves me

saves me (that saves me) saves me (that saves me) saves me (that saves me)

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Capitolo 3 – The wonder wall

C’era del forte vento gelido sul castello di prora, nuvo le nere 23 coprivano l’orizzonte, mentre il mare tendeva al peggio. Un fronte temporalesco stava avanzando con noi, da Ovest verso Est, avrebbe portato tempesta, proprio come noi. Respiravo a pieni polmoni, in silenzio, senza dare nessun ordine, mi era sempre piaciuta l’aria fredda, salmastra del Mare del Nord, con quell’intenso odore di mare nebulizzato. Tra le differenze principali che ci sono tra un militare delle unità di superficie, rispetto ad un militare della flotta dei sottomarini, c’è che gli equipaggi dei sottomarini spesso soffrono l’assenza del sole e della non vista dell’oceano. Non ci sono finestrini od oblò in un sottomarino, solo centinaia di monitor e computer, tutto è asettico e filtrato dalle tecnologia, quasi come un’astronave!. Molti non ci fanno più caso, ma nonostante io sia un ufficiale di marina della flotta sottomarini, benché io sia felice del mio lavoro e della mia nave HMS Anson, un sottomarino d’attacco di classe Astute, ogni volta che m’immergo, mi piace sempre riempirmi i polmoni di quest’aria salmastra, che per molto tempo, poi non potrò più respirare!. Non pensate che io trattenga il fiato restando in apnea, nel mio bellissimo sottomarino, della splendida tecnologia alimentata da un reattore nucleare a fissione. Si sintetizza dall’acqua dell’oceano dell’ossigeno, poi è mescolato all’aria di bordo, l’aria è condizionata con apparati controllat i da computer e sensori. E’ estratta la Co2, quindi l’aria rigenerata e privata dei batteri, è immessa in ventilazione forzata nel mio battello, con temperatura ed umidità


costanti, mantenendo così il microclima del mio sottomarino, sempre in perfetto equilibrio!. I due guardia marina che erano con me sul castello di prora, erano rinchiusi nei loro cappotti pesanti, con un grosso cappello di lana scuro, osservavano silenziosi l’orizzonte, con i propri binocoli, tutti e due avevano la mascella contratta. Forse per il freddo, oppure s’era sparsa già la voce nell’equipaggio, su dove l’HMS Anson sarebbe andato in missione: il mattatoio del Mar Polare Artico!. Sì!, era così che ormai tutti chiamavano quel piccolo, gelido mare chiuso, contenuto tra i due grandi accessi dalle isole Svalbard, e dallo stretto di Bering. Avrei comunicato gli ordini al mio equipaggio, solo una volta che ci saremmo immersi, per il momento volevo terminare la preghiera del sommergibilista. Che ci crediate o no, ero sempre un po’ scaramant ico, è bene recitarla sempre, ogni vo lta, poco prima d’immergersi:”Oh! Signore, fa che non vada tutto a puttane!”. In effetti, tutto, stava già andando a puttane, nel mondo!. C’era un cas ino in orbita terrestre, tutti i satellit i civili e militari erano scoppiati come popcorn, andando distrutti a causa della sindrome di Kessler. Erano poche le zone sulla Terra, dove ancora c’era il servizio GPS/Glonass/Galileo. Le aree prive di servizi satellitari erano Siberia, Mar Po lare Artico, quanto una larga parte dell’Oceano Indiano, parte del Pacifico. In queste zone gli Alleati combattevano come fossero stati nella WWII. L’alto comando NATO sospettava che ci fosse nel Mar Po lare almeno una o due cinture, di sottomarini d’attacco gengiskani; una variante modificata e migliorata dalle ment i e dall’industria gengiskana, della classe dei sottomarini Kilo di produzione russa. Forse, erano mezzi simili, forse erano battelli profondamente diversi, nessuno sapeva bene quali fossero le differenze. Erano però sottomarini d’attacco convenzionali: erano diesel-elettrici, prima o poi avrebbero dovuto mettere fuori il loro maledetto snorkel, per respirare!. Ma questa

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mortale debo lezza, non era strategicamente sfruttabile nel Mar Artico, perché non c’erano più satellit i in orbita polare. Tantomeno, potevamo lanciarne di nuovi: sarebbero stati fritti in poco tempo come popcorn, a causa della sindrome di Kessler. Fare ricognizioni sopra il polo nord, era pericoloso, perché i gengiskani non erano ciechi, non erano sordi, non erano muti, non erano stupidi. Tutti questi sottomarini d’attacco nemici, erano quasi tutti armati con siluri a super-cavitazione, altri erano dotati di siluri più lenti e molto silenziosi.

Questo impenetrabile muro d’attacco, era in perenne manovra, cinturava e proteggeva con offensive e sagaci difese, i sottomarini lanciamissili SSBN armati con SLABM, i quali si diceva che stazionassero forse nel Mar della Siberia Orientale, forse nel Mar di Laptev, e forse anche nel Pacifico nel Mar di Ohotsk. Questi maledetti aggeggi, erano sottomarini nucleari, potevano restare immers i in silenzio, in stazionamento perenne, erano privi di punti deboli. Questi maledetti sottomarini SSBN, garantivano assieme ai satelliti gengiskani in orbita, la prima linea di difesa strategica contro gli attacchi d’ICBM.

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I miei ordini erano semplici: trovare ed affondare, il numero massimo possibile di sottomarini d’attacco gengiskani, perlustrando ogni metro cubo del Mar della Siberia Orientale, del Mar di Laptev. Una volta aperta la via, forse si sarebbe potuto dare la caccia ai sottomarini SSBN, abbattendo la difesa anti ICBM. I sottomarini d’attacco europei, avrebbero mosso una tenaglia sinistra, manovrando dalla Groenlandia e dal Nord America e passando dal Polo Nord; mentre quello che rimaneva della Marina militare zarina, stava già muovendo una tenaglia destra, passando dal Mar di Barents e dal Mar di Kara. Avevo 38 siluri e missili Tomahawk, un terzo dei quali con testata nucleare tattica da 150kilotoni. Avevo anche l’autorizzazione dal governo zarino a lanciare armi nucleari tattiche, contro il territorio siberiano, qualora presumibilmente invaso dai gengiskani. Sino a quel momento, i gengiskani avevano usato armi nucleari per distruggere varie basi militari zarine, poi s’erano lanciat i in un’invasione della Siberia, in una guerra convenzionale!. Gli zarini, avevano lanciato contro i gengiskani un cospicuo attacco d’ICBM, ma tutti i missili intercontinentali erano stati distrutti!. La sindrome di Kessler, aveva devastato lo spazio, distruggendo satelliti militari e di telecomunicazione e GPS/Glonass/Galileo.

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Nessuno sapeva cosa stesse succedendo in Siberia, che era stata definita una “black box”. Nessuno, sapeva come manovravano i gengiskani in Siberia, quali enclave o città zarine in Siberia, ancora stessero lottando contro gli invasori, necessitando d’aiuto. Era forte il potere aereo gengiskano, zarini ed europei in S iberia erano sordi, muti, ciechi, azzardavano manovre militari basandosi solo con ipotesi, oppure sui dati della ricognizione tattica a cortissimo raggio. Per farla breve, le forze di terra e d’aria zarine ed europee, le stavano prendendo di brutto, i gengiskani picchiavano duro, i gengiskani erano ben armati, numericamente superiori e manovravano in modo razionale!. Nessuno però sapeva come l’avrebbero presa i gengiskani, quando zarini ed europei, avessero iniziato ad usare armi nucleari tattiche in Siberia, contro le truppe gengiskane. Si temevano, controattacchi di IRB M gengiskani sull’Europa e nella Russia pre-uralica!. Per questo, per provare a vincere la guerra, bisognava rompere quel meraviglioso muro di difesa anti-missile che i gengiskani avevano costruito: per farlo, servivano sottomarini d’attacco!. Gli ICBM sarebbero così tornati ad essere un’arma efficace, la guerra sarebbe presto finita!. Servivano sottomarini d’attacco, proprio come il mio HMS Anson. Questa, era la battaglia per Kalinka: diedi l’ordine d’immersione.

Sì!, c’era proprio del forte vento gelido sul castello di prora, nuvole nere coprivano l’orizzonte, mentre il mare tendeva al peggio. Un fronte temporalesco stava avanzando proprio con noi, da Ovest verso Est; avrebbe portato tempesta, proprio come noi.

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“The Price� by The Steeldrivers Cold, dark, lonesome Dead of night Things gone so wrong Can't get right In the darkness Hear the sound Of a world that's Upside down 28 Mercy ain't got no judgment Justice got a rag tied around her eyes Ought to be tears rolling down her face At the blind tryin to lead the blind Rich man rolls the dice Poor man pays the price Only hurts to Think of home Makes it hard to Be alone Every moment Of a day Trouble standing In my way


Capitolo 4 – The Price

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Solo gli zarini avrebbero potuto concepire l’incubo dell’operazione Leone Marino: era un piano folle, era normale che se fosse stato applicato, sarebbe finito in un disastro!. Il piano originario prevedeva di sbarcare un’intera Brigata leggera, mista Europei/Zarini, nelle isole di Severnaja/Zemlja, con al seguito uno stormo di elicotteri, ed aerei per il supporto aereo tattico e sistemi anti-missile S300. LPD ed LHA avrebbero agevolato lo sbarco, poi presso le tre basi, sarebbero potuti confluire in un secondo momento, anche vari caccia da superiorità aerea. Tre sottomarini d’attacco zarini classe Kilo, avrebbero provveduto a costruire una cintura di sicurezza dal mare, per proteggere i tre avamposti pesanti. Il piano prevedeva che dalle isole di Severnaja/Zemlja si sarebbe potuto proiettare lotta anti-som, pianificare incursioni aeree e missilistiche, ed effettuare infiltrazioni di truppe speciali in S iberia. Sarebbe stato uno dei tre HUB militari, presso cui gli alleat i Europei, avrebbero potuto in un secondo momento, far confluire altre truppe e mezzi, da spedire in Siberia contro i gengiskani!. Le LPD ed LHA avrebbero dovuto restare in rada, per tutta l’estate/autunno, come posti di comando, scortate anche da un paio di destroyer lanciamissili. Era una follia, anzi era un maledetto delirio da manicomio!. Tempo prima, in inverno, il piano britannico d’infiltrazione in Siberia, aveva tentato di costruire piccoli capisaldi con aeroporti di


fortuna, con truppe e mezzi a bassa traccia termica e radar, impiegando pochissime unità, dispiegandole presso le isole di Novaja Zemlja, Komsomolec, isole della rivoluzione d’Ottobre. Il tentativo era miseramente fallito, perché una ad una, gradualmente nell’arco di un mese, tutte le piccole basi Zarino-Britanniche erano state annientate. Forse con attacchi missilistici, forse con attacchi aerei. La lezione imparata fu dura e spietata: i gengiskani avevano una buona Intel, probabilmente i loro satelliti non erano saltati come i nostri, come tanti pop-corn in padella!. Contestualmente, le infiltrazioni a bassa traccia termica, svolte con truppe speciali e fanteria di montagna, in piccole unità, non superiori ad un plotone, erano invece state un successo!. Le truppe erano tutte sopravvissute allo sbarco. Erano sparse ed appiedate, nascoste in Siberia. Tuttavia, c’erano i vincoli del territorio da superare: la S iberia era enorme, con un clima ostile. I danni alla logistica nemica che sin’ora erano stati fatti, erano assai scarsi. I rapporti via onde lunghe, segnalavano solo piccoli flashpoint, che non coinvolgevano più di un plotone nemico, oppure qualche BMP, e qualche elicottero Mil-mi24.

A parere del comando europeo, ai plotoni ed ai FireSquad che erano stati infiltrati in Siberia mancavano APC e mezzi adeguati, per potersi proiettare agevolmente in Siberia. Inoltre, serviva una rete logistica che in modo capillare potesse rifornire le piccole unità. La navigazione dei sottomarini NATO nei fiumi Siberiani, era molto perico losa. Lanci a bassa quota con il paracadute di supplies erano inefficaci, gli aerei da trasporto erano sistematicamente abbattuti, nonostante la scorta di caccia zarini/europei in alta quota. Il potere aereo gengiskano era molto forte: gli F35 stavano facendo molto male. Meglio facevano nel clima ostile Siberiano, gli EFA Tifone ed i Rafale, ma erano comunque velivo li in palese inferiorità

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numerica. A lla luce di quello che accadeva nel dominio aereo, era parere dell’alto comando europeo che la strategia vincente fosse tentare di logorare la logistica nemica, con una manovra tattica da Nord verso Sud contro la Transiberiana, in un ampio movimento strategico Ovest verso Est. Ci fu un aspro dissidio, all’alto comando congiunto Europeo-Zarino, perché i russi bollavano l’infiltrazione di picco li gruppi di fanteria in Siberia, come una strategia sterile ed inefficace. Ne uscì fuori un furioso scontro verbale, di cui anche i militari di guardia fuori dal bunker di comando, ne ebbero a sentire l’eco furioso del dibattito!. Se il tentativo d’infiltrare picco le basi a bassa traccia termica in Siberia era fallito, perché i gengiskani avrebbero accettato senza reagire, una serie di sbarchi ostili con alta traccia termica/radar, con ingenti forze nemiche, presso le isole di Severnaja/Zemlja?!. Per farla breve, il piano “Leone Marino” fu etichettato dagli Europei come “Foca Idiota”. Era proprio questo, il maledetto soprannome che i britannici avevano dato all’operazione congiunta, che gli zarini stavano preparando, accattonando supporto militare da ogni paese Europeo, che facesse parte della coalizione dei Defenders.

I britannici, non si sa perché, nonostante la loro palese opposizione, mandarono un plotone di Royal Marines, con il vincolo che le truppe britanniche avrebbero navigato su LCV britannici, avendo imbarcati anche i propri mezzi anfibi AAV7, su altre LCV. Io ero sergente maggiore del fortunato plotone, che era stato scelto per partecipare all’operazione “Foca Idiota”. Come tutti i miei commilitoni, avevo il muso lungo, biascicavo amaro, l’idea d’affogare o crepare per ipotermia nel Mar Po lare Artico, non m’andava giù. Come scorta armata, la Royal Navy avrebbe fornito il cacciamine HMS Bangor

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della classe Sundown. I Norvegesi, parteciparono all’operazione offrendo solo 4 Main Battle Tank Leopard, ma vollero che tutti i loro mezzi corazzati fossero trasportati da 4 LCV britanniche. Le Landing Craft Vehicle, furono valutati come dei validi mezzi, avent i una minore traccia termica e radar, con una chiglia piatta e bassa, idonei ad una navigazione vicinissima alla costa. Inoltre si vociferava che gli LCV fossero mezzi meno vulnerabili ai siluri. Ma, come diceva ogni marinaio delle LCV: tutto quello che galleggiava, poteva anche smettere di galleggiare!.

Gli zarini, per qualche arcana ragione, vollero stivare come sardine, due compagnie di fanteria di montagna, con tutto il proprio equipaggiamento, dentro un grosso incrociatore lanciamissili. Il convoglio, che era già composto da un ingombrante incrociatore zarino lanciamissili, 8 modeste LCV britanniche, 1 cacciamine britannico, ed aveva già un’enorme traccia termica e radar, divenne ancora più vistoso!. Gli zarini, vi vo llero aggregare un enorme rompighiaccio, due grosse navi logistiche (co lme di armi leggere e siluri, carburante avio e diesel e benzina, ed un cospicuo stock di quad 4x4 artici, tende termiche e qualche tonnellata di raz ioni-k). Ovviamente gli zarini, non diment icarono di caricare a bordo anche quattro lanciatori S300 su gomma, con il proprio modulo di comando e sistema radar, incluso il relat ivo personale specializzato. Contro le minacce sottomarine, gli zarini posero in scorta tre sottomarini d’attacco classe Kilo, poi mandarono tutta la forza d’attacco, a suicidarsi sull’isola di Severnaja!. ___________ -Cosa c’è rimasto del nostro equipaggiamento?!- mi chiese urlando il tenente del mio plotone di Royal Marines, mentre un vento gelido

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spazzava con temperature proibitive, la bassa spiaggia sassosa siberiana dell’isola di Severnaja. -Noi siamo Ok!, il nostro equipaggiamento c’è tutto!. Il nostro plotone è integro, inclusi i nostri blindi AAV7. Poi ci sono le Landing Craft Vehicle, ed il cacciamine HMS Bangor. Il cacciamine, ci ha appena comunicato otticamente, che vorrebbe scaricare i nostri rifornimenti aggiuntivi di carburante, per i nostri AAV7- risposi urlando, fingendo di reagire energico e marz iale, sprezzante del vento polare che voleva tagliarmi la faccia.

-Che ne è dei 4 LCV con i 4 Leopard norvegesi?!- mi chiese il giovane tenente storgendo la bocca, mentre guardò attonito, il gelido e lugubre mar polare art ico, grigio come la morte. -Andati a fondo, con i propri LCV- gridai nel vento. -Che ne è delle due compagnie di fanteria zarine?!-Ai pesci!- urlai laconico, mentre mi sistemai gli occhiali da neve sul volto, per argirare i fendenti del vento polare, che vo leva tagliarmi gli occhi. -Marinai sopravvissuti, dell’incrociatore zarino?!-Il capitano della HMS Bangor, non ne ha visti!- gridai, mentre m’avvo lsi in una scialpa, per proteggermi il mento, dalle rasoiate del vento polare. Non è che facesse troppo freddo per fare conversazione con il tenente, circa la nostra situazione tattico-strategica. E’ che ormai, la “Foca Idiota” aveva fatto la frittata: non c’era molto di cui discutere!. Presto, noi saremmo stati ingaggiat i da altri gengiskani: loro sapevano, che non tutto era andato a fondo, nella mattanza di Severnaja!.

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"Ghosts Of Mississippi" by The SteelDrivers Late one night behind corn whiskey I fell asleep with a guitar in my hand I dreamed about the ghosts of Mississippi And the blues came walking like a man Without a word I passed that guitar over He tuned it up like I'd never seen A crooked smile was his expression Then he closed his eyes and began to sing Oh Lord why have you forsaken me Got me down in Mississippi Where I don't want to be Oh Lord why have you forsaken me Got me down in Mississippi Where I don't want to be When I woke up I looked into the mirror I saw no reflection for a while But as my eyes came into focus I recognized that crooked smile Oh Lord why have you forsaken me Got me down in Mississippi Where I don't want to be Oh Lord why have you forsaken me Got me down in Mississippi Where I don't want to be Late one night behind corn whiskey I fell asleep with a guitar in my hand I dreamed about the ghosts of Mississippi And the blues came walking like a man Oh Lord why have you forsaken me Got me down in Mississippi Where I don't want to be Oh Lord why have you forsaken me Got me down in Mississippi Where I don't want to be

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Capitolo 5 – Ghost of Mississippi

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Eravamo appena salpati dalla base di San Francisco, tutta la flotta del Pacifico della marina militare americana era già fuori in alto mare, da mo lte settimane. Tutte le unità da battaglia statunitensi della flotta del pacifico, vagavano in modalità schizzofrenica, alla disperata ricerca nel Pacifico, di possibili minacce gengiskane. Primo obiettivo dell’Us Navy, era proteggere il territorio naz ionale: le Hawai, quanto la costa Orientale USA, da attacchi gengiskani a sorpresa con missili SLBM. Per questo, l’Us Navy pattugliava in modo isterico, tutte le aree ipotetiche di lancio che i gengiskani avrebbero potuto usare, per un attacco preventivo contro gli USA. Non era semplice e non era facile: di solito la strategia militare era sempre stata opposta. Nella guerra fredda l’Us Navy tallonò in modo silenzioso, tutti i sottomarini lanciamissili soviet ici, con almeno un sottomarino d’attacco. Tenere costantemente il dito sul grilletto, pronto a premerlo in ogni istante, se i bastardi sovietici avessero mostrato l’intenzione d’eseguire un attacco a sorpresa, con il lancio di SLBM.


La stessa cosa, l’Us Navy l’ebbe a ripetere con i sottomarini lanciamissili SSBN gengiskani. La strategia funzionava, ed era efficace e consolidata. L’importante, era avere mezzi più silenziosi dei nemici, ed equipaggi ed ufficiali ben preparati, ben addestrati!. Vari mesi fa, fui prossimo ad d’affondare un SSBN gengiskano nell’Oceano Indiano!. L’SSBN era in stazionamento, in quota di lancio, il Pentagono non mi diede l’autorizzazione ad affondarlo, perché il sottomarino gengiskano anche se avesse lanciato i propri missili SLBM, non avrebbe potuto colpire la costa Est degli USA, e neppure l’Europa. Il risultato, fu che il dannato SSBN gengiskano svuotò tutti i propri silos SLBM, poi la Repubblica del Gange fu incenerita in tutte le sue basi militari, quanto nei suoi distretti industriali: miliardi di morti!.

Poi, silenziosi ed impuniti come la morte, i sottomarini gengiskani SSBN tornarono gradualmente nei loro porti in Gengiskania. Caricarono altri missili, lo sapemmo dai satellit i spia!. I bastardi gengiskani, si stavano preparando a premere ancora il grilletto!. Dopo pochi giorni, i gengiskani ignari o forse no, d’essere tallonati dai sottomarini d’attacco dell’Us Navy, li vedemmo in larga parte, imbucarsi dentro al Mar Po lare Artico. Si preparava una grossa festa nel Mar Polare, non c’era ombra di dubbio!. Io riferii al Pentagono, ma l’alto comando ci diede l’ordine di mo llare la presa: l’ordine era di restare fuori dal Mar Po lare!. Vari sottomarini d’attacco americani, restarono come lupi, a pres idiare lo stretto di Bering. In ogni caso, ci fu detto che era stato

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sottoscritto un forzoso accordo polit ico di non aggressione, tra l’Impero della Repubblica Popolare Gengiskana e gli USA. Obiettivo del trattato segreto, era proteggere il Sud Korea ed il Giappone, per tenerli fuori dalla letale festa, che i gengiskani stavano preparando in Asia!. La flotta dell’Us Navy dell’Atlant ico, era tutta per mare, allo stesso modo, loro come noi, proteggevano la costa degli USA orientali, in un’isterica e persistente lotta anti-som!. Una guerra, senza fare la guerra: a meno che l’Us Navy non avesse sorpreso unità gengiskane in aree di lancio contro gli USA, solo allora, l’Us Navy avrebbe potuto premere il grilletto!.

Altro, l’Us Navy, non fece in questa fase del conflitto!. Avevamo le mani legate dalla po lit ica, sopratutto gli USA avevano le mani legate, da quel maledetto accordo di non aggressione, firmato dagli USA, per proteggere Sud Korea e Giappone!. Una super-carrier dell’Us Navy, con tutta la sua scorta era stata mandata nell’Atlantico meridionale, con l’obiettivo di s igillare lo Stretto di Drake, quanto il capo di Buona Speranza, tra Oceano Atlantico ed Oceano Indiano. L’ordine era quello d’affondare ogni battello gengiskano che avesse messo il naso nell’Atlant ico!. Era una superficie d’oceano immensa, quello che un terzo della flotta dell’Us Navy dell’Atlantico doveva perlustrare. Molt i ritenevano fosse un’impresa impossibile; è per questa ragione che il grosso della flotta americana dell’Atlantico, perlustrava istericamente l’Oceano Atlantico centrale. Occupavano le aree di possibile lancio gengiskano, contro le coste USA orientali.

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L’obiettivo era lo stesso, beccare preventivamente tutti gli SSBN gengiskani provenienti dal sud dell’Atlant ico, tanto quelli che fossero filtrati dal Mar Po lare Artico. Per evitare di spararci addosso, ciascuna unità della flotta dell’Atlantico doveva restare in una determinata area, che le era stata assegnata!. Si vociferava che l’Us Navy avrebbe costruito dei dirigibili, in modo da poter costruire dei ponti radio e coordinare le comunicazioni. Ma l’Oceano Pacifico e l’Oceano Atlantico erano maledettamente grandi, l’assenza dei satelliti, rendeva la manovra e le comunicazioni molto difficili. Nessuna nave da guerra dell’Us Navy, era impegnata a sigillare l’entrata dell’Oceano Atlantico, tra la Groenlandia e l’Islanda. Il trattato politico di non aggressione tra USA ed Impero della Repubblica Popolare Gengiskana, prevedeva anche questo vincolo. Da tempo, in quell’area del Mar del Nord, tutte le forze di superficie Europee, s’erano concentrate, ingaggiando un’isterica lotta antisom, per arginare possibili infiltrazioni di sottomarini gengiskani, proteggendo le metropoli Europee da lanci di missili SLBM.

Se i gengiskani avessero voluto, con i propri missili SLBM DF31A a lunga gittata, avrebbero potuto lanciare dal Mar Polare Artico, beccando le metropoli Europee!. Tuttavia, i sottomarini SSBN gengiskani non avevano imbarcato missili SLBM, ma vettori SLABM. Questo lo capimmo, quando la sindrome di Kessler scoppiò come tanti pop-corn, tutti i nostri satelliti, facendo saltare ogni comunicazione a lungo raggio!.

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I miei ordini adesso erano semplici: circumnavigare in cerchi concentrici, sempre più ampi, le Hawai, affondando tutti i sottomarini e navi gengiskane, che avessi incontrato. Scesi sul ponte di comando, diedi l’ordine d’immersione, quindi presi il microfono ed illustrai la situazione, quanto i nostri ordini, al mio equipaggio. ________________ Dopo un mese di missione attorno alle Hawai, senza incontrare nessun battello gengiskano, arrivò un cablogramma dalla base delle Hawai. Il messaggio era in onde lunghe: io dovevo dirigermi a Nord, imbucarmi nel Mar Po lare Artico!. Gli ordini erano sorprendentemente chiari: dovevo affondare tutti i sottomarini gengiskani che trovavo sulla mia strada, dando una mano alle forze sottomarine Europee e Zarine!. Sott’acqua, molto spesso non si capisce esattamente chi è stato, a fare cosa!. Il mio sottomarino d’attacco USS Mississippi era uno dei più letali, uno dei più silenziosi: il mezzo perfetto, per violare il maledetto trattato politico, senza lasciare una fottuta traccia!.

L’idea d’andare a beccare, quelli che avevano incenerito la povera Repubblica del Gange, mise di buon’umore tutto il mio equipaggio!. Ma questa, è un’altra storia…

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"Get Lucky" by Daft Punk Like the legend of the phoenix All ends with beginnings What keeps the planet spinning (uh) The force of love beginning We've come too far to give up who we are So let's raise the bar and our cu ps to the stars She's up all night 'til the sun I'm up all night to get some She's up all night for good fun I'm up all night to get lucky We're up all night 'til the sun We're up all night to get some We're up all night for good fun We're We're We're We're We're

up all up all up all up all up all

night night night night night

to to to to to

get get get get get

lucky lucky lucky lucky lucky

The present has no ribbon Your gift keeps on giving, What is this I'm feeling? If you wanna leave I'm with it (ah) We've come too far to give up who we are So let's raise the bar and our cu ps to the stars She's up all night 'til the sun I'm up all night to get some She's up all night for good fun I'm up all night to get lucky‌

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Capitolo 6 – Get Lucky

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Scendendo di profondità, la temperatura dell’oceano tende a diminuire, tutto diventa buio e freddo, perché la luce solare non permea l’oceano, se non per poche decine di metri. L’acqua salata fredda sprofonda, mentre in superficie a causa dell’evaporazione, l’acqua calda meno salata, si muove scorrendo sopra l’acqua fredda, co me un fiume. Accade che nel mare si creino dei fiumi, correnti vorticose mosse da meccanismi THC-TermoAlini. Tuttavia, ad una certa profondità, quando la temperatura scende e la salinità cresce vistosamente, cambiano drasticamente anche i parametri di rifrazione del suono. E’ frequente che negli oceani si formi uno strato limite, che impedisca gli echi, dal diffondersi ovunque a 360 gradi!. Tutti i rumori subacquei che accadono sotto lo strato limite, non si spargono sino alla superficie, ma i suoni rimbalzano sullo strato limite, diffondendosi in ampiezza. Viceversa, tutti i rumori subacquei che accadono sopra lo strato limite, si spargono in ampiezza ma non in quota, in quanto i rumori provenienti dalla superficie, sono deflessi verso l’alto, dallo strato limite. Questo fenomeno è noto a tutti i sommergibilisti del mondo: accade nell’Oceano Pacifico, nell’Oceano Atlantico, nell’Oceano Indiano. Questo fenomeno permette ai sottomarini nucleari di viaggiare in profondità, restando spesso occultati, captando però le eliche di tutti i mezzi di superficie che stiano facendo lotta anti-som.


Il Mar Po lare Artico era diverso: era sempre stato diverso. La salinità e la temperatura erano sempre state più omogenee, a causa del fatto che il Polo Nord era un luogo climaticamente ostile, estremo, poco irraggiato dal Sole. Durante la guerra fredda, la calotta polare ricopriva il Polo Nord in ogni periodo dell’anno. In inverno e primavera, la parte più fredda del Mar Polare Artico era la superficie: il pack ghiacciato era talmente spesso, che impediva l’emersione di un sottomarino. I satelliti in orbita polare, con i radar studiavano metico losamente il Polo Nord, evidenziando le aree dove il ghiaccio sarebbe stato più sottile, capace di rompersi sotto la spinta degli scafi dei sottomarini. I sottomarini, dovevano emergere, rompendo il ghiaccio, per fingere di lanciare i propri missili SLBM da aree polari, nelle proprie esercitazioni militari. In Estate ed Autunno, il ghiaccio salmastro del Mar Polare Artico era più sottile, ed erano più ampie, le aree dove sarebbe stato possibile emergere per un sottomarino. Il cambiamento climatico, aveva trasformato il Mar Po lare Artico!. In Inverno/Primavera, il Mar Polare Artico si comportava proprio come nella guerra fredda, con la differenza che il ghiaccio marino era sottile, era possibile emergere per un sottomarino nucleare quasi ovunque. La zona più fredda del Mar Polare Artico era ovviamente la superficie, dove appunto si concentrava il pack polare. La rifraz ione dei suoni era ampia, lo strato limite era superiore alla quota raggiungibile dei sottomarini. In Estate/Autunno, il Mar Polare Artico era invece libero dal ghiaccio polare. Vagavano senza meta, mo lti grossi e piccoli iceberg, che galleggiavano alla deriva nel Mar Polare Artico, creando falsi eco sonar e radar. Il cambio d’albedo del Mar Polare Artico, produceva il tipico riscaldamento del mare, per cui anche il Mar Po lare Artico si comportava come gli altri Oceani del pianeta Terra, avendo un proprio strato limite. Il Mar Polare Artico, era un mare piccolo e chiuso, nei mesi Estate/Autunno nonostante le fresche estati, il cambiamento climatico era sufficiente per scongelare il permafrost e gli idrat i di metano!. Inoltre, la Corrente del Golfo in Estate ed

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Autunno si fermava!. Il tasso di salinità decadeva, a causa del ghiaccio polare a bassa salinità che era diluito nel Mare, oltre ai possenti fiumi d’acqua dolce fredda, che provenivano dallo scongelamento della Groenlandia!. Il cambio d’albedo del Mar Polare Artico in Estate/Autunno alzava la temperatura di qualche grado, collaborando ad interdire il blocco del motore naturale THCtermoalino della Corrente del Golfo!. Con il quasi-blocco della THC, il Mare intorno alle isole Svalbard tendeva a ghiacciare prima (anche se il ghiaccio restava sottile), il passaggio a NordEst si bloccava per ghiaccio, più rapidamente con l’avvento dell’inverno. ___________ Il sottomarino d’attacco francese, di classe Suffren stazionava a cento venti metri di profondità, era immobile come un pesce morto: ma era vivo e pericoloso, come un barracuda, i suoi sonar passivi, ascoltavano tutto quello che gli accadeva intorno.

C’era un sottomarino convenzionale gengiskano, che andava di fretta, era a quota periscopica, teneva una rotta che lo avrebbe portato verso le isole della Nuova Siberia.

All’improvviso s’udì un fischio tremendo, erano le eliche di un siluro americano che acceleravano, poi s’udì un grosso tonfo sordo: era il sottomarino gengiskano che era esploso!. Seguirono rumori di lamiere contorte, ed altri atroci striduli frastuoni, che sentenziarono

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l’affondamento del sottomarino gengiskano!. Il calcolatore dell’operatore di tiro del sottomarino Suffren, elaborò il punto di lancio approssimato del siluro americano: proveniva da Nord, dall’area di manovra del USS Mississippi. C’era un’unità amica a Nord, ed era in az ione!. I nostri sonar passivi captarono altri rumori, ma non ci fu possibile stabilire un punto preciso, ma disporre solo di una vaga direzione. I rumori captati, non erano sufficient i per poter comprendere che tipo d’unità fosse, restammo tuttavia in ascolto, in condizione di combattimento.

Udimmo un fischio tremendo, erano di nuovo delle eliche di un altro siluro americano, acceleravano, dopo una breve ma intensa corsa, seguì un’enorme tonfo sordo: un altro sottomarino gengiskano sicuramente andava in pezzi, esplodendo sott’acqua!. L’Uss Mississippi aveva beccato due sottomarini nemici, il secondo doveva essere anche un grosso figlio di troia, perché udimmo altre due esplosioni minori, durante il suo affondamento!.

All’improvviso udimmo distintamente due siluri supercavitant i che erano stati lanciat i; anzi, erano quattro siluri supercavitanti, che erano stati lanciat i da due diversi sottomarini gengkisani!. Ne potemmo facilmente elaborare la posizione, avendo anche due ottime soluzioni di t iro. I quattro siluri supercavitanti, volavano sott’acqua, erano tutti diretti a nord, verso la posizione dell’USS Mississippi.

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Il sonar beccò nitidamente il rumore di tre siluri lanciati rapidamente dall’USS Mississippi, il quale rilasciò contestualmente anche rumorose contromisure, che vorticosamente emisero molte tracce sonar. Udimmo poi tre distinti enormi boati sordi, furono seguiti da varie detonazioni minori, a catena!. Rumori di lamiere contorte che si strappavano, e che si contorcevano, provennero distintamente da tre punti diversi. Erano tre sottomarini, stavano affondando!. Poi seguì un silenzio di morte, i nostri sonar passivi, non tracciarono nessun rumore artificiale. -Che cosa facciamo capitano?- mi chiese il secondo in comando. -Ad andatura silenziosa, torniamo verso il porto di Murmansk- dissi –Siamo stati fortunati, il comando Europeo ci vuole fuori dal mattatoio del Mar Polare Artico. Vogliono spostare il Suffren nell’Atlantico del Sud, a protezione di un convoglio di LPD ed LHD diretto in Africa, per uno sbarco in Africa Orientale nell’Oceano Indiano!-

Silenziosi e lenti, lasciammo il Mar Polare Artico, per finire dentro la Battaglia del Madagascar: ma questa, è un’altra storia…

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"Midnight Train to Memphis" by The SteelDrivers Well judge looked down, gave me 40 days Instead of the fine that I could not pay Said walk right you'll soon be home Cross the line and you're on your own 40 day's of shotguns n barb wire fences 40 nights to sit and listen To the midnight train to Memphis Well now the whistle blows when the sun comes up Hit the floor keep you big mouth shut Eat your breakfast on the ground Work like hell till the sun goes down 40 days of shotguns n barb wire fences 40 nights to sit and listen To the midnight train to Memphis Well now 10 for the jury 10 for the judge 20 more to forget my grudge When I get to 39 That's the longest day in a prisoner's mind 40 days of shotguns n barb wire fences 40 nights to sit and listen To the midnight train to Memphis Midnight train to Mem phis On a midnight train to Memphis

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Capitolo 7 – Midnight train to Memphis

L’11th USE Cavalry nacque durante la WWIII in Siberia, per mano di un generale dei Marines, che era soprannominato “Iron Man”. Capelli cortissimi, mascella vo lit iva, biascicava continuamente un sigaro senza mai accenderlo, incurante d’ogni cosa, era solito sputazzare tabacco ovunque: bestemmiava come un turco, ma citava continuamente la Bibbia. Si diceva che avesse la completa fiducia del presidente degli USA: quindi, ogni sua parola o promessa, era certa come la paro la di Dio!. Le forze di terra e d’aria, zarine ed europee, le stavano prendendo in S iberia: il Pentagono mandò quattro generali (USAF, US Navy, US Army, Marines) come consulenti, per vedere se la legge “affitti & prestiti” degli USA in favore della UE, avrebbe potuto sollevare o ribaltare le sorti del conflitto convenzionale, in Siberia. “Movimento!, Santa Merda!, movimento!, a voi fottuti zarini e dannati europei, vi pesa il culo!. Santa Merda!, vi dovete dare una smossa, per Dio!. Manovra e fuoco!, manovra e fuoco!, ma cosa avete nella testa, la merda?!. Se non vi riesce di manovrare da Nord verso Sud, che io sia dannato!, provate da Sud verso Nord!”. Fu questo il furibondo commento del generale dei Marines, ad una riunione con l’alto comando congiunto, nel bunker della periferia di Mosca, mentre i vertici militari esponevano l’accerchiamento che le forze gengiskane stavano tentando di fare, nel Bassopiano Siberiano Occidentale, lungo l’asse della transiberiana tra Novisibirsk ed Omsk. C’era poi il fatto, che le infiltrazioni tattiche zarine/europee da Nord verso Sud, contro la logistica gengiskana, non avevano prodotto molti successi, perché le truppe non avevano

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sufficiente capacità di proiezione sui terreni pesanti, a causa della distanza continentale degli obiettivi, quanto del clima ostile. Porca troia!, servivano mezzi!, alle fighette europee e russe servivano mezzi per proiettarsi su terreni pesanti!. Non c’era tempo per produrne in Europa, oppure in USA. Se si fosse aspettato, i fottuti gialli sarebbero arrivati agli Urali, oppure avrebbero preso per la gola l’Europa e la Zarinia, tagliando loro i rifornimenti di gas!. Adesso, servivano aerei e servivano, proprio adesso!. Detto e fatto: un centinaio di F35 furono trasferiti in Europa, con una trasvolata da piloti USA, i velivoli furono venduti in segreto ad un prezzo stracciato dagli USA alla UE. Poi almeno il 70% degli F35 furono affidati a piloti di linea europei, dopo un breve corso d’aggiornamento, fatto con piloti da caccia USA. L’altro 30% erano piloti USA volontari, che cambiarono uniforme, diventando membri dell’USE AirForce. Ogni 10 giorni, poi un pingue distaccamento di quel 70% di F35 che si stava formando, era spedito regolarmente sul fronte Siberiano, per rimpinguare le scarne fila, del potere aereo dei defenders. La 11th USE Air Cavalry nacque per mano del generale dei Marines, il quale tramite la legge Affitti & Prestiti, fece trasferire in Europa un po’ di residuati bellici, che gli USA avevano accatastato nel deserto dell’Arizona. Il generale ne diresse direttamente le sorti, forgiando la sua creatura: la 11th USE Cavalry. Per l’inferno!, ogni maledetto mezzo, avrebbe funzionato come un orologio, perché zarini ed europei erano nella merda sino al co llo, non si potevano permettere fottuti guasti meccanici!. Detto e fatto!.

I mezzi che giunsero in Europa erano datati, ma ancora perfettamente funzionanti: il clima secco dell’Arizona sembrava

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averli ringiovanit i. Erano APC Bradley, Humvee con missili TOW, c’erano perfino i vecchi M113 con mortai da 120mm, alcuni in livrea sahariana, altri in livrea verde. Nessuno dei mezzi aveva problemi meccanici, tutti erano stati ricondizionat i a tempo di record, e funzionavano come dei maledetti orologi svizzeri!. Poi giunsero in Europa con dei voli aerei, sempre per volontà del generale dei Marines, varie tonnellate di mimet iche, elmetti, anfibi, fucili M16A2/pistole M9/mitragliatrici M60, svariate tonnellate di 49 munizioni e granate e bombe, oltre ad un pingue stock di mine, MANPAD Stinger e missili ant icarro Javelin. La nascita dell’11th USE Cavalry per chi c’era, presso l’alto comando alla periferia di Mosca, fu qualcosa tra il co mico, il surreale, ed il mitico. Il generale dei Marines bestemmiò, si strappò temporaneamente la bandiera USA dalla propria uniforme e la ripose nella tasca sinistra, poi sputazzò in terra del tabacco che stava masticando, poi s’appiccicò la fottuta nuova patch della UE sul braccio. Chi c’era, narra che il generale prese la propria bibbia e davanti ai vert ici del comando congiunto delle forze ZarineEuropee, il generale dei marines giurò che Santa Merda, certo che avrebbe difeso l’Europa, ed avrebbe aiutato anche gli ex comunisti zarini, a prendere a calci in culo i gengiskani; po i aggiunse che diavo lo, certo!, che avrebbe continuato a prendere a calci in culo i gialli, sino a quando non sarebbero stati fuori dalla maledetta Siberia!. Poi, aiutato da sergenti ed ufficiali dei Marines, che aveva personalmente scelto, forgiò in due settimane, le prime due compagnie, di quello che nella sua visione, avrebbe dovuto essere la brigata agile sui terreni pesanti. L’11th USE Cavalry, composta con quello che c’era, d’immediatamente disponibile!.


Quelli dell’11th USE Cavalry, furono soprannominati “i detenuti”, perché le truppe USE fecero un corso accelerato, a tappe forzate, nella neve, tra i monti della Svez ia e della Finlandia. Erano tutti europei, in età di leva, capaci di leggere e scrivere e parlare in inglese. Passarono due settimane a marciare nella neve, a sparare, a pulire le proprie armi, a manovrare co me dei forsennati, nel ghiaccio con i propri APC Bradley, Humvee, M103. Nessuno ebbe un minuto di tempo, per lagnarsi dei geloni che spuntavano ai piedi, dentro ai pesanti anfibi invernali. Nessuno si preoccupò se le brandine/armadietti erano in ordine co me da regolamento. Perché non c’erano brandine, armadietti o caserme da tenere in ordine!

Arrivarono via nave, anche un nutrito stock di elicotteri Black Hawk, nonostante fossero stati mezzi obsoleti, che erano stati radiat i da decenni dagli USA, tutti gli elicotteri BlackHawk erano stati ricondizionati, ed erano come dei dannati orologi svizzeri. Tuttavia, santa merda!, non c’erano fighetti europei capaci di far volare quei cosi, per cui non ci fu del maledetto tempo, per dotare le prime due compagnie dell’USE Cavalry dei propri fottuti elicotteri. Le prime due compagnie dell’11th USE Cavalry, furono spedite via treno a Celiabinsk, poi il comando con la supervisione del generale, suddivise i rimpiazzi in plotoni, dislocandoli dove necessitava.

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Il mio plotone, fu spedito via treno a Surgut, ed i miei ordini erano semplici, ma facevano tremare i polsi.

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Il generale in persona m’assegnò la missione, chiamandomi per telefono:”Figliolo, è un dannato lavoro di merda quello che le affido!. Forse potrebbe anche creparci, in questa dannata Siberia!. Tenente Gastovskj, dovrà sgrugnarsi contro gli incursori gengiskani che manovrano da Nord verso Sud. I gialli, cercano di chiudere l’accerchiamento su Omsk-Novisibirsk. La spedisco in ferrovia a Surgut, con i suoi APC Bradley ed Humvee. In rinforzo, le ho dato anche un paio di M113 con pezzi da 120mm. Dispone anche di un po’ di missili anti-tank Javelin, MANPAD, mine anticarro, esplosivo C4 in ampia quantità. Surgut è un fottuto centro abitato, in mezzo al nulla, nel Bassopiano Siberiano. La cittadina è popolata da russi amichevoli, che l’aiuteranno. Surgut è lungo l’Ob, è uno snodo importante perché ha anche l’aeroporto e la linea ferroviaria!. Tra 20 giorni le manderò dei BlackHawk, una compagnia in rinforzo, un po’ d’artiglieria da campagna. La promuoverò capitano, se lei sarà sempre vivo!. Per adesso, non ho altro per consolidare Surgut. I suoi ordini, tenente Gastovsky sono semplici: tenga Surgut ad ogni costo!. Che Dio, la benedica!”. Ma questa, è un’altra storia…


The five Guardians - Chinese Battle Music https://youtu.be/t1DdLFrOdK4

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Capitolo 8 – The Five Guardians

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Al quartier generale di Pekino, dove si seguivano le operaz ioni in Siberia, erano molto infastidit i dalle azioni di disturbo svolte dagli zarini. C’erano alcuni sottomarini classe Lada, che lanciavano missili Kalibr “alla cieca” contro obiettivi Siberiani. I centri di Gyda, Dudinka, Norilsk, Igarka, Hatanga, Nordvik erano stati colpiti pesantemente, alcuni anche con testate nucleari tattiche da 20Kilotoni. La maggioranza dei lanci fatti dagli zarini, avevano colpito centri in Siberia che erano già stati distrutti dai gengiskani, oppure non erano usati come avamposti dalle forze gengiskane. La maggioranza dei disperati attacchi zarini con i missili Kalibr, erano strategicamente andat i a vuoto, tranne quelli sferrati contro la cittadella di Hatanga, che era stata nuclearizzata!. Ad Hatanga, c’era il posto di comando della Britagata Tientsin, quanto una base mobile di missili anti-missile S300. Tutto era stato distrutto, con tre missili Kalibr convenzionali, di cui uno, era dotato di una testata nucleare da 20kilotoni!. La Brigata Tientsin non era ovviamente in licenza ad Hatanga, ma tutto il personale era disperso tra la penisola di Tajmyr e la penisola di Gyda. Tutti gli incursori gengiskani, erano in perlustrazione ed in caccia di truppe ed avamposti nemici. Tuttavia, con la distruzione del quartier generale della Brigata Tientsin ad Hatanga, adesso le operazioni militari, i rapporti delle tant issime unità, quanto la gestione logistica, avrebbero dovuto essere coordinate direttamente dal quart ier generale a Pekino!. Questo, era stato ritenuto assai fastidioso, per il crescente traffico dati satellitari, che dovevano


essere elaborati e smistati. Il capo di stato maggiore diede ordine all’ammiraglio della flotta imperiale della repubblica popolare di Gengiskania, d’organizzare una ritorsione: s’esigeva che una portaaerei europea, fosse affondata, anche per onorare le perdite dei sommergibilisti gengiskani, che lottavano audacemente nel Mar Polare Artico!. Nel Mar di Norvegia e nel Mar di Groenlandia, i satelliti gengiskani avevano beccato tre delle quattro portaerei europee, con tutta la loro scorta. Una porta-aerei britannica HMS Queen Elizabeth era impegnata a fare istericamente lotta antisom, per sigillare l’entrata nell’Atlantico, dal Mar di Groenlandia. La portaerei francese Charles de Gaulle, svolgeva lo stesso compito con la propria scorta, tra il Mar di Norvegia e le isole Svalbard. Una terza porta-aerei di classe Queen Elizabeth, con una scorta minima, ronzava in circolo, protetta dalle isole Svalbard, pronta a dare assistenza all’una o l’altra unità, in caso di necessità.

Le tre portaerei europee con la propria scorta, non s’azzardavano ad entrare nel mattatoio del Mar Po lare Artico, dove invece i sottomarini zarini/europei si stavano scannando contro sottomarini gengiskani, nell’epica battaglia per la città proibita. Fu così pianificato dal Centro di Comando congiunto, l’operazione dei cinque guardiani.

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Opzione 1: Un attacco con tre guardiani furenti. Un attacco con sottomarini convenzionali, anche se possibile, sarebbe stata un’azione da sconsigliare, ed inutilmente rischiosa. 1-Non era saggio sguarnire la prima e la seconda linea di difesa composta da sottomarini d’attacco classe 887 (una variante cinese, del progetto Kilo degli zarini). I sottomarini lanciamissili SSBN armat i con SLABM, sarebbero stati più vulnerabili ai tentativi d’incursione dei sottomarini zarini/europei, che già da tempo, 55 cercavano d’imporre una tenaglia, per fare breccia nelle due linee di difesa, per poi eliminare gli SSBN. Nei mesi invernali, le due cinture di difesa gengiskane, erano più vulnerabili, perché erano composte solo da sottomarini convenzionali con 45gg d’autonomia in immers ione. Ogni mese, a causa del pack invernale/primaverile, c’era una rotazione continua di sottomarini che lasciavano la prima linea, per raggiungere la seconda linea e viceversa. Questo implicava, l’emersione temporanea dei sottomarini dal pack ghiacciato, per espletare comunicazioni satellitari. Sottomarini in movimento, con molto rumore asperso nell’area di pattugliamento, ed una vulnerabilità dei mezzi, durante la fase di sostituzione delle unità, nei punti geografici di presidio.

2-Dalla baia di Tiksi, il target=portaerei Quen Elizabeth nel Mar della Groelandia, c’erano appena 7000km di navigazione (andata/ritorno), un sottomarino convenzionale Type877 avrebbe potuto facilmente compierli, viaggiando a 7 nodi (circa 13km/h) impiegando 270gg di navigazione. Nel periodo Estate/Autunno, il Mar Po lare Artico era privo di ghiaccio: i sottomarini convenzionali avrebbero potuto emergere, navigando facilmente con lo “snorkel”, nascondendosi tra i pochi iceberg vaganti, dato che tali mezzi avrebbero dovuto sottostare al “limite tecnico di 45gg d’apnea”.


Tuttavia, il ritorno a Tiksi di un sottomarino Type887 sarebbe stato impossibile. Nell’Oceano Atlantico non c’erano siti amici, ma solo minacce e rischi. Salpando immediatamente (ossia in primavera), l’ingaggio della porta-aerei HMS Queen Elizabeth sarebbe avvenuto, all’inizio dell’inverno dello stesso anno. L’avvicinamento al nemico sarebbe stato tatticamente facile, il ritorno dei guardiani furenti a Tiksi, invece sarebbe stato impossibile!. Una volta affondato il proprio bersaglio, tutta la flotta 56 Europea avrebbe dato la caccia al sottomarino/sottomarini nemici. Ci sarebbe stata un’unica via, che i sottomarini convenzionali gengiskani avrebbero potuto percorrere per tornare a Tiksi. Passare per il Mar di Barents, Mar di Kara, sperando che il pack non fosse troppo spesso, per emergere e “respirare ogni 40gg”. La prima cintura di difesa gengiskana, avrebbe anche potuto scambiare tali manovre, per azioni di sottomarini nemici, finendo per affondarli, con fuoco amico. In inverno/primavera, l’unico momento in cui i sottomarini convenzionali gengiskani della prima linea emergevano, era per comunicare i propri dati via satellite nella rotazione tattica!. Non c’era modo, in inverno/primavera per l’alto comando gengiskano di comunicare con tali unità, fuori da tali finestre di contatto!.

Opzione n°2: un attacco con due guardiani potenti. C’erano disponibili, due sottomarini “Akula” che erano stati catturati nell’invasione gengiskana della Kamcatka. I sottomarini “Akula” erano guasti per carenza di manutenzione, erano stati affondati in porto, dagli zarini. I gengiskani gli avevano recuperati, riparat i, modificat i, riarmati, riequipaggiat i con personale gengiskano. Adesso, le unità erano


pronte a combattere!. Essendo due sottomarini nucleari, l’unico problema per allungare il limite zarino dei 100gg d’autonomia in immers ione, consisteva nell’imbarcare più cibo per l’equipaggio, nonché stivare un numero maggiore di filtri contro la Co2, potendo raggiungere i 365gg d’apnea!. Salpare dalla Kamcatka, passando dallo stretto di Bering, per raggiungere la porta-aerei HMS Queen Elizabeth, erano circa 5000km di navigazione, viaggiando alla massima velocità 35nodi (circa 35km/h) sarebbero stati necessari 143gg. Una volta affondato il proprio target, “i guardiani potenti” avrebbero potuto agevolmente tornare a Tiksi. Tuttavia, questa opzione era strategicamente sconsigliata, dal comando delle operazioni sottomarine: 1-Gli USA erano neutrali, tuttavia le due navi logistiche ed un sottomarino Type877 di scorta, che avevano tentato di varcare lo stretto di Bering (dopo l’inizio della WWIII) erano misteriosamente scomparsi. Era opinione del comando strategico, che sicuramente dei sottomarini nucleari americani presidiassero lo stretto di Bering, impedendo che niente potesse uscire/entrare dal Mar Po lare Artico, da quando era iniziata la WWIII. 2-Ordinare ai due sottomarini “Akula” ad aprire un passaggio dallo stretto di Bering, era ritenuto strategicamente sconveniente. Saliva il rischio strategico, che gli USA avrebbero rotto il patto di neutralità, trasformando la WWIII in terza restrizione.

Opzione n°3: un attacco con due guardiani pazient i. La terza opzione prevedeva l’impiego dei due “Akula”, spedendoli in navigazione all’altro capo del mondo. Salpando dalla Kamcatka, transitando per l’Oceano Pacifico ed eludendo il naviglio di superficie/sottomarino americano, doppiando capo Horn, risalendo l’Atlantico in modo furtivo, infine ingaggiando le porta-aerei classe

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Queen Elizabeth, con posizioni inaspettate, colpendole alle spalle. Questo avrebbe richiesto 40000km di navigazione, ossia oltre 727gg viaggiando a circa 30nodi (55km/h) ossia all’85% della velocità massima possibile. Avendo anche un alto rischio, d’essere detectati in modo sonoro, per il rumore delle proprie eliche in rapido movimento. Il comando giudicava questo piano avvolgente, coraggioso, lungimirante. Se la guerra fosse durata più dei due anni, che erano 58 stati pianificati, allora sarebbe stato strategicamente utile, disporre di due sottomarini d’attacco nell’Atlantico, per colpire di sorpresa la flotta Europea!.

Opzione n°4: un attacco con uno/due guardiani silenti. L’attacco più semplice, più efficace ad una/due portaerei europee, sarebbe stato con un DF31A con 11200km di gittata. Spostare un missile dalla Cina presso la città di Iakutsk, eseguire il lancio di un missile, dotato di 5 MARV da 150kilotoni. Questo tipo d’attacco, avrebbe dimostrato a zarini/europei la capacità militare gengiskana d’attaccare anche metropoli zarine/europee pre-uraliche. Il messaggio politico sarebbe stato potente: solo la volontà politica gengiskana bloccava tali opzioni militari. Il paper di ricerca del colonnello Shao, suggeriva che c’era il rischio concreto che gli USA avrebbero violato il patto di non aggressione, se ci fossero stati attacchi nucleari contro metropoli Europee/Zarine. Per mantenere la WWIII nel solco della prima restrizione, il paper suggeriva di non impiegare armi nucleari strategiche, in continente oltre la catena degli Urali.


Opzione n°5: un attacco con guardiani volanti. Gli “F14 Backfire” erano bombardieri sviluppati dalla cellula dei grossi caccia imbarcati ad ala a geometria variabile, che un tempo erano in linea presso le truppe sumeriche. Il progetto fu studiato e rimaneggiato dalle menti gengiskane, per estrarre dagli F14 la cellula aerodinamica di un potente bombardiere medio veloce, per le forze armate gengiskane. 59

I bombardieri avrebbero dovuto decollare dall’aeroporto di Dikson, volando ad alta quota, poi nell’ultima parte si sarebbe scagliato un’attacco a distanza a bassa quota, lanciando missili da crociera ipersonici. Gli F14 backfire avrebbero potuto poi, ritornare facilmente a Dikson, quindi essere reimpiegat i altrove. Il comando aereo, sconsigliava il loro utilizzo. Nella fase di rientro, i velivoli avrebbero potuto essere vulnerabili ad attacchi di missili da crociera Kalibr, durante la sosta all’aeroporto di Dikson. Era possibile che sottomarini Lada zarini, detectarssero via radar il rientro degli F14 Backfire. Non erano utilizzabili aerei cisterna, in quanto tutti impiegat i in ruoli programmati e pianificat i, per sostenere il potere aereo gengiskano, sopra la Siberia.


Kalinka Little snowberry, snowberry, snowberry of mine! Little raspberry in the garden, my little raspberry! Ah, under the pine, the green one, Lay me down to sleep, Rock-a-bye, baby, rock-a-bye, baby, Lay me down to sleep. Little snowberry, snowberry, snowberry of mine! Little raspberry in the garden, my little raspberry! Ah, little pine, little green one, Don't rustle above me, Rock-a-bye, baby, rock-a-bye, baby, Don't rustle above me. Little snowberry, snowberry, snowberry of mine! Little raspberry in the garden, my little raspberry! Ah, you beauty, pretty maiden, Take a fancy to me, Rock-a-bye, baby, rock-a-bye, baby, Take a fancy to me. Little snowberry, snowberry, snowberry of mine! Little raspberry in the garden, my little raspberry!

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Capitolo 9 – The Battle for Kalinka

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Tutta la tensione della WWIII si scaricò nell’incontro di Londra. La delegazione militare della Repubblica del Gange, era guidata dall’Ammiraglio indiano, che era furente, bramava vendetta per il suo popolo!. Quasi un miliardo d’indiani erano morti, prima della detonazione del conflitto in Siberia. A suo parere, l’attacco Gengiskano-Rakistano alla Repubblica del Gange non era un conflitto a se stante che era terminato!. L’attacco faceva parte della WWIII che era culminata nell’invasione della Siberia: c’era stato un piano preordinato, per mettere KO la Repubblica del Gange, evitando che potesse schierarsi, con la coaliz ione dei Defenders. L’unica forza armata ancora operativa nella Repubblica del Gange, era la Marina Militare che essendo stata nell’Oceano Indiano o davanti la Bangladesh a bloccare la migrazione via mare, era così scampata al doppio attacco nucleare con SLBM/IRBM gengiskanorakistano presso le basi aeree/esercito. Gli indiani, anelavano vendetta, ma le loro unità navali non si potevano avvicinare alle coste gengiskane, a causa dell’Intel satellitare e della strategia SEA DENIAL-DF31. Gli Europei stavano organizzando con la loro quarta porta-aerei, seguita da due LHD/LPD, uno sbarco in Africa nell’Oceano Indiano, per concludere le Guerre Puniche II. La flotta Europea era appena salpata dal Portogallo, gli indiani però erano stanchi di vagare a vuoto nell’Oceano Indiano, in cerca d’unità gengiskane. Stavano solo consumando carburante e perdendo tempo, non potendo


avvicinarsi al Mozambico-Golfo di Aden-stretto di Hormutz, a causa dell’Intel satellitare nemica e della strategia SEA DENIAL-DF31. L’alto comando Europeo chiese agli USA di schierarsi in supporto della coalizione dei Defenders (Europa+Zarinia+Repubblica del Gange) contro la coalizione degli stati nazionali dell’ordine Bao ista, ossia gli Aggressors (Gengiskani+Rakistani+Sumerici+Chartago). L’entrata improvvisa in guerra dell’Impero Sumerico, aveva mutato le condizioni belliche della WWIII. Era stato sconquassato tutto il fronte Siberiano, le truppe Zarine ed Europee erano in ritirata attorno agli Urali, per arginare lo sfondamento improvviso delle unità Sumeriche!. Nessuno poteva più soccorre l’enclave zarina di OmskNovisibirsk, che probabilmente sarebbe stata sfruttata politicamente-militarmente dai gengiskani, per imporre un qualche ricatto agli zarini, imponendo una resa. La prostrante battaglia per Kalinka, non stava conducendo a niente: le perdite europee in sottomarini erano mo lto alte, non si sarebbe potuto continuare ad attaccare. La cintura di difesa dei sottomarini gengiskani, era troppo forte per europei/zarini, al momento appariva invio labile. Presto le fonti energetiche di metano e petrolio poste in S iberia ed a Nord, sarebbero state a rischio!. Inoltre c’era la questione del blocco energetico Sumerico allo stretto d’Hormutz, che rafforzava l’impossibilità per i convogli petroliferi a transitare sia da Suez, quanto dalla circumnavigazione dell’Africa. Le unità militari gengiskane, bloccavano e sequestravano le navi, bloccando tutte le destinazioni per l’Europa e le Americhe. L’Alto comando Zarino, chiese agli USA di schierarsi in guerra: l’attacco sumerico improvviso aveva mutato il numero dei contendenti, quanto la natura stessa della WWIII in Asia. Si temevano minacce d’attacchi nucleari gengiskani, nell’enclave zarina di Omsk-Novisibirsk, come ricatto per ottenere la resa zarina. Inoltre, lo sfondamento sumerico a Sud aveva fatto avanzare le truppe gengiskane. Erano reali adesso, le minacce di lanci di IRBM

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da lanciatori a terra DF31 contro metropoli zarine/europee preuraliche. Queste potevano essere altre ragioni, che avrebbero imposto agli zarini quanto agli europei, la necessità di gettare la spugna in Siberia. Presto la coaliz ione degli aggressors, avrebbe controllato militarmente tutte le aree e rotte energetiche, riducendo a secco d’energia sia l’Europa quanto la Zarinia!. Senza carburante, nessuno avrebbe potuto sostenere il conflitto, a meno di non usare carburanti sintetici derivati dal carbone.

Il rappresentante militare australiano, suggerì agli europei di non inoltrarsi nell’Oceano Indiano perché l’Intel gengiskana satellitare era eccellente, i Mao Class Destroyers che erano stati dislocat i in Mozambico prima dei conflitti, avrebbero potuto annientare a distanza, tutta la flotta europea. L’azione di sblocco dello stretto di Hormutz, quanto la liberazione dell’Oceano Indiano dalla presenza gengiskana, lanciando uno sbarco anfibio a Mogadiscio e Mombasa, ed un’offensiva aeronavale nell’oceano Indiano, erano operazioni rischiose, sterili, logoranti, ai fini delle azioni cinet iche che accadevano in Siberia. Probabilmente, il collasso bellico sarebbe provenuto dal fronte in Siberia, dove il potere aereo dei defenders era perso, l’iniz iativa era

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stata persa, le forze di terra dei defenders erano in ritirata, incalzate dalla pressione sumerica e gengiskana!. I rappresentanti militari del Giappone e del Sud Korea, del Canada si astennero dalla discussione, anche se comprendevano perfettamente il “cul de sac” in cui zarini ed europei, quanto gli USA erano finit i. Il capo di stato maggiore degli USA, ammise che l’USS Mississippi era stato affondato: l’unità era stata inviata in segreto, nel Mar Po lare Artico per supportare i sottomarini europei/zarini contro il muro di difesa balistica sottomarina gengiskana. Tecnicamente, gli USA erano già in guerra contro la coalizione degli Aggressors, anche se mancavano tutti quegli atti politici e formali, che solo il Presidente degli USA ed il Congresso, avrebbero potuto decretare. Delle truppe speciali USA avevano scovato a Geneina (una cittadella tra il Ciad/Sudan) delle truppe speciali gengiskane. Nella missione segreta, erano stati reperit i interessanti documenti che provavano che le Guerre Puniche II, erano state strumentalizzate dagli Aggressors, per ingaggiare gli europei da Sud, indebolendo la loro proiezione militare in Asia (in soccorso degli zarini). Le minacce nucleari sulle metropoli europee/zarine pre-uraliche erano una grande fonte di preoccupaz ione per gli USA, i quali non volevano che la WWIII continuasse a dilagare nel mondo. Le analis i e l’intervento verbale che l’Ammiraglio della Repubblica del Gange aveva esposto inzialmente, erano razionali e plausibili, condivisibili. L’urlo disperato d’aiuto, lanciato dagli indiani, non poteva cadere nel vuoto. Gli Europei quanto le forze militari residue della repubblica del Gange, non avevano tuttavia, a parere dei consulenti militari americani, una capacità militare sufficiente, per imporre i propri piani nell’Oceano Indiano!. I consiglieri militari del Pentagono, avrebbero suggerito al presidente degli USA d’entrare in guerra, in favore della coalizione dei defenders, lanciando un attacco di ICBM/SLBM contro l’Impero della Repubblica Popolare Gengiskana.

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L’impero sumerico e rakistano, vedendo capitolare la gengiskania, sicuramente avrebbero abbandonato il conflitto, essendo Stati Naz ionali meno potenti, ed entrati in guerra solo in modo tardivo. La riunione a Londra si concluse, con la promessa che gli USA sarebbero entrati in guerra. Le decisioni polit iche, tuttavia avrebbero richiesto ancora qualche tempo, ma sicuramente gli USA sarebbero entrati in guerra, prima dell’estate. _____________________ Tutti gli storici del 2050s concordarono nel ritenere la Battaglia per Kalinka, fu una delle varie condizioni, che condussero all’entrata in guerra degli USA. Tutti gli storici del 2050s concordarono nel definire l’incontro di Londra, come il nodo da cui la WWIII a prima restrizione, ebbe poi a trasfigurarsi nella WWIII a terza restrizione.

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