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“Visto che non esistono più gli aristocratici per promuovere gusti e mode, chi decide cos’è che deve piacerci?” E’ il 1964 quando Susan Sontag, scrittrice e intellettuale statunitense, si pone questa domanda e comincia ad indagare sulla psicopatologia dell’opulenza. Ma da quale genio creativo, o da dove veramente nasce ciò che compreremo e indosseremo? Le grandi marche multinazionali dai budget promozionali miliardari, gli stilisti delle griffes di lusso, i guru della psicologia del consumatore, sono tutti in competizione fra loro per catturare la nostra attenzione e il nostro potere d’acquisto. Emerge però, da mezzo secolo a oggi, una regola costante. E’ una regola che prende forma negli anni ‘50 nell’America del Giovane Holden, di James Dean ed Elvis Presley. Si conferma negli anni 60 nell’ Inghilterra dei Beatles, di Carnaby e della minigonna di Mary Quant. Si impone nel mondo intero con la cultura pop degli anni 70. Si rafforza nel Giappone degli anni 80, nella Cina degli anni 90 e attualmente è ancora più evidente e tangibile. Questa la regola: le grandi mode e le tendenze capaci di dettare stili di vita e comportamenti di consumo, nascono tra i giovani, sono essi stessi a crearle, adottarle, convalidandole nel tempo. E’ la regola della cultura suburbana che decontestualizzata dal suo habitat naturale. La strada trova nuovo contesto e successo nel sistema moda. La strada degli Zooties, Hipsters, Beats, Rockers, Hippies, Rude Boys, Punks. Ognuno con il suo stile, codifica di quelle idee e ideali da cui nasce la loro identità di gruppo.

Stylist’s assistant - Zoe Huiwen Shi Make up - Mayumi Oda at Calliste Hair - Kiki Takanori Yoshizato Models Fernando Cabral at MSGM Lewis Colon at New Madison Hao Yun Xiang at MSGM Hunter Issue 25


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shirt and trousers Kris Van Assche opposite page - jacket Acne studio


hat and trousers HermĂŠs opposite page - jacket Givenchy by Riccardo Tisci

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shirt and trousers Kenzo, hat Kenzo bag East Pack opposiite page - coat and trousers Damir Doma


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E’ finita l’era della moda, quella ufficiale, in cui il designer, lo stilista, il responsabile della ricerca informato sul trend, traccia quelle che lui considera tendenze e su cui progetta una nuova collezione: oggi le tendenze sfilano per strada. I modelli? Ragazzi e ragazze qualunque. Questo è il fenomeno dello StreetStyle, ufficialmente riconosciuto una decina di anni fa tra le pagine dell’inserto domenicale del New York Times che, per primo, utilizzò immagini di semplici passanti come icone contemporanee. La strada, da laboratorio d’incubazione di una impressionante quantità di mode, a passerella dei grandi nomi della moda. Allo stesso modo, la Graffiti Art comparsa sulla scena di New York all’inizio degli anni 60,durante un periodo difficile, partivano da Harlem, dal South Bronx e dal Lower East Side, da un contesto di strada, per arrivare al grande palcoscenico dei musei e dell’arte internazionale. Così come lo streetstyle, la Graffiti Art, con la stessa anima contestatrice, dura, illegale, contro. Una società omologata, pronta ad etichettare e imprigionare tutto e tutti, trova il suo stile/segno di appartenenza identitaria. Le pareti, i convogli della metropolitana, la strada sono il museo d’arte popolare di un popolo di graffitisti, quelli della periferia urbana prevalentemente nera o ispano-americana dei quartieri degradati del South Bronx e diventano espressione e rivendicazione di un proprio diritto alla parola. Non a caso molti anni fa su Vogue, lo stesso stilista Christian Lacroix affermava: “è terribile dirlo, ma molto spesso i vestiti più eccitanti vengono dalla gente più povera”. Il graffito contrappone all’impersonalità e all’oggettività dello stile adottato dai “bianchi” una modalità espressiva cromaticamente aggressiva, fatta di colori industrializzati, i colori della vita, accesi e sbiaditi al tempo stesso, a volte sovrapposti gli uni agli altri come manifesti sui pannelli.

shirt and trousers MM6, hat Stussy model - 22/4 homme Lewis Conlon Hunter Issue 25


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shirt and trousers American Apparel, shoes Vans opposite page - t-shirt burton shorts D. Van Noten shoes Jordan


shoes: stussy background: fine Art - Mia 2014

Hunter Issue 25


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photographer Andrea Busnelli opposite page - work in progress - jacket Hermes



fashion hunter Magazine / servizio speciale / Milan fashion week

#MMFW, la cronaca di un grande successo. Vi raccontiamo il meglio della #moda maschile


#MMFW, la cronaca di un grande successo. Vi raccontiamo il meglio della #moda maschile fashion hunter Magazine / servizio speciale / Milan fashion week


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