Collection 16 vita quotidiana sfoglia

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ESTATE 2016 � 7,90

Sped. in A. P. - D.L. 353/03 art. 1, comma 1 NE/VR

VIVERE NEL MONDO ANTICO un giorno di ordinaria preistoria • quant’erano bravi i medici egizi • la casa sul nilo • recluse nel gineceo • comincia la scuola • orge, poligamia, promiscuità: il sesso disinibito dei nostri antenati • nell’arena: fra il pubblico e fra i gladiatori • che cosa racconta pompei


VIVERE NEL MONDO ANTICO

C

è la Storia che parla di alleanze, re, battaglie. E c’è la storia che raccontiamo in questo numero di Focus Storia Collection. Quella dei piccoli fatti, dei dettagli, delle abitudini di vita di tutti: nobili, schiavi, contadini, soldati... Come e quanto si lavavano? Che sapore aveva la birra degli Egizi? Che vita attendeva una giovane sposa greca? Una storia così fa leva sui nostri sensi. Perché rievoca odori – forti di cibo e sgradevoli di strade sporche e affollate – e suoni: le urla dei condannati nelle arene romane come quelle dei giocatori d’azzardo nelle stradine di Atene. Sorvolando su abitudini che oggi fanno storcere il naso (i Greci sgranocchiavano cicale!) o indignare (tanto per citare: discriminazione delle donne, schiavismo, “giochi” gladiatori...) è impossibile resistere al fascino di un passato che solo attraverso la sua quotidianità torna vivo e palpitante. Chiedete a uno studente se trova più intriganti le Guerre puniche o la storia dei gabinetti: la risposta è scontata. Ormai anche gli storici hanno capito, come ricorda Alessandro Barbero nella nostra intervista, che «non c’è dettaglio della vita umana così insignificante da non poter rivestire un’importanza decisiva». Emanuela Cruciano, caporedattore

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UNA GIORNATA D’ALTRI TEMPI

Gli antichi Romani mangiavano spesso in osterie come questa.

32 UN

pag. 16

Lo storico Alessandro Barbero ci spiega come si studia la vita quotidiana.

10 IL

FATTORE FAME

Procurarsi il cibo è un bisogno primario. Che dalla preistoria in poi ha segnato la nascita e l’evoluzione della civiltà.

36 LA pag. 26

16 UN

GIORNO NELLA PREISTORIA

Sfamarsi e sopravvivere in un ambiente ostile. Ecco come i nostri progenitori hanno superato le sfide del Paleolitico. 20 IL

POTERE DEL FUOCO

Ha segnato l’evoluzione della specie umana e ha dettato il ritmo della civiltà, anche nei gesti di ogni giorno.

26 C’È

UN TESORO IN LATRINA

Che cosa cercano gli archeologi nei bagni e tra i rifiuti di migliaia di anni fa?

TEMPO SI FACEVA COSÌ

Si chiamano archeologi sperimentali: per capire meglio la vita dei nostri antenati costruiscono macchine da guerra, utensili, navi. Usando tecniche di migliaia di anni fa.

PIÙ VECCHIA DEL MONDO

Nella Bibbia, la città di Gerico viene distrutta dagli Ebrei di Giosuè. Antica di 12mila anni, ha svelato i segreti dei suoi abitanti agli archeologi di una missione italiana. 42 SENZA

pag. 42

TABÙ

Orge, poligamia, promiscuità... ecco come facevano sesso i nostri antenati.

48 GUANTI

DI DAMA

Fin dalla preistoria gli uomini (e le donne) hanno cercato di difendersi dalle malattie sessuali (ed evitare gravidanze). Escogitando i metodi più bizzarri.

COPERTINA: BOTTEGA ORAFA DI POMPEI IN UN QUADRO DI ETTORE FORTI. ©SCALA

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VIVERE NEL MONDO ANTICO 54 MALEPAROLE

Le parolacce erano nel vocabolario di Egizi, Greci e Romani e dei medioevali. Perché il turpiloquio è vecchio quanto l’uomo, anche se nei secoli è cambiato.

58 DIMMI

CASA EGIZIA

CHEOPE

Ammalarsi nell’Egitto di 4mila anni fa non significava morire: quelli egizi erano, a detta dei Greci, i migliori medici dell’antichità.

68 REPORTAGE

76 QUI

pag. 92

116

C’È IL TRUCCO

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OSSA PARLANTI

I resti dei gladiatori rivelano che cosa mangiavano, quanto vivevano e come morivano i dannati dell’arena.

136 PRONTO pag. 116

In Grecia, 2.500 anni fa, nasceva la prima forma di istruzione organizzata.

SOCCORSO

In campo medico Roma eccelleva: interventi e farmaci erano di alto livello. Ma solo per i ricchi.

140 VITA

GRECO

Ad Atene, Tebe o Argo, le donne dell’antica Grecia passavano la vita in una sorta di “harem”: una zona della casa dedicata a loro.

DA GLADIATORE

La selezione, l’allenamento, la vita in caserma e la carriera. Ecco come si diventava “campioni” dell’impero.

Vestiti col chitone, gli Ateniesi passavano la giornata fra stradine e botteghe, sgranocchiando cicale e giocando d’azzardo.

96 GINECEO

UNA GIORNATA AL COLOSSEO

124 VIVERE

VEDIAMO ALL’AGORÀ

SCUOLA DA PITAGORA

E GIOCATTOLI

Il programma nelle arene era vario: cacce alle fiere, musica, spuntini... Solo alla fine arrivavano i gladiatori.

pag. 108

PANE E BIRRA

84 CI

4

PER AQUAM

Cavallini di terracotta, bambole snodabili, carri in miniatura: ecco i giochi dei bimbi romani.

La dieta nell’antico Egitto.

92 A

108 SALUS

114 GIOCHI

Gli Egizi amavano parrucche e cosmetici, che usavano anche a scopo curativo.

80 A

A ROMA

Viaggio nelle insulae, i condomini dell’Urbe. Rumorosi e affollati, proprio come gli appartamenti oggi. Le “spa” le hanno inventate loro. Del resto le terme romane furono le più grandiose di tutti i tempi, ed erano il cuore della vita sociale.

DAL KEMET

Come si viveva nella “terra nera”, l’Egitto di 3mila anni fa?

102 ISOLE pag. 68

Solitamente a due piani, gli alloggi degli antichi Egizi erano costruiti con mattoni crudi, fango e paglia. Ed erano funzionali al clima della Valle del Nilo.

62 DOTTOR

MA NON TROPPO

Com’è che un popolo che aveva celebrato Achille e le sue ventinove amanti finì col bacchettare i costumi sessuali troppo liberi.

COME TI SIEDI

Dagli sgabelli delle prime civiltà alle sedie di design: l’evoluzione della sedia.

60 NELLA

98 EROS

pag. 62

A POMPEI

Gli affreschi della città sepolta dal Vesuvio nel 79 d.C. sono un libro aperto sugli usi di 2mila anni fa.

pag. 132

146 LETTURE


NELL’ETÀ DELLA PIETRA

UN GIORNO DI ORDINARIA

PREISTORIA

C

entinaia di migliaia di anni fa, l’uomo aveva una “vita quotidiana” molto diversa da quella che conosciamo. Noi troviamo le nostre “prede” in frigorifero dopo averle acquistate in comodi supermercati, ma i nostri antenati dovevano cacciare. Un’attività pericolosa: una ferita o un osso rotto potevano portare alla morte o all’invalidità. Ciononostante, i nostri bis bis bis nonni ce l’hanno fatta: dall’intricato cespuglio delle specie umane, una sola è sopravvissuta alle sfide del Paleolitico, Homo sapiens. E, a grandi linee, possiamo stabilire anche “come”. A caccia. Dalla mattina, quindi, il compito principale dei nostri progenitori era quello di andare a caccia. L’uomo primitivo era il migliore cacciatore fra tutti gli animali: era più furbo, meglio armato e agiva in gruppo. Tuttavia, le sue capacità furono comunque frutto dell’evoluzione: Homo habilis non poteva cacciare grosse prede, si “limitava” a rubare il cibo ad altri predatori o con16

tendeva resti e carcasse alle iene (si accontentava anche solo delle ossa, dalle quali riusciva già a estrarre il midollo grazie ai primi strumenti). Il suo più probabile successore, Homo erectus, era invece in grado di cacciare anche animali delle dimensioni di un cervo o di un bufalo: non si limitava a scagliare proiettili di pietra, ma utilizzava già micidiali lance. Probabilmente era anche in grado di cuocere le sue prede dopo averle macellate, perché aveva imparato a controllare il fuoco. Il nostro “cugino” Neanderthal fu invece un vero maestro nella caccia di grandi mammiferi come il mammut e il bisonte. Gli animali venivano poi squartati, suddivisi in pezzi e trasportati fino all’accampamento, dopo essere stati fissati a rami robusti. Le loro enormi ossa venivano utilizzate per fabbricare strumenti o per la costruzione dei rifugi. Anche Homo sapiens fu un eccellen-

ILLUSTRAZIONI DI JOHN SIBBICK / TRUSTEES OF THE NATURAL HISTORY

VESTIRSI, procurare il cibo alla famiglia e allevare i figli in un AMBIENTE OSTILE. Ecco come i nostri PROGENITORI hanno superato le sfide del PALEOLITICO HOMO SAPIENS

UOMO DI NEANDERTHAL

te cacciatore, e intorno a 30.000 anni fa alcune popolazioni cominciarono ad avere dalla loro parte un valido alleato: il cane. Cosa mi metto? I dati genetici ci dicono che più di un milione di anni fa nel genere Homo era scomparsa la maggior parte dei peli corporei: eravamo diventati scimmie nude. Come si vestivano allora gli antichi cacciatori?


HOMO HABILIS NON RIUSCIVA A CACCIARE GROSSE PREDE E RUBAVA IL BOTTINO AGLI ALTRI PREDATORI. PER ESEMPIO, CONTENDEVA ALLE IENE I RESTI E LE CARCASSE. POI DALLE OSSA ESTRAEVA IL MIDOLLO.

HOMO ERECTUS ERA CAPACE DI CATTURARE ANIMALI GRANDI COME UN CERVO O UN BUFALO, NON SOLTANTO CON PIETRE, MA ANCHE CON LANCE DI LEGNO.


ARCHEOBIOLOGIA

C’È UN TESORO

BRIDGEMANART/MONDADORI PORTFOLIO

Che cosa cercano gli ARCHEOLOGI nelle latrine e tra i RIFIUTI di migliaia di anni fa? I reperti, organici e non, lasciati dagli ESCREMENTI dei nostri ANTENATI

DAL VASO ALLA FOGNA

Il fondo del vaso usato dal duca di Wellington a Waterloo (1815): vi è scritto “tienimi pulito e usami bene, e non racconterò quel che vedrò”. Sullo sfondo, la Cloaca Maxima come si presentava nel 1814 in una tela di Christoffer Wilhelm Eckersberg.

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IN LATRINA

S

i dice che il water sia l’unico sull’alimentazione del passato, su aspet“trono” che accomuni ricchi e ti patologici legati a malattie croniche poveri, nobili e plebei. Ne cono occasionali dell’intestino e, da ultisegue un’altra verità, forse memo, informazioni sull’ambiente antino evidente: non c’è sistema più comco», spiega Maria Giovanna Belcastro, pleto e democratico, per studiare le sodocente di Antropologia all’Universicietà umane del passato, che analiztà di Bologna. Immaginiamo l’intestizarne la cacca e i suoi contenitori. Un no come un bidone dei rifiuti: proprio grammo di feci può contenere 10 micome fanno i poliziotti quando frugalioni di virus, 1 milione di batteri, milno tra la spazzatura di un indiziato, gli le cisti parassitarie e cento uova di archeobiologi analizzano le fevermi. Ma anche moltissime ci per trovare informazioinformazioni storiche imni su chi le ha lasciate. portanti. «Attraverso indaCosì, i 750 sacchi piegini microscopiche, moleLATRINE PUBBLICHE ni di escrementi e ricolari e microbiologiche, fiuti domestici che, erano presenti a Roma nel IV secolo d.C. La rete da questo tipo di reperquando il Vesuvio fognaria raccoglieva ti possono emergere dati eruttò nel 79 d.C.,

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gli scarichi di terme e gabinetti.


EGITTO

REPORTAGE DAL

KEMET


LESSING/CONTRASTO

Come si viveva nella “TERRA NERA”, l’Egitto di 3MILA anni fa? Ce lo raccontano i suoi ABITANTI di allora

PRESSIONE FISCALE

La conta del bestiame in un modellino ritrovato nella tomba di Meketre. Dai calcoli dello scriba, al lavoro sotto il porticato, dipenderà la quota da versare al faraone.

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IN CITTÀ

Vestiti col CHITONE, gli Ateniesi passavano la giornata fra stradine e

CI VEDIAMO

ALL’AGORÀ E

A

B


BOTTEGHE, sgranocchiando cicale e GIOCANDO d’azzardo

S

i infervoravano nelle assemblee popolari, riempivano le strade chiacchierando in un perenne andirivieni, mangiavano poca carne ma tante olive, vivevano in piccole abitazioni costruite in una città disordinata e piena di contrasti. Così apparivano gli abitanti di Atene nel V secolo a.C. Bussare, prima di uscire. Fatte di legno, argilla e paglia, o di pietre tenute insieme da un impasto di terra e acqua, le case degli Ateniesi meno abbienti erano modeste, senza acqua corrente né scarichi. I muri erano talmente sottili e fragili che i ladri facevano prima a forare le pareti che a scassinare le porte e, proprio per questo, venivano chiamati toichorýchoi, cioè “foramura”. Le stanze erano poche: una camera per dormire, una sala comune e una dove le donne

trascorrevano la giornata. Il tutto costruito attorno a un cortile, dove si cucinava. Gli ambienti erano a volte così piccoli che le porte dovevano essere montate in modo da aprirsi verso l’esterno, ed era sempre meglio bussare prima di uscire di casa, per evitare di colpire un ignaro passante. «Non si creda però che le case dei ricchi fossero particolarmente sfarzose e appariscenti», racconta Ugo Fantasia, docente di Storia greca all’Università di Parma. «Rispetto ai ceti medio-bassi, erano dotate di qualche agio in più, come il pozzo privato, una stanza dedicata alla pulizia del corpo e la latrina nel cortile. Il vero lusso era riservato solo ai templi e agli edifici pubblici». Le dimore dei ricchi erano comunque più curate e spaziose, abbellite con affreschi e pavimenti in mosaico, e arredate con mobili pregiati.

C

ZONA SACRA

D

Ricostruzione dell’acropoli di Atene. In alto, il Partenone (A), tempio dedicato ad Atena, e in mezzo la gigantesca statua della dea (B). Si accedeva all’area sacra dai porticati detti “propilei” (C). Ancora in costruzione il tempio di Atena Nike (D), mentre l’Eretteo (con la famosa loggia delle Cariatidi) si intravede a sinistra (E).

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J. STUHRMANN


VITA FEMMINILE

Ad Atene, Tebe o Argo, le DONNE dell’antica Grecia passavano la vita in una sorta di “HAREM”: una zona della casa dedicata a loro. E l’unica dove godevano di qualche LIBERTÀ

N

ell’antica Grecia, signore e signorine non se la passavano troppo bene. Si sposavano giovanissime a uomini molto più grandi, e il loro consenso non aveva nessuna importanza: a stipulare accordo e dote (denaro, gioielli, tessuti preziosi, ma non terreni o immobili) erano padre e sposo. Eterne minorenni. Dopo le nozze la fanciulla si trasferiva dal marito e da allora viveva nel gineceo, la parte della casa riservata alle donne della famiglia, ai bambini e alle loro schiave. Il gineceo si trovava al piano superiore dell’abitazione o nella parte più difficile da raggiungere, per favorire l’isolamento e l’assenza di contatti con chi non apparteneva al nucleo familiare. Non solo. Le donne greche uscivano da quelle segrete mura solo per cerimonie religiose, matrimoni, funerali, e per andare a prendere l’acqua alla fontana con l’hydria, l’anfora a tre manici. Persino comprare al mercato era un compito svolto dagli uomini o da schiavi esperti. Le regole della vita femminile, decise prima dal padre e poi dal marito, erano precise. Anzitutto il dovere di una buona moglie era dare figli maschi alla famiglia e preparare le femmine al futuro ruolo materno. Nella vita di tutti i giorni, la sposa di ogni età doveva dirigere il lavoro del “personale” di casa (gli schiavi), tessere abiti per la famiglia, preparare od organizzare i pasti e curare al massimo il proprio aspetto: guai a trascurarsi, i Greci davano molta importanza a igiene e bellezza. Ma tutto questo dentro il gineceo, insieme a cognate, suocere e ai 96

figli più piccoli. Per ingannare il tempo, le donne riunite nel loro spazio isolato raccontavano storie l’una all’altra, e le più anziane insegnavano alle più giovani lettura, scrittura e musica. Solo le meno agiate andavano a vendere al mercato stoffe e nastri confezionati in casa, per racimolare qualche soldo in più. Con questa sorta di apartheid, mogli, madri e figlie erano del tutto escluse dalla partecipazione alla vita politica della città, il più importante dei diritti per un greco. La gyne (“donna” in greco, da cui gineceo) era persino esclusa dalla linea di successione e in tribunale veniva rappresentata dagli uomini di famiglia. In definitiva, ciò che si chiedeva a una greca era una vita semplice, discreta, austera, passata dietro porte ben chiuse. A Sparta, invece... Unica eccezione era la città di Sparta. Anche lì il principale ruolo femminile era la procreazione, ma donne e fanciulle non venivano recluse. Fin da piccole erano educate all’esercizio fisico, per renderle madri di figli più sani, e gareggiavano nude nelle competizioni sportive proprio come gli uomini. Soprattutto, le spartane potevano possedere beni personali. Aristotele stimava che i due quinti dei terreni della città appartenessero a donne e da bravo ateniese adottivo era sconcertato da questo stile di vita. Eppure le madri di Sparta dovevano consegnare allo Stato i figli maschi, quando compivano 7 anni. E non li vedevano più fino all’inizio del servizio militare. • Irene Merli

SOL90

GINECEO GRECO


PROPRIETÀ In Grecia le aristocratiche erano considerate oikoúrema, “custodi della casa”. Di fatto, si dedicavano soltanto a mariti e vita domestica.

CONTINUITÀ Scopo del matrimonio era conservare e perpetuare l’eredità familiare. L’amore non contava. La sposa di solito aveva 14-16 anni, lo sposo spesso il doppio.

QUESTIONE DI CLASSE Le donne delle classi sociali più ricche avevano servitori riservati a loro. Ma vivevano quasi sempre in casa.

INTIMITÀ Il gineceo era preceduto da un atrio o peristilio, un cortile con colonne e arcate. Serviva per rafforzare il senso di uno spazio interno riservato a poche.

CURA PERSONALE

Le donne greche facevano lunghi bagni profumati in casa, aiutate dalle schiave e usavano unguenti e cosmetici. La complessità delle pettinature ne dichiarava lo status sociale.

TESSITURA

SCHIAVITÙ

Erano le donne a occuparsi degli schiavi di casa. Quelle che appartenevano a famiglie benestanti avevano ancelle personali che le assistevano in ogni incombenza.

Il chitone, l’abito greco, era una tunica di stoffa leggera, che si portava con fibbie alle spalle e un cordone in vita. Di solito veniva tessuto e confezionato in casa.

FIGLI

I maschi passavano i loro primi sette anni di vita nel gineceo, con la madre e le altre donne di famiglia: nonne, zie, sorelle. Dopo, era il padre a decidere del loro futuro.


ABITARE


Viaggio nelle INSULAE, i condomini dell’Urbe. Rumorosi e AFFOLLATI, proprio come gli appartamenti OGGI

ISOLE A

ROMA

GRANO PUBBLICO

Neppure i più modesti, a Roma, facevano la fame. In caso di crisi c’erano pur sempre le distribuzioni imperiali di grano.

KANTONSARCHÄOLOGIE AARGAU, SWITZERLAND/3D-RECONSTRUCTION: WWW.DIGITALE-ARCHAEOLOGIE.DE

S

pazzatura sulle scale, mura sottili che fanno filtrare i rumori degli appartamenti vicini, un portiere nerboruto che cerca di sedare una rissa tra inquilini... Sono quelli che potremmo definire quadretti di vita quotidiana in un casermone popolare. L’edificio in questione, però, non si trova in una periferia di oggi ma nel pieno centro di Roma, e la scena descritta è vecchia di duemila anni. Siamo infatti ai tempi dell’imperatore ­Traiano, all’inizio del II secolo d.C., in una tipica insula dell’Urbe. Si tratta del caseggiato a più piani che nell’età tardo-repubblicana, e molto più in quella imperiale, divenne l’alloggio standard delle classi più modeste: un vero e proprio antenato del nostro condominio. Stanze ariose, atrio, colonnati, giardini... Gli scorci della casa romana che ci sono più familiari, perché inculcatici da libri e film, appartengono in realtà alla domus, cioè la villa dei ricchi e dell’aristocrazia: ebbene, all’epoca di Settimio Severo (193 d.C.) a Roma si contavano solo 1.797 residenze del genere contro ben 46.602 “palazzoni” plebei. L’insula (da cui il nostro “isolato”) era dunque la regola abitativa per i poveri nella Città Eterna e, in quanto residenza collettiva, un assoluto inedito per il mondo

antico. Ai tempi di Augusto la sua altezza non poteva per legge superare i 70 piedi, cioè circa 21 metri, ma Traiano abbassò il limite a 18 metri, più o meno 6 piani: un vero record. La prescrizione però fu spesso disattesa con sopraelevazioni abusive; accadeva così che tra il I e il II secolo nel panorama capitolino svettasse sfrontata e imponente l’Insula Felicles, sorta di grattacielo ante litteram citato da Tertulliano e da altri scrittori per la sua altezza straordinaria. Alveari umani da 200 e più persone che anticipavano quelli delle moderne megalopoli: un fenomeno che troviamo quasi esclusivamente nella Roma antica e nel suo hinterland. «I motivi», spiega l’archeologo e accademico dei Lincei Mario Torelli, «sono essenzialmente due: l’eccezionale sovrappopolamento urbano della capitale dell’impero, che superava abbondantemente il milione di abitanti, e la difficoltà di reperire terreno edificabile in una città dove il suolo era conteso tra templi, monumenti ed edifici amministrativi. Senza contare gli enormi spazi privati del Palatino e delle altre residenze imperiali, di quelle patrizie, e poi gli horti, gli immensi giardini delle facoltose famiglie romane... La regola aurea era insomma quella di sfruttare al massimo il poco terreno disponibile». 103


SPETTACOLI

UNA GIORNATA AL

COLOSSEO Il programma nelle ARENE era vario: cacce alle fiere, MUSICA, spuntini... Solo alla fine arrivavano i GLADIATORI


COM’ERA DUE SECOLI FA

LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO

Il Colosseo ai primi del Settecento in un quadro di Giovanni Paolo Pannini.

L

a trepidazione era da vigilia dei Mondiali di calcio. L’occasione ghiotta quanto rara. Non capitava tutti i giorni di vedere da vicino l’imperatore. Tanto meno i propri beniamini sfidarsi a poche decine di metri di distanza con armature scintillanti. Di solito il grande evento coincideva con una ricorrenza: una festività, un anniversario, la vittoria in una guerra. Allora ci si poteva concedere una giornata intera all’arena, dall’alba al tramonto. Dove i gladiatori erano soltanto una parte dello spettacolo.

Grande evento. In realtà, la kermesse durava dalla vigilia alla sera successiva. Il tutto tra le mura dell’Anfiteatro Flavio (dal Medioevo detto Colosseo). Almeno dall’80 d.C., data dell’inaugurazione di quella che fu la prima grande struttura stabile di questo tipo a Roma. Fino ad allora a Roma si era combattuto in arene provvisorie o tra semplici tribune di legno nei fori cittadini. I giochi erano annunciati dal battage pubblicitario: sui muri della città (e di tutte le località dotate di arene, diffuse quasi quanto oggi gli stadi) comparivano, nei giorni prima, manifesti che annunciavano l’arrivo in città dei “Messi” dell’età imperiale: “Venti coppie di gladiatori, proprietà di Decimo Lucrezio Satrio Valente, flamine (sacerdote, ndr) perpetuo di Nerone Cesare Augusto, e dieci coppie di gladiatori, proprietà di suo figlio Decimo Lucrezio Valente, combatteranno a Pompei dall’8 al 12 aprile. Ci saranno anche la consueta caccia alle fiere e il velario (la tenda che proteggeva dal sole, ndr)”, diceva uno di questi annunci, rinvenuto a Pompei. MACCHÉ MORITURI...

A sinistra, i gladiatori salutano l’imperatore prima dei combattimenti in un dipinto del 1820 intitolato Ave Caesar! Morituri te salutant (“Salve Cesare! Quelli che vanno a morire ti salutano”). In realtà secondo le fonti la frase fu pronunciata una sola volta e non in occasione di un gioco gladiatorio.

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