10 NOVEMBRE 2018 d TRIMESTRALE
N.31 GENNAIO 2019
SOLDATI E BATTAGLIE NEI SECOLI ROMA VS SANNITI
I fieri nemici dell’Urbe insegnarono qualcosa di nuovo ai legionari
LIBIA La prima forza aerea in missione fu italiana, nel 1911
1777-2018
Sped. in A. P. - D.L. 353/03 art. 1, comma 1 NE/VR
€ 6,90
LE GUERRE DELL’AMERICA GLI STATI UNITI HANNO ANCORA L’ESERCITO PIÙ POTENTE? ECCO COME LA PICCOLA COLONIA È DIVENTATA IL GENDARME DEL MONDO
WARS
SOMMARIO
Le yankee’s wars
Gli Stati Uniti, nella loro storia, hanno oscillato spesso tra l’isolazionismo e l’ambizione di essere i gendarmi del mondo. Ma una cosa è certa: almeno a partire dalla II Guerra mondiale, sono sempre stati davanti a tutti gli altri in campo logistico e tecnologico. Ecco come, in meno di due secoli, un gruppo di colonie britanniche si è trasformato in una superpotenza dotata delle migliori forze armate della Terra. Jacopo Loredan d direttore
4 APPROFONDIMENTO SANNITI, I NEMICI ETERNI DEI ROMANI
Quella fra l’Urbe e il Sannio fu una sfida lunga due secoli.
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PRIMO PIANO
L’A MERICA IN GUERRA
Gli Usa sono ancora il primo Paese al mondo per spese militari. Ecco come la colonia inglese è diventata il gendarme del mondo. 1777 SARATOGA
COME NASCE UNA NAZIONE
Per liberarsi dell’Inghilterra i coloni misero in piedi un esercito.
ARIZONA E NEW MEXICO 24 1820-1889 UN’OMBRA DI NOME GERONIMO
Il lungo confronto con i pellerossa richiese migliaia di uomini.
I PROTAGONISTI 26 1861-1865 LEE VS GRANT
La Confederazione contro l’Unione, i sudisti contro i nordisti, la strategia contro la forza: due stili per due generali entrati nel mito.
HAMPTON ROAD 36 1862 DUELLO TRA CORAZZATE
WARS I NOSTRI ESPERTI GIORGIO ALBERTINI
Milanese, 48 anni, laureato in Storia medievale, illustratore professionista per case editrici e riviste (giorgioalbertini.com).
GASTONE BRECCIA
Livornese, 54 anni, bizantinista e storico militare, ha pubblicato saggi sull’arte della guerra, sulla guerriglia e sulla missione ISAF in Afghanistan.
FRANCESCO CHIONNA
Ufficiale incursore della Marina Militare, si è congedato col grado di contrammiraglio dopo aver comandato COMSUBIN.
RAFFAELE D’AMATO
Piemontese, 51 anni, studioso di storia militare romana e professore di storia e archeologia antica e medievale alla Fatih University di Istanbul.
ANDREA FREDIANI
Durante la Guerra di secessione fecero il loro debutto le nuove navi.
CUBA, MESSICO, TEXAS 38 1898-1919 FATECI LARGO
Tra ’800 e ’900 i conflitti interni dilaniarono il continente americano. Fra gli avversari degli USA: Spagna, Pancho Villa e i Tejanos.
FRANCIA DEL NORD 44 1918 PRIMO SANGUE
Grande guerra: i Marines nel bosco di Belleau e a Saint-Mihiel.
NORDAFRICA 50 1942-1943 IL BATTESIMO DEL FUOCO
L’offensiva in Tunisia decise chi avrebbe gestito le operazioni in Europa: nasceva la stella di Patton.
EUROPA CENTRALE 56 1946-1980 IL FULDA GAP
Durante la Guerra fredda gli Stati Uniti ebbero un ruolo guida.
IA DRANG 58 1965 BROKEN ARROW
Il disastro della prima battaglia in Vietnam: se un’unità trasmette questa frase in codice il significato è “stiamo per essere annientati”.
Romano, 53 anni, medievista, ha scritto vari saggi di storia militare e romanzi storici di successo (andreafrediani.it).
GRENADA E LIBIA 64 1983-1986 IL VOLTO DURO DEGLI STATES
FABIO RIGGI
KUWAIT 66 1991 IN MEDIO ORIENTE
Romano, 43 anni, si occupa di tematiche militari a livello professionale. Ha collaborato con riviste militari specializzate.
WARS SOLDATINI
RUBRICHE PAG. 10
LIVING HISTORY
PAG. 11
RECENSIONI
PAG. 82
SCUOLA DI GUERRA
PAG. 68
Due banchi di prova dimostrarono che Reagan era il presidente del riarmo che amava le azioni “muscolari”.
Con l’intervento nel Golfo, gli Usa ribadirono al mondo che i Paesi del petrolio erano nella loro sfera di influenza.
70 PROTAGONISTI LE GUERRE DEL RE SOLE
Il sovrano francese Luigi XIV sognava l’impero, ma ottenne poco.
76 APPROFONDIMENTO UN PRIMATO ITALIANO
Libia 1911: l’Italia è la prima forza aerea in missioni di guerra.
IN COPERTINA
Paracadutista della 101a Divisione aviotrasportata (Screaming Eagle) nella Seconda guerra mondiale (Arcangel).
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PRIMO PIANO
GLI USA SONO ANCORA IL PRIMO PAESE AL MONDO PER SPESE MILITARI E PER IMPIEGO DELLE FORZE ARMATE FUORI DAL LORO TERRITORIO. ECCO COME LA PICCOLA COLONIA INGLESE È DIVENTATA IN DUE SECOLI LA SUPERPOTENZA MONDIALE E IL GENDARME DEL MONDO
L’AMERICA IN
GUERRA S
i erano battuti con indomito coraggio per la loro patria, conquistando splendide vittorie e trovando la forza di rialzare la testa dopo le più dure sconfitte. Ora “erano costretti a cedere a numeri e risorse schiaccianti”, come aveva scritto il loro comandante, il generale Robert E. Lee, nell’ultimo messaggio alle sue truppe. Nascita di una nazione. In una mattina fredda di aprile, sotto una pioggia leggera, i veterani dell’Armata della Virginia Settentrionale sfilarono lentamente tra due ali di fanti dalle giacche blu, vecchi nemici di tante battaglie. Il generale unionista Joshua L. Chamberlain, uno degli eroi di Gettysburg, ordinò agli uomini del 32° Massachusetts di presentare le armi; il generale Gordon, che guidava la colonna confederata, rispose al saluto, sguainando la sciabola e puntandola a terra. Poche ore dopo 24.000 soldati della più gloriosa armata del Sud avevano deposto i loro moschetti, le baionette inastate, liberi di tornare alle proprie case. Molti avevano il volto rigato di lacrime. Tra le file unioniste qualcuno lanciò tre hurrah in loro onore: era il 12
12 aprile del 1865, la guerra civile era finita e nasceva una nazione nuova, destinata nello spazio di pochi decenni a diventare la più potente del mondo. Più di 600.000 uomini avevano sacrificato la vita durante quattro anni di lotta e, battendosi con tenacia e valore, erano entrati nella leggenda: una ferita difficile da rimarginare. Ma quel giorno – con la resa dei sudisti, sconfitti ma non umiliati, e il marching salute dei loro avversari – ricominciava anche la storia dell’esercito americano. Cittadini-soldati contro l’impero del male. Alle origini di quella che è stata definita la “American way of war” – il “modo di fare la guerra” proprio degli statunitensi – ci sono i Minutemen, i miliziani “pronti a combattere in un minuto”, che riuscirono a sconfiggere i reggimenti regolari dell’esercito di Sua Maestà britannica conquistando l’indipendenza per le Tredici Colonie nel 1783. Qualcosa del loro spirito è sopravvissuto fino a oggi, soprattutto nell’audacia e nella flessibilità d’impiego delle forze speciali, tornate a svolgere un ruolo fondamentale negli ultimi decenni.
IL PARĂ€ MOHAWK
R. CAPA/MAGNUM/CONTRASTO
Francia, Arras, marzo 1945: le forze americane penetrano in Germania con massicce offensive sul fiume Reno. Alla vigilia della missione Robert Capa fotografa i paracadutisti che si preparano al difficile compito. Dovranno atterrare oltre il Reno, ma prima si fanno rasare i capelli in stile mohawk (o mohicano) in segno di buon auspicio. Il fotoreporter si lancia con loro.
L’AMERICA IN GUERRA 1777 SARATOGA
COME NASCE UNA
NAZIONE
IL PRIMO COLPO
Il 19 aprile 1775, nei villaggi di Lexington e Concord, le truppe britanniche partite da Boston si scontrarono con i minutemen della milizia delle colonie. Così iniziò la Guerra di indipendenza americana.
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PER LIBERARSI DELL’INGHILTERRA I COLONI MISERO IN PIEDI UN ESERCITO SU MISURA E STRATEGHI INTELLIGENTI. E SOPRATTUTTO SI SCROLLARONO DI DOSSO LA SUDDITANZA ALLA MADREPATRIA
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BRIDGEMANIMAGES/MONDADORI PORTFOLIO
Q
uella americana fu una ribellione, una guerra d’indipendenza o una rivoluzione? Probabilmente più la prima, perché abitanti delle colonie, in maggioranza cittadini inglesi, si sollevarono contro il loro sovrano e chiesero e ottennero l’indipendenza, che in realtà fu più una secessione. Della rivoluzione non ebbe i connotati classici, non divampò come un incendio improvviso, non si svolse all’insegna di ideologie astratte, non alzò la bandiera dell’odio e del terrore e non soffiò nel fuoco dei contrasti sociali, ma fu una rivoluzione autentica per le idee che portò 15 anni prima di quella francese. Fu quindi una rivoluzione atipica, come la guerra che ne seguì, con poche battaglie campali, guerriglia tra soldati regolari, mercenari tedeschi, pellerossa (schierati per lo più con gli inglesi) miliziani e ranger, scontri navali con corsari e lotta segreta tra spie. Covò per decenni prima di esplodere, perché i coloni, fino all’ultimo, si consideravano fedeli sudditi di Sua Maestà Giorgio III, anche se ormai erano lontani dagli inglesi perché il loro modo di essere era più spregiudicato, sbrigativo e informale di quello degli abitanti delle isole britanniche. La formazione di uno Stato. A far nascere un primo barlume di coscienza americana fu la Guerra franco-indiana (1754-1763), fronte nordamericano della più vasta Guerra dei sette anni (1756-1763). Vi si scontrarono, tra le foreste e i la-
L’AMERICA IN GUERRA 1918 FRANCIA DEL NORD
LE BATTAGLIE DEL BOSCO DI BELLEAU, DI AGLI ESERCITI EUROPEI CHE AL FRONTE C’ERA UN CON I MARINES, CHE DA ALLORA IN POI
ALAMY/IPA
PRIMO
CHATEAU-TIERRY E SAINT-MIHIEL DIMOSTRARONO NUOVO PROTAGONISTA: L’ESERCITO STATUNITENSE. SAREBBERO STATI I GENDARMI DEL MONDO
SANGUE A
lle 3:45 del 6 giugno 1918, mentre la prima luce schiariva il cielo oltre i modesti rilievi a nord-est della Marna, l’artiglieria della 2a Divisione statunitense iniziò il bombardamento delle posizioni tedesche su un settore del fronte ampio circa quattro chilometri e compreso tra il villaggio di Bouresches, non lontano da Chateau-Thierry, e il bosco di Belleau, un’antica riserva di caccia rimasta fino a quel momento intatta nonostante la guerra. Un’ora dopo, mentre il tiro di sbarramento si spostava lentamente in avanti, superando la cresta di una collina indicata come quota 142, gli ufficiali del 1° Battaglione, 5° Reggimento Marines soffiarono nei fischietti e diedero inizio all’assalto. I loro uomini avanzarono attraverso un campo di grano maturo alla vecchia maniera: baionette inastate, plotoni affiancati, lunghe linee regolari di fanti distanziate di qualche decina di passi – uno spettacolo che ad alcuni osservatori ricordò battaglie di un’epoca lontana, studiate sui libri di scuola. Pochi istanti dopo le mitragliatrici tedesche aprirono il fuoco. Il sole stava sorgendo: iniziava il giorno più sanguinoso nella storia dello United States Marine Corps (USMC), da allora considerato l’élite delle forze armate americane. Nelle tempeste d’acciaio. L’attacco per conquistare il bosco di Belleau era la prima vera offensiva tentata dal corpo di spedizione statunitense nella Grande guerra ( AEF, American Expeditionary Forces ). Arrivava in un momento di svolta del conflitto: nella primavera del 1918, infatti, l’Alto Comando tedesco aveva deciso di tentare il tutto per tutto, impiegando in massa sul fronte occidentale le cinquanta divisioni di fanteria resesi disponibili dopo il crollo della Russia zarista e la Pace di Brest-Litovsk del 3 marzo 1918, che aveva sancito la vittoria degli Imperi centrali sul Fronte orientale. Lo scopo del generale Erich Ludendorff, che guidava le operazioni delle forze germaniche, era quello di ottenere sul campo di battaglia un successo di portata tale da costringere Regno Unito e Francia a discutere immediatamente termini di pace vantaggiosi per il Reich; questo obiettivo doveva essere raggiunto prima che gli Stati Uniti, entrati in guerra nell’aprile del 1917, riuscissero a trasportare in Francia un numero di uomini tale da alterare irrimediabilmente l’equilibrio militare a favore dell’Intesa. L’esercito germanico aveva attaccato con determinazione, utilizzando le tattiche di combattimento più avanzate: decine
ALAMY/IPA
ALL’ATTACCO
Giugno 1918: soldati del 23° Reggimento di fanteria della 2a Divisione attaccano una posizione tedesca nel bosco di Belleau.
AEF Era il contingente dell’esercito USA inviato in Europa durante la Prima guerra mondiale. Fu mandato a sostegno delle forze della Triplice Intesa, in seguito alla dichiarazione di guerra americana all’Impero tedesco del 6 aprile 1917. Lo guidava il generale John Pershing, veterano delle guerre statunitensi nelle Filippine e in Messico.
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L’AMERICA IN GUERRA 1965 IA DRANG I CAVALLEGGERI
SYGMA PRESS/GETTY IMAGES
1965, Vietnam del Sud: uomini della 1st Air Cavalry Division appena sbarcati da un elicottero UH-1D, il famoso “Huey”. La 1a Divisione – the “Air Cav” – arrivò nel Sudest asiatico con il suo organico completo di 3 brigate.
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BROKEN ARROW
QUANDO UN’UNITÀ TRASMETTE QUESTA FRASE IN CODICE IL SIGNIFICATO È UNO SOLO: STIAMO PER ESSERE ANNIENTATI. IN VIETNAM, IL PRIMO VERO SCONTRO COL NEMICO STAVA PER RISOLVERSI IN UN DISASTRO
L
a mattina del 14 novembre 1965 la valle dello Ia Drang, sugli altipiani centrali del Vietnam del Sud, echeggiò del rumore prodotto da una formazione di elicotteri americani. I propulsori a turbina e le pale fendevano l’aria: 16 Bell UH-1D Iroquois (v. riquadro alla pagina successiva), comunemente detti “Huey”, come uno sciame di calabroni da guerra si dirigevano su una radura a forma di imbuto denominata Landing Zone “X-Ray”. Contemporaneamente, le esplosioni squarciavano gli alberi posti ai margini dello spiazzo; subito dopo, altri elicotteri micidiali e aggressivi, stavolta più simili a vespe, spazzarono il perimetro con razzi e mitragliatrici, compiendo ripetuti rapidi passaggi a bassa quota. Intanto, dalle pendici di un massiccio montuoso a sud-ovest della radura occhi attenti osservavano dietro ai binocoli l’arrivo degli americani. Si alzava, così, il sipario sul palcoscenico di quella che sarebbe stato il primo, duro scontro dell’America nella Guerra del Vietnam.
L’AMERICA IN GUERRA 1991 KUWAIT
CON L’INTERVENTO NEL GOLFO GLI USA RIBADIRONO AL MONDO CHE I PAESI DEL PETROLIO ERANO NELLA LORO SFERA DI INFLUENZA
IN MEDIO ORIENTE L’INFERNO
B. BARBEY/MAGNUM/CONTRASTO
Kuwait, 1991: Marines nei campi petroliferi di Burgan. Nella ritirata, Saddam Hussein ha fatto bruciare i pozzi. Sopra a destra, un caccia F-16C Fighting Falcon, della 388th Tactical Fighter Wing, vola sul Mar Rosso durante l’Operazione Desert Storm.
GETTY IMAGES
N
el 1989 gli Stati Uniti stavano uscendo virtualmente vincitori dalla Guerra fredda, la macchina militare americana si era ormai riavuta dalla traumatica esperienza della Guerra del Vietnam, grazie a una lunga opera riformatrice, e presto ci sarebbe stato il modo di provarne il valore sul campo. L’occasione giunse improvvisamente, il 2 agosto 1990, non dalle pianure centroeuropee, bensì dalle aride distese del Medio Oriente. Quel giorno l’Iraq guidato dal regime dittatoriale di Saddam Hussein invase il confinante Kuwait, minacciando subito dopo anche l’Arabia Saudita, alleata degli Stati Uniti. Per sventare quella minaccia, nei giorni immediatamente successivi Washington decise di avviare l’Operazione Desert Shield, un rapido concentramento di forze terrestri e aeree (queste ultime inizialmente rappresentate dalle divisioni del XVIII Corpo d’armata, aviotrasportato) e navali che si schierarono sul territorio dell’Arabia Saudita e nei mari adiacenti per difenderne l’integrità territoriale. La forza. Dopo mesi di trattative, visto il continuo rifiuto del regime iracheno di ritirarsi dal Kuwait, una coalizione internazionale a guida statunitense lanciò una campagna militare per liberare il territorio kuwaitiano denominata Operazione Desert Storm, che iniziò il 17 gennaio 1991. La prima fase fu una massiccia offensiva aerea contro obiettivi strategici in tutto l’Iraq e le unità dell’esercito iracheno in Kuwait e lungo il confine saudita. Dopo tre settimane di intense azioni aeree – nelle quali i reparti aerei dell’USAF e quelli imbarcati sulle portaerei della US Navy recitarono la parte del leone – il 24 febbraio partì l’attacco terrestre. A condurlo furono forze statunitensi e degli altri Paesi della coalizione affluite in Arabia Saudita nei mesi precedenti. Queste comprendevano: la I Marine Expeditionary Force (I MEF) del corpo dei Marines (v. Wars 21), con la 1a e 2a Divisione Marine, rinforzate dalla 1a Brigata (“Tiger”) della 2a Divisione corazzata dell’US Army; il VII Corpo d’armata (rischieratosi di-
rettamente dalla Germania) con la 1a e la 3a Divisione corazzata, la 1a Divisione di cavalleria, la 1a Divisione meccanizzata, la 1a Divisione corazzata britannica e il 2° Reggimento di cavalleria corazzata; il XVIII Corpo aviotrasportato, con la 82a Divisione aviotrasportata, la 101a Divisione d’assalto aereo, la 24a Divisione meccanizzata, il 3° Reggimento di cavalleria corazzata e la 6a Divisione blindata leggera francese. Sui due fianchi della I MEF, vi erano poi due robusti contingenti di truppe dei Paesi arabi, fornite da Egitto, Siria, Arabia Saudita e dagli altri Stati del Golfo Persico. Le formazioni terrestri americane, così come quelle aeree e navali, erano le più numerose e potenti, e così il controllo operativo di tutto il possente contingente internazionale fu affidato al generale Norman Schwarzkopf, già comandante dello US Central Command ( CENTCOM ) e veterano del Vietnam. Diversivo. L’offensiva terrestre fu preceduta da un piano di inganno con il quale fu fatto credere agli iracheni che ci sarebbe stato un grande sbarco sulle coste del Kuwait. Lo sforzo principale fu compiuto, invece, dalle potenti divisioni pesanti del VII Corpo, schierato al centro del dispositivo alleato: questo, con una rapida manovra aggirante lungo il confine occidentale kuwaitiano – supportata sui due fianchi dalle offensive sussidiarie del XVIII Corpo e della I MEF con le forze arabe – distrusse in uno scontro decisivo il nerbo dell’esercito iracheno costituito dalle divisioni meccanizzate e corazzate del corpo della Guardia repubblicana. La fase terrestre di Desert Storm – che sarà ricordata per la sua brevità come la “Guerra delle 100 ore” – terminò dunque con uno spettacolare successo che costò alle forze americane e internazionali perdite minime, portando, il 28 febbraio con la firma del cessate il fuoco, alla vittoriosa conclusione del conflitto. d Fabio Riggi
CENTCOM Si tratta del comando strategico interforze competente su tutte le operazioni condotte nelle aree del Medio Oriente e dell’Asia Centrale.
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APPROFONDIMENTO
LIBIA 1911: DURANTE L’INVASIONE, I VELIVOLI DEL NOSTRO ESERCITO DIVENTANO LA PRIMA FORZA AEREA AL MONDO IMPIEGATA IN MISSIONI DI GUERRA
UN PRIMATO
ITALIANO
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ibia, marzo 2011: gli aerei dell’Aeronautica militare italiana intervengono nell’operazione internazionale “Unified Protector” colpendo obiettivi sul territorio libico, nel quadro di azioni di offensive counter air . Sono passati 100 anni esatti da quando i velivoli dell’Esercito italiano, operando nella stessa regione, sono entrati nella Storia come la prima forza aerea al mondo impiegata in missioni di guerra.
A caccia di colonie. Nel 1911 il governo Giolitti decide di invadere la Libia, un’azione spregiudicata che doveva servire anche da monito per le nazioni vicine: l’Italia c’era ed era in grado di aggiudicarsi le colonie al pari delle grandi potenze. L’Impero turco, in effetti, sarebbe anche stato disposto a trattative per cedere, dietro compenso, un protettorato sul Vilayet, in Tripolitania, ma l’Italia voleva conquistare, oltre al territorio, anche lo status di potenza. Il 2 ottobre la squadra navale comandata dall’ammiraglio Luigi Faravelli si presenta davanti a Tripoli e, dopo un breve bombardamento, fa sbarcare i marò per conquistare i punti chiave della città.
ARCHIVI ALINARI
Offensive counter air Attacco volto a eliminare il potere aereo avversario principalmente colpendo obiettivi al suolo.
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SPIARE DALL’ALTO
Il capitano Moizo a bordo del suo Newport in Libia nel 1912. Sotto, rilievo aerofotografico delle trincee di Tripoli eseguito, durante la Guerra di Libia, dal tenente Cristoforo Ferrari da un pallone drachen.
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