Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE
n°125 marzo
MENSILE – Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna � 8 - MC, Côte d’Azur € 8,10 - Germania � 11,50 - Svizzera CHF 10,80 - Svizzera Canton Ticino CHF 10,40 - Canada CAD 11,50 - USA $ 11,50
Antica Roma Gladiatori, battaglie navali, martiri: tutti i segreti del Colosseo
Rivoluzioni 1810-1816 l’Argentina caccia gli spagnoli
Le ultime fortezze dell’Asse
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DAL POLO ALLE ALPI FINO ALLE GIUNGLE DEL PACIFICO, GLI ESTREMI RIFUGI DI CHI NON SI ARRESE AGLI ALLEATI
RINASCIMENTO
GALEAZZO MARIA SFORZA, IL DUCA EROTOMANE CHE MODERNIZZÓ MILANO
HOUDINI
VITA, AVVENTURE E MIRACOLI DEL PIÙ GRANDE MAGO DELLA FUGA
PENSIONI
TRE SECOLI PER CONQUISTARLE, POCHI DECENNI PER PERDERLE
125 marzo 2017
focusstoria.it
Storia Berlino, maggio 1945. I russi catturano soldati tedeschi riparatisi nella metropolitana.
S
Aldo Carioli
R UBRICHE 4 LA PAGINA DEI LETTORI 6 NOVITÀ & SCOPERTE 8 TRAPASSATI ALLA STORIA 9 AGENDA 10 MICROSTORIA 68 PITTORACCONTI 72 CURIOSARIO 73 TECNOVINTAGE 74 RACCONTI REALI 76 DOMANDE & RISPOSTE 114 FLASHBACK
IN PIÙ...
12 LaOTTOCENTO sofferta
indipendenza dell’Argentina.
ANTICHITÀ 18 Tutti i segreti
del Colosseo.
PERSONAGGI 24 Houdini, il mago
della fuga.
AKG/MONDADORI PORTFOLIO
tavano dalla parte sbagliata, ma loro non la pensavano così. Qualcuno (a dire il vero pochi, nella primavera del 1945) tra le forze dell’Asse era davvero convinto di essere votato alla vittoria finale. Qualcun altro, come il comandante militare di Berlino bloccato nella morsa dei sovietici, era spinto da un senso del dovere più forte di una durissima realtà. Tra i protagonisti del Primo piano di questo numero ci sono i soldati fantasma giapponesi che, tagliati fuori da tutto, continuarono a combattere un nemico invisibile. O i 4mila volontari (su 50mila immaginati dai vertici del fascismo) che si spinsero fino in Valtellina per presidiare il Ridotto alpino, un baluardo che non aveva più niente da difendere. O, ancora, i tedeschi rimasti incredibilmente isolati in una base oltre il Circolo Polare Artico e che si arresero soltanto nel settembre del 1945, quattro mesi dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Non sono racconti di eroismo. Piuttosto, destini di singoli travolti dai grandi fatti della Storia, come quasi sempre accade.
CI TROVI ANCHE SU:
30 ICOSTUME manifesti della Belle Époque.
ALLA RESA FINALE 36 Gli irriducibili
Truppe tedesche in Polonia, Iugoslavia e Cecoslovacchia; ma anche sottomarini che continuarono a combattere per mesi.
40 Soldati fantasma Non tutti i soldati giapponesi sentirono il loro imperatore dichiarare la resa, nel 1945. E resistettero a oltranza. Alcuni fino agli anni Settanta.
46 Nazisti al Polo
Hitler voleva conquistare il mondo: tracce dei suoi tentativi spuntano ancora oggi, come la scoperta delle sue basi segrete nell’Artico.
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L’inutile difesa Il Ridotto alpino valtellinese doveva essere l’ultimo campo di battaglia della Repubblica di Salò. Ma non fu così.
54 139 ostaggi speciali
Il nipote di Garibaldi, il figlio di Badoglio, il genero del re d’Italia: i nazisti volevano usarli come merce di scambio per la resa finale.
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La caduta di Berlino Nell’aprile del 1945, i berlinesi furono bersaglio di uno dei più massicci attacchi subiti da una città. Ecco come tentarono di resistere. In copertina: i leader dell’Asse Hitler, Mussolini e Hirohito. Sotto, Berlino.
78 LaSETTECENTO prigionia
dorata di Maria Teresa di Francia.
84 IDISASTRI terremoti che
hanno segnato il nostro Paese.
STORIE D’ITALIA 86 Edgardo Mortara,
il bambino rapito dal papa.
SOCIETÀ 90 Chi ha inventato
la pensione?
RELIGIONI 96 Santa Chiara,
pasionaria di Dio.
TEMI 100 IlGRANDI New Deal di
Franklin Delano Roosevelt.
RINASCIMENTO 106 Galeazzo Maria
Sforza, il duca scapestrato.
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SOLDATI FANTASMA
Non tutti i soldati giapponesi sentirono il loro imperatore dichiarare la resa, nel 1945. E resistettero a oltranza. Alcuni fino agli anni Settanta. In Cina, in Manciuria, nelle isole del Pacifico. Nascosti nella giungla
AFP/GETTY IMAGES
15mila uomini di stanza tra i monti della Manciuria si arrese nel dicembre 1949. I “soldati fantasma” nacquero però fra i piccoli reparti rimasti nelle isole minori e nelle zone più impervie dei territori del Pacifico. Nella primavera del 1945, il Comando Supremo giapponese aveva impartito via radio l’ordine di resistere a oltranza. Già in quel momento non tutti erano in grado di captare il messaggio radio, ma furono ancora meno quelli che ricevettero la successiva comunicazione della resa. Per cui non è poi così incredibile se, a guerra finita, per qualche anno si continuò ad assistere a vere e proprie piccole battaglie. Nell’agosto del 1946, almeno 4mila giapponesi risultavano ancora in armi nelle Filippine, e il 20 gennaio di quell’anno vicino a Manila un battaglione statunitense-filippino si scontrò con 120 soldati nipponici armati: rimasero uccisi 72 giapponesi e 50 militari alleati. Ci furono altri scontri e rese, non solo nelle Filippine ma in molte altre isole, da Guam a Pelelieu a Guadalcanal. I solitari. I casi singoli e di piccoli gruppi si protrassero per decenni. Nell’isola indonesiana di Morotai 15 soldati giapponeALAMY
I
vestiti magari non li avevano più. Ma fucili oliati e funzionanti, la spada da ufficiale e pezzi di divisa, sì. Era questo ciò che portavano gli ultimi soldati giapponesi quando si sono arresi, negli anni Settanta. Non per tutti, infatti, la Seconda guerra mondiale è finita nell’estate 1945. Per molti militari del Sol Levante è durata ancora settimane, mesi, addirittura anni. Per il sergente Shoichi Yokoi la pace è arrivata nel 1972, per Hiroo Onoda e Teruo Nakamura nel 1974. Non potevano credere che il Giappone si fosse arreso e, siccome nessuno aveva impartito loro l’ordine di smettere di resistere, avevano continuato imperterriti la vita di guerriglieri della giungla. I contingenti ribelli. Ma questi soldati irriducibili non furono casi isolati. Al momento della resa di Tokyo, gli americani stimarono che due milioni di militari giapponesi fossero ancora in armi fuori dell’arcipelago. I contingenti più grossi si trovavano in Cina e Manciuria, dove continuarono a combattere contro sovietici e cinesi. La maggior parte di loro si arrese nella seconda metà del 1945, ma 6mila soldati sull’isola di Bali si consegnarono nel febbraio 1946, e una divisione di
Dopo l’atomica, la pace Sopra, la prima pagina del Sunday Telegraph con la storica notizia della resa della Giappone. A sinistra, Hiroo Onoda, uno dei soldati fantasma, nella giungla delle Filippine nel 1974.
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Era inconcepibile che l’Impero giapponese perdesse la guerra. Sembrava un trucco della propaganda
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GETTY IMAGES Getty Images
si continuarono a combattere fino al 1956. L’ultimo di loro fu ritrovato il 18 dicembre 1974: era il soldato semplice Teruo Nakamura, che consegnò alla polizia il suo fucile d’ordinanza, ben conservato in un panno intriso di olio e benzina, e 5 proiettili. È l’ultimo soldato fantasma riconosciuto, ma non il più famoso: pur essendo di cultura giapponese e arruolato nell’esercito del Sol Levante, era un indigeno Amis di Taiwan. Tokyo se la cavò pagandogli lo stipendio arretrato. Quasi un disertore. Ben altra sorte ebbero invece Shoichi Yokoi e Hiroo Onoda. Nel primo caso non fu una resa spontanea: il 24 gennaio 1972 fu catturato sull’isola di Guam da due pescatori ai quali per sfamarsi rubava i gamberetti dalle trappole. La sua è una storia particolare perché, nel 1944, quando gli americani conquistarono Guam, Shoichi Yokoi (che era solo un soldato semplice) con altri due o tre compagni rimase indietro, appartato rispetto alla guerra. Così per vent’anni si nascosero nella giungla, vivendo di espedienti. Intorno al 1964 Yokoi restò solo, ma non per questo si convinse a tornare nel mondo, poiché temeva di essere considerato un disertore. Continuò a nascondersi in una buca-rifugio, vestendosi con fibra di ibisco e nutrendosi anche di corteccia degli alberi. Al momento della cattura conservava ancora un vecchio fucile Arisaka con poche munizioni e una bomba a mano arrugginita. Al suo ritorno in patria fu accolto come un eroe. “È con molto imbarazzo che sono tornato vivo”, dichiarò riferendosi all’esito del conflitto. Gli venne conferita la “Medaglia della grande Asia dell’Est”, che pure era stata abolita dopo la guerra. Venne anche ricevuto dall’Imperatore, cui si rivolse affermando: “Maestà, sono ritornato. Sono profondamente dispiaciuto di non aver potuto servirla bene. La mia determinazione nel servirla non cambierà mai”. Il ruolo di superstite gli piaceva.
Il ritorno del guerriero A lato, Teruo Nakamura, che combatté nell’isola di Morotai (sotto, nel 1945) fino al 1974, ritratto al suo arrivo all’aeroporto di Taipei, con la moglie che non vedeva da decenni.
PRIMO PIANO THE LIFE PICTURE COLLECTION/GETTY IMAGES
Nell’aprile del 1945, i berlinesi furono bersaglio di uno dei più massicci attacchi subiti da una città. Ecco come tentarono di resistere
La caduta di BERLINO
Cannonate Macerie e devastazione nella Oberwallstrasse di Berlino, dove avvennero alcuni dei combattimenti più duri per il controllo della città.
N
ei piani di Hitler, Berlino doveva essere la nuova capitale dell’Europa nazificata e quindi andava ripensata e ricostruita. I suoi progetti (e quelli del suo architetto, Albert Speer) prevedevano edifici talmente imponenti da fare invidia a San Pietro, a Roma, e sfarzosi come Palazzo Pitti a Firenze. E poi teatri, cinema, sale da migliaia di spettatori e una piazza da un milione di persone per le adunate. Il trasporto cittadino su ruota e rotaia si sarebbe sviluppato in appositi tunnel sotterranei avveniristici. Per questo, nel 1938, cominciarono i lavori di scavo: a 18 metri di profondità fu costruita una parte della rete delle gallerie previste dal progetto. Ma nel 1939 i lavori si interruppero per lo scoppio della guerra.
Da quel momento l’uso che venne fatto delle gallerie fu molto diverso da quello per cui il Führer le aveva pensate. Diventarono prima depositi di armi e poi, nei drammatici giorni della Battaglia di Berlino, rifugio per la popolazione. Arrivano i russi. Nella primavera del 1945, quando sulla capitale del Terzo Reich cadevano giorno e notte le bombe alleate, molti berlinesi si rifugiarono lì. Ma il peggio doveva ancora venire: l’Armata rossa stava avanzando su Berlino. La mattina del 21 aprile entrarono in città i primi reparti corazzati sovietici, che aprirono la strada alle truppe d’assalto. Da quel momento Berlino fu vittima di una delle più massicce operazioni di artiglieria di tutti i tempi in una città. Si stima che in dieci giorni siano caduti sul-
In 10 giorni caddero sulla città tedesca quasi 2 milioni di proiettili 61
SETTECENTO
LA PRIGIONIERA
BAMBINA
BRIDGEMANART/MONDADORI PORTFOLIO
L’agonia della famiglia reale francese negli anni della Rivoluzione vista con gli occhi di una teenager d’eccellenza: Maria Teresa, l’unica sopravvissuta
Vendetta popolare
M
aria Teresa varcò la porta della prigione del Tempio il 13 agosto 1792, non ancora quattordicenne. Fosse stata una semplice teenager non si sarebbe trovata in quella condizione, ma era la primogenita di Luigi XVI e di Maria Antonietta e il popolo voleva la loro testa. Tutta la famiglia fu incarcerata, compreso il fratello Luigi, di sette anni, e la zia Elisabetta (sorella del re). Nei tre anni che seguirono, la principessa li vide portare via uno dopo l’altro, senza sapere quale sarebbe stata la loro sorte. Solo suo fratello rimase alla prigione del Tempio, come lei, e morì in una cella senza poter comunicare con nessuno. C’era di che impazzire, ma Maria Teresa era forte
Rmn/Alinari
L’irruzione del popolo nel palazzo delle Tuileries. A sinistra, Maria Teresa ritratta bambina, quando ancora non immaginava che avrebbe assistito impotente alla morte dei suoi famigliari più stretti.
e riuscì ad andare avanti, sfogando il dolore nel suo diario. Ma cosa era successo nei giorni precedenti al suo arresto? Assalto al palazzo. Il 10 agosto 1792 fu una delle giornate più drammatiche della Rivoluzione francese. La tensione a Parigi era alle stelle, il popolo, munito di bastoni, forconi e asce, si unì alle truppe di volontari armati e riuscì a impadronirsi delle Tuileries. Fu un bagno di sangue, le guardie svizzere che erano a difesa del palazzo vennero massacrate, i rivoluzionari rubarono il possibile e distrussero il resto, lanciando i mobili dalle finestre, rompendo specchi e lacerando preziosi tessuti. Di fatto, quella giornata segnò la caduta della monarchia. I sovrani si salvarono a stento,
rifugiandosi nell’Assemblea Nazionale, lì accanto. Ma tre giorni dopo vennero tutti arrestati e condotti alla prigione del Tempio, una fortezza di origine medioevale di cui oggi non resta più nulla (la fece demolire Napoleone nel 1808). La famiglia reale non dormiva per terra su giacigli di paglia con le catene ai piedi; anzi, nei primi anni, godette di un trattamento di riguardo, che tuttavia, col passare del tempo, si fece gradualmente sempre più severo. Al suo arrivo, gli ambienti della grande torre antica furono ristrutturati per renderli più vivibili e poi arredati con mobili più che dignitosi. Nel frattempo, i Borboni si sistemarono per un paio di mesi nella piccola torre. E fu lì che, dopo circa tre settimane dal lo79
SOCIETĂ€
Un furbo conservatore
SCALA (3)
Bismarck in Parlamento nel 1888. Fu proprio un reazionario come il Cancelliere di ferro a creare il primo sistema pensionistico obbligatorio.
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Dalle leggi per tenere buone le masse alle società di mutuo soccorso, fino all’Infps (diventata Inps) di Mussolini. Ecco come ci siamo guadagnati il tanto ambito vitalizio
SOSPIRATA ✦ ✦ L
PENSIONE
a storia recente delle pensioni in Italia ricorda l’accanimento terapeutico. Dal 1992 non c’è governo che non si sia impegnato a “ritoccarle”: Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi e poi, ancora, Berlusconi, Monti (con la riforma Fornero) e, ultimo, Renzi. La pensione sembra essere al primo posto nella scala della serenità sociale per chi governa, ma senza dubbio anche i cittadini le danno un’importanza fondamentale. Eppure la messa a riposo garantita economicamente non è un diritto acquisito da tanto: come la conosciamo oggi, arriva a compimento nel Dopoguerra, in Italia come nel resto dell’Europa. Ma dove vede gli albori? Stranamente, non negli Stati Uniti riorganizzati dal New Deal di Roosevelt o nell’Italia paternalista di Mussolini, ma nell’Impero germanico appena riunito nel 1871 da Otto von Bismarck. Pace sociale. Il Cancelliere di ferro (1815-1898), in una biografia scritta dal tedesco Emil Ludwig, afferma: “Avere contenta la classe più povera è una cosa che non si paga mai cara abbastanza. È un buon impiego del denaro anche per noi: a quel modo evitiamo una rivoluzione che potrebbe inghiottirci ben altre somme”. Così, nel 1889, per arginare l’agitazione degli operai che cresceva di pari passo con l’espansione industriale, il Cancelliere ideò una serie di riforme a tutela dei lavoratori che introdussero il primo sistema pensionistico generale e obbligatorio di tipo moderno. La spesa veniva coperta con i versamenti dei la-
Senza soldi... Donne ospiti del Pio Albergo Trivulzio di Milano: qui trovavano ricovero gli anziani raffigurati da Angelo Morbelli.
... e senza futuro Giorni ultimi, dipinto nel 1883 sempre da Morbelli: gli ospiti del Pio Albergo Trivulzio nel refettorio maschile.
RINASCIMENTO
Galeazzo Maria Sforza
Il secondo Sforza al comando di Milano fu ben poco amato. Crudele, irascibile, instabile e accentratore, morì assassinato a 33 anni
GALEAZZO • MARIA • IL DUCA SCAPESTRATO
SCALA (2)
L
a mattina del 26 dicembre 1476 faceva molto freddo. E Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, avrebbe volentieri fatto a meno di uscire per recarsi a messa. Ma tutto era già pronto, non poteva tardare oltre. Baciò i figli Gian Galeazzo ed Hermes, poi montò a cavallo e dal Castello Sforzesco si diresse verso la chiesa di Santo Stefano. Quello che non sapeva, però, era che non sarebbe più tornato a casa. Ad attenderlo tra le sacre mura trovò infatti Giovanni Lampugnani e altri due congiurati, che in pochi istanti lo massacrarono con quattordici coltellate sferrate a bruciapelo. Galeazzo aveva allora solo 33 anni e da dieci aveva preso in mano il governo di Milano, dopo la morte del padre Francesco Sforza. Sepoltura segreta. Quell’assassinio fu uno dei momenti più cupi del ducato. La duchessa Bona di Savoia, più spaventata che affranta, mandò dal castello tre anelli e una veste bianca e oro con cui rivestire il corpo straziato del marito, portato nel frattempo nella sacrestia della chiesa. Calata la notte, il cadavere “eccellente” venne seppellito in Duomo, in una tomba senza nome, in alto tra due piloni. Niente cerimonia ufficiale. Solo un breve corteo con
Lo stemma dei signori di Milano L’emblema di Galeazzo Maria Sforza, con il biscione dei Visconti e l’aquila imperiale. Galeazzo era figlio di Francesco Sforza e dell’ultima erede dei Visconti, Bianca Maria.
i famigliari e il clero. Perché tanta fretta? Anzitutto il timore di un colpo di Stato: non si sapeva che piega avrebbe potuto prendere la congiura. Del resto, Galeazzo Maria era un personaggio controverso: i milanesi non lo amavano e in fondo pensavano che quella morte violenta se la fosse cercata. Ma era davvero così? Un bravo bambino. Per scovare nei documenti del tempo giudizi positivi su di lui bisogna risalire molto indietro, a quando era ancora bambino. A quei tempi le cronache erano piene di lodi e di ammirazione per quel “duchino” spigliato e studioso, che incantava per i suoi modi perfetti, sempre a suo agio con i potenti del tempo che venivano in visita alla corte di suo padre, Francesco Sforza. Già a sei anni, nel marzo 1450, Galeazzo Maria ricevette in Duomo l’investitura a cavaliere, con spada e speroni dorati, tutto in formato mignon. Ma anche da cavaliere, Galeazzo rimaneva pur sempre un bambino: nel dicembre 1452 scriveva al padre una lettera di Natale in cui prometteva di “conseguire la vera e solida gloria”, sicuro che “la Vostra Magnanima Signoria non me lassarà mancare cavalli, cani e uccelli, né alcuna altra cosa che grata me fosse”. La caccia, infatti, fu per tutta la vita il 107