Focus Storia 126

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Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

n°126

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aprile

Titanic

Ma è tutta vera la versione ufficiale del naufragio? Ecco le nuove ipotesi

RICCHISSIMI

Creso e Rockefeller, Medici e Rothschild... Grandi fortune a confronto

DAI TEMPLARI ALL’ORDINE DI MALTA, MILLE ANNI DI SFIDE, COMPLOTTI E TESORI

I MISTERI DEI CAVALIERI

17 MARZO 2017 - MENSILE � 4,90 IN ITALIA

Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona

MESOPOTAMIA

LA SPLENDIDA NINIVE, ULTIMA CAPITALE DELL’IMPERO ASSIRO

CIVILTÀ ALCOLICHE COME IL RAPPORTO CON BIRRA E VINO HA INFLUENZATO IL MONDO

SETTECENTO

LE AVVENTURE AMOROSE DI CATERINA VIZZANI, LA DONNA CHE SI FINSE UOMO


126 aprile 2017

focusstoria.it

Storia Il re Creso nell’atto di riscuotere tributi, in un quadro del ’600.

È

Jacopo Loredan direttore

Leggende, storia e personaggi dell’Ordine di Malta.

NOVECENTO 20 Titanic dei misteri È tutta vera la versione ufficiale sul suo affondamento?

COSTUME 26 Versami da bere Come il rapporto con birra e vino ha influenzato la Storia.

I FASTI DEL PASSATO 78 34 Ricchi come Creso

Nell’antichità i milionari erano politici e speculatori, avvocati e sportivi.

40 Il re dell’oro Musa, re del Mali nel ’300, si arricchì grazie alle miniere del suo Paese.

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Grandeur italiana

R UBRICHE 4 LA PAGINA DEI LETTORI

6 NOVITÀ & SCOPERTE

9 SCIENZA E SCIENZIATI

10 MICROSTORIA 70 DOMANDE & RISPOSTE 73 AGENDA 74 COLD CASE

IN PIÙ... MISTERI 12 Gli ultimi Cavalieri

DE AGOSTINI/GETTY IMAGES

privo di territorio, ma ha bandiera, costituzione, governo, ambasciatori ed è riconosciuto da un centinaio di Paesi. È l’erede dei Templari, anche se di quell’eredità gli è rimasto ben poco, a parte una magnifica villa sul colle Aventino a Roma. Il sovrano militare ordine ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme è sopravvissuto per 10 secoli a guerre, assedi ed esili ma sta attraversando uno dei periodi più tormentati della sua storia. Nato in Terrasanta, trasferitosi a Rodi, poi a Malta e poi ancora in Russia prima di insediarsi a Roma, è l’ultimo erede di una tradizione che risale alle Crociate. I suoi componenti, i Cavalieri di Malta, rappresentano una istituzione medioevale ancora viva e vitale, ma oggi sono alle prese con due istituzioni ancora più antiche e autorevoli di loro: il Papato e la Chiesa cattolica. Come, del resto, è accaduto più volte negli ultimi mille anni...

CI TROVI ANCHE SU:

ANTICHITÀ

L’altra Babilonia

Ninive, l’ultima capitale dei sovrani assiri.

FOTOGRAFIA 86 Guerra & pace

Gli scatti di Felice Beato, pioniere italiano del fotogiornalismo.

ARCHITETTURA 92 Alle falde

dell’Ararat

I fasti rinascimentali di Venezia, Milano, Firenze e Roma.

I gioielli armeni dell’architettura religiosa.

Vite da nababbi

96 LaSTORIEDonD’ITALIA Giovanni

50

Lussi e stravaganze nell’India cinquecentesca degli imperatori Moghul.

54

Ebrei di corte Per gli storici la famiglia Rothschild è stata la più ricca di sempre.

60 Capitalismo made in Italy Un identikit dei capitani d’azienda nostrani che hanno fondato dei colossi.

64

Fratelli in affari Venuti dalla Baviera, i Lehman costruirono un impero in America.

114 FLASHBACK In copertina: un cavaliere di Malta in una ricostruzione.

La rocambolesca vita di Caterina Vizzani.

CITTÀ 100 Venezia dal

Ponte di Rialto

La storia della Serenissima raccontata dalla campata di Rialto.

GRANDI TEMI 106 Alle origini

dell’Europa

Sessant’anni fa, la firma dei Trattati di Roma sancì la nascita dell’Ue. 3



MISTERI

GLI ULTIMI CAVALIERI Leggende, storia e personaggi dell’Ordine di Malta, la confraternita cavalleresca che è sopravvissuta a quasi mille anni di alti e bassi. Oggi svolge compiti umanitari in 120 Paesi. E continua ad affascinare

MONDADORI PORTFOLIO

S

guardo accigliato, completo nero, sigaretta in bocca. In mano una statuetta “fatta della materia di cui sono fatti i sogni”. Così le locandine presentavano Il mistero del falco – il film che nel 1941 consacrò il mito di Humphrey Bogart – incentrato sulla preziosa effigie di un rapace in oro e brillanti, nel plot un dono offerto dai Cavalieri di Malta a Carlo V come tributo per la concessione dell’isola. Un esempio tra i tanti dell’attrazione “fatale” che l’antica confraternita cavalleresca continua a esercitare, a quasi mille anni dalla sua nascita. Stato sovrano ma con un “popolo” internazionale, neutrale e senza territorio ma con un’efficiente diplomazia, ex potenza militare di tradizione aristocratica ma ordine religioso cattolico e organizzazione umanitaria tra le più

antiche. Molte le anime che si agitano nell’Ordine di Malta, tornato ultimamente sui giornali per il suo coinvolgimento nello “scontro di civiltà” tra papa Francesco e la fronda conservatrice della Curia. Una bufera ormai conclusa e in fondo da ridimensionare: ben altre crisi – anche col Vaticano – e ben altre insidie esterne e interne hanno minacciato nei suoi nove secoli di vita questa istituzione che oggi, insieme con l’Ordine del Santo Sepolcro, è l’unica congregazione cavalleresca formalmente riconosciuta dalla Santa Sede.

A Gerusalemme con un ospizio per pellegrini La storia dell’Ordine è complessa, a partire dalle definizioni: Cavalieri di Malta, ma prima di Rodi, Ospitalieri, Giovanniti, Gerosolimitani o detti anche solo “la Religione”. Come per altri ordini monastico-militari, tutto ebbe inizio nell’Alto Me-

Cura e combatti Ritratto di un Cavaliere di Malta secentesco. Indossa il vestito nero, su cui spicca la Croce di Malta, bianca e a otto punte, e nella mano destra ha un bastone cerimoniale del comando. Gli appartenenti a quest’ordine assistevano i malati e si battevano in difesa della fede.


RMN/ALINARI

L’isola, alfine! Philippe de Villiers de l’IsleAdam, Gran Maestro degli Ospitalieri, prende possesso dell’isola di Malta concessa ai Cavalieri dall’imperatore Carlo V, il 26 ottobre 1530, dopo la cacciata da Rodi per mano dei turchi.

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COSTUME

OSTE

versami da bere

Quando l’uomo incontrò l’alcol, fu subito amore. Come il rapporto con birra e vino ha influenzato la Storia e le nostre vite


ERICH LESSING CULTURE/FINE ARTS ARCHIVES/CONTRASTO

N

el Medioevo gli ubriachi venivano esposti al pubblico ludibrio “vestiti” di un barile di birra. E se oggi la sbornia porta alla mente immagini di vizio ed eccessi, fino a pochi decenni fa il consumo di alcolici era ampiamente tollerato anche fra i bambini. Il rapporto con l’alcol (dall’arabo al-kohl, “essenza”) ha avuto nei secoli un percorso molto accidentato e variabile. E, a seconda delle epoche, ha svolto ruoli inimmaginabili: è stato risorsa indispensabile alla vita, motore di civiltà, ponte per la divinità, farmaco antisettico e anestetico.

Euforia cinese. Il suo consumo risale alla notte dei tempi. Recentemente l’archeologo biomolecolare Patrick McGovern, del Penn Museum dell’Università di Pennsylvania, ha dimostrato che nel villaggio di Jiahu, in Cina, già nel 7000 a.C. si consumavano bevande prodotte dalla fermentazione di riso, miele e frutta. È probabile che la scoperta degli effetti euforizzanti e calorici dell’alcol sia avvenuta già nel tardo Paleolitico, magari mangiando frutta avariata che era fermentata in modo naturale. Secondo queste teorie, gli alcolici non solo agirono da “lubrificante sociale” agli albori della nostra storia ma favorirono addirittura la rivoluzione agricola del

Sbornia? No, grazie Baldoria in una taverna, di Jan Steen (1626-1679). L’artista olandese illustra le conseguenze (negative) degli eccessi alcolici: disordine, lascivia, ubriachezza...

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BRIDGEMANART

PRIMO PIANO


Antichità A Roma e ad Atene i milionari erano politici e speculatori, avvocati e sportivi: tutto molto simile a oggi. E anche nei modi di spendere erano decisamente moderni...

RICCHI come SCALA

CRESO “I Smodato A lato, Creso, ricchissimo sovrano della Lidia, e Solone, legislatore ateniese, in un dipinto fiammingo del XVII secolo. Sopra, statere d’oro del re Creso, raffigurante un leone che lotta con un toro (VI secolo a.C.).

l capitalismo è un’ingiusta ripartizione della ricchezza. Il comunismo è una giusta distribuzione della miseria”, diceva il primo ministro britannico Winston Churchill. I ricchi, però, sono sempre gli stessi: nell’antichità, come oggi, tra gli uomini più facoltosi c’erano sovrani e imperatori, politici e imprenditori, sportivi, avvocati e medici. Diversi in tutto, per origini, occupazioni e modi di sperperare il denaro, tranne che in una cosa: essere rigorosamente multimilionari. Ma se la rivista Forbes fosse esistita anche più di duemila anni fa, quali nomi avrebbe inserito nella sua consueta classifica dei Paperoni dell’anno? Un posto nella top ten l’avrebbe avuto sicuramente Creso (596-546 a.C.), il re della Lidia (un’antica regione dell’Asia Minore, parte dell’attuale Turchia). Molti lo consideravano l’uomo più ricco dell’antichità, grazie ai tesori che aveva accumulato con l’annessione delle città greche della costa asiatica. Prova della sua agiatezza, sarebbero le monete d’oro che fece coniare con il marchio del regno. Per Roma. Il suo corrispettivo latino, fu l’imperatore Ottaviano Augusto (63 a.C.-14 d.C.): secondo Ian Morris, docente di Storia all’Università di Stanford, possedeva un patrimonio personale di circa 4,2 trilioni di euro, più o meno un quinto dell’intera ricchezza dell’impero. 35


PRIMO PIANO BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO (6)

Oriente Lussi e stravaganze nell’India degli imperatori Moghul che dal ’500 ressero la più grande potenza musulmana di sempre

VITE da

NABABBI


I

l cuscino del trono e i gradini sono tempestati di pietre preziose. Ho contato ben 108 rubini e 116 smeraldi. All’interno della volta sono incastonate perle e diamanti, e sulla cima si vede un pavone con la coda spalancata di zaffiri”. Nel 1676 a fare i conti davanti al Trono del Pavone nel Forte Rosso di Delhi era Jean-Baptiste Tavernier, viaggiatore e mercante al servizio di Luigi XIV di Francia. E aveva anche approssimato per difetto: le gemme incastonate in questo gioiello, oggi perduto, dell’arte orafa dell’India precoloniale sarebbero state infatti 26mila. Numeri da capogiro, ma sono solo una delle stravaganze dell’India della dinastia Moghul, che da quel trono colpirono l’immaginazione dei visitatori occidentali. I sovrani Moghul da metà Cinquecento amministrarono la più grande potenza musulmana mai esistita. Con oltre 140 milioni di abitanti, era cinque volte più vasta dell’Impero ottomano. I regnanti erano sostenuti da una straordinaria produzione di ferro, spezie, tessili ma soprattutto di oro e diamanti. D’altronde è proprio da quelle terre mitiche che arriva il termine “nababbo”, adattamento coloniale del termine urdun nawwab, che nell’India musul-

mana era titolo di principi e dignitari. Importato in Francia, diventò il nomignolo affibbiato agli inglesi che tornavano dalle Indie con grandi ricchezze. Ma chi erano dunque i veri nababbi d’Oriente? Fortune mitiche. La storia, quando si parla dell’India dei Moghul, finisce spesso per mischiarsi alla leggenda. Pare che

alcuni sovrani bevessero succhi di frutta mescolati a polvere di perle naturali o esigessero che il cibo fosse coperto di polvere d’oro (la scusa ufficiale? Serviva a rivelare la presenza di veleni). Si narra che uno avesse addirittura fatto mescolare litri di profumo alla malta per la costruzione del suo palazzo. Di certo c’è che amavano

Estremo omaggio Il monumentale Taj Mahal ad Agra (India) in una illustrazione ottocentesca. Fu voluto nel 1632 dall’imperatore Moghul Shah Jahan per ospitare la tomba della moglie Mumtaz Mahal. A destra, la coppia reale abbracciata in una miniatura. 51


È stata l’ultima capitale dei sovrani assiri e fu un importante centro di potere e cultura. Ma, soprattutto, era bellissima

NINIVE

laltra babilonia

FINE ART IMAGES/ARCHIVI ALINARI

I

l Dio dell’Antico Testamento gettò uno sguardo alla sua lista nera: quella regione del Vicino Oriente, la Mesopotamia, doveva avere qualcosa che non andava. Dopo il macello della Torre di Babele, ora c’era un’altra città da sistemare: Ninive, la capitale dell’Impero assiro dal 705 a.C. I suoi abitanti erano peccatori guerrafondai, sanguinari e crudeli: “Giona, mettili in guardia: se non si convertiranno, distruggerò la loro città!”, ordinò al profeta. Ma quando quelli si pentirono davvero, Giona ne rimase molto deluso: sperava proprio che Ninive venisse distrutta. Non poteva esserci fine più adatta per la capitale del feroce impero creato dagli Assiri.

Questo popolo guerriero si era stabilito in Assiria (odierno Iraq) nel III millennio a.C. e da lì, nel corso dei secoli, era riuscito a dominare con le armi, tra alti e bassi, le genti della Mesopotamia, il Vicino Oriente e per un po’ anche l’Egitto. Ninive fu l’ultima delle capitali scelte dai sovrani assiri, ma, nonostante il tetro giudizio biblico, non era solo un “covo di leoni”: ricca e bellissima, seduta sulla riva orientale del fiume Tigri, vicina alla confluenza con il fiume Khusur (di fronte alla moderna città irachena di Mossul), si estendeva su un territorio di 750 ettari (la superficie di più di mille campi da calcio messi insieme) ed era circondata da 12 chilometri di mura.

Quel che gli archeologi hanno riportato alla luce (su questi scavi, il prossimo ottobre, ci sarà una mostra al Museo Nazionale di Antichità di Leida, in Olanda) è scampato a 2.700 anni di Storia turbolenta: la distruzione del 612 a.C., gli scavi approssimativi dell’800, le razzie, la dittatura di Saddam Hussein e le assurde demolizioni cominciate due anni fa dai miliziani del cosiddetto Stato islamico. Destino grandioso. La vita di questo insediamento era cominciata circa 6mila anni prima della sua promozione a capitale. «Come la maggior parte dei centri dell’antica Mesopotamia, Ninive ha una storia plurimillenaria: i primi abitanti, agricoltori e allevatori d’epoca neolitica, si insediaro79


DE AGOSTINI/GETTY IMAGES

Nel 705 a.C. il re Sennacherib fece di Ninive la nuova capitale del regno assiro e dopo vi costruì il suo palazzo

no in questo luogo nel VII millennio a.C., perché era fertile e vicino al fiume. Da allora, per i successivi 9mila anni circa, il sito è stato sempre abitato», dice Daniele Morandi Bonacossi, docente di Archeologia e Storia dell’arte del Vicino Oriente antico all’Università di Udine e direttore della missione archeologica italiana in Assiria, per il progetto Terra di Ninive. Grazie al clima favorevole e alla posizione su un importante snodo commerciale della Mesopotamia, già nel IV millennio a.C. l’insediamento preistorico si

Uomini-animali

GAMMA/RAPHO/CONTRASTO

Disegno di una sala dell’antico palazzo di Ninive. In alto, bassorilievo di un guardiano del palazzo dalla testa di leone (VII secolo a.C.).

trasformò in un vivace centro urbano, reso importante, nel millennio successivo, dal tempio della dea Ishtar, la divinità nazionale dell’amore e della guerra. Ora le mancava solo una titolatura ufficiale: la ottenne alla fine dell’VIII secolo a.C., dal re assiro Sennacherib. «Il padre di Sennacherib, Sargon II, venne ucciso durante una scaramuccia di confine in Anatolia. Non fu possibile recuperare il suo corpo e non poté essere sepolto. Questa era la sorte peggiore per gli Assiri e il nuovo sovrano, convinto che fosse il segno della malevolenza degli dèi nei confronti di suo padre, volle prendere le distanze dal genitore. Decise quindi di abbandonare la capitale paterna, che considerava ormai maledetta, e di spostarsi una quindicina di chilometri a sud: da Dur-Sharrukin (l’odierna Khorsabad) a Ninive», spiega Morandi.

All’epoca, Ninive era una città di grandi dimensioni e uno dei più venerati santuari d’Assiria. Eppure Sennacherib sentiva di dover rimproverare i suoi predecessori. “Non uno dei miei antenati aveva rivolto la propria attenzione o la sua mente ad allargare la sede urbana, erigere le mura, disporre le strade, scavare canali e piantare alberi; né aveva dato pensieri nel proprio cuore al palazzo ivi, dimora sacra e residenza reale, la cui area era divenuta troppo piccola, la cui edificazione non era artistica”, recita una sua iscrizione. Invito a palazzo. I bottini di guerra, le terre conquistate e le popolazioni sottomesse gli fornirono mezzi, materiali e mano d’opera per rimettere a nuovo la sua capitale: fece innalzare le mura, realizzò “viali luminosi come il giorno” e quartieri residenziali. E, intorno al 700 a.C., diede il via alla costruzione del suo “Palazzo senza rivali”. Chi ne varcava l’ingresso custodito da colossali animali di pietra si trovava circondato da statue e bassorilievi in alabastro, dipinti con splendidi colori. Raffiguravano per lo più scene di guerra, assedi e torture sui nemici: “Ecco cosa vi


CITTÀ

Sotto e sopra la campata unica di Rialto è passata la storia della Serenissima. Ce la racconta un narratore d’eccezione: il Ponte stesso.

Venezia dal

BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO

PONTE U

na volta ero di legno, e pure levatoio. Mi avevano costruito così perché potevo servire, secondo il bisogno, a unire o dividere le due rive del Canal Grande. E mi hanno costruito in un punto di Venezia più alto rispetto alle isolette circostanti. Lo chiamavano Rialto, appunto. Non è un caso che mi abbiano fatto proprio lì, serviva un’arteria che collegasse i due cuori della repubblica: quello politico, a San Marco, e quello economico, a Rialto. Per secoli si era risolto il problema ricorrendo alle barche, finché qualcuno ha deciso che era meglio unire le sponde con

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qualcosa di più stabile. Non so esattamente quando sono nato, l’unica cosa certa è che c’ero nella seconda metà del Duecento e avevo un nome diverso: mi chiamavano il ponte della Moneta perché si doveva pagare un pedaggio per attraversarmi. Ai miei piedi sorgevano alcuni degli edifici più importanti della città. Dalla parte di San Bartolomeo, nel sestiere di San Marco, s’innalzava – e s’innalza ancora – il Fòntego (fondaco) dei tedeschi. Oggi è un centro commerciale di superlusso, qualche decennio fa la triste sede delle poste centrali. Ma nei secoli passati era un luogo illustre, oh se lo era. Dovete sa-


Tutto di legno e levatoio

SCALA

In questo quadro del pittore veneziano Vittore Carpaccio, Miracolo della Croce (1494), si vede bene come era il ponte di Rialto: in legno fino al 1588, quando iniziarono i lavori per ricostruirlo in pietra. A sinistra, dettaglio di una mappa di Venezia del 1500 con il ponte, che ai tempi era anche levatoio.


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