5 AGOSTO 2017 d TRIMESTRALE
N° 26 OTTOBRE 2017 d € 6,90
SOLDATI E BATTAGLIE NEI SECOLI
DAL CONDOTTIERO ROMANO EZIO A GIUSEPPE GARIBALDI FINO AL “LEONE DEL PANSHIR” LE IMPRESE DEI CAPI MILITARI CHE SI FECERO UN ESERCITO PERSONALE
UNIFORMI 1815-1860: le truppe borboniche del Regno delle Due Sicilie
WARLORDS I SIGNORI
Sped. in A. P. - D.L. 353/03 art. 1, comma 1 NE/VR
DELLA GUERRA SAVOIA CAVALLERIA
È uno dei reggimenti più antichi del nostro esercito e oggi fa parte della Folgore
ALIANTI
Impiegati nella Seconda guerra mondiale, furono protagonisti delle operazioni più rischiose
WARS
SOMMARIO
I signori della guerra
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Capitani di ventura come Giovanni Acuto, imprenditori, padroni di eserciti privati, come Wallenstein, i warlords non di rado sono stati capi militari dotati di carisma e di un inesauribile idealismo, in grado di incidere indelebilmente nelle vicende storiche, come hanno fatto Garibaldi e l’unificatore del Giappone Toyotomi Hideyoshi. A volte, come Massud, il leone del Panshir, ci hanno lasciato il rimpianto di quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Jacopo Loredan d direttore
GIORGIO ALBERTINI
Milanese, 48 anni, laureato in Storia medievale, illustratore professionista per case editrici e riviste (giorgioalbertini.com).
GASTONE BRECCIA
Livornese, 54 anni, bizantinista e storico militare, ha pubblicato saggi sull’arte della guerra, sulla guerriglia e sulla missione ISAF in Afghanistan.
RAFFAELE D’AMATO
Piemontese, 51 anni, studioso di storia militare romana e professore di storia e archeologia antica e medievale alla Fatih University di Istanbul.
ANDREA FREDIANI
Romano, 53 anni, medievista, ha scritto vari saggi di storia militare e romanzi storici di successo (andreafrediani.it).
FABIO RIGGI
Romano, 43 anni, si occupa di tematiche militari a livello professionale. Ha collaborato con riviste militari specializzate.
RUBRICHE
SCUOLA DI GUERRA
PAG. 10
LIVING HISTORY
PAG. 80
L’ARMA
RECENSIONI
IN COPERTINA
SAVOIA CAVALLERIA
Oggi fanno parte della Folgore, ma la storia di uno reparti più antichi del nostro esercito racconta tre secoli di pagine gloriose.
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PRIMO PIANO
WARLORDS, I SIGNORI DELLA GUERRA
Prima degli eserciti e degli Stati, i capi militari hanno usato abilità e carisma per crearsi truppe fedeli da mettere al soldo dei potenti.
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GRANICO 334 A.C.
MEMNONE: L’UOMO CHE SFIDÒ ALESSANDRO
Lo stratega al servizio della Persia fu la spina nel fianco della Macedonia: prima affrontò Filippo e poi suo figlio. CATALAUNICI 451 22 CAMPI EZIO: A CACCIA DI ATTILA Fu il perfetto generale del tardo impero: usò i barbari per costruirsi un esercito con il quale difese l’Italia dalle invasioni. 1387 28 CASTAGNARO ACUTO: DALL’INGHILTERRA CON FURORE
WARS I NOSTRI ESPERTI
WARS
UNITÀ D’ÉLITE
PAG. 78 PAG. 82
Al centro, un guerriero (Arcangel) ; a destra, Garibaldi giovane (AKG).
John Hawkwood fu il condottiero al soldo dei potenti nella Lombardia e nella Toscana del ’300. 1583 36 SHIZUGATAKE HIDEYOSHI: ARCIPELAGO DI SANGUE Il grande stratega Toyotomi e il suo clan contribuirono a completare l’unificazione del Giappone iniziata da Oda Nobunaga. 1632 42 LÜTZEN WALLENSTEIN: IMPRESARIO DI MORTE Divenne l’arbitro dei destini dell’Europa Centro-Orientale, padrone di un esercito che manteneva grazie al fiuto per gli affari. 1846 48 URUGUAY GARIBALDI IN SUDAMERICA A Montevideo si compie la trasformazione: il marinaio diventa guerrigliero, inventa le Camicie Rosse e torna per unire la patria. 2001 54 AFGHANISTAN MASSUD: DESTINATO ALLA GUERRA Ahmad Shah si distingueva tra i tanti warlords afghani per l’abilità di stratega e per il carisma che lo faceva amare anche in Occidente.
60 UNIFORMOLOGIA L’ESERCITO BORBONICO 1817-1860: ecco le divise vivaci ed eleganti del Regno delle Due Sicilie.
AEREA 66 GUERRA ALIANTI IN AZIONE
L’impiego di questi velivoli in combattimento durante la Seconda guerra mondiale rese possibili alcune azioni basate sulla sorpresa.
72 PROTAGONISTI AMPSICORA, IL SOGNO DEL PRINCIPE SARDO
Ai tempi delle Guerre puniche l’eroe isolano fu l’anima della lotta contro Roma, l’artefice di una rivolta annegata nel sangue. S
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UNITÀ D’ÉLITE
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SAVOIA CAVALLERIA OGGI FA PARTE DELLA BRIGATA FOLGORE, MA LA STORIA DI UNO DEI REPARTI PIÙ ANTICHI DEL NOSTRO ESERCITO RACCONTA TRE SECOLI DI PAGINE GLORIOSE
1706
L’ASSEDIO DI TORINO La città era in attesa dei rinforzi, il corpo di spedizione asburgico condotto dal cugino del duca, Eugenio di Savoia. Nel frattempo, lo stesso Vittorio Amedeo II guidò la cavalleria in un’azione diversiva per distogliere l’attenzione delle truppe d’assedio ispanofrancesi e favorire l’ingresso dei rifornimenti. Fu in questo frangente che nacque il motto del reggimento: “Savoye, bonnes nouvelles”.
Il colonnello Aurelio Tassi, 102° comandante del Savoia Cavalleria, oggi di stanza a Grosseto.
PRIMO PIANO
WARL O I SIGNORI DELLA I
Intertribale Quelle società tribali che cominciano a intessere rapporti di scambio economico e matrimoniale particolarmente stretti fino a fondersi in strutture sociali più grandi.
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ALAMY/IPA
n principio era il warlord, il signore della guerra. Sembra l’inizio di una saga fantasy, in realtà questa frase descrive il rapporto dell’uomo con l’autorità. Il signore della guerra è infatti da considerare una delle prime istituzioni dell’umanità, molto più antica degli Stati nazionali. Il warlord nasce quando la società tribale si dà un’organizzazione più complessa e sorge la necessità di una leadership che governi la complessità. Serve un uomo carismatico per unificare le varie famiglie solitamente in conflitto, occorre qualcuno che dia loro la prospettiva di un consorzio in armi, che incanali le energie nella formazione di un nuovo modello di organizzazione: un esercito. Ecco cosa caratterizza le prime società intertribali : la delega della forza viene data a una sola persona, a un capo che detiene il potere militare e che può determinare la fortuna dei suoi seguaci. Le origini. Questo succedeva intorno a 7.500 anni fa nella Mezzaluna Fertile (storicamente, l’area coltivabile a forma di semicerchio che si estendeva intorno al deserto siriano), in quegli insediamenti tardo-neolitici che già prefiguravano le città mediorientali dell’Età del bronzo. Era la prima volta che l’uomo poteva incrociare per la strada persone che non conosceva, che non facevano parte della sua famiglia allargata, senza sentirsi in obbligo di attaccarle o senza la paura di essere attaccato. Dietro il carisma di un capo militare – e grazie al processo economico che la sua autorità innescava – si nascondeva il seme, in fase embrionale, degli Stati così come noi li conosciamo. Certo, le cose non cambiarono di molto anche nell’età classica e nel Medioevo. I signori della guerra definivano sempre un quadro politico e militare tra i più diffusi, capace di dirigere intere regioni, sia per conto di regni o di grandi imperi o anche semplicemente per conto proprio. Operavano all’interno di quegli spazi che sfuggivano al controllo delle organizzazioni statali, fino a creare vere e proprie entità subnazionali. Era molto sottile il confine tra i briganti che trasformavano in guerriglia le scorrerie della loro banda e i piccoli nobili locali che in cerca di un regno più esteso si avvalevano della propria forza e del carisma militare.
ORDS GUERRA
PRIMA DEGLI ESERCITI, MOLTO PRIMA DEGLI STATI NAZIONE, I CAPI MILITARI HANNO USATO ABILITÀ E CARISMA PER CREARSI TRUPPE FEDELI DA SFRUTTARE IN PROPRIO O DA METTERE AL SOLDO DEI POTENTI
RIVALITÀ AFRICANE
Non di rado i signori della guerra sono diventati capi di Stato: come Samuel K. Doe (al centro), che da sergente dell’esercito, nel 1980, guidò un golpe.
I SIGNORI DELLA GUERRA URUGUAY 1846
L’EROE DEI DUE MONDI
C. GIANNOPOULOS
G
iuseppe Garibaldi (1807-1882) nacque a Nizza, allora sotto Napoleone, e passò la giovinezza come marinaio mercantile nel Mediterraneo. Seguace di Mazzini, fu coinvolto nella rivolta contro i piemontesi organizzata a Genova dalla Giovine Italia (1834). Costretto a fuggire, dai 28 ai 40 anni si ritrovò in Sudamerica, secondo alcuni studi perché mirava a intensificare la sua azione ri-
voluzionaria per farsi un nome e importare in patria la rivoluzione non più da figura di secondo piano. Prese parte alla guerra tra la Repubblica di Rio Grande do Sul, che si costituiva come Stato indipendente, e l’Impero brasiliano che le negava l’autonomia. Cursus honorum. La sua guerra di corsa, l’attività di guerriglia e soprattutto la battaglia che sostenne in difesa di Montevideo, assediata nel 1843 dalle
truppe del dittatore argentino Rosas, lo resero celebre anche in Europa. Lo scrittore francese Alexandre Dumas nel pamphlet Montevideo o una nuova Troia, ne fece un eroe romantico, celebrando lui e gli altri italiani accorsi a combattere per le nascenti repubbliche sudamericane. José Garibaldi, come lo chiamavano in Sudamerica, era per Dumas “così potente che si poté attaccarlo solo calunniandolo”.
A MONTEVIDEO SI COMPIE LA TRASFORMAZIONE: IL GIOVANE MARINAIO DIVENTA GUERRIGLIERO, INVENTA LE CAMICIE ROSSE E TORNA PER UNIRE LA SUA PATRIA
GARIBALDI
IN SUDAMERICA I
l giorno esatto in cui Garibaldi sbarcò a Rio de Janeiro non lo si conosce, né lui lo riporta nelle sue Memorie. È certo però che lasciò Marsiglia a bordo del Nautonnier l’8 settembre 1835 sotto la falsa identità di Joseph Pane, marinaio inglese. La città del Sud della Francia lo aveva accolto dopo che il tribunale di Genova lo aveva condannato “alla pena di morte ignominiosa” in contumacia per aver partecipato ai moti mazziniani del 1834, ma adesso non era più un sicuro rifugio per lui a causa dell’epidemia di colera che l’aveva colpita. Il giovane nizzardo decise così di partire: era un abile marinaio e avrebbe sicuramente trovato un imbarco in Sudamerica, che per molti italiani era ormai una sorta di terra promessa. Lì sperava di fare fortuna e diffondere le idee mazziniane. Il piccolo peschereccio con cui iniziò a commerciare farina, zucchero e brandy lungo la costa si rivelò un misero affare in un Paese in cui la situazione non era pacifica come sarebbe stato lecito sperare. Il Nuovo Mondo era una terra di pirateria e banditismo, dove i rifugiati di tutte le nazioni europee, rivoluzionari e romantici, si scontravano fra loro in un clima di forte rivalità. Combattere era un’occupazione normale e Garibaldi forgiò il proprio carattere imparando a vivere duramente, libero come l’aria, “dettando legge a se stesso in un Paese dove la natura era crudele e la vita a buon mercato” (Garibaldi, D. Mack Smith, Mondadori). Furono questi i presupposti che trasformarono un modesto e oscuro capitano di cabotaggio in un famoso corsaro e condottiero per mare e per terra, giunto in difesa della piccola e male armata Repubblica di Rio Grande do Sul, già da tempo in rivolta disperata contro il potente Impero brasiliano per ottenere la propria indipendenza. Il corsaro. Gli avvenimenti di questa guerra senza quartiere e con ben scarsa speranza di vittoria impegnarono cinque anni della vita militare di Garibaldi, che ebbe il suo battesimo del fuoco sul mare, solo pochi giorni dopo avere iniziaMoti mazziniani Mazzini aveva progettato una spedizione per invadere la Savoia, ma il disegno fallì per l’intervento sabaudo. A quest’azione avrebbe dovuto collegarsi l’insurrezione di Genova.
CAPO LEGGENDARIO
Giuseppe Garibaldi in Uruguay negli anni ’40 dell’800, nei panni del guerrigliero. Intorno i volontari della Legione italiana da lui fondata, con la celebre camicia rossa.
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UNIFORMOLOGIA
L’ESERCITO BORBONICO
1817-1860: LE DIVISE VIVACI ED ELEGANTI DEL REGNO DELLE DUE SICILIE
I
struita e molto bella”. In questo modo il generale fancese Oudinot definiva in un suo scritto del 1835, De l’Italie e de ses forces militaires, l’armata borbonica. L’esercito del Regno delle Due Sicilie si presentava allora in tutta la raffinatezza delle sue uniformi, derivate da un mix di influenze differenti. La storia. Fin dalla creazione di uno Stato indipendente, avvenuta nel 1734, le truppe del Regno di Napoli furono fortemente influenzate nell’organizzazione, nell’armamento e nel vestiario dagli eserciti delle maggiori potenze dell’epoca. Molto forte fu l’ascendente di Spagna e Francia, dati i legami dinastici che intercorrevano fra i Borbone di Napoli e i sovrani di queste nazioni. Successivamente, dopo la breve esperienza della Repubblica napoletana nel 1799 e la conseguente invasione francese, le truppe campane cambiarono pelle nel corso del periodo napoleonico sotto la guida del loro re, il maresciallo dell’impero Gioacchino Murat. Nel 1816, con la Restaurazione, il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia (che era rimasto fedele ai Borbone ma indipendente dalla Francia) furono nuovamente riuniti e fusi in un unico organismo statale: il Regno delle Due Sicilie. Cambiamenti. Le esperienze delle guerre napoleoniche portarono una ventata di novità nell’ambito dell’uniformologia. Ai tradizionali modelli spagnoli e francesi si aggiunsero quelli inglese e austriaco. L’Inghilterra si era fatta garante con la sua flotta dell’indipendenza del Regno di Sicilia, equipaggiando le forze armate fedeli alla dinastia. L’influenza austriaca, invece, divenne forte dopo che un’armata imperiale fu inviata per rimettere sul trono i Borbone. I moti carbonari del 1821, con la rivolta del generale Guglielmo Pepe (appoggiato da buona parte dell’esercito) e la conseguente epurazione degli elementi ex-murattiani, misero in profonda crisi l’esercito borbonico. Ma nel corso degli anni ’30 le forze armate napoletane furono gradualmente riformate, fino a ottenere notevoli successi nel 1848 contro le forze secessioniste del Regno di Sicilia. Gli ultimi anni di storia dell’armata del sud si caratterizzarono per un lento ma inesorabile declino, evidente anche nell’arretratezza delle uniformi indossate dai soldati borbonici nella campagna contro Garibaldi del 1860. d Gabriele Esposito. Illustrazioni di Giorgio Albertini
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1817 CACCIATORE ALBANESE
Gli albanesi servirono per decenni nelle file dell’esercito borbonico: un primo Battaglione “Macedone” fu formato sin dal 1735, divenendo poi Reggimento “Real Macedonia”. L’unità qui rappresentata venne formata nel 1796 e poi sciolta nel 1812. Riformato nel 1817, il Battaglione “Cacciatori Albanesi” fu definitivamente sciolto nel 1820 a causa dei moti costituzionali. Il copricapo (qeleshe), la gonna (fustanella), i pantaloni profilati e le scarpe (opinga) sono tutti elementi provenienti dal costume tradizionale albanese. Il fucile rivela una chiara origine balcanicoottomana, mentre la sciabola è di provenienza inglese.
1820 BERSAGLIERE
Per emulare le eccellenti unità inglesi di fanteria leggera, i Rifles, l’esercito delle Due Sicilie si dotò di unità indipendenti, i Battaglioni Bersaglieri. Pertanto furono adottati molti elementi di vestiario tipici del Royal Army: l’influenza è evidente nella giacca verde con alamari e shoulder rolls (le caratteristiche spalline arrotondate) di color nero, ma anche nel copricapo e nell’armamento (una carabina Baker da fanteria leggera).
1821 DRAGONE
Nato il Regno delle Due Sicilie, le vecchie uniformi murattiane (seppur con la coccarda borbonica) rimasero in uso insieme con quelle in stile inglese delle unità del Regno di Sicilia. I dragoni della cavalleria di linea avevano divisa blu scuro con mostre rosse, tranne il Reggimento “Dragoni Ferdinando”, in verde scuro con mostre gialle. L’elmo è di influenza austriaca, la spada è il modello francese 1786 per gli ufficiali di cavalleria pesante.
1821 CACCIATORE ABRUZZESE
Nel 1820 buona parte dell’esercito borbonico si schierò con Guglielmo Pepe e gli ufficiali ex-murattiani promotori dei moti carbonari. Al loro fianco ci furono unità di Guardie nazionali e di regolari, ma anche volontari, come questo Corpo franco di cacciatori (fanteria leggera) formato da 300 montanari abruzzesi. Si notino il taglio “civile” dell’uniforme e i tre pennacchi rosso, blu e nero, i colori distintivi della Carboneria.
1822 GRANATIERE DELLA GUARDIA REALE
Come per tutti i reparti della Guardia, i colori principali erano il rosso e il blu. Il primo sergente mostra poi gli aspetti peculiari della specialità: il berrettone di pelo (con placca frontale recante una granata fiammeggiante) e la gallonatura in bianco su colletto, polsini e parte frontale. Il taglio e il rosso sono di chiara influenza inglese, come le spalline “a nido di rondine”. Nel 1833 anche i Granatieri della Guardia adottarono il blu scuro.
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ALIANTI GUERRA AEREA
IN AZIONE
ULLSTEIN BILD/GETTY IMAGES
O
ggi è esclusivamente un mezzo da diporto, in particolare per chi ama effettuare il volo acrobatico o il veleggiamento, ma in passato l’aliante è stato principalmente un sistema d’arma economico ed efficace per addestrare piloti, trasportare commando o effettuare operazioni vere e proprie di assalto aereo. Durante la Seconda guerra mondiale, questo velivolo ha rappresentato un vero e proprio punto fermo per l’impiego delle aviotruppe in entrambi gli schieramenti. La rinascita della Luftwaffe. In seguito alla sconfitta nella Prima guerra mondiale, alla Germania venne imposta una forte limitazione negli armamenti, tra cui l’assoluto divieto di creare una forza aerea. Per aggirarlo i tedeschi diedero forte impulso al volo sportivo e al volo a vela con alianti; questi ultimi garantivano, infatti, bassi costi di acquisto e di gestione rispetto agli aerei a motore. In particolare la lungimiranza dei tedeschi aveva previsto che un pilota addestrato in aliante avrebbe acquisito fin da subito conoscenze aero66
nautiche, meteorologiche e di lettura dell’orografia che sono trasversali a ogni volo condotto in regime subsonico , garantendo in tal modo un’efficiente transizione al volo a motore. Già nel 1926 venne ricostituita segretamente la Luftwaffe (l’Aeronautica militare tedesca). Quando poi, nel 1935, il neoeletto governo nazista ne ufficializzò la rinascita, dandone il comando a Hermann Göring, non si trattava di iniziare da zero, ma semplicemente di assumere nei ranghi delle forze armate i piloti sportivi, di linea e i numerosi piloti di aliante, già qualificati soprattutto nelle formazioni giovanili del partito nazista. Nel 1940, durante la battaglia di Francia, il corpo tedesco dei paracadutisti ebbe il suo battesimo del fuoco, con numerose operazioni volte ad assumere, di sorpresa, il controllo dei punti sensibili o di eliminare posizioni nemiche intensamente fortificate, agevolando in tal modo l’assalto terrestre dei panzer. Volo a vela Effettuato con velivoli senza motore sfruttando le correnti termiche ascensionali. Regime subsonico Voli effettuati a una velocità inferiore a quella del suono (pari a 1.191,60 km/h).
SULLA SICILIA
1943, divisione aviotrasportata britannica a bordo di un un aliante Horsa. I velivoli devono essere trainati sulla Sicilia per coprire lo sbarco delle truppe alleate. Foto grande, alianti tedeschi DFS 230 trainati da biplani Avia B-534 (1943).
GAMMA-KEYSTONE/GETTY IMAGES
L’IMPIEGO DI QUESTI VELIVOLI IN COMBATTIMENTO DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE RESE POSSIBILI ALCUNE AZIONI BASATE SULLA SORPRESA, COME L’ASSALTO ALLA FORTEZZA DI EBEN-EMAEL
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