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novembre 2014
� 4,90 in Italia
L’ITALIA ALLA VIGILIA DELLA GRANDE GUERRA
OSTIA ANTICA Il porto di Roma 2mila anni fa, ricostruito in base alle ultime scoperte
quattro secoli di splendori tra Baghdad e Damasco il marinaio di Colombo che scoprì il tabacco l’enigma dei Càtari piemontesi finiti al rogo
AUGURI CONIGLIETTE! Playboy: la rivoluzione del sesso “pop” vista attraverso sei decenni di copertine
Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona
SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE
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novembre 2014
focusstoria.it
IN PIÙ...
I
Jacopo Loredan direttore
RUBRICHE 6 LA PAGINA DEI LETTORI 8 NOVITÀ & SCOPERTE 10 TRAPASSATI ALLA STORIA 11 AGENDA 12 MICROSTORIA 76 SCIENZA E SCIENZIATI 77 CURIOSARIO 78 DOMANDE & RISPOSTE 80 MANUALE PER VIAGGIATORI NEL TEMPO 110 FLASHBACK
14 Lo scopritore del tabacco
Al seguito di Colombo, Rodrigo de Jerez portò in Europa l’abitudine di fumare.
20 Attracco a Roma Una giornata a Ostia antica, 2mila anni fa porto dell’Urbe.
1914: l’ultima estate di pace, in Italia.
ALINARI
l primo, Tullio Giordana, corrispondente del New York Herald, aveva preso sottogamba le forze armate italiane in un articolo da Roma. Il secondo, Giuseppe Fiammingo, direttore del quotidiano Italie, lo aveva sfidato alla sciabola. Nel settembre 1914 il duello si concluse al primo sangue (dopo tre assalti Fiammingo finì all’ospedale con una ferita alla spalla); ai giorni nostri lo scontro tra i due giornalisti si sarebbe concluso durante un talk show televisivo. Dopo un secolo, le differenze tra il nostro Paese e quello dei nostri bisnonni sono dunque notevoli, ma grandi sono anche le analogie, e non tutte lusinghiere. Potete scoprirle nel dossier di questo numero, dedicato all’autunno 1914. E immaginare che cosa sarebbe successo se l’Italia non fosse entrata in guerra pochi mesi dopo, avendo il tempo di sviluppare le proprie potenzialità anziché annegarle in un bagno di sangue.
Vigilia di guerra 36
Quando c’era la pace Com’erano gli italiani e l’Italia nell’autunno di cento anni fa.
44
1914: l’anno fatale Che cosa accadeva, intanto, nel mondo ormai in guerra.
46 Gli italiani dell’imperatore A Trento e Trieste, con gli italiani sudditi dell’Austria, in armi.
52
Effetto collaterale Come, lavorando sui fertilizzanti, Fritz Haber mise a punto i gas.
56
Che ci faccio io qui? La spedizione italiana sul Karakorum, sorpresa dallo scoppio del conflitto.
62
La linea inutile I generali temevano più la Svizzera dell’Austria: e nacque la Linea Cadorna.
64
Caccia grossa nel Pacifico Nell’autunno del 1914, la tragica fine di Von Spee e della sua flotta.
68
L’arte va alla guerra Gli artisti italiani che dipinsero il conflitto (e spesso ci morirono).
In copertina: tre soldati italiani e, sullo sfondo, la Milano di inizio ’900 (ALINARI) ELABORAZIONE P. GHISALBERTI
28 Un applauso vi seppellirà
Dalle tragedie greche alle claque dell’opera, 25 secoli di applausi.
82 I fantasmi
delle Langhe Il rogo dei càtari piemontesi intorno al Mille: un enigma per gli storici.
86 Buon
compleanno Playboy Sessant’anni fa debuttava la rivista che cambiò il costume sessuale.
92 Nella casa egizia A due piani e di mattoni essiccati: come si viveva nelle abitazioni degli Egizi.
94 Tra i veri califfi Gli splendori del califfato di Baghdad.
102 Era una
notte buia e tempestosa Come John Polidori, per sfida, inventò il primo vampiro letterario. 5
Il primo naufragio?
A
l largo della costa di Gozo, la seconda isola più grande dell’arcipelago maltese, a una profondità di 120 metri, è stata localizzata una nave fenicia (foto). Risalirebbe al 700 a.C. e potrebbe essere stata protagonista del più antico naufragio avvenuto nel Mediterraneo. Quasi intatta. I resti della nave, che forse navigava tra la Sardegna e Malta, sono stati ritrovati sparsi su un’area di 65 metri quadri. Il fondale sabbioso ha attenuato l’impatto del relitto, lungo circa 15 metri, conservandone anche il carico. Sono state individuate 20 macine in pietra lavica e 50 tra anfore e brocche in ceramica utilizzate per il vino. (g. d. i.)
Volto nuovo
REUTERS/CONTRASTO
La testa di Riccardo III, ricostruita partendo dal cranio recentemente ritrovato sotto un parcheggio a Leicester (Gb).
DEA/GETTY IMAGES
Riccardo III fu colpito più volte
D
opo 529 anni di indagini, il mistero è svelato: Riccardo III d’Inghilterra (1452-1485) morì dopo aver ricevuto sul capo nudo vari colpi, durante la battaglia di Bosworth. Con lui, ultimo esponente della casata degli York e ultimo dei re inglesi a morire in battaglia, finì la cruenta Guerra delle due rose, che per trent’anni
aveva opposto i due rami della casa regnante dei Plantageneti (gli York e i Lancaster). Con mezzi moderni. Gli studiosi dell’Università di Leicester, che hanno condotto la ricerca poi pubblicata sulla rivista The Lancet, hanno sottoposto il corpo a Tac e microtomografia. Scoprendo che due furono i colpi decisivi, inflitti alla testa: uno con una
Personaggi sconosciuti che sono stati, in vita, protagonisti.
Giuliana Lomazzi
A cura di Giuliana Lomazzi
JULIA POLAK
HENRY KENNETH REES
WERNER FRANZ
Patologa
Ufficiale della Raf
Assistente di volo
Ken Rees, morto lo scorso settembre a 93 anni, era nel gruppo di aviatori inglesi che nel 1944 scavarono un tunnel di circa 100 metri per fuggire dal campo nazista Stalag Luft III a Sagan (Polonia). Ultimo della fila. Durante la fuga, raccontata dal film del 1963 La grande fuga (di John Sturges), evasero 76 prigionieri, ma molti vennero ripresi. L’ultimo a uscire fu Rees, che però si trovò davanti una guardia: rimesso in cella, vi rimase per un altro anno e mezzo.
Il 6 maggio 1937 il dirigibile tedesco Hindenburg s’incendiò durante l’atterraggio nel New Jersey. L’assistente di cabina, il 15enne Werner Franz, riuscì a saltare giù dal dirigibile, salvandosi. Franz che era l’ultimo sopravvissuto ancora in vita, è morto lo scorso agosto a 92 anni. Gigante cattivo. L’incidente, in cui morirono 36 persone su 97, ebbe grande risonanza sui media e pose fine all’era dei voli in dirigibile, poiché questi mezzi non furono più considerati sicuri.
Julia Polak, morta recentemente a 75 anni, ha dedicato gran parte della sua vita alla creazione di organi artificiali per il trapianto. Lei stessa, a 56 anni, subì un trapianto di cuore e di un polmone e sopravvisse grazie a questo intervento. Sempre avanti. Dopo l’operazione decise di aiutare anche altri come lei, abbandonò la patologia e si dedicò all’ingegneria dei tessuti. Fondò un centro per sviluppare tessuti e cellule per organi artificiali destinati al trapianto. 10
spada o un’alabarda e il secondo con la punta di un’arma non identificata. Il terzo, forse al bacino, fu il colpo di grazia. Sotto le auto. I resti di Riccardo III furono rinvenuti nel 2012, dopo l’individuazione del luogo della Greyfriars Church, dov’era la tomba, che ora si trova sotto un parcheggio di Leicester. Il re fu riconosciuto dalla scoliosi, che lo scheletro ancora presenta, ma la conferma giunse poi dall’esame del Dna. •
PRIMO PIANO
ITALIA 1914
QUANDO C’ERA Nell’autunno di cent’anni fa il nostro Paese si stava lentamente avviando alla modernizzazione. Ecco chi eravamo e come vivevamo alla vigilia della Grande guerra
Pronti allo scontro Operai al lavoro nel 1914, all’Ansaldo di Genova: costruiscono i Mas (Motoscafi antisommergibile).
OCCUPATI PER SETTORE
LA PACE
MASCHI %
68
FEMMINE %
25
AGRICOLTURA INDUSTRIA % %
58
23
TERZIARIO %
18
1911
2011
AGRICOLTURA INDUSTRIA % %
4
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MASCHI %
68
FEMMINE %
46
INVERSIONE DI TENDENZA Nel 1914 a differenza di oggi (i dati di queste pagine sono riferiti ai censimenti 1911 e 2011) la maggior parte lavorava nell’agricoltura.
FERROVIE
18.000
KM
1911
2011
26.500 TRASPORTI IN CRESCITA In un cinquantennio le ferrovie ebbero un incremento notevole, passando da 2mila a 18mila km di strade ferrate. 37
KM
INFOGRAFICHE: VITTORIO SACCHI
ANDREA JEMOLO
69
TERZIARIO %
ALAMY (2)
PRIMO PIANO POPPERFOTO/GETTY IMAGES
Sorpreso dallo scoppio del confitto, nell’autunno del 1914 l’ammiraglio tedesco von Spee attraversò l’oceano con la sua fotta cercando di raggiungere l’Atlantico. Braccato dalla marina britannica
CACCIA GROSSA
nel Pacifico 64
ficò le esercitazioni: “Nei nostri esercizi di combattimento”, scriveva il comandante dello Gneisenau, “si è infuso un tocco di maggior serietà, nonché una specie di sensazione subcosciente che si stanno preparando tempi difficili”. Con l’addensarsi della tempesta in Europa, Winston Churchill, allora dinamico primo lord dell’ammiragliato, aveva deciso di mantenere unito il grosso delle forze navali concentrandole nella Grand Fleet (la flotta britannica); il che però sguarniva i settori periferici dell’impero, come appunto il Pacifico. Sulla carta, le squadre destinate a difendere le vie commerciali inglesi erano superiori alla divisione di von Spee, ma in realtà solo una nave da guerra di Sua Maestà, l’incrociatore da battaglia Australia, era in grado di battere i due “campioni di tiro” tedeschi. Senza contare che l’area da pattugliare era immensa: quando il 6 agosto, ricevuta notizia dello scoppio della guerra, von Spee lasciò Ponapé, la partita si fece subito complicata. Braccato. La caccia a von Spee fu affidata al viceammiraglio Thomas Jerram, alla testa delle forze navali inglesi in Cina, amico personale del comandante tedesco. Jerram disponeva solo di tre unità pesanti (corazzate o incrociatori coraz-
Comandanti A sinistra, nell’ordine, il tedesco Maximilian von Spee e gli inglesi Frederick Sturdee e Kit Cradock. Sopra, la flotta tedesca in Cile. Sotto, l’incrociatore tedesco Scharnhorst affondato durante la battaglia delle Falkland.
ALAMY
È
il 17 luglio del 1914. L’assassinio dell’erede al trono austroungarico, Francesco Ferdinando, sta facendo precipitare l’Europa verso il conflitto generale. La guerra non è ancora scoppiata, formalmente. Eppure, dall’altra parte del mondo, le flotte degli imperi coloniali, Germania e Gran Bretagna, sono già in allarme. In quell’estate fatidica due grandi unità da guerra stanno solcando le onde del Pacifico centrale. Sono gli incrociatori corazzati Scharnhorst e Gneisenau, cuore d’acciaio della divisione navale tedesca dell’Asia Orientale, creata 20 anni prima per difendere i crescenti interessi del Kaiser in una vasta area che va dall’oceano Indiano alla Polinesia, passando per la Cina. Gli equipaggi di quelle navi non sanno ancora che l’autunno del 1914, per loro, sarà fatale. Missione pacifica. Il comando della squadra navale, piccola ma efficientissima (i due incrociatori erano le navi meglio armate della flotta), da un anno e mezzo era nelle mani del 53enne viceammiraglio Maximilian von Spee, un uomo di grande esperienza. In quei giorni sospesi tra pace e guerra, von Spee doveva compiere una missione pacifica, ma che già sapeva di morte: deporre nell’isola di Ponapé un cippo per ricordare soldati e marinai tedeschi caduti nel 1910, durante una rivolta degli isolani. All’indomani dell’attentato di Sarajevo, von Spee intensi-
A cura di Giorgio Albertini
I mille usi della
frombola
Se all’improvviso veniste trasportati in un’epoca passata, tra gli antichi Egizi o nell’America precolombiana, sapreste cavarvela? Sì, grazie a queste istruzioni per l’uso.
1
3
V
iaggiare nel tempo comporta qualche rischio. La minaccia può arrivare da banditi come dai tutori della legge; il pericolo è spesso dietro l’angolo, in una città affollata o nella natura selvaggia. Uomini o animali possono essere ugualmente letali e bisogna essere sempre attrezzati per affrontare imprevisti potenzialmente mortali. Un modo efficace per farlo è portare sempre con sé una fionda o, più correttamente, una frombola. Altro che primitivo! Lanciare un sasso con le mani è un gesto che ogni uomo ha fatto nella sua esperienza, almeno da bambino. Ma per imprimere a un proiettile forza ed efficacia è meglio usare questo arnese che ci accompagna fin dall’Età della pietra. Forse la frombola non ha il fascino esotico di altri strumenti da lancio, come l’arco composito dei nomadi dell’Asia Centrale o la balestra, il woomera degli aborigeni australiani (usato per scagliare un tipo di lancia) o le bolas degli indigeni della Patagonia. Ma quest’arma rudimentale ha avuto così tanta fortuna da essere anche data in dotazione a truppe d’élite. Nell’antichità, i frombolieri delle Baleari hanno contribuito alle vittorie dei Cartaginesi prima e dei Romani poi, mentre quelli di Rodi fiancheggiarono le falangi di opliti nell’antica Grecia. Dunque, che vi troviate a viaggiare nel Paleolitico o nell’Età moderna, non c’è metodo migliore per allontanare una minaccia di far roteare la vostra frombola. • 80
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La frombola è uno strumento universale, utilizzato dai popoli precolombiani come da quelli dell’Estremo Oriente. Dai racconti biblici sappiamo che anche il giovane re David, quando era ancora pastore, si esercitava con la sua frombola scacciando leoni e orsi dalle sue greggi. Come lui facevano tutti i pastori dell’XI-X secolo a.C.
La frombola è composta da due stringhe sottili legate a una parte più larga che si chiama borsa e contiene il proiettile. Costruirsene una è semplice. Si può utilizzare un laccio di pelle o intrecciare una corda di fibre vegetali o di crini di cavallo o di lana di pecora. Un’estremità della frombola viene chiusa con un cappio creando un anello, l’altra termina invece con un nodo.
Il più grezzo dei proiettili è la pietra, ma deve essere della giusta dimensione. Il peso ideale si aggira sui 50 grammi, anche se le frombole più grosse sono in grado di lanciare proiettili di 150 grammi. La superficie non deve essere troppo ruvida né troppo liscia. La forma può essere sferica, delle dimensioni di una palla da tennis (nel tondo), o piatta e oblunga.
LE VARIANTI 6
Da quella trovata nella tomba di Tutankhamon a quelle africane in pelle: ogni antica civiltà aveva il suo modello di frombola. Che fu adottata anche dagli eserciti. 1 Frombola di corda dell’antico Egitto trovata nella tomba di Tutankhamon (13281318 a.C.). 2 Frombola di corda intrecciata con borsa in pelle utilizzata dai nomadi caucasici. 3 Fionda a staffa. Si tratta di una variante di frombola montata su un bastone. Questo sistema consente di tirare pietre più grandi. 4 Frombola iberica di tessuti vegetali intrecciati. Invece che in una vera e propria borsa, il proiettile in questo caso era posto in una sorta di “sacca” ottenuta raddoppiando la stringa. 5 Frombola africana in pelle. 6 Proiettili in piombo ritrovati a Menfi (Egitto) e risalenti al II secolo a.C. Hanno un sole macedone in rilievo su un lato (qui non visibile) e la scritta dexai, “prendi questo” .
4
3
5
Dopo aver messo il proiettile nella borsa (v. sopra), preparatevi al lancio. Vi consigliamo, fra le tante possibili, questo tipo di presa. L’estremità fissa (cioè quella ad anello) deve essere agganciata non troppo stretta al dito anulare e l’estremità libera va impugnata tra pollice e indice, tenendo il nodo come punto fisso.
Serrate il pugno e stringete forte le stringhe della frombola al suo interno. Fate oscillare la frombola lungo il corpo, in modo che le due stringhe risultino parallele.
Siete ora pronti per far partire il colpo. Mettetevi di fronte all’obiettivo e fate girare la frombola dal basso verso l’alto, in senso orario. Non serve farla ruotare in modo vorticoso: la velocità del proiettile dipende dalla forza muscolare e dalla lunghezza della frombola.
Quando la frombola si trova al di sopra della vostra testa lasciate l’estremità trattenuta tra pollice e indice e scagliate il proiettile verso l’obiettivo. La forza centrifuga farà il suo lavoro, ma tenete presente che il vento può influenzare la corsa del sasso.
La distanza che potete raggiungere dipende dalla vostra abilità. Non è difficile arrivare fino a 100150 metri, ma i più abili frombolieri sapevano colpire un bersaglio anche a 400 metri di distanza ed erano capaci di ricaricare l’arma con una sola mano.
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Nella Malesia del 1957 alcune donne si recano allo stadio per celebrare l’indipendenza del Paese dalla colonizzazione britannica, avvenuta nell’agosto di quell’anno. Hanno il volto coperto per proteggersi dal sole. Ma questo copricapo soprattutto le identifica come coolie, appartenenti cioè a quel gruppo di lavoratori sfruttati nei compiti più pesanti che gli occidentali si rifiutavano di fare. Le donne di questa “casta” avevano estrema difficoltà a trovare
GETTY IMAGES
marito.
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