N°12 Marzo 2014 € 6,90
SOLDATI E BATTAGLIE GLIE N NEI SECOLI SECO OLI UNIFORMOLOGIA
• Epaminonda • Annibale • Gengis Kha an • • Maurizio di nassau • Napoleone • • Von Hutier • Zukov • Moshe Dayan n•
COLPI DI GENIO
Da Tebe D T ai Sei S Giorni G le TATT ATTIC CHE E e le ST STRA TRA ATEG TEGIE E che rivoluzionarono l’arte bellica
DRONI
BARBAROSSA FALKLAND
See SSenza equipaggio equipaggi i io e guidati guid idati tii a distanza, centrano gli obiettivi con precisione chirurgica
Sono passati 32 anni da quando gli inglesi andarono in guerra per riprendersi le Malvinas
Sped. in A. P. - D.L. 353/03 art. 1, comma 1 NE/VR
I catafratti: l’arma finale della cavalleria antica e medievale
WARS
SOMMARIO
Geni nella tattica e nella strategia Ci sono Annibale, Gengis Khan, Napoleone, Moshe Dayan, ma anche personaggi meno noti come l’inglese Robert Clive, l’ex funzionario della Compagnia delle Indie che travolse francesi e marajà a Plassey, o il capitano tedesco Rohr che inventò le squadre d’assalto e consentì alle forze imperiali di strappare Riga ai russi nella Prima guerra mondiale. Perché, come vedremo, i colpi di genio che decidono le battaglie non sono appannaggio esclusivo delle star della strategia. Ma talvolta arrivano da ufficiali sul campo, geni tattici misconosciuti. O, in alternativa, da maghi della logistica come il generale George Smith Patton, il vecchio “sangue e budella” liberatore di Bastogne nel dicembre 1944. Jacopo Loredan direttore
WARS I NOSTRI ESPERTI GIORGIO ALBERTINI Milanese, 45 anni, laureato in Storia medievale, illustratore professionista per case editrici e riviste (giorgioalbertini.com).
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IN SINTESI
1982 FALKLAND, UNA QUESTIONE D’ONORE
Gli argentini occuparono le isole nel 1825, furono espulsi dagli inglesi nel 1832. Ma tornarono nel 1982, scatenando una guerra.
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PRIMO O PIANO O
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LEUTT TRA 3711 A.C.
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CANNE 216 A.C.
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CAMP PI MAGN NI 203 A.C.
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DARA 530
COLPI DI GENIO
Qual è la differenza tra tattica e strategia? Ecco come sono state usate.
L’ORDINE OBLIQUO DI EPAMINONDA
Rivoluzionò l’impiego della falange e fece di Tebe una potenza.
LA TRAPPOLA DI ANNIBALE
Sconfisse le legioni romane attirandole nella pianura pugliese.
SCIPIONE IL TATTICO
L’Africano lanciò sui Cartaginesi una efficace manovra a tenaglia.
BELISARIO IN TRINCEA
Il generale bizantino sconfisse i Persiani grazie a un... ostacolo.
DEL TASSO O 1211 30 BOCCHE GENGIS KHAN: COLPIRE COME IL VENTO
L’imperatore conquistò la Cina con due assi: la velocità e la cavalleria.
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AYN JALUT 12 260
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NIEUP POORT 1600
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PLASS SEY 175 57
BAYBARS COPIA LA TATTICA E VINCE
Un’armata musulmana sconfisse i mongoli con una finta ritirata.
NASSAU ALLA BATTAGLIA DELLE DUNE
Nelle Fiandre il principe d’Orange fece scuola con la sua contromarcia.
CLIVE DÀ FUOCO ALLE POLVERI
Un impiegato inglese vinse in India tenendo le polveri all’asciutto.
A 1805 44 ULMA LA MOSSA DI NAPOLEONE
Spostò le armate come pedine su una scacchiera e preparò Austerlitz.
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RIGA 1917
Romano, 50 anni, medievista, ha scritto vari saggi di storia militare e romanzi storici di successo (andreafrediani.it).
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KHALK KHIN GO OL 1939
STEFANO ROSSI
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BASTO OGNE 1944
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GUERR RA DEI SEI GIO ORNI 19 967
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UNIFORMOLOGIA
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TECNOLOGIA
ANDREA FREDIANI
Milanese, 54 anni, già ufficiale degli Alpini paracadutisti. Reporter di guerra, collabora con molte testate giornalistiche.
WARS
RUBRICHE
TRUPPE D’ÉLITE
PAG. 10
LIVING HISTORY
PAG. 12
RECENSIONI
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IN COPERTINA In apertura, una carica condotta da un guerriero dell’antichità (Arcangel). A lato, gli strateghi Gengis Khan, Napoleone e Moshe Dayan.
L’EFFETTO SORPRESA DI VON HUTIER
Nella prima “guerra lampo” moderna i tedeschi si presero il Baltico.
ORIENTE ROSSO: LE MANOVRE DI ZUKOV
Ecco come i tank sovietici accerchiarono i giapponesi.
PATTON: SVOLTA A 90°
Gli americani ruppero l’assedio con un repentino cambio di fronte.
DAYAN: 6 GIORNI PER VINCERE
Il generale israeliano ideò l’attacco contro 3 eserciti su 3 fronti diversi.
CATAFRATTI E CORAZZE
Pesanti come treni, letali come panzer e per di più molto costosi. Erano l’arma finale della cavalleria, la minaccia che correva inarrestabile lungo i campi di battaglia dell’antichità e del Medioevo.
IL FUTURO È DEI DRONI
Si chiamano anche “Uav” e sono velivoli privi di personale a bordo, ma non di piloti, che li guidano a distanza. Ecco perché i droni stanno entrando nel lessico comune e nelle nuove strategie militari. S
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TRUPPE D’ELITE
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CARABINIERI PARACA il luglio del 1940 quando a Roma, per volontà del lungimirante comandante dell’Arma, il generale Riccardo Moizo , è costituito il 1° Battaglione Carabinieri Reali Paracadutisti: 22 ufficiali, 50 sottufficiali e 320 Carabinieri, tutti volontari. A luglio 1941 il battaglione, comandato dal maggiore Alessi – ora inquadrato nel 1°Reggimento Paracadutisti del Regio Esercito – è inviato in Africa Settentrionale, col compito di prevenire e respingere attacchi di “commandos” inglesi in Cirenaica. Trasferito poi al bivio di .Eluet el Asel per contrastare il nemico che vuole tagliare la strada alle unità italiane in ritirata lungo la via Balbia, riesce a fermare un’intera brigata per più di 24 ore, con gravissime perdite; i superstiti saranno circondati e catturati. Disciolto nel 1942, il battaglione non sarà più ricostituito durante la guerra. Solo nel 1951, a Viterbo, verrà ricreato un Reparto Carabinieri Paracadutisti, a organico di compagnia, con compiti di
Eluet el Asel Bivio a pochi km a sud di Berta (oggi Al Qubah, Libia) dove il 19-20 dicembre ’41 i CC paracadutisti resistettero a oltranza per proteggere la ritirata italiana. Il reparto perse 282 dei suoi 400 effettivi. Saranno assegnate 5 Medaglie d’Argento al V.M., di cui quattro alla Memoria, sei Medaglie di Bronzo al V.M., di cui una alla Memoria, tre Croci al V.M.
SIERRA (6)
Riccardo Moizo (1877-1962). Già ufficiale di Artiglieria, fu uno dei primi aviatori militari italiani, tra i primissimi a usare, in Libia nel 1912, un aereo in combattimento. Fu Comandante superiore dell’Arma Aeronautica e poi, dal ’35 al ’40, Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri.
1941: Umberto di Savoia visita il 1º Battaglione Carabinieri Paracadutisti.
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1941: i Carabinieri Paracadutisti in addestramento a Tarquinia.
PRIMO PIANO
QUAL È LA DIFFERENZA TRA TATTICA E STRATEGIA? SI PUÒ VINCERE UNA BATTAGLIA MANCANDO NELL’UNA O NELL’ALTRA? ECCO PERCHÉ LA STORIA MILITARE È FATTA ANCHE DI...
COLPI DI GENIO
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in capo, e talvolta a un suo subordinato. È successo che anche solo uno di essi abbia determinato una vittoria e, quindi, il corso della Storia. Spesso i concetti di strategia e tattica vengono usati, anche dagli addetti ai lavori, come sinonimi; questo ha creato una notevole confusione sul loro significato. In realtà, non lo sono affatto e indicano due fasi distinte di un evento bellico. Difficilmente un comandante ha potuto cogliere grandi e risolutivi successi tattici se era carente strategicamente; viceversa, assai di rado un condottiero abile sotto l’aspetto strategico, ma carente a livello tattico, ha potuto chiudere da vincitore uno scontro, pur essendovi arrivato in condizioni di vantaggio. cetti ch hiave. La strategia, infatti, riConc guarda soprattutto la campagna nella sua totalità, più che la battaglia, e consiste fondamentalmente nel mettere un esercito in condizione di vincere lo scontro campale. In teoria, la strategia perfetta è quella che evita del tutto la battaglia, perché impone una superiorità talmente schiacciante da rendere scontato il risultato del combattimento; è ciò che successe a Ulma grazie al fine gioco di scacchi di Napoleone. La tattica riguarda invece le soluzioni adottate per vincere lo scontro o escogitate nel corso dello stesso: dai movimenti complessi ed elaborati delle truppe per sfondare o accerchiare il nemico, come quelli di Annibale e Scipione, alle azioni di sorpresa, e qui possiamo citare la mossa imprevedibile di Zukov, fino ai trucchetti usati da Belisario o alle intuizioni dovute al semplice buon senso di Robert Clive. Andrea Frediani
ARCANGEL
e battaglie si vincono aggirando il nemico, attaccandolo su un fianco”, soleva dire Napoleone. E al di là della qualità e del numero delle proprie truppe, ogni comandante con un minimo di fantasia e di esperienza – non un Cadorna, per intenderci, che mandava a morire gli italiani sull’Isonzo procedendo semplicemente con ottuse “spallate” frontali e senza preoccuparsi troppo di allestire un’adeguata copertura dell’artiglieria – ha cercato, nel corso dei secoli, un modo più o meno originale per circondare o sorprendere gli avversari. Ma solo quelli veramente dotati di talento ci sono riusciti. Nel gioco del calcio ci si chiede quanto conti l’allenatore, quanto peso abbia nella vittoria o nella sconfitta di una squadra, e se le soluzioni che ha adottato siano risultate più determinanti delle prodezze dei singoli. Allo stesso modo, in guerra il quesito è quanto siano rilevanti le soluzioni e le intuizioni tattiche di un comandante, oltre alle sue capacità di leadership, che comprendono una gran quantità di parametri. Molte battaglie si sono vinte per colpi di fortuna, altre grazie al solo vantaggio numerico, di risorse o di materiali, altre ancora per lo scacchiere favorevole o, semplicemente, per l’incapacità dei comandanti avversari. Ma in altri casi si sono vinte grazie alle soluzioni adottate dall’“allenatore”. Una felice intuizione, un colpo di genio se vogliamo, un’accurata pianificazione, un coraggio che ha potuto fungere da esempio per gli uomini o una determinazione senza pari nel voler conseguire la vittoria: tutti questi elementi e molti altri si devono alla figura del comandante
Epaminonda Annibale Gengis Khan Maurizio di nassau Napoleone Von Hutier Zukov Moshe Dayan
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UNIFORMOLOGIA
PESANTI COME TRENI, LETALI COME PANZER E MOLTO COSTOSI:
ARCIIER RE CARRISSTA CATA AFR RATT TO MITANNITA XV SECOLO A.C. I primi guerrieri catafratti risalgono alla tarda età del Bronzo e combattevano caricati su carri da guerra. L’élite guerriera del regno Mitanni (popolo hurrita situato tra le odierne Siria e Turchia) indossava armature composte da oltre mille scaglie di bronzo.
CATA CA ATA AFR RATTTO SAKÃ IV SECOLO A.C. Le cavallerie catafra catafratte nascono tra i popoli nomadi dell’Asia centrale. I Sakã, di sstirpe iranica, fornirono p per secoli come mercenari la ccavalleria pesante agli esercit eserciti persiani. Erano armati di arco e lancia e coperti da armature di cuoio rivestite da scaglie metalliche.
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ERANO
L’ARMA FINALE DELLA CAVALLERIA
CAVA ALIIER RE PESA ANTE SC CITTA V SECOLO A.C. Popolo di arcieri a cavallo per eccellenza, gli aristocratici Sciti combattevano anche come lancieri a cavallo armati con elaborate panoplie. L’armatura a scaglie era cucita su una base di cuoio cotto e trapuntato e la schiena era protetta da larghi corsetti metallici.
ome un treno lanciato a tutta velocità i catafratti, stretti nella loro formazione, correvano inarrestabili lungo i campi di battaglia dell’antichità e del Medioevo. La similitudine non deve sembrare forzata perché, pesanti come locomotive, i cavalieri supercorazzati rendevano il loro servizio agli imperi dei secoli remoti, fornendo la forza d’urto necessaria per sfondare qualsiasi fila avversaria. In questo gioco di comparazioni, calza a pennello anche l’appellativo sbeffeggiante con cui queste truppe erano chiamate dagli eserciti romano-ellenistici: clibanarii, o meglio clibanofori, dove kribanos era il termine greco per definire il forno metallico da campo per cuocere il pane. Agli occhi degli altri soldati questi guerrieri dovevano sembrare stufe ambulanti che, nelle giornate assolate, sbuffavano vapore cuocendo dentro tutto quel metallo. Eppure erano il fiore all’occhiello di ogni esercito, erano l’élite delle élite, messa in campo con sforzi incalcolabili da società arcaiche per le quali il costo di uno di quei guerrieri era paragonabile a quello di un aereo da caccia supersonico odierno. Chili e chili di metallo: bronzo, ferro, acciaio; fino a quaranta chilogrammi caricati su ogni cavaliere a coprirne completamente il corpo, spesso lasciandogli soltanto piccole fessure per gli occhi. Non di rado i volti erano coperti da maschere metalliche che ne nascondevano l’espressione, raggelando quelle figure come esseri impersonali, come automi guerrieri, vere e proprie divinità della guerra. Giorgio Albertini
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TECNOLOGIA
Il futuro è dei
SI CHIAMANO ANCHE “UAV” E SONO VELIVOLI PRIVI DI PERSONALE A BORDO MA NON DI PILOTA: SONO GUIDATI A DISTANZA DAI CENTRI DI CONTROLLO
GETTY IMAGES
L
o scorso dicembre, un attacco Usa a presunti membri di Al Qaeda a Radda, in Yemen, ha colpito anche molti civili di un corteo nuziale. L’episodio ha riportato in cronaca i cosiddetti droni, moderni velivoli impiegati in maniera sempre più consistente in guerra. Ma di che cosa si tratta? In ambito militare, con il termine “droni” (dall’inglese drones, “fuchi”, i maschi delle api) si intende una categoria di velivoli di varie forme, dimensioni e con impieghi diversi, ad 78
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ala fissa o rotante, utilizzati per operazioni di ricognizione in profondità in territorio nemico o, come in questo caso, attacco al suolo. La loro comune caratteristica è di essere privi di personale a bordo e pilotati a distanza. Non è quindi più necessario tutto l’equipaggiamento per il pilota: abitacolo, corazzatura, seggiolino eiettabile, plancia, controlli e strumenti per pressione e ossigeno. Questo fa sì che possano avere dimensioni anche molto ridotte favorendone l’“invisibilità” e riducendo molto i costi rispetto ai velivoli tradizionali. Soprattutto è azzerato il rischio di perdite di piloti durante missioni in spazi aerei pericolosi. Un sec colo fa. Gli Uav (Unmanned Air Vehicles), una delle sigle con le quali vengono identificati i droni, non sono, come si potrebbe pensare, cosa recente: fin dagli albori dell’aviazione furono fatti tentativi per avere aerei senza pilota e un primo esempio fu la “bomba volante”, un aereo automatico Curtiss-Sperry, comandato grazie a una serie di giroscopi, che volò nel settembre 1916 per l’US Navy. La tecnologia di allora non permetteva ancora però produzioni affidabili e fu solo con l’avvento del radiocontrollo che gli Uav poterono essere sviluppati e costruiti in serie, inizialmente
VERONIQUE DE VIGUERIE/GETTY IMAGES (3)
CENTRO DI CONTROLLO Da sopra in senso orario, tre immagini di una stazione militare Usa in Afghanistan, da dove si controllano droni Predator. Al centro, un Predator RQ-1 usato in Iraq.
Radioplane Company Azienda statunitense che produceva droni per le Forze armate Usa nel periodo della Seconda guerra mondiale. Nel 1945 vi lavorò anche Marilyn Monroe.
Piloti qualific cati. Dalla fine degli Anni ’80 alcuni tipi di droni, definiti con la sigla Ucav (Unmanned Combat Air Vehicles) – come l’ormai arcinoto RQ-1B Predator o il più grosso MQ-9 Reaper, di costruzione statunitense – sono in grado di eseguire anche operazioni di attacco. Il primo a essere usato fu, nel conflitto Iran-Iraq, un Ucav iraniano, armato con 6 razzi non guiIL PILOTA Vito Conserva, dabili. Ma come soufficiale no pilotati questi aedell’Aeronautica romobili? A parte i militare italiana. Mini-Uav, utilizzaHa operato anche ti per un monitocon i droni. raggio tattico a corto raggio sul campo di battaglia e controllati da operatori sul campo con consolle portatili, i droni non sono semplici aerei radiocomandati, pilotabili da chiunque, pur dopo un addestramento. Lo conferma il capitano Vito Conserva del SIERRA
solo con compiti di osservazione o bersaglio per artiglieria. Durante la Seconda guerra mondiale, la Radioplane Company produsse circa 15mila pezzi del suo RP-4 e modelli seguenti, per le Forze armate Usa. Durante i successivi anni della Guerra Fredda e dei conflitti mediorientali (gli israeliani furono i pionieri nello studio e nell’uso dei droni), lo sviluppo tecnologico permise di raggiungere un elevato livello e l’avvento del digitale negli ultimi anni ha fatto subire agli Uav una forte impennata che oggi ha portato sul mercato mezzi maneggevoli e affidabili da impiegare nei più svariati scenari operativi in missioni “dull, dirty and dangerous” (“noiose, sporche e pericolose”). Oggi sui droni trovano posto sofisticate e miniaturizzate fotocamere digitali ad alta risoluzione, sensori all’infrarosso, camere multi-spettrali o per il rilevamento termico, che permettono l’invio di dati alla stazione di controllo, di giorno e di notte, consentendo qualsiasi operazione Isr in tempo reale).
Isr Acronimo per “Intelligence, Surveillance and Reconnaissance”, cioè “raccolta informazioni, sorveglianza e ricognizione”.
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RECENSIONI
VISTI E LETTI Gruner+Jahr/Mondadori S.p.A. Via Battistotti Sassi, 11/a - 20133 Milano
SAGGISTICA A cura della Libreria Militare Via Morigi, 15 - 20123 Milano - tel/fax: 02 89010725 e-mail: libmil@libreriamilitare.com www.libreriamilitare.com
APP A cura di Spartaco Albertarelli
Field of glory
Quell’antica festa crudele di Franco Cardini Finalmente ristampato uno dei classici sugli aspetti sociali e culturali della guerra tra il Medioevo e la fine dell’Ancien Régime, una pietra miliare della comprensione delle dinamiche tra la società e coloro che la difendono o che talvolta la devastano. Capire la mutazione del ruolo del militare e metterla in relazione biunivoca con l’evolversi della società, è comprendere davvero quei cruciali secoli di Storia e il loro influsso sui periodi seguenti. Pagine 500, Il Mulino, € 30
Storia dell’esercito russo di Serge Andolenko Ampia analisi della storia dell’esercito russo, che fu strumento di governo degli zar e cartina di tornasole della società: fautore della grandezza e del ruolo geopolitico della Russia sotto Pietro, Caterina e Alessandro, con la guerra russo-giapponese e con la Grande guerra, divenne simbolo della decadenza che portò alla Rivoluzione. Pagine 504, Edizioni Odoya, € 22
Gli appassionati di battaglie antiche amano riprodurle sul tavolo di casa utilizzando uno dei tanti regolamenti per miniature in commercio. Fra i titoli più conosciuti esiste Field of glory, anche in versione digitale. Chi non ha voglia di dipingere decine di soldatini può, infatti, giocare sul computer lasciando che il programma si occupi di eseguire tutte le misurazioni e i calcoli del caso. Il regolamento è studiato per riprodurre battaglie dall’antichità fino al Medioevo, ma c’è anche una versione sul periodo napoleonico; permette di simulare decine di combattimenti, sfidando gli amici a distanza con il sistema Play by Mail, oppure affrontando un avversario virtuale guidato dall’intelligenza artificiale. Sul sito www.fieldofglory.com
VIDEOGAME A cura di Paolo Paglianti
Total War: Rome II
Incursori oltre la leggenda di Mario Bussoni Le imprese degli incursori della Regia Marina nella Seconda guerra mondiale vengono analizzate insieme alle azioni di coloro che possono esserne considerati gli antesignani nel primo conflitto mondiale e gli eredi nel secondo dopoguerra, l’attuale ComSubIn. Un volume ottimamente illustrato con rare foto e documenti originali, per la prima volta resi pubblici a settant’anni dagli eventi. Pagine 288, Mattioli 1885, € 22
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La saga di Total War è una certezza e Rome II non delude: unisce l’aspetto strategico della mappa, che comprende tutto il mondo antico, dalla Spagna all’Anatolia, a quello tattico delle battaglie in 3D, dalla grafica maestosa. Completare una campagna di Rome II si misura in settimane: dovrete espandere i confini della repubblica e contemporaneamente tenere d’occhio i nemici interni. Cartagine è l’avversario numero uno, ma la Guerra civile è costantemente dietro l’angolo. Richiede una connessione a Internet per l’installazione via Steam. Produttore Sega/Creative Assembly - Requisiti consigliati CPU Intel Core i5 o sup., 4 GB di RAM, scheda video 1 GB, hard disk 35 GB - Prezzo € 50
Direttore responsabile Jacopo Loredan Coordinamento Lidia Di Simone (caporedattore) Art director Massimo Rivola (vicecaporedattore) Ufficio centrale Aldo Carioli (vicecaporedattore), Marco Casali (photo editor, vicecaporedattore), Andrea Parlangeli (caporedattore centrale) Redazione Federica Ceccherini, Marta Erba, Irene Merli (caposervizio), Giuliana Rotondi, Paola Panigas, Anita Rubini Photo editor Patrizia De Luca (caposervizio), Rossana Caccini Redazione grafica Francesca Abbate, Katia Belli, Mariangela Corrias (vicecaporedattore), Barbara Larese, Vittorio Sacchi (caposervizio) Segretaria di redazione Marzia Vertua Hanno collaborato a questo numero Giorgio Albertini, Camillo Balossini, Gastone Breccia, Giovanni Brizzi, Andrea Frediani, Gianandrea Gaiani, Marco Lucchetti, Fernando Mazzoldi, Angelo Pirocchi, Stefano Rossi, Andrea Santangelo, Giuseppe Staffa Senior Business Manager Emanuela Biano Business Manager Barbara Ferro Direct Marketing & Digital Circulation Development Manager Michela Lupi Coordinamento Tecnico Valter Martin
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