Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/03 art. 1 - comma 1 - Verona CMP
numero 34 MAGGIO 2014
â‚Ź 3,50 Svizzera CT. CHF. 12,50
dre Salaman i n e trito
Deserto:
DROMEDARIO e altri abitanti
petCLUB CANE
Quando tira al guinzaglio
STORIA VERA
Esther, il maiale delle meraviglie
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Deserti: un caldo
COPERTINA
BESTIALE
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Foto di copertina: Getty Images
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Le tranquille avventure di Lipo
DOSSIER
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DA VICINO
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Amministratore delegato e Direttore generale Fabienne Schwalbe Publisher Magazine Elena Bottaro Direttore del Personale Lucio Ricci Direttore controllo di gestione Paolo Cescatti Chief Operating Officer Roberto De Melgazzi Focus Wild: Pubblicazione registrata al Tribunale di Milano, 344 del 27/06/11. Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica sono riservati. Il materiale ricevuto e non richiesto (testi e fotografie), anche se non pubblicato, non sarà restituito. Stampa: Nuovo Istituto Italiano Arti Grafiche Arvato - Via Zanica, 92 - 24126 Bergamo. Pubblicità: Mondadori Pubblicità - Sede centrale 20090 Segrate (Mi). Tel. 02/7542.3262 - fax 02/7542.3028. Servizio abbonamenti: www.abbonamenti.it/gruner Servizio collezionisti: I numeri arretrati possono essere richiesti direttamente alla propria edicola, al doppio del prezzo di copertina per la copia semplice e al prezzo di copertina maggiorato di € 4,00 per la copia con allegato (DVD, libro, CD, gadget). La disponibilità è limitata agli ultimi 18 mesi per le copie semplici e agli ultimi 6 mesi per le copie con allegato, salvo esaurimento scorte. Per informazioni: tel. 199 162 171 (il costo della telefonata è di 14,25 centesimi al minuto iva inclusa). Fax 02/95970342. E-mail collez@mondadori.it Codice ISSN 2239-6993
L’editore è a disposizione degli eventuali detentori di diritti che non sia stato possibile rintracciare.
petCLUB IN PROFONDITÀ
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relax
Business Manager Paola Calza Direct Marketing & Digital Circulation Development Manager Michela Lupi Coordinamento Tecnico Valter Martin
Notizie, test, consigli, cose da fare, storie vere. Tutto dedicato a cani, gatti, conigli & Co.
INTERVISTA Vicky Halls
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Direttore responsabile Vittorio Emanuele Orlando Redazione Chiara Borelli (coordinamento, vicecaposervizio) Guido da Rozze (caporedattore) Photo Editor Lara Perego Ufficio grafico Silvia Santinelli (vicecaposervizio) Segreteria Daniela Pompili Progetto editoriale Chiara Borelli Progetto grafico Silvia Santinelli Hanno collaborato a questo numero: Cristiana Barzaghi, Alessandra Fasola, Roberto Marchesini, Francesco Orsenigo, Piero Papa, Tomas Pirani, Dunia Rahwan, Francesco Tomasinelli
Dove sono finiti i pesci?
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Gruner+Jahr/Mondadori S.p.A. via Battistotti Sassi 11/A - 20133 Milano
Tra mito e realtà Zoom
FOTO
adozioni
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Guinzaglio: legarsi, che fatica!
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STORIA VERA
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Esther, il maiale delle meraviglie
La grande bellezza della natura
COMPORTAMENTO
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Chi ha paura del LUPO? Noi no!
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autori
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Volete scriverci, fare una domanda sugli animali o mandarci una foto dei vostri quattrozampe? Ecco l’indirizzo:
focuswild@focus.it
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Il dromedario (Camelus dromedarius), un altro campione delle lunghe traversate, è diffuso in Asia, Africa sahariana e Penisola arabica, da cui deriva e dove è cominciata la sua domesticazione. Chiamato dalle popolazioni beduine “nave del deserto”, percorre fino a 80 km al giorno. Oltre a essere utilizzato come mezzo di trasporto in ambienti siccitosi, se ne consuma anche il latte e la carne. La popolazione più grande di dromedari allo stato libero si trova stranamente in Australia, dove vivono circa mezzo milione di individui, discendenti da quelli usati nel XIX secolo per il trasporto di materiali da costruzione nel difficile deserto australiano.
Oltre alla gobba, dove si accumula il grasso che viene consumato dall’animale quando non trova cibo e acqua, il dromedario ha tanti altri adattamenti al deserto. Per proteggersi dalla sabbia trasportata dal vento, può chiudere ermeticamente le narici e gli occhi hanno lunghe e folte ciglia. Per non sprofondare nella sabbia, ha piedi ampi, con un cuscinetto elastico e calloso che gli assicura una presa migliore su
J.-L. Klein & M.-L. Hubert/ Biosphoto/tipsimages.it
FLPA/Fabio Pupin/the-lighthouse.it
Il cammello (Camelus bactrianus) vive addomesticato nelle aree desertiche e steppiche dell’Asia Centrale, dove è usato come mezzo di trasporto per persone e mercanzie. In Mongolia e Cina vive ancora una piccola popolazione di individui selvatici, particolarmente tutelati. È uno dei mammiferi più resistenti alle forti escursioni termiche dei deserti, che nella regione mongola del Gobi oscillano tra i -20 e i +50 °C. Può vivere senza mangiare e bere per più di due settimane, utilizzando l’energia che gli viene fornita dal grasso accumulato nelle sue due gobbe. Quando trova una sorgente d’acqua, può berne fino a 150 litri.
CAMMELLO
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DOSSIER Ap/lapresse.it
di Francesco Tomasinelli
Il primo grande attacco al mare da parte dell’uomo è iniziato a metà dell’Ottocento, quando migliaia di imbarcazioni a vela cominciarono a salpare dai porti di tutto il mondo per andare a caccia di balene. All’epoca questi animali erano ricercati per il grasso, utile come combustibile per le lampade a olio, ma anche altre parti erano utilizzate. Queste prime navi prive di strumenti sofisticati, e poi le loro eredi a motore, le grandi baleniere, riuscirono in meno di un secolo a far precipitare il numero di quei cetacei. Oggi, grazie alla sospensione della caccia delle balene decisa nel 1986, la situazione sta lentamente migliorando (anche se in piccoli numeri, vengono ancora cacciate). Lo stesso, però, non si può dire per pesci, gamberi e molluschi presenti in mare, le cui popolazioni hanno cominciato a soffrire davvero a metà del secolo scorso. Anche prima, ovviamente, si pescava, ma non in modo così esteso, sistematico e distruttivo.
Jordi Chias / naturepl.com/Contrasto
Sopra, pescherecci cinesi escono dal porto per pescare; sotto, cattura accidentale di una tartaruga nella rete da pesca. Foto grande: tonni intrappolati in una rete a circuizione.
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Il progresso delle tecnologie nautiche e politiche favorevoli alla pesca hanno generato una crescita costante delle flotte di pescherecci in tutto il mondo, in particolar modo nelle nazioni più avanzante. Alle vecchie carte nautiche e all’esperienza dei marinai si sono aggiunti i sonar, navi più grandi, capaci di spingersi in ogni angolo degli oceani e attrezzi da pesca sempre più sofisticati.
© Alex Hofford / Greenpeace
Prima erano ami e semplici reti, poi sono diventati lenze lunghe decine di km con migliaia di esche, trappole ancorate al fondo, immense reti derivanti e a circuizione che si chiudono su interi banchi di pesci. Era nata la pesca industriale su larga scala che nel 1989, l’anno dei record, arrivò a totalizzare 90 milioni di tonnellate di pescato. È un valore così alto che è difficile da immaginare: il peso di 2 milioni di grandi autocarri a 5 assi a pieno carico. A partire da quel momento la quantità di pesce prelevato ha cominciato a diminuire in modo lento e inesorabile, nonostante l’impiego di pescherecci sempre più sofisticati. Reti e ami sono scesi più in profondità senza riuscire a catturarne di più. È evidente che stiamo pescando ben di più di quanto il mare può produrre: siamo arrivati al limite, i pesci superstiti sono troppo pochi e dispersi negli oceani.
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DOVE SONO FINITI I
Studi recenti non eccessivamente pessimisti, concentrati negli ultimi 10 anni, indicano che le popolazioni dei grandi pesci oceanici, come i tonni e gli squali, sono ridotte tra un quinto e un decimo di quelle che erano più di un secolo fa.
pesci
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in profondità
È solo il cane a non saper andare al guinzaglio? O siamo anche noi a dover imparare a usarlo?
«Pronto? Il mio cane tira al guinzaglio!» Il guinzaglio che tira è spesso argomento di lamentela da parte dei proprietari e pure dei cani, se vogliamo dirla tutta. Per legge o per sicurezza, è uno strumento che va usato, spesso però si rivela alquanto scomodo. Passeggiare e muoversi per il mondo legati a qualcun altro non è un compito facile, occorre un grande impegno e una particolare attenzione a quello che si fa e a quello che fa l’altro. Nello svolgere il mio mestiere ricevo quotidianamente lamentele riguardanti il guinzaglio: il punto è capire il perché il guinzaglio tira. di Tomas Pirani illustrazioni di Paolo Deandrea
a della z n a t r i L’impo e sta dose d azion r t avere la giu chiede al cane, e n rr o e cc o c o i inzagli con o che s
u ell ncare, trarsi sul g icare: è qu gono a ma , n e v Per concen e di energia da ded ti n e tà e due elem ori della cit attenzion persona. Se questi to dai rum che finisce ta n e v a a ll a sp e e ma anch ra. Un can tanza del guinzaglio rsi da ciò inzaglio ti allora il gu fatica a gestire la dis ntativi di allontana io, i suoi te e insicuro per esemp ne timido dimento a e ca p n im u n a u o preso da per essere ta. Oppure pensiam : è talmente te per il e n o n e rs v e a p che lo sp ni e altre sufficien are altri ca ttenzione uesti nell’incontr ficoltà che non ha a sce raramente: in q uò if e d e np questa sua ancora, a un cane ch rsi sono tali che no del a O g . o fo co lia di s n i vin li guinzagli minare co filo il ria e la vog m fo u ca r l’e e ti p i n mome enzion re cino cessarie att un educato di un altro o avere le ne er questi motivi, per m to o un sin .P guinzaglio zaglio è prima di tutt che toglie forza e in ciò ti non tirare al gu eve prima risolvere e, altrimen m d ie i s s : in a ti m a proble are leg al cammin attenzione io che tenga. rciz esiste ese
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Cosa chiediamo al cane quando siamo legati al guinzaglio: di prendere iniziative condivise e non decidere in autonomia dove andare o cosa fare di gestire la distanza del guinzaglio senza distrarsi per le continue stimolazioni ambientali
di mantenere un ritmo e una velocità adeguata alla nostra
di stare sempre attento a ciò che decidiamo di fare
Getty Images
Muoversi insieme, fin da cuccioli Il cane quando è cucciolo, nell’età compresa tra i 2 e i 4/5 mesi di vita, si muove nel mondo chiedendo continuamente a noi delle conferme: ci guarda per scegliere insieme a noi e grazie alla nostra esperienza, dove andare, casa fare e come farlo. È un momento d’oro per affinare l’arte del muoversi insieme e fargli capire che siamo guide capaci e importanti. Mettere il guinzaglio in questo periodo, se non per sicurezza in luoghi pericolosi, non facilita la conoscenza, anzi peggiora le cose perché è il guinzaglio a gestire le distanze e le direzioni e si sostituisce agli sguardi e all’attenzione che il cane rivolge a ciò che la persona fa per capire dove si va, costruendo una vera capacità collaborativa. Quando il cane è così giovane o quando dobbiamo iniziare a muoverci insieme è bene scegliere luoghi adatti e sicuri, in cui lasciarlo libero. Potremo così imparare a
comunicare, vivendo situazioni che diano a cane e persona la possibilità di trovarsi e cercarsi, di allontanarsi e ricongiungersi. Vedremo il cucciolo prendere piccole iniziative, allontanarsi un po’ e poi girarsi per guardare dove siamo e cosa facciamo o cosa ne pensiamo di quella proposta. Quello sguardo è importantissimo, fondamentale per muoversi in complicità. Tutto il contrario del mettere il guinzaglio per andare nell’area cani predisposta, lasciare che qui il cane si muova e si “sfoghi” in autonomia, rimanendo fermi su una panchina o presi dallo smartphone. Occorre invece muoversi, passeggiare, conoscere altri cani e persone, oggetti e rumori: senza vincoli fisici ma con l’importanza e il valore del farlo insieme. Con il piacere e la capacità di muoversi liberi si costruiscono le basi per affrontare in seguito uno strumento impegnativo come il guinzaglio.
Tutto questo deve farci riflettere sulle difficoltà che si affrontano al guinzaglio e sulla quantità delle nostre richieste. Chiediamoci inoltre se noi siamo altrettanto attenti a queste regole.
Guinzaglio Legarsi che fatica!
per occhio
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Destro... sinistro... e tutti insieme! La prova fotografica dell’indipendenza oculare dei camaleonti.
Un camaleonte (Furcifer pardalis) del Madagascar. Ogni occhio ha un campo visivo di 180°, il che, insieme al fatto che si trovano ai lati del capo e che si possono muovere e orientare in modo indipendente, gli consente una visione panoramica. Quando percepisce la preda, però, le punta contro entrambi gli occhi (3), che mettono a fuoco perfettamente a 20 cm di distanza, cioè la lunghezza della sua lingua appiccicosa, che usa come arma per la caccia. Konrad Wothe/Minden Pictures/the-lighthouse.it
AUTORI Anonimo
OGGI HO SALVATO UN ESSERE UMANO
ere, ha avuto così morbide e legg , ta di lle de ando pagnia. sono incontrati qu bito bisogno di com su I nostri sguardi si ha e io corridoio cia e lei ha percorso il m esa sulla sua guan sc è a im cr la a Un che ia. pa, per assicurarle guardato nella gabb vo m pe za sa la e to o za gn al so ho bi io to il suo to bene. Ho percepito subi tutto sarebbe anda e. ar ut ai gabbia si è rla ve di do la porta della mia co po po Do hé iso mi ha così n molto forte, perc aperta e il suo sorr Ho scodinzolato, no saltato e. o, che sono subito at in um ill non si spaventass a alla mia gabbia, ho sue braccia. Quando si è fermat sse dietro fra le da an rebbe sempre o rd ua sg o su ho promesso che sa Le impedito che il o ol e. vedere il picc stata sicura con m di me, per non farle mpre . to ta pi a ca esso che l’avrei se om pr ho Le incidente che mi er gi og nisse a sapere che accompagnata. Non volevo che ve i fatto di tutto, i. or fu o at rt promesso che avre ho Le non mi avevano po da o nt rriso qui hanno così ta re sempre il suo so de ve r pe A volte le persone chi. a un ccichio nei suoi oc che avesse di loro smagliante e un lu fare, e non volevo e. i passasse dal brutta impression o la fortuna che le ut av Ho scheda con la mia idoio. Quando ha letto la ani ssato mio corr pa io m il e ch o olti altri esseri um at er Là fuori ci sono m descrizione, ho sp to nno attraversa che ancora non ha non la rattristasse. ei rr vo e ti an av ardare questi corridoi. Io posso soltanto gu alcosa qu re ca if gn che devono essere si e Ancora così tanti, essere importante salvati. per qualcuno. ha mandato i m e e m di o rs ve eno uno. Si è piegata potuto salvare alm ho ne Io UN ESSERE dei baci leggeri. e la testa contro la OGGI HO SALVATO le al sp le o ut em Io ho pr ccare. UMANO. rete, per poterla to la punta n co ca nu la o at Mi ha accarezz
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