Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/03 art. 1 - comma 1 - Verona CMP
numero 50 SETTEMBRE 2015
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L A M I N A
MA QUANTI
PET CLUB ➸ Una gazza
NEL MEDITERRANEO!
CANI ➸ Perché è sbagliato
chiamarli dispettosi
MEDUSE Bellissime
e
fastidiose (alcune)
DOSSIER
per amica: la storia di Penguin
le agine p
e il giornal gli i t t u li ma t a a i m h i c an per
In un battito
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D’ALI
ZOOM
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Foto di copertina: Getty Images/Moment RF
Il RE del Mediterraneo
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52 38 ASTRONAVI subacquee crazy
24 adozioni 46 lipo 49 lettori 58 autori 66
SCATTI animali
Business manager Paola Calza Subscription manager Alessandro Scampini Coordinamento tecnico Valter Martin
Amministratore delegato, chief operating officer e publisher Roberto De Melgazzi Direttore del personale e affari legali Lucio Ricci Direttore controllo di gestione Paolo Cescatti
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petCLUB
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RUBRICHE
Direttore responsabile Vittorio Emanuele Orlando Redazione Chiara Borelli (coordinamento, vicecaposervizio) Ufficio fotografico Lara Perego Ufficio grafico Silvia Santinelli (vicecaposervizio) Segretaria di redazione Daniela Pompili Progetto editoriale Chiara Borelli Progetto grafico Silvia Santinelli Hanno collaborato a questo numero: Alessio Arbuatti, Marta Avanzi, Claudia Fachinetti, Alessandra Fasola, Ale Giorgini, Roberto Marchesini, David Morettini, Francesco Orsenigo, Dunia Rahwan, Francesco Tomasinelli
ER DOSSI
DA VICINO
Gruner+Jahr/Mondadori S.p.A. via Battistotti Sassi 11/A - 20133 Milano
STORIA VERA Penguin la gazza
Notizie, test, consigli, cose da fare, storie vere. Tutto dedicato a cani, gatti, conigli & Co.
IN PROFONDITÀ Il mio cane fa i dispetti!
FOTO
COMPORTAMENTO Roberto Marchesini: il mondo degli insetti sociali
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Markus Varesvuo / NaturePL/Contrasto
SILENZIATE
LIFE
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li animali in grado di volare, nel corso dell’evoluzione, hanno sviluppato differenti tipi di ali per adattarsi al meglio all’ambiente in cui vivono, arrivando a specializzazioni davvero impressionanti. Il picchio verde, che vive nei boschi, ha ali corte, ampie e con punte scanalate per essere agile tra gli alberi; gli avvoltoi e le cicogne, invece, hanno grandi ali per planare in alto nel cielo, mentre le rondini possiedono ali lunghe e sottili con punte aguzze, per raggiungere velocità maggiori e compiere acrobazie aeree. Anche il volo varia tra le specie e c’è chi, come i gabbiani, alterna volo attivo a planate e chi, come il cigno, che ha un corpo pesante, deve battere continuamente le grandi ali per rimanere sospeso. Ci sono tuttavia anche ali che nel corso dell’evoluzione hanno trovato altre funzioni, non collegate al volo.
Il grande gufo grigio o allocco di Lapponia (Strix nebulosa) è uno dei rapaci notturni più grandi del mondo, tuttavia riesce a librarsi in volo e a piombare in pochi istanti sulle sue prede, per lo più roditori ma anche lepri e uccelli, senza produrre il minimo rumore. Il segreto di questo volo ultrasilenzioso è nella struttura delle sue grandi ali, ricoperte da particolari penne, differenti a seconda della loro ubicazione. Sulla parte inferiore dell’ala, infatti, le penne hanno un bordo sfrangiato per spezzare le onde sonore ed evitare la formazione di vortici rumorosi; sulla parte superiore, invece, sono più rigide e disposte a pettine. Il resto del corpo, infine, è ricoperto da un piumaggio soffice, poroso e intricato che, oltre a isolare l’animale dal freddo, assorbe e attenua i suoni prodotti dal fruscio dell’aria durante il volo.
ARTIGLIATE L’hoatzin (Opisthocomus hoazin), uno strano uccello della foresta pluviale amazzonica, tra le tante particolarità ha quella di avere, da giovane, degli artigli sulla punta del secondo e terzo dito dell’ala, che gli permettono di arrampicarsi sugli alberi.
DOSSIER di Alessio Arbuatti
© Uli Kunz/National Geographic Creative/Corbis/Contrasto
Nel nostro mare vivono molte specie di squali, dal piccolo spinarolo al grande squalo bianco. Tutti affascinanti e da conoscere meglio.
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Il
RE
del
Sensi supersviluppati
Gli squali rappresentano un vero e proprio successo evolutivo. Spesso ingiustamente temuti, anche a causa di film e serie televisive che li rappresentano come insaziabili predatori, questi pesci cartilaginei hanno un ruolo basilare nell’ecosistema marino. Seppur differenti per forme e dimensioni, tutte le specie hanno caratteristiche comuni vincenti che li hanno portati al vertice della catena alimentare. La prima specie della quale si ha testimonianza fossile, il Doliodus problematicus, è stata scoperta in Canada nel 2003 ed è antica di 409 milioni di anni. L’evoluzione nel tempo ha portato alla creazione di veri e propri squali giganti, come il ben noto megalodonte, (Charcarocles megalodon), che poteva raggiungere i 18 m, 6 in più del
più grande squalo oggi vivente, l’innocuo squalo balena (Rhincodon typus). Squali e razze appartengono alla classe dei Condroitti (pesci cartilaginei), caratterizzati da uno scheletro solo parzialmente ossificato e da un corpo ricoperto da piccole e numerose squame dentellate, che conferiscono idrodinamicità e nel contempo protezione. Il movimento e la direzionalità in acqua sono assicurati dall’azione delle pinne caudali e pettorali, aiutate da un
Le ampolle del Lorenzini: il sesto senso degli squali
Il successo evolutivo degli squali passa anche da questo particolare organo, scoperto dall’italiano Giuseppe Malpighi nel 1662 ma le cui reali funzioni sono state chiarite solo nel 1962. Le ampolle coadiuvano i sensi quali l’olfatto e la vista, consentendo la percezione dei campi elettrici, aspetto fondamentale per la caccia in ambienti con bassa visibilità come i fondali fangosi, sabbiosi, i reef corallini e, nei casi più estremi, le foci e i fiumi limacciosi. Ogni animale, infatti, produce campi bioelettrici, mediante le contrazioni muscolari e reazioni elettrochimiche. Questi campi variano in base alla specie e in base anche alle condizioni fisiche dell’esemplare che le ha prodotte. Una volta emessi, i campi elettrici viaggiano nell’acqua fino a raggiungere la pelle degli squali nelle zone intorno a bocca, occhi, e muso, dove si trovano tanti piccoli pori. All’interno di ognuno di questi è presente un canale pieno di uno speciale gel, capace di condurre gli impulsi elettrici verso la base del canale, dove è localizzato un recettore nervoso. Da qui, l’informazione raggiunge i centri nervosi centrali e viene elaborata. Uno squalo può percepire un campo elettrico pari a 5 nanovolt per cm, un po’ come percepire la presenza di una batteria da 12 V a 12 km di distanza! Inoltre, gli squali sono in grado di percepire anche le modificazioni del campo magnetico: si suppone che le ampolle del Lorenzini abbiano anche una funzione di bussola, utile per le migrazioni oceaniche di alcune specie.
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fegato particolarmente ricco di olio, che ha la stessa funzione della vescica natatoria nei pesci ossei e consente lo spostamento in verticale. La vista è acuta, grazie anche alla capacità di amplificare poca luce. Alcune specie, come lo squalo bianco, sono dotate di una membrana nittitante che ricopre l’occhio al momento dell’attacco, allo scopo di proteggere il bulbo visivo. L’ olfatto è molto sviluppato, grazie ad ampie narici a fondo cieco dotate di specifici recettori, e coadiuva gli altri sensi, specialmente nella caccia. All’udito, particolarmente abile nel percepire i suoni a bassa frequenza emessi in acqua, si affianca la linea laterale, un insieme di canali posti sul fianco che consentono la percezione delle variazioni di pressione presenti in acqua. Il tatto, particolarmente utilizzato dalle specie che vivono sul fondale, e un gusto molto sviluppato completano un quadro sensoriale altamente specializzato. Ma non finisce qui!
Mediterraneo La respirazione
Gli squali sostituiscono continuamente i propri denti durante tutta la loro vita. Posti in due, tre file parallele tra loro, Il loro numero varia dai 50 dello squalo bianco fino ai 300 dell’innocuo squalo balena. Alcune specie, come lo squalo toro (Carcharias taurus) a lato, hanno denti sporgenti ben visibili. Foto grande, una verdesca, o squalo azzurro (Prionace glauca).
Mark Spencer/ AUSCAPE
La respirazione degli squali segue lo sviluppo evoluzionistico delle diverse specie: quelle più arcaiche, generalmente legate alla vita sui fondali e con il ventre piatto, ventilano mediante una “pompa buccale”. L’acqua è introdotta da forti contrazioni muscolari e passa attraverso le branchie per l’ossigenazione. Nelle specie più evolute, come quelle che popolano le acque libere, questa tecnica è stata sostituita da un’azione “passiva”, che consiste nel passaggio dell’acqua in bocca durante il nuoto. Molte specie, a eccezione di una decina di “ventilatori obbligati” (come lo squalo bianco, il mako, lo squalo balena e lo squalo salmone), che devono muoversi perennemente per non morire “soffocati”, possono alternare questi due sistemi per meglio ottimizzare l’estrazione dell’ossigeno.
IN PROFONDITÀ
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ramai da diversi anni faccio l’educatore e l’istruttore cinofilo a domicilio, rispettando i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico, e molto spesso mi arrivano richieste di intervento da parte di persone che hanno cani che non riescono a stare in casa da soli. Mordicchiano i mobili, sventrano divani, fanno pipì per la casa e sul letto e disseminano pavimenti e tappeti di cacca. Al momento in cui vengo contattato telefonicamente, i proprietari, per spiegarmi il problema, sono soliti dire che il loro cane “ fa i dispetti” quando non sono a casa. In realtà, il cane quando danneggia la casa in nostra assenza non fa assolutamente i dispetti, ma manifesta il suo disagio di stare da solo, rompendo cose. Il concetto per cui il cane ci fa i dispetti per vendicarsi di un torto subito rappresenta una proiezione antropocentrica, in grado di distorcere la nostra relazione con il cane e l’idea che abbiamo di Comportamenti questo meraviglioso essere. Se l’ansia di rimanere da solo non è troppo forte, distruttivi o sporcare in il cane di solito si limita a mordicchiare, mentre se orina o defeca possiamo casa non sono “vendette” pensare che si tratti, invece, del manifestarsi di un’ansia piuttosto importante. del cane. Il concetto di Il cane usa masticare oggetti, preferibilmente legno, in diverse situazioni, ma “dispetto” è un’astrazione lo fa anche per scaricare uno stato di stress (strategia di coping). Rosicnon alla portata della sua chiare e smembrare oggetti come pupazzi, cuscini, carta mente: il cane, infatti, vive igienica (dissezionare) produce nel cane endorfine che lo aiutano e ragiona nel presente, ad affrontare meglio gli stati d’ansia. Noi esseri umani, se ci pensiamo bene, senza cognizione del facciamo esattamente la stessa cosa. futuro. Il cane può invece andare in crisi quando è lasciato solo.
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IL MIO CANE fa i
» ! T E DISP T I
Quando lasciate il cane a casa da solo combina guai? Non si tratta di dispetti, non si sta vendicando per un torto subito; manifesta invece un disagio, più o meno grave. In alcuni casi si tratta di “ansia da separazione”.
di David Morettini disegni di Paolo Deandrea
Se viviamo una situazione ansiogena, spesso ci mordicchiamo le unghie, mastichiamo un chewing-gum, fumiamo sigarette e andiamo di frequente in bagno. Negli esseri umani capita quando siamo in attesa di qualcosa di importante o quando non riusciamo a risolvere un problema che ci affligge. Se osservassimo un uomo che sta vivendo uno stato d’ansia, potremmo vederlo camminare freneticamente all’interno di una stanza, magari tenendo in mano un oggetto, mordersi le unghie e parlare da solo. Se vedessimo un cane che soffre per il fatto di essere stato lasciato da solo in casa, lo osserveremmo camminare freneticamente mugolando e ogni tanto soffermarsi a mordicchiare mobili e sedie o ridurre in pezzi i cuscini del divano. Proprio come un essere umano, il cane si comporta così non per fare dispetto a qualcuno, ma per riuscire a gestire meglio le emozioni negative che si trova a vivere in quel momento.
FOTO
SCATTI animali
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Una selezione di foto premiate all’edizione 2015, la nona, del concorso fotografico internazionale Asferico.
Sembra solo sabbia, ma è una sogliola. I pesci “piatti” traggono vantaggio dal loro perfetto mimetismo, cercando di nascondere la propria presenza alle possibili prede, così come ai nemici. Marc Casanovas
Audun Rikardsen
Un tricheco fa capolino a Tromsø, Norvegia del Nord. Questi pinnipedi sono considerati gli animali più pericolosi dell’Artico da incontrare in acqua, ma spesso sono curiosi e giocherelloni come in questo caso.
Mademoiselle Cocotte di Guy de Maupassant
AUTORI Il loro cocchiere era
François, un ragazzo di campagna un po’ tonto, di buon cuore, ingenuo e credulone. Una sera, mentre tornava dai padroni, un cane cominciò a seguirlo. All’inizio non vi fece caso, ma l’ostinazione con cui l’animale gli veniva dietro lo fece ben presto voltare. Lo guardò per vedere se lo conoscesse: no, non l’aveva mai visto. Era una cagna orribilmente magra, con grosse mammelle penzolanti. Trotterellava dietro all’uomo con aria malandata e affamata, la coda tra le zampe e le orecchie basse; si fermava quando lui si fermava e ripartiva quando lui ripartiva. Per liberarsi dello scheletrico animale, l’uomo gridò: «Vattene! Togliti di torno! Va’ via!». La cagna si allontanò di qualche passo e si sedette in attesa. Poi, appena il vetturino si rimise in marcia, ricominciò a seguirlo. Lui fece il gesto di raccogliere delle pietre. L’animale si allontanò un poco, facendo ballonzolare alquanto le mammelle avvizzite, ma si avvicinò nuovamente non appena l’uomo ebbe voltato la schiena. A quel punto il cocchiere François, mosso a pietà, la chiamò. La cagna si avvicinò timidamente, con il dorso inarcato e le costole ben visibili a causa della magrezza. Vivamente commosso dallo stato in cui si trovava la povera bestia, le accarezzò le ossa sporgenti e disse: « Dài, vieni!». Subito essa agitò la coda, sentendosi accolta, adottata e, invece di continuare a marciare dietro il nuovo padrone, si mise a corrergli davanti. Egli l’adagiò sulla paglia della sua stalla; poi corse in cucina a cercar del pane. Quand’ebbe mangiato a sazietà, la cagna si addormentò appallottolata.
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Illustrazione di Sara Migneco