dialogue 0212 La rivista Swisscom per le grandi aziende | www.swisscom.ch/dialogue
Il privato nella rete aziendale ByoD con un progetto e direttive chiari Un occhio alle informazioni A Natale arrivano gli occhiali da ÂŤTerminatorÂť
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Processi mobili Una app per ogni occasione
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Sommario
Piccolo e inevitabile
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Il numero di app nelle aziende è ancora controllabile, ma le cose cambiano velocemente. Quando, tra quattro anni, i dispositivi mobili in uso saranno il doppio dei PC tradizionali, anche l’architettura software si adatterà. Per tenere sotto controllo il crescente numero di miniapplicazioni e poter utilizzare i diversi sistemi operativi in maniera efficiente, serve un approccio a piattaforma. In questo modo si possono ridurre anche i costi di sviluppo, ancora abbastanza elevati.
11 Arginare il flusso di mail con il buon esempio
La Volkswagen vuole ridurre il carico di mail dei collaboratori vietandone l’uso dopo l’orario di lavoro. L’economia globalizzata e modelli di lavoro flessibili fanno però sorgere dei dubbi in merito all’applicabilità su larga scala di questo provvedimento. L’esperienza insegna che i capi che danno l’esempio ottengono i risultati più duraturi.
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Vicino al cliente grazie all’iPad Le app sono uno strumento perfetto per i reparti specializzati, che possono così mettere i propri servizi e processi a disposizione di singoli gruppi di utenti, in mobilità. L’app mySales di Swisscom Grandi Aziende, realizzata come progetto pilota dei nuovi Mobile App Services, ne è la dimostrazione. Da un lato l’applicazione per iPad consente al reparto marketing di avere un coordinamento aggiornato delle campagne di vendita, compresi i controlli sul loro successo. Dall’altro, consente ai venditori di presentare i nuovi prodotti sul tablet in maniera notevolmente più intuitiva e piacevole nel corso di incontri individuali con i clienti.
15 In ascensore con
Sulla scrivania di Monika Ribar, direttrice generale dell’azienda di trasporti e logistica Panalpina, si accumulano montagne di carta, ma grazie all’introduzione dell’iPad nelle riunioni aziendali tutto questo ha avuto fine. Utente entusiasta dell’iPhone, la tesi di laurea l’ha comunque battuta con la macchina da scrivere. I social network li evita... per forza di cose.
Sull’argomento
L’approfondimento «È estremamente difficile essere visibili nello store» Secondo Christoph Lüscher in molti non calcolano i costi e l’utilità delle app promozionali fino in fondo.
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Tema App-up your business! Presto la maggior parte dei software aziendali saranno svilup- pati come app. La mobilizzazione dei processi, se da una parte può agevolare l’utente può tuttavia costare molto.
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«Se l’app richiede un corso di formazione, qualcosa non va» I produttori ERP tradizionali hanno ancora difficoltà con il principio app, osserva Eric Scherer.
Global Valore aggiunto senza confini Grazie ad alleanze strategiche le imprese telecom rispondono alle esigenze delle aziende internazionali
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Negozi interni: sicurezza e più concorrenza Gli app store aziendali contribuiscono a mantenere il controllo.
Mondo del lavoro 11 Gratis, ma non a costo zero I divieti non sono un rimedio contro il flusso di e-mail. Tendenze 12 Il privato nella rete aziendale «Bring your own device» richiede più della semplice abilitazione di accesso alla rete aziendale.
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Applicazioni pratiche Piccole app, grande potenziale Un’applicazione per tablet mostra ad esempio come mobilizzare i processi grazie al principio delle app.
14 «I costi si riducono dal 20 al 30 per cento» I Managed App Services su piattaforma convengono già a partire da due o tre miniapplicazioni. In ascensore con 15 Monika Ribar, CEO di Panalpina Il breve talk tecnico rivela i lati personali.
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I test di Wolf Formati tablet a confronto Piccolo, grande o medio: è il fine che determina il formato.
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Trend scout Un occhio alle informazioni Gli occhiali display di Google attesi a Natale segnano l’inizio di un nuovo modo di usare il computer.
In breve Swisscom News Applicazioni attuali, eventi e offerte.
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I collaboratori assumono il
comando Nel mercato degli clienti finali, l’aggettivo «professionale» indica di norma una superiorità tecnica. Nell’economia globalizzata invece, anche questa gerarchia si perde. La «consumerization», ossia l’introduzione di dispositivi personali nel mondo del lavoro, diventa sinonimo di innovazione tecnologica. Gli smartphone, i tablet e le loro app sono gli esempi più recenti di come il mercato globale degli utenti finali, caratterizzato da scale notevolmente maggiori e cicli di rinnovamento molto più brevi, dia vita a una dinamica di sviluppo estremamente più sostenuta rispetto al mercato commerciale. Le innovazioni tecnologiche non arrivano più al mercato dopo essere passati da esclusivi ambienti di professionisti. Il mercato di massa travolge anzi il mondo business, che al confronto appare fiacco. Si tratta di un fenomeno tutt’altro che nuovo. Come l’iPhone e l’iPad oggi, a metà degli anni 70, lo sviluppo del primo personal computer da parte di Ed Roberts prima e di Steve Wozniak poi, stravolse l’elaborazione dati su schede perforate, che fino ad allora era comune e limitata a pochi campi di applicazione. Con l’ascesa a fenomeno di massa, non solo i computer sono diventati sempre più economici e al tempo stesso più efficienti ma, poiché milioni di persone hanno avuto improvvisamente accesso a strumenti di sviluppo software, anche la varietà di applicazioni è repentinamente aumentata. Allo stesso modo, anche l’attuale ondata di consumerization dell’IT mobile ha portato a un’incredibile accelerazione dello sviluppo non solo dei dispositivi, ma anche delle applicazioni. I produttori di app non hanno più di fronte un mercato di poche migliaia di aziende nel mondo. Le miniapplicazioni vengono acquistate da centinaia di milioni di persone che utilizzano gli smartphone. Non meno importante, questo cambia la qualità dei software, perché nel mercato degli utenti finali la usability non è più semplicemente un aspetto tra tanti, bensì un must. Nell’ambito dell’informatica aziendale, il primato assunto dagli utenti rappresenta la prima vera rivoluzione app. I collaboratori assumono il comando dello sviluppo delle applicazioni al posto degli analisti di business e degli ingegneri software. E va bene così. Dopo tutto, sanno meglio di chiunque altro cosa serve per il loro lavoro. A prescindere dal fatto che un forte coinvolgimento dei collaboratori anche a livello di processo porta potenzialmente con sé non pochi miglioramenti. La Redazione di dialogue
Impressum: Editore Swisscom (Svizzera) SA, Grandi Aziende, Marketing Communications, 3050 Berna Contatto/abbonamento 0800 800 900 (numero verde), www.swisscom.ch/abbonare-rivista Direzione generale Beatrice Häusler, Comunicazione Grandi Aziende Progetto Swisscom (Svizzera) SA, Grandi Aziende, e inhalte.ch GmbH, 8004 Zurigo Redazione Daniel Meierhans, Claudia Bardola, inhalte.ch GmbH, www.inhalte.ch Autori Claudia Bardola, Beatrice Häusler, Beat Hochuli, Daniel Meierhans, Boris Schneider, Peter Wolf Art Direction e layout plan b, 8003 Zurigo Gestione della produzione Ratundtat GmbH, www.ratundtat.ch Traduzione Inter-Translations SA, www.itsa.ch Stampa Birkhäuser+GBC, 4153 Reinach, www.birki.ch Tiratura e periodicità «dialogue», edizione di giugno 2012, viene pubblicato 4 volte all’anno in tedesco, francese e italiano. Tiratura: 20 000 copie Crediti fotografici Foto: Nik Hunger (Cover, pp. 2, 5, 12, 15), iStockphoto (pp. 2, 4, 11), Getty Images (p. 13), Fotolia (p. 4, 16, 18), intelligent systems solutions (p. 9), Swisscom (Svizzera) SA (pp. 10, 14, 19), Vodafone Germania (p. 10), Illustrazione: Getty images (pp. 2, 6, 8), Keecee Illustrators (p. 17), è vietata la riproduzione senza l’espressa autorizzazione dell’editore e della redazione.
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Punto per punto
41 anni fa
Un originale sandwich «touch» Nel 1971 i lavori di ricerca condotti dal fisico Sam Hurst all’Università del Kentucky si interrompono: servirebbero ben due mesi per immettere una miriade di misurazioni di spettrometria nel computer. Hurst ha allora un’idea geniale: prende due fogli conduttori e li separa mediante uno strato isolante. Premendo questo sandwich, gli strati conduttori entrano in contatto tra loro. Lo scienziato può così ripassare con un ago i grafici ed acquisire elettronicamente il loro andamento tramite la variazione della tensione. Con questo strumento, che
Comportamento degli utenti
Navigatori di tablet impazienti Gli utenti dei tablet appartengono sicuramente a una specie molto impaziente, come dimostra uno studio condotto a livello mondiale da Compuware, specialista in prestazioni: circa il 70% si attende che un sito web richiamato venga visualizzato entro due secondi. Se il processo dura di più, i gestori dei siti web rischiano di vedersi interrompere il rapporto con il cliente: in pratica il 46% dei navigatori su tablet, in caso di esperienze negative, passa immediatamente alle pagine della concorrenza. Circa un terzo dichiara addirittura di smettere di fare acquisti presso l’azienda in questione. Queste elevate aspettative, secondo gli autori dello studio, si basano sul fatto che gli utenti di tablet sono abituati a utilizzare PC desktop ad altissime prestazioni. Inoltre, i siti web molto rapidi destinati ai consumatori, come quelli di Google o Amazon, spingono i livelli di esigenza sempre più in alto. In realtà, l’impazienza degli utilizzatori di iPad e simili spesso è tuttora messa a dura prova: i siti web lenti, secondo il 66% delle dichiarazioni, sono in cima alla lista dei motivi di irritazione.
chiama «elettrografo», Hurst getta le basi dell’attuale tecnologia touch. La vera rivoluzione gli riesce due anni più tardi con un sistema trasparente per l’immissione diretta su uno schermo, il primo cosiddetto touch screen resistivo in grado di reagire alla pressione. Da tempo azionia-
Effetti collaterali delle app
mo in modo intuitivo smartphone, tablet
Le funzioni inutili prosciugano le batterie
PC, navigatori satellitari, distributori automatici di biglietti o forni di cottura tramite un semplice tocco. Oggi esistono una ventina di diverse tecnologie, dai campi elettrici alle fotocellule a infrarossi, alle onde a ultrasuoni e al riconoscimento ottico dell’immagine. La procedura originaria ideata da Hurst è tuttora
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diffusissima.
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Anche le applicazioni gratuite per smartphone hanno il loro prezzo: il tracciamento continuo e altre attività di data hamster dei provider sono problematici non solo dal punto di vista della privacy. Queste funzioni inutili, in particolare, prosciugano regolarmente le batterie del cellulare. Abhinav Pasthak della Purdue University americana ha analizzato popolari applicazioni gratuite, come Free Chess, la versione gratuita del gioco Angry Birds o quella del «New York Times», ed ha scoperto che solo dal
10% al 30% dell’energia consumata dalle app serve per le funzioni effettive. Circa il 50% è destinato al costante bilanciamento dei dati GPS e alla riproduzione di pubblicità geolocalizzata. Inoltre, numerose applicazioni consumano fino al 30% dell’energia, mantenendo a lungo aperta la connessione alla rete anche dopo la chiusura dell’applicazione. Secondo il ricercatore, determinate applicazioni possono scaricare completamente la batteria nell’arco di soli 90 minuti.
L’approfondimento
« È estremamente difficile essere visibili nello store» Le app sono lo strumento del momento anche nella comunicazione con la clientela. Lo specialista di media online Christoph Lüscher di Information Architects Zurigo ridimensiona le aspettative. Molti, secondo la sua esperienza personale, non valutano attentamente i costi e benefici. Signor Lüscher, sito web mobile o app nativa: quale strumento è più adatto per la pubblicità e il marketing dei prodotti? A questa domanda non è possibile fornire una risposta universalmente valida. Se l’applicazione necessita di una logica complessa, esperienze molto specifiche da parte degli utenti, una memorizzazione offline o una notevole potenza grafica, ad esempio per un videogioco o un calcolatore, una app è sicuramente la scelta giusta. Se però occorre trasferire soprattutto contenuti di testo, d’immagine o video, il dispendio nettamente superiore in genere non vale la pena. Eppure nel campo delle app pubblicitarie spesso si mira soprattutto alla presenza. Costi e profitti in genere non vengono calcolati a priori in modo chiaro. Con una app nello store non è possibile raggiungere un pubblico molto maggiore che tramite canali web o mail? È estremamente difficile essere visibili nello store tra le centinaia di migliaia di app a disposizione. Ci si riesce solo con
spese pubblicitarie molto elevate o se l’applicazione è davvero sensazionale. L’esperienza dimostra inoltre che gli utenti forse si fanno convincere a scaricare una app da un concorso, ma il fatto che poi le utilizzino o meno è un’altra questione. Se la mia app viene scaricata, ce l’ho fatta. Sono sulla schermata iniziale del mio cliente! Essere sulla schermata iniziale è relativo. Anche qui sono visibili solo le app che vengono effettivamente utilizzate. Le altre slittano verso il basso, vanno perdute o vengono prima o poi eliminate. La maggior parte degli utenti di smartphone utilizza più volte solo poche app. Di norma si tratta di ausili pratici, come gli orari delle FFS, l’elenco telefonico, Facebook, WhatsApp o i giochi preferiti. Le app pubblicitarie raramente riescono a stare al passo. Ora che la maggior parte delle case editrici ha creato apposite app per le proprie pubblicazioni, anche molte aziende sognano di fare altrettanto con un’«appazine» come rivista per la clientela. La strada dei media digitali
passa inevitabilmente attraverso le app? La maggior parte delle case editrici sono in una fase di disillusione. I numeri degli utenti delle app mediali, anche quelli di pubblicazioni in anteprima come la «fanzine» tecnologica statunitense «Wired», rappresentano di norma solo una ridotta percentuale degli accessi al sito web mobile. A ciò si aggiunge la necessità di attivare sempre più piattaforme. Di conseguenza, le case editrici puntano sempre più su siti web mobili, che possono essere automaticamente ottimizzati per ogni singolo formato di dispositivo. Non appena un utente ha scaricato la app della rivista per la clientela, l’azienda può effettuare un push mirato di contenuti sul suo smartphone. Questo è molto allettante, vero? È infatti molto allettante ma altrettanto spinoso. Chi effettua push di contenuti, deve offrire all’utente anche un chiaro valore aggiunto, altrimenti la app viene rapidamente disinstallata. Boris Schneider
Glossario
«BYOD» nali. Sapendo che questa consumerizzazione dell’IT non è destinata ad arrestarsi, numerose aziende stanno attualmente conducendo progetti ByoD (bring your own device), tramite i quali integrare la giungla degli apparecchi privati nell’IT aziendale. L’informatica omogenea standardizzata diventerà così un modello superato, mentre aumenterà la complessità. D’altro canto miglioreranno però la soddisfazione degli utenti e la produttività, dato che il singolo dipendente potrà lavorare con apparecchi e impostazioni ottimali per le proprie esigenze.
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Sempre più dipendenti desiderano utilizzare i propri smartphone, tablet PC o notebook anche per scopi professio-
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App-up
your business!
Con gli smartphone e i tablet le app conquistano l’IT aziendale. Sono elementi chiave per una mobilizzazione dei processi vicina all’utente. Le miniapplicazioni, di per sé economiche, possono tuttavia divenire costose. Un rimedio in questo senso è promesso da una Mobile Enterprise Application Platform.
Con le app possono essere tradotte in software singole operazioni di lavoro su misura per ciascun gruppo di utenti.
Tema
Negozi interni: sicurezza e più › concorrenza
Mobilizzazione senza frontiere – Soprattutto, il modello app consente una mobilizzazione dei processi aziendali vicina all’utente. Non è più necessario integrare il maggior numero possibile di requisiti in un’applicazione convenzionale che sia utilizzabile anche da parte di un gruppo di utenti quanto più ampio possibile. Con le piccole applicazioni possono essere infatti implementate in economia singole funzionalità anche per un gruppo numericamente limitato di utenti. Oltre alla mobilizzazione personalizzata di tradizionali funzioni ERP come il reporting delle ore, il rilevamento delle spese o le interrogazioni di magazzino, le possibilità tecniche di smartphone e tablet consentono anche di riprodurre processi completamente nuovi. Con la telecamera integrata e il microfono è possibile documentare immediatamente ad esempio situazioni che rendono necessarie le segnalazioni di danni. Il GPS fornisce automaticamente geodati esatti ad esempio per il coordinamento tempestivo dei team di assistenza. In futuro, agli odierni sensori di prossimità, accelerazione e avvicinamento, si aggiungeranno anche ulteriori sensori quali ad es. di temperatura, umidità, o frequenza cardiaca. Il modo migliore per potere attuare efficacemente in azienda queste possibilità praticamente illimitate è rappresentato dai dipendenti stessi nei vari reparti. Non solo conoscono al meglio le proprie esigenze aziendali. Attraverso l’uso intensivo privato dello smartphone, molti padroneggiano anche le più recenti possibilità delle tecnologie meglio di qualsiasi consulente aziendale. La Svizzera nel ruolo di precorritrice – Nella sua veste di roccaforte globale dell’iPhone, la Svizzera è destinata ad assumere un ruolo di precorritrice sul fronte delle applicazioni aziendali. Secondo l’«Accenture Mobile Web Watch
2012», già il 33 per cento della popolazione attiva nella Confederazione utilizza un cellulare abilitato a Internet nel lavoro quotidiano e il 56 per cento di questi già scarica app da utilizzare sul lavoro – con o senza il consenso della società. «Registriamo un forte aumento delle richieste di app da parte delle aziende», rileva anche Jürg Luthiger dell’Institut für Mobile und Verteilte Systeme presso la Fachhochschule Nordwestschweiz (FHNW). Notiamo che l’attenzione si sta lentamente spostando: «Se finora si trattava soprattutto di singole funzioni che si volevano mettere a disposizione in modo rapido via telefono o tablet ai dipendenti mobili, passano sempre più in primo piano considerazioni di carattere strategico. Vi sono già delle aziende che prevedono di modificare il proprio accesso mobile passando totalmente alla tecnologia delle app.» Gli analisti di Gartner vanno oltre: per molti processi non sarebbe più necessaria alcuna soluzione PC. Già nel 2015 vi saranno quattro volte più progetti di sviluppo basati su app rispetto a quelli basati su PC. Che questo cambiamento sia già pienamente in corso, è dimostrato dai dati relativi all’utilizzo del sistema operativo. Nei pochi anni dall’avvento dell’iPhone e dei suoi cloni Android, Windows ha già perso il suo dominio a suo tempo incontra-
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È come se le app prendessero d’assalto le aziende. Nessuna tecnologia destinata all’utente finale finora si è diffusa così rapidamente nel mondo degli affari come le miniapplicazioni focalizzate su un singolo scopo per smartphone e tablet. Secondo le previsioni della società di ricerche di mercato IDC, i due terzi di tutte le app programmate quest’anno saranno in grado di accedere ai dati aziendali. In tal modo le business app appena cinque anni dopo il lancio dell’iPhone non solo battono le applicazioni consumer, ma generano maggior fatturato anche rispetto ai software mainframe. Le ragioni del rapido successo sono molteplici: da un lato, i dipendenti nell’era del «bring your own device» insistono per potere utilizzare sul lavoro i propri smartphone che ora utilizzano quotidianamente nella vita privata assieme ai pratici miniprogrammi. Dall’altro lato le aziende vogliono posizionarsi con un’impronta innovativa e dinamica grazie all’introduzione di app. Grazie agli esigui costi di una semplice applicazione sperimentale, anche la soglia finanziaria per le aziende è relativamente bassa.
Gli app store interni già fra pochi anni faranno parte della normale infrastruttura ICT delle imprese. Il successo dell’iPhone è dovuto soprattutto all’App Store. Senza la possibilità incredibilmente semplice di trovare, scaricare, installare e pagare le utili e divertenti miniapplicazioni, quasi la metà della Svizzera dal teenager alla donna d’affari fino al nonno non avrebbe un iPhone ricco di app e un altro quarto uno smartphone Android. E presto gli svizzeri non si limiteranno più a rovistare il solo app store o Google play alla ricerca di appli- cazioni helper e passatempi. Un app store interno fra pochi anni sarà con tutta probabilità gestito anche dal vostro datore di lavoro. Lo store interno all’azienda è una conseguenza logica dell’utilizzo delle app in azienda. Consente un’efficiente distribuzione self-service del software e al tempo stesso il controllo sugli utenti e sull’utilizzo delle app aziendali. Propulsore principale dell’affermazione degli store aziendali è l’inasprirsi della problematica della sicurezza nel mondo dei dispositivi mobili. Gli analisti di Gartner si aspettano che entro il 2014 al più tardi gravi incidenti costringeranno le aziende ad ottenere un maggiore controllo sul software che gira sugli smartphone dei propri collaboratori. Chi non gestirà in proprio un negozio con tutte le app interne ed esterne approvate, rischia che il personale scarichi software problematico durante la ricerca di strumenti di lavoro utili nei consumer app store. Come effetto collaterale positivo un app store vivacizza anche la concorrenza fra i propri sviluppatori e le divisioni specializzate responsabili delle singole applicazioni. Con numerosi download e commenti positivi da parte degli utenti, possono ricevere un riconoscimento immediato del proprio lavoro in una misura difficilmente ottenibile in passato.
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stato. Su appena il 36 per cento di tutti i client gira ora il sistema operativo Microsoft. Quasi il 30 per cento è basato su Android e il 15 per cento è costituito da dispositivi iOS di Apple. Secondo IDC, la quota di Windows entro il 2016 scenderà al 25 per cento, mentre Android salirà al 31 per cento e lo iOS al 17 per cento raddoppiando quindi assieme la quota rispetto al mondo dei PC Microsoft. Dall’innovazione alla produttività – Il passaggio dalla prima sperimentazione delle possibilità app a strumento produttivo di utilizzo quotidiano è attualmente in corso. Con questo cambia tuttavia anche l’enfasi sul costo, come sottolinea Thomas Walter del centro di competenza Mobile Business dell’Università di San Gallo: «Finora, le considerazioni di redditività occupavano un ruolo secondario. I progetti erano finanziati in gran parte attraverso i budget destinati all’innovazione. Se ora le app si affermano come strumenti di produttività, deve essere tuttavia dimostrabile un vantaggio. Inoltre, le aziende devono affrontare la questione ora in modo molto più strategico al fine di evitare una costosa proliferazione spontanea.» Quanto quest’ultima possa essere costosa, diviene ora evidente nel marketing, dove le app sono già da tempo utilizzate come piattaforme pubblicitarie per il cliente finale. «Nel settore automobilistico, i singoli produttori hanno in circolazione già oltre 100 applicazioni», prosegue Walter. «Ogni product manager ricorre a un’agenzia per la grafica, a designer 3D per la presentazione visiva efficace e a una società di sviluppo per l’implementazione tecnologica. Se si rendono necessarie delle modifiche, i costi di tali catene di fornitura multiprovider crescono a piramide.» Con queste soluzioni «ad isola» non può inoltre essere utilizzata neppure alcuna sinergia.
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Enormi margini di prezzo – Il fatto che le app siano in linea di principio a buon mercato, ma che possano diventare molto costose, è dimostrato da un sondaggio di iBusiness. de, portale specializzato tedesco, pubblicato la scorsa estate. L’indagine ha rilevato, per app semplici sviluppate da un’impresa di servizi, un sorprendente ventaglio di prezzo compreso fra 760 e 100 000 euro. Per applicazioni complesse, i costi sono quindi compresi tra 6000 e
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520 000 euro. Dei 23 000 euro, che è il costo medio di una app, solo 9000 circa rappresentano il puro costo della programmazione (front end, back end e server). Tutto il resto è costituito dai lavori di elaborazione e pianificazione. I dati rivelano un enorme potenziale di risparmio. Quest’ ultimo diventa ancora più importante se si tiene presente che le app sono fondamentalmente merci di massa. La durata di vita media delle miniapplicazioni è di appena circa un anno e considerando lo spazio limitato disponibile sugli schermi mobili si rendono spesso necessarie versioni dedicate per più gruppi di utenti. Piattaforme per una migliore gestibilità – Per potere gestire il numero necessariamente crescente di applicazioni in modo più economico e soprattutto a più lungo termine, Gartner raccomanda una strategia di piattaforma. Una cosiddetta Mobile Enterprise Application Platform (MEAP) mette a disposizione a livello centralizzato gli strumenti necessari per garantire uno sviluppo coerente, una distribuzione efficiente, un funzionamento sicuro e una gestione del ciclo di vita a più lungo termine delle miniapplicazioni. La programmazione per i vari sistemi operativi di smartphone e tablet può essere standardizzata in larga misura su questa base, riducendo notevolmente il lavoro di adeguamento per dispositivi aggiuntivi. La middleware della piattaforma garantisce da un lato l’accesso unitario e sicuro ai collaboratori. Dall’altro lato è necessaria ai fini dell’integrazione con i sistemi di origine all’interno dell’azienda. Da un punto di vista strategico, la MEAP è soprattutto un mezzo atto ad esternalizzare a un produttore di piattaforme gli elevati rischi delle migrazioni di tecnologia nel mondo dei dispositivi mobili che si sviluppa ad una velocità estremamente rapida. La sua gestione richiede tuttavia da parte sua la costituzione di un know-how altamente specifico. Chi vuole risparmiarsi i relativi costi, può prendere in considerazione i Mobile Application Services basati su MEAP e offerti come Managed Service. Usabilità soprattutto – Che siano gestite internamente o come Managed Service, le app richiedono un ripensamento fondamentale. Secondo Gartner, le aziende do-
Tema
Punto di vista
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«Se l’app richiede un corso di formazione, qualcosa non va»
L’esperto ERP Dr. Eric Scherer ha seguito, in qualità di amministratore della società di consulenza intelligent systems solutions (i2s), progetti di software aziendale in vari settori ed è incaricato di corsi presso il Politecnico Federale di Zurigo. Egli ha lanciato, tra le altre cose, lo studio internazionale sulla soddisfazione ERP denominato ERP-Z.
vrebbero passare da una struttura delle applicazioni finora incentrata sui PC a una struttura incentrata sui dispositivi mobili. «L’usabilità è la chiave del successo delle app», è convinto Luthiger: «Se un’applicazione deve soddisfare troppe esigenze, ne soffre l’utilizzabilità per il singolo.» La cosa più importante è pertanto, secondo il suo punto di vista, la preventiva definizione degli obiettivi: «Per potere limitare la funzionalità al minimo, è necessario sapere cosa esattamente si vuole ottenere con l’applicazione.» In primo luogo all’inizio è fondamentale l’analisi del gruppo target e delle sue esigenze specifiche. E richiede molto più lavoro di quanto si sia abituati con il mondo del PC, secondo la sua esperienza di specialista per lo sviluppo di applicazioni enterprise mobili.
Gli utenti vincono sempre – Oggi è tuttavia altrettanto chiaro che in futuro nessuna strada potrà prescindere dal principio delle app, poiché la consumerizzazione vince sempre, come gli analisti di Gartner osservano in modo lapidario.
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Potenziale non pienamente sfruttato – Il fatto che lo sviluppo delle app stia ancora muovendo i primi passi è dimostrato secondo Walter non da ultimo dal fatto che la maggior parte delle attuali miniapplicazioni non sfrutta ancora del tutto il potenziale tecnico degli smartphone, ma non è altro che la traduzione di applicazioni web esistenti. Ulteriori opzioni quali la funzione camera o i dati GPS sono utilizzate ancora raramente. Lo specialista del business mobile è inoltre convinto che anche le applicazioni mobili tradizionali coesisteranno ancora a lungo con le app. «Il settore ha mobilizzato numerosi processi con l’ausilio di dispositivi speciali negli ultimi anni. Oggi i processi di lettura del codice a barre sono per esempio estremamente affidabili sotto ogni profilo. Questi investimenti e, soprattutto, tale affidabilità non saranno semplicemente gettati a mare per via di un trend», dichiara Walter.
Con le app, finalmente si sviluppa del software attento alle esigenze degli utenti, dichiara l’esperto di business software Eric Scherer. I tradizionali produttori di ERP continuano tuttavia ad avere difficoltà con il nuovo principio di applicazione. Signor Scherer, lei segue da anni aziende in progetti di business software. Le app non sono altro che un ulteriore client mobile oppure per quello che riguarda le miniapplicazioni cambia qualcosa in più del semplice tipo di utilizzo del terminale? Le app sono a mio parere molto più che un ennesimo client mobile. Non solo capovolgono l’intera governance IT, ma cambiano anche in modo fondamentale i processi di sviluppo. La limitazione ad un unico scopo permette cicli di sviluppo molto più rapidi. Numerosi passaggi nel processo convenzionale come il dispendioso Requirement Engineering sono ridotti al minimo o sono eliminati del tutto, perché non è più necessario stipare diverse centinaia di esigenze sotto un unico tetto. Le divisioni specializzate possono invece in larga misura determinare in proprio la funzionalità di base, conoscendo al meglio le possibilità grazie alle proprie esperienze di utilizzo nel privato. Richiedono un maggiore coinvolgimento degli utenti nello sviluppo? Questa, a mio parere, è la grande chance del modello app. Finalmente lo sviluppo si avvicina agli utenti. Parole d’ordine a lungo propagate qua- li orientamento al servizio e business alignment divengono realtà. Un esempio pratico: il produttore di articoli di tendenza Freitag è costantemente alla ricerca di nuove location per negozi. Con una app ora i collaboratori presenti sul campo possono fotografare luoghi interessanti, accompagnare le foto con un commento e salvarle direttamente nel database appropriato. Le geoinformazioni sono aggiunte automaticamente. Una app del genere può essere creata utilizzando componenti standard per poche migliaia di franchi e apporta un beneficio molto elevato. Quali sono a suo avviso i più grossi ostacoli ancora in azienda? Le app richiedono una mentalità completamente diversa. In particolare, le considerazioni classiche sul ROI (return on investment) non funzionano più, essendo troppo breve il ciclo di vita delle miniapplicazioni. D’altro canto, lo sviluppo di una singola applicazione è molto economico. Ciò significa che esistono procedure di trial and error molto più agili del caso in cui debbano essere implementate applicazioni complesse che comportano elevati costi totali del progetto. E come affrontano il problema i produttori di software aziendale? I fornitori ERP tendono a gonfiare nel tempo le proprie app ancora semplici nella prima versione con un numero sempre più elevato di funzionalità. In tal modo si perdono i grandi vantaggi alla base delle app che regrediscono al ruolo delle tradizionali applicazioni mobili. Tanto più che devono essere proposti corsi di formazione per le app. A mio avviso, questa è una strada da non percorrere! Se un’app non è autoesplicativa, qualcosa è andato storto.
Daniel Meierhans
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Global
Valore aggiunto senza confini
Le aziende di telecomunicazioni possono soddisfare le esigenze della clientela che opera a livello internazionale solo grazie ad alleanze strategiche. Questa la conclusione di Jan Geldmacher, responsabile Clienti Business presso Vodafone Germania, e Urs Schaeppi, responsabile della divisione operativa Grandi aziende di Swisscom. Signor Geldmacher, Signor Schaeppi, in quale clima economico operano oggi i vostri clienti e che cosa richiedete ai vostri fornitori di servizi di telecomunicazione? Jan Geldmacher: A seguito dell’internazionalizzazione dei mercati, le aziende operano in un ambiente dinamico e competitivo sempre più assoggettato a pressioni in termini di tempo e di costi. Inoltre, i loro dipendenti sono più mobili che mai e si trovano talvolta a collaborare in seno a team di progetto sparsi in tutto il mondo. Per questo i nostri clienti ci chiedono oggi infrastrutture di comunicazione flessibili e altamente professionali in grado di superare i confini nazionali come già fanno del resto in prima persona. Urs Schaeppi: Le attese dei nostri clienti vanno ben oltre i semplici servizi di comunicazione. Dobbiamo generare un valore aggiunto chiaramente misurabile con i nostri servizi internazionali. Come possono le aziende di telecomunicazioni soddisfare queste esigenze? Schaeppi: Come spesso accade, le maggiori sfide rappresentano al tempo stesso le nostre maggiori opportunità. Oggi offriamo servizi che erano impensabili solo fino a pochi anni fa. Questi ultimi comprendono i servizi cloud per rapidi ampliamenti infrastrutturali quando necessario o soluzioni di sicurezza che spaziano dall’assessment fino ad arrivare ad un SOC (Security Operation Center) autonomo. Anche con i Managed Services o le soluzioni M2M (Machine to Machine) siamo al cuore delle catene di creazione di valore globali. Geldmacher: In questo contesto, è importante anche il nuovo turbo Internet LTE con cui le regioni rurali possono diventare il centro dei flussi internazionali di dati. È tuttavia chiaro che accanto ad una marcata flessibilità
e alla volontà di trovare soluzioni specifiche per ogni singolo cliente sono anche importanti le partnership strategiche. Laddove non possiamo essere presenti direttamente, puntiamo su partner nazionali forti: in Svizzera su Swisscom. Quali sono i vantaggi concreti di tali alleanze per i clienti? Geldmacher: Beneficiano, ad esempio, di standard tecnici comuni, nonché della totale trasparenza dei costi grazie a procedimenti di roaming rigorosamente standardizzati. Schaeppi: Queste partnership consentono inoltre di ottimizzare l’intera catena di creazione del valore a beneficio dei nostri clienti. Iniziano con i gruppi d’acquisto internazionali, ad es. per telefoni cellulari o soluzioni software, e spaziano dallo sviluppo congiunto di prodotti e servizi fino ad abbracciare servizi a valore aggiunto transnazionali quali la gestione degli ordini o delle spese. Quando si attraversa la frontiera, mutano le condizioni quadro giuridiche e tecniche, come anche la cultura aziendale. Geldmacher: Le condizioni quadro riguardano non solo noi, ma anche i nostri concorrenti. Non dovremmo quindi vederle come uno svantaggio, bensì come una sfida. E per quanto riguarda la filosofia: Swisscom e Vodafone hanno molto in comune, specialmente nelle aree di innovazione e qualità del servizio. Il modello di collaborazione ha un futuro sul mercato delle telecomunicazioni a suo parere? Schaeppi: In futuro avremo bisogno di immettere prodotti e servizi più rapidamente sul mercato. A tale proposito ciascun provider dovrà porsi la domanda «make or buy»? Attraverso alleanze come quella con Vodafone, siamo in grado di ottenere il massimo dalle nostre qualità e dalle competenze dei partner.
Geldmacher e Schaeppi sono d’accordo: le partnership strategiche ottimizzano l’intera catena di creazione del valore a beneficio dei clienti.
Riferimento online Leggete l’intervista completa su www.swisscom.ch/ dialogue-global
Mondo del lavoro
Gratis, ma non a costo
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Il folle scambio interno di e-mail fa spendere enormi somme di denaro alle aziende. Mediante il divieto di spedire e-mail dopo l’orario di lavoro Volkswagen vuole ora tirare il freno. Semplice apparenza, afferma l’esperto di gestione delle informazioni Stephan Schillerwein.
Garanzia fatale – «Già nell’ambito della comunicazione interna le mail vengono impiegate in modo eccessivo e utilizzate erroneamente e per scopi inadeguati», conferma Stephan Schillerwein, Director of Research presso la Infocentric Research AG di Baden, una società di ricerca e consulenza nel settore della gestione delle informazioni. Tra le abitudini poco edificanti che determinano grandi problematiche a livello digitale rientra l’uso inflazionato del campo CC: molti collaboratori mettono in copia intere sezioni, e ciò avviene non di rado per avere una sicurezza possibilmente su tutti i fronti. Altrettanto superflue e dispendiose in termini di tempo sono le discussioni via mail per intere pagine su circostanze complesse o le mail rimbalzate avanti e indietro del tipo «AW: AW: AW: AW: termine riunione.»
Riposo per il server – Ma sempre più aziende riconoscono questa problematica. Dopo che, già alcuni anni fa, le aziende avevano invocato il «no-e-mail Friday», ora la casa automobilistica tedesca VW vuole arginare lo straripante flusso di mail, perlomeno nel dopo lavoro. Impedendo ai server dei Blackberry di inoltrare mail agli smartphone dei collaboratori. Salvaguardare la funzione di modello – Schillerwein non ha una buona opinione di tali divieti: «Ciò che a prima vista appare una disposizione a favore dei collaboratori, da ultimo altro non è che l’attestazione della nostra impotenza dinnanzi al caos di informazioni e al sovraccarico di lavoro.» Poiché, secondo Schillerwein, da una parte il problema viene semplicemente rinviato a un momento successivo. Dall’altra, a suo dire, un tale divieto difficilmente è sostenibile a fronte della globalizzazione e di modelli di lavoro nuovi e flessibili. Per tornare a un rapporto efficiente con la posta elettronica è invece necessario un cambiamento della cultura aziendale. A questo proposito, Schillerwein consiglia un approccio top-down: «La nostra esperienza è piuttosto efficace, se i dirigenti assicurano anche in questi settori di fare da modello.» Se i manager impiegano le e-mail in modo sensato – selezionando correttamente i destinatari, stabilendo un oggetto significativo, evitando inutili discussioni via mail e
formulando chiaramente le rispettive richieste – ottengono rapidamente un risultato positivo. Importante è anche eliminare la reperibilità dei dipendenti 24 ore su 24. Per il capo ciò significa: evitare di inviare mail in momenti inopportuni o durante i fine settimana. Mix completo – Ecco un approccio drastico del fornitore francese di soluzioni IT Atos: nel 2013 la società vuole eliminare completamente lo scambio di email interne. Al posto delle mail, gli 80 000 collaboratori impiegheranno piattaforme, social network interni, Wiki, blog o i rapporti personali. Un mix raccomandato da Schillerwein. Tuttavia considera prematuro l’abbandono dell’e-post: «L’e-mail è ancora una soluzione adeguata se viene impiegata correttamente e con altri strumenti di comunicazione e collaborazione nell’ambito di una gestione completa delle informazioni.» Claudia Bardola
Usare meglio le mail La Fondazione Svizzera Produttiva offre sul proprio sito diversi test, con cui privati e imprese possono analizzare il loro utilizzo delle mail. www.produktive-schweiz.ch/Tests.aspx
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Secondo uno studio dello specialista di gestione delle informazioni Iron Mountain, ogni giorno l’impiegato moderno di una grande azienda riceve in media 200 mail circa. A intasare le caselle di posta non è più soprattutto lo spam, ma sono i messaggi interni di colleghi e superiori. Quasi il 60 per cento di questi messaggi elettronici è completamente inutile. È quanto emerge da uno studio dell’università britannica di Loughborough e di quella australiana di Deakin. Queste mail sono costose: secondo tale ricerca costano a un’azienda, in media, oltre 10 000 franchi per collaboratore all’anno.
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Tendenze
Il privato nella rete aziendale
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Cosa potrebbero mai trovare iPhone, Galaxi Tab o laptop privati nella rete aziendale? Molto, se il «bring your own device» viene concepito correttamente e si definiscono linee guida chiare, spiega Jürg Hurter.
dei dispositivi aziendali. Gli utenti, inoltre, vogliono anche assistenza. Niente è gratis. Non basta quindi semplicemente autorizzare l’utilizzo di iPhone e laptop privati in ufficio? Assolutamente no. Se si parla con gli interessati, si capisce immediatamente che non è possibile soltanto attivare rapidamente un accesso alla rete aziendale. Noi consigliamo di procedere gradualmente: iniziare acquisendo esperienza su un piccolo gruppo ben definito di utenti, cui poi seguirà un’implementazione più estesa. Un’attenta valutazione e una gestione mirata sono in ogni caso da preferire ad un’introduzione rapida, che non costerebbe soltanto in termini di denaro, bensì anche di benevolenza, nel caso in cui si decidesse di ritornare sui propri passi. Perchè si può arrivare a imporre restrizioni? I dipendenti ovviamente si aspettano di avere con il proprio dispositivo lo stesso tipo di accesso che hanno con il PC aziendale: questo però spesso non è consigliabile, oppure tecnicamente non realizzabile. Due esempi: un modo per utilizzare applicazioni aziendali con i dispositivi mobili è rappresentato dall’ambiente di lavoro virtuale basato su tecnologie come Citrix, VMware oppure Terminal Server, ma alcune aziende hanno software settoriali o sviluppati ad hoc non adatti agli ambienti di lavoro virtuali. In secondo luogo la maggior parte delle aziende all’inizio vuole concedere un accesso il più ampio possibile. Successivamente riconoscono che preferirebbero che alcuni dati aziendali non fossero presenti su dispositivi privati, non da ultimo per ragioni di sicurezza: se un dispositivo viene smarrito si può bloccarne l’accesso remoto, tuttavia cosa succede se il ladro cambia la carta SIM, potendo così accedere al contenuto della memoria? Come si può risolvere questo dilemma? Gli stessi clienti molto attenti alla sicurezza, come le banche, hanno già introdotto il ByoD e con questo entra spesso in azione una Sandbox Solution: l’utente mobile ottiene, praticamente solo mentre è connesso alla rete aziendale, l’accesso alle funzioni del server più importanti, come e-mail e calendario, ma localmente sul dispositivo non viene memorizzato alcun dato. Lo scetticismo riguarda anche la protezione dei dati? Vero. L’azienda riceve fino ad un certo grado anche un accesso all’ambiente dei dipendenti. Questo deve essere comunicato con chiarezza e regolato da linee guida. D’altra parte anche il dipendente si assume una grossa responsabilità, avendo sul proprio dispositivo personale un pezzo di azienda sempre con sé. Esistono soluzioni software per separare i dati privati da quelli aziendali sul dispositivo mobile; non sono ancora pienamente sviluppate, ma certamente nei prossimi mesi sul mercato qualcosa si muoverà in questa direzione.
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Urs Binder
Il BYOD nella prassi quotidiana Le aziende forniscono uno sguardo sulle proprie strategie ed esperienze: interviste tramite codice QR oppure all’indirizzo www.swisscom.ch/ dialogue-byod
Bring your own device (acronimo: ByoD): seguendo questo motto sempre più aziende permettono ai propri dipendenti di portare in ufficio i propri smartphone, tablet o notebook e di utilizzare dati e applicazioni della rete aziendale, ma a ciò sono connessi insidie e rischi da affrontare e gestire. Signor Hurter, il bring your own device rappresenta davvero una necessità oppure è soltanto una trovata mediatica? Tra i nostri clienti vedo un interesse crescente. Le imprese che strizzano l’occhio al ByoD vedono come vantaggio, ad esempio, minori investimenti nei dispositivi aziendali, vogliono andare incontro ai propri dipendenti permettendogli di lavorare in un ambiente conosciuto e famiiare, e da questo si aspettano dipendenti più motivati e quindi più produttivi, il che è sicuramente vero. Il ByoD viene visto anche come mezzo per curare l’immagine: ci si può posizionare all’interno oppure verso l’esterno come progressisti. Il ByoD permette davvero di risparmiare? Ad essere onesti una parte degli investimenti risparmiati per gli hardware si riversa altrove: è necessario un software per una connessione più sicura dei dispositivi privati alla rete aziendale e la gestione è dispendiosa quanto quella
Lo specialista delle soluzioni Jürg Hurter, direttore del Centro competenze Mobile Business, gestisce il Consulting per le soluzioni Mobile di Swisscom. Specialista di chiara fama si occupa da più di otto anni, in varie posizioni, dei diversi aspetti del Mobile Business.
Applicazioni pratiche
Piccole app,
grande potenziale Grazie alle app i reparti mobilizzano in modo mirato le fasi dei processi. Una miniapplicazione per tablet di Swisscom Grandi Aziende consente ad esempio campagne di vendita coordinate con controllo dei risultati. L’app mySales è un progetto pilota dei nuovi Mobile App Services.
In campo aziendale le possibilità di impiego delle app sono praticamente illimitate. Disponibilità a magazzino, stato degli ordini, informazioni sui prodotti, calcolatori, calcolo delle spese, analisi dei tempi, workflow, attività di reporting, collaborazioni, relazioni sui risultati, moduli di richiesta, compiti di monitoraggio o transazioni: in pratica è possibile implementare rapidamente ogni fase di processo in una miniapplicazione per renderla facilmente fruibile dai collaboratori mobili. Colloqui di vendita più diretti tramite i tablet – La divisione Grandi Aziende di Swisscom nello scorso autunno ha dotato tutti i 140 collaboratori del settore Vendite di un iPad. «L’iPad è uno strumento ideale per le attività di presale», afferma Kaufmann. «Consente di presentare nuove offerte in modo rapido e intuitivo durante i colloqui diretti. L’interazione è molto più personale rispetto alla situazione in cui il cliente sta alle spalle del venditore che digita sulla tastiera del laptop.» In questo modo, oltre alle presentazioni e alle demo video, durante il colloquio è possibile mostrare anche le possibilità della piattaforma di comunicazione Lync
App Services su misura I Mobile App Services di Swisscom supportano le aziende in materia di app native e web app dalla A alla Z in base alle loro esigenze: dalla consulenza alla progettazione, passando per lo sviluppo, l’integrazione nei sistemi back end e la distribuzione in App Shop interni, fino all’utilizzo sicuro, all’analisi dell’utilità e alla gestione del ciclo di vita del prodotto a lungo termine. www.swisscom.ch/mas
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Quando il venditore accende l’iPad al mattino, l’icona dell’app mySales lampeggia, indicando che sono disponibili nuovi contenuti. «Con mySales possiamo mettere immediatamente a disposizione dei nostri venditori il materiale per le consulenze sull’iPad, ottimizzando così la fondamentale comunicazione tra marketing e vendite», spiega Diego Kaufmann, responsabile del settore Marketing di Swisscom Grandi Aziende per il progetto mySales. L’app per iPad mostra ad esempio come le società possono mobilizzare le singole fasi dei processi senza costi eccessivi grazie alle miniapplicazioni. Per fare questo non occorrono risorse interne supplementari. Lo sviluppo concreto, l’implementazione tecnica e la sicurezza di funzionamento possono essere acquistati come Managed Service. I Mobile App Services di Swisscom supportano le aziende in base alle loro necessità in tutte le attività svolte dalle app: dalla consulenza strategica alla concezione di sviluppo, all’integrazione nei sistemi back end, fino alla distribuzione tramite un app store aziendale privato, release management, funzionamento e analisi di utilizzo dettagliata inclusi.
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Applicazioni pratiche
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Lo specialista di sistemi
«I costi si riducono dal 20 al 30 per cento»
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Raramente un’app rimane sola. Già a partire da due o tre piccole applicazioni per smartphone e tablet vale la pena di avere un Managed Service, perché occorre integrare costantemente nuovi tipi di apparecchi, come spiega Adrian Bisaz. Quando risulta vantaggioso per un’azienda acquistare lo sviluppo e la gestione di app come servizio integrativo? Una singola app può sicuramente essere gestita internamente. Ma già a partire da due o tre app i costi aumentano, tanto che vale la pena standardizzare lo sviluppo, la sicurezza e la manutenzione su una cosiddetta Mobile Enterprise Application Platform (MEAP) unitaria. Non bisogna dimenticare che un’app è un’applicazione business la cui interazione con i sistemi back end ed i terminali va costantemente curata e la cui sicurezza deve essere garantita. Proprio i requisiti che riguardano la sicurezza e la governance sono ancora più rilevanti nel campo degli smartphone, in quanto sempre più utilizzatori usano lo stesso apparecchio sia per la sfera privata e sia per quella professionale. Una tale piattaforma di app centralizzata può essere gestita dalle aziende stesse? La sfida maggiore nel campo dei sistemi mobili è l’enorme velocità con cui avanza lo sviluppo tecnologico. L’iPhone è stato lanciato appena cinque anni fa. Lo smartphone Android non ha ancora quattro anni. Oggi inoltre abbiamo tablet di tutti i tipi e già per fine anno è annunciato l’arrivo degli occhiali con display. I costi per tenersi al passo con questi sviluppi crescono esponenzialmente. Come fornitori di servizi questo è il nostro lavoro. Il nostro Centro di competenza per le app unisce il know-how proveniente dall’esperienza degli sviluppatori dell’area dei sistemi mobili a quello degli esperti di processi, che non soltanto conoscono alla perfezione i vari sistemi back end, ma dispongono anche di vaste conoscenze nel settore. Il vostro approccio allo sviluppo segue il motto «build once, run anywhere». Qual è la percentuale delle app sviluppate che oggi può essere standardizzata per tutti i sistemi operativi e gli apparecchi? Dal 70 all’80 per cento dei sistemi informatici dell’area Business e soprattutto l’area Security devono essere ulteriormente sviluppati tramite la piattaforma. I costi di adeguamento si riducono così dal 20 al 30 per cento. Un ulteriore apparecchio o una sostituzione dell’hardware costano meno a confronto. Tuttavia gli adeguamenti in questo campo sono sempre necessari anche senza nuovi apparecchi, perché le app funzionano solo se svolgono in modo altamente efficiente un determinato compito per un determinato utilizzatore. Nella prassi questo significa ad esempio che anche le app messe a disposizione dai produttori di ERP devono quasi sempre essere adattate alle condizioni specifiche dell’azienda e dei singoli gruppi di utilizzatori. .
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Adrian Bisaz è il responsabile dei Mobile Services del settore Grandi Aziende di Swisscom. Laureato in scienze naturali, il business manager possiede una vasta esperienza nel campi della mobilità e delle idee imprenditoriali innovative. Ha fondato svariate start-up negli USA e in Europa.
integrata in Office di Microsoft o della soluzione per conferenze sul web WebEx di Cisco. L’app nativa mySales, sviluppata appositamente per iPad, consente di accedere a uno specifico sistema di gestione dei contenuti modellato sulle esigenze dei venditori. Come avviene in genere per le app, essa si basa su componenti di rappresentazione standard dei tablet Apple, come un minibrowser, un PDF reader e un multimedia player. In questo modo è possibile avviare direttamente nell’app presentazioni, siti web, documenti, video e file audio memorizzati nel sistema. Per fornire al cliente un’immagine unitaria, l’interfaccia utente è stata adattata alla corporate identity di Swisscom. «Grazie all’utilizzo di componenti standard i costi di sviluppo delle app sono decisamente bassi», sottolinea Kaufmann. Controllo delle campagne e misurazione delle performance – Dal punto di vista del marketing l’app presenta due notevoli vantaggi. Da un lato ora è possibile caricare contenuti sugli iPad dei venditori in modo semplice, coordinato e rapido. Finora dovevano cercare e scaricare autonomamente i contenuti nell’intranet. Ora invece le nuove inserzioni, demo video e informazioni su eventi o prodotti sono immediatamente fruibili da tutti. Dall’altro, sulla piattaforma sono disponibili strumenti di analisi su cui si basano gli App Services. Con il loro aiuto è possibile verificare quali strumenti sono stati recepiti bene dai venditori e quali invece evidentemente non soddisfano le loro esigenze. In questo modo il supporto alle app può essere migliorato in modo mirato, senza la necessità di effettuare ogni volta un sondaggio, più oneroso rispetto a questa soluzione. I venditori a loro volta traggono vantaggio da uno strumento di comunicazione moderno e disponibile anche offline. Limitata all’essenziale – Per garantire il funzionamento ottimale Kaufmann ha ottimizzato il primo prototipo messo a punto dal suo team a diretto contatto con i venditori. In concreto si è trattato di trovare il minimo comune denominatore. «Le funzioni di un’app non possono soddisfare tutte le esigenze di 140 utenti», precisa Kaufmann, «deve rimanere semplice per funzionare.» Se necessario si ricorre piuttosto a una seconda app invece di compromettere l’usabilità con troppe
In ascensore con
Costi ridotti al minimo – Per tutte le questioni di carattere tecnico la divisione Marketing si affida agli esperti dei Mobile App Services. «Per noi uno sviluppo interno al settore e soprattutto l’assistenza a lungo termine per garantire la sicurezza di funzionamento sarebbero sfide troppo grandi, inoltre dopo mySales intendiamo lanciare diverse altre app», aggiunge Kaufmann. Acquistando le app come Managed Service dalla A alla Z si ha inoltre la garanzia che tutte le miniapplicazioni siano stabili e che gli eventuali aggiornamenti tecnologici necessari in futuro – ad esempio legati all’uscita di un nuovo apparecchio o all’affermarsi di un nuovo produttore sul mercato – siano attuabili con i minori costi possibili. I Mobile App Services di Swisscom si basano su una Mobile Enterprise Application Platform (MEAP) in grado di tradurre automaticamente la maggior parte dei sistemi informatici Business per i vari sistemi operativi come iOS, Android, Balckberry o Windows. I costi di adeguamento si riducono dal 20 al 30 per cento. La piattaforma centralizzata regola anche l’accesso e assicura un’applicazione unitaria delle direttive sulla sicurezza. Mette inoltre a disposizione un app store aziendale interno in cui i collaboratori possono trovare e scaricare autonomamente e con la massima semplicità le app di cui hanno bisogno. Questa modalità self-service semplifica e accelera notevolmente il deployment. Trattative bilaterali completamente tramite iPad – Nei prossimi mesi la piattaforma per tablet dei venditori sarà ulteriormente ampliata con altre app, come il configuratore di soluzioni; Kaufmann prevede: «Il nostro settore Vendite riuscirà a condurre le proprie trattative bilaterali con i clienti esclusivamente tramite tablet.» Il laptop sarà utilizzato soltanto per presentazioni più complesse e per più partecipanti. Daniel Meierhans
Monika Ribar, CEO Panalpina
iPhone, smartphone Android, BlackBerry o un normalissimo cellulare – cosa preferisce? Per determinate attività professionali ho bisogno di un BlackBerry, ma uso con sincero entusiasmo soltanto il mio iPhone. A quale applicazione smartphone non vorrebbe mai rinunciare? Alla mia app per il meteo. Così posso sempre vedere se vale la pena di mettersi in viaggio per raggiungere la mia casa delle vacanze nel sud della Francia. Ritengo poi molto utili le app di news, per tenermi aggiornata durante i miei numerosi viaggi di lavoro. Quando ha comprato il suo primo computer? Decisamente tardi, circa 17 anni fa. Si immagini che ho ancora battuto a macchina la mia tesi di laurea! Quando è stata l’ultima volta senza telefonino e Internet per un giorno intero? Non molto tempo addietro. Circa sei mesi fa ho fatto un viaggio in Birmania – praticamente non funzionava nessuna tecnologia di comunicazione. La mia assistente tuttavia conosceva a memoria l’itinerario e in caso di necessità sarebbe stata in grado di raggiungermi nei vari hotel. Social network: utente entusiasta o detrattore? Sono quasi costretta a farne a meno. Un tentativo su Linkedin è rapidamente fallito, perché tutti i collaboratori volevano stringere contatti con me, che dilemma! Quando è stata l’ultima volta che ha avuto difficoltà nell’utilizzo di un apparecchio o di un programma? Non mi capita da molto tempo. Forse perché quando ho a che fare con la tecnologia adotto una strategia semplice: se tutto funziona non modifi co nulla. Da cosa si riconosce la sua scrivania? Dalle enormi montagne di carta. Tuttavia sono in arrivo miglioramenti: la nostra ultima riunione aziendale si è tenuta per la prima volta completamente senza fogli – tutti i documenti erano disponibili sull’iPad. Come descriverebbe il suo stile manageriale? Sono molto esigente verso me stessa e i verso i miei collaboratori. Tuttavia il mio credo è quello di lavorare sempre con le persone e mai contro di esse.
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funzioni. In mySales è stata inoltre integrata la richiesta di poter adattare per esempio i contenuti multimediali ai singoli clienti. Per non saturare la memoria dell’iPad e non sovraccaricare il sistema nel tempo, ogni venditore nella propria area ha a disposizione uno spazio per cinque contenuti di propria elaborazione, che può caricare e cancellare.
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Apparecchi
I test
di Wolf Formati tablet a confronto
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La grandezza del display ne determina l’utilizzo: un esempio lampante è il televisore, così grande da dover rimanere dove lo si è posizionato. Invece, il piccolo display di un cellulare può essere portato con sé ovunque. Le sue dimensioni ridotte vengono tollerate se non si hanno vicino schermi più grandi. La domanda «Quale formato tablet acquistare?» può trovare risposta solo facendo luce sull’uso che si intende fare del dispositivo.
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iPad in bagno, dimensioni intermedie sul tram – Numerosi studi indicano che l’iPad viene principalmente utilizzato a casa, sul divano, in bagno o a letto. E a ragion veduta: occorre infatti sedersi per poterlo utilizzare comodamente. Sono necessarie entrambe le mani e più di qualche minuto di tempo. È per questo che si vedono così pochi iPad sul tram o sull’autobus. Nel trasporto pubblico urbano, in particolare se si dispone solo di posti in piedi, si sono affermati i tablet utilizzabili con una mano sola, come gli smartphone giganti quale il Samsung Galaxy Note o i tablet di piccole dimensioni, con una diagonale dello schermo di circa 7 pollici, come ad esempio l’HTC Flyer. Le dimensioni intermedie si adattano inoltre alla tasca posteriore dei jeans o alla tasca interna della giacca, quindi sono sempre a portata di mano. Per un tablet delle dimensioni dell’iPad è invece necessaria una borsa per il trasporto. Tasti, touch screen, a chiusura o avvolgibili – Anche i diversi Kindle di Amazon presentano dimensioni simili, si adattano bene alla mano e sono perfetti per l’uti-
lizzo in luoghi affollati. È emerso che, per la semplice lettura, le versioni con touch screen sono meno adatte, dato che per sfogliare le pagine occorre impiegare ogni volta l’altra mano, quella con cui ci si aggrappa da qualche parte. È più comodo premere il tasto Sfoglia con il pollice della mano destra o sinistra. Sarebbe molto più pratico se si potesse ripiegare una parte di grandi dimensioni al centro, in modo da sfruttare il meglio di entrambe le categorie. In effetti, questo principio è stato applicato già da tempo con le console di gioco richiudibili Nintendo DS, dotate di due schermi. Nel mondo dei tablet tuttavia non è ancora emerso alcun modello degno di nota. Il Sony Tablet P, da chiuso, ha le dimensioni di un grande cellulare, tuttavia offre un divertimento limitato come tablet una volta aperto. È scomodo durante l’uso e uno spesso bordo separa le due metà. Per ottenere uno schermo più grande dell’alloggiamento che lo contiene esiste un’altra possibilità: renderlo avvolgibile. Purtroppo, finora ho visto questo tipo di display solo sotto forma di prototipi (funzionanti) e in bianco e nero come carta elettronica. Trasformazione grazie al docking – Ancora più all’avanguardia è l’idea di ampliare lo schermo dello smartphone al bisogno, collegando il telefono cellulare a uno schermo. Il display più grande viene quindi azionato da un dispositivo piccolo. L’Asus PadFone è un esempio della trasformazione di un display da 4,3 pollici in uno da 10,1 pollici. Aggiungendo una tastiera si ottiene un pratico laptop. In alternativa si può acquistare un laptop in cui la tastiera può essere rimossa, se necessario, e il cui monitor si trasformi in un tablet, come ad esempio l’Asus Eepad Transformer. Una volta chiarito l’uso che si intende farne e individuate le dimensioni ottimali del dispositivo, occorre confrontarsi con la questione del sistema operativo: deve appartenere alla famiglia Apple, Google, Microsoft oppure essere un tablet BlackBerry? Se giunti a questo punto vi gira la testa, aspettate ancora un po’, almeno fino a quando il problema non si risolverà da solo e avremo occhiali o lenti a contatto con display incorporati. E invece di digitare potremo semplicemente «pensare» un testo o un’azione. Peter Wolf è trend scout multimedia e redattore di Ringier.
Test attuali sui dispositivi Quali sono gli usi degli smartphone, pad, netbook, notebook e reader citati? Altri test pratici all’indirizzo www.swisscom.ch/dialogue-tests
Trend scout
Un occhio alle informazioni Nuove tecnologie di visualizzazione per l’«augmented reality» segneranno presto il nostro quotidiano. Così Google dovrebbe lanciare entro l’anno occhiali in stile «Terminator», forse già con un Virtual Retina Display.
Goggles a Natale – E infatti: secondo alcune voci, nel leggendario in quanto segretissimo laboratorio Google-X, ricercatori e sviluppatori stanno lavorando assiduamente a un occhiale digitale per l’»Augmented Reality» (AR), che dovrebbe essere disponibile già alla fine di quest’anno. Proprio come su google, la realtà viene ampliata grazie a informazioni locali su strade, edifici e forse anche sulle persone. Per quanto riguarda la tecnologia applicata nel cosiddetto Google Glass Project, l’azienda che opera nel settore pubblicitario su Internet si chiude in un totale silenzio. Quel che è certo è che negli occhiali, a pochi centimetri dagli occhi, sono inseriti «un piccolo schermo» e una telecamera che rileva l’ambiente circostante e ancora che, sulla base dei dati rilevati dalla telecamera, le informazioni supplementari localizzate vengono inviate dalle server farm di Google al display, attraverso la rete mobile.
Laser sicuro – Rimane ancora un mistero il modo in cui funzionerà questo display, se ad esempio ci sarà un piccolo schermo LCD, oppure OLED o addirittura un Virtual Retina Display (VRD) sfruttando raggi laser deboli ma mirati proiettati direttamente sulla retina. Sta di fatto che la ditta USA MicroVision, che finora ha prodotto tecnologie ottiche digitali AR prevalentemente per il settore militare, si sta concentrando su un prodotto VRD per tutti i giorni. La velocità con cui i VRD verranno accettati dagli utenti finali non dipende tuttavia solo dalla tecnologia in sé ma soprattutto dall’accettabilità. È prevedibile che molti si facciano spaventare dal pensiero che raggi laser vengano proiettati direttamente sulla loro retina. Gli scienziati assicurano però che i valori di irraggiamento sono molto al di sotto dei livelli dannosi per l’occhio. Riconoscimento facciale al passaggio – Difficoltà di tutt’altro genere emergerebbero con l’uso in massa degli occhiali Google. Qui, come avviene spesso con Google, si tratta della questione della protezione della personalità. Dal punto di vista puramente tecnico, per il gestore del motore di ricerca non sarebbe un problema inviare dati concreti a persone via display. Le analisi per il riconoscimento facciale eseguite su miliardi di foto presenti in interne lo rendono possibile. A una festa può essere divertente, se ad esempio vediamo una persona dal viso conosciuto, che però non ricordiamo dove l’abbiamo vista. In questo modo però non ci si pongono praticamente più limiti allo spiare le persone; tanto più che gli occhiali dovrebbero essere dotati di
una telecamera con la quale è possibile fotografare qualsiasi cosa mediante comandi mimici, senza farsi notare. Dagli occhiali alle lenti a contatto – Comunque sia, questi speciali occhiali avvieranno sicuramente innumerevoli nuovi campi applicativi. Agli occhiali display seguiranno inevitabilmente lenti a contatto AR, come dimostra il progetto di ricerca dell’azienda USA Innovega, che è convinta di poter offrire i primi prodotti di questo tipo nel 2014 e progetta già lo sviluppo di lenti AR intraoculari ad esempio, come per le operazioni di cataratta. Mani libere per lavorare – In generale, le tecnologie AR offrono numerose possibilità di applicazione negli ambiti dell’industria e della medicina. I chirurghi possono ad esempio rinunciare completamente ai monitor in sala operatoria e visualizzare tutte le informazioni che servono direttamente sul proprio campo visivo. Nell’industria produttiva invece, ingegneri o meccanici hanno le mani libere per svolgere le proprie attività e non devono interrompersi per consultare continuamente il computer o il manuale. Beat Hochuli è giornalista ICT indipendente e vive a Kota Kinabalu, Malesia.
Tecnologie per occhiali nella rete www.microvision.com http://innovega-inc.com
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Chi non vorrebbe vedere il mondo come faceva Terminator, alias Arnold Schwarzenegger? La realtà normale arricchita di tutte le informazioni supplementari che si possono desiderare, visualizzate ai bordi del campo visivo, senza doverle guardare continuamente su minuscoli display palmari? Ciò che oggi suona fantascientifico sarà molto presto realtà. Ne ha parlato recentemente anche il fondatore di Microsoft Bill Gates nel corso di una conferenza all’Università di Washington. «La prossima generazione di display sarà presumibilmente la proiezione diretta sulla retina. Alla fine le persone rideranno di buffi oggetti come gli schermi», ha profetizzato.
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In breve
Archiviazione dinamica Spazio di archiviazione sicuro e a disponibilità elevata per i dati aziendali. Valori di misura dei sensori, transazioni online, post su social media: secondo uno studio IDC, il volume dei dati raddoppia ogni due anni. «Big Data» è una realtà. Prima erano i supporti di memorizzazione che rendevano costosa l’archiviazione dei dati. Oggi sono le stesse enormi quantità di dati – spesso distribuiti su diversi strumenti di backup, la cui gestione ingenera costi e lavoro. L’alternativa si chiama cloud storage: con la propria architettura modulare, lo spazio di memoria nella «nuvola Swisscom» costituisce una integrazione sicura agli archivi locali e utilizzabile all’occorrenza. E inoltre: grazie alle economie di scala, è possibile risparmiare fino al 40% dei costi. www.swisscom.ch/storage
Equilibrati Swisscom ha chiesto ai cittadini svizzeri in «20 minuti» qual è il loro equilibrio vita-lavoro. L’aspetto positivo anzitutto: tre quarti di tutti gli intervistati hanno valutato da buona e molto buona la propria salute fisica e mentale. Oltre la metà ha dichiarato di essere reperibile per il lavoro anche al di fuori dell’orario di lavoro – un fatto che non incide palesemente sul loro benessere. Questo, nonostante per la maggior parte degli intervistati una separazione tra vita privata e professionale sia «veramente» importante. La Svizzera è una nazione di lavoratori indefessi e felici? Ulteriori risultati dell’indagine sono riportati sul nostro sito web. Qui potrete inoltre apprendere di che tipo comunicativo voi siete e quali soluzioni Swisscom possono rendervi la vita più facile nella giungla dell’informazione. Accesso tramite il codice QR a lato (p. 19) oppure tramite www.swisscom.ch/lifebalance
Tariffe vacanza
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Lettura digitale in libreria
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Orell Füssli ha fatto equipaggiare otto filiali da Swisscom con PWLAN. I clienti avranno accesso a Internet attraverso una LAN wireless pubblica e soprattutto avranno la possibilità di accedere all’assortimento di e-book della più grande libreria svizzera. Qualche anno fa era «eReading» ad essere ritenuta una minaccia latente – ora la libreria ha riconosciuto come nuovo settore di business la lettura su lettori elettronici e tablet. Andràs Németh, membro della direzione aziendale di Orell Füssli, così si esprime sui retroscena della soluzione e sull’apertura delle prime librerie mobili HTML5 in Svizzera: www.swisscom.ch/dialogue-of
Dal 1° luglio 2012 si applicano nuove tariffe di roaming. Le chiamate in Europa costeranno 5 centesimi di meno e l’invio di mail e la navigazione diverranno più attrattive con l’aumento della durata di validità del pacchetto di 50 MB a sette giorni. Tutte le nuove condizioni in sintesi: www.swisscom.ch/business-roaming
Managed
5a Swiss dialogue Arena Per la quinta volta, Swisscom invita allo scambio di opinioni sulle tendenze e soluzioni innovative ICT, nonché sull’assegnazione dei Business Award. Registratevi subito. I finalisti sono noti e può avere inizio la gara per l’ambito Swisscom Business Award. (Per saperne di più su tutti i finalisti utilizzare il codice QR in basso). Il conferimento del premio per le più innovative soluzioni ICT è uno dei punti salienti della Swiss dialogue Arena che si terrà il 6 settembre 2012 presso l’Hallenstadion di Zurigo. Inoltre diverse «Sessions» offrono spazio per lo scambio con clienti ed esperti. Temi dominanti di quest’anno: Carsten Schloter sul tema «Scoprire oggi le opportunità di domani» e lo studioso dei trend Sebastian Rassmann su «Il mondo nel 2021». Iscrivetevi ora al sito www.swisscom.ch/arena
Services
Videoconferenze senza infrastruttura Ogni azienda può effettuare videoconferenze. Anche senza una propria infrastruttura. Le videoconferenze si vanno sempre più affermando come forma di collaborazione che fanno risparmiare tempo e fanno bene all’ambiente. Swisscom offre nuove soluzioni per videoconferenze cloud-based acquistabili in moduli. Attraverso la piattaforma Video Exchange diviene possibile la comunicazione visiva anche fra diverse aziende e nazioni. A seconda dell’infrastruttura esistente, le aziende possono acquistare solo l’accesso alla piattaforma (Trunk) o anche i terminali di Swisscom (Managed Service). www.swisscom.ch/videoconferencing
Cellulari nelle mani sicure di esperti Il pool di dispositivi è ancora più facilmente gestibile. Ora i Mobile Device Service possono essere acquistati anche come Managed Service per la gestione efficiente di telefoni cellulari, smartphone e tablet: l’infrastruttura server si trova in un centro dati presso Swisscom e viene gestita da esperti – la vostra azienda viene sgravata dai costi di esercizio e dalla creazione di know-how aggiuntivi (Mobileiron). www.swisscom.ch/mds
Competenza contro gli attacchi degli hacker
dialogue Mobile Tramite il codice QR ora potete richiamare articoli, video e informazioni aggiuntive selezionate sul vostro smartphone.
Nel Security Operation Center (SOC) gli esperti di Swisscom ogni giorno combattono contro gli attacchi degli hacker e altre minacce. Per proteggere i vostri dati. Gli attacchi ai dati aziendali aumentano in modo esponenziale secondo le statistiche. Per le aziende che acquistano un Managed Security Service gestito da Swisscom e fanno monitorare il proprio traffico dal SOC, tali interferenze rimangono senza conseguenze. Lasciatevi tuttavia raccontare l’intera storia: video su dialogue mobile attraverso il codice QR a lato o al sito www.swisscom.ch/security
dialogue online Un’unica e sola identità mobile Un dispositivo, una login: ora è disponibile un ID mobile per un’autenticazione semplice. Numerosi nomi utente e password, token di accesso separati: strumenti e procedure costose per la gestione degli accessi divengono superflui con la soluzione di Swisscom per l’autenticazione mobile. La carta SIM del cellulare, che già oggi garantisce l’accesso alla rete mobile, è la reale depositaria dell’identità. L’ID mobile è facile da gestire e maneggiare grazie a un collaudato sistema di sicurezza. www.swisscom.ch/mobile-id
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dialogue vi informa regolarmente anche online su temi relativi a comunicazione, tendenze ICT, prodotti e soluzioni. La nostra piattaforma Internet vi offre notizie aggiuntive, relazioni pratiche, test di dispositivi e articoli di sfondo. Potete abbonarvi alla rivista e alla business newsletter in formato elettronico, commentare gli articoli e discutere con gli esperti sui blog in relazione agli sviluppi attuali. www.swisscom.ch/dialogue-news
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