dialogue 0312 La rivista Swisscom per le grandi aziende | www.swisscom.ch/dialogue
Turbo per processi mobili La LTE elimina i limiti della rete fissa Onnipresenti grazie ai robot Per essere anche dove non si è grazie a un sostituto robot
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Reti Sensori per misurare persone e ambiente
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Sommario
6 Forte significa credibile
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Per attirare lavoratori qualificati, le aziende devono creare un forte marchio del datore di lavoro, che deve essere anzitutto credibile. Se immagine e realtà sono troppo distanti, tale difformità suscita recensioni negative sui portali di valutazione in Internet. Un’immagine autentica serve inoltre a preselezionare i candidati davvero idonei.
Infrastruttura dinamica e diagnosi precoce delle malattie
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I moduli GPS degli smartphone indicano la via. In futuro un numero crescente di sensori misurerà le nostre attività in tempo reale. Uno degli obiettivi delle reti di sensori onnipresenti è di creare sistemi infrastrutturali capaci di reagire dinamicamente alla richiesta prevista e di autoregolarsi. In medicina, sensori autonomi on-body sapranno ad esempio diagnosticare malattie già prima dell’insorgenza in base all’andamento di modelli di misurazione.
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Rete in-house a prezzo fisso Un’affidabile rete in-house è il pilastro di tutte le attività ICT aziendali. Nonostante l’importanza basilare, la gestione della LAN è un compito di routine ideale per l’esternalizzazione. Con LAN Management flex, Swisscom ha creato un nuovo Managed Service che comprende tutti gli aspetti, dalla concezione e installazione alla messa in servizio, e si adatta con flessibilità alle varie esigenze. Innovativo è il modello tariffario con un prezzo fisso di 6 franchi al mese per collegamento.
L’automisurazione di Wolf Con l’ausilio dell’iPhone e di una quantità di sensori, Peter Wolf ha monitorato i propri passi, si è punto il dito, ha dormito con fasce di sensori in testa e sudato con cardiofrequenzimetri. Se la bilancia high-tech e lo sfigmomanometro fornivano comodamente i dati, la fascia di sensori sulla fronte e l’app di misurazione del polso hanno messo a dura prova la sua motivazione. Conclusione sull’esperienza dell’automisurazione: ottenere dati così precisi su sé stessi è affascinante, ma alla lunga richiede molta disciplina.
2 neutral Stampato
01-11-759860 myclimate.org
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Sull’argomento
L’approfondimento «Una migrazione a IPv6 efficiente nei costi richiede da 3 a 5 anni» Soprattutto le imprese che hanno rapporti con l’Asia devono passare con urgenza al nuovo protocollo Internet.
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Mondo del lavoro Il datore di lavoro trasparente Chi promette la luna ai dipendenti è rapidamente smascherato sulle piattaforme di valutazione.
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5 punti sull’employer branding I capisaldi di un marchio efficace del datore di lavoro.
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Tendenze Autostrada dei dati per processi mobili Le elevate velocità di trasmissione dati e i tempi minimi di latenza dell’LTE aprono la strada ad applicazioni business mobili esigenti.
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Massima performance end-to-end Con la rete mobile modernizzata, Swisscom può garantire la performance del servizio fino a tutti i terminali.
Tema Il sistema nervoso di Internet L’EPFL lavora a sensori autonomi di rilevamento della salute. Gli onnipresenti sensori renderanno prevedibile anche il nostro comportamento personale. Un certificato per la privacy Per Lorenz Hilty, nel futuro mondo dei sensori la nostra privacy può essere tutelata da certificazioni indipendenti.
Applicazioni pratiche 14 La rete in-house esce di casa L’acquisto della LAN a un prezzo fisso mensile per collegamento fa risparmiare investimenti e risorse. . In ascensore con 15 Jürg Bloch, CIO Manor AG La breve intervista tecnica rivela i lati personali. I test di Wolf 16 Viaggio nell’automisurazione con smartphone e sensori La misurazione di attività, sonno, salute e umore oscilla tra molto interessante e faticosa.
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Trend scout Il robot al posto mio I robot sostitutivi sono presenti quando noi non ci siamo. Accanto ai sistemi professionali, vi sono anche i primi iPhone-ot.
In breve Swisscom News Applicazioni, eventi e offerte del momento.
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Responsabilità
end-to-end Non accadrà più di rimanere bloccati nel traffico. Da quando con Google Maps sono disponibili su smartphone mappe aggiornate del traffico, si può sapere in ogni momento quando è meglio ritardare la partenza o è opportuno lasciare l’auto in garage. I sensori GPS interconnessi di migliaia di automobilisti rendono possibile questo servizio cloud. La pratica segnalazione dell’ingorgo è tuttavia affidabile solo in parte. Da un lato, lo stesso Google non offre alcuna garanzia del livello di servizio. Dall’altro, un utente non conosce le reti di provider che mettono a disposizione tale servizio. Una simile costellazione sarebbe troppo rischiosa per servizi aziendali critici. A riguardo deve essere esattamente definito chi sia responsabile di cosa nella catena di fornitura. L’ideale è un unico fornitore che abbia sotto controllo il servizio, dalla sua creazione fino a tutti i terminali fissi e mobili. Così non possono insorgere penose attribuzioni di colpa reciproche in caso di problemi. E proprio di questa responsabilità globale può farsi carico Swisscom quale unico provider end-to-end in Svizzera. La Redazione di dialogue
Impressum: Editore Swisscom (Svizzera) SA, Grandi Aziende, Marketing Communications, 3050 Berna Contatto/abbonamento 0800 800 900 (numero verde), www.swisscom.ch/abbonare-rivista Direzione generale Beatrice Häusler, Comunicazione Grandi Aziende Progetto Swisscom (Svizzera) SA, Grandi Aziende, e inhalte.ch GmbH, 8004 Zurigo Redazione Daniel Meierhans, Claudia Bardola, inhalte.ch GmbH, www.inhalte.ch Autori Claudia Bardola, Beatrice Häusler, Beat Hochuli, Daniel Meierhans, Boris Schneider, Peter Wolf Art Direction e layout plan b, 8003 Zurigo Gestione della produzione Ratundtat GmbH, www.ratundtat.ch Traduzione Inter-Translations SA, www.itsa.ch Stampa Birkhäuser+GBC, 4153 Reinach, www.birki.ch Tiratura e periodicità «dialogue», edizione di novembre 2012, viene pubblicato 4 volte all‘anno in tedesco, francese e italiano. Tiratura: 18 000 copie Crediti fotografici Fotolia (Cover, pp. 4, 6, 8, 12, 14, 18, 19), Nik Hunger (pp. 5, 13, 15), Getty Images (pp. 2, 6, 7, 8), Peter Wolf (pp. 2, 16), www.w2tj.net (p. 14), Naval Surface Warfare Center, via Wikimedia Commons (p. 4), Swisscom (p. 18) Illustrazione: Keecee Illustrators (p. 17), è vietata la riproduzione senza l’espressa autorizzazione dell’editore e della redazione.
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Punto per punto
In rete
Ecco le cifre! 1
miliardo di smartphone con sensori saranno venduti in tutto il mondo nel 2015. Nel 2011 erano 472 milioni.
65 anni fa
Il primo vero computer bug Un pomeriggio di settembre del 1947 Grace Hopper, pioniera dell’informatica e cosviluppatrice del linguaggio di programmazione Cobol, stava lavorando al computer elettromeccanico Mark II, quando questo smise di funzionare. La sviluppatrice riuscì ben presto a individuare la causa: una tarma si era infilata nella macchina provocando un corto-
5.8 7 91.5 103 400 2.1 50 1.6
circuito in uno dei relè. Amazing Grace, così era chiamata la Hopper dai colleghi, incollò l’insetto nel logbook e annotò ironicamente:
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milioni di hotspot WLAN pubblici disponibili nel mondo entro il 2015. saranno i terminali del cittadino medio collegati a Internet nel 2015. Oggi sono 2. miliardi di dollari sarà il valore del mercato mondiale dei sensori nel 2016. Nell’ultimo anno il fatturato è stato di quasi 63 mld. In maggior crescita è il settore dei sensori biologici e chimici. tonnellate è il peso dell’intera infrastruttura Internet svizzera. miliardi di persone nel mondo hanno navigato regolarmente in Internet nel 2011. Nel picco della sua diffusione nel 2000 erano solo 360 milioni. miliardi di apparecchi e dispositivi saranno radiocollegati in rete nel 2020. zettabyte è il volume di traffico dati cloud previsto per il 2015: 1,6 mld di terabyte o ca. 200 gigabyte per abitante della Terra. terawattore è il consumo di corrente annuo svizzero per funzionamento e uso di Internet: ben oltre la produzione della centrale atomica di Mühleberg.
«First actual case of bug being found» (primo caso di bug effettivamente riscontrato). Nei Paesi di lingua inglese il termine bug (baco) era in uso già dal XIX secolo per indicare i difetti tecnici: secondo un’ipotesi diffusa all’epoca, il fruscio e il gracchiare delle linee telefoniche erano riconducibili a piccole cimici e coleotteri che rosicchiavano i fili. Oggi in tutto il mondo bug è sinonimo di errore di software e programmazione. In media in 1000 righe di codice sono presenti da
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due a tre bachi.
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Dal futuro
Un esercito di cloni a tutela della privacy «Chi sono io? E quanti me ci sono?» Questa è la domanda che potremmo fare in un futuro non troppo lontano ai tanti ladri di dati a caccia delle tracce che lasciamo in Internet. Di recente Apple ha presentato la domanda di brevetto per una tecnologia con cui è possibile creare un esercito di cloni indipendenti di un’identità online, in grado di confondere notevolmente le idee ai cacciatori di dati: i cloni virtuali si adeguano al comportamento in rete dell’originale, inviano automaticamente e-mail e messaggi di chat, generano ricerche e navigano su pagine web e portali. In questo calderone di informazioni generate senza sosta il vero utente dovrebbe riuscire a sparire come il famoso ago nel pagliaio.
L’approfondimento
«Una migrazione a IPv6 efficiente nei costi richiede da 3 a 5 anni» Le aziende devono affrontare con urgenza la migrazione al nuovo protocollo Internet IPv6, suggerisce Silvia Hagen, Presidentessa dello Swiss IPv6 Council. Altrimenti rischiano di essere gradualmente escluse dalla comunità Internet mondiale. La trentennale versione 4 del protocollo ha ormai esaurito gli indirizzi. Signora Hagen, abbiamo davvero bisogno di IPv6 con i suoi circa 360 sestilioni di indirizzi IP? Certo, visto che gli ultimi blocchi di indirizzi IPv4 sono già stati assegnati. I provider tentano ancora di estendere artificialmente il pool disponibile con traduzioni NAT (Network Address Translation). Ma a medio termine un’ulteriore crescita di Internet è possibile solo con IPv6. Il fabbisogno previsto di nuovi indirizzi IP è enorme: oltre al crescente numero di utenti e apparecchi che si collegano in rete, quasi tutte le aziende sviluppano sensori, sistemi di controllo e gestione che richiederanno milioni di indirizzi IP. In pochi anni per esempio ogni auto disporrà di una rete con vari indirizzi IP. In che modo IPv6 riguarda le aziende? I nuovi utenti di Internet riceveranno a breve solo indirizzi IPv6. Potranno accedere a servizi IPv4 tramite meccanismi di traduzione, che però possono tuttavia causare cattive prestazioni e problemi di accesso. E poiché i due protocolli non possono scambiarsi i dati, i conti sono fatti: chi non introduce IPv6 per i servizi esterni, si esclude gradual-
mente dalla comunità Internet. Quali aziende devono dotarsi di IPv6 al più presto? Le aziende che hanno rapporti commerciali con l’Asia devono agire più in fretta. Lì la scarsità di indirizzi IPv4 è massima e pertanto l’introduzione di IPv6 è già in fase avanzata. In una prima fase vanno convertiti soprattutto i servizi esterni, come sito web o e-mail. Per ogni grande azienda è tempo di confrontarsi con l’Internet di seconda generazione anche per la rete interna, poiché una migrazione a IPv6 graduale ed efficiente per i costi richiede da tre a cinque anni. Quale strategia suggerisce alle aziende per l’introduzione? Innanzitutto consiglierei di elaborare una strategia high level con pianificazione a lungo termine e chiara suddivisione in fasi. Bisogna sfruttare i normali cicli di vita di hardware e software e introdurre IPv6 nei progetti IT in corso, ad esempio la sostituzione di core router. Così si possono risparmiare risorse finanziarie e umane, ma anche ridurre al minimo i rischi, dal momento che rimane tempo sufficiente per training mirati, attente
valutazioni dei prodotti, test accurati e il bugfixing con i produttori. Gli Internet Service Provider svizzeri sono pronti per l’IPv6? Molti provider sono al lavoro in tal senso. Alcuni piccoli provider e i provider dell’ambiente universitario sono già a uno stadio avanzato, ma nessuno dei grandi provider ha ancora introdotto l’IPv6 con copertura capillare del territorio per tutta la gamma di prodotti. Claudia Bardola
Tutto sull’IPv6 Informazioni sul passaggio di Swisscom a IPv6, letture consigliate e un test veloce sono disponibili su www.swisscom.ch/dialogue-ipv6
«Big Data»
in 20 secondi
Montagne di dati digitali s’innalzano nel cielo: sempre più utenti, sistemi, apparecchi mobili e sensori producono dati a grande velocità. Le stime attuali parlano di 2.5 esabyte (trilioni di byte), ossia 600 milioni di DVD al giorno. Quando si tratta
rilevare, memorizzare e analizzare in tempo reale. Se il processo dura troppo a lungo, i risultati della ricerca saranno già
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di cercare dati preziosi in questo mix di informazioni strutturate e non – il cosiddetto Big Data – che cresce a un ritmo
obsoleti rispetto alla realtà.
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sempre più veloce, i sistemi di memorizzazione e analisi tradizionali risultano sovraccarichi. Per trovare ad esempio informazioni approfondite su clientela e mercato, irregolarità nei flussi commerciali, tendenze o correlazioni occorre in pratica
Il sistema nervoso di
Internet
I moduli GPS degli smartphone segnano l’inizio di un rilevamento onnipresente di persone e ambiente mediante sensori. L’intelligenza di tale sistema nervoso deriva dal suo collegamento in rete.
Tema Traffico, salute, ambiente, flussi di visitatori: le misurazioni interconnesse dei sensori mostrano la situazione attuale e consentono di fare previsioni per il prossimo futuro.
Dirigere traffico e persone – Google Maps, ad esempio, utilizza già i dati di localizzazione degli smartphone per generare mappe del traffico aggiornate ogni 10 minuti. L’autoregolazione è automatica: se gli automobilisti sanno dove il traffico è lento in quel momento, cercano automaticamente di evitare le code. Non solo i veicoli, ma anche i flussi pedonali possono essere diretti con le informazioni su affollamenti e tempi di attesa. Durante i giochi olimpici di Londra la polizia ha utilizzato la tecnologia del Centro di ricerca tedesco per l’intelligenza artificiale (DFKI) e dell’ETH di Zurigo per tenere sotto controllo i flussi di visitatori. Un’app per smartphone metteva a disposizione dei visitatori informazioni su eventi e punti critici di grande affollamento. In cambio la polizia aveva il diritto di utilizzare i loro dati GPS per analizzare gli spostamenti.
Adrian Ionescu, Politecnico Federale di Losanna
«In futuro diagnosticheremo le malattie ancora prima del loro insorgere e potremo intervenire per tempo.»
Diagnosi precoce delle malattie – Oltre a traffico, logistica e sorveglianza degli edifici, l’utilizzo di milioni di sensori promette novità soprattutto in campo medico. «In futuro saremo in grado di diagnosticare le malattie ancora prima del loro insorgere e potremo intervenire per tempo», dichiara Adrian Ionescu dell’EPFL (Politecnico Federale di Losanna) illustrando il potenziale dei dati dei sensori nel campo della salute. Ionescu è coordinatore del progetto Guardian Angels, selezionato dall’UE come uno dei sei candidati per le due iniziative flagship FET (Future and Emerging Technologies) da attuarsi nei prossimi 10 anni. L’obiettivo di Guardian Angels è sviluppare sistemi di sensori autonomi, inseriti nei vestiti o applicati direttamente al corpo, che misurino costantemente parametri fisiologici, contribuendo così a identificare i disturbi già durante la loro insorgenza. «Per lo sviluppo del diabete, ad esempio, ci sono segnali molto precoci nell’attività muscolare», spiega Ionescu. In un secondo stadio gli «angeli custodi» dovrebbero essere in grado di rilevare anche le emozioni. Così ad esempio sarebbe possibile identificare una situazione di stress in un pilota di aerei ed evitare un conseguente aumento del rischio per le decisioni errate. Piccolo, a risparmio energetico e autosufficiente – In concreto il progetto Guardian Angels si concentra su hardware ed elaborazione dei segnali. «I sensori chimici e biologici oggi sono ancora concepiti per l’impiego statico. Ciò significa che sono relativamente grandi e soprattutto hanno un consumo energetico tutt’altro che economico», spiega Ionescu. Per misurare quotidianamente i parametri fisiologici a lungo termine occorrono sensori piccoli ed economici, che non osta-
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Grazie agli smartphone non solo comunichiamo in qualsiasi momento con amici e partner d’affari. I cellulari intelligenti contengono anche i sensori per il prossimo stadio di Internet. Un Internet in cui i dispositivi di accesso diventano organi sensoriali che percepiscono e analizzano l’ambiente circostante. iPhone e cellulari Android sono già in grado di riconoscere con esattezza il luogo di residenza, registrare immagini e suoni, misurare accelerazioni e la luce ambientale o segnalare oggetti in avvicinamento. Presto si aggiungeranno altri chip di misurazione, ad esempio per pressione atmosferica, temperatura o battito cardiaco. Dal punto di vista del singolo, tali sensori sono pratici poiché consentono ad esempio d’individuare la propria posizione per orientarsi più rapidamente su una cartina, oppure di misurare l’attività fisica con il contapassi. Tuttavia i sensori diventano davvero intelligenti quando vengono collegati in rete. Combinando migliaia o milioni di misure si ottengono informazioni aggiuntive sulla densità attuale del traffico di una strada, sulla diffusione di un’epidemia virale o anche sul probabile consumo di corrente nei prossimi minuti od ore. Secondo Alex Pentland, Direttore dello Human Dynamics Lab presso il prestigioso istituto americano di tecnologia MIT, i sensori collegati in rete sono il sistema nervoso di una futura infrastruttura intelligente in grado di reagire dinamicamente ai bisogni attuali. A suo parere è chiaro: «Dobbiamo smettere di pensare in singoli sistemi e imparare a concepire acqua, cibo, rifiuti, trasporti, educazione, energia e tutti gli altri elementi insieme, come una grande rete interattiva.» L’obiettivo è un’autoregolazione dinamica che sostituisca l’attuale pianificazione del fabbisogno controllata in modo centralizzato.
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Alex Pentland, MIT Human Dynamics Lab
«Il nostro comportamento è in gran parte prevedibile. Per l’80-90% segue modelli appresi ed è determinato dalle nostre interazioni con altre persone.»
colino il portatore nella vita di tutti i giorni. Qui la ricerca va in direzione dell’integrazione nella consolidata tecnologia dei semiconduttori, che semplificherebbe notevolmente la miniaturizzazione. Anche nuovi materiali, come grafene e microtubi di carbonio, promettono notevoli miglioramenti per certi campi di applicazione. Un secondo obiettivo degli «angeli custodi» è quello di funzionare in modo affidabile per lungo tempo senza sostituire le batterie. Un punto centrale degli interventi in programma riguarda i cosiddetti apparecchi a potenza zero, che consumano almeno 100 volte meno
corrente rispetto ai sensori attuali. L’esiguo fabbisogno residuo dovrebbero generarlo autonomamente prelevando energia dall’ambiente. Per questo si considerano celle solari flessibili, generatori di corrente a vibrazioni o a scambio termico in formato miniaturizzato. Il terzo obiettivo prevede che i sistemi indipendenti svolgano anche una parte dell’elaborazione dei segnali. «Quanti più segnali vengono elaborati direttamente all’interno del sensore, tanto più breve sarà il tempo di reazione. Inoltre dobbiamo il più possibile contenere la quantità di dati trasmessa a un computer centrale, poiché la radiotrasmissione ha un consumo energetico relativamente elevato», spiega Ionescu. La grande sfida per i responsabili del progetto ora consiste nell’integrazione di tutti questi requisiti in un unico elemento: a tal fine occorre coordinare gli sforzi di ricerca di esperti delle diverse discipline coinvolte. Rendere visibili le correlazioni – Se i Guardian Angels riusciranno a diffondere in massa i cosiddetti sistemi di sensori on-body, i loro dati contribuiranno a inaugurare un campo di ricerca totalmente nuovo anche per la medicina. Come accade per la diagnosi precoce del diabete in base alle alterazioni nell’attività muscolare, molte malattie sono preannunciate da irregolarità in certe funzioni organiche. Confrontando migliaia di serie di misurazioni effettuate ininterrottamente tutti i giorni, sarà possibile individuare molte correlazioni funzionali oggi ancora sconosciute. Su analoghe correlazioni nei sistemi sociali si concentra il ricercatore del MIT Pentland: «Il nostro comportamento è in gran parte prevedibile. Da una parte, per l’80-90% le nostre azioni seguono inconsapevolmente modelli appresi. Dall’altra, sono determinate so-
Tema
Previsioni certe con la rete – In definitiva, tali sistemi non saranno solo in grado di fornire mappe sul traffico aggiornate, ma anche previsioni affidabili per le ore successive. In base ai dati GPS di padre, madre e figlia, il sistema saprà ad esempio che la famiglia è in viaggio per raggiungere la casa di vacanze, se il venerdì sera i tre cellulari si spostano a velocità di marcia verso le montagne. Se fosse solo, forse il padre a quest’ora non andrebbe lì, ma piuttosto al centro del faidate lungo la stessa autostrada. Questo esempio fittizio illustra quante informazioni possono essere ricavate dai soli dati di movimento degli utenti di smartphone se si conosce la loro storia. Pentland ad esempio ha mostrato che in base ai luoghi d’intrattenimento frequentati è possibile delineare gruppi sociali, che non hanno solo un comportamento di acquisto e opinioni politiche simili: con il passare del tempo anche i rischi per la salute diventano sempre più simili. Le previsioni in base ai gruppi delineati dai GPS sono in genere da 5 a 10 volte migliori rispetto a quelle fondate sui tradizionali dati demografici come età, sesso, residenza, professione e reddito. Per reti di sensori davvero intelligenti sono pertanto necessari non solo i sensori giusti, ma anche modelli informatici in grado di eseguire le giuste correlazioni tra i dati. Priorità alla privacy – La maggiore sfida per la messa in rete dei sensori non è né lo sviluppo dell’hardware, né la realizzazione dei modelli informatici. Entrambi prima o poi potranno essere realizzati, poiché le basi sono già state gettate in ogni campo. Resta tuttavia irrisolta la questione della tutela della privacy. Il progetto Guardian Angels ha inserito da subito la tutela di sicurezza e privacy nello sviluppo dei sistemi. «Non è possibile affrontare tali aspetti in un secondo momento poiché hanno conseguenze fondamentali sulle caratteristiche del sistema stesso», sottolinea Ionescu. L’obiettivo di Guardian Angels è che l’utente possa decidere in ogni momento e con semplicità a chi, quando e quali dati rendere accessibili. Per garantire che gli interessi dell’utente siano tenuti nella giusta considerazione, nell’ambito del progetto è stato istituito un comitato di dodici esperti indipendenti. Per Ionescu è evidente: «I sistemi di sensori potranno affermarsi soltanto se gli utenti possono avere il controllo sui propri dati. Diversamente non saranno accettati.» Daniel Meierhans
Punto di vista
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Un certificato per la privacy Lorenz Hilty ha recentemente condotto uno studio su come le tecnologie di localizzazione cambiano la nostra vita. Per tutelare la privacy anche in un futuro mondo dominato dai rilevamenti dei sensori, Hilty punta sulle certificazioni indipendenti. Professor Hilty, qual è il rischio maggiore di un’interconnessione globale dei sensori rispetto alla privacy? Se le app degli smartphone continuano a generare dati dalle normali azioni quotidiane, non c’è più libera volontà. L’utente ha concesso le relative autorizzazioni durante il download. Ma quando va al lavoro o in vacanza non è più consapevole del fatto che tutto ciò che fa viene registrato. In futuro oltre il 90% dei dati dei sensori potrebbe essere generato analogamente in modo inconsapevole. L’individuo perde dunque il controllo dei propri dati. In tal caso dovremo dire addio alla nostra idea di privacy? L’esistenza di un confine netto tra sfera privata e pubblica – come il muro di un appartamento – è un concetto obsoleto. Ci serve una nuova definizione al cui centro sta l’autodeterminazione delle informazioni. L’individuo deve poter sapere chi conosce cosa su di lui. Questo è già sancito per legge, ma la sua applicazione zoppica. Un esperimento dei nostri studenti ha dimostrato che la maggior parte delle organizzazioni non è consapevole del proprio obbligo d’informazione. In questo modo i dati vengono raccolti a fatica e sono lacunosi. Neppure l’ottemperanza all’obbligo d’informazione cambia il fatto che con la diffusione delle tecnologie dei sensori in pratica tutto diventerà pubblico. Ciò non è problematico? Una totale trasparenza di fatto sarebbe problematica. Le persone devono poter partecipare alla definizione della loro verità personale. Non devono essere giudicate solo sulla base di dati. Questo è un punto centrale dell’autodeterminazione. Se ora la tecnologia modifica questo equilibrio di potere, dovremo adeguare in modo corrispondente le nostre norme e leggi sociali. Come può funzionare considerando l’enorme disparità tra le possibilità tecniche del singolo e quelle di chi raccoglie i dati? Questa disparità esiste anche in altri ambiti e ciò nonostante lì abbiamo trovato un equilibrio accettabile. Come esempio possiamo citare la produzione alimentare. È impossibile scoprire da soli la provenienza degli alimenti del supermercato. Certificatori indipendenti svolgono questo compito per noi e ci forniscono informazioni generalmente sufficienti. Allo stesso modo dei certificatori della privacy potrebbero applicare per noi le regole sulla protezione dei dati. Lorenz M. Hilty è Direttore del gruppo di ricerca Informatica e Sostenibilità dell’EMPA e dell’Università di Zurigo.
Localizzato e identificato Lo studio sugli effetti delle tecnologie di localizzazione del Centro per la valutazione delle scelte tecnologiche è disponibile sul sito: www. ta-swiss.ch
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stanzialmente dalle nostre interazioni con altre persone.» Misurazioni costanti dei sensori possono rendere visibili i modelli inconsapevoli dell’individuo e, mettendo in rete le misurazioni, sarà possibile rilevare il sistema sociale in cui si muove l’individuo. Quanti più dati vengono combinati, tanto più certa sarà la previsione.
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Mondo del lavoro
Il datore di lavoro
trasparente
Un marchio forte del datore di lavoro aiuta l’azienda a reclutare professionisti qualificati e a reperire i collaboratori idonei. Ma nell’era delle piattaforme di valutazione e delle certificazioni dei datori di lavoro, chi promette la luna ai potenziali dipendenti viene rapidamente smascherato.
Qui purtroppo i nuovi laureati sono troppo spesso sfruttati come manodopera a basso costo. In breve tempo sono riuscito ad avere delle responsabilità.
Troppa politica e troppe lotte intestine!
I colleghi sono di alto livello umano e professionale!
Nel reclutamento di professionisti qualificati sono favorite quelle aziende che sono percepite come datori di lavoro particolarmente allettanti. In molte aziende è quindi aumentata la consapevolezza della necessità di un forte marchio del datore di lavoro. Secondo uno studio condotto dall’Agenzia Index presso circa 230 aziende tedesche, il 41.5 % degli intervistati ha risposto che nella propria azienda il cosiddetto «employer branding» è definito e attuato come un’attività di comunicazione strategica. Obiettivo di un simile esercizio è quello di rappresentare l’azienda come datore di lavoro allettante e di darne positivamente risalto rispetto alla concorrenza sul mercato del lavoro. Secondo Hans Willi, docente al Center for Human Capital Management della Scuola universitaria di scienze applicate di Zurigo (ZHAW) a Winterthur, esistono due motivazioni principali per lo sviluppo di un marchio del datore di lavoro: «Nei segmenti ipersfruttati del mercato del lavoro, un’azienda deve godere di una reputazione di buon datore di lavoro per poter reclutare il personale necessario. E nei segmenti in cui il mercato è meglio dotato, l’employer branding consente una preselezione degli aspiranti al posto, e contribuisce a far sì che si facciano avanti i candidati più idonei.» Creare una reputazione di buon datore di lavoro – Per Willi è chiaro che l’employer branding deve necessariamente essere una parte integrante del marchio d’impresa: «Un posizionamento come datore di lavoro non è realizzabile indipendentemente dal brand complessivo», precisa il docente. Se un prodotto o un servizio sono negativamente connotati, sarà anche difficile costruirsi una reputazione di buon datore di lavoro. «Le imprese devono sviluppare un’originalità genuina ed esprimere, dal punto vendita fino al reparto ricerca, ciò che le rende davvero speciali», consiglia il docente. Soprattutto le aziende tecnologiche come Google o Facebook esercitano quindi una speciale forza di attrazione e attirano giovani talenti quasi per magia. Google ad esempio guadagna punti a Zurigo con un ambiente di lavoro stimolante, che oltre a progetti ambiziosi per gli ingegneri di software prevede uno scivolo per raggiungere la zona ristoro o cabine di funivia come sale riunioni.
Le opportunità di sviluppo sono buone. È molto più difficile per quelle aziende i cui prodotti o servizi non godono di ampia notorietà e non sono particolarmente «in»: le aziende del settore industriale o assicurativo, ad esempio, sono percepite spesso come inerti o noiose. «Queste aziende fanno tendenzialmente fatica ad attrarre i giovani più innovativi e più mobili», osserva Willi. Per lo sviluppo di un employer brand, secondo l’esperto occorre anzitutto rispondere ad alcune domande fondamentali: di che tipo di dipendente ha bisogno l’azienda per assolvere alla propria missione? In quali segmenti di mercato si trovano queste risorse umane? Poi si può definire che cosa si aspettano effettivamente questi candidati da un datore di lavoro. I portali di valutazione creano trasparenza – Proprio come la società civile reagisce sensibilmente alle pratiche di business negative, nell’era di Internet e dei social media anche i deficit dei datori di lavoro vengono rapidamente smascherati. Così, ad esempio, una società di servizi finanziari in Internet si descrive come datore di lavoro che offre ai propri collaboratori un ambiente caratterizzato da franchezza, fiducia e rispetto. Uno sguardo ai giudizi che i collaboratori di questa azienda hanno espresso sul portale di valutazione dei datori di lavoro Kununu.com, rivela tuttavia pochi pareri lusinghieri: «L’atmosfera è gelida», «I superiori pensano unicamente alla propria carriera», «Il mobbing attivo è all’ordine del giorno». Per Dennis Utter, Country Manager per la Germania e la Svizzera dell’Istituto CRF, tali giudizi sono talvolta eloquenti, ma la loro soggettività non è aspetto trascurabile. Per l’elezione annuale del «Top Employer» svizzero, Utter punta pertanto esclusivamente su fatti
concreti: «Chiediamo alle aziende cosa fanno concretamente nel campo dei benefit, delle opportunità di carriera, della formazione nonché in termini di work life balance, e come possono dimostrarlo», spiega. Sulla base delle informazioni raccolte, viene poi assegnata la certificazione. Quest’anno solo 19 imprese svizzere hanno ricevuto il marchio di qualità. Sale la pressione sulle grandi aziende – Le esigenze dei candidati ben qualificati sono generalmente aumentate, osserva Utter: «Chi parla con i giovani professionisti non può limitarsi a rispondere alla domanda sulla retribuzione.» Oggi, ad esempio, il tema dell’equilibrio fra lavoro e vita privata si affronta di norma già prima di prendere servizio. In materia di benefit secondari è gradito il cosiddetto modello «self-service»: in questo caso i vari servizi vengono proposti in base a un sistema a punti. I collaboratori possono scegliere e quindi decidere autonomamente se preferiscono un telefono aziendale, un’auto aziendale o l’iscrizione a un fitness club. Nella competizione per accaparrarsi i migliori professionisti, le grandi aziende hanno tendenzialmente le carte migliori, poiché offrono opportunità di sviluppo in un contesto internazionale. «Le medie imprese recuperano tuttavia terreno con creatività e approcci innovativi», osserva Utter. Così alcune arrivano a prestare personale qualificato per un certo periodo a partner o fornitori, affinché i dipendenti possano fare esperienza in un ambiente diverso. In questo modo anche le medie imprese possono offrire percorsi di carriera solitamente riservati alle grandi aziende.
Ognuno pensa solo per sé!
Boris Schneider
›5 punti sull’employer branding
1. Un marchio efficace del datore di lavoro non può essere sviluppato indipendentemente dal brand complessivo dell’azienda. L’employer branding dev’essere un tema centrale della comunicazione aziendale. 2. Innanzitutto bisogna definire quali valori autentici l’azienda intende trasmettere al mercato del lavoro con il proprio employer brand. L’obiettivo dev’essere il posizionamento con una genuina originalità. 3. Domande importanti sono: Quali collaboratori servono all’azienda e con quali qualifiche? In quali segmenti del mercato del lavoro si trovano queste persone? Quali sono le richieste e aspettative dei candidati nei confronti del datore di lavoro? 4. Il «Community Marketing» diviene importante anche nel mercato del lavoro: le aziende devono usare più efficientemente i canali di comunicazione con cui raggiungono i segmenti di mercato del lavoro, siano essi i tradizionali annunci o i social media. 5. Internet crea trasparenza, ma a volte è un giocattolo per dipendenti frustrati. Le aziende dovrebbero consultare regolarmente le recensioni sui portali Internet e, se necessario, rettificare quelle scorrette o diffamatorie con argomenti oggettivi. .
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Il posizionamento dell’azienda come datore di lavoro allettante è un’operazione di comunicazione strategica. I seguenti punti vanno considerati nel processo di employer branding:
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Tendenze
Autostrada
dei dati per processi mobili Con alte velocità di trasmissione e tempi di latenza brevissimi, la quarta generazione di telefonia mobile LTE apre la strada anche ad applicazioni business mobili esigenti. Entro fine 2013, gran parte della popolazione svizzera potrà fruire della telefonia mobile veloce. Dopo l’UMTS, sta per partire l’LTE (Long-Term Evolution), la quarta generazione di telefonia mobile (4G). Essa è destinata a lungo termine a placare la fame irrefrenabile di banda larga mobile che pervade aziende e privati. E tale bisogno è notevole: secondo le stime attuali, il traffico dati mobile annuale aumenterà entro il 2016 di diciotto volte, balzando a 130 exabyte (130 miliardi di gigabyte). «Responsabili di questa crescita esorbitante sono il forte aumento di terminali e applicazioni ad alte prestazioni, tariffe dati sempre più interessanti e, non da ultimo, la crescente popolarità dei servizi cloud mobili», spiega Florian Waefler, Head of Business Networks and Mobility presso Swisscom. Grandi numeri di utenti e alte velocità di trasmissione dati – Rispetto ai suoi predecessori, la 4G è specificamente progettata per grandi numeri di utenti e pertanto non dovrebbe affatto presentare problemi di limiti di capacità. Trasforma inoltre l’odierna strada extraurbana UMTS in un’autentica autostrada per il traffico dati mobile: già nella prima fase di attuazione, si raggiungeranno velocità lorde di trasmissione fino a max. 100 Mbit/s in downlink e max. 50 Mbit/s in uplink, che sono persino superiori alle velocità delle odierne reti di
Nel brivido della velocità mobile Dal lancio del GSM 20 anni fa, le velocità di trasmissione dati della rete mobile sono aumentate di oltre 10 000 volte. Il tempo di latenza è stato ridotto a meno di 1/100.
300 MB
200 MB
100 MB
0 Tecnologia GSM Download 9.6 Kbit/s Applicazione SMS
GPRS 256 Kbit/s MMS
UMTS 384 Kbit/s Videotelefonia
HSPA 14.4 Mbit/s Unified Messaging
HSPA + 84 Mbit/s Telepresenza
LTE 326 Mbit/s Video HD in tempo reale
telefonia fissa DSL (Digital Subscriber Line). Lo stadio finale promette addirittura fino a 326 Mbit/s (downstream) e fino a 170 Mbit/s (upstream). La maggiore velocità è resa possibile fra l’altro da larghezze di banda di canale flessibili e da una suddivisione molto fine dei segnali portanti. Un altro importante vantaggio è dato dai brevissimi tempi di latenza: se con l’UMTS trascorrono ancora circa 70 millisecondi perché un sito web risponda a un input, con la 4G in condizioni ideali saranno meno di 10 millisecondi. «I brevi tempi di latenza e la velocità della 4G rivoluzionano l’esperienza dell’utente. Spianano la strada a servizi mobili in tempo reale e quindi anche ad applicazioni aziendali esigenti», spiega Waefler. «I dipendenti mobili possono finalmente utilizzare senza problemi, mentre sono in viaggio, quelle applicazioni che finora erano accessibili solo in modalità fissa.» L’accesso ad applicazioni complesse e affamate di larghezza di banda è praticamente istantaneo. La 4G diverrà quindi un fattore cruciale per le applicazioni cloud mobili. «La telefonia mobile veloce aiuterà le aziende ad accelerare e ottimizzare i propri processi mobili, o semplicemente a rendere mobili processi che ancora non lo sono», afferma Waefler. Cooperazione, ispezione e consulenza – Lo streaming mobile di video HD e il rapido accesso anche a file voluminosi aprono nuove opportunità in quasi tutti i settori: nelle vendite, ad esempio, diventa possibile interpellare esperti tramite video; nell’edilizia i progettisti in cantiere possono discutere con lo studio di architettura sulla base di riprese video in tempo reale e modelli 3D; consulenti e manager possono partecipare a videoconferenze HD anche in viaggio o ancora è possibile ispezionare nel dettaglio i problemi di un impianto di produzione mediante video ad alta risoluzione. Un altro campo di applicazione è il collegamento in rete di sedi remote. Sebbene la 4G richieda un nuovo hardware in trasmissione e in ricezione, l’introduzione procederà speditamente in tutto il mondo: se all’inizio del 2011 a livello mondiale erano installate solo 15 reti commerciali 4G in 11 Paesi, secondo l’associazione di categoria Global Mobile Suppliers Association (GSA) alla fine dell’anno saranno oltre 150 le reti sparse in circa 65 Paesi. Secondo la GSA, in tutto il mondo sono già disponibili molti dispositivi 4G compatibili, tra cui numerosi smart-
«Con la 4G, i collaboratori mobili possono utilizzare anche applicazioni complesse che finora erano accessibili solo in modalità fissa», spiega Florian Waefler, Head of Business Networks and Mobility presso Swisscom.
Coesistenza a lungo termine con UMTS – È chiaro che il 4G coesisterà ancora a lungo con i suoi predecessori GSM e UMTS. Uno dei motivi è che le reti e i dispositivi 4G di oggi sono concepiti esclusivamente per il traffico dati, mentre ancora nessun servizio vocale è implementato tramite LTE. Tali servizi saranno in futuro espletati tramite VoLTE (Voice over LTE). «Qui la standardizzazione non è ancora conclusa, e anche in termini di roaming sussistono problematiche aperte», spiega Waefler. Gli utenti il 4G non dovranno tuttavia rinunciare a telefonare. A ciò provvederà un procedimento chiamato Circuit-Switched Fallback, che ricommuta automaticamente la connessione per una chiamata telefonica sulla tecnologia 3G o 2G. Con l’LTE, lo sviluppo dell’autostrada del traffico dati mobile è tutt’altro che concluso. Sotto forma di LTEAdvanced è già in corso a livello mondiale un’estensione, che per la prima volta infrangerà la barriera dell’1 Gbit/s. Le prime prove sul campo sono già state completate. Claudia Bardola
garantire la massima ›«Possiamo performance end-to-end» Florian Waefler, Head of Business Networks and Mobility presso Swisscom, spiega come Swisscom porta avanti lo sviluppo dell’autostrada dei dati mobile e quale valore aggiunto possono attendersi gli utenti business. Attualmente il traffico dati mobile in Svizzera raddoppia ogni 16 mesi. Come può Swisscom prevenire i limiti di capacità? Già a inizio anno abbiamo cominciato a modernizzare totalmente la nostra rete di telefonia mobile. Si tratta da un lato di dotare di nuovo hardware e software i circa 6000 ripetitori di telefonia mobile, di collegarli a veloci cavi a fibre ottiche e predisporre la rapida introduzione della 4G sotto forma di LTE. Dall’altro sarà presto portato a termine capillarmente l’aumento della velocità HSDPA fino a 42 Mbit/s. Così la nostra rete sarà pronta per il futuro. Che ruolo hanno in questo contesto le ulteriori frequenze per telefonia mobile che Swisscom si è aggiudicata lo scorso febbraio? Nell’ambito dell’appalto dell’Ufficio federale delle comunicazioni siamo riusciti ad aggiudicarci un buon 42% di tutte le bande di frequenza disponibili per la telefonia mobile. Abbiamo così più che raddoppiato la nostra gamma di frequenze. Quali specifici valori aggiunti può offrire Swisscom ai clienti business? Grazie alla combinazione di 3G e 4G con la nostra ampia gamma di servizi cloud, siamo l’unico operatore end-to-end in Svizzera. Possiamo così garantire la massima performance senza soluzione di continuità dai servizi forniti centralmente a tutti i terminali mobili e fissi degli utenti.
Tutti i dispositivi attuali 4G Per informazioni sugli ultimi dispositivi 4G compatibili e sugli abbonamenti adatti consultare il sito www.swisscom.ch/4G-business
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phone. Una mezza dozzina di questi sarà reperibile entro la fine dell’anno anche in Svizzera (vedi il riferimento online). Oltre chiavette USB, nel nostro Paese viene già offerta anche una serie di tablet. A differenza della vicina Germania, dove la 4G è utilizzata anzitutto per la connessione ad alta velocità nelle regioni mal servite, in Svizzera è prioritario il potenziamento della rete nelle aree metropolitane. Dopo opportuni progetti pilota in 7 zone turistiche, a metà anno Swisscom ha già ampiamente interconnesso Berna e Zurigo ed entro fine 2012 si aggiungeranno altre 10 città. Un anno dopo, gran parte della popolazione potrà utilizzare la rete 4G di Swisscom. L’introduzione capillare sarà conclusa negli anni successivi.
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Applicazioni pratiche
La rete in-house
esce di casa
La rete locale (LAN) è il pilastro di tutte le attività ICT aziendali. La sua gestione è un compito di routine facilmente esternalizzabile. Un innovativo e flessibile modello di prezzo e assistenza risparmia investimenti e risorse.
La giornata di lavoro ha inizio e subito arrivano le prime arrabbiature. Il PC non si collega a Internet, le mail non arrivano e anche il telefono è morto. Evidentemente c’è di nuovo un worm nella rete ICT interna. Questa situazione vi è familiare? Allora saprete per esperienza che senza ICT l’attività commerciale si arresta. Le aziende di qualsiasi ramo e dimensione dipendono interamente dall’informatica – dal sistema di cassa alla soluzione commerciale centrale fino allo shop online. Anche per la comunicazione e il lavoro in team, oltre al classico telefono, sono sempre più utilizzate applicazioni di instant messaging, videochat, social media e piattaforme per la collaborazione, indipendentemente dal fatto che gli utenti si trovino in ufficio, in homeoffice o in viaggio. Fondamentale ma non un fattore chiave – Pilastro di tutte queste tecnologie è un’affidabile rete in-
house (LAN). Non appena sono collegate in rete due o tre postazioni di lavoro, è indispensabile una gestione competente. Nonostante tale importanza basilare, il monitoraggio e l’eliminazione dei guasti nella rete aziendale solo in pochissimi casi rientrano nei compiti chiave di un’azienda. In genere sono considerati una routine fastidiosa. Queste attività, tuttavia, non necessariamente devono essere eseguite da risorse interne. Trattandosi di una mansione chiaramente definita sul piano tecnico e facilmente delimitabile dal resto dell’ICT, la gestione LAN è ideale per l’esternalizzazione a un provider di servizi specializzato. Assistenza garantita con semplice modello tariffario – Con la nuova offerta LAN Management flex, Swisscom ha creato un Managed Service che comprende tutti gli aspetti: dalla concezione, installazione e messa in servizio della rete LAN fino al monito-
Passaggio a flex Richiedete subito una consulenza individuale sul modello LAN Management flex sul sito www.swisscom.ch/flex
In ascensore con
Jürg Bloch, CIO Manor AG
«È esemplare il modello tariffario con un prezzo fisso di 6 franchi a porta.»
Tecnologia ultramoderna senza investimenti – Grazie alla partnership tecnologica con HP, LAN Management flex è sempre allo stato dell’arte. Gigabit Ethernet e Power Over Ethernet (PoE+) sono indispensabili e gli esperti di Swisscom concepiscono la LAN fin dall’inizio in modo che soddisfi anche i requisiti futuri. Se ad esempio vengono introdotti strumenti di videoconferenza o moderni tool di collaborazione, la rete cresce dinamicamente in parallelo. Grazie a questa flessibilità, LAN Management flex è una base ideale per altri Managed Service come Managed Communications & Collaboration (MCC). I vantaggi principali per le aziende utenti: con il Managed Service non servono investimenti in valutazione e approvvigionamento dell’infrastruttura di rete e i costi per il funzionamento e il supporto tecnico sono chiaramente preventivabili. Gli specialisti interni vengono sgravati da attività di routine e possono concentrarsi sulle proprie mansioni chiave. Ciò agevola ulteriormente l’azienda dato che il mercato del lavoro degli operatori di rete è uno dei più prosciugati dell’intero settore ICT. Urs Binder
iPhone, smartphone Android, Blackberry o un normalissimo cellulare: cosa preferisce? L’iPhone. In combinazione con il mio iPad e un software di virtualizzazione è il mio ufficio mobile. A quale applicazione smartphone non vorrebbe mai rinunciare? Alle mie varie app di meteo, news e borsa che mi dicono se il mondo sta andando bene o male. Aspetti non proprio secondari per il commercio al dettaglio. Quando ha comprato il suo primo computer e di che apparecchio si trattava? 30 anni fa – un Commodore 64. Come si guadagnava allora da vivere? Ero responsabile di filiale presso una catena di articoli multimediali. Quando è stata l’ultima volta che è rimasto un giorno intero senza cellulare e Internet? È stato circa cinque anni fa durante un viaggio in Marocco. A essere sinceri, mi sento a disagio quando sono offline. Social network: utente entusiasta o detrattore? Da privato utilizzo moltissimo Facebook o WhatsApp, su cui spesso si svolge l’organizzazione della nostra famiglia. A livello professionale i social media possono però diventare fastidiosi – soprattutto se si è responsabili di un budget... Da cosa si riconosce la sua scrivania? In genere è vuota e perfettamente in ordine, dato che lavoro senza supporti cartacei e ho tutto con me in formato elettronico. Come descriverebbe il suo stile manageriale? Lo adatto alla situazione per far sì che il mio interlocutore sia sempre in grado di svolgere le proprie mansioni in modo ottimale. Quali softskill apprezza maggiormente nei collaboratori? Cordialità, competenza e attenzione alla qualità. Se dovesse scegliere un’altra professione, quale sarebbe il lavoro dei suoi sogni? La fotografia è la mia passione. Potrei anche immaginare di trasformarla in un lavoro. A chi dovremmo porre queste domande e perché? Al comico Massimo Rocchi; dalle risposte a queste domande potrebbe nascere un programma di prima serata.
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raggio, inclusi il supporto tecnico e l’eliminazione guasti rapida e professionale. Anche l’intero hardware di rete è parte integrante dell’offerta. La disponibilità è garantita da un rigoroso Service Level Agreement (SLA). Unitamente al LAN-Interconnect Service, lo stesso SLA include anche il tratto WAN. La differenza fondamentale rispetto ad offerte analoghe è nell’esemplare modello tariffario: Swisscom offre il servizio a un prezzo fisso di sei franchi per porta al mese, conteggiando solo i collegamenti effettivamente utilizzati. Daniel Daniel Müller Müller, responsabile dei servizi di LAN Management per Swisscom, dichiara: «L’esperienza dimostra che per ogni collaboratore servono circa tre porte. LAN Management flex è conveniente già per 3-4 collaboratori per sede, ossia a partire da circa dieci porte, ed è adatto sia alle aziende con una grande rete di filiali, sia alle piccole e medie imprese con un’unica sede.»
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Apparecchi
I test
di Wolf Viaggio nell’automisurazione con smartphone e sensori
Ho seguito i miei passi, mi sono punto un dito, ho dormito con fasce di sensori intorno alla testa e ho sudato con cardiofrequenzimetri. In breve, ho cercato di quantificarmi. Alcune attività sono state molto interessanti, altre faticose, affascinanti o fastidiose, ma in ogni caso posso dire: l’impiego massiccio di sensori mi ha permesso di conoscermi meglio. Per esempio, finalmente so il mio peso. Non perché finora non avessi una bilancia, ma semplicemente perché non era così sofisticata da trasmettere senza fili i dati al mio profilo e da disegnare fantastiche curve.
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Il quadro strumenti delle mie attività – Ora però mi metto scalzo sul tappetino high-tech di Fitbit, che non si limita a pesarmi, ma mi riconosce automaticamente (importante quando più membri della famiglia utilizzano il dispositivo), determina la percentuale di grasso corporeo e invia i risultati tramite W-LAN al mio profilo, che posso richiamare mediante browser o iPhone. Un grafico mi consente di vedere quanto mi discosto dal mio obiettivo di peso. Il dashboard, ossia il quadro strumenti delle mie attività, è anche in grado di dirmi quanto ho camminato e quante scale ho salito. Questi dati vengono registrati automaticamente quando utilizzo il sensore di movimento dello stesso produttore. Posso tuttavia inserire anche i dati di sensori totalmente diversi: polso, pressione arteriosa, glicemia, attività e comportamento del sonno. Posso inoltre registrare quello che ho mangiato e bevuto, o come mi sento.
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Scomoda fascia in testa – Il mio comportamento del sonno è per fortuna registrato automaticamente dalla fascia di sensori che ho sulla fronte. È piuttosto interessante sapere quante volte ci si sveglia durante la notte, quanto tempo si impiega ad addormentarsi dopo essersi coricati o per quanto tempo si è dormito profondamente. Ma è un po’ scomodo portare a tal fine una fascia in testa e riuscire a tenerla in posizione con il sonno agitato. Anche l’attività legata al mangiare era
un po’ difficoltosa. A un certo momento ho iniziato a mangiare solo ciò che trovavo nella lista. La misurazione della pressione arteriosa è al contrario semplicissima: basta collegare l’iPhone al dispositivo, applicare il bracciale e stringere. Quindi si preme il pulsante di avvio, si sente un po’ pompare e subito sono visualizzati i risultati sul display. Misurare il polso è invece più difficoltoso: danno i nervi i caratteri minuscoli utilizzati dall’app e il collegamento Bluetooth costantemente necessario, ed è irritante che il dispositivo si inserisca nella stazione di carica anche al contrario. Ogni tanto tutto ciò mi faceva perdere la motivazione. Infine il mio crosstrainer fornisce anche i dati del polso e non fa continuamente i capricci con l’iPhone. Stato d’animo e ammirazione in cifre – Non solo peso, movimento, pressione arteriosa, glicemia e polso possono essere rilevati con semplicità da sensori. Anche le abitudini, i comportamenti d’acquisto e gli stati d’animo sono rilevabili con le app. E naturalmente la quantificazione non si ferma neppure davanti ai social network: «GramPro» mi indica quanti follower ho acquisito o perso su Instagram, e quante volte hanno apprezzato o anche commentato le mie foto. L’app indica anche se l’ammirazione è unilaterale o reciproca. E quante immagini ciascuno posta per settimana, come sono valutate e quindi se vale la pena seguire questa persona. Analisi analoga fa «Birdbrain» con Twitter. Qui vedo quando e quanti follower ho acquisito e quando li ho ripersi, e se le persone che io seguo viceversa mi ritengono degno di essere seguito. Durata solo con tanta disciplina – Il risultato delle mie esperienze di automisurazione mediante sensori? Da un lato, è affascinante ottenere dati così precisi su se stessi. Dall’altro si riesce ad effettuare il rilevamento a lungo termine solo se l’operazione è di per sé semplice o se è importante per la salute. Salire su una bilancia, allacciarsi un sensore di movimento alla cintura o applicare lo sfigmomanometro sono operazioni ancora facili. Ma pungersi continuamente le dita, pesare gli alimenti e convertirli in calorie, oppure mettersi ogni notte una fascia di sensori sulla fronte, questo richiede disciplina. Peter Wolf è redattore per la pagina tecnologica di varie pubblicazioni e trend scout presso la e-research AG.
Sensori utilizzati: – Sensore di movimento «Fitbit Ultra» – Bilancia W-LAN Fitbit «Aria» – «iHealth Blood Pressure Dock» – «iBG Star» per la misurazione della glicemia – «Zeo Sleep Manager» – Cardiofrequenzimetro «Scosche myTrek» App utilizzate: – «Birdbrain» per l’analisi Twitter – «GramPro» per Instagram – «MoodPanda» per il rilevamento del proprio stato d’animo e il confronto con la media mondiale.
Trend scout
Il robot al posto mio Grazie ai robot sostitutivi possiamo essere presenti senza esserci di persona – in azienda, a scuola e ora con gli smartphone-bot anche a casa.
L’Avatar fisico in ufficio... Al momento suscitano grande entusiasmo soprattutto i due «Avatar» dei produttori americani Anybots e VGo Communications. Sia l’Anybot QB, sia il VGo sono al momento in uso presso ospedali, scuole e uffici. Entrambi sono telecomandabili da qualsiasi PC o Mac tramite browser web e si spostano esattamente dove serve: al letto di degenza, nella sala conferenze o nell’aula scolastica. Sono alti come un adulto medio, per cui la comunicazione può avvenire ad «altezza occhi» o più precisamente ad altezza telecamera e display. A fronte dei prezzi non proprio economici (a partire da 10 000 dollari per l’Anybot QB e da 6000 dollari per il VGo) viene spontaneo chiedersi se una normale sala riunioni per videoconferenze e un notebook portatile per uso mobile non possano soddisfare la stessa esigenza a costi inferiori. Tuttavia, così si trascura il vantaggio decisivo dei tele-
bot: le sale per videoconferenze sono letteralmente statiche e i notebook devono essere trasportati da qualcuno, il che richiede ulteriori tempi di lavoro e costi. Inoltre l’esperienza insegna ad esempio che, al termine di una conferenza, i colloqui più interessanti avvengono in corridoio o alla macchinetta del caffè. Per i sostituti telecomandati è un gioco da ragazzi partecipare a queste importanti discussioni informali – almeno finché durano le batterie. ...e nell’intimità di casa – Anche se i campi di applicazione dei telebot si limitano prevalentemente a ospedali, scuole e uffici, non ci sono limiti all’espansione del loro raggio d’azione – ad esempio per ispezioni e consulenze nell’industria manifatturiera o per i controlli medici di persone anziane a domicilio. Naturalmente è tutta una questione di prezzo. Attualmente numerose start-up si stanno scervellando per ideare robot economici per applicazioni domestiche. Così il dolce Botiful, creato da Claire Delaunay nell’ambito di un progetto kick-starter, è espressamente specializzato in babysitting. Dispone di una porta per smartphone Android e viene comandato a distanza tramite Skype. Botiful sta ultimando la fase di progettazione e dovrebbe costare circa 200 dollari. Sono in atto sperimentazioni anche con Lego. Sulla base dei kit robotici Lego Mindstorms 2.0, il NXTAVATAR funziona analogamente a Botiful, ossia tramite smartphone e Skype. Fedeltà o no al reale – Tutti questi sviluppi, allo stato attuale delle cose, suscitano ancora scetticismo e diffidenza. Ma non illudiamoci: i robot stanno arrivando sul serio. L’unica domanda da porsi riguardo ai telebot è al massimo quanto questi androidi saranno «fedeli alla realtà». Nel prossimo futuro avranno sembianze sempre più umane e si muoveranno come l’uomo oppure saranno
chiaramente riconoscibili come apparecchi con funzioni di consulenza e supporto? Presumibilmente lo sviluppo andrà in entrambe le direzioni: a seconda della destinazione d’uso si preferirà una variante oppure l’altra. Con Kinect e il pensiero – Per quanto riguarda la modalità di comando potrebbe essere interessante valutare come integrare, ad esempio, la tecnologia a sensori 3D Kinect di Microsoft o se il controllo possa addirittura avvenire con la forza del pensiero. I ricercatori dell’Istituto nazionale giapponese di scienza e tecnologia industriale avanzata sono recentemente riusciti a comandare a distanza un robot tramite la sola attività cerebrale con l’ausilio della tomografia funzionale a risonanza magnetica. Naturalmente è un’utopia avveniristica – ma del resto il futuro è già iniziato. Beat Hochuli è giornalista ICT freelance e vive a Kota Kinabalu in Malesia.
Robot di telepresenza sul web www.anybots.com www.vgocom.com www.nxtavatar.com
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Dopo aver realizzato il sogno di volare in diverse modalità, sorge ora una domanda: qual è la cosa che più desidera la gente? Proprio così: tutti noi vogliamo essere contemporaneamente in posti diversi. La soluzione ottimale sarebbe naturalmente il teletrasporto istantaneo alla Star Trek – probabilmente impossibile. La seconda soluzione non solo è possibile, ma è già una realtà: essere in un luogo e al tempo stesso altrove sotto forma di un robot di telepresenza. Il mio sostituto fisico e mobile è in grado di vedere, sentire, parlare ed essere visto: «io» ci sono. Bisogna ammettere che i modelli attualmente disponibili sono ancora un po’ limitati in termini di raggio d’azione e possibilità di movimentazione. Ma nei prossimi anni tutto questo cambierà rapidamente. Una volta che si diffonderanno le molteplici potenzialità di questi «telebot», sarà un’evoluzione inarrestabile.
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In breve
Global Playing Uno studio svela il grado di collaborazione globale delle imprese svizzere operanti a livello internazionale. Avete mai pensato di semplificare le vostre procedure di business internazionali con le odierne possibilità offerte dalla tecnologia? In quale caso è meglio una videoconferenza invece di un colloquio personale? Si possono raggiungere obiettivi di risparmio? E conta investire nella formazione? Risposte pratiche sono fornite da un progetto di ricerca internazionale sull’utilizzo delle moderne soluzioni di comunicazione e collaborazione, condotto da iimt (International Institute of Management in Technology) dell’Università di Friburgo in collaborazione con Swisscom. I risultati possono offrire ispirazione e nuovi orizzonti in materia di progetti alle imprese interessate. Ulteriori informazioni su www.swisscom.ch/globalstudy
« Dalla regione, per la regione» La domanda di servizi cloud, e quindi i requisiti di sicurezza dei dati, sono in rapida crescita. Un’ulteriore offerta di «Dynamic Computing Services» consentirà ora l’archiviazione dei dati esclusivamente in Svizzera. Secondo la MSM Research 2012, oltre la metà di tutti i responsabili IT svizzeri pensano di attingere in futuro a servizi di server e data center dalla nuvola. L’obiettivo è chiaro: costi inferiori grazie a un minore dispendio e alla massima flessibilità in azienda. Il numero di servizi cloud internazionali si è moltiplicato negli ultimi anni. Con una nuova offerta di data center virtuali (Dynamic Datacenter), Swisscom vuole ora colmare una lacuna per quei clienti che non intendono scendere a compromessi in tema di sicurezza e tutela dei dati: tutti i dati saranno archiviati esclusivamente in Svizzera. Integrata nelle soluzioni di connettività esistenti, questa soluzione nazionale offre inoltre la più alta disponibilità end-to-end. L’intervista con esperti approfondisce la «nuvola svizzera» e l’intera offerta cloud di Swisscom: www.swisscom.ch/dialogue-cloud
Novità nella rete
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Arena dedicata all’ambiente
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La «Umweltarena» di Spreitenbach vuole far sperimentare dal vivo alcune idee per una vita più sostenibile. Qui scoprirete tutti gli aspetti di una comunicazione ecologica. Costruire una casa sostenibile, ristrutturare un’abitazione in termini di efficienza energetica, acquistare un’auto ecocompatibile o semplicemente mangiare sano? Risposte e soluzioni si trovano al primo Centro per il consumo sostenibile a Spreitenbach. Swisscom c’è: in veste di partner espositivo, vi accompagniamo in un viaggio attraverso le opportunità tecnologiche della comunicazione verde. Così scoprirete tra l’altro come gestire gli elettrodomestici, risparmiando energia e denaro. www.umweltarena.ch
Fine novembre 2012 un nuovo sito web pone le basi per la massiccia espansione pianificata degli Swisscom Online Services. Leggere messaggi personali, trovare velocemente le giuste soluzioni, autogestire fatture, contratti o report e ottenere rapida assistenza: ci stiamo lavorando! A fine novembre, il sito web di Swisscom Grandi Aziende appare in una nuova veste. Depurato, ringiovanito e: Internet ed extranet, ossia l’area «self-service» per i clienti, sono già state riunite. Attendiamo con piacere i vostri commenti. www.swisscom.ch/grandiaziende
Insieme con la whiteboard Da macchina a macchina A breve la rete di telefonia mobile metterà in comunicazione più macchine che persone. Il Centro di competenza M2M accompagna le imprese nell’«Internet delle Cose». La macchina del caffè riordina automaticamente i chicchi, il contatore della corrente segnala autonomamente il proprio stato alla centrale, il pacemaker fa scattare l’allarme in caso di malfunzionamento: la comunicazione «Machine-to-Machine» (M2M) offre possibilità quasi illimitate. Mediante una scheda SIM i dispositivi vengono richiamati in vita e collegati a sistemi globali. La cosiddetta «Internet delle Cose» deve contribuire a ottimizzare processi e costi. Secondo alcuni studi, le imprese svizzere intravedono in questo sviluppo un elevato potenziale – nel Centre of Competence M2M di Swisscom troverete ora un’offerta completa su temi come gestione flotte, metrologia o Mobile Payment: dalla concezione e pianificazione fino alla realizzazione e al supporto. www.swisscom.ch/m2m
Quant’è verde il business in Svizzera? In un sondaggio online, quasi 500 aziende hanno fatto outing sulla propria sensibilità per tematiche ambientali e sull’utilizzo di ICT verdi. È la prima volta che si raccolgono dati dettagliati sull’uso di tecnologie ecocompatibili nelle aziende svizzere. Sono state intervistate PMI e grandi imprese. Lo studio è stato realizzato da Swisscom in collaborazione con l’Università di San Gallo. I risultati forniscono tra l’altro valori indicativi sull’approccio strategico a temi ambientali, sull’importanza di ICT verdi in azienda o sul significato dell’immagine green in partnership commerciali. Ulteriori informazioni su www.swisscom.ch/green-ict
dialogue online dialogue vi informa regolarmente anche online su temi relativi a comunicazione, tendenze ICT, prodotti e soluzioni. La nostra piattaforma Internet vi offre notizie aggiuntive, relazioni pratiche, test di dispositivi e articoli di sfondo. Potete abbonarvi alla rivista e alla business newsletter in formato elettronico, commentare gli articoli e discutere con gli esperti sui blog in relazione agli sviluppi attuali. www.swisscom.ch/dialogue-news
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Un nuovo servizio trasforma la lavagna interattiva di Hitachi in collaboration tool – il primo nel suo genere al mondo. È raro che un progetto non sia elaborato in team, analizzato criticamente e ulteriormente sviluppato. Sempre più spesso non solo fuori sede, ma anche oltre i confini nazionali. Al contempo cicli di innovazione e di go-to-market sempre più brevi non consentono di perdere troppo tempo con discussioni e iter di approvazione lunghi. In questo quadro il «Collaboration Whiteboard Service» sviluppato da Swisscom offre una soluzione ideale per lo sviluppo congiunto di contenuti nei meeting, per dibattiti e sessioni di feedback: con accesso in tempo reale di tutti gli interessati agli stessi documenti e strumenti. Il servizio è integrato in Lync ed Exchange. www.swisscom.ch/ collaborationwhiteboard
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D’ora in poi nessun impegno per la vostra LAN. Bella: con soli 6 CHF per porta al mese, la vostra LAN è pronta per il futuro. E anche snella: con LAN Management flex vi risparmiate gli investimenti e pagate solo ciò che vi serve. Gestione e assistenza da parte di Swisscom incluse. Snellitevi ora: www.swisscom.ch/flex