Qui Bergamo n.ro 295

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BERGAMO

MAGAZINE

CMP BERGAMO

SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE - EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO

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Cover Story

Luana Piazzalunga, Giuseppe Castagneto e il figlio Mattia. Il gruppo Piazzalunga protagonista anche in Trentino Alto Adige Ph. Devid Rotasperti

Enrico Ricci. Un prefetto da incorniciare Galà in rosa per Fondazione Veronesi Giuseppe Remuzzi: Nutrire la salute Francesco Geneletti: Amico Commercialista Gioielleria Torelli ritorna a Bergamo Il miracolo della San Francesco Apres Dampierre soulement l’ennui 30° per Bonaldi Motorsport Gualini spa che veste i palazzi del mondo Spazio salute: Studio Medici Associati Dr. E.Armellini - Dr. O.Valsecchi - Dr. R.Brambilla Le Vetrine di Natale a Bergamo Progetto Rocco il convegno sui risultati Telavevodetto. storia d’amore di mare e di libertà Silvia Shamsia Hassani: Sui muri di kabul Silvia Beltrami: Lost in Translation


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Babbo Natale, fai sparire il trenino da Boccaleone Parliamo del progetto di RFI per il raddoppio dei binari che attraversano la città nel quartiere di Boccaleone e la costruzione della nuova linea che raggiungerà lo scalo di Orio passando per la Fiera. Da una parte una estesa lobby economico finanziaria con matrici politiche trasversali, dall’altra i cittadini che vivono a ridosso della linea ferroviaria. È un Natale bellissimo per tutto quello che questa amministrazione sta facendo per farci dimenticare il recente passato e farci ritrovare la voglia di vivere, di uscire dalla bolla, come dice il video promo della Capitale della Cultura. Quelli che vivono nel quartiere di Boccaleone però sotto l’albero non hanno trovato il trenino di legno ma quello vero. Infatti, è stato approvato il progetto del raddoppio della linea tra Bergamo e Seriate e la realizzazione della nuova tratta che raggiungerà l’Aeroporto passando dalla Fiera. Gli interessi economici di un territorio vastissimo premono da tempo per realizzare il collegamento ferroviario con Orio e, tutto sommato, valutati i vantaggi, bisogna convenire che servirà a tutti e tutti saranno contenti di poterlo utilizzzare. Anche per la riduzione del traffico di auto e bus da e per Orio. Su questo sono concordi anche gli abitanti di Boccaleone che, come mai visto prima, hanno dato incarico ad alcuni professionisti di studiare progetti che non aggravassero la già pesante collocazione del quartiere, tra tangenziale, ferrovia e fiera. Dopo la prima ipotesi di RFI di piazzarealtissime barriere fonoassorbenti, arrivare a raso alla Fiera e poi, con un ponte, scavalcare via Lunga, per giungere all’aerostazione, sono state proposte soluzioni alternative da parte del comitato di quartiere che, in sintesi, prevedevano di interrare la linea (anche quella esistente) e ricucire alla città il quartiere con giardini e piste ciclabili senza passaggi a livello o pericolosi tunnel. Progetti circostanziati e realizzabili, come in altre situazioni (vedi Taranto) dove RFI ha realizzato opere ben più impegnative di quelle richieste dalla gente di Boccaleone, considerati però troppo impegnativi, per i lunghi tempi di realizzazione, e più costosi del badget stanziato. Quindi si tratta solo di tempo e di quattrini? Parliamone. I lavori proposti in alternativa porterebbero via, se ben organizzati poco tempo in più. Soldi? Qui c’è uno degli inghippi della vicenda. L’opera, per poter ricevere i finanziamenti destinati alle Olimpiadi Milano-Cortina 2025, deve essere realizzata in tempo anche perchè, gli organizzatori, contano sul collegamento con Orio, così come gli operatori economici legati al turismo. In altri paesi opere simili vengano realizzate in tempi rapidissimi e, senza tirare in ballo gli incredibili costruttori cinesi, penso che se si desse in mano la questione ad un consorzio di specialisti, e noi a Bergamo ne abbiamo tanti, tutto quanto si potrebbe fare nei tempi previsti. Se non ne siamo capaci, beh allora appaltiamo i lavori ai cinesi…

“Ai lettori, ai collaboratori, agli amici inserzionisti, auguriamo un nuovo anno di felicità e di cultura”

Sarebbe una scelta coraggiosa, una sfida da vincere per riavere un quartiere vivibile che non si trasformi in un ghetto da dove scapperanno tutti quelli che lo abitano adesso… Nessuno degli schieramenti politici ha fatto un gran che per ascoltare la voce della gente di quella periferia a causa di una strana combinazione che vede tutti zitti e allineati. Gli unici che avrebbero potuto cavalcare la protesta che si è alzata in questi mesi, potevano essere quelli della Lega, ma questa decisione è stata presa dalla Regione dove comanda la Lega e dove l’assessore ai Trasporti è della Lega. Lei e solo lei, la sig.ra Claudia Terzi di Dalmine, dovrebbe metterci una pezza e trovare il modo di non voltare le spalle a questo problema. Anche perché, non avendo aderenze politiche, la protesta potrebbe prendere altre strade e diventare perniciosa per l’immagine che Bergamo si vuole dare nel 2023. Le opere potrebbero venire ostacolate, vedi Val di Susa, suscitare raduni e manifestazioni, per nulla edificanti né utili. Ci sono in giro movimenti ambientalisti che si incollano sulle strade. Chiedo a Babbo Natale di fare in modo che le grandi aziende che costruiscono mirabolanti palazzi in ogni angolo di Bergamo, si mettano intorno ad un tavolo per trovare il modo di far passare quel treno sotto terra, e in tempo per le benedette Olimpiadi, che tutti desideriamo si svolgano nel migliore dei modi, che siano un grande successo e che portino tanti turisti da queste parti. A chi ha fatto tanto in questi anni per migliorare le condizioni di vita dei bergamaschi con visibili successi su molti fronti, si chiede un grande impegno per non abbandonare il quartiere di Boccaleone al suo destino ma, con uno sforzo di cui Bergamo sa essere capace quando vuole, bisogna impedire che subisca un colpo mortale dall’attraversamento della doppia lina ferroviaria e del treno per Orio. Treno sì e sempre sì ma non così. (V.E.Filì che insiste a credere a Babbo Natale) 1


DAL 3 AL 24 DICEMBRE

EVERMORE: LA MOSTRA FIRMATA CORNARO GIOIELLI “SCINTILLANTE COME UN DIAMANTE” Se potessimo descrivere la bellezza di ogni donna probabilmente non esisterebbe metaR O M R una EVE fora migliore. E proprio alle donne quest’anno Cornaro Gioielli dedicaE“Evermore”: mostra allestita nella storica gioielleria di via Camozzi, al numero 44, dal 3 al 24 Dicembre. Un’occasione speciale per ritrovarsi in un periodo dell’anno, quello del Natale, che porta con sé calore e gioia. Un appuntamento molto sentito dalla famiglia Cornaro che in tutti questi anni ha sempre deliziato clienti ed amici con eventi e mostre uniche, nelle quali il piacere di stare insieme si univa alla preziosità dei gioielli presentati nelle diverse occasioni. Dal 1964 infatti Cornaro Gioielli rappresenta per la città di Bergamo - e non solo - un punto di riferimento in fatto di alta gioielleria ed orologiera, argenteria e cristalli, grazie a consolidate e pluriennali collaborazioni con le maison più importanti del settore a livello mondiale. Come con il brand Crivelli, protagonista della mostra 2022, da sempre sinonimo di eccellenza in fatto di oro e diamanti, legato da una storica collaborazione con la famiglia Cornaro. Evermore si delinea così come la celebrazione di un legame e di una passione, quella per l’amicizia, la bellezza e l’amore in tutte le sue declinazioni. Un’occasione unica per ammirare alcune delle creazioni più inedite e preziose, intrecci di diamanti scintillanti in grado di stupire ed ammaliare. Inoltre il momento perfetto per augurare a tutti gioia e serenità per le prossime feste. Perché come amiamo sempre ricordare… 3

NON È NATALE SENZA UN EVENTO FIRMATO CORNARO GIOIELLI!


EVERMORE


Un Prefetto da incorniciare ph. Sergio Nessi

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Enrico Ricci

UN GRANDE GRAZIE DA TUTTA LA COMUNITÀ BERGAMASCA PER IL GRANDE IMPEGNO PROFUSO DURANTE IL PERIODO PIÙ BUIO DELLA PANDEMIA TRASFERITO PER INCARICO DI LIVELLO SUPERIORE DA BERGAMO A CATANZARO


Quella del Prefetto è una carriera par-

ticolarmente selettiva. Per prima cosa bisogna superare un concorso, avendo ovviamente già conseguito una Laurea in materie giuridiche. Una volta avuto accesso al percorso, inizia la lunga trafila che comporta una formazione iniziale a cui seguono altri step per i vari livelli che via via si raggiungono. Gradino dopo gradino si inizia come Consiglieri e si frequenta una sorta di “master” in una speciale scuola con sede a Roma. Non bisogna dimenticare che i Prefetti vennero istituiti da Napoleone per avere un pieno controllo sui territori che dipendevano dal governo centrale. Ancora oggi, essendo nel tempo mantenuta la rete delle strutture prefettizie, sia dalla monarchia, sia dal fascismo e infine dalla repubblica, il Prefetto è la massima autorità locale dello Stato che risponde al Ministero degli Interni ma anche, in casi particolari, direttamente al capo del Governo. I passaggi successivi, nell’ascesa verso la nomina a Prefetto, sono dettati dalle necessità di far conoscere, a questi futuri alti dirigenti dello Stato, le varie realtà con le quali si dovranno misurare e confrontare. Quindi vengono spediti in giro per il Paese per accumulare esperienze sulle differenze dei territori, delle diverse culture e mentalità ma, soprattutto, per conoscere da vicino le varie situazioni nelle quali si troveranno ad operare. Una delle principali funzioni che dovranno svolgere sarà la gestione delle emergenze per la protezione delle popolazioni colpite da eventi calamitosi o altre situazioni di crisi, ad esempio, l’emergenza sanitaria di cui abbiamo un recente ricordo. E, proprio in piena emergenza sanitaria, Enrico Ricci è stato nominato Prefetto di Bergamo, dopo che il precedente inquilino di via Tasso, la Dott.ssa Elisabetta Margiacchi, al termine del suo mandato e sulla soglia della pensione, si è dovuta curare dall’infezione che, anche a causa dei mille impegni di quei giorni, non l’aveva risparmiata. Un uomo rassicurante, pacato e dal sorriso aperto, nato a La Spezia, pisano d’adozione.

Lei è arrivato a Bergamo nell’aprile del 2020 in un momento molto difficile, forse il più buio, all’inizio della pandemia… “Sì, sono subentrato ad una carissima collega, Elisabetta Margiacchi, che purtroppo ha concluso il suo mandato qui a Bergamo contraendo il virus. Il quadro che mi trovai davanti era decisamente sconfortante e, per certi versi, molto preoccupante. Buona parte del personale della Prefettura era ammalato o era stato ammalato, oppure aveva pareti malati, qualcuno aveva avuto anche dei lutti in famiglia. La Questura era praticamente azzerata. Il Questore Auriemma e il Capo di gabinetto erano malati, i Carabinieri decimati anche da alcuni decessi. Io, per fortuna, pur frequentando colleghi che sono stati colpiti, con i quali ho lavorato per intere giornate e a stretto contatto, non sono stato contagiato… Diciamo che ci hanno provato ma non ci sono riusciti”. Cosa ha trovato di positivo e di negativo nel bergamaschi? “Rispondendo a questa domanda si rischia sempre di essere banali ma non voglio essere originale a tutti costi. Gli aspetti positivi di questa popolazione sono quelli che già conoscevo per sentito dire anche prima di arrivare qui. È una terra laboriosa, di geniale imprenditorialità, grandi capacità anche di visone del futuro. Qui ho conosciuto persone che si sono inventate dal nulla e questo non ritengo sia molto comune. Inoltre, aggiungo una cosa molto importante che ho trovato anche a Varese nella mia precedente esperienza. Credo sia una caratteristica comune a tutta la Lombardia, che non conoscevo e mi ha molto colpito. È la grande generosità unita ad una rete di solidarietà fortissima e di assoluta eccellenza, come dimostrato anche nel periodo del Covid che ha visto una mobilitazione generale. Dagli imprenditori, che hanno fatto donazioni importanti, fino all’ultimo dei cittadini, che attraverso le tante organizzazioni di volontariato, ha contribuito da subito ad aiutare chi ne aveva bisogno. Di negativo direi davvero nulla. Questa è una comunità solida che sa affrontare le sfide e le difficoltà anche contro qualcosa di unico che mai era accaduto prima e che, pur in presenza di un evento così anomalo e inaspettato, ha saputo reagire. Anche nei giorni terribili del mio arrivo, si parlava solo di come uscire da quella situazione di grande difficoltà per poter riprendere presto una vita normale”. Si dice che Bergamo sia una città relativamente tranquilla. È poi così vero? “È una valutazione, appunto, relativa e il confronto va sempre fatto con il resto del mondo per stabilire se, e fino a che punto, si possa definire una realtà tranquilla o meno. Avendo conosciuto parecchie altre città per il mio lavoro, sia grandi sia piccole, trovo che Bergamo non sia una delle realtà più complicate. Questo, sempre dal punto di vista dell’ordine e della sicurezza pubblica, non vuol dire non prestare la massima attenzione anche facendosi carico dei dati sulla percezione di sicurezza che hanno i cittadini e che può essere anche differente da quella che risulta dalle statistiche. Per quanto riguarda la criminalità, le statistiche a Bergamo nell’ultimo anno, sono estremamente positive. Gravi situazioni criminali allarmanti, infatti, non ne abbiamo”. Qualche omicidio qui e là… “Sono quasi esclusivamente azioni d’impeto, cose che accadono all’interno delle famiglie o per il pazzo che perde le staffe. Cose che possono succedere ovunque, ma omicidi legati a fatti di criminalità vera o ad organizzazioni criminali, da queste parti sono marginali. Chi si occupa di sicurezza pubblica, però, deve anche preoccuparsi della percezione della sicurezza che la gente prova nella vita di ogni giorno. A Bergamo, per fortuna si può tranquillamente uscire la sera senza la preoccupazione di esser aggrediti. Questo anche grazie al lavoro di tutti gli uomini delle Forze dell’Ordine che ringrazio per la collaborazione e la vicinanza che mi hanno sempre dimostrato. Comunque, se la popolazione avverte una sensazione di poca sicurezza, bisogna porvi rimedio”.

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Un Prefetto da incorniciare Ogni tanto ci spaventano con le parole “infiltrazioni mafiose…” “Non c’è di che aver paura ma bisogna affrontare questi fenomeni con serietà”. Come? “Monitorando in continuazione tutto quello che si muove sul territorio. È una cosa che noi facciamo in silenzio, non ne parliamo spesso ma lo facciamo continuamente. In Prefettura c’è un gruppo di lavoro che si riunisce settimanalmente e verifica particolari situazioni. Questo lavoro ha portato, solo nell’ultimo anno, a ben tredici interdittive antimafia”.

Enrico Ricci Nato nel 1960 a La Spezia, laureato in Giurisprudenza all'Università di Pisa, è entrato nei ruoli dell'Amministrazione Civile dell'Interno il 3 aprile 1989. Ha prestato servizio nelle sedi di Pisa, Genova, Torino. Ha ricoperto gli incarichi di Capo di Gabinetto e Dirigente dei Servizi Elettorali nelle Prefetture di Pisa e Torino, dove ha svolto anche le funzioni di Vice Prefetto Vicario. Ha curato, in particolare, le emergenze per calamità naturali, l'organizzazione delle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia a Torino ed i programmi di accoglienza per profughi di varie nazionalità. È stato componente della Commissione di Indagine presso il Comune di Leinì (TO), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 267/2000, nonché Commissario straordinario nei Comuni di Bientina, Buti, Chianni, Moncalieri, Cumiana, Nichelino e Sub Commissario del Comune di Pisa; Presidente delle Commissioni Provinciali di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo a Pisa e Torino; Presidente delle Commissioni Elettorali Circondariali di Pisa, Genova e Torino. Ha anche collaborato con la struttura commissariale per lo stato di emergenza nel territorio di Cengio (SV) in ordine alla situazione di crisi socio-ambientale. Ha svolto le funzioni di Presidente supplente della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Torino e di componente dell'Ufficio di supporto del Commissario per l'emergenza nomadi in Piemonte. Dal 13 febbraio 2017 al 22 luglio 2018 è stato Prefetto della provincia di Massa Carrara e, dal 23 luglio 2018 all' 8 aprile 2020, Prefetto della provincia di Varese.

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Sono situazioni che vengono segnalate dai cittadini? “Quasi sempre emergono dall’attività delle forze di Polizia”. Si ha spesso l’impressione che i Prefetti vadano via troppo presto. Perché esiste questa regola che non consente loro di conoscere molto più a fondo le città dove operano? “A dire il vero non c’è una regola. Dipende tutto dalle esigenze che ha l’Amministrazione. Ci sono colleghi che hanno prestato sevizio anche per 4/5 anni nella stessa sede. Altri vengono avvicendati dopo un paio d’anni. Non c’è una regola. Tenga conto che non si diventa Prefetti da bambini, anzi l’età media è piuttosto alta. Il periodo in cui si rimane nominati, e che di solito arriva sino a fine carriera, può durare dieci, quindici anni se la prima nomina è avvenuta da molto giovane”. Le famiglie sopportano con stoicismo i trasferimenti da una capo all’altro della Penisola. Da Bergamo a Catanzaro... “Bisogna sapersi organizzare. La mia famiglia non mi ha mai seguito. I miei vivono a Pisa, quindi al centro dello Stivale, e il nomade sono solo io. Loro vengono spesso a trovarmi e hanno così l’opportunità di conoscere e apprezzare le tante diverse realtà del nostro bellissimo Paese”. Ha già avuto contatti con la città di Catanzaro dove sarà Prefetto anche della Regione, essendo quella città un capoluogo. “Sì, appena avuta la notizia del trasferimento mi sono subito sentito con il sindaco e con i colleghi che lavorano là”.

Per il caso della tragedia di Rigopiano, a carico del Prefetto di Parma, è stata richiesta una condanna molto pesante. Fino a che punto un Prefetto è responsibile di certi accadimenti? “Conosco la vicenda come lettore di giornali e non ho letto gli atti del processo che mi consentirebbero di esprimere un giudizio sensato. Nel nostro mestiere, tra le altre, vi sono le responsabilità della gestione delle emergenze e tale gestione ci espone a grandi rischi, anche dal punto di vista penale. Può capitare. Però, ci tengo a dire che, in questi casi, bisognerebbe tenere sempre presente anche la complessità delle situazioni cui bisogna far fronte e anche dell’assoluta imprevedibilità di certi eventi”. Come nel caso di Ischia di questi giorni… “Responsabilità ce ne possono anche essere e quindi è giusto che la Magistratura faccia chiarezza. Quello che tutti vogliamo è che chi ha sbagliato, ne risponda. Però è pur vero che, di fronte ad eventi particolari e difficilmente prevedibili, la valutazione delle responsabilità va fatta con estrema attenzione. Ci può essere colpa se qualcosa è prevedibile quindi evitabile, fermo restando che il compito dei Prefetti è quello di gestire l’emergenza quando si verifica e non abbiamo competenze nella prevenzione o sotto il profilo dello sviluppo edilizio e umanistico”. Ci lascia alla vigilia di Bergamo Brescia Capitale della Cultura… “Sono convinto che sarà un grande successo e queste città che hanno aggiunto il turismo, oltre ai loro asset tradizionali di edilizia e manifattura, ne avranno grandi benefici, anche grazie alla presenza del comodo ed efficiente aeroporto di Orio”. Il ricordo più emozionante della sua permanenza a Bergamo? “Di sicuro le visite del Presidente Sergio Mattarella e in particolare quella del 28 gennaio 2020 con quella grande cerimonia sul piazzale davanti al Cimitero quando pronunciò un discorso straordinario, commovente e toccante per tutti i presenti”. (V.E.Filì)


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ph. Sergio Nessi

Cala il sipario su un’altra edizione di successo del Galà in rosa promosso dalla Fondazione Umberto

Veronesi delegazione di Bergamo. Un’iniziativa divenuta ormai abituale ideata allo scopo di raccogliere fondi a sostegno di Pink is good, il progetto promosso dalla Fondazione con l’obiettivo di finanziare la ricerca scientifica sui tumori tipicamente femminili, ossia seno, utero e ovaio e ricordare l’importanza della prevenzione contro queste patologie. Anche quest’anno l’ampia adesione della cittadinanza bergamasca all’iniziativa ha permesso di raccogliere contributi significativi e molto preziosi. Molto positivo il bilancio dell’Avv. Marta Savona, organizzatrice della serata nonché Responsabile della delegazione di Bergamo di Fondazione Umberto Veronesi. “Vorrei ringraziare tutte le delegate nominandole in rigoroso ordine alfabetico: Virna Bassani, Martina Brambilla, Giulia Cirelli, Eleonora Gallo, Marta Torriani. Grazie a un ottimo lavoro di squadra di “donne per le donne” anche nell’anno 2022 abbiamo organizzato una serie di eventi tra loro variegati e con pubblico diversificato, legati sia allo sport - dal torneo di tennis alla camminata in media montagna alla sessione di yoga - sia a momenti puramente conviviali, come questa tradizionale cena di raccolta fondi prenatalizia. Abbiamo così permesso di conoscere le attività di Fondazione Umberto Veronesi a un pubblico vasto e sempre nuovo.Vorrei inoltre ringraziare i nostri donatori, privati ed aziende, che per il secondo anno consecutivo ci hanno permesso di finanziare un’intera borsa di ricerca destinata ad una meritevole ricercatrice del nostro territorio bergamasco, impegnata nell’ambito dei tumori femminili. Un ringraziamento particolare per la realizzazione dell’evento spetta anche all’azienda Agricola Simone Capecci, LIFE frutta secca, Re Spa, Stucchi Spa, Studio Fiorentino Commercialisti Associati, Studio Legale SGHS Firm, Temp Job, Tenaris Dalmine e Pasticceria La Marianna. Un ringraziamento sentito, infine, anche alle numerose aziende che hanno deciso di donare i bellissimi premi per la lotteria che si è tenuta durante la serata, con lo scopo di sostenere sempre la ricerca scientifica d’eccellenza”.

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Ph. Sergio Nessi


Nutrire la salute

Un nuovo cammino verso la salute planetaria Giuseppe Remuzzi: Il cibo come famaco SUCCESSO ED INTERESSE PER IL CONVEGNO TENUTO DAL DIRETTORE DELL’ISTITUTO DI RICERCHE FARMACOLOGICHE MARIO NEGRI ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE AIUTI PER LA RICERCA SULLE MALATTIE RARE A.R.M.R. PER PARLARE UN NUOVO IMPORTANTE PROGETTO DELL’ISTITUTO NEGRI

Daniela Guadalupi Presidente della Fondazione Armr

Dopo la presentazione di Daniela

Gaudalupi, inossidabile Presidente della Fondazione capace ogni anno di raccogliere oltre 200 mila euro da trasformare in borse di studio per giovani ricercatori del Mario Negri, il direttore dell’Istituto Giuseppe Remuzzi, ha parlato del nuovo progetto che indaga sulle propietà curative del cibo. “A Milano, nel 2015, c’è stato Expo con l’idea di persone che stanno bene in un pianeta che sta bene. Volevamo che questo concetto avesse un seguito e che Expo, visitato di 22 milioni di persone di 137 paesi, che aveva l’obiettivo di nutrire il pianeta in un modo sano e che contribuisse al benessere dell’uomo, fosse un buon punto di partenza per un grande progetto di ricerca. Abbiamo pensato che il Mario Negri fosse il luogo ideale per lanciare questo progetto e questo progetto è diventato Istituto Italiano di Salute Planetaria, Italian Institute for planetari healt e, in questi giorni, è entrato a far parte di una alleanza mondiale per la salute planetaria.” Così il Prof. Remuzzi ha iniziato la brillante esposizione del nuovo progetto. “Dovete sapere - ha detto - che cattive scelte alimentari uccidono più persone della droga, dell tabacco, e dell’alcool messi insieme. Recenti studi hanno dimostrato che il 40 % dei tumori può essere prevenuto con una corretta

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alimentazione. Quindi, un Istituto come il nostro che si occupa di tumori, non poteva trascutare questo importantissimo fattore per prevenire i tumori, alimentandoci in modo corretto”. In alcuni luoghi nel mondo il solo cibarsi di un certo frutto protegge le popolazioni dall’insorgere di malattie cadiache e tutti sanno che la dieta mediterranea consente una maggiore longevità e mette al riparo da rischi cadiovascolari. Quindi il progetto cercherà di fare luce sui poteri salvifici di un’alimentazione non solo corretta ma adeguata alle patologie che si vogliono prevenire e curare. È una nuova frontiera della medicina che prende in considerazione anche aspetti culturali dell’alimentazione legati a tradizioni o disponibilità di alcune risorse piuttosto che altre. Da Expo Milano 2015 il pensiero si evolve: da nutrire il pianeta diventa nutrire la salute.


Ph. Sergio Nessi


Francesco Geneletti

Presidente dell’Ordine dei Commercialisti ed esperti contabili di Bergamo

Ph. Sergio Nessi

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Amico Commercialista


“I miei sogni di bambino mi portavano verso altre strade – sognavo di diventare pilota di auto da corsa - ma le cose sono andate diversamente anche se ho mantenuto la passione per i motori, quelli che fanno rumore…. Sarò in controtendenza, ma non sono un fan dell’elettrico”. Segue la Formula Uno ? “Me ne sono un po’ disinnamorato da quando ho percepito che spesso le decisioni sull’esito di una corsa, o di un intero campionato, vengono prese a tavolino. È un po’ così anche per la Moto GP. Seguo volentieri la SuperBike, che ha ancora qualcosa di umano”.

Il Commercialista è una figura diventata sempre più familiare. Se una volta erano solo le grandi aziende o le famiglie facoltose ad averne bisogno, oggi lo troviamo sempre più vicino ad ogni passo della nostra vita. È per molti di noi un consulente a cui chiediamo lumi su ogni cosa che riguardi la nostra sfera economica. Non può non diventare amico anche perché saprà tutto delle nostre vite, anche negli aspetti più intimi e a volte quelli segreti. Francesco Geneletti, figlio d’arte, è Presidente dell’Ordine che, con oltre 1.730 iscritti, raggruppa e rappresenta la categoria dei Commercialisti e Revisori contabili di Bergamo e provincia. Giovanile, simpatico, una figura elegante ma sobria, 54 anni portati bene. Nato a Bergamo nel gennaio del ’68, ha sempre vissuto a Bergamo, ha studiato a Bergamo, è figlio d’arte (il padre è commercialista) e la professione è una questione di famiglia essendo commercialista pure il fratello. Però, dentro quell’abito blu, rassicurante e professionale, scalpita l’anima del pilota.

Lasciamo i motori ed entriamo in argomento… Sono aumentate le vostre competenze ma anche le responsabilità. Cosa vuol dire fare il Commercialista oggi? “La professione è molto cambiata negli ultimi anni, si è ampliato lo spettro delle nostre competenze e, ovviamente, dove ci sono opportunità, ci sono responsabilità, anche se spesso queste non sono commisurate all’attività che viene richiesta. Per esempio, il Collegio sindacale. Quando una società va in dissesto, qualora vengano rilevate responsabilità, vengono esercitate azioni mirate al recupero dell’attivo, anche nei confronti dell’organo di controllo; oggi manca completamente uno strumento normativo per poter definire in maniera univoca il quantum relativo alle indennità risarcitorie che il professionista può essere chiamato a versare. La correlazione tra la responsabilità accertata e risarcimento è corretta ma ritengo necessario stabilire un criterio che leghi quest’ultimo al compenso percepito, anche per mezzo di un moltiplicatore”. Il Commercialista è una figura tipicamente italiana… “Vero. Per francesi ed inglesi è una via di mezzo tra l’accounting e l’auditing ovvero, sinteticamente, tra il contabile e il revisore. In realtà noi rivestiamo sia il ruolo del contabile che quello del revisore”. Il Codice della crisi, figlio dell’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio molte aziende, vi ha dato nuovi compiti… “L’entrata in vigore del Codice della crisi nel 2022 ha di fatto portato alla domanda di una nuova professionalità con la figura dell’Esperto della crisi di impresa. C’è un iter per avere il titolo ad esercitare, un’iscrizione ad un elenco apposito, un percorso di formazione, ma la strada è segnata anche per il dopo crisi. È un nuovo ruolo del commercialista che si aggiunge a quelli classici conosciuti: Consulente, Sindaco e/o Revisore ed oggi anche Esperto di crisi quando le cose non dovessero andare come l’imprenditore si augura”. Quali funzioni svolge l’Esperto? “Deve capire prima di tutto se la crisi in cui si trova l’azienda è sanabile. Se la riposta fosse negativa, il suo compito si esaurisce. In caso contrario, in estrema sintesi, affianca l’imprenditore ed agevola le trattative con i creditori per consentire all’impresa di uscire dal momentaneo stato di difficoltà”. Una figura nuova creata per far fronte alla crisi economica seguita alla pandemia. “In realtà sì. Però la legge sul sovra-indebitamento, rivolta a tutti i soggetti non fallibili, persone fisiche o ad esempio imprese agricole, risale al 2012 e prevede la nomina di un gestore che redige un piano mirato al pagamento, sia pure parziale, dei debiti; una volta perfezionato detto piano, il debitore ha la possibilità di chiedere l’esdebitamento, vale a dire la cancellazione dei debiti non pagati. Adesso si è cercato di individuare all’interno della professione una figura che avesse lo stesso ruolo per le società, per le quali, nei casi di crisi irreversibile, vengono mantenute le procedure concorsuali classiche, sia pure con diverse denominazioni”. Qualcuno dice che la burocrazia è creata per far lavorare i commercialisti… Ride (ndr.) “Le faccio un esempio estremamente attuale, rappresentato dalla dichiarazione da presentare per chi ha ricevuto aiuti di Stato. Vengono richiesti dati certamente già a disposizione dell’amministrazione finanziaria che è, o dovrebbe essere, a conoscenza di quanto è stato erogato a favore di ciascun soggetto, senza che si renda necessaria una apposita dichiarazione. Ammirevole l’iniziativa dello Stato di aiutare le imprese nel periodo di emergenza, ed il Governo allora in carica era anche stato rapido nell’erogazione, ma la norma è stata scritta chiaramente di fretta e ha lasciato molti buchi interpretativi. Doveva, a mio avviso, essere prevista una verifica a monte per stabilire di chi aveva diritto a ricevere gli aiuti e chi no. Sono stati al contrario erogati contributi a pioggia e si cerca, solo oggi, di verificare la sussistenza dei requisiti in capo ai percettori”.


Amico Commercialista

Francesco Geneletti

Presidente dell’Ordine dei Commercialisti ed Esperti Contabili di Bergamo

Come sono entrate le nuove tecnologie nella professione del commercialista? “Quando c’è stata la corsa alla digitalizzazione noi eravamo già attrezzati perché il legislatore ci ha imposto questi cambiamenti già da tempo. È da tempo infatti che, per esempio, i depositi degli atti in Tribunale non avvengono più in forma cartacea ma digitale, così come i depositi presso la Camera di Commercio che si perfezionano in forma telematica ormai da diversi anni. All’inizio il cambiamento richiesto è stato radicale e molto rapido ma devo dire che, una volta recepito, abbiamo apprezzato i benefici portati”.

Anche nel vostro settore c’è una tendenza alle aggregazioni tra professionisti? “Il trend di aggregazione è in crescita, nonostante la normativa fiscale vigente non sia chiaramente favorevole; costituire una società tra professionisti, ad esempio, può rivelarsi penalizzante fiscalmente. Nell’ottica però di fornire al cliente una consulenza a 360°, che spesso prevede competenze diverse, ritengo che il futuro della professione dovrà andare in quella direzione. La somma delle professionalità è sempre maggiore della somma delle persone”. L’aspetto del suo lavoro che la motiva di più? “Dò molto peso alla relazione con le persone.Vengo chiamato dall’imprenditore per conoscere la realtà della sua azienda ma mi piace anche conoscere le persone, perché alla fine è con le persone che si tratta. Le aziende sono le persone che le dirigono e le persone che ci lavorano”. Ha un settore in cui è specializzato? “Per forza. Fino a qualche anno fa mi occupavo anche di procedure concorsuali, ma, verificata l’impossibilità di dedicarmi a più attività, ho preferito lasciare, anche in considerazione delle sempre maggiori competenze richieste. Mi piacciono le aziende e mi piacciono i numeri, quindi consulenza aziendale ed attività bilancistiche, con interesse anche nei confronti del controllo di gestione”.

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Nuove norme, nuove leggi, nuove tecnologie. Quanto è importante la formazione di questi tempi per un commercialista? “È fondamentale, indipendentemente dal fatto che sia obbligatoria. Siamo in un mondo in continua evoluzione, che l’emergenza sanitaria ha accelerato ulteriormente. In questo periodo è stato emanato un gran numero di norme che tutti noi abbiamo dovuto studiare per adeguarci e stare al passo. Si è insediato da poco un nuovo governo e già si iniziano a leggere alcune novità. Se il commercialista non studia continuamente è materialmente impossibile che riesca a fare un buon lavoro, ed a rendere così un servizio di qualità, a favore e nell’interesse dei suoi clienti”.

Con l’entrata in vigore della fatturazione elettronica avremmo dovuto fare passi da gigante contro l’evasione… “La fatturazione elettronica a mio parere ha funzionato. Con qualche difficoltà di tipo tecnico all’inizio, una volta avviato il sistema, diciamo dopo il primo anno, le cose si sono chiarite. Di contro, non ho mai avuto così tanta carta in ufficio… Tutto immediato, tutto digitale, tutto in Cloud… ma le fatture, alla fine, devi averle cartacee. Nei faldoni, una volta si riconoscevano l’una dall’altra in base al logo riportato, adesso ahimè sono tutte uguali…”. È stato più un vantaggio per le imprese o per la Pubblica Amministrazione “Per il recupero dell’evasione IVA direi che è stata efficace e di conseguenza anche nel recupero di imponibile ai fini delle imposte dirette. Poi, chi non faceva la fattura cartacea, non la fa neppure elettronica. Ha comunque fatto emergere maggiore imponibile e se c’è più imponibile, normalmente c’è meno nero”. Quale vantaggio ha la collettività dall’esistenza dell’Ordine dei Commercialisti? “La prima risposta che mi viene in mente riporta a quanto citavamo anche prima a proposito dei soggetti non fallibili; la legge sul sovraindebitamento concede sostanzialmente una seconda chance, attraverso un piano realizzato da un commercialista che funge da gestore della crisi finanziaria del soggetto sovraindebitato. Molto spesso i colleghi, a fronte di una attività in certi casi complessa, non percepiscono compensi, svolgono un servizio a livello di volontariato e sicuramente rendono un servizio a favore della comunità”. (V.E.Fil’)


R ota F u m ag a l l i B e r g a m o - L a r g o B e l ot t i 36

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La magia è nei dettagli. Sta per arrivare quel momento dell’anno in cui le piccole cose ci emozionano più del solito e danno a noi e alle nostre case un sapore diverso, più dolce e più magico. Quella sensazione di gioia speciale che solo il Natale porta con sé. È l’occasione per regalarsi un gesto d’amore, per godersi un attimo di gioia e per fermarsi a guardare tutto ciò che nella vita di tutti i giorni tendiamo a dimenticare. I nostri Home Advisor sanno bene che i dettagli fanno la differenza anche quando si parla di immobili e se richiede una valutazione gratuita, danno il giusto valore alla Sua proprietà perché sanno ascoltare quanto ogni particolare vale per Lei. I migliori auguri per un Natale meraviglioso. Siamo sempre a Sua disposizione e saremo felici di poterLa incontrare l’anno prossimo, sia online che presso le nostre filiali. Engel & Völkers Largo Belotti, 34 Bergamo Tel. 035 218429 bergamo@engelvoelkers.com www.engelvoelkers.com/bergamo Real estate agent


La famiglia Torelli di nuovo a Bergamo

INAUGURANDO IL NUOVISSIMO STORE IN VIA XX SETTEMBRE 94, CHE SI AGGIUNGE AI PUNTI VENDITA DI TREVIGLIO, CREMA E CREMONA .

Gioielleria elegante e orologeria ricercata dove brand conosciutissimi come Cartier, Omega, Damiani, Jaeger-le-coultre e Girard-Perregaux saranno protagonisti. Anna, Maurizio, Silvia, Marco e tutto lo staff hanno brindato insieme agli amici e ai clienti più affezionati in una serata davvero scintillante.


GIOIELLERIA TORELLI VIA XX SETTEMBRE 94 BERGAMO


DAL 1965 LA QUALITÀ A BERGAMO. Pasticceria San Francesco è un vero punto di riferimento per tutti gli amanti di prodotti di pasticceria e mignon preparati come si faceva un tempo

Tx. Tommaso Revera Ph. Paolo Stroppa

Il miracolo ‘della’ San Francesco DOPO IL RESTYLING AVVENUTO QUEST’ESTATE, LA PASTICCERIA SAN FRANCESCO SI APPRESTA A VIVERE QUESTO NATALE CON UN LOCALE TOTALMENTE RINNOVATO IN CUI TRADIZIONE E CONTEMPORANEITÀ CATTURANO PRIMA CON GLI OCCHI E POI CON IL GUSTO

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Pasticceria, gelateria e caffetteria con annessa saletta per gustare al meglio ed in relax tutte le golosità di nostra produzione. La Pasticceria San Francesco è una rinomata pasticceria di tradizione familiare, da più di 50 anni al servizio della clientela, alla quale offre una vastissima gamma di dolci, fine pasticceria e altre delicatezze come gelato artigianale, semifreddi e biscotti. Il locale è punto di riferimento per abbondanti colazioni, per l’ora dell’aperitivo e per degustare un tè o un buon caffè nell’apposita sala. Si prestano accurati servizi in occasione di cerimonie e ricorrenze. L’ultima novità in ordine di tempo riguarda il restyling che Danilo Bonora, il titolare, ha deciso per la sua attività e che è avvenuto la scorsa estate. Il risultato? Un locale ancor più accogliente e spazioso, contemporaneo, arredato con stile e caratterizzato da una ripartizione degli spazi più pratica e funzionale. Inalterata, però, l’atmosfera famigliare che dal 1965 si respira in questo locale che garantisce ogni giorno un servizio di caffetteria eccellente, dolci tipici e pasticceria artigianale preparata nel laboratorio interno. Il rispetto per la tradizione dolciaria locale, l’amore per gli ingredienti genuini e un ampio assortimento di mignon e prodotti caratterizzano questa realtà conosciuta e apprezzata non solo dai residenti del quartiere Santa Lucia.


Artigianalità, materie prime genuine, ingredienti freschi, servizio di catering e consegne a domicilio: questi i tratti distintivi della Pasticceria San Francesco che dispone anche di un laboratorio artigianale interno presso il quale vengono realizzati prodotti dolciari d’eccellenza. Qui, infatti, i mastri pasticceri creano torte personalizzate, dolci su ordinazione, panettoni artigianali e molto altro. Questa storica insegna di via IV Novembre si distingue per la capacità di fornire un ampio assortimento di torte per tutti i gusti, gelato artigianale, panettoni, uova al cioccolato, dolci della tradizione bergamasca, oltre ad un servizio di bar caffetteria d’eccellenza. Ma non solo: Pasticceria San Francesco è specializzata anche nella realizzazione di dolci natalizi e pasquali, pralineria e biscotti per tutti i gusti offrendo un apprezzato servizio di cake design artigianale per torte personalizzate e da cerimonia in base a ogni esigenza. Grazie alla pluriennale esperienza nel settore, lo staff della Pasticceria San Francesco, sapientemente guidato dalla professionalità e dall’esperienza di Danilo Bonora, mette a disposizione il servizio di catering offrendo buffet dolci e salati, torte personalizzate e stuzzicheria artigianale di qualità. Presso il laboratorio artigianale interno, inoltre, vengono realizzati dolci e torte con l’utilizzo della farina integralbianco: un autentico alleato per la conservazione degli elementi nutritivi e un ridotto impatto glicemico.

Nella foto sopra Danilo Bonora, titolare della Pasticceria San Francesco. Sotto la foto con tutto lo staff

Pasticceria San Francesco Via IV Novembre, 2, Tel. 035 259522 pasticceriasanfrancesco@virgilio.it


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30°compleanno per Bonaldi Motorsport BONALDI MOTORSPORT FESTEGGIA IN GRANDE STILE I TRENT’ANNI DI ATTIVITÀ IN PISTA, VINCENDO IL LAMBORGHINI SUPER TROFEO EUROPA CON LORIS SPINELLI E MAX WEERING E IL CAMPIONATO ITALIANO GT CON MICHAEL FISCHBAUM E MILOS PAVLOVIC.

È

il 15 marzo del 1992 quando a Monza scende in pista una Porsche 911 RS nell’ambito del Grand Criterium Supercar GT, una nuova serie ancora non titolata che mette in scena le vetture più performanti del panorama automobilistico nazionale e che di fatto è l’antesignana del futuro Campionato Italiano GT: sulle fiancate di quella Porsche fa bella mostra di sé il logo di Bonaldi Motorsport. Non è ancora il logo attuale, ma è la prima volta in cui è lecito parlare di Motorsport all’interno dell’azienda Bonaldi.

Unico caso di concessionario con annessa scuderia da corsa, Bonaldi Motorsport prosegue la propria attività nell’ambito delle competizioni organizzate dal Porsche Club Italia: dal 1992 al 1996 scendono in pista le 964 Cup e RS dei clienti, a cui Bonaldi Motorsport fa da assistenza e preparazione. Le gare del Porsche Club Italia crescono a livello qualitativo, nasce il Targa Tricolore Porsche: un vero e proprio campionato con diverse categorie, 24riservato alle vetture prettamente racing.


Bonaldi Motorsport ci crede e fa il grande passo, decidendo di mettere in pista vetture proprie e ingaggiando piloti specialisti. Emerge in questi anni la figura di Marco Tripodi, responsabile tecnico di Bonaldi Motorsport e primo specialista in azienda di competizioni in pista. Nel 2004 arriva il primo grande successo con Maurizio Monforte che vince il campionato GT3 Cup. Nel 2007 prende avvio la Porsche Carrera Cup Italia che, in linea con altre nazioni mondiali, porta in pista in maniera ufficiale le vetture racing della Casa di Stoccarda. Bonaldi Motorsport è al via proprio con Monforte e con Andrea Sonvico, che si distinguono in una stagione altamente competitiva. Nel 2009 nasce il Lamborghini Super Trofeo ed anche in questo caso Bonaldi Motorsport decide di scendere in pista, tra i primi team presenti sin dalla prima edizione del prestigioso monomarca. La scuderia bergamasca è impegnata ormai su due fronti: in particolare l’evoluzione del Lamborghini Super Trofeo, che si corre anche su piste europee, porta anche Bonaldi Motorsport ad ampliare la propria struttura sia a livello di personale sia a livello di materiale tecnico. Viene ingaggiato l’ingegnere Gianfranco Bielli che si occupa principalmente del programma Carrera Cup Italia e degli aspetti tecnici e di sviluppo. In seguito l’ingresso del figlio, Marco Bielli, ha rappresentato un punto di svolta decisivo: attorno alla figura di Marco si sviluppa, infatti, uno staff tecnico di alta qualità in grado di affrontare le piste in maniera esaustiva. In Carrera Cup Italia viene sfiorato il titolo con Patrick Kujala nel 2019 e con Marzio Moretti nel 2021. Ma è nel Super Trofeo che arrivano risultati eccezionali. Dopo aver vinto diverse gare nel 2012 e nel 2013 con Stefano Comini ed Adrian Zaugg, nel 2014 Bonaldi Motorsport vince il suo primo titolo europeo con la coppia formata da Milos Pavlovic ed Edoardo Piscopo, che si aggiudica anche il titolo mondiale a Sepang. Nel 2015 è ancora clamoroso bis con Patrick Kujala campione europeo e campione mondiale. Bonaldi Motorsport vince nuovamente il Super Trofeo Europa nel 2019 con Sergey Afanasiev e Danny Kroes e nel 2020 con Dean Stoneman. Nel 2022 Bonaldi Motorsport non poteva farsi regalo migliore per festeggiare i trent’anni di attività in pista: Loris Spinelli e Max Weering si aggiudicano il Super Trofeo Europa, dominando la stagione con numeri da record, mentre Michael Fischbaum e Milos Pavlovic vincono il Campionato Italiano GT Endurance nella classe GT Cup ProAm.

www.bonaldimotorsport.com


Governare la logistica significa governare il proprio mercato Tx. Tommaso Revera Ph. Devid Rotasperti e IVICA Studio

NELLA SPLENDIDA CORNICE DELLA FERRARI TRENTO, LUANA PIAZZALUNGA E GIUSEPPE CASTAGNETO, CEO E CO CEO DEL GRUPPO PIAZZALUNGA-CEMIAT, HANNO ACCOLTO I CLIENTI DEL TRENTINO ALTO ADIGE PER PRESENTARE LA NUOVA DIVISIONE SMART LOGISTICS SOLUTION DEL GRUPPO PREPOSTA ALLA VENDITA DI SOLUZIONI EVOLUTE ED INTEGRATE CAPACI DI TRASFORMARE L’AUTOMAZIONE LOGISTICA IN DRIVER COMPETITIVO PER LA CRESCITA

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Immaginate il vostro magazzino con tecnologie predisposte per il 4.0, scaffalature per l’ottimizzazione degli spazi, carrelli a guida automatica, sistemi di fleet management per connetterli alla rete e soluzioni volte al risparmio energetico, alla sicurezza e alla sostenibilità ambientale. Tutto questo oggi è possibile: la nuova divisione Smart Logistic Solutions del gruppo Piazzalunga-Cemiat, presentata l’1 dicembre scorso presso la sede di Ferrari Trento, progetta soluzioni innovative per ottimizzare la tua logistica e per rendere i tuoi processi efficienti e flessibili. “Crediamo che il sistema produttivo sia il nodo strategico dell’impresa e la logistica la sua intelligenza distributiva - ci ha raccontato Luana Piazzalunga, CEO del Gruppo Piazzalunga. L’obiettivo è quello di supportare il cliente nell’ottimizzazione dei processi logistici/produttivi in termini di costi, sicurezza e produttività”. “Offriamo soluzioni innovative chiavi in mano che partono dalla progettazione fino ad arrivare all’ultimo tassello della fase di implementazione mettendo a disposizione la nostra esperienza ventennale nel settore della movimentazione merci”- ha dichiarato Giuseppe Castagneto, Co CEO del Gruppo Piazzalunga. Fondere esperienza ed innovazione in un unico asset strategico finalizzato ad aumentare l’efficienza operativa intralogistica, del resto, è possibile come dimostrato durante il convegno organizzato per l’occasione al quale hanno partecipato, oltre a Luana Piazzalunga e Giuseppe Castagneto, anche il figlio Mattia che da tre anni, coniugando studi universitari e lavoro, sta iniziando ad approcciarsi in diversi ambiti dell’azienda portando con dedizione e professionalità il proprio contributo, Daniel Stizzoli, Business Development Manager, ed Andrea Furlan, Sales Representative, di Cemiat Srl. Soluzioni evolute e integrate capaci di trasformare l’automazione logistica in driver competitivo per la crescita. Un portafoglio di automazione, quello offerto sia da Piazzalunga, sia da Cemiat, che spazia dai progetti di consulenza (concepiti in partnership con Toyota Engineering & Consulting) a quelli ‘chiavi in mano’ che contemplano la fornitura di carrelli automatici AGV, dall’automazione nello stoccaggio (grazie all'installazione di magazzini automatici semplici, doppia o multi-profondità, con trasloelevatori o con sistemi a shuttle, sistemi autoportanti o indipendenti, sino alla fornitura di software per la gestione delle attività logistiche e produttive.



Cemiat presente a Interpoma, la fiera della mela

DAL 17 AL 19 NOVEMBRE BOLZANO È DIVENTATA LA CAPITALE DELLA MELA CON L’UNICA FIERA AL MONDO DEDICATA ESCLUSIVAMENTE ALLE MELE E CEMIAT, L’AZIENDA LEADER DEL GRUPPO PIAZZALUNGA NELLA SCELTA E REALIZZAZIONE DI QUALSIASI PROGETTO DI MOVIMENTAZIONE MERCI E LOGISTICA, NON HA VOLUTO MANCARE Tx. Tommaso Revera Ph. IVICA Studio

Una logistica più digitale, efficiente e sostenibile nel settore agroalimentare è possibile. Cemiat ha scelto di partecipare all’unica fiera internazionale dedicata esclusivamente al mondo delle mele, dalla produzione allo stoccaggio sino alla commercializzazione, perché crede fortemente nelle soluzioni di intralogistica che propone. Con un portafoglio di automazione che spazia dai progetti di consulenza a quelli ‘chiavi in mano’, dall’automazione nello stoccaggio sino alla fornitura di software per la gestione delle attività logistiche e produttive, l’azienda del gruppo Piazzalunga con sede a Trento offre ai propri clienti soluzioni su misura per le sfide poste dall’Industria 4.0. Ed Interpoma era il palcoscenico giusto per illustrare le ultime novità in ambito di soluzioni evolute ed integrate capaci di trasformare l’automazione logistica in driver competitivo per la crescita: non una semplice fiera ma anche una piattaforma che riunisce esperti della mela da 70 paesi di tutto il mondo con le loro idee, prodotti, tecnologie, progetti e offre soluzioni innovative. Un appuntamento fieristico importante fortemente radicato in Alto Adige al quale hanno partecipato Luana Piazzalunga e Giuseppe Castagneto, CEO e Co CEO del gruppo Piazzalunga-Cemiat, Daniel Stizzoli, Business Development Manager, ed Andrea Furlan, Sales Representative, di Cemiat Srl.

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Kia Electric Night DA AUTOTORINO LA MOBILITÀ ELETTRIFICATA KIA PROTAGONISTA DI UNA ELECTRIC NIGHT DA RICORDARE

Mercoledì 16 novembre, la filiale Autotorino di Curno ha dato vita ad una serata dal-

la massima carica elettrica in occasione delle Kia Electric Nights, una vera e propria esperienza per entrare in contatto con l’innovazione e la tecnologia che muovono e ispirano ogni giorno. Più di cento ospiti non hanno perso l’occasione di vedere dal vivo tutta la gamma elettrificata Kia con i suoi più celebri modelli in edizioni speciali, Niro, Sportage e in anteprima assoluta EV6 GT, che hanno reso unica la serata.

L’Electric Night è stata l’occasione per presentare la Nuovissima Kia EV6 GT, la versione sportiva della EV6, già riconosciuta come auto dell’anno 2022. Con la versione GT diventa la Kia di serie più potente di sempre, con un’accelerazione da 0 a 100 in soli 3.5 secondi e una velocità massima di ben 260 km/h – combinando prestazioni esaltanti, autonomia elevata, comfort premium e tecnologia di ricarica ultraveloce.

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Ad impreziosire la serata anche l’esemplare unico di Kia Sportage realizzato dall’artista Edoardo Terribilini e vincitore del Kia Designer Award. E se tutto questo non fosse bastato per renderla una serata elettrizzante, gli ospiti hanno potuto anche godersi una performance live di Stef Burns, storico chitarrista solista di Vasco Rossi, approfittando anche di un catering gourmet per concludere la serata. Per ogni curiosità sulla gamma elettrificata Kia, ma non solo, Autotorino consente di immergersi nel comfort di questa nuova mobilità, con servizi esclusivi e l’accompagnamento di Consulenti estremamente formati.

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“après Dampierre, seulement l’ennui...

DURANTE I FESTEGGIAMENTI PER IL TRENTESIMO DI QUI BERGAMO, ABBIAMO INCONTRATOIL DOTT. MARIO CHRISTIAN ZANARDI, CHARGÉ D’AFFAIRES DAMPIERRE POUR L’ITALIE, PER UNA LUNGA CONVERSAZIONE SULLA CELEBRE MAISON DE CHAMPAGNE.

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MARIO CHRISTIAN ZANARDI, CHARGÉ D’AFFAIRES DAMPIERRE POUR L’ITALIE PH. Federico Buscarino


•Dott. Zanardi, la Maison Dampierre, chi è? “Dopo Dampierre, soltanto noia” mi disse, una ventina d’anni fa, il Comte Audoin de Dampierre… Questo nostro incontro è stato un momento magico che ha segnato per sempre la mia vita di amatore di grandi Champagne. Il Destino, nei suoi arcani misteriosi, aveva scelto noi per scrivere una nuova ed appassionante pagina sullo Champagne, il celeberrimo «Vin des rois». Parlare del comte Audoin e della sua Maison ci fa partecipi di una lunghissima avventura tanto al buio delle cantine quanto alla luce della Storia… La famiglia dei Comtes de Dampierre, una delle più antiche di Francia, è presente in Champagne dal lontano Trecento. Più di sette secoli fa, Guy de Dampierre, capitano di giustizia e connestabile di Champagne estendeva la sua autorità da Reims fino a Bruges… Prestigio di una stirpe di altissima nobiltà ricordato perfino dalla nostra enciclopedia Treccani! Nella cattedrale di Reims, viene custodito il più antico documento a firma Dampierre: è una pergamena del 1270... Questo legame secolare con la terra di Champagne spiega le scelte della Maison nell’elaborare le varie cuvée: prendere solo uva di altissima qualità, anche la più costosa, scegliere il meglio dal proprio terroir, per assemblare vini sempre unici, operare soltanto con la mano dell’uomo ed aspettare senza fretta che il tempo faccia la sua parte… Voglio anche raccontare questo episodio storico: Il 22 giugno 1791, una plebaglia avvinata ed inferocita, attraversa tutta la Champagne, trascinando il Re Louis XVI e la Regina Marie Antoinette, arrestati qualche ora prima a Varennes. A Sainte-Ménehould, mentre continua l’orrendo hallalì, all’angolo della via dell’Abreuvoir, un misterioso cavaliere di Saint-Louis (il prestigioso ordine reale dell’élite militare cattolica), per allievare in qualche modo gli insulti e gli oltraggi, presenta le armi al Re che, commosso, risponde al saluto. Poi, lanciando con coraggio il suo cavallo tra l’orda urlante e minacciosa, il gentiluomo riesce a raggiungere la berlina dei sovrani.Vuole rendere un estremo omaggio a Louis XVI e alla Regina: «Je suis le comte Anne Elzéard de Dampierre, à Votre service… Vive le Roi!» Saranno le sue ultime parole… La folla, ormai in delirio, non può perdonare un tale affronto e tenta invano di disarcionare l’intruso. Il cavaliere vuole allontanarsi ma, nella ressa sbraitante, qualche infame della famigerata Guarde Nationale gli spara alle spalle… Ecco l’indicibile barbarie: il comte de Dampierre, caduto a terra, viene letteralmente smembrato a randellate e picconate ed il suo cadavere calpestato dai cavalli… Al Re che chiede lumi sul tumulto, qualcuno del branco risponde, beffardo: «Non è niente, soltanto un pazzo che si uccide!». Appena compiuto l’orribile crimine, arrivati al villaggio vicino, Dammartin, gli assassini quasi si sgozzano per dividersi le armi ed il cavallo della loro vittima… Nella tragedia del comte Anne Elzéard, si ritrova concentrata tutta l’essenza della stirpe Dampierre: contro la bieca moltitudine, l’atto di eroismo solitario e la nobiltà d’animo nel sostenere sempre chi è in disgrazia, l’agire con onore e con fedeltà al giuramento fatto, il cuore, infine, vibrante di folle passion fino alle estreme conseguenze… Certamente, due secoli più tardi, è con la stessa identica folle passion che il comte Audoin, contro il parere dei più, decise, per il suo Champagne, di far rinascere, dal lontano passato, la nobile e quasi dimenticata arte del ficelage… Ogni bottiglia di millesimato Dampierre è chiusa a mano con una gabbietta di canapa impeciata. Lavoro artigianale di grande precisione, il ficelage tradizionale, senza alcun nodo, rispetta una Ordonnance Royale del 1735 ed è la firma autentica di una costante e maniacale ricerca dell’Excellence…

Patrizia Venerucci e Vito Emilio Filì con Mario Christian Zanardi alla festa per il 30° di qui Bergamo • Quali sono le peculiarità delle cuvée millesimate Dampierre? Soltanto uve di Grands Crus (Avize, Cramant, Oger, Le Mesnil, Ambonnay o Bouzy), una permanenza sui lieviti molto prolungata e, per garantire al vino la sua autenticità, un dosaggio sempre limitato. Il nostro Prestige de Dampierre 2008 si offre alla degustazione dopo più di tredici anni di riposo in cantina, per offrire agli amatori uno stupefacente Blanc de Blancs. Ma devo svelare un’altra gradita sorpresa: dopo più di vent’anni, la Maison ha deciso di riservare all’Italia 30 Prestige de Dampierre 1998… Uno Champagne rarissimo in esclusiva presso le nostre Ambassades”. •Quali sono i criteri della Maison nella scelta delle sue Ambassade? “Le Ambassade Dampierre sono sempre scelte con cura: oltre alla simpatia, all’esclusività e alle peculiarità del locale, ricerchiamo soprattutto l’amore per lo Champagne. Lo Champagne è arte di vita, emozione, musica interiore e vogliamo che i nostri Ambasciatori siano capaci di condividere con i loro ospiti questi sentimenti. Grazie a Dio, la nostra terra è ricca di professionisti che sanno valorizzare lo Champagne Dampierre. Oltre ai prestigiosi stellati Michelin che ringrazio per la fedeltà, voglio ricordare le nostre due Ambassades Historiques, Sapori di Vini ad Orio al Serio e l’Osteria Mille Storie & Sapori in Bergamo od ancora l’ultima nominata, il Retrobottega, sulle colline brianzole… Chi si avvicina a Dampierre sa di scegliere una storia antica, una famiglia, il suo terroir e le sue bollicine di grande raffinatezza! Perciò, sono sempre più convinto che “après Dampierre, seulement l’ennui”...


Prestige de Dampierre 2008… Les Ambassades Dampierre Historiques Le joyau dédié à nos Ambassades en Italie Osteria Mille Storie & Sapori (Bergamo) Sapori di Vini (Orio al Serio)

Les prestigieux Relais & Châteaux et les élus du Guide Michelin Da Vittorio (Brusaporto) Aimo & Nadia (Milano) Don Alfonso 1890 (S. Agata sui due Golfi) Casual Ristorante (Bergamo Alta) Osteria degli Assonica (Sorisole) Il Saraceno (Cavernago) I Castagni (Vigevano) La Lanterna Verde (Villa di Chiavenna) L’Albergo della Posta (Montespluga) La Locanda di Pietracupa (Val di Pesa) Hotel Tambò (Campodolcino) La Valle (Trofarello) Il Priore (Cazzago San Martino) Retrobottega (Costa Masnaga)

Les bistrots œnothèques Wine Bar Savoy (Bergamo) Il Caffè di via Paglia (Bergamo) Reflexo (Urgnano) L’Altro Caffè (Grassobbio) Giò (Seriate) Caffetteria del Bosco (Bergamo) Les entreprises Italianoptic (Curno) Acem (Grassobbio) 4 Emme Italia (Bergamo) Sitfa Spa (Moncalieri) Rossini della Quercia Spa (Costa Masnaga) Banca Galileo Spa (Milano)

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che veste i palazzi nel mondo

Gualini S.p.A, tra le più importanti realtà industriali nel settore dell’involucro edilizio - control-

lata del Gruppo COSTIM - rafforza la sua crescita a livello internazionale con un fatturato del + 68% rispetto al 2020 e una previsione per il 2022 di oltre 60 milioni di euro annunciando il ritorno sul mercato americano post Covid con il progetto della sua società americana Gualini Inc: a New York riveste “262 Fifth Avenue”, nuovo importante grattacielo residenziale di 60 piani nel cuore di Manhattan. In particolare, la nuova commessa prevede il rivestimento di un edificio di 260 metri di altezza, tra i 30 grattacieli più alti di Manhattan. I professionisti della Gualini S.p.A. stanno curando la progettazione - architettonica ed ingegneristica - delle facciate strutturali e dei due rivestimenti architettonici. Il rivestimento “made in Italy” avrà due anime: una in mattoni in alluminio estruso, un tipo di rivestimento di particolare fattura e luminoso, l’altra, maggiormente tecnologica, è in alluminio composito e vetro fotovoltaico; si tratta di una soluzione "green" dell’avveniristico grattacielo, una nuova sfida su cui Gualini ha deciso di investire, nell’ottica di una crescita costante anche nel campo della sostenibilità. Sempre sul fronte internazionale, sono in partenza i cantieri di Mareterra (Montecarlo, Principato di Monaco) e della Nouvelle Cité Administrative (Lille, Francia). In Italia, invece, dopo la conclusione dell’Ospedale Galeazzi, prosegue il cantiere di Merlata Bloom, a Milano, ed è in partenza la posa in opera delle coperture del Pompeii Maximall nei pressi di Napoli. Negli ultimi anni, partendo dal rilancio della società iniziato nel 2018 con l’ingresso nel gruppo COSTIM, complice la vittoria di importanti commesse sia a livello nazionale che internazionale, la Gualini - leader nella progettazione, realizzazione e posa di facciate continue e involucri edilizi made in Italy - ha registrato un significativo aumento della produzione, nonostante il difficile contesto macroeconomico, con i ricavi che sono passati da 34 milioni nel 2020 a oltre 60 milioni di euro nel 2022. Il significativo aumento dei volumi si è riflesso sulla ulteriore crescita dell’organico – che a oggi conta circa 170 persone, più del doppio rispetto ai 70 dipendenti del 2018 – e ha reso necessario l’avvio di un progetto per ampliare lo stabilimento produttivo di Costa di Mezzate. In particolare, è prevista l’espansione in una nuova struttura da 7.500 mq che si va ad aggiungere agli attuali 20.000 mq di spazio dedicato alla produzione, con un potenziale secondo ampliamento fino a 30.000 mq di estensione del sito produttivo, già caratterizzato dall’autoproduzione energetica. Previsto un investimento fino a 10 milioni di euro e circa 30 nuove assunzioni.

Dopo l’apertura di due filiali internazionali lo scorso anno, a Parigi e a New York, parte il primo progetto della controllata americana Gualini Inc.: 262 Fifth Avenue, un nuovo importante grattacielo residenziale nella Grande Mela. In Italia, intanto, l’azienda bergamasca incrementa il fatturato del 68% con una previsione per il 2022 di oltre 60 milioni di euro e progetta l’ampliamento dell’impianto produttivo dell’headquarter di Costa di Mezzate, con l’obiettivo di passare dai 20.000 mq attuali a circa 30.000 mq

Nella foto in alto il Grattacielo che sarà rivestito da Gualini SPA sorge al 262 di Fifth Avenue New York Sotto Bocconi Urban Campus a Milano

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A sinista nella foto Jacopo Palermo, Amministratore Delegato di COSTIM, e a destra Ruggero Gualini, Presidente di Gualini S.p.A.

Ruggero Gualini, Presidente di Gualini S.p.A., ha dichiarato: “Gualini è nata in Italia oltre 150 anni fa come un’impresa artigianale di lavorazione del ferro a conduzione familiare e oggi è uno dei player più importanti nel settore dell’involucro edilizio, nel nostro Paese e su scala internazionale. Questa straordinaria crescita si è resa possibile grazie all’ingresso nel capitale nel 2018 da parte del gruppo COSTIM, con cui abbiamo condiviso la vision di managerializzazione e crescita dell’azienda. Le sinergie con le altre società della controllante e le importanti competenze del Gruppo hanno consentito alla Gualini di consolidare e accelerare il suo percorso di sviluppo arrivando a conquistare importanti quote di mercato all’estero”. Jacopo Palermo, Amministratore Delegato di COSTIM, ha commentato: “I risultati raggiunti da Gualini testimoniano la bontà del modello di business del Gruppo COSTIM, capace di integrare competenze diverse grazie alla creazione di sinergie tra aziende leader di settore. Economie di scala, competenze trasversali e know- how specifico consentono alle tre anime del Gruppo – Gualini, Impresa Percassi ed Elmet – di lavorare in modo sinergico garantendo un’offerta completa, integrata e altamente competitiva sul mercato”.

Gruppo COSTIM

Gualini S.p.A.

Gualini, società controllata del gruppo COSTIM, è leader di mercato nella progettazione e realizzazione di sistemi di involucri edilizi evoluti e di grande valore architettonico. Design, innovazione, qualità estetica e dei materiali, ingegneria e tecnologia sofisticate ne fanno un partner unico per top player del real estate - studi di architettura italiani e internazionali - per i progetti più sfidanti. Grazie a investimenti costanti in innovazione, ricerca e sviluppo, Gualini vanta una comprovata expertise nella progettazione, produzione e posa di differenti tipologie di facciate e serramenti, con un altissimo livello di customizzazione e alti standard di sostenibilità ambientale, grazie all’ottimizzazione dei consumi e all’utilizzo di energie rinnovabili. Gualini offre soluzioni di involucro di raffinato valore estetico innovative e intelligenti, capaci di dialogare con i sistemi di gestione digitalizzata, per migliorare le performance statiche, termiche, acustiche, il comfort interno, l’impatto ambientale e garantire una manutenzione ottimizzata lungo l’intero ciclo di vita dell’edificio. Una leadership riconosciuta a livello internazionale con potenzialità di export di prodotto d’eccellenza.

COSTIM – holding industriale controllata da Polifin della famiglia Bosatelli e partecipata dal partner industriale Unifin di Francesco Percassi – è il primo player industriale integrato e digitalizzato, che opera lungo tutta la filiera del real estate per la realizzazione “chiavi in mano” di grandi progetti di rigenerazione urbana in conto proprio e di terzi, nell’intento di migliorare efficienza e coordinamento con economie di scala. COSTIM opera mediante le tre società controllate: Impresa Percassi SpA (general contractor leader nell’edilizia civile), Gualini Spa 38 www.costim.com 38


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dr. Haim Reitan STUDIO MEDICI ASSOCIATI Ph. Paolo Stroppa

La grinta del giovane Telmo Pievani Arte è ricerca per ARMR Ciocche di capelli per il popolo iraniano Cerea’s Family apre DaV Milano City Life 77a Assemblea di Confartigianato Imprese Bergamo Nuovo Suzuki S-Cross Hybrid: tutta un’altra storia Luce in città e un bosco di pioppi al Kilometro Rosso Accademia Carrara, la casa del collezionismo L’archivio digitale delle opere di Giacomo Manzù C’era una volta la Naia nelle foto di Battista Marini Festival Organistico, finale pirotecnico Mirco Rossi appende il berretto al chiodo Il Gen. Zafarana a Bergamo per il primo anno della nuova Accademia

Il mese scorso vi abbiamo presentato il Dr. Haim Reitan Direttore Sanitaro dello Studio Medici Associati di Bergamo e abbiamo solo accennato alle varie specializzazioni presenti nella struttura. In questo numero vi presentiamo i primi tre validissimi professionisti ospitati negli ambulatori al 13 di via Torino.

Dr. Rolando Brambilla Ginecologo Laurea Medicina e Chirurgia Specializzazione in Ostetricia e ginecologia presso Università degli Studi di Milano Primario Emerito dell’Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia presso Policlinico San Pietro 46 anni di esperianza

Prospettive per le donne in Menopausa Sono un Ginecologo, che per i tempi in cui in cui ho svolto la mia attività clinica, ho dovuto affrontare tutto l’arco delle problematiche riguardanti la salute della donna, passando dalle gravidanze, alla cura chirurgica delle patologie benigne e maligne dell’apparato genitale, alla chirurgia delle disfunzioni pelviche, alla sua dei sintomi che insorgono con lo stato menopausale. A proposito di quest’ultimo, attualmente è diventato uno dei miei maggior ambiti di attenzione rivolti alla soluzione dei tanti problemi che la menopausa porta con sé. La menopausa, come tutte le donne sanno, è causata dalla cessazione della produzione degli ormoni da parte delle ovaie. L’assenza di questi ormoni causa un cambiamento in tutto il corpo della donna, dall’apparato genitale ai vasi sanguigni, al cervello alla vescica urinaria alla pelle ai muscoli, alle ossa. Il tutto aggravato con il fatto che questo cambiamento ormonale è associato con l’età che avanza. Detto questo i problemi cominciano quando si entra nel campo della delle terapie. Tutto inizia quando studi ormai piuttosto datati, che evidenziavano un rapporto tra la terapia sostitutiva e i tuoi alla mammella, tassando tutti gli effetti positivi che la terapia produce, non ultima per quanto riguarda i tumori, la riduzione di quelli al colon, hanno causato una caduta verticale nell’uso della terapia. Oa il sintomo che tutti conoscono sono le vampate di calore le quali però sono la punta dell’iceberg di ben alt sintomi futuri quali patologie cardiache (prima causa di mote nelle donne tra 50 e 70 anni, osteoporosi, alterazioni delle capacità cognitive e così via. Più le vampate sono intense, più sarebbero opportune le terapie. Detto questo vorrei spostare l’attenzione su delle alterazioni che emergono in modo subdolo mano a mano la menopausa avanza: si tratta dell’atrofia vul-

vo vagino vescicole delle rateazioni dei muscoli del pavimento pelvico che potano alla cosiddetta sindrome urogenitale, alterazioni che stanno sempre più ingravescenti con il passare degli anni. I sintomi: secchezza vaginale, dolore ai rapporti fino alla impossibilità degli stessi, incontinenza urinaria, cistiti ricorrenti con svariati altri sintomi urinari e rilassamento pelvico fino al prolasso. Tutto questo per le donne che vivono con un partner può causare seri problemi coppia con il pericolo che venga meno quella intesa che passa anche attraverso il senso di intimità che la sessualità veicola. Per questo per quelle donne che non possono avvalersi della terapia o che rinunciano alla stessa si sono costruiti strumenti che aiutano a prevenire e curare tutte le alterazioni sopra menzionate. Si tratta di apparecchiature laser a stimolazione elettromagnetica neuromuscolae del pavimento pelvico e affiancano e nei casi di impossibilità alla terapia ormonale rappresentano l’unica arma in nostro possesso. Tali strumenti si chiamano MonnaLisa Touch che stimola la igeneazione dei tessuti fulvo-vaginali e vescicali (detto ringiovanimento funzionale dei tessuto) e la Poltrona dr. Arnold che produce una riabilitazione del compito pelvico senza che vi sia alcuna manipolazione dei pazienti incontinenti, femmine e maschi, somministrata senza la necessità di spogliarsi. Il mio consiglio che è basato sulle ultime indicazioni dalle società internazionali che si occupano di menopausa è quello di far, salvo specifiche controindicazioni mediche, la terapia sostitutiva cecando di liberarsi di quel meme destruente che tanto male fa e sostiene che la terapia sostitutiva equivale al tumore al seno perdendo qui tanti benefici che la terapia produce su tutti i restanti organi. 41

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Dr. Elia Armellini Gastroenterologo

Laurea in Medicina e Chirurgia Specializzazione in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva presso Università degli Studi di Pavia Gastroenterologo presso l’Ospedale Bolognini di Seriate

Nuovi orizzonti della Gastronterologia

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La disciplina della Gastroenterologia è cambiata molto da quando lo studio delle malattie digestive e delle ghiandole annesse al nostro tubo gastroenterico (fegato e pancreas) ha mosso i primi passi come branca della Medicina Interna. Oggi essa è una realtà multidisciplinare ed interdisciplinare con molte aree cliniche incentrate su organi specifici, ciascuna delle quali si avvale di proprie e molteplici indagini diagnostiche di tipo funzionale e morfologico. Spazia dalle patologie più semplici fino a quelle più difficili da diagnosticare e comprende anche la considerazione di aspetti psicologici ed emotivi oltre che fisici, insieme ad un aspetto strumentale molto sofisticato. I gastroenterologi di ultima generazione tendono ad andare verso questo aspetto tecnologico perché dà la possibilità di utilizzare strumenti endoscopici per trattare, realmente, e non solo per fare diagnosi. Siamo diventati “interventisti” affrontando il passaggio che ha già visto protagonisti i cardiologi che sono passati dalla cardiologia del fonendoscopio e dell’ECG, che poi quando necessario passava la palla al cardiochirurgo, alla fase operativa. L’occhio clinico dell’esperienza si fonde con avanzati strumenti che consentono di intervenire su patologie, sia benigne, sia maligne, e ti permettono finalmente di fare una reale prevenzione. Nel caso delle cisti del pancreas, ad esempio, che si ritrovano nel 10-20% della popolazione si possono celare i precursori del tumore del pancreas che è tuttora uno dei tumori curabili solo se individuato a uno stadio precoce. È una delle verifiche che si possono effettuare per prevenire guai pericolosi ed è una cosa che pochi fanno. C’è un grosso sviluppo anche nell’effettuare biopsie sul pancreas, addirittura di agire, tramite sosfisticati sistemi, con le radiofrequenze. Così come si possono asportare lesioni precoci dello stomaco e del colon. Con la colonoscopia si individuano i polipi che possono trasformasi in tumori e che vengono eliminati. Così pure le ulcere che possono presentarsi come un’emergenza, se sanguinanti o perforate, e che vengono curate con l’endoscopia: ci sono procedure di emostasi, con le clip metallche o con la coagulazione mediante argon plasma, che fanno cessare il sanguinamento. Anche nei soggetti epatopatici o cirrotici che arrivano sanguinati al Pronto Soccorso per i quali si procede l’emostasi

immediata endoscopica. Ovviamente per arrivare a questo bisogna effettuare una valutazione clinica per poi passare a esami più sofisticati. Gli screening hanno dimostrato quanto si possa ridurre l’incidenza del tumore al colon e dalla fine del periodo Covid, stiamo lavorando su sintomi trascurati che possono avere brutte conseguenze. Una colonoscopia accurata, prevede una precisa preparazione per avere una pulizia ottimale, e non comporta solo la diagnosi di un eventuale tumore, ma ne individua i precursori. Con una telecamera andiamo ad osservare l’intestino in tutte le sue parti e, sull’altro versante, riusciamo ad esplorare l’esofago, lo stomaco e il duodeno. Rimane una parte tra uno e l’altro che è l’intestino tenue che puo’ essere studiato in altri modi. Il primo esame può essere l’ecografia delle anse intestinali e, a seguire, la videocapsula che sono tra le più grosse novità. Per vedere oltre la parete del tratto digerente è ormai irrinunciabile l’ecoendoscopia, una tecnica minivasiva che permette la massima precisione sia nella diagnostica, ad esempio nella stadizione di tumori dell’esofago, dello stomaco e del retto, ma anche di organi al di fuori del digerente, primo fra tutti il pancreas con immagini e biopsie di precisione come anche la possibilità di trattamenti mirati: è il suo punto di forza. La stessa metodica si utilizza nella diagnosi e qualche volta nella cura dei calcoli delle vie biliari e della colecisti, anche in situazioni di urgenza e questo si ottiene grazie al coinvolgimento e alla collaborazione con altri reparti, in primis la chirurgia. L’approfondita conoscenza della motilità di tutto il tubo digerente ha favorito una serie di ricerche che hanno chiarito il ruolo fondamentale del sistema nervoso autonomo gastrointestinale e le alterazioni della sensibilità viscerale in vari disordini “funzionali”, che vanno dall’esofago al colon. Si è poi sempre più documentata l’importanza degli agenti infettivi, causa di importanti patologie digestive come l’infezione da Helicobacter Pylori responsabile primo dell’ulcera peptica, soprattutto duodenale. Le suddette scoperte hanno portato allo sviluppo di efficaci terapie innovative, quali i farmaci H2 antagonisti prima e gli inibitori di pompa protonica successivamente e la combinazione di questi ultimi con gli antibiotici, che hanno effettivamente consentito di curare con successo e spesso in maniera definitiva molti pazienti con affezioni digestive alte. Ma bisogna evitare di incorrere in un utilizzo inappropropriato di questi potenti farmaci. Per evitare guai, è opportuno entrare in contatto con un Gastroenterologo, per realizzare eventuali indagini specifiche, sottoporsi a controlli periodici e, come sempre, avere uno stile di vita il più possibile sano evitando fattori di rischio


Dr. Orazio Valsecchi Cardiologo Laurea in Medicina e Chirurgia Specializzazione in Malattie dell'apparato Cardiovascolare presso l’Università di Pavia Già Direttore Dipartimento Cardiovascolare Papa Giovanni XXIII

La figura innovativa del Cardiologo interventista

“Sono un uomo fortunato perché ho capito a 16 anni,

facendo il volontario della Croce Rossa, che quella sarebbe stata la mia vita. Mi sono diplomato in Ragioneria, ho sostenuto l’esame integrativo e mi sono iscritto alla facoltà di Medicina di Pavia e, dal terzo anno, ho potuto frequentare l’ospedale dove ho iniziato a lavorare. Ho capito che sarebbe stata la mia strada e l’ho abbracciata completamente, anche perché ho avuto l’occasione di entrare in un reparto di Cardiologia. Ho conseguito la specializzazione, ho iniziato in un centro di riabilitazione e quindi sono arrivato a Bergamo dove ha avuto la fortuna di fare il cardiologo negli anni ‘80, quelli di Lucio Parenzan e Giorgio Invernizzi, Medici a cui a cui devo molto. Erano Prmari intelligenti e illuminati anche perché allora non esisteva la cardiologia di oggi. Si era agli albori per l’emodinamica che è diventata la mia specialità. Si iniziava ad andare ‘dentro il cuore dall’esterno’ per verificarne i problemi e, una volta individuati, si affidava il paziente alla chirurgia. È iniziata così la strada della cardiologia interventistica dove il cardiologo non era più solo lo specialista che diagnosticava la malattia e la curava con le medicine, ma iniziava a fare qualcosa di terapeutico. Ad esempio, dopo aver individuato le ostruzioni nelle coronarie, era possibile andare a ripristinarne il flusso normale. Il grande salto è stato fatto con l’angioplastica primaria nell’infarto acuto dove si sono avuti i maggiori risultati passando dal 20% di mortalità al 3%. Quando un vaso sanguigno importante si ostruisce acutamante, il cuore ne soffre perché non riceve il sangue come dovrebbe ma, se riusciamo a ripristinare la pervietà di quel vaso, il flusso riprende, il cuore non si ricorderà nemmeno cosa sia successo e

consentirà al paziente di riprendere una vita normale. Con la coronografia si entra nelle coronarie per valutarne lo stato e, riscontrata l’entità della patologia, si interviene con l’angioplastica coronarica e gli stent, dispositivi che nel tempo si sono molto evoluti. Un tempo si introduceva una specie di palloncino ma successivamente la coronaria tendeva a richiudersi. In seguito si è passati a stent metallici ma anche così si aveva una percentuale di restenosi importante. Recentemente la ricerca ha introdotto gli Stent medicati i quali, dopo il loro inserimento, rilasciano un farmaco che mantiene la pervietà del vaso sanguigno. Una cosa di cui mi sono interessato tra i primi al mondo è stato cambiare l’approccio di partenza, ossia il punto di introduzione degli stent per raggiungere le coronarie. Inizialmente si utilizzava l’arteria femorale, un grosso vaso che però spesso dava complicanze. Si è provato quindi ad entrare dal polso del paziente e le complicanze si sono quasi azzerate mentre l’approccio femorale rimane utilizzato per tanti altri casi. Il cardiologo interventista è quindi una figura nuova diventata fondamentale nell’ambito della cardiopatia ischemica. Con la moderna tecnologia diagnostica vediamo perfettamente le immagini del profilo delle coronarie molto da vicino. Come un miope che mette gli occhiali. Recentemente per vedere ancora meglio la struttura delle coronarie c’è un tecnica chiamata OCT, tomografia a coerenza ottica, una modalità innovativa di imaging endovascolare che fornisce in tempo reale sezioni tomografiche delle arterie coronarie ad elevata risoluzione e, grazie a raggi infrarossi, permette di vedere molto bene le componenti delle placche che ostruiscono i vasi sanguigni e consente di ottimizzare l’intervento con lo stent. Oggi la Cardiologia interventistica è orientata anche alla soluzione dei problemi alle strutture cardiache al di fuori delle coronarie, ad esempio alle valvole cardiache o nel caso di particolari difetti congeniti del cuore. Invece di essere il chirurgo che ripara la struttura con un ‘patch’, una specie di toppa, si mettono due dischi uno da una parte e uno dall’altra che correggono il difetto partendo da una vena della gamba senza aprire il torace del paziente.

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Dr. Orazio Valsecchi Cardiologo Per i primi interventi di by-pass coronarico, era il 1975, la selezione era rigidissima e si interveniva solo su soggetti al di sotto dei 50 anni. Oltre quell’eta non si interveniva in quanto era considerato troppo rischioso. Oggi l’angioplastica non ha limite temporale e si sono realizzati interventi anche su persone anche centenarie. Dagli anni Ottanta ad oggi ho vissuto una parabola ascendente perché ho avuto la fortuna di svolgere un lavoro di grande soddisfazione che avrei pagato per fare. Tant’è che adesso che sono in pensione da tre anni, continuo a esercitare come cardiologo interventista non retribuito. Lo faccio per me, per mantenermi attivo ed aggiornato ma anche per molti dei miei pazienti che me lo chiedono. Adesso sono solo il direttore di me stesso, ho una grande respondabilità nei confronti dei pazienti, ma non devo più occuparmi delle problematiche della direzione di un reparto.

Le valvole cardiache possono avere difetti congeniti ma, soprattutto, possono andare incontro ad un invecchiamento precoce sviluppando una stenosi. Oggi, in casi selezionati, non vengono più sostituite come si faceva una volta ma si applica una nuova valvola all’interno di quella degenerata. Una piccola struttura metallica con lembi di tessuto biologico che ha la funzione di una valvola naturale, intervenendo con una pratica poco invasiva, senza anestesia totale e senza aprire lo sterno, minimizzando così i rischi per una popolazione che invecchia sempre di più e quindi è sempre più fragile. Per evitare patologie cardiovascolari bisognerebbe poter scegliere i genitori giusti che non abbiano avuto malattie al cuore ma, non essendo questo possibile, è indispensabile evitare i maggiori fattori di rischio rischi come il fumo, valori alti di colesterolo, pressione alta, sedentarietà, sovrappeso e quell’atteggiamento molto diffuso di grande competitività che provoca stress e danneggia le coronarie. Il lavoro che svolgiamo oggi ha un futuro limitato e, anche se non sono in grado di dire in quanto tempo, credo che la genetica sostituirà molti di questi interventi. Chi è predisposto all’infarto, chi ha malformazioni dalla nascita o presenta fattori di rischio, avrà a disposizione terapie geniche che impediranno o correggeranno lo sviluppo di certe patologie non solo cardiovascolari ma anche in altri campi della medicina. Inoltre gli interventi non saranno più effettuati dalle mani di un chirurgo ma dalla robotica con un cardiologo specializzato nel pilotare queste apparecchiature. La vita media della popolazione che aumenta porterà a questi interventi molto frequentemente. Già oggi un terzo della popolazione ultraottantenne ha problemi di queso tipo. 4444

Concludo con una riflessione relativa alle cause legali intentate contro i cosiddetti casi di malasanità e indotte da certa scandalosa pubblicità. Sono cose che fanno male a chi come tanti medici ha dedicato tutta la sua vita per la salute del prossimo e non hanno mai contato le notti passate in corsia per emergenze di ogni tipo. Possono esistere le complicanze e anche gli errori ma non è possibile dare per scontata la malafede del medico.

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2 POLITICANDO

di Maurizio Maggioni

Zucche e Meloni ZUCCHE E MELONI ALLA LORO STAGIONE

E’ PROPRIO VERO CHE I PROVERBI CONTADINI NON HANNO TEMPO. Il tempo scorre sempre più veloce, fugit irreparabile dicevano i Romani e ci accorgiamo di quanto sia sempre più difficile stargli dietro. Non riusciamo più a controllare gli eventi. Non che prima si potesse fare, ma l’uomo contemporaneo che sta viaggiando per raggiungere Marte e che pensa di creare delle colonie sulla Luna per antagonizzare il sovrapopolamento della Terra, non è capace di risolvere i piccoli problemi di casa propria, partendo dalla guerra in Ucraina, passando dalle nefadendezze del regime iraniano, fino alla ormai ultradecennale guerra della Palestina. Come possiamo guardare ad un futuro così lontano se non siamo in grado di risolvere i problemi del presente. È mai possibile che organismi come l’Onu, la Nato, il G7, il G20 e tutto ciò che desideriamo metterci, come l’Oms per esempio, non riescano a controllare e definire gli eventi che ci assalgono e circondano? La Palestina è li ferma con i suoi problemi, l’Iran ci assedia psicologicamente e non solo, il Qatar ci colonizza islamicamente e noi andiamo a portar visione ed importanza ai loro mondiali di calcio. l’Oms è stata assolta nel silenzio per la pandemia che non ha saputo impedie per manifesta incapacità, ma soprattutto per collusione con i cinesi. L’Onu non è mai stato in grado e non lo è oggi di risolvere sia il problema palestinese sia quello dell’immigrazione incontrollata afro-europea, i vari G 7/8/20 non hanno più idee sul da farsi e la nostra povera Europa, la sua comunità imbelle, oltre che farsi corrompere dal Qatar, dai gruppi delle Multinazionali e decidere su cosa dovremo mangiare insieme alla polenta (non più gli uccelli bensì le cavallette) non sa fermare la guerra ucraino-russa e si prosta agli USA che fanno solo i loro interessi.

Il Bel Paese nel suo piccolo tenta di emergere e di fare cose buone con un Governo che da cica 2 mesi tenta di correggere 20 anni di storture mediate da una sinistra che si sta manifestando per quella che è: irascibile, furibonda per aver perso il Governo (ma non il potere, quello ci vorranno anni e anni per smontarlo), incapace di fare autocritica e, come avviene in tutte le democrazie mature del mondo, collaborare sui punti di forza necessari per raddrizzare la situazione italiana. Ad esempio partendo dalla Giustizia e dalla Magistratura, per arrivare allo snellimento della burocrazia e rimettere in ordine il rapporto con la UE a tutti i livelli, partendo appunto dall’immigrazione incontrollata sino a giungere alla difesa degli interessi nazionali. Speriamo che, dopo il tempo parlato delle Zucche, vuote, ora, nel tempo dei Meloni si possa pensare di cambiare rotta, lasciando da parte l’astio e le nefandezze delle manifestazioni ostili con retrogusto di brigate rosse o, peggio ancora di metodi stalinisti. Governare significa trovare soluzioni per il Popolo, composto da vari gradi di attenzione, dai giovani, ai pensionati (quelli veri però non baby o altro), dagli indigenti ai neonati. Insieme possono essere fatte delle rivoluzioni intelligenti, e creare i presupposti per una rinascita futura a breve e medio termine. Ben venga un Terzo Polo che abbandoni le azioni barricandere e che ponga invece possibili soluzioni e dia suggerimenti veri e leali, ben venga il cambiamento nel comportamento tra idee politiche diverse, che si sia avversari e non nemici, ben venga il senso di Nazione libera da ideologie malsane, ben venga il rispetto della volontà popolare espressa con libere elezioni, ben venga l’era in cui i ragazzi rispettino gli insegnanti e gli insegnanti elevino la loro cultura e capacità d’insegnamento, ben venga che si legga di più e si vedano meno social inutili, ben venga che finalmente si rispetti il concetto che la Mia libertà finisce quando comincia la Tua….. potrei dire che questa è la sintesi della lettera che manderei a Gesù Bambino pregando che almeno, se non tutti alcuni dei miei desideri si avverino grazie a Lui e a tutti gli Uomini di Buona Volontà. Buon Natale a tutti.



AIUTIAMO IMPRESE E FAMIGLIE A FRONTEGGIARE IL CARO-BOLLETTE In quest’ultimi mesi stiamo assistendo a forti incrementi del costo di energia e gas: aumenti che hanno colpito imprese e famiglie. Da qui l’importanza di affidare ad esperti del settore la gestione delle forniture di energia e gas sia per l’impresa che per l’abitazione. Per te, che fai parte della grande famiglia di Confartigianato, la soluzione si chiama CEnPI! Il gruppo d’acquisto di Confartigianato, la cui adesione è gratuita per le imprese associate e per tutte le famiglie, tratta coi fornitori presenti sul libero mercato le migliori condizioni per tutti i propri soci.

Risparmio e soprattutto tutela: attenti alle telefonate truffa! Sempre di più riceviamo segnalazioni da parte di nostri clienti, contattati telefonicamente da operatori che fingono di essere incaricati dai fornitori di CEnPI. Questi soggetti fanno riferimento a presunte scadenze contrattuali o aumenti di tariffe per proporre di fatto offerte di altri fornitori, di gas ed elettricità. Questi operatori non hanno nessuna relazione con CEnPI; ricordiamo pertanto di non fornire loro alcun dato relativo alla propria posizione (numero pod/pdr, dati fiscali, copia della fattura) ed eventualmente il numero chiamante dal quale si viene contattati. Teniamo molto al nostro ruolo di tutela vostra nei confronti di queste modalità d’offerta sempre più aggressive: non dovete perdere tempo rispondendo alle numerose telefonate/offerte riguardo le vostre utenze, perché già assistiti da noi: non vi contattiamo mai da un call center! Ci trovate sempre a vostra disposizione presso gli uffici di Confartigianato Imprese Bergamo o ai seguenti recapiti: tel. 035 274 217 / 327 / 337 / 347 e-mail: energia@artigianibg.com

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CELLA

C’è Erede di una dinastia di commercianti d’auto che risale

al nonno, poi passata al padre ed infine ai nipoti, Stelio Cella, ha fama di essere un uomo tranquillo dai modi rassicuranti. Uno di cui fidarsi quando si compra un’automobile. Il primo autosalone il nonno lo aprì dove poi sarebbe subentrata la Pizzeria da Pio, sotto il campanile delle poste. Auto di lusso per i bergamaschi che compravano anche modelli americani molto costosi. Il figlio Livio, eredita l’attività e la trasforma in una concessionaria. I primi anni con la NSU un marchio storico che con le mitiche Prinz, conquistò il cuore di molti italiani, quindi con il Leone Peugeot, sfociato nella rottura con la casa d’oltralpe per l’imposizione ad diventare anche concessionario Talbot. Livio, carattere testardo ma lungimirante, dopo una lunga trattativa rifiutò non fidandosi della serietà di quel progetto che infatti naufragò. Arrivò poi il grande amore per la Toyota e, la grande casa nipponica, al suo sbarco a Bergamo, trovò in lui e nella sua storica clientela un grande alleato. Poi la grande idea di creare il marchio Lexus che a Bergamo prende subito piede come antagonista delle berline tedesche. Cella investe in un lussoso show room per ospitare quelle nuove bellissime vetture che arrivano dal Giappone. Tutto fila liscio fino a che Toyota non inizia ad alzare l’asticella degli obiettivi di vendita rendendo il rapporto sempre più teso con pretese sempre più impegnative, fino a rendere impossibile la prosecuzione del rapporto non più fatto di relazioni umane ma solo di numeri. Adesso Stelio, cresciuto sulle orme del padre a cui somiglia, ha ricominciato da capo, come fanno quelli che amano il loro lavoro, esponendo sulle insegne un nome

Stelio Cella

che da solo è una garanzia. Cella c’è, c’è sempre stato. Adesso lo trovate sulla provinciale della Valle Brembana appena fuori dall’abitato di Ponteranica. Ha un accogliente show room dove sono schierate lucidissime auto per ogni gusto e.... “Vendo soprattutto l’usato ma forniamo anche vetture nuove di qualsiasi marca. Certo chi mi conosce sa che ho un debole e una conoscenza approfondita di Toyota e molti mi cercano proprio sapendo che conosco a fondo quelle auto”. Che auto cerca la gente oggi? “Con la carenza di prodotti nuovi e con le difficoltà delle case a consegnare auto per le carenze di materie prime e di componenti, si è allargato il mercato di chi cerca un’auto non nuova. Se un’auto

Questi sono solo alcuni dei ricordi della storia della famiglia Cella che ha contribuito a mettere i bergamaschi al volante dal 1949 e che Stelio Cella conserva nel suo nuovo showroom


è in buono stato si vende. Si vendono anche modelli nuovi perchè lavorando molto con l’usato abbiamo la possibilità di valutarlo meglio di tanti altri che dell’usato preferiscono disfarsi senza troppi grattacapi. L’auto usata ha tutta una sua filosofia. Siamo noi che compriamo un’auto a sottoporla a tutti i controlli per non prendere bidoni che poi non possiamo rivendere serenamente. Avere auto perfette, tagliandate, revisionate e ben tenute vuol dire per noi poterle rivendere con tutte garanzie possibili. Quindi ci vuole occhio e, lasciatemelo dire anche esperienza”. Benzina, diesel o elettrico? “C’è molta curiosità per le vetture ibride e, anche grazie all’esperienza in Toyota, una delle prime a dedicarsi alla motorizzazione elttrica, siamo un punto di riferimento per chi vuole essere consigliato spassionatamente sui vari modelli che ofrrono una motorizzazione mista, sui loro reali vantaggi e sugli inconvenienti. La libertà di poter consigliare al meglio i clienti che si rivolgono a noi, slegati dalle pressioni delle case madri non ha prezzo e viene ampiamente ripagata dalla fiducia dei clienti che sanno, rivolgendosi a noi di comprare l’auto giusta.

Stelio Cella con la moglie sulla sua destra e la socia dell’Autosalone C’è un modo di dire negli Stati Uniti, usato volendo gettare ombre su qualcuno, che recita: “Comprereste voi un’auto usata da ques’uomo” accanto alla foto del tipo su cui vi si interroga. In sintesi si vuole chiedere se vi fidereste del tipo nella foto. Nel nostro caso la risposta è sì. Oggi le auto si somigliano tutte e quelle usate sembranosempre come nuove. Quello che cambia è chi ve le vende e Stelio Cella è una certezza.

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Grazie a tutti quelli che hanno aderito al nostro gioco e hanno messo in copertina qui Bergamo A tutti loro un grazie e auguri di tanti clienti in negozio

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Le zone 30 riducono gli incidenti, favoriscono la mobilità a piedi ed in bicicletta delle persone di tutte le età e concorrono a favorire stili di vita attivi. Se si istituiscono quelle, va da sé che non si necessita delle Bike lane. Oggi la velocità in città non differisce di molto, quindi sarebbe opportuno che fosse estesa dappertutto. Cito ad esempio il marciapiede di Borgo Palazzo all’altezza della pensilina sopra la tram&bike. In quel tratto e andando verso il centro, le bici sono un vero pericolo perché transitano sul marciapiede creando commistione con i pedoni. Se si analizza l’età media dei pedoni che per lo più e nelle ore centrali del giorno, lo percorrono, questi sono per lo più persone con gli istinti rallentati dall’età avanzata. Si è generato un clima di tensione e si è sviluppata acredine verso coloro che a mezzo di acceleratori di velocità “attentano” alla salute e sicurezza. Lì ad esempio la Zona 30 potrebbe mettere tutti d’accordo . Tanti i vantaggi della promozione di una corretta mobilità sostenibile che permette non solo di ridurre gli incidenti stradali ma anche, le malattie derivanti da sedentarietá, le situazioni di solitudine nelle quali vivono anziani e bambini che non hanno autonomia di movimento per la paura del traffico e dallo stress generato dal doverlo affontare. QUARTIERI SICURI È fondamentale cercare di controllare e ridurre la velocità delle auto per motivi legati alla sicurezza, ai costi sociali e agli impatti che questa ha sull’ambiente urbano. Gli effetti benefici: maggiore sicurezza per occupanti, pedoni, bambini, anziani, ciclisti, disabili. Ridurre la velocità significa ridurre l’esposizione al rischio di chi guida e di chi potenzialmente entra in contatto con il mezzo. Una riduzione del 10% della velocità comporta una riduzione dei decessi pari al 30%. Questo avviene poiché a velocità più bassa il conducente ha bisogno di meno spazio da coprire per reagire e per fermare il veicolo. A 50 km/h una vettura necessita di circa 28 metri per fermarsi, a 30 km/h necessita di soli 13 metri. Una riduzione della velocità in città ridurrebbe di molto l’esposizione al rischio di tutte le categorie deboli: bambini, anziani, ciclisti, disabili. Riduzione del rumore. Il rumore nelle città è responsabile di fenomeni quali l’irritabilità, la perdita di concentrazione negli adolescenti, i disturbi del sonno etc. In area urbana, una riduzione della velocità da 50 a 30 km/h produce una riduzione di 3db del rumore. Un ambiente meno rumoroso è anche un ambiente dove è piacevole passeggiare e conversare.

zona trenta

Incremento della viabilità ciclabile. La riduzione della velocità ha un impatto benefico sulla bicicletta quale mezzo di trasporto. Se le vetture viaggiano a 30 km/h è possibile per le biciclette muoversi liberamente e senza pericoli nel traffico urbano, e questo incrementa l’utilizzo della bicicletta molto di più che con la creazione di piste ciclabili. Diminuzione delle emissioni. Una riduzione della velocità in area urbana rende il traffico più scorrevole e riduce le esigenze di fermarsi e ripartire. Questo ha un impatto benefico dal punto di vista delle emissioni allo scarico, perché si riducono i transitori e si fa funzionare meglio il motore delle auto. Riducendo i transitori si riducono ad esempio gli ossidi di azoto (NOx), tra i precursori dell’ozono e quindi tra i responsabili dello smog fotochimico. Si riducono allo stesso tempo i consumi e le emissioni di CO2. Più spazio a disposizione per i pedoni. Se la velocità delle vetture è elevata, lo sono anche gli spazi di frenata, per cui lo è la superficie occupata dal traffico stradale, sia in lunghezza che in larghezza. Riducendo a 30 km/h la velocità in area urbana lo spazio da destinare alle auto può essere leggermente ridotto, lasciando maggiore spazio ai pedoni ed ai ciclisti. Il dibattito sulla questione è aperto e coinvolgente, e trovo normale che su questo si scontrino visioni diverse. Peraltro, sono situazioni che attengono all’esperienza quotidiana di ognuno di noi, non appena scendiamo in strada (o saliamo in auto). Ben vengano quindi critiche ed occasioni di confronto. La moderazione del traffico in ambito urbano è realizzabile con interventi di rapida attuazione e dai costi molto bassi, e produce un enorme beneficio non solo in termini di qualità della vita (minor rumore, stress, inquinamento, ecc.), ma anche dal punto di vista economico: basti pensare che ogni persona che muore sulle strade per incidente stradale ha un costo per la società di 1,5 milioni di euro! Investire in sicurezza stradale e nella moderazione del traffico, quindi, è anche un affare dal punto di vista economico! È bene che tutti lo tengano presente (elettori e candidati), quando si tratta di decidere come amministrare al meglio la propria città.


Rocco Bergamo: una grande storia di vita Dr.ssa Monica Vitali e Dr. Mauizio Maggioni

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SONO PASSATI DUE ANNI E MEZZO DA QUANDO ABBIAMO COMINCIATO A SENTIRE LA PAROLA COVID. LUNGHI, INTENSI, PESANTI. UN TEMPO CHE HA FORTEMENTE CAMBIATO IL MONDO E LE PERSONE. E RITORNARE CON IL PENSIERO A QUEL FEBBRAIO 2020 FA VENIRE I BRIVIDI E TI APPESANTISCE DI UN SENSO DI ANGOSCIA.

Questa storia inizia a Bergamo, la città più colpita dal Covid, nella quale la diffusione del virus è stata come uno tzunami. In quel periodo così difficile dal Rotary distretto “024 di Romano-Treviglio nasce l’idea di allestire un centralino telefonico in aiuto alle strutture sanitarie di primo intervento, subissate dalle richieste di assistenza. Diversi medici e odontoiatri sono stati così coinvolti dal dr. Maurizio Maggioni, rotariano e odontoiatra, con l’adesione di un numero incredibile di volontari, oltre cento tra medici, dentisti e operatori sanitari, come tutti noi bloccati in casa, ma entusiasti di poter dare una mano, anche solo con il telefono. Migliaia di persone si sono affidate a quel centralino quando nessuno prestava loro attenzione, per avere consigli, indicazioni sui famaci o anche solo per un supporto psicologico. Passati i momenti peggiori, si è pensato a come continuare quell’esperienza di vicinanza ed è stato ideato il “Progetto R.O.C.CO.”, acronimo di Registry Of Coronavirus COmplications, ma anche il nome di una delle prime vittime bergamasche, l’ing. Rocco Bettinelli, persona eccezionale che molto ha dato alla sua famiglia e alla comunità bergamasca. Ideato dalla dott.ssa Monica Vitali, dal dr. Maurizio Maggioni, vero e proprio motore organizzativo e dal dr. Massimo Allegri, è un progetto sociosanitario di ricerca in collaborazione con il prof. Lorini e il dr. Bugada, in forza all’Ospedale Papa Giovanni XXIII. e con Genos, società di ricerca croata unica al mondo per lo studio di specifici marcatori di malattia attraverso la glicomica. Il progetto che ha ottenuto il patrocinio dell’ATS di Bergamo, del Comune di Bergamo, della Provincia di Bergamo, dell’Ordine dei Medici, quello delle Ostetriche di Bergamo, di AREU 118, degli istituti ospedalieri bergamaschi, di Vecchia Bergamo, di UniAcque, del comitato di Bergamo della Croce Rossa Italiana, anche grazie ad alcuni sponsor (Planetel, ATB, L’Eco di Bergamo, qui Bergamo e Bergamo Salute) comincia a muovere i primi passi già a giugno 2020 e prende quota ad ottobre. Per un anno seguirà, grazie all’instancabile lavoro di più di 40 operatori sanitari volontari, olte 650 persone, che avevano contratto il Covid e che sono state seguite per un anno, con interventi telefonici cadenzati ogni due mesi. Durante le telefonate non si raccoglievano soltanto i dati utili per lo studio scientifico, ma si ascoltavano anche le esigenze dei pazienti cercando, quando possibile, di rendersi utili risolvendo eventuali problemi. Nello sapecifico si è creato un percorso fisiatrico, sotto supervisione del dott. Massimiliano Sacchelli e con l’aiuto di fisioterapisti dedicati coordinati dalla dott.ssa Giulia Gorghelli, con l’obiettivo di un recupero motorio per i pazienti che hanno aderito al progetto e che hanno manifestato gravi problematiche. Grazie alla collaborazione con Smart Clinic di Orio al Serio del Gruppo San Donato, sono stati seguiti quasi 150 pazienti con un ciclo di fisioterapia gratuito di 8 sedute.Tra questi pazienti più del 70% ha avuto un miglioramento delle capacità funzionali. Inolte, grazie alla collaborazione del campione di immersioni, dr. Umberto Pellizzari e del collega dr. Federico Palumbo, sono stati distribuiti ai pazienti del Progetto Rocco alcuni video per conoscere speciali tecniche, sia per migliorare la capacità respiratoria, sia per apprendere procedure di rilassamento per meglio affrontare problematiche di angoscia e ansia legate al Covid. Si è inoltre provveduto alla creazione di un ambulatorio di terapia del dolore e, grazie alla collaborazione del dr. Massimo Allegri, all’orientamento per visite specialistiche qualora si fossero ritenute necessarie. Il Progetto Rocco è stato il primo studio internazionale a osservare i sintomi post Covid per un anno. Lo studio è cominciato nel gennaio 2021 con l’arruolamento del primo paziente e si è concluso con il follow-up dell’ultimo paziente a giugno 2022. I pazienti sia maschi (56.3%) sia femmine (43.7%), prevalentemente con un’età inferiore ai 60 anni, sono stati divisi in 5 gruppi a seconda della gravità della prima malattia COVID: asintomatici, paucisintomatici (sintomi minori ma senza necessità di ossigeno), insufficienza respiratoria lieve (ossigenoterapia), media (casco per ventilazione) e severe (intubazione).

Ad un anno di distanza dalla prima infezione il dolore è il sintomo cardine della malattia da long-COVID: il 28% dei pazienti (valutato con NRS su scala da 0 a 10 - ove superiore a 3 è considerato un dolore moderato-severo) continua ad avere un dolore maggiore di 3, senza alcuna netta riduzione in percentuale nel corso di un anno di osservazioni: chi sviluppa dolori dopo il Covid continua ad averli dopo un anno senza sostanziale miglioramento): nei pazienti con dolore a un anno, la sintomatologia è peggiorata nel corso dell’anno nel 17% dei pazienti, e solo nel 32% c’è stato un miglioramento del dolore. I restanti pazienti hanno un dolore costante nel corso dell’anno dopo l’infezione COVID. Il dolore neuropatico (cioè quello legato ad una disfunzione del sistema nervoso sensoriale) è stato indagato con uno specifico questionario: circa il 10-15% dei pazienti riportano ancora tale specifico tipo di dolore a un anno. Purtroppo il dolore neuropatico è quello più difficile da trattare e a volte è invalidante. Indagando la capacità funzionali nella vita quotidiana e lavorativa, abbiamo rivelato che circa il 10% dei pazienti, ad un anno dall’infezione ha un dolore che influenza in maniera severa o molto severa la funzionalità quotidiana. Né il dolore né il suo impatto sulla vita dei pazienti tendono a migliorare nel corso dell’anno dopo l’infezione. Influenza del dolore sulla capacità funzionali. Disturbi respiratori sono presenti a distanza di un anno nel 40 % dei casi mentre la sindrome da affaticamento cronico nel 55%. Tali sintomi sono uniti, in circa 12-16%, dei pazienti, a disturbi del sonno e della concentrazione. Tale corteo di sintomi va ad influenzare le normali attività quotidiane in circa metà dei pazienti, nel 13% di essi in maniera severa fino ad un anno della malattia. Tutto questo si riflette a distanza di un anno sulla qualità della vita dei pazienti: il 60% dei pazienti denuncia una peggiore qualità di vita a un anno, il 50% la riferisce come quotidiana, mentre 7 su 10 denunciano una riduzione della qualità della vita lavorativa.


Tali dati sono oggetto di una pubblicazione che verrà realizzata entro fine anno. Inoltre, lo studio ha ottenuto la collaborazione anche della Michigan University che permetterà un ulteriore ampliamento delle capacità di analisi dei dati e la creazione di una App dedicata ai pazienti con dolore post Covid Sono stati raccolti prelievi di sangue per lo studio di glicomica in 420 pazienti. I risultati sono in fase di analisi e verranno pubblicati entro tre mesi. Infine, abbiamo appena ricevuto la richiesta dal Past President della società mondiale di terapia del dolore (IASP - International Association for the Study of Pain) a partecipare a uno studio paneuropeo vista l’importanza dei dati ottenuti Presentazione dei risultati Venerdì 11 novembre, presso il Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo, si è svolto un convegno che ha portato a conoscenza di tutti i dati raccolti. Con l’Organizzazione del dr. Maurizio Maggioni e del dott. Giuseppe Venuti, sono stati ringraziati i molti operatori impegnati, anche attraverso l’intervento in video del Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, la presenza del Sindaco Giorgio Gori e del Governatore del distretto Rotary di Bergamo 2024. Non sono stati presentati solo i dati sociosanitari e scientifici ma è intervenuto anche il past president della società mondiale di terapia del dolore Prof Lars Arendt Nielsen per ringraziare per l’importante contributo e chiedere la nostra partecipazione a un progetto europeo. Inoltre, è intervenuto anche il Prof Ennio Tasciotti, esperto mondiale in nanotecnologie, che ha chiesto la partecipazione del Progetto Rocco alla creazione di un consorzio europeo per lo studio del Long Covid e dolore che si propone di diventare il principale interlocutore europeo con le società scientifiche e le istituzioni europee su questo tema. Rocco, quindi, ha concluso il suo primo obiettivo e è ora pronto per i prossimi progetti per portare anche a livello europeo l’esperienza nata e cresciuta a Bergamo: Rocco in Europa…. Il Progetto Rocco Bergamo è frutto di passione, dedizione ed energia che è stato reso possibile solo grazie al coinvolgimento e alla proattività di enti, istituzioni e aziende.

ph.Segio Nessi


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Storia d’amore, di mare e di libertà Ricevo la lettera che segue ai primi di ottobre e mi incuriosisco molto nel leggere

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la storia di questa donna, Franca, della nostra terra che, dopo aver venduto per una fortuna l’azienda che aveva creato con il marito Sandro, si lascia tutto alle spalle e parte con lui in giro per il Mediterraneo a bordo di una barca a vela dal nome Velavevodetto… Dopo aver gironzolato per mesi, gettano l’ancora in un’isoletta dove mettono su casa, anzi un piccolo resort, in un angolo di paradiso. Capisco al volo che intende promuovere il suo piccolo hotel presso i nostri lettori e le rispondo: “Bella la sua storia, mi mandi del materiale e vediamo cosa possiamo fare…”. Dopo pochi gioni arrivano le fotografie di un spiaggia incantata, affacciata su un mare trasparente e di un piccolo hotel con poche deliziose camere. Una vera delizia, lontano da tutto, tra la Puglia e la Grecia. Ci scambiamo ancora qualche e-mail e decidiamo di rimandare il servizio con il ritorno della bella stagione, prima della Pasqua del prossimo anno. La storia di questi due però è così bella che decido comunque di pubblicarla anche se non è ancora il momento migliore per una vacanza sulla “loro” Isola. Qualche giorno dopo però rimango basito nel leggere che Sergio si è improvvisamente ammalato. “Febbre alta, una strana forma di polmonite. È stato ricoverato a Corfù e speriamo che possa guarire presto.” Gli scrivo il mio dispiacere, capisco il suo smarrimento, sola in un Ospedale che certo non è il Papa Giovanni, senza nulla togliere… e mi rendo conto di sentirmi un po’ coinvolto in questa storia e succede quello che nessuno si augurava. “Questa mattina devo raccontarti che Sandro non ha superato l’ultima crisi è mi ha lasciato. Ho deciso di farlo seppellire qui sull’isola”. Nell’ultimo messaggio mi dice che farà ritorno in Italia ma solo per il periodo delle feste e che passerà per conoscermi per poi tornare a quella piccola terra, a quel mare e a quel vento che gli portano ancora la voce del suo Sandro.


Sono Franca Iapicca, bergamasca DOC, cresciuta a Bergamo in via Zambianchi, dove ho trascorso un’infanzia e un’adolescenza serena e felice, tra città alta e città bassa. Ricordo ancora che da ragazzina avevo l’obbligo di rientrare a casa al decimo rintocco delle campane del Campanone di Piazza Vecchia…. All’età di 19 anni mi sono trasferita a Milano per motivi di studio, essendomi iscritta al corso di laurea in Chimica e tecnologie farmaceutiche. A conclusione del percorso universitario, nel 1984, sono stata assunta da un piccolo centro di ricerche e controllo qualità nel settore farmaceutico BIOLAB - fortunatamente negli anni ’80 era molto più facile trovare un impiego rispetto ad oggi. Lì mi sono fermata, sono cresciuta professionalmente, così come è cresciuto il piccolo centro di ricerche che è diventato un punto di riferimento per tutte le aziende italiane farmaceutiche e del biomedicale. Dopo qualche anno, ho avuto la possibilità di diventare socia di maggioranza, insieme a colui che adesso è mio marito, Alessando Salvi, fondatore del centro di ricerche. All’inizio del nuovo millennio BIOLAB, con sede a Vimodrone (MI), aveva circa 100 dipendenti, apre una seconda in Spagna, a Barcellona, dove erano impiegati una cinquantina di dipendenti. Nel 2010 si è presentata una grossa multinazionale francese, EUROFINS, anche lei coinvolta nei servizi per

il settore farmaceutico, che ci ha proposto di acquistare la nostra azienda. Alessandro ed io non abbiamo esitato neanche un minuto perché finalmente avremmo potuto dedicarci a quello che più ci piaceva: crociere in barca a vela, giri in fuoristrada nei deserti africani e sudamericani, tanti viaggi nel mondo senza poci limiti di tempo. Ora BIOLAB EUROFIN ha in Italia 650 dipendenti e 150 in Spagna. Io e Alessandro ne siamo molto orgogliosi - si vede che le fondamenta che avevamo creato erano solide. La prima cosa che abbiamo fatto, dopo la vendita, è stato l’acquisto di una nuova barca a vela che abbiamo chiamato VELAVEVODETTO perché figli, parenti e amici fossero consapevoli che quella sarebbe stata la nostra nuova vita… Durante una crociera a bordo di VELAVEVODETTO, siamo approdati ad Erikoussa in italiano Merlera, isola piccolissima che, con altre 3 isolette, compone l’arcipelago delle Isole Diapontie, situato a 8 miglia a nord di Corfù. È stato un colpo di fulmine, subito ho pensato che lì volevo mettere le mie nuove radici. Così abbiamo trovato un terreno edificabile sulla spiaggia, lo abbiamo acquistato ed iniziato a costruire quella che sarebbe dovuta essere la nostra casa di vacanze in Grecia. Ma sono bergamasca, e non potevo stare solo in vacanza, quindi il progetto originale è stato modificato ed è stato trasformato in un piccolo hotel. Così è nato ACANTHA BOUTIQUE HOTEL, il mio nuovo progetto... il mio nuovogiocattolo. Sull’isola di Erikoussa mancava una struttura di un certo livello per offrire a chi, come noi, vuole privacy tranquillità e ottimo servizio. Non è stato facile, ho dovuto affrontare tantissime sfide e molte difficoltà sia durante la costruzione sia durante l’avvio dell’attività. Erikoussa è una destinazione remota, senza negozi e con pochi lavoratori. Ma grazie al mio essere bergamasca, - noi non mollamo mai - e la determinazione al lavoro che mi ha sempre circondata da quando ero una “scetela”, ce l’ho fatta, diciamo anche che l’amore e la bellezza dell’isola mi hanno anche aiutata.


Shamsia Hassani

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Sui muri di Kabul per i diritti delle donne

Shamsia Hassani è la prima graffitista afghana, che, attraverso la street art, si è fatta portavoce dei diritti delle donne. Nata in Iran da rifugiati afghani originari del Kandahar, torna a Kabul per studiare arte. Il suo nome significa Sole, ed è essa stessa portatrice di speranza e rinascita, come il messaggio che vuole trasmettere con le sue opere. Ispirata dall’artista inglese, Wayne Chu Edwards, si innamora delle bombolette per l’immediatezza visiva, necessaria in un paese dilaniato dagli attacchi e senza possibilità economiche. Ma sono le provocazioni e denunce del celebre Bansky, che le indicheranno davvero il percorso artistico.La street art è l’ancora di salvezza, i muri sono visibili gratuitamente da tutti, in modo diretto ed immediato. Il punto di contatto con gli artisti europei emerge forte nei suoi lavori, portando la malinconia di un mondo senza voce. Significativa la sua donna in burqa seduta sui reali gradini di un’abitazione diroccata. E’ l’incertezza femminile odierna, nell’esitazione e nella totale restrizione: non sa se riuscirà a salire recuperando una posizione più dignitosa all’interno della società, o se resterà per sempre relegata nel sottoscala. Ispirata dall’artista inglese, Wayne Chu Edwards, si innamora delle bombolette per l’immediatezza visiva, necessaria in un paese dilaniato dagli attacchi e senza possibilità economiche. Ma sono le provocazioni e denunce del celebre Bansky, che le indicheranno davvero il percorso artistico. La street art è l’ancora di salvezza, i muri sono visibili gratuitamente da tutti, in modo diretto ed immediato.


Shamsia Hassani Il punto di contatto con gli artisti europei emerge forte nei suoi lavori, portando la malinconia di un mondo senza voce. Significativa la sua donna in burqa seduta sui reali gradini di un’abitazione diroccata. E’ l’incertezza femminile odierna, nell’esitazione e nella totale restrizione: non sa se riuscirà a salire recuperando una posizione più dignitosa all’interno della società, o se resterà per sempre relegata nel sottoscala. Shamsia alterna la denuncia alla poesia, riempiendo le mura di miraggi e sogni rivoluzionari. Colora le strade ferite di Kabul, espone anche in India, Iran, Germania, Italia e Svizzera. Nel 2009 è stata selezionata come una delle Top10 per l’Afghan Contemporary Art Prize (premio di arte contemporanea afgano). Nel 2014 è finalista per il premio Artraker, con il suo progetto La magia dell’arte è la magia della vita. Lo stesso anno è stata anche nominata tra i 100 membri dei Global Thinkers. E’ una delle fondatrici di Berang Arts Organization (organizzazione che promuove la cultura e l’arte in Afghanistan), e docente di scultura presso la Facoltà di Belle Arti di Kabul. Rischia la vita ogni volta che prende in mano le bombolette e salta per strada, ma il suo più grande desiderio è quello di fondare una scuola per graffitisti e collaborare proprio con Banksy. In una città dove la sopravvivenza quotidiana è ancora una scommessa, realizzare opere d’arte e diffonderle è un atto così immenso che raggiunge l’eroico. Custodisce sentimenti e cultura anche in mezzo alla polvere, alle macerie, alle bombe e al terrore. Secondo i dati ufficiali, l’Afghanistan è uno dei paesi più poveri del mondo. Dei suoi 35 milioni di abitanti (stima del 2017) solo il 15% delle donne sa leggere e scrivere. Le donne sono ancora proprietà degli uomini, servono principalmente a tenere in ordine la casa, a procreare, ad obbedire e tacere.

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Le sue opere rompono l’approccio iconoclasta dell’arte islamica: le figure femminili che dipinge, anche se avvolte nel tradizionale chador, destabilizzano la sensibilità patriarcale. Shamsia parla di altre città, di libertà e muri abbattuti, strade volanti. Sagome quasi cartoon, spiriti fluttuanti che emergono tra le macerie. Hanno i contorni netti e spigolosi, sotto il burqa o l’hijab vi sono persone reali che però non hanno nemmeno il segno della bocca. Armate di strumenti musicali, una chitarra o il pianoforte, con tutta la dirompente energia di un concerto rock.


FUOCHI DI PAGLIA di Giorgio Paglia

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LE VIBRAZIONI DEL MONDO Dicembre è un mese magico da sempre, perché è colmo di festività che riportano alla storia dell’uomo. Non è solo Natale per i cristiani, ma è anche l’equinozio di inverno, connesso al pianeta Saturno, che rappresenta l’inizio di un nuovo ciclo vitale. In questo periodo per gli antichi romani ricorrevano anche le festività dei saturnali. Pure gli induisti e i celti celebravano dopo la metà di dicembre la rinascita del sole e l’avvento di una luce rinnovatrice. Purtroppo è da anni che le festività di inizio inverno sono costellate da preoccupanti problemi continui che sembrano irrisolvibili. Quest’anno pure le luminarie nelle città devono essere contingentate a causa della crisi energetica e dei relativi costi di luce e gas, che sono provocati dalla guerra russo-ucraina, che è la conseguenza di un mondo umano pieno di errori continui. Miguel de Cervantes (quello che ha scritto Don Chisciotte) ammoniva all’inizio del ‘600 che “se gli uomini soffrono troppo diventano bestie” e ciò non è bene. Il dolore e la sofferenza, che sono inevitabili nel corso di una vita, andrebbero almeno analizzati per poter essere superati. Allora vediamo, alla ricerca di un semplice messaggio di speranza, come si può affrontare la sofferenza. Sorprendentemente ci viene in aiuto la fisica quantistica, la moderna fisica delle particelle più piccole, che dice che nell’universo, in natura, quindi anche nell’uomo, ogni cosa è in uno stato vibrazionale. Infatti noi siamo composti da un insieme di cellule che a loro volta sono fatte di atomi in perenne movimento. Se scomponiamo gli atomi troviamo elettroni, protoni, neutroni, quark che vibrano e quando si rompono queste particelle vengono creati dei mini vortici (chiamati nano tornado) di energia. Quindi noi emettiamo energia e frequenze con un relativo campo elettromagnetico perfettamente misurabile e che ar-

riva a oltre 1 metro di distanza dal nostro corpo. Ma cosa controlla l’energia e la frequenza che produciamo? Semplicemente due organi: il cuore e il cervello, cioè ciò che produce le emozioni, i sentimenti che proviamo in un caso e i pensieri che pensiamo nell’altro caso. E qui sta il bello, perché si è misurato che più positive sono le nostre emozioni e più energia personale produciamo. Così i fattori negativi esterni possono avere un impatto ridotto quando il nostro corpo, la nostra mente e il nostro cuore sono sostenuti da pensieri e sentimenti costruttivi e armonici. Sapete quanti pensieri facciamo in un giorno? Dai 60.000 ai 70.000, ma l’8090% di questi sono gli stessi del giorno prima e creano le abitudini del nostro comportamento, la nostra comfort zone quotidiana. Quindi se riusciamo a scavare più a fondo nelle nostre convinzioni, analizzandole consapevolmente e riusciamo a mutare il nostro schema di pensieri ripetitivi, possiamo aumentare la nostra frequenza vibrazionale e migliorare la parte energetica della vita. Gli studi scientifici in questo campo hanno dimostrato che le frequenze più alte prodotte nel nostro corpo sono derivate dalle emozioni buone, come il coraggio, l’altruismo, l’amore, la gratitudine, la gioia, la generosità, la consapevolezza. Invece tutto ciò che è negativo, come rabbia, odio, rancore, cattiveria, avarizia, superbia, produce pochissima energia o addirittura la assorbe. Questo ci dice la scienza, non solo la filosofia spirituale. Ovviamente tutto ciò è più facile da dirsi che da farsi, ma almeno sappiamo che esiste una strada percorribile per affrontare periodi così difficili e così dolorosi. E allora buone feste a tutti e buona energia personale a ognuno di voi. Alla prossima e in alto i cuori leggeri. Anche su Twitter: @Fuochidipaglia


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Silvia Beltrami


LOST IN TRANSLATION Inaugurata il 3 dicembre a Gare 82 Lost in translation, la prima mostra personale dell’artista Silvia Beltrami negli spazi della galleria. L’esposizione, a cura di Giorgio Bonomi e Federica Picco, propone opere inedite e lavori meno recenti raccontando la ricerca che l’artista porta avanti coerentemente da diverso tempo: uno studio attento rivolto alla condizione postmoderna che affonda le radici nel pensiero di Zygmunt Bauman per arrivare alle teorie di Jacques Derrida in materia di decostruzione di cui Beltrami si appropria traducendole in strumenti d’indagine sull’identità umana. Le sue opere sono realtà frammentate, scomposte – decostruite, appunto – e riconquistate attraverso l’utilizzo magistrale della tecnica del collage. Rappresentazioni in cui emerge la precisa volontà dell’artista di esprimere il movimento nelle sue varie forme fino a quella convulsa del “vortice” che, in lei, assume profondi significati formali e concettuali che riflettono su un individuo trascinato e isolato in una solitudine vorticosa. Silvia Beltrami è nata a Roma nel 1974. Ha conseguito la maturità artistica a Lovere (BG) e si è poi diplomata all’Accademia di Brera a Milano.

Fino al 7 gennaio Gare82 via Villa Glori n.5, Brescia Tel.: 030.3456033 Mob.:348.2669339 info@gare82.net www.gare82.net


eat me marina cavadini Un orizzonte animato da una corrente quasi impercettibile; un campo di xerofile disidratate; un gruppo di gerridi nervosi; una larva che si dimena per la propria sorte. Cinque riprese a camera fissa mostrano altrettanti soggetti e la loro interazione con la materia liquida. I video, riprodotti su monitor e smartphone pieghevoli, mostrano delle inquadrature macro nelle quali dei particolari vengono decontestualizzati ed espansi fino a raggiungere un’astrazione innaturale. Questi loop si perdono in uno spazio tempo indefinito, invitando alla contemplazione di forme organiche accomunate dalla loro relazione con il manto dell’acqua. Questa tensione superficiale è uno dei temi di cerniera della mostra di Marina Cavadini. Il titolo della personale, Eat Me, racchiude in questo invito ambiguo uno stato di trepidazione sensuale, spingendoci a ripensare la materia dalla prospettiva dell’intimità fisica. Manifestando il suo desiderio di essere divorata, la mostra ci esorta a recuperare la visceralità del rapporto con le immagini; snodandosi attraverso una serie di anticamere, ci attira verso il proprio centro caldo. I sei spazi della galleria ospitano una produzione molto eterogenea a livello formale, eppure parificata nel presentarsi come un continuum che spezza l’abituale frontalità d’interazione con la materia. La foto di un’ostrica dalla posa plastica ci accoglie nel primo vano.

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Un’incisione su plexiglass, dove lucido e opaco rivelano un altro dettaglio metafisico, ci aspetta nel secondo. E ancora una serie di ceramiche smaltate, contemporaneamente sensuali e repellenti. Delle porzioni di pelle metallica che ribolle dall’interno, richiamando tanto lo specchio degli schermi presenti in galleria, quanto quello dei guanti futuristici che le attiveranno. La luce rimbalza così tra una superficie brillante e l’altra, tingendosi gradualmente di rosso mentre ci avviciniamo al nucleo: una linea continua forma la parola Wet, alludendo a secrezioni corporee sotto forma di un neon canicolare, mentre frequenze breakcore ci fondono all’ambiente circostante. Elemento cardine nella pratica dell’artista, il piacere diventa qui uno strumento per ritrovare quella vicinanza sensoriale che la digitalizzazione dell’esperienza quotidiana intorpidisce. Genera immagini e suoni per spingere al contatto e alla concentrazione, al guardare da vicino fino al punto di voler toccare senza permesso. Ci attira verso la fonte per poi concedere l’abbandono, falene sedotte dalla luce. Zoë De Luca

art gallery Via F. Cavallotti 5, Brescia info@theaddressgallery.com fino al 25.2.2023


5 consigli per far abbassare la bolletta e per il risparmio energetico

Il buon senso ha valore 1

Evitare di ostacolare la diffusione del calore Tenere tende, mobili o stendibiancheria davanti ai termosifoni è fonte di sprechi perché ostacola la diffusione del calore. È inoltre importante non lasciare le finestre aperte per evitare le dispersioni di calore.

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Controllare la temperatura degli ambienti Bastano 19 gradi per garantire il comfort necessario in casa. Ridurre il riscaldamento di un’ora al giorno e tenerlo spento per 15 giorni, nell’arco di un anno, consente di ridurre i costi di circa 180 euro per un appartamento di medie dimensioni.

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Usare lavatrice e lavastoviglie a pieno carico Utilizzare la lavatrice una volta ogni due giorni, invece di una al giorno, e la lavastoviglie una volta al giorno invece di due, permette di risparmiare rispettivamente 52 e 74 euro all’anno.

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Sostituire le lampadine di casa con quelle a led Installare lampadine a Led in casa, considerando che rimarranno accese in media 6 ore al giorno, permette di abbassare del 15% i consumi di partenza.

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Ridurre la durata e la temperatura della doccia Diminuire da 7 a 5 i minuti trascorsi sotto l’acqua, abbassando di 3 gradi la temperatura, consente di risparmiare fino a 250 euro.

Campagna promossa da


2 Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare. (Winston Churchill)

LUPUS IN FABULA

Benito Melchionna Procuratore emerito della Repubblica

CLIMATE CHANGE NELL’ERA DELLE TRANSAZIONI 1. Shock climatico e sviluppo green Molti sono i sintomi obiettivi che comprovano lo stato febbrile del nostro pianeta a causa del progressivo surriscaldamento del clima. Gli esperti assicurano tuttavia che in realtà bruschi cambiamenti climatici si sono sempre avvicendati negli oltre quattro miliardi di anni, che segnano la metà del burrascoso percorso della Terra intorno al sole. Il guaio è però che, stando ai riscontri più accreditati, in conseguenza della selvaggia industrializzazione e della sovrappopolazione del globo, la crisi climatica ha subìto negli ultimi tempi una forte accelerazione. Tale da provocare il moltiplicarsi di distruttivi eventi estremi, che minacciano la sopravvivenza dell’umanità e fanno finanche temere la sesta estinzione dei grandi mammiferi. Con l’aumento delle temperature medie, si verificano dunque: effetto serra, siccità senza precedenti con avanzata desertificazione, innalzamento dei livelli del mare, perdita del 50% dei nostri ghiacciai, migrazioni per motivi climatici, alluvioni, allagamenti, ecc. Senza poi trascurare le frane che di frequente si abbattono sui territori più delicati e fragili dal punto di vista idrogeologico; suoli peraltro privi di manutenzione ordinaria, degradati e consumati da cementificazione violenta e -tra un condono e l’altro- da abusivismo di diffusa complicità (vedi, da ultimo, la strage di Casamicciola-Ischia, 26 novembre 2022). Tali sconvolgimenti, indubbiamente di natura complessa e ancora da analizzare attraverso studi più mirati, si riscontrano nei diversi contesti in fase di deglobalizzazione; fenomeni che pertanto è solo possibile e (doveroso!) cercare di contrastare migliorando noi stessi e i nostri stili di vita. Cominciando allora a praticare nella quotidianità l’etica della responsabilità, già indagata dal sociologo tedesco Max Weber (1864-1920). Ciò nel dichiarato intento di valutare ex ante le nostre azioni, anche con riguardo agli effetti imprevedibili che esse possono provocare; a maggior ragione nell’era del consumismo, dello scarto e del rifiuto,“prossimo” compreso. Infatti, soltanto da una profonda e condivisa conversione morale potrebbe prendere concreto e fecondo avvio uno sviluppo “ green”. Il solo idoneo a promuovere quel progresso “verde”, a chiacchere sbandierato e auspicato in tutte le salse; ma di fatto tuttora frenato dalle oscure manovre

dei soliti padroni del “vapore” politico-finanziario. Soggetti ai quali potrebbe quindi ben adattarsi l’espressione “après moi le déluge” (dopo di me il diluvio) riferita dal re di Francia Luigi XV (1710-1774) alla marchesa di Pompadour, che lo esortava invano a occuparsi degli affari dello Stato: altro che amore dei figli, altro che amicizia sociale! 2. Parola d’ordine: sostenibilità Avendo smarrito l’armonia con la natura, l’umanità - priva ormai di memoria - non sembra aver preso ancora piena coscienza di trovarsi sull’orlo del precipizio. Tra l’altro, mentre è costretto a contare i morti e a fare i conti con i disastri dell’emergenza climatica, l’attuale geopolitica di guerra si scopre altresì impreparata ad affrontare le tante altre scabrose sfide epocali, quali la rivoluzione tecnologica, la transizione ecologica/energetica, la visione del futuro dei giovani, ecc. In un contesto così preoccupante, molti incalzano le istituzioni nazionali e sovranazionali a rimboccarsi le maniche e a correre in soccorso della madre Terra in pericolo. A questo riguardo, gli antichi greci potevano ricorrere, in modo spiccio, alla mitologica dea Gaia (la Gea dei romani, da cui geo-grafia), personificazione della forza generatrice di tutti gli organismi viventi. Ciò non tanto per invocare la salvezza del pianeta (che procede a modo suo da miliardi di anni), quanto per garantire alle varie specie… esistenti di passaggio, un ambiente sicuro e salubre. In ogni caso, risulta ora difficile riuscire a declinare nuovi valori idonei ad interpretare una società in rapida trasformazione, anche all’esito (?) della pandemia da Covid-19 e della brutale guerra di aggressione ai danni dell’Ucraina. Intanto, da un lato la tecnica viene ormai sacralizzata e considerata la forma più alta di razionalità mai raggiunta. Dall’altro, è però evidente che la transizione tecnologica, nell’offrire all’uomo molteplici vantaggi pratici, cerca di “umanizzarsi” nel caotico intreccio tra ancestralità e modernità; come è agevole sperimentare attraverso l’uso sempre più diffuso della “machina loquens”, ossia degli artefatti “parlanti”, tipo telefonino, ecc. L’homo sapiens invece si “macchinizza”, e quindi si agita spaesato nel mondo virtuale delle relazioni liquide prive di umanità, e che tra l’altro sollevano dubbi inquietanti nell’ibridismo dei linguaggi; così da confondere realtà e finzione, verità e fake news, informazione di propaganda e di dati certi. La transizione digitale e lo sviluppo informatico, aprendosi comunque alle innovazioni e guardando al futuro dei giovani, offrono l’opportunità di ripensare il tradizionale capitalismo basato sul consumo usa e getta, sul profitto predatorio e sul mercato competitivo. In tal modo potrebbe dunque affermarsi la visione di una nuova economia, finalmente armonizzata con l’ecologia e in grado di nutrirsi alle sollecitazioni di una più dinamica cultura d’impresa.

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EDITA PERIODICI srl Via Bono, 10 - Bergamo Tel. 035 270989 www.editaperiodici.it

BERGAMO

BRESCIA

Aut. Tribunale di Bergamo n°3 del 22/01/1992

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Direttore responsabile: Vito Emilio Filì segreteria@editaperiodici.it Direttore editoriale: Patrizia Venerucci venerucci@editaperiodici.it Responsabile redazione: Tommaso Revera redazione@qui.bg.it redazione@qui.bs.it Redazione eventi: Valentina Colleoni redazione.chicera@qui.bg.it Marketing e pubblicità Valentina Visciglio Fotografie di: Federico Buscarino Sergio Nessi Paolo Stroppa Matteo Marioli Hanno collaborato: Maurizio Maggioni Benito Melchionna Giorgio Paglia Sofia Ouazzani Chahdi Stampa: Euroteam Nuvolera (Bs)

Informazioni 035.270989 Stampato con inchiostri a base vegetale.

Segue dalla pagina precedente CLIMATE CHANGE NELL’ERA DELLE TRANSAZIONI Una cultura quest’ultima volta a ridisegnare modelli economici aperti ad uno sviluppo che ruota appunto introno alla parola d’ordine “sostenibilità”. La quale (risalente al noto Rapporto Bruntland del 1987) sta a indicare, nella gestione collaborativa e condivisa dei rischi connessi alla rivoluzione tecnologica in atto, la piena compatibilità con gli equilibri sociali, la salvaguardia e la conservazione delle risorse ambientali. Ecco perché la sostenibilità va ormai assumendo valenze sempre più estese nella ricerca dell’efficienza/efficacia dei processi produttivi e commerciali; tanto più considerata l’attuale scarsità degli ingredienti naturali (acqua, suolo, energia). Di conseguenza, il rating (valutazione) di sostenibilità viene comunemente definito con l’acronimo Esg (enviroment, social, governance), utilizzato appunto per misurare l’impatto ambientale dei prodotti, le soglie di inquinamento da PM10, le reti di connessione digitale, il consumo delle risorse energetiche, ecc. 3. Cop27 sul clima, un (quasi) fallimento Per tentare di rimediare ai disastri del clima anomalo, nel 1992 veniva siglata a Rio de Janeiro la Convenzione quadro delle Nazioni Unite (ONU) sui cambiamenti climatici. Era quindi prevista una annuale Conferenza delle Parti (Cop), cioè dei Paesi aderenti alla Convenzione stessa. La 27esima Conferenza delle Parti (Cop27, dopo la prima di Berlino nel 1995), finalizzata a contrastare il global warming, svoltasi dal 6 al 18 novembre 2022 nella nota località turistica di Sharm el-Sheikh (Egitto), si è conclusa con un (quasi) nulla di fatto, come del resto tutte le precedenti. Pertanto, in mancanza di Accordi condivisi tra le delegazioni presenti di 179 Paesi, la Conferenza stessa si è ridotta alla solita parata convegnistica, anziché trasformarsi nella (ultima ?) concreta occasione per prendere di petto - assieme e con lealtà - i problemi globali che minacciano l’umanità. È emerso dunque un mondo in frammentazione, tipo condominio litigioso, in un’era segnata da abbondanza di mezzi e da scarsità di fini, nell’intreccio intricato di contrapposti interessi tra circa 200 Paesi con storie e culture molto diverse. In ogni caso, sono stati rinnovati gli obiettivi più stringenti di riduzione delle emissioni nocive (Co2) entro il 2030 e quelli, in attesa di tempi migliori, di uscita dall’energia fossile e di neutralità climatica entro il 2050. Il documento finale, allo scopo di evitare il pieno fallimento della Cop27, stabilisce infine il raggiungimento di un Accordo per definire il risarcimento dei danni che il cambiamento climatico da tempo provoca nei Paesi vulnerabili e poveri. Ad ogni buon fine, anche se a molti capiterà di storcere il naso, sarebbe forse utile prestare attenzione a quanto osserva il geologo bergamasco Diego Marsetti, il quale scrive (v. Eco di Bergamo, 13/11/2022): “attribuire alle attività umane il surriscaldamento globale è senza fondamento”. Ciò perché “il cambiamento climatico e l’inquinamento sono due cose completamente diverse”; per cui, se “l’inquinamento si può combattere diminuendo le emissioni anomale in atmosfera”, poco invece si può fare contro il surriscaldamento globale, dato che, come sostengono alcuni scienziati, al riguardo “l’attività umana incide per il 5%, mentre per il 95% dipende da fenomeni naturali legati al Sole”. Benito Melchionna (mail: benitomel38@gmail.com) 80



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