Qui Bergamo n.ro 299

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MASSIMO LOMBARDO

L’OSPEDALE DEL FUTURO

LEOPOLI QUI

LA CULTURA DELLA PACE

LA VIA DELLE SORELLE

BRESCIA PHOTO FESTIVAL

NUOVA JEEP AVENGER

INCONTRI: SIMONA BONOMELLI

CULTURA D’IMPRESA

STORIE DI INNOVAZIONE

IN FOTOGRAFIA

PORSCHE DRIVING EXPERIENCE

LAMBO MIURA ROADSTER

ERASMUS TI CAMBIA LA VITA

NXT STATION FESTIVAL & BRESCIA SUMMER MUSIC

THE GATE UN PORTALE

TRA BERGAMO E BRESCIA

VINO AL FEMMINILE

IN COPERTINA:

DIEGO VALLI E STEVE GAMBERO

INSIEME PER CRESCERE

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Turisti sì

L’appello è perché si ponga maggior attenzione alla tutela del patrimonio artistico che si trova alla mercé degli imbecilli, quelli che amano firmare la loro presenza con pennarelli indelebili o peggio con punteruoli e coltellini, su ciò che gli ispira di più. Del resto, sono sempre esistiti idioti che incidono le iniziali o il nome della fidanzata con la data e i cuoricini su muretti, porte, tavoli, arrivando senza alcun riguardo ad imbrattare o “molestare” monumenti, fontane e anche gli alberi.

Pur essendo una percentuale infima (si spera) quella che si dedica a queste pratiche, con l’aumento esponenziale dei visitatori nelle città Capitali della Cultura, è evidente che rischiamo di ritrovarci poi a patire danni delle tracce lasciate. Nessuno nega la necessità economica di far confluire sul territorio tutta questa gente, né che questa sia un’occasione imperdibile per risollevare molti settori danneggiati prima dalla pandemia e poi dalla crisi energetica conseguente alla guerra in Ucraina, ma se il prezzo da pagare è la vandalizzazione delle bellezze ambientali bisogna porvi rimedio. Ho saputo che l’amministrazione comunale ha arruolato molti volontari, necessari a supporto delle grandi manifestazioni per la Capitale della Cultura. Sarebbe utile poter disporre di risorse da utilizzare a protezione dei luoghi più sensibili e delicati del patrimonio culturale e ambientale esposto al pubblico e sicuramente di una dotazione maggiore di telecamere di sorveglianza nei pressi di monumenti e fontane per contrastare il più possibile graffitari, firmaioli e psico-mitomani. Ricordiamo che ultimamente, imbrattare opere d’arte o monumenti, è diventata una forma di lotta politica e, per fortuna, fino ad oggi, siamo stati risparmiati ma pensate a quanti siti potrebbero essere “imbrattati” tra Bergamo e Brescia e quale visibilità potrebbero avere proprio per la concomitanza con la Capitale della Cultura.

Bisogna ripensare la vendita incontrollata di alimenti da passeggio che la gente compra per consumare poi seduta su gradini o su qualsiasi appoggio idoneo a banchettare, lasciando quasi sempre sporcizia, cartacce, lattine, cicche… di tutto di più. Vanno bene gli annunci trionfalistici che ci informano che la città sta per essere invasa da milioni di persone, sperando non siano solo scolaresche in gita che andrebbero forse diluite, scaglionate e programmate. Siamo felici che il mondo venga nelle nostre città, ma non trascuriamo il fatto che adesso il mondo ci guarda e ci giudica.

ma non così!

EDITA PERIODICI srl

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BERGAMO BRESCIA

BERGAMO

Via Bono, 10 - Bergamo Tel. 035 270989 www.editaperiodici.it in questo numero

PRESIDENTE ANCE BRESCIA

MAGAZINE BRESCIA MAGAZINE

Aut. Tribunale di Bergamo n°3 del 22/01/1992

Aut. Tribunale di Brescia n°18 del 22/04/2004

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Stampato con inchiostri a base vegetale.

intervista

20 brescia photo festival

Massimo Lombardo DIRETTORE ASST SPEDALI CIVILI BRESCIA: L’OSPEDALE DEL FUTURO intervista Edgar Morin PER BERGAMO E ACCADEMIA CARRARA 62 Gamec: Salto nel vuoto

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RESTAURATO L’UNICO ESEMPLARE ESISTENTE

STORIE DI INNOVAZIONE IN 68

ARTE AL DI LÀ DELLA MATERIA

PRESIDENTE G.S.D. FOUNDATION intervista Chiara moretti

70 next station bergamo summer music brescia estate in musica

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29 gilda gastaldi 50 cultura d’impresa
8 qui leopoli DUE ANGELI DALL’UCRAINA A BERGAMO 12 Alessia marsigalia
FOTOGRAFIA 7 4
VIA DELLE SORELLE, IL CAMMINO DA BERGAMO A BRESCIA TUTTE LE MOSTRE DELLA PROSSIMA ESTATE L’ERASMUS TI CAMBIA LA VITA
34 33 ds group DIEGO VALLI E STEVE GAMBERO
massimo del dossi
L’ospedale del futuro A TU PER TU CON IL DOTT. MASSIMO LOMBARDO, DIRETTORE GENERALE DELL’ASST SPEDALI CIVILI DI BRESCIA Tommaso Revera - ph. Matteo Marioli prima la salute 4

Sono passati più di tre anni dalla pandemia che ha sconvolto la vita di tutti noi. Ora immagino che la situazione in ospedale sia tornata alla normalità, sbaglio?

“Proprio così. Sono stati tre anni intensissimi e per certi versi straordinari sotto il profilo della ricerca scientifica. Il 20 febbraio ero Direttore dell’Ospedale di Codogno per cui ho vissuto in prima persona l’arrivo della pandemia in Italia in seguito al ricovero del paziente 1, Mattia Maestri, il primo caso di Covid registrato in Italia. Oggi, fortunatamente, abbiamo scoperto molte cose su questo virus, come per esempio la sua pericolosità nei pazienti anziani affetti da patologie croniche o il fatto che il maggior numero di contagi è avvenuto da persone asintomatiche: cose che allora non potevamo certo sapere”.

Sono state fondamentalmente quattro le ondate di questa pandemia, è corretto?

“Esatto. C’è stata la prima, avvenuta a partire da fine febbraio 2020, quando l’impatto è stato sconvolgente soprattutto in una specifica porzione del territorio italiano: nello specifico le province di Pavia, Piacenza, Lodi, Cremona, Bergamo e Brescia sono state in assoluto le più colpite. Poi una seconda fase, giunta in seguito ad un’apparente tregua estiva (coincisa con il mio arrivo a Brescia il 18 giugno 2020), con un picco di ricoveri avvenuto in particolare nella Lombardia occidentale. Ed, infine, una terza e una quarta ondata, che in altre province non sono state così marcate ma che a Brescia, essendo un territorio di grande comunicazione, sono state tutt’altro che irrilevanti. Un vero e proprio svuotamento del nostro ospedale, dunque, non c’è mai stato: abbiamo pagato un tributo altissimo anche se le scelte compiute sono state determinanti non solo per riuscire ad accogliere sempre tutti i malati, ma anche a limitarne i trasferimenti in altre strutture”.

Tra la prima e la seconda ondata la vostra scelta è stata quella di puntare tutto sulla ristrutturazione di un padiglione, denominato poi Scala 4.0, che a conti fatti ha salvato la vita a moltissime persone… “Proprio così. Abbiamo puntato tutto su una riqualificazione lampo di una struttura idonea ad accogliere ed isolare tutti i contagiati. Cinque piani di padiglioni Covid trasformabili all’occorrenza in terapie sub-intensiva e quindi in grado di ventilare ciascun paziente. Un luogo in cui hanno lavorato contestualmente rianimatori, nefrologi, internisti, cardiologi, neurologi, infettivologi, chirurghi e geriatri. Uno staff multidisciplinare che ha messo a disposizione dei pazienti competenze variegate. Il Covid, del resto, è sì una malattia infettiva, ma anche multiorgano. Proprio nei giorni scorsi, dopo oltre due anni di attività, si è definitivamente svuotata Scala 4.0: una notizia confortante che certifica la fine dell’emergenza Covid-19”.

Cosa porta con sé un’esperienza del genere?

“Essere riusciti a restare sempre in prima linea contro il Covid, assicurando nel contempo anche le altre linee di attività fondamentali per la salute delle persone, è certamente un qualcosa d’importante. Le scelte compiute, sia dal punto di vista clinico che organizzativo, ci hanno infuso grande fiducia ed entusiasmo in vista del futuro. Non è un caso, quindi, se dall’esperienza 4.0 stiamo facendo delle riflessioni su come dovrà essere l’ospedale del futuro”.

La carenza di personale in ambito ospedaliero è certamente una tra le emergenze più attuali. Come state affrontando questa criticità?

“Da noi non così acuta come in altri ospedali più piccoli, ma così come avviene a livello nazionale, su alcune discipline (non solo mediche), ritenute evidentemente meno attrattive dai giovani, si è un po’ più scoperti. Si tratta di un fenomeno ben noto e in una certa misura prevedibile per il quale ci stiamo attrezzando al meglio”.

“Il futuro ci vedrà sicuramente potenziare il modello di rete emerso con il Covid che cambierà ancor di più l’assetto di una sanità che difficilmente tornerà ad essere quella di prima”.

RECORD COVID

DURANTE L’EMERGENZA COVID-19 L’ASST SPEDALI CIVILI DI BRESCIA, INCLUDENDO I PRESIDI TERRITORIALI DI GARDONE VAL TROMPIA E MONTICHIARI, È STATA L’AZIENDA OSPEDALIERA ITALIANA CHE HA RICOVERATO CONTEMPORANEAMENTE IL MAGGIOR NUMERO DI PAZIENTI POSITIVI AL COVID: BEN 200 PERSONE, UN NUMERO CLAMOROSO

MASSIMO LOMBARDO, DIRETTORE GENERALE ASST SPEDALI CIVILI DI BRESCIA

Quali sono le vostre contromisure a riguardo?

“Come struttura pubblica, in osservanza dei vincoli che dobbiamo osservare, dai primi mesi del Covid assoldiamo giovani specializzandi con contratti specifici per far sì che possano iniziare la propria carriera professionale. In aggiunta, disponiamo di alcuni strumenti grazie ai quali chiedere ai nostri medici e ai nostri infermieri se intendono fare degli straordinari per abbattere i tempi d’attesa (a questo proposito, con un certo orgoglio, ci tengo a sottolineare che abbiamo totalmente recuperato gli arretrati attribuibili all’emergenza Covid)”.

Quali sono i principali ambiti di eccellenza degli Spedali Civili?

“L’ospedale vanta una storia ed un legame con la cittadinanza davvero straordinari. Già quando è nato, sei secoli fa, l’immagine era quella di un grande ospedale che doveva rispondere ad un territorio molto vasto. Oggi è il più grande ospedale della Lombardia, dove si cura quasi ogni malattia, e che custodisce un ruolo di secondo e terzo livello non solo per la città di Brescia, ma anche per la provincia, la Lombardia Orientale e, su alcuni ambiti specifici, anche per un territorio ancor più vasto. Questa storia lunga e gloriosa, quindi, ha portato ad aver qui i reparti di alta specializzazione che tutti ormai conoscono: la cardiochirurgia, la neurochirurgia, la chirurgia vascolare, quella toracica e quella robotica, la pneumologia, l’oncologia e l’ematologia di prim’ordine grazie a cui eseguiamo trapianti di midollo e terapie innovative. Siamo un importate ospedale pediatrico, uno dei centri di rifermento europeo per la cura della malattie rare, lavoriamo fianco a fianco con l’Università degli Studi di Brescia, siamo tra i migliori ospedali lombardi per Newsweek nella classifica dei migliori nosocomi del mondo, ecc. ecc.”.

Per il futuro su quali fronti lavorerete?

“Il futuro ci vedrà sicuramente potenziare il modello di rete emerso con il Covid che cambierà ancor di più l’assetto di una sanità che difficilmente tornerà ad essere quella di prima”.

In un recente sondaggio promosso dall’Ordine, il rafforzamento della comunicazione tra ospedale e medicina del territorio è emersa come una priorità per i medici bresciani. La vostra idea a riguardo?

“Il tema del territorio e dell’integrazione ci coinvolge molto come ASST. La sfida del futuro sarà incentrata sul come creare questa rete fitta ed utile sia per il cittadino che per il medico curante per cercare di portare in ospedale solo i pazienti che ne hanno strettamente bisogno. Nella storia italiana degli ultimi 15 anni ci sono state molte sperimentazioni tra cui la telemedicina. Una sfida partita in sordina che oggi contempla numeri lusinghieri: dalle 50/120 prestazioni registrate con l’avvento di questa sperimentazione sino alle 60.000 prestazioni erogate nel 2020 e nel 2021. Una dimostrazione lampante di come sia possibile curare e seguire i propri pazienti senza che necessariamente affollino l’ospedale sfruttando l’enorme potenziale che la tecnologia ci mette oggi a disposizione. È certamente un’impostazione diversa, ma non per questo meno valida. Disponiamo di un dipartimento di nuova istituzione, denominato Continuità di cura e fragilità, che ha al suo interno discipline differenti, che ha proprio lo scopo di capire quali possano essere gli ambiti per implementare le attività territoriali. Ciò rappresenta una grande sfida anche per i nostri clinici e i ricercatori universitari che stanno già ragionando su quali saranno gli sviluppi futuri della medicina”.

L’ospedale del futuro
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Edgar Morin per bergamo

Dedico volentieri questo spazio ad un estratto dall’intervista del Prof. Mauro Ceruti al filosofo della scienza Edgar Morin che ci riguarda da vicino. (V.E.Filì)

Mauro ceruti

Edgar Morin ha scritto e ha riflettuto ancora una volta per innalzare all’orizzonte universalistico il valore della cultura e il valore dell’arte. Hai scritto in queste settimane un piccolo, ma profondissimo libro, dal titolo “Di guerra in guerra. Dal 1940 all’Ucraina invasa”, che sta facendo discutere, che sta facendo riflettere le persone di culture di tutto il mondo, proprio per fare un appello affinché la radicalizzazione di questa guerra, tornata nel cuore della nostra Europa, attraverso l’invasione che la Russia ha fatto dell’Ucraina, non porti anche a una radicalizzazione del conflitto fra i popoli e in particolare non porti a quel manicheismo che induce alla criminalizzazione della cultura del nemico. La cultura e l’arte, tu ci ricordi, sono un valore universale e sono la via privilegiata per riaprire dei percorsi di pace. In questo anno in cui Bergamo è Capitale Italiana della Cultura siamo molto onorati, siamo molto felici di ascoltare questo tuo appello e di trasmetterlo a tutti coloro che vorranno con Bergamo celebrare all’Accademia Carrara il valore universale della cultura. Grazie quindi di essere qui con noi, carissimo Edgar.

Mauro Ceruti, nato a Cremona nel ‘53, è un filosofo e senatore italiano. Tra i filosofi protagonisti dell'elaborazione del pensiero complesso, è uno dei pionieri della ricerca contemporanea inter-e trans-disciplinare sui sistemi complessi.

“La cosa fondamentale per me è che la cultura superi qualsiasi condizione di scontro fra due nazioni. La peggior cosa che può accadere durante le guerre è che la cultura dell’altro venga proibita. All’epoca del nazismo non era concesso ascoltare le canzoni francesi, le canzoni russe. Oggi, invece, russi, ucraini, italiani, francesi, europei, noi tutti dobbiamo accogliere, aprirci e confrontarci con le culture e le loro declinazioni, l’arte russa, la letteratura russa, la musica russa, l’arte ucraina, la letteratura ucraina, la musica ucraina, ad esempio. Non dobbiamo lasciare entrare la guerra nel campo della cultura. Ciò è fondamentale. È terribile, per esempio, la proibizione che si fa in Russia della cultura ucraina, come terribile è la proibizione di ogni cultura, sempre. Dobbiamo condannare tutto ciò. Dobbiamo superare tutto questo. Bergamo e Brescia hanno ragione di aprire le braccia alla cultura, tutta. È evidente che è un tratto della cultura russa, da Tolstoj, Gorky, Vasilij Grossman, quello di essere una cultura di contestazione, di critica, di superamento del nazionalismo. Le grandi opere hanno un significato e un valore universali. Penso che ogni cultura nazionale abbia un valore universale per tutti i popoli, per tutto il mondo. Io sono qui, in Marocco, in questo momento, e due settimane fa è stata fatta una settimana del libro africano, che ha coinvolto tutti i paesi d’Africa: Senegal, Africa del Sud, Nigeria... Una manifestazione pacifista, una manifestazione per tutti. E penso che sia molto importante il fatto che oggi Bergamo con Brescia, come Capitale Italiana della Cultura, esalti l’universalità della cultura, della verità che la cultura infonde alla vita, della sua importanza e del suo essere senza frontiere. La cultura ha la sua originalità singolare, e più una cultura ha la sua singolarità, ha le sue radici, più tende all’universalità”. (Edgard Morin)

Edgar Morin, pseudonimo di Edgar Nahoum, nato a Parigi nel 1921, è un filosofo e sociologo francese. È noto soprattutto per l’approccio transdisciplinare con il quale ha trattato un’ampia gamma di argomenti, fra cui l’epistemologia, lo studio critico della natura e dei limiti della conoscenza scientifica. Particolare attenzione hanno ricevuto le sue ricerche sulla complessità e il cosiddetto "pensiero complesso".

leopoli qui

DA LEOPOLI A

BERGAMO,

DALLA GALLERIA

NAZIONALE

D’ARTE UCRAINA

ALL’ACCADEMIA

CARRARA. DUE OPERE IN PRESTITO PORTANO

UN MESSAGGIO DI PACE

PERCHÉ NON DOBBIAMO

LASCIARE ENTRARE LA

GUERRA NEL CAMPO

DELLA CULTURA PERCHÉ IL

RUOLO DI UN MUSEO È DI

ESSERE PARTE DELLA SOCIETÀ, FARE LA PROPRIA PARTE.

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Accademia Carrara con l’impegno a favore della pace ha fortemente voluto il prestito concesso da Galleria Nazionale d’Arte di Leopoli e che vede protagoniste due sculture lignee di Franciszek Oledzki (Leopoli, circa 1745 - 1792). Le sculture raffigurano due angeli che, oltre a essere significative testimonianze dello stile e della produzione dell’artista, raccontano la vicenda di due opere scampate alla distruzione che la guerra porta con sé. Due angeli come messaggeri di luce e allo stesso tempo guerrieri celesti secondo le parole di Taras Voznyak, direttore Galleria Nazionale d’Arte di Leopoli. La conservazione del patrimonio storico-artistico durante i conflitti così come il valore universale e pacifico dell’arte e della cultura sono alla base di LEOPOLI QUI, un progetto con il patrocinio di Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, MUR Ministero dell’Università e della Ricerca, Ambasciata d’Italia Kiev, Ambasciata d’Ucraina nella Repubblica Italiana e Istituto Italiano di Cultura di Kiev. LEOPOLI QUI è un’occasione per ribadire non solo la vicinanza al popolo ucraino ma anche il ruolo della cultura come strumento di conoscenza, di scambio, solidarietà e di cooperazione internazionale. La collaborazione tra i due musei ha preso avvio già nel 2022 quando Accademia Carrara ha dato un supporto concreto nelle operazioni di messa in sicurezza della collezione di Galleria Nazionale d’Arte, rese necessarie dallo scoppio del conflitto.

Accademia Carrara ha poi deciso di poter trasformare LEOPOLI QUI anche in azioni concrete, da una parte attraverso il sostegno con una raccolta fondi a favore di Cesvi, associazione bergamasca tra le prime a intervenire in Ucraina dallo scoppio della guerra. La raccolta fondi è destinata ai tanti progetti di supporto alla popolazione ucraina, in particolare a Child Safe Space per l’aiuto psicosociale di adulti e bambini. L’invito alla donazione è libero e semplice: basterà inquadrare un QR code. Con il supporto di Caritas, Accademia Carrara conferma la sua vicinanza alla comunità ucraina presente nella nostra città e nel nostro paese. Anche grazie alla collaborazione con Assessorato Servizi Sociali Comune di Bergamo, Cooperativa Ruah e Associazione Zlaghoda, è offerto l’ingresso libero ai cittadini ucraini con visite guidate.

La collaborazione di Accademia Carrara con il museo nazionale ucraino di Leopoli risale allo scorso anno quando iniziammo un dialogo tra musei legato ai temi della conservazione delle opere d’arte in tempo di guerra e prosegue oggi con la presenza presenza a Bergamo di due opere scultoree dell’artista Franciszek Oledzki che appartengono alla collezione del museo di Leopoli, a dimostrare che, se pur nel clima particolarmente difficile vissuto dal paese ucraino, la cultura rimane un solido terreno di conoscenza, di scambio e di cooperazione.Ci disponiamo sin da ora a continuare la collaborazione con il museo di Leopoli nel segno segno della reciprocità, ci auguriamo,presto, quando la guerra sarà finita. L’arte può rivestire un ruolo fondamentale di messaggero di pace e Accademia Carrara conLEOPOLIQUI si fa portavoce di questo importante messaggio”.

M.Cristina Rodeschini, direttore di Accademia Carrara.

CESVI IN UCRAINA

L’intervento di CESVI in supporto alla popolazione ucraina è partito sin dalle fasi iniziali della guerra: CESVI infatti è stata tra le prime ONG italiane a intervenire sia sui Paesi di confine sia all’interno del Paese. All’interno del Paese in diverse località - tra cui Kiev e Leopoli - ha allestito, tramite i partner di Aliance2015, tende riscaldate per ospitare i più vulnerabili e inviato convogli di aiuti umanitari urgenti. Ai confini, in Polonia (Lublino) e Romania (Sighet), ha accolto donne e bambini fornendo vitto e alloggio, attività ricreative e sostegno psicosociale. A Isaccea e Tulcea, nel sud della Romania, CESVI ha sostenuto i rifugiati in transito e in Ungheria (Záhony) ha realizzato un HUB di prima accoglienza riscaldato dove ha fornito fino a10mila pasti al giorno, attività ludico/creative per i bambini, connessioni a internet e supporto alla logistica nei trasporti.

Contestualmente CESVI ha dato il via agli interventi nelle regioni occidentali dell’Ucraina, a Khmelnytskyi, Ternopil’, Ivano-Frankivs’k e Chernivtsi, sostenendo la popolazione con interventi di supporto psicologico, programmi di sostegno economico e fornendo beni di prima necessità.

Nella primavera dello scorso anno CESVI ha raggiunto Buča, cittadina dell’oblast di Kiev, teatro di crimini umanitari, dove ha allestito subito una base operativa e dato il via ad un programma integrato di interventi.

Qui CESVI ha ristrutturato la scuola materna «Arcobaleno» danneggiata dai bombardamenti e dall’occupazione dei soldati russi, e oggi 300 bambini e bambine possono frequentarlo quotidianamente.

CESVI ha inoltre allestito 11 heating point, strutture riscaldate dove oltre 20mila hanno potuto trovare un luogo caldo e servizi essenziali nelle settimane più rigide dell’inverno.

È stato inoltre istituito un centro diurno (child safe space) per il supporto psicosociale che offre attività di tipo informativo, ludico-ricreativo e di educazione non formale per i bambini e adolescenti (in base alla fascia d'età), ad esempio giochi artistico-creativi, storie e interazioni di gruppo, letture, canti, teatro e costruzione di burattini; attività sportive, da svolgere anche in collaborazione con istituzioni esterne attrezzate.

Nel centro una delle categorie più attenzionate è quella dei bambini, più vulnerabile e maggiormente colpita dalle conseguenze della guerra. In particolare nel child safe space gli educatori e gli psicologi monitorano la fascia d’età 0-6 per poter effettuare diagnosi precoci e incidere così positivamente sul loro sviluppo futuro. Sono molte infatti le manifestazioni di disagio nei bambini che hanno vissuto la tragedia del conflitto, tra cui difficoltà nell’addormentamento, paura dell’abbandono; difficoltà di concentrazione/ipervigilanza, manifestazioni psicosomatiche, comportamenti di isolamento, aggressività. In casi più gravi, si può manifestare la “sindrome del sopravvissuto”, dove i minori sopravvissuti ad amici e familiari possono sviluppare sensi di colpa e sentimenti di profonda vergogna. Oltre ai più piccoli il centro ha anche la funzione di individuare le famiglie più vulner abili e affiancarle ad un team di psicologi specializzati per affrontare percorsi familiari specifici per aiutarli a superare i traumi da stress post traumatico legato al conflitto.

A DISTANZA DI OLTRE UN ANNO DALL’INIZIO DEL CONFLITTO IN UCRAINA NON SI ARRESTA L’IMPEGNO DI CESVI ACCANTO ALLA POPOLAZIONE, SOPRATTUTTO QUELLA PIÙ VULNERABILE, COME DONNE, BAMBINI E ANZIANI, CHE HANNO DECISO DI RIMANERE NEL PAESE.

Accademia Carrara ha scelto di sostenere l’intervento di Fondazione CESVI in Ucraina e in particolare proprio il progetto di supporto psicosociale del Child Safe Space. Nell’ambito dell’iniziativa Leopoli, qui. La cultura della pace, verrà allestito un corner CESVI dove sarà possibile effettuare una donazione libera per contribuire a sostenere concretamente la popolazione ucraina stremata dal conflitto.

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TURISMO SOSTENIBILE

IN OCCASIONE DI BGBS2023 CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA, NASCE “LA VIA DELLE SORELLE”, IL CAMMINO DI 130 CHILOMETRI CHE UNISCE BRESCIA E BERGAMO.

UN’EREDITÀ DA LASCIARE AI

TERRITORI PER VIVERE

CITTÀ E PROVINCE IN MODO

SLOW E SOSTENIBILE

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ph. Alessio Guitti

Centotrenta chilometri, trentasei comuni attraversati, due siti UNESCO, otto cammini incrociati, tre aree vitivinicole. E ancora: parchi, PLIS, riserve, il lago d’Iseo. Questa è la Via delle Sorelle, il cammino che unisce Brescia a Bergamo, Capitale Italiana della Cultura 2023.

Il cammino è stato presentato all’Auditorium Santa Giulia di Brescia alla presenza di: Emilio Del Bono - Sindaco di Brescia; Giorgio Gori - Sindaco di Bergamo; Laura Castelletti - Vicesindaco e Assessore alla Cultura di Brescia; Nadia Ghisalberti - Assessore alla Cultura di Bergamo; Emanuele Moraschini - Presidente della Provincia di Brescia; Pasquale Gandolfi - Presidente della Provincia di Bergamo e Alessia Marsigalia - Presidente dell’Associazione Slow Ride Italy, Associazione che ha ideato e coordina il cammino.

Immaginato da Slow Ride Italy nel luglio del 2020 su ispirazione della nomina di Bergamo Brescia Capitale

Italiana della Cultura 2023, studiato e progettato nel 2021 e presentato per la prima volta a gennaio 2022 alle Istituzioni, La Via delle Sorelle nasce nel 2023, ma vuole diventare un’eredità sostenibile per i due territori. I concetti chiave che hanno determinato la definizione del percorso sono infatti stati quelli di: creare una linea verde naturale tra due aree fortemente urbanizzate con la volontà di mostrarne un altro volto; entrare in contatto con gli altri cammini e sentieri a tappe presenti sul territorio come motore di sviluppo del turismo slow; attraversare bellezze ambientali o architettoniche fuori dalle classiche rotte turistiche perché vengano valorizzate.

Da queste premesse è nato un cammino lento, a tappe, tra la natura, con una minima percentuale di asfalto, che unisce le due città e le loro province, per rappresentarne e valorizzarne l’identità culturale e il patrimonio naturale, con l’aggiunta delle arti visive a renderlo unico nel suo genere. Entrato ufficialmente nel Dossier Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, il cammino è stato donato dall’Associazione Slow Ride Italy alle due città e ha ottenuto l’appoggio dei comuni attraversati: ne è nato un partenariato di Governance i cui soggetti sono, oltre l'Associazione capofila e coordinatrice del progetto, i due comuni capoluogo, le due province, i comuni attraversati dal cammino, l'Associazione Terre di Franciacorta e l’Associazione MilleMonti.

IL NOME “LA VIA DELLE SORELLE”

Il nome è nato su ispirazione del nuovo rapporto tra Brescia e Bergamo: città che si assomigliano, che sono vicine e che, come sorelle, possono competere o discutere, ma sono fondamentalmente unite. Da sempre definite cugine, anche per avere vissuto un particolare e triste momento storico - l’emergenza sanitaria Covid - che le ha viste tristemente protagoniste, oggi più che mai sono diventate sorelle.

OBIETTIVI DEL PROGETTO

Il progetto si pone come obiettivi quello di incrementare la proposta di fruizione sostenibile del territorio bresciano e bergamasco, aumentandone la percezione green e intercettando nuovi target di visitatori. Inoltre il cammino assolve in pieno ciò che l’emergenza sanitaria ha richiesto, cioè un modo nuovo di ripensare gli spazi e la socialità e di fruire i luoghi, decongestionando, destagionalizzando e allungando i periodi di permanenza.

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IL PERCORSO

Bidirezionale, nei suoi 130 chilometri, oltre ai due capoluoghi Brescia e Bergamo, il percorsoattraversa 34 comuni, sviluppandosi sulla fascia collinare delle due città e province. Le tappe consigliate per farlo interamente sono sei, ciascuna con una media di 20-25 chilometri, ma ogni camminatore potrà comunque modulare tempo e lunghezza giornalieri in base al proprio grado di allenamento. Ogni tappa ha comunque delle specificità, naturali e culturali, tale da essere vissuta anche come gita giornaliera e del weekend.

RETE DI ACCOGLIENZA

Intorno al cammino è stata strutturata una rete di accoglienza per dormire e mangiare. Le realtà che hanno aderito sono dislocate lungo le tappe e offriranno prezzi calmierati ai camminatori in possesso di credenziale che potrà essere richiesta direttamente sul sito. La credenziale, oltre a sostenere la manutenzione de La Via delle Sorelle, varrà come biglietto di ingresso alla Riserva del Torbiere del Sebino, a cui andranno una parte dei proventi.

SEGNALETICA

La Via delle Sorelle ha una segnaletica verticale dedicata, finanziata da Regione Lombardia - Ersaf, che riporta il logo e la direzione di cammino (Bergamo o Brescia) ed è integrata da una segnaletica orizzontale (vernice rossa e blu).

IL CAMMINO E LE ARTI VISIVE

La Via delle Sorelle si arricchisce grazie al dialogo e all’interazione delle arti contemporanee (arti visive, teatro, letteratura e musica), chiamate a interpretare ed esaltare i valori fondamentali: il rapporto tra uomo e natura, tra uomo e territorio, tra passato e presente. Si parte con il posizionamento di opere d’arte contemporanea permanenti lungo le tappe del Cammino, per creare il primo cantiere creativo tra due città e trasformare la Via delle Sorelle in un palcoscenico a cielo aperto.

A Brescia l’artista Massimo Uberti (Brescia, 1966), noto a livello internazionale per il suo linguaggio che utilizza la luce per plasmare e fonder si nell'identità del paesaggio, sta realizzando una grande installazione, promossa da Cherubini Spa, in green neon che dichiara “EXPECT MORE” e che sarà collocata lungo Via Pusterla, a Brescia, all’interno del Vigneto omonimo della cantina Monte Rossa, il più esteso vigneto urbano d’Europa. In dialogo ideale con questo grande lavoro luminoso, è l’opera disseminata di Claudia Losi (Piacenza, 1971) nel territorio bergamasco, lungo il sentiero che da Nembro conduce alla frazione di Lonno.

L’opera, a cura di Alessandra Pioselli e Ilaria Bignotti con la collaborazione di Camilla Remondina, consiste in un’installazione diffusa di piccole sculture in pietra locale che riprendono le forme ogivali allungate delle coti.

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Lungo l’intero Cammino, si svilupperanno in punti naturali e culturali delle tappe le installazioni tessili dell’artista Laura Renna (San Pietro Vernotico, Brindisi, 1971): grandi arazzi realizzati con circa 2000 manufatti donati dall’azione collettiva e partecipata 50 MIGLIA - INSIEME NELLA CATENA UMANA ideata dall’Associazione VIVA VITTORIA. Ma il Cammino intercetta anche aree già connotate per lo sguardo aperto alla relazione tra arte e natura: si pensi alla zona della Valle di Mompiano (Brescia) che da anni conduce il visitatore a riflessioni sull’ecologia attraverso installazioni artistiche dislocate nel percorso di ArteValle e che quest’anno vedrà la zona arricchirsi di nuovi interventi. Tra questi ci sarà "Nel Bosco Immagino", un progetto con numerosi partner che nel 2023 si concretizzerà in diverse azioni, tra cui la realizzazione dell'installazione di Matthias Neumann in Valle di Mompiano ed il coinvolgimento di tante realtà culturali bresciane. Sul Monte Maddalena, nell’area che il Cammino percorre, si colloca anche un nuovo progetto dell’AAB - Associazione Artisti Bresciani intitolato “Maddalena. Il bosco dell’arte”. L’intento è collocare opere di Land Art, introducendo una nota creativa e fiabesca sul bordo del cammino, nel bosco ceduo di proprietà comunale. Al momento sono in corso altri progetti di ideazione da parte di artisti che stanno studiando il Cammino e, durante il 2023 e negli anni avvenire, vi interverranno. Le opere d’arte, infatti, cresceranno nel tempo, rendendolo un laboratorio dove arte, natura, cultura e produzione si intrecciano in modo virtuoso e sostenibile, inclusivo e aperto e di forte coinvolgimento.

SOSTENITORI

La Via delle Sorelle ha avuto il sostegno di Regione Lombardia, Fondazione ASM, Fondazione Cariplo e le Fondazioni di Comunità di Bergamo e Brescia, Visit Bergamo e Visit Brescia.

COLLABORAZIONI:

Collaborano con La Via delle Sorelle: l’Hdemia SantaGiulia di Brescia, l’Associazione Potatrek di Bergamo, Arthob, la Fondazione Bobo Archetti, la Scuola Audiofonetica.

www.laviadellesorelle.it info@laviadellesorelle.it INSTA: @laviadellesorelle

FB: La Via delle Sorelle

ph. Alessio Guitti

Centrotrenta chilometri, trentasei comuni e otto cammini attraversati, due siti UNESCO e tre aree vitivinicole: è questa la Via delle Sorelle, il cammino che unisce Bergamo e Brescia nell’anno in cui sono Capitale Italiana della Cultura. Il progetto, presentato il 28 marzo scorso presso l’Auditorium Santa Giulia di Brescia, ci è stato raccontato da Alessio Guitti, progettista del cammino, e da una vecchia conoscenza di qui Brescia, Alessia Marsigalia. Oggi giornalista freelance e presidente di Slow Ride Italy, l’associazione che ha elaborato e coordina la Via delle Sorelle, Alessia ha collaborato per anni con il nostro mensile, prima esternamente e poi entrando a far parte della redazione, dove ha svolto anche il praticantato necessario all’ottenimento della qualifica di giornalista professionista. Poiché anche Alessio è membro attivo di Slow Ride, chi meglio di loro per illuminarci su un progetto che mira alla creazione di una linea verde tra due territori fortemente urbanizzati, con la speranza di lasciare un’eredità sostenibile.

L’idea della Via delle Sorelle assolve in pieno ciò a cui la pandemia ha dato eco: la necessità di ripensare gli spazi, la socialità e la fruizione del territorio. Slow Ride Italy è attiva però dal 2017: l’idea del cammino era già presente?

(Alessia) “L’associazione, di cui allora non ero presidente, nasce promuovendo l’idea di turismo sostenibile legato alle due ruote, per favorire una conoscenza lenta del territorio, percorrendo strade non trafficate, mostrando scorci sconosciuti e sperimentando con l’enogastronomia locale. Entrando nell’associazione ho pensato di dar vita ad uno spin-off, quello del trekking e dei cammini. La pandemia ha fatto riscoprire la prossimità e la fruizione del territorio a piedi o in bici e dal 2020 tutte le nostre energie si sono concentrate su questo progetto”.

(Alessio) “L’idea della Via delle Sorelle nasce nel maggio 2020, per gioco: già si parlava di Bergamo Brescia Capitale della Cultura, ma la candidatura non era ancora arrivata. Io sono di Brescia e questo vociare mi ha indotto a chiedermi: perché non andare a Bergamo a piedi? La sfida era quella di non toccare l’asfalto ed ecco perché tutt’ora il percorso è un po’ a zig zag ed è lungo 130 Km. Abbiamo cercato di andare fuori da ciò che siamo abituati a vedere delle due città, sfruttando la zona collinare che ha bisogno di una valorizzazione nuova: cosa c’è di meglio di un cammino per fare questo? E così ci siamo divertiti a progettarlo”.

Quali sono state le difficoltà principali in fase di progettazione?

(Alessio) “Fondamentalmente quella di unire i ‘puntini’, trovare il percorso più breve e più facile per collegare due luoghi. È da tre anni che ci lavoro e che vado avanti e indietro tra le due province, ormai potrebbero darmi la cittadinanza bergamasca perché sono più spesso a Bergamo che nella mia città. La difficoltà maggiore è stata trovare il percorso giusto: abbiamo sfruttato tutti i sentieri già esistenti, per lo più segnati CAI. Solo pochi non lo sono e a questi si aggiungono strade bianche o poco battute: arrivare a Bergamo senza toccare l’asfalto, come volevo fare, è impossibile, se non che percorrendo la Valle Camonica, ma mi sembrava un giro un po’ assurdo”.

Il cammino si struttura in sei tappe e, sbirciando sul sito, per quasi tutte sono proposti tragitti alternativi, con un diverso grado di difficoltà: è quindi un’esperienza alla portata di tutti o richiede un buon allenamento?

(Alessio) “Sì, ci sono alcune tappe che richiedono un buon livello di preparazione, non dico alpinistico, ma sicuramente non sono alla portata di tutti. Le varianti studiate rendono il cammino maggiormente accessibile ma resta il fatto che la prima e l’ultima tappa, indipendentemente dalla direzione che si segue, sono complesse”.

(Alessia) “In termini tecnici, non siamo a livello EE (Escursionisti Esperti), ma neppure ad un livello turistico: chi affronta queste tappe deve avere un certo grado di allenamento, non può essere stato seduto sul divano fino al giorno prima. A chi è abituato a fare escursioni di un giorno ricordiamo, inoltre, che intraprendere un cammino è qualcosa di ben diverso: si macinano tanti chilometri tutti i giorni, con un peso sulle spalle che può arrivare anche a 10 Kg o più, se non si è preparato bene lo zaino, e questa è una difficoltà da non sottovalutare. La differenza con un’uscita giornaliera è che qui l’obiettivo non è la meta ma il viaggio, per quanto abusata sia la frase: anche per questo motivo abbiamo scelto di non indicare i tempi di percorrenza delle varie tappe”. Come ha reagito il territorio alla vostra proposta? È stato difficile creare una rete di strutture ricettive convenzionate per i viandanti?

(Alessia) “È stato un lavoro impegnativo, anche perché non ha una conclusione: il cammino cresce se il territorio lo accoglie. Noi abbiamo presentato il progetto comune per comune, facendo riunioni con le attività del luogo: è stato un buon inizio, anche se per il

la prima delle sorelle

INTERVISTA CON ALESSIA MARSIGALIA, PRESIDENTE DI SLOVE RIDE ITALY, L’ASSOCIAZIONE CHE HA IDEATO LA VIA DELLE SORELLE, E ALESSIO GUITTI CHE NE HA TRACCIATO IL PERCORSO. CI RACCONTANO COME AFFRONTARLO E PERCHÈ.

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Chiara Moretti ALESSIA MARSIGALIA

momento non copriamo una grande quantità di viandanti. Molte strutture, infatti, sono in Franciacorta e per i prossimi mesi sono spesso già prenotate da tempo: questo sarà un anno di prova. Va anche detto che, dopo la diffusione della notizia, ci sono arrivate delle candidature spontanee, che hanno arricchito la rete dell’ospitalità di due nuove strutture ricettive, una a Bergamo e una a Brescia città, e di 12 ristoranti, ancora però al vaglio. Questo perché chiediamo di rispettare alcune regole: non imponiamo un prezzo fisso a tutte le attività ma degli sconti e la possibilità di soddisfare alcune necessità dei viandanti, come il poter stare in ciabatte o ricevere la colazione anche quando ci si alza molto presto per riprendere il cammino. Stiamo inoltre invitando tutte le strutture a creare dei timbri ricordo personalizzati e ne stanno arrivando di molto carini. Pian piano il territorio sta rispondendo e, anche se non è abituato a questo tipo di cose, speriamo che questa rete di accoglienza si allarghi sempre di più”.

Chi sono i potenziali viandanti? Gente del posto o che proviene da fuori, magari anche dall’estero?

(Alessio) “A sensazione e vedendo le prime risposte, sembrerebbe ci siano persone interessate anche dall’estero, attirate dalla Capitale della Cultura. Tutto è comunque da vedere: non so darti una risposta precisa, ma spero che le persone vengano anche da fuori, anzi più da fuori che da qui. L’afflusso dipenderà comunque dalla capacità di accoglienza del territorio”.

(Alessia) “Il Nord Italia è una zona di grandi camminatori e negli ultimi anni si sono sviluppati diversi cammini. Sicuramente spero che arrivi anche gente da fuori che possa valorizzare le città, spogliandole dalla loro immagine di poli industriali e facendole riscoprire nella loro dimensione naturalistica, al di fuori delle classiche rotte turistiche. Ho notato però che anche la prossimità è forte: le persone del posto stanno facendo il cammino nel weekend o infrasettimanalmente, una tappa alla volta. Anche fra le prime richieste di credenziali, molte provengono da Brescia e da Bergamo, altre dal Nord Italia. Il viandante, benché possa esserlo in altri momenti, non è un turista e quando fa l’esperienza del cammino la vive con tutti i crismi del caso”.

A questo proposito: negli ultimi anni le foto di persone che hanno intrapreso dei cammini hanno spopolato sui social, diventando quasi un trend. Chi però decidere di vivere un’esperienza come quella di cui stiamo parlando, con che spirito deve farlo? (Alessio) “Concordo, sicuramente è diventata una moda. La Via delle Sorelle è un percorso che va, su entrambi i lati, in direzione opposta a quella che si dovrebbe seguire perché si propone di creare una linea verde che mostri un altro volto delle nostre province. I tremila metri di dislivello totale ci rammentano ad ogni passo quanto sia complesso entrare nella natura ed abbracciarla, quanto si sia perso in città il contatto con questa dimensione. L’esperienza dovrebbe essere dunque vissuta con la consapevolezza che, partendo da Brescia, per andare a Bergamo evitando quartieri pieni di auto, sporcizia e smog, l’unica soluzione è andare verso Verona: sembra assurdo ma sentieri e boschi sono presenti solo in quella direzione”.

Lungo la Via delle Sorelle saranno presenti delle installazioni artistiche di varia natura: come è organizzato il tutto?

(Alessia) “È un discorso evolutivo: le opere che saranno collocate quest’anno lungo il cammino non sono che un punto di partenza; la Via delle Sorelle non è un’esposizione temporanea. Ogni lavoro troverà nel tempo una propria collocazione, anche sulla base della sensibilità dell’artista: a maggio, ad esempio, verrà inaugurata un’opera disseminata di Claudia Losi (Piacenza, 1971), lungo il sentiero che da Nembro conduce alla frazione di Lonno. L’opera, a cura di Alessandra Pioselli e Ilaria Bignotti con la collaborazione di Camilla Remondina, consiste in un’installazione diffusa di piccole sculture in pietra locale che riprendono le forme ogivali allungate delle coti. Altri artisti indagheranno altri aspetti del territorio, mostrandone magari anche le contraddizioni. Non ci sono limitazioni concettuali, solo alcune regole da seguire: tutte le opere devono essere fatte con materiali sostenibili, non devono impattare sull’ambiente e devono essere raggiungibili a piedi. È un progetto ancora in fieri: il sogno è che negli anni diversi artisti percorrano un pezzo della Via e ne rimangano ispirati, decidendo di donare un’opera”.

Serve una candidatura spontanea dell’artista o fate dei bandi?

(Alessia) “Quest’anno siamo stati noi a chiamare artisti che sapevamo avere una certa sensibilità per i temi che ci sono cari: sono stati presentati diversi progetti e ne abbiamo selezionati alcuni. Sul nostro sito è però già attivo un form per tutti gli artisti che volessero contribuire: le proposte saranno valutate da due curatrici interne all’associazione e poi discusse dal partenariato creatosi con i comuni attraversati dal cammino. Adesso stiamo parlando di opere d’arte visiva ma vorremo rendere la Via delle Sorelle un palcoscenico naturale a cielo aperto per concerti, spettacoli teatrali, letture, danza e tutte le forme d’arte capaci di interpretare ed esaltare il rapporto tra uomo, natura e territorio, tra passato e presente”.

BRESCIA PHOTO FESTIVAL

BRESCIA, MUSEO DI SANTA GIULIA, MO.CA. CENTRO PER LE NUOVE CULTURE, SEDI VARIE

FINO AL 27 AGOSTO 2023

Fino al 27 agosto 2023, Brescia accoglie la VI edizione del Brescia Photo Festival, promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con il Ma.Co.f - Centro della Fotografia Italiana, con la curatela artistica di Renato Corsini, che propone una serie di iniziative allestite nelle più prestigiose sedi espositive della città che, nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, ruota attorno al tema Capitale, e alle aree d’azione su cui si costruisce il programma; in particolare, la cultura come cura, che reinterpreta la tradizione solidale locale, la città natura, per ridisegnare le relazioni in vista di una coesistenza sostenibile, la città dei tesori nascosti, per ripensare il rapporto con il patrimonio esistente.

Il fulcro del Brescia Photo Festival sarà il Museo di Santa Giulia che ospita, dal 24 marzo al 25 giugno 2023, una delle più importanti esposizioni mai realizzate sul mondo delle vette, dal titolo Luce della Montagna, a cura di Filippo Maggia, prodotta dalla Fondazione Brescia Musei e da Skira, in grado di analizzare l’universo iconografico della montagna attraverso le opere di quattro maestri della fotografia: Vittorio Sella, Martin Chambi, Ansel Adams, Axel Hütte.

La rassegna si presenta con una formula innovativa: non una collettiva di quattro autori, quanto un progetto composto da quattro personali che documentano, attraverso 120 immagini complessive, la loro particolare attitudine nello sviluppare una fotografia della natura montana, facendo vivere allo spettatore una esperienza unica.

Il percorso si apre idealmente con 40 scatti di Vittorio Sella (Biella, 1859-1943) che analizza il suo progressivo passaggio da una fotografia ampiamente descrittiva e documentaria a un’altra che intende interpretare e celebrare la bellezza della natura e, in particolare, le montagne: dalle Alpi e le Dolomiti, al Ruwenzori in Africa, le montagne del Caucaso, il Sikkim incuneato tra Tibet, India e Bhutan, il Karakorum himalayano, l’Alaska.

Le fotografie di Vittorio Sella rivelano una nitidezza e ricchezza di dettagli quasi impensabile considerando che furono realizzate tra la fine dell'Ottocento e l’inizio del Novecento; lastre di vetro spesso preparate in loco e, nel caso delle spedizioni in Asia o Africa, dopo mesi di avvicinamento a piedi.

Tra le particolarità, la rassegna bresciana ospita una fotografia di Sella scattata dallo stesso campo base dal quale Compagnoni e Lacedelli partirono per conquistare la vetta e che usarono per tracciare la via per salire in vetta.

Di Martin Chambi (1891-1973), fotografo peruviano attivo nei primi decenni del secolo scorso, vengono presentate 40 immagini, appositamente stampate per l’appuntamento bresciano dalle lastre di vetro emulsionate originali, le stesse che venivano trasportate a dorso di mulo su e giù per le Ande, che restituiscono le prime vedute di Macchu Picchu, di Pisac, Kenko e Sacsayhuamán celate fra le Ande, ma soprattutto inquadrano la vita sociale quotidiana delle popolazioni andine in un racconto etnografico di valore inestimabile.

Le 30 magnifiche fotografie di Ansel Adams (1902-1984), maestro statunitense tra i più celebrati del Novecento, esaltano la maestosità della natura, in particolare la nuova frontiera del West americano. Realizzate intorno alla metà del secolo scorso, le immagini rivelano una natura ancora incontaminata, quasi eroica, di grande respiro, dove le montagne dominano senza incombere, al contrario paiono proteggere l’uomo, guidarlo verso il futuro e il progresso. Particolarmente curata è la tecnica realizzativa e la stampa, nonché la sua paziente lettura del tempo al fine di registrare il paesaggio nella sua forma più autentica e primitiva. Ambientalista ante litteram, Adams affermava che “ogni giorno devo scrivere ai giornali per ricordare loro l’importanza dell’ambiente e della sua difesa”.

“In un anno straordinario per Brescia, il Photo Festival non poteva non rendere omaggio all’ambito traguardo raggiunto con la designazione, insieme a Bergamo, di Capitale italiana della cultura. “Capitale” diventa allora il tema di questa sesta edizione che, con le mostre al Santa Giulia, al Ma.Co.f e in provincia, intende affrontare le tematiche emerse nei programmi delle due città. I grandi protagonisti della fotografia nazionale ed internazionale si fanno testimonianza di un evento e di un anno destinati a diventare storia”. Renato Corsini, curatore artistico del Brescia Photo Festival

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Ansel Adams, Cypress, Pebble Beach, 1967, Courtesy Fondazione di Modena – FMAV Fondazione Modena Visive © The Ansel Adams Publishing Rights Trust

Axel Hütte (Essen, Germania, 1951), per certi versi, rappresenta l’evoluzione e la sintesi contemporanea di Sella e Adams. Allievo di Bernd e Hilla Becher, uno dei cinque protagonisti della cosiddetta Düsseldorf Academy (con Andreas Gursky, Thomas Struth, Candida Höfer e Thomas Ruff), Hütte è un instancabile viaggiatore, grande camminatore e ciclista semiprofessionista, perfezionista dell’immagine analogica, paziente e tenace nella sua ricerca della fotografia “completa” ove ogni dettaglio deve aderire a un progetto di immagine che è innanzitutto costruito nella sua mente. Quella di Hütte è una lettura architettonica della montagna, dei suoi volumi che si collocano nello spazio, sospesi fra terra e cielo, veri e propri monumenti naturali.

Hütte offre invece delle visioni alle volte fin inquietanti, dove le vette sembrano fantasmi che aleggiano sul nostro tempo, sempre più instabile e incerto. Al Brescia Photo Festival, Axel Hütte presenta una serie di 20 fotografie di grande formato (150x200 cm) raccolte in varie parti del mondo, come lo Yosemite Park, oltre a degli scatti inediti realizzati per l’occasione che ritraggono alcune vette delle Alpi, come l’Adamello o la Presanella. Al termine della mostra, due opere di Hütte saranno acquistate dalla Fondazione Brescia Musei per arricchire la sua collezione La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Skira.

Martín Chambi, Tristeza Andina, 1922-1925 circa © Asociación Martín Chambi Ansel Adams, Nevada Fall, Rainbow,1946, Courtesy Fondazione di Modena – FMAV Fondazione Modena Visive © The Ansel Adams Publishing Rights Trust

David LaChapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a Beautiful Land

Contestualmente al Brescia Photo Festival, la Pinacoteca Tosio Martinengo a Brescia ospita, fino al 12 novembre, la mostra David LaChapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a Beautiful Land, curata da Denis Curti, che presenta un’opera inedita eseguita dal celebre artista americano per Brescia e ispirata alla produzione pauperistica di Giacomo Ceruti. Il museo che conserva il più alto numero di opere di Ceruti al mondo accoglie questo scatto, accanto alla serie Jesus is my homeboy (2003), per narrare, attraverso un linguaggio nuovo e contemporaneo, le sale solitamente dedicate al pittore degli ultimi e s’insinua tra le fitte pieghe del presente, per fornirne un’interpretazione attenta e consapevole della marginalità.

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David LaChapelle, Jesus is My Homeboy Intercession 2003 © David LaChapelle David LaChapelle, Jesus is My Homeboy Loaves Fishes 2003 © David LaChapelle David LaChapelle, Jesus is My Homeboy Last Supper 2003 © David LaChapelle 3. David LaChapelle, Jesus is My Homeboy Evidence of a Miraculous Event 2003 © David LaChapelle 2. David LaChapelle, Jesus is My Homeboy Anointing 2003 © David LaChapelle

Gianni Berengo Gardin

Cose mai viste

Il Brescia Photo Festival sta vivendo una preziosa anteprima con la mostra di Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, GE, 1930), in corso fino al 21 maggio 2023, al Mo.Ca. – Centro delle nuove Culture. L’esposizione Cose mai viste. Fotografie inedite, a cura di Renato Corsini, nata da un’idea di Gianni Berengo Gardin, con la ricerca iconografica di Susanna Berengo Gardin, presenta per la prima volta 120 fotografie in bianco e nero inedite e mai pubblicate di Gianni Berengo Gardin, tutte stampate per l’occasione in camera oscura e su carta ai sali d’argento, che propongono la rilettura del suo straordinario percorso, dagli anni ‘50 del secolo scorso fino a oggi, arricchendo il monumentale repertorio iconografico del Maestro con delle preziose novità.

Fotografo dal 1954, con settant’anni di carriera, Gianni Berengo Gardin è uno degli interpreti più rappresentativi del panorama italiano e internazionale. Dopo un attento lavoro di selezione, coadiuvato dalla figlia Susanna, sono riemerse una serie di immagini “nuove”, mai viste prima; fotografie all’epoca rimaste sepolte da altre o più semplicemente trascurate in quel momento.

Il percorso tocca i temi più caratteristici della sua ricerca, che spazia dall’indagine sociale alla vita quotidiana, dal mondo del lavoro fino all’architettura e al paesaggio con scatti dal 1954 al 2019 che portano il visitatore a girare il mondo con alcuni sguardi inediti sulla realtà. Dalla Svezia a Mosca, con il fermo immagine della pesa pubblica al mercato, passando per l’immancabile Venezia, l’amata Parigi, un pellegrinaggio a El Rocío in Andalusia, si arriva fino al colpo d’occhio di un gruppo di operai che fanno ginnastica collettiva nel cantiere dell’Aeroporto di Osaka nel 1993. Accompagna la mostra un libro edito da Contrasto.

natura fragile

Dal 24 marzo al 18 giugno 2023, il Ma.Co.f – Centro della fotografia italiana ospita la mostra Natura fragile, curata da Renato Corsini, che raccoglie 100 fotografie degli autori tra i più importanti della cronaca e del reportage italiani che descrivono la fragilità della natura che si manifesta in tutta la sua drammaticità, ovvero quando terremoti, alluvioni, mareggiate e fenomeni estremi, uniti all’imperizia dell’uomo, diventano tragedia.

L’iconografia del disastro passa attraverso il lavoro di quei professionisti che per primi si presentano sui luoghi delle sciagure e ne sanno documentare la tragicità del momento con un intento cronistico, scevro dalla speculazione sulla rappresentazione del dolore. Il percorso espositivo si muove attraverso i luoghi delle sciagure italiane che più hanno colpito il paesaggio e l’immaginario collettivo, dalle immagini di Giuseppe Palmas durante l’alluvione del Polesine del 1951, a quelle di Giorgio Lotti che riporta alla memoria i disastri dell’Arno quando invase Firenze nel 1966, a quelle di Aldo Durazzi e di Renato Corsini scattate a seguito del terremoto del Belice nel 1968 e del Friuli nel 1976, a quelle ancora di Giorgio Salomon sulla Tempesta Vaia del 2018.

Il Brescia Photo Festival propone inoltre una serie di monografiche, allestite al Ma.Co.f – Centro della fotografia italiana, dedica a maestri italiani col fine di collezionare un repertorio della fotografia italiana del Novecento.

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Aldo Durazzi, Terremoto del Belice, 1968 Renato Corsini, Terremoto del Friuli, 1976
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Aldo Durazzi, Terremoto del Belice, 1968

l’archivio ritrovato

La prima, dal titolo L’archivio ritrovato, curata da Renato Corsini, dal 3 giugno al 16 luglio 2023, indaga la ricerca di Nicola Sansone (1921 - 1988). Il fotografo napoletano fa parte di quella “schiera romana” di reporter che a partire dagli anni ’50 ha segnato una stagione di grande fermento culturale nell’ambito del fotogiornalismo italiano. Insieme ad altri protagonisti quali Caio Mario Garrubba, Antonio Sansone, Calogero Cascio e Franco Pinna, fondò l’agenzia “Realphoto” che per molto tempo produsse servizi di notevole valenza per la stampa nazionale e internazionale. Fotografo colto e socialmente impegnato, Nicola Sansone muore nel 1984 all’età di 63 anni, dopo aver compiuto viaggi, documentandoli, in tutto il mondo. Il suo archivio, custodito per decenni come “il mio tesoro nascosto” nelle amorevoli mani della figlia Lea, torna alla luce nel 2020, quando Renato Corsini ne viene a contatto organizzandolo ed interpretandolo per proporre, attraverso la realizzazione della mostra e la pubblicazione del relativo catalogo, la completezza insieme al valore artistico e storico del suo lavoro. Il percorso espositivo di compone di fotografie, realizzate dagli anni ’50 fino alla fine degli anni ’60, in America, in Africa, in Giappone, in Turchia, in Thailandia, in Germania e naturalmente in Italia.

istanti di storia

La seconda, Istanti di storia, curata da Francesca Guerisoli e Denis Curti, dal 24 giugno al 27 agosto 2023, presenta il ciclo completo di opere di Maurizio Galimberti (Como, 1956) che si ispira alla storia del Novecento e ai suoi protagonisti. L’artista rilegge la memoria collettiva attraverso 60 lavori di grande formato, costituiti da assemblaggi di istantanee fotografiche che ripropongono alcune delle immagini più iconiche degli ultimi decenni. Galimberti seleziona fotografie di altri autori - tra le più rappresentative degli accadimenti che hanno caratterizzato il nostro passato più recente -, le fotografa più volte da prospettive differenti, le scompone e le ricompone “a mosaico”, reiterando così la loro valenza simbolica, come a voler sottolineare la forza di queste stesse immagini, il cui potere evocativo “vale più di mille parole”.

Nicola Sansone, America, 1962 Nicola Sansone, Tailandia 1964 Maurizio Galimberti. Istanti di storia Maurizio Galimberti. Istanti di storia

i percorsi della fotografia

La terza, dal 22 luglio al 27 agosto 2023, la mostra I percorsi della fotografia, curata da Renato Corsini celebra Federico Garolla (Napoli, 1925 - Milano, 2012), maestro di un modo di interpretare la fotografia che, a cavallo degli anni settanta e ottanta, ha indicato la strada da seguire a tanti colleghi, la cui figura costituisce un ulteriore tassello alla narrazione di quegli autori che sono stati gli indiscussi protagonisti della storia della fotografia italiana del secondo Novecento. L’esposizione propone fotografie in grande formato e “vintage” d’autore in grado di ripercorrere le tappe di una carriera che spazia dalla moda all’indagine sociale. Testimone preciso e attento di quello che si può definire, anche in fotografia, “periodo neorealista”, Federico Garolla si è anche espresso come ritrattista immortalando politici, registi, attori e scrittori rendendo la loro immagine una vera icona del tempo.

L’edizione 2023 del Brescia Photo Festival coinvolge anche il cinema Nuovo Eden che dedica al tema della montagna e della sua rappresentazione sei importanti appuntamenti cinematografici e svariate attività commerciali del territorio, che, insieme alle biblioteche cittadine, che metteranno a disposizione in Opac uno scaffale bibliografico con una rassegna di libri dedicati alla storia della fotografia e ai fotografi protagonisti del festival 2023, danno vita anche quest’anno al virtuoso club dei Brescia Photo Friends.

Nell’anno di BG-BS Capitale Italiana della Cultura 2023, il Brescia Photo Festival non poteva che ammiccare anche alla città orobica. Bergamo e Brescia hanno individuato nella fascinazione delle alte vette una caratteristica e, insieme, un argomento d’indagine comune. Luce della Montagna passa così idealmente il testimone al Bergamo, dove l’Accademia Carrara dal 23 maggio al 3 settembre 2023 ospiterà la mostra Vette di luce. Naoki Ishikawa sulle Alpi Orobie, curata da Filippo Maggia e Maria Cristina Rodeschini, che affronterà il tema della montagna da un punto di vista pittorico, attraverso una preziosa selezione di dipinti di autori ottocenteschi del territorio, quali Ermenegildo Agazzi, Costantino Rosa, Vittore Grubicy, Camillo Galizzi, conservati in Accademia Carrara o provenienti dall’ampia collezione del CAI Bergamo. Opere antiche che entreranno in dialogo con il racconto fotografico dell’artista contemporaneo ed esperto alpinista Naoki Ishikawa, che esplorerà le Orobie per documentare in forma esperienziale fotografica il paesaggio alpino del territorio bergamasco.

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Federico Garolla, Sophie Malga, 1970 Federico Garolla, Don Bosco, 1960 Federico Garolla, Moda, 1970
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4.0 REALTÀ NON PIÙ FUTURO

A soli sei mesi dalle elezioni politiche, malgrado grossolani errori di comunicazione da parte di alcune cariche dello Stato, che si tolgono un po’ di sassolini dalle scarpe essendo stati sempre all’opposizione, malgrado una rivisitazione della nostra storia moderna, deformata dalla propaganda dei soliti vincitori di sempre, malgrado la stampa ostile di qualsivoglia identità, cartacea, televisiva e o via web… il centrodestra ha vinto anche la partita delle elezioni friulane, con la riconferma, per la prima volta, di un governatore uscente, in una regione provata sia economicamente, sia per i transiti illegali dei flussi migratori dai confini dell’est. Una vittoria ben determinata, per non usare l’aggettivo “schiacciante” che ha visto disegnarsi il vero schieramento percentuale nazionale. Ciò significa che il popolo è ormai maturo e non più dirigibile secondo le notizie bomba che i media desiderano propinarci.

Vediamo in sintesi, partendo dall’opposizione: il PD è al 17%, come giustamente si era sempre detto, non superiore al 20 in tutta la nazione; gli effetti fluidi di Bella Ciao e soprattutto delle sparate antifasciste non sono servite a niente e nemmeno l’aiuto della tessera n°1 dell’Ulivo, quella di Carlo De Benedetti, non ha pagato. Sarà la cittadinaza svizzera che li accomuna, Schlein e l’Ingegnere e ciò non sembra piacere molto agli italiani carsici.

M5S, quasi non pervenuto, dopo i fallimenti emersi dalla gestione Conte & C. non poteva che essere così; poi ora dobbiamo mangiare anche i Grillo/i e la carne sintetica, il vino deve essere aborrito (secondo la nuova filosofia del padre padrone del movimento) ed ecco che in una regione enogastronomicamente radicata voti non ne prende. Il Terzo Polo o pollo che non esisteva prima, non esiste ulteriormente e Calenda in primis e poi Renzi (defilatosi e pensante ai propri interessi), dovranno barcamenarsi i prossimi 5 anni per guadagnarsi lo stipendio e fare quei cambiamenti obbligati con il CDX, altrimenti tutti penseranno che predicano bene e razzolano male. Altri non pervenuti dai green a tutto il resto. Il Centrodestra, invece, guadagna consensi, ma soprattutto i partiti componenti lo schieramento si assestano su valori più consoni alla loro idea iniziale. Partendo dalla lista del governatore con un 17%, passando dalla Lega a Fratelli d’Italia e poi a Forza Italia: un 64% indiscutibile. Ormai sei mesi dal 25 settembre del 2023 sono passati e questo dato conferma l’onda stabilizzante delle elezioni nazionali. Ora viene il momento difficile, quello delle scelte che potrebbero essere ingenerose per alcuni settori della nostra società, scelte che saranno obbligate e che creeranno malumori, ma necessarie. Si dovranno fare quelle riforme indispensabili per ripartire e contenere un’inflazione galoppante e drogata, che si spera si assesti ad un massimo 3%, con relativi cali dei tassi bancari che stanno soffocando le famiglie, soprattutto quelle giovani. Lanciamo un ponte, non solo ideale, ma quello di Messina, per riuscire a traghettarci fuori da tutto ciò, ringraziamo anticipatamente tutte quelle forze politiche che vorranno fare questo sforzo insieme, sia di destra sia di sinistra, passando per quel centro moderato che potrebbe diventare “un centro di gravità permanente”, che dovrà mondare le false informazioni ideologiche e ricorrere alla pragmatica concretezza di chi crede ancora in un’idea vincente, quella del Riformismo.

Cosa possiamo fare noi lombardi, per la prima volta Capitale della Cultura in tandem, Bergamo e Brescia, per migliorare la ripartenza? Molto semplice, non demordere mai dai nostri ideali di cultura libera, non scendere a falsi compromessi in nome del politicamerente corretto, perseguire i nostri obiettivi per una sanità all’altezza dei nostri tempi, per un benessere sociale più ampio, per un maggior coinvolgimento della società civile alla politica, per la sicurezza di cui ogni cittadino deve godere. Ma anche per un corretto e più giusto rapporto con quei fratelli che cercano da noi una svolta alla loro vita e che invece per la miopia dei governanti europei e mondiali, ignoranti, incapaci, subdoli e asserviti al sistema della globalizzazione sorosiana e neocolonialista, trovano solo la possibilità di una nuova schiavitù, legata alla prostituzione, alla droga e alla malavita che ne fa uso strumentale solo per il proprio guadagno, mentre vengono usati politicamente in modo veramente scorretto.

Ci auguriamo tutti che, dopo i risultati elettorali in Finlandia, in Danimarca, dopo un piccolo nuovo ‘68 in Francia e con la destabilizzazione economica della Germania, finisca la sudditanza europea agli americani liberatori e si riesca a far cessare questa guerra per procura in Ucraina, che tutti noi stiamo subendo, facendo finalmente il bene dei popoli e non solo delle economie e dei guerrafondai. Se non si riuscirà ci troveremo un nuovo ordine mondiale difficile da governare, senza una nuova Yalta andremo verso l’annichilimento dell’umanità. La libertà si conquista con la volontà di mediare, di non voler essere sopraffattore e con il bene distribuito al maggior numero di persone possibili.

E non si può dimenticare, in questi giorni così tristi per la pace nel mondo, quando Berlusconi riuscì a riunire tutti i potenti della terra con Barack Obama, presidente USA e Dmitrij Medvedev presidente russo, oggi uno dei più accerrimi nemici dell’occidente. La sua lungimiranza di voler allargare il G7 alla Russia, facendolo diventare G8, non fu presa bene dagli americani e la carriera di Silvio venne spezzata proprio durante quel summit con la consegna del primo avviso di garanzia. Una coincidenza che ha cambiato la storia e forse l’inferno inferto alla gente ucraina si sarebbe potuto evitare. Certi di una nuova primavera alziamo i nostri cuori… Sursum Corda, come dicevano i latini.

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2 POLITICANDO di Maurizio Maggioni
Tarō Asō Giappone - Stephen Harper Canada - Barack Obama USA - Nicolas Sarkozy Francia -Silvio Berlusconi Italia Dmitrij Medvedev Russia - Angela Merkel Germania - Gordon Brown Regno Unito Fredrik Reinfeldt e José Barroso Unione Europea

Il

MILLE

UNA FIRMA PER SOSTENERE LA RICERCA, LA PREVENZIONE E LA CURA

Al via la nuova campagna 5 per mille promossa da GSD Foundation ETS, la fondazione del Gruppo San Donato, che rappresenta l’anima non-profit del Gruppo e che si impegna ogni giorno con passione e professionalità per offrire la migliore assistenza alle persone bisognose di cure.Destinare il 5 per mille a sostegno della Fondazione GSD significa offrire un aiuto concreto ai pazienti e alle loro famiglie: ogni donazione, infatti, è un mezzo non solo per supportare coloro che hanno già intrapreso un percorso di cura, ma anche per diffondere messaggi di prevenzione, al fine di aumentare la consapevolezza sul rischio di malattia. Sono molti i progetti promossi e realizzati da GSD Foundation ETS che, oltre ad essere impegnata quotidianamente a garantire i migliori percorsi terapeutici e di assistenza alle persone, si occupa anche di divulgare linee guida per uno stile di vita sano e una corretta cultura di prevenzione nelle scuole, nelle aziende e sul territorio.

gesto più importante che puoi fare oggi
È LA NUOVA CAMPAGNA 5 PER
“Una firma a sostegno di GSD Foundation è un gesto semplice ma dall’altissimo valore sociale, che sostiene i nostri medici e ricercatori, impegnati quotidianamente nelle strutture ospedaliere del Gruppo San Donato”.
Gilda Gastaldi, Presidente di GSD Foundation ETS.

Inoltre la Fondazione sostiene progetti di umanizzazione delle cure (www.gsdfoundation.it/cosa-facciamo/progetti?tags=umanizzazione), con lo sviluppo di iniziative a carattere sociale e con percorsi personalizzati per i pazienti e le famiglie. Yoga in ospedale, Poetry Therapy e Musica in corsia sono solo alcune delle numerose attività ricreative che la Fondazione organizza per i pazienti delle strutture del Gruppo San Donato. GSD Foundation ETS è, inoltre, impegnata a sostenere importanti progetti di ricerca scientifica come A Call For Women, dedicato alla prevenzione cardiovascolare femminile, la Biobanca BioCor, una preziosa biobanca di campioni biologici per la ricerca sulle malattie cardiovascolari e il progetto per le Cardiopatie congenite, volto a migliorare la cura dei cardiopatici congeniti.

“Una firma a sostegno di GSD Foundation è un gesto semplice ma dall’altissimo valore sociale, che sostiene i nostri medici e ricercatori, impegnati quotidianamente nelle strutture ospedaliere del Gruppo San Donato. Destinare il proprio 5 per mille alla nostra Fondazione significa aiutarci concretamente a raggiungere il nostro obiettivo primario: favorire un’elevata qualità delle cure, garantendo il benessere a 360 gradi di ogni singolo paziente, e sviluppare strumenti concreti per terapie sempre più efficaci e personalizzate” ha dichiarato Gilda Gastaldi, presidente di GSD Foundation ETS.

Devolvere il 5 per mille a GSD Foundation ETS è una scelta libera e anonima che ogni contribuente può effettuare con una modalità di devoluzione molto semplice. Per sostenere GSD Foundation si può visitare la seguente pagina web: www.gsdfoundation.it/sostienici/privati/5x1000

GSD Foundation ETS

Nata nel 1995, GSD Foundation ETS è un’organizzazione non profit che ha il fine di promuovere la ricerca scientifica nel campo delle scienze biomediche e, in particolare, nelle malattie cardiovascolari. Prevenzione, umanizzazione delle cure e sostegno alla ricerca, sono i tre principali obiettivi sui quali GSD Foundation concentra la propria attività, impegnandosi nella realizzazione di progetti di umanizzazione delle cure per il sostegno ai pazienti nei reparti e per accompagnare i loro familiari, nel sostegno alla ricerca scientifica che ha l’obiettivo di sviluppare metodiche diagnostiche e terapeutiche innovative nell’applicazione clinica, nella promozione di attività di sensibilizzazione e diffusione della cultura della salute.

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Il gesto più importante che puoi fare oggi
C.F. 01646320182

insieme per crescere

Nel numero di marzo vi abbiamo presentato una nuova realtà imprenditoriale, DSGROUP srl, nata dalla fusione tra le due società Global Techno srl (società di impianti idraulici e di energie rinnovabili specializzata nell’installazione di impianti fotovoltaici, caldaie e condizionatori conto terzi per società come Eon, Eni e Solar Energy) e DSWALL srl azienda leader nelle attività edili e di ristrutturazione. Le due società già compartecipate da Steve Gambero e Diego Valli hanno, nel corso degli anni, consolidato la loro forza sul mercato sino a giungere alla necessità di diventare una unica realtà più ampia e in grado di essere più competitiva per le sfide del futuro. La nascita di DSGROUP srl ha consentito all’azienda di dare vita a nuove attività interne, come il servizio per i traslochi e soprattutto l’attività riguardante il noleggio operativo per le imprese, di impianti fotovoltaici e per le energie rinnovabili. Infatti, grazie all’accordo quadro ed alla convenzione con Intesa San Paolo Rent, DSGROUP è oggi in grado di fornire, a favore delle imprese del territorio, un servizio che consente al cliente di contenere i costi energetici e di evitare un appesantimento finanziario sul circuito bancario che di fatto restringerebbe l’accesso al credito effettuando un acquisto. Il servizio di noleggio completamente deducibile, permette di poter usufruire di un impianto fotovoltaico con una semplice rata su misura e ottenere tutti i benefici economici al servizio collegati, potendone diventare proprietario grazie all’opzione di acquisto.

Alla base di queste idee innovative c’è lo spirito imprenditoriale di Steve Gambero e di Diego Valli, prima amici, poi partner e adesso soci in questa nuova DSGROUP, un general contractor che ne unisce le competenze, ne rafforza l’immagine e che li vede condividere una filosofia problem solving con la piena responsabilizzazione dei collaboratori. Mai come in queste realtà la differenza è lo spirito di squadra, il sentirsi accomunati da un obiettivo, orgogliosi del proprio contributo al risultato e... una buona squadra, una squadra vincente è il frutto del lavoro dei coach. Per conoscerli più da vicino.... andate alle pagine successive.

DSGROUP

Treviolo Tel. 035.335149 - www.dsgroup.biz

dsgroup

Ricordi il tuo primo giorno di scuola?

“Ho un ricordo bellissimo del primo giorno di scuola… Sicuramente è stato un giorno di ansia e preoccupazioni come ogni cambiamento della vita... forse mi ero accorto che stavo crescendo”.

Cosa hai preso dal babbo? E dalla mamma?

“Da mio padre sicuramente ho preso la determinazione e la tenacia, mentre dalla mamma la dialettica e la dimestichezza nel linguaggio. Direi una buona scuola ‘commerciale’”. Quando hai iniziato a lavorare?

“Ho iniziato a 14 anni, d’estate mentre terminavo gli studi”.

Il primo giorno di lavoro?

“Direi la copia del primo giorno di scuola, il secondo salto evolutivo della mia vita. Nel mio lavoro ho sempre avuto passione e l’ho riscontrato sin dal primo giorno sarà fortuna? Non lo so… ma se mi fossi soffermato solo a far l’idraulico sicuramente non avrei raggiunto questi risultati. Sono dell’idea che bisogna essere lungimirante e attenti alle innovazioni del mercato”.

Le cose importanti nella tua vita?

“Sicuramente al primo posto viene la mia famiglia, mia moglie e i miei figli, senza di loro nulla sarebbe possibile, e il mio socio Diego, un vero braccio destro su cui contare sempre, direi come un fratello. Subito dopo c’è la mia seconda famiglia la DSGROUP: per me i nostri dipendenti sono importantissimi e ci tengo a considerarci una famiglia”.

Hai mai avuto un soprannome?

“Sì, Tony, un soprannome un po’ buffo correlato al nome di mio padre”

Dove hai incontrato la prima volta il tuo socio?

“Con Diego ci siamo conosciuti in un operazione immobiliare per la ristrutturazione di uno dei suoi immobili. Da lì e nata un’empatia lavorativa che ci ha permesso di iniziare l’avventura DSWALL”.

Cosa hai pensato di lui?

Mi è piaciuto subito, ci siamo trovati bene e abbiamo scoperto tantissime cose in comune anche a livello familiare... praticamente due cloni”.

Quali sono le tue “passioni”?

“La mia passione principale, anche se sembrerà assurdo, è passare il mio tempo libero con i miei figli e mia moglie”.

Quale sport preferisci?

“Sicuramente il calcio”.

Perché hai scelto di fare l’imprenditore?

“Più che una scelta è stata una conseguenza. Anche quando ero alle dipendenze, peccando di presunzione, ho sempre voluto non essere un numero ma un leader …. Da li è nata la voglia di fare l’imprenditore”.

Come pensi di essere nel tuo lavoro?

“Penso di essere diventato un imprenditore premuroso ma allo stesso tempo non mi soffermo troppo a pensare e sono sempre a caccia di nuovi business”.

Quali sono le qualità che bisogna avere per diventarti simpatico?

“Principalmente nessuna... per la simpatia vado tanto a pelle”.

Preferisci dirigere tutto o pensi sia meglio responsabilizzare i collaboratori?

“Direi che la mia crescita lavorativa mi ha insegnato che una grande azienda cresce solo sapendo delegare e che accentrare non porta a nulla”.

Quali sono le doti che riconosci al tuo socio?

“Le sua doti principali sono la tenacia e la sincerità, difficili da trovare in una persona”. Un tuo pensiero sul nuovo mondo Green…

“Penso che ridurre l’inquinamento a livello globale sia la strategia più giusta. Purtroppo l’uomo, col passare degli anni, ha pensato solo al denaro trascurando la natura… ma se vogliamo lasciare un mondo migliore ai nostri figli il Green e la soluzione vincente”.

Quali valori vorresti lasciare in eredità ai tuoi figli?

“Vorrei trasmettergli il valore del sacrificio. Secondo me la cosa più importante ed è alla base la base dei valori.

Cosa vuol dire per te essere un imprenditore?

“Direi che è molto simile ad essere un padre di famiglia. È una responsabilità grandissima!!! Siamo responsabili delle nostre famiglie e delle famiglie dei nostri dipendenti”.

Come vedi la tua azienda tra dieci anni?

“La vedo un azienda sicuramente leader nelle energie rinnovabili e sempre più dinamica. Abbiamo delle partnership veramente importanti e questo mi fa credere che a breve si realizzerà il sogno di diventare una società per azioni.”

Un consiglio ai giovani.

“L’unico consiglio che mi sento di dare in questo difficile periodo ai giovani, ma soprattutto ai genitori, è quello di non smarrire la voglia di conoscere ed appassionarsi ad un lavoro.

Purtroppo oggi si fa veramente fatica a trovare giovani dinamici e con la voglia di imparare…. Non possiamo perdere il valore dell’artigianato che ci distingue come Italiani in tutto il mondo”.

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Steve Gambero

Ricordi il tuo primo giorno di scuola?

“Lo ricordo bene. Ero tra quelli più vivaci e propositivi e non vedevo l’ora di iniziare. Eravamo una classe molto dinamica non proprio tranquilla... Ci applicavamo allo studio ma pensavamo anche a divertirci e in quegli anni sono nate amicizie che ancora durano”. Cosa hai preso dal babbo e cosa dalla mamma?

“Dalla mamma i valori della famiglia, della lealtà e di essere devoti a quello che la vita ci dà ogni giorno: la salute e la forza di affrontare quotidianamente tutte le sfide. Dal babbo ho preso la costanza e la determinazione sul lavoro ma anche la forza per dare sicurezza agli altri, anche nei momenti difficili e a non perdere mai la visione degli obiettivi”. Quando hai iniziato a lavorare?

“Negli stage estivi, durante gli anni degli studi superiori, lavoravo in una azienda metalmeccanica come assistente del titolare dal quale ho imparato che il lavoro è fatica ma anche a non aver timore di mettermi in gioco”

Quali sono le cose importanti nella tua vita?

“La famiglia, la salute ed il lavoro che è una cosa su cui punto tantissimo ma, senza una base solida di salute e famiglia, non puoi costruire molto”.

Dove hai incontrato la prima volta il tuo socio?

“È stato un incontro casuale per via di conoscenze in comune. Avevo due immobili da ristrutturare e, nel progettare quei lavori, ci siamo conosciuti”.

Cosa hai pensato di lui?

“Mi sembrò di avere davanti uno specchio. Abbiamo avuto un passato simile, entrambi siamo cresciuti con genitori separati e ci siamo capiti al volo. In lui vedo una persona costante e molto dinamica, in grado di adattarsi a quasiasi situazione, un vero professinista che quando non conosce un argomento si informa, studia e segue corsi di formazione. È leale, sincero e fra noi è nato un rapporto che non avrei pensato di instaurare con un amico con il quale è bello costruire e combattere. È stimolante averlo accanto ogni giorno e mi fa sentire più forte”.

Quali sono le doti che riconosci al tuo socio?

“Avendo lui a che fare con il ramo operativo dell’azienda, quindi con la gestione del personale, è in grado di fare da collante tra i differenti caratteri dei collaboratori. Sa ascoltare, intervenire quando necessario e far ripartire, con le dritte giuste, le dinamiche aziendali tra i dipendenti”.

Quali sono le tue passioni?

“La mia più grande passione è il lavoro perchè mi piace quello che faccio, conoscere sempre più persone, fare più rete e scoprire nuove realtà per ampliare le conoscenze, lavorative e non solo”.

Quale sport preferisci?

“Amo la Formula Uno, il calcio e l’Atalanta”. Perché hai scelto di fare l’imprenditore?

“Per mettermi in gioco e non dover dipendere dalle decisioni di altri ma poter decidere di vincere o di imparare, perchè lavorando non si perde ma si impara. Poi il fatto di poter decidere di ampliare e conoscere persone che possono aggiungere un pezzettino in più

alla costruzione della tua azienda è bellissimo. Con Steve riuscire tutti i giorni ad avere una visione, una rotta da seguire per costruire qualcosa, è il motivo per cui il lavoro diventa passione. E così ti alzi al mattino alle cinque con la voglia di riprendere quello che hai lasciato in sospeso il giorno prima”. Come pensi di essere nel tuo lavoro?

“Lascio molto spazio ai miei collaboratori in modo che possano trovare il loro metodo per esprimere al meglio il potenziale che ognuno di loro ha”. Un tuo pensiero sul nuovo mondo Green…

“È un grande tema, credo molto nelle rinnovabili perchè possono essere una fonte di energia alternativa pulita e aiutarci a ridurre l’inquinamento”.

Quali valori vorresti lasciare in eredità ai tuoi figli?

“Essere una persona corretta e leale che, se ha un’idea, deve comabattere per difenderla e portare a termine il suo obiettivo. Vorrei che si appassionino per un lavoro che li renda felici”. Cosa vuol dire per te essere un imprenditore?

“Vuol dire costruire tutti i giorni, avere sempre nuove idee e non fermarsi mai. L’imprenditoree deve essere sempre avanti, anticipare i tempi, perchè non sopravvive il più forte ma quello che si sa adattare meglio. Viviamo in anni in cui settimanalmente ci possono essere delle virate improvvise a livello aziendale. Ricordo il 110%, i bonus edilizi, la smobilitazione dei crediti, la pandemia, la guerra... Fare l’imprenditore oggi è come essere in un jungla e, il dover far fronte a questi mutamenti repentini, ti porta ad avere velocità di ragionamento e cambiamento dieci volte superiori a quello che poteva essere vent’anni fa. Il vero imprenditore è quello in grado di capire i cambiamenti futuri, adattarsi e inserirsi in una fetta di mercato che possa portare non solo al consolidamanto ma allo sviluppo. Per questo è indispensabile circondarsi in azienda di persone che hanno la tua stessa costanza e mirano al tuo stesso obiettivo come il nostro direttore Barbara”.

Come vedi la tua azienda tra dieci anni?

“Vedo un’azienda stabile, consolidata, che sarà stata in grado di trovare il suo spazio affermandosi nel mondo delle rinnovabili, avendo anche iniziato a costruire proprie iniziative immobiliari”.

Un consiglio ai giovani?

Mi ritengo ancora giovane ma comunque, se posso dare un consiglio, direi che la prima cosa è individuare un obietticvo, una passione che possa diventare un lavoro. Una volta individuato, il consiglio che dò è di non mollare mai e alla fine i risultati arrivano.

diego valli

The Longevity Suite

The Longevity Suite® - la più evoluta Biohacking & Antiage City Clinic europea continua la sua espansione in Italia con l'inaugurazione di un nuovo centro a Bergamo. L'ampia offerta di trattamenti The Longevity Suite sarà disponibile anche nella sede a Pedrengo, alle porte di Bergamo dove il pubblico avrà modo di scoprire i percorsi che sfruttano i benefici del freddo, come la iconica CRYOSUITE TOTAL BODY, ovvero la permanenza dell'intero corpo in una stanza con una temperatura tra i -85° e i -95°, experience di FACE REJUVENATION e BODY SCULPTING e di sottoporsi a programmi personalizzati DETOX e di MINDFULNESS. Davide Carrara, conosciuto imprenditore della Valle Seriana ha creduto fermamente in questo format e ha inaugurato The Longevity Suite giovedì 13 aprile… una serata davvero fantastica! All’evento è intervenuto anche Luigi Caterino co-founder e CEO di THE LONGEVITY SUITE . (Valentina Visciglio)

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incontri simona Bonomelli

DINAMISMO, UN PROFONDO AMORE PER LA PROPRIA PROFESSIONE, IL VALORE DEL RISPETTO AL CENTRO, UNA GRANDE IMPORTANZA ATTRIBUITA ALLE RELAZIONI UMANE E UNA ESPLOSIONE DI ENERGIA: ABBIAMO AVUTO IL PIACERE DI INCONTRARE LA DOTTORESSA SIMONA BONOMELLI, GIÀ PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI E DEGLI ESPERTI CONTABILI DI BERGAMO, SOCIA FONDATRICE DELLO STUDIO “BONOMELLI FRANZONI E ASSOCIATI”, SINDACO E REVISORE CONTABILE PER NUMEROSE AZIENDE E PRESIDENTE IN CARICA DI LUBERG.

Anna Donatini ph.

Paolo Stroppa

Bergamasca doc, Simona Bonomelli si laurea in Economia e Commercio all’Università degli Studi di Bergamo, inizia ad esercitare la professione di Dottore Commercialista dal 2000 e da allora non si è più fermata. Sul suo curriculum si leggono svariate e importanti cariche istituzionali, oltre a quelle già citate: è stata Presidente dell’Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti contabili di Bergamo e per due mandati Tesoriere Nazionale dell’Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti contabili. È nel Consiglio di Amministrazione dell’Università di Bergamo, si occupa dell’organizzazione di convegni ed eventi formativi sui temi della professione, ha percorso l’attività didattica a livello universitario. Si occupa di valutazioni di aziende, operazioni di finanza aziendale, diritto societario.

Quali sono le caratteristiche essenziali della Sua professione?

“È una professione impegnativa e faticosa, con scadenze precise, che a volte può scoraggiare, ma è anche una professione che restituisce molte soddisfazioni, riconoscimenti professionali e importanti esperienze umane. Quando ero presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Bergamo, insieme con i miei colleghi consiglieri, avevo promosso una campagna che evidenziava due parole chiave della professione: FIDUCIA e COMPETENZA. Il primo è un valore cardinale, alla base del rapporto con tutti i clienti; il secondo è un aspetto fondamentale del nostro ruolo. Bisogna essere sempre aggiornati e istruirsi tutti i giorni per dare il servizio migliore al cliente”.

Com’è cambiato il ruolo del commercialista nello scenario attuale?

“Ho scelto questa strada, ormai più di vent’anni fa, perché desideravo un lavoro dinamico, che mi portasse a contatto con realtà differenti. In effetti ho centrato il mio obiettivo, perché la libera professione ti mette in contatto con tantissimi interlocutori, nei settori più diversi e da tutti si impara. Nel corso degli anni la professione è cambiata, ma ho sempre creduto e ancora di più oggi, in seguito ai grandi momenti di incertezza che abbiamo attraversato e stiamo vivendo, che l’attività del commercialista sia una vera e propria missione e abbia un ruolo fortemente etico, non solo economico e giuridico.

Il lavoro si è trasformato perché sono cambiati il modo di fare impresa e il tessuto economico ed è fondamentale essere sempre aggiornati, ognuno secondo le proprie specializzazioni e competenze. In questo senso la crisi ha accentuato ulteriormente la consapevolezza che è sempre necessario stare al passo con i tempi e studiare continuamente”.

Quale parola per il futuro?

“A questa domanda molti rispondono la telematica, l’intelligenza artificiale… Per me la parola chiave del futuro è RISPETTO. Rispetto verso i nostri clienti, rispetto verso la nostra professione, rispetto verso i nostri colleghi. I lavori intellettuali oggi vivono momenti di crisi, ma sono convinta che se confidiamo nel valore del nostro operato, collaborando in modo proficuo tra colleghi, ognuno secondo la propria specializzazione, non possiamo far altro che far crescere la nostra professione e portare beneficio a tutti. Sempre credo e continuerò a credere nel ruolo fondamentale che rappresenta la nostra professione”.

Quale aspetto del suo lavoro Le dà maggior soddisfazione?

“Il lato dinamico e versatile del mio carattere mi ha permesso di sviluppare la professione approfondendone i vari aspetti, declinandola in contesti sempre nuovi, cercando costantemente occasioni di incontro. Ciò che prediligo è sicuramente l’aspetto relazionale. Mi piace il confronto con le persone con cui mi rapporto, l’opportunità di conoscere realtà diverse e la crescita che deriva dallo scambio con i miei clienti. Siamo costantemente collegati a telefoni e computer, ma in realtà abbiamo sempre un grande bisogno del rapporto umano e di lavorare con persone di fiducia. Il commercialista non è solo una persona con cui si parla di numeri e cifre, ma anche di molto altro. Io credo molto nei rapporti umani, nella collaborazione, nel gruppo. Non ho mai raggiunto i miei traguardi da sola, ma grazie alla collaborazione dei fantastici colleghi, clienti e amici che erano al mio fianco. I rapporti interpersonali alla base di tutto e di tutti i miei successi”.

Lei è stata Presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Bergamo, ci racconti qualcosa di questa esperienza.

“È sicuramente una delle mie più belle esperienze professionali. Sono stata la prima presidente donna dell’Ordine di Bergamo e in quel momento solo 10 dei 131 ordini italiani erano presieduti da donne. Ora anche negli ordini professionali ci sono le quote di genere e lo scenario sta cambiando, nonostante sia sempre necessario lavorarci. Personalmente non ho mai sentito il peso di essere una donna; ho lavorato molto bene con tutti i miei colleghi e ringrazio gli uomini e le donne che mi hanno eletta e con i quali ho collaborato.

Ho sempre amato molto la nostra professione e la presidenza è anche stato il coronamento di un percorso che ho intrapreso fin dall’inizio: sono stata Presidente dell’Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti contabili di Bergamo e Tesoriere Nazionale dell’Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti contabili per due mandati”.

Tra le Sue numerose cariche ora è presidente di Alumni UniBg LUBERG.

“LUBERG è stata un’opportunità inaspettata, ma bellissima! Si tratta di un’associazione che opera sul territorio bergamasco per aggregare e valorizzare i laureati dell’Università degli Studi di Bergamo. Nata nel 2008, è una community giovane, ma attiva e in costante crescita. Mi piace molto perché valorizza il senso di appartenenza e la riconoscenza nei confronti dell’l’Università che ci ha formati, rinsalda i rapporti di amicizia nati nel corso degli studi e intrattiene un forte rapporto di collaborazione con l’Università”.

Quali sono gli obiettivi sui quali secondo Lei dovrebbe puntare la Città di Bergamo?

“Sono molto orgogliosa di essere bergamasca e penso sempre che la mia città mi abbia dato tanto. Credo che Bergamo abbia molte fortune e dia molte opportunità: ha un’Università di grande livello, è un museo a cielo aperto, ha un tessuto economico ricco e la sanità funziona bene. Tutto è migliorabile, ma credo che davvero Bergamo non abbia niente da invidiare a nessuno. Se vogliamo migliorarla ulteriormente, sta a noi cittadini impegnarsi ogni giorno per farlo, dando il nostro contributo.

Cosa Le piace fare nel poco tempo libero che Le rimane? Sappiamo che ha una grande passione per le auto storiche.

“Avevo una passione per le auto che corrono veloci che nel corso del tempo si è trasformata e ora è diventata un grande amore per le auto storiche. Le auto d’epoca esigono molta cura e rispetto, un valore che, come già espresso prima, per me è centrale. Condivido questa passione con mio marito, che accompagno come navigatrice durante le gare. A questo proposito sono molto felice di partecipare con lui alla prossima Mille Miglia: un’edizione particolarmente significativa, che prevede un passaggio a Bergamo. La mia seconda passione sono gli animali, in particolare la mia Audrey, un bassotto a pelo duro con cui mi accompagno sempre”.

In tempi in cui la parità di genere appare uno degli argomenti portanti del discorso pubblico, la storia del Suo successo professionale può essere di grande ispirazione per tutte. E per tutti. Nel Suo ruolo come si impegna per le pari opportunità?

“Tutti noi dovremmo lavorare per favorire il mondo del lavoro femminile, a partire da noi stesse.

Trovo che a volte sono in primis le donne a non credere fino in fondo alle loro possibilità, magari facendo un passo indietro. Dovremmo aiutarci maggiormente, collaborando in modo proficuo. Nel mio piccolo ho sempre dato e continuo a dare grande fiducia e la massima disponibilità alle mie collaboratrici e colleghe, cercando di rimuovere gli ostacoli che non facilitano il lavoro femminile”.

simona Bonomelli 40
“Per me la parola chiave del futuro è RISPETTO. Rispetto verso i nostri clienti, rispetto verso la nostra professione, rispetto verso i nostri colleghi”.

Nuova Jeep Avenger

Tommaso Revera

ABBIAMO PROVATO LA NUOVISSIMA

JEEP AVENGER NELL’ALLESTIMENTO SUMMIT, LA VERSIONE A BENZINA TOP DI GAMMA, UNA VETTURA CAPACE DI GRANDI

PRESTAZIONI, TECNOLOGICAMENTE

AVANZATA E SICURA (GRAZIE AI DISPOSITIVI PER LA GUIDA AUTONOMA). L’AUTO IDEALE PER MUOVERSI IN CITTÀ E PER AVVENTURE FUORISTRADA

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Ph. Sergio Nessi

Avenger è molto compatto all’esterno ma incredibilmente spazioso all’interno offrendo flessibilità e spazio per passeggeri e oggetti. Al volante risulta scattante, dinamica ed estremamente maneggevole

Nuova Jeep Avenger

Capacità, stile, funzionalità e tecnologia: la nuova Jeep Avenger, la più piccola tra le Jeep, rappresenta una sapiente combinazione di queste caratteristiche riuscendo così a soddisfare le moltiplici esigenze dei clienti. Già ad un primo sguardo esterno, l’estetica traduce la personalità di questa nuova Jeep le cui misure garantiscono tutto lo spazio di cui si ha bisogno (4,08 metri di lunghezza, 1,72 di larghezza ed 1,53 di altezza): i profili della griglia a sette feritoie, il tetto nero a contrasto che sottolinea la sua presenza e i fari full-LED anteriori e posteriori rendono Avenger un’auto riconoscibile al primo sguardo. All’interno, poi, l’allestimento Summit, equipaggiato con l’ecosistema completo di ADAS, di sistemi infotainment, sprigiona dettagli di stile come per l’esclusiva colorazione dei sedili (gialli e neri), i dettagli gialli sulla plancia e le luci ambiente che traducono in colore le emozioni di chi la sta guidando. Gli allestimenti si possono abbinare a sette colori: Snow, Volcano e Ruby (tutti e tre pastello) e Sun, Lake, Granite e Stone (metallizzati), oltre a una livrea bicolore con tetto Volcano per le varianti più ricche. Per le versioni Longitude, Altitude e Summit sono disponibili con cinque diversi pacchetti per rendere ancora più completo l’equipaggiamento. Al volante, la nuova Avenger, agile e scattante, colpisce non solo per la possibilità di adattare il proprio stile di guida alle condizioni meteo (grazie alla presenza del Selec-Terrain e al sistema Hill Descent Control) ma anche per la funzionalità degli spazi (intelligenti ed organizzati per ogni esigenza) ed una connettività inedita. Nel primo caso i vani a disposizione, infatti, assicurano lo stesso ingombro di un bagaglio a mano: smartphone, chiavi di casa, borracce, beauty case ed occhiali da sole trovano facilmente una loro collocazione a bordo di Avenger. Nel secondo, invece, garantisce una meravigliosa esperienza di bordo digitale grazie ad uno schermo radio Uconnect Infotainment da 10,25 pollici abbinato ad una plancia completamente digitale disponibile in due varianti (7 e 10,25 pollici). La versione che abbiamo provato, disponibile in 4 allestimenti (Avenger, Longitude, Altitude e Summit), è quella con il motore a benzina 1.2 turbo 3 cilindri, con 101 CV di potenza e 205 Nm di coppia a 1.750 giri/min che, con un peso della macchina di circa 1.100 kg, si traducono in un tempo di accelerazione 0-100 km/h di 10,6 s e in 184 km/h di velocità massima. Il cambio manuale a 6 marce, considerati i primi rapporti corti, favorisce la prontezza di risposta della vettura che risulta così agile e scattante. La guida è comoda ed è favorita da uno sterzo leggero ed omogeneo. Tra le le dotazioni disponibili vi sono il mantenitore di corsia (di serie), la frenata automatica di emergenza e l’avviso di stanchezza del conducente.

Sull’allestimento Summit che abbiamo testato, il cruise control diventa adattivo e il sensore di angolo cieco laterale rappresenta certamente un plus.

Una vettura che sta già riscuotendo un enorme successo in attesa della versione full electric - tra l’altro la prima di casa Jeep - che si è già aggiudicata il prestigioso titolo di “Car of the year” (il riconoscimento più importante a livello europeo nel comparto automotive) e che rappresenta il primo dei quattro veicoli a marchio Jeep completamente elettrici che arriveranno sul mercato europeo entro il 2025. Un modello dotato di un motore anteriore da 156 CV che promette fino a 400 km di autonomia nel ciclo misto e oltre 550 km in città, capace di coniugare prestazioni e divertimento, estremamente facile da caricare: 3 minuti di ricarica, infatti, assicurano 30 km di autonomia. Un risultato reso possibile dall’estrema efficienza del nuovo sistema di propulsione, ma anche dalla straordinaria leggerezza del veicolo: solo 1.500 kg.

Ciò è dovuto alla compattezza della vettura, ma anche alla eccezionale efficienza di peso. Per estendere l’autonomia del veicolo, ogni elemento specifico di Avenger è stato sviluppato per garantire le massime prestazioni e la massima efficienza a partire dalla leggera ed efficiente piattaforma elettrica eCMP2. Anche la pompa di calore di serie contribuisce, in quanto permette un incremento dell’autonomia fino al 10% in condizioni di caldo e di freddo estremi. La power unit M3 adottata su Avenger è un motore elettrico da 400 Volt di seconda generazione altamente efficiente. Si tratta della prima power unit lanciata da eMotors – la joint venture 50/50 di STELLANTIS con NIDEC – ed eroga 115 kW, corrispondenti a 156 CV, e una coppia massima di 260 Nm. Un altro elemento fondamentale che garantisce un’elevata autonomia è la batteria che offre un’ottima densità di energia abbinata ad un eccellente rapporto tra energia nominale ed energia utilizzabile.

Via Zanica, 87, Bergamo

T: 035 3230211

Via Bergamo, 66, Curno

T: 035 6228711

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Il giardino che nessuno sa

C’è un piccolo giardino che in pochi conoscono ed è quello che si apre nella par te posteriore e non visibile dell’edificio della Biblioteca Angelo Mai a Bergamo Alta in Piazza Vecchia. Vi si accede da un’ampia porta che si trova in fondo all’atrio principale della Mai, diametralmente opposta a quella da dove si accede. È sempre chiusa e nascosta da qualche pianta ornamentale ma una volta oltrepassata si spalanca su una vista inconsueta, data la posizione.

Sarà il giardino letterario

Non è grandissimo ma è un peccato lasciarlo abbandonato o cumunque precluso ai visitatori... Questo devono aver pensato le socie del Club Inner Weel di Bergamo che, nell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura, hanno anche immaginato per questo suggestivo angolo un futuro. Si chiamerà Giardino

Letterario e potrebbe diventare una indovinata location per la presentazione di libri, conferenze e altre attività culturali legate alla storica biblioteca.

Il percorso per arrivare a ciò non è facile ma le attivissime Inner Weel, con in testa l’attuale presidentessa Milena Roche

Salvi, coadiuvata dalla vice presidente

Carmen Fusco Boesnach e da Raffaella Cominelli Guizzetti past president, hanno già annunciato un’iniziativa per la raccolta dei fondi necessari. Il 30 Aprile, dalle 9 del mattino fino a sera, sarà presente sotto il portico della stessa Biblioteca

Mai in Piazza Vecchia un mercatino vintage dove oggetti unici, capi di vestiario ma soprattutto borse e accessorori, donati al Club, saranno proposti al pubblico ed il ricavato sarà destinato al progetto del Giardino Letterario.

IL PICCOLO GIARDINO CHE SI TROVA NELLA PARTE POSTERIORE DELL’EDIFICIO DELLA BIBLIOTECA ANGELO MIA IN BERGAMO ALTA

Thegate 2023

AL VIA LA REALIZZAZIONE DEI PORTALI IMMERSIVI CHE UNIRANNO LE CITTÀ DI BERGAMO BRESCIA, CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2023. FRUTTO DELL’INCONTRO FRA CULTURA DELL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA E CREATIVITÀ, LE DUE INSTALLAZIONI RIMARRANNO POSIZIONATE PER TUTTO L’ANNO NEI CENTRI DI ENTRAMBE LE CITTÀ.

Procedono i lavori per la realizzazione dei due grandi portali dell’installazione THEGATE2023: le due strutture altamente tecnologiche che metteranno in collegamento diretto le città, nominate Capitale Italiana della Cultura 2023, permettendo un’interazione diretta e proponendo un’innovativa esperienza immersiva a tutti coloro che li attraverseranno. L’installazione sarà fruibile entro la fine del mese di aprile.

L’installazione THEGATE2023, di cui BPER Banca è Main Sponsor, rappresenta perfettamente il progetto di Bergamo Brescia 2023 che fa leva sulla cultura, intesa non solo come espressione artistica ma anche del valore delle imprese del territorio e della capacità di innovare, favorendo la crescita delle persone e delle comunità.

"I due portali che compongono THEGATE2023, in costruzione a Brescia e a Bergamo, sono la riproduzione plastica dell'unione d'intenti che ha avvicinato i nostri due capoluoghi in questi anni di lavoro, fino a farli diventare città sorelle nell'anno della Capitale italiana della cultura. Un progetto di grande impatto che affascinerà bresciani, bergamaschi e i tanti turisti che in questo anno visiteranno le nostre località. Le persone si troveranno di fronte ad un'opera con cui dialogare, giocare, osservare e vivere così una esperienza che ricorderanno a lungo per la sua originalità. Abbiamo detto che Brescia e Bergamo sono le città che non ti aspetti: THEGATE2023 è la perfetta incarnazione di questo sorprendente ponte tra due città che, d'ora in poi, si guarderanno negli occhi ogni giorno. Un'idea visionaria e suggestiva, che il Consorzio Stargate2023 sta realizzando in pochissime settimane e sono certo saprà conquistare i visitatori" ha commentato Emilio del Bono, Sindaco di Brescia. “Il progetto THEGATE2023 consente di collegare fisicamente Bergamo e Brescia e, soprattutto, i nostri concittadini. A Bergamo, questa grande e avveniristica creazione sarà realizzata nel cuore del centro Piacentiniano, il centro novecentesco della nostra città, oggetto di una lunga e attenta operazione di rinnovamento e che è uno dei luoghi più frequentati della città. Il portale diventerà idealmente la sesta grande porta della nostra città, affiancandosi alle 5 che ci consentono di accedere e uscire dal nostro gioiello, ovvero il centro storico di Città Alta attraversando le Mura patrimonio UNESCO: una porta che unisce, per stringere quei legami che stiamo cercando di costruire attraverso il progetto della Capitale con Brescia” ha dichiarato il Sindaco di Bergamo, Giorgio Gori.

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Le due strutture identiche saranno posizionate nel cuore delle città, rispettivamente in Piazza Vittoria a Brescia e in Piazza Matteotti a Bergamo. Dotate di led ad altissima definizione, saranno in grado di mostrare in tempo reale un luogo iconico dell’altra città, dando vita a una sorta di varco digitale grazie a schermi video e trasmissioni in live streaming. La tecnologia applicata permetterà, inoltre, di interagire in tempo reale con coloro che si troveranno nell’altra città.

L’esterno della struttura sarà realizzato con materiale “a specchio” che quindi rifletterà l’immagine della piazza ospitante con l’aggiunta di effetti di realtà aumentata che restituiranno la possibilità di un’ulteriore esperienza emozionale per cittadini e turisti.

BPER Banca è Main Sponsor di THEGATE2023, mentre A2A è special partner dell’installazione. I portali portano la firma, così come l’Albero della Vita realizzato da Orgoglio Brescia in occasione di Expo 2015, dello studio milanese Giò Forma, che ha sviluppato il concept creativo. Le installazioni sono realizzate dal Consorzio Stargate BGBS 2023, una cordata di 3 aziende bresciane e bergamasche: Fasternet, Sangalli Tecnologie e Slingofer.

THEGATE2023 è un’opera artistica realizzata dai Comuni di Bergamo e Brescia attraverso il coinvolgimento di soggetti privati tramite una manifestazione di interesse per la redazione del progetto esecutivo e messa in opera. La manifestazione di interesse è stata pubblicata dal Comune di Brescia, delegato dal Comune di Bergamo a gestire la procedura amministrativa.

THEGATE2023 è un’opera artistica realizzata dai Comuni di Bergamo e Brescia attraverso il coinvolgimento di soggetti privati tramite una manifestazione di interesse per la redazione del progetto esecutivo e messa in opera. La manifestazione di interesse è stata pubblicata dal Comune di Brescia, delegato dal Comune di Bergamo a gestire la procedura amministrativa.

FUOCHI DI PAGLIA di Giorgio Paglia

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SERVI DELLA GLEBA

I tempi passano, i governi cambiano, ma i problemi restano. Anche la povera Meloni, sempre armata di buone intenzioni made in Italy, non sembra aver ancora trovato una soluzione valida alle tante magagne degli italiani. Purtroppo sta commettendo l’errore di tantissimi suoi predecessori: quello di aggiungere, anzichè togliere. Quando il grande Michelangelo creava i suoi capolavori eterni non faceva altro che prendere un blocco di marmo e con lo scalpello levava la pietra in eccesso. Così nascevano la Pietà, il Mosè e il David, tanto belli da sembrare veri. E invece i politici nostrani continuano ad aggiungere nuove norme, nuove imposte, nuovi divieti, nuove regole, nuove procedure. In un continuo accumulare amministrativo senza alcuna operazione di smaltimento di ciò che il passato rende inutile e superfluo. Sapete quante leggi vigenti abbiamo in Italia? Oltre 160.000 e tra queste più di 33.000 regi decreti ancora validi, una vera follia anche solo da conoscere. E negli altri paesi europei come va? In Germania ce ne sono 5.500, in Francia 7.000 e nel Regno Unito solamente 3.000. Capite bene che in ginepraio del genere fanno fatica a muoversi persino i magistrati. Infatti in Italia la gente è costretta a cozzare continuamente contro il muro medioevale della burocrazia e dei regolamenti locali, provinciali, regionali e nazionali, che sono una miriade. Così da noi il cittadino è considerato alla stregua di un servo della gleba, da tener buono con una ciotola di minestra, condita con mille promesse mai mantenute, e spremuto fino al midollo da un padrone (lo Stato) spendaccione, opprimente ed inefficiente. Qualunque cosa si muova nella nostra economia è gravata da tasse: lavoro, pensione, casa, persino il denaro. Qualsiasi bene di consumo che utilizziamo o deteniamo ha il suo balzello da pagare: luce, gas, benzina, acqua, automobile, gioco, immondizia, persino il funerale con tanto di tassa di successione. Sono decenni che, di fronte a crescite economiche vicine allo zero, si hanno spe-

se statali in continuo aumento e pressione fiscale in perenne crescita. Ciò genera due tipi di problemi strutturali e sistemici. Il primo è la mancanza di competitività del nostro paese sui mercati internazionali, con il conseguente depauperamento dei nostri asset industriali e manifatturieri e l’allettante vendita a competitori stranieri delle aziende più prestigiose. Il secondo problema è di tipo psicologico massivo ed investe il profilo mentale di un popolo pervaso da preoccupazione e paura per il futuro, ma anche con una crescente repulsione nei confronti di governi sanguisuga e poco realisti. Da qui deriva la cosiddetta evasione di sopravvivenza e il pesante assenteismo elettorale. Fortunatamente per il potere, la gente italiana non è battagliera e arrabbiata come quella francese, tedesca o inglese. Mugugna sommessamente al bar, protesta verbalmente, ma va avanti lo stesso a testa bassa senza scendere in piazza con manifestazioni imponenti come all’estero. E questo i governanti nostrani lo sanno benissimo e perciò si prodigano in una valanga di chiacchiere fuorvianti, eludendo interventi strutturali e risolutivi. Invece che pensare alla crescita, si studiano nuovi divieti e nuove tasse che frenano ogni sviluppo possibile. Questo non accade solo in Italia, ma anche in una Europa sclerotica e invecchiata che, in un mondo in tragica e rapida trasformazione, si concentra a regolamentare la farina dei grilli, la curvatura delle banane e la forma degli ovetti di cioccolato. E non sono eufemismi! Allora siamo diventati i moderni servi della gleba, cioè miti uomini e donne che non godono di vere libertà personali, ma che appartengono ad un potere forte (diventato signoria) e che sono vincolati all’orticello che coltivano. Dovremo invece pretendere che ci siano tanti bravi scultori che sappiano togliere ciò che non serve per scoprire la bellezza dell’essenziale. A partire da noi per primi. Alla prossima e in alto i cuori leggeri.

Anche su:

Twitter:@Fuochidipaglia

Instagram:@fuochidigio

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12.4>15.10.23

EX CINEMA ASTRA

VIA X GIORNATE

VISIONI PER UN FUTURO PRESENTE CITTÀ, AMBIENTE,COMUNITÀ

Storie di innovazione in fotografia

DUE MOSTRE E UN CATALOGO RACCONTANO LA CULTURA D’IMPRESA DELLA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA. TRA BERGAMO E BRESCIA, OLTRE 200 IMMAGINI TRACCIANO UN PERCORSO DAGLI ALBORI INDUSTRIALI DEL NOVECENTO AL FUTURO DEL 4.0. FINO AL 9 LUGLIO 2023

Museo della fotografia Sestini (Convento di San Francesco) a Bergamo e lo Spazio Fondazione Negri a Brescia hanno aperto al pubblico le grandi mostre BergamoBrescia Cultura d’impresa. Storie di innovazione in fotografia, visitabili fino al 9 luglio. Il progetto, nato su invito e con il sostegno di SIAD Fondazione Sestini, che già nel 2018 regalava a Bergamo il primo Museo della fotografia della città, è coordinato dal Museo delle storie di Bergamo e realizzato grazie alla forte sinergia tra diverse istituzioni museali, fondazioni e imprese culturali dei due territori: Fondazione Dalmine, Fondazione Legler per la storia economica e sociale di Bergamo, Fondazione Negri, Fondazione musil-Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia e Cooperativa Coclea.

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BergamoBrescia Cultura d’impresa
Grattacielo Rinaldi ©Studio Da Re Museo delle storie di Bergamo Archivio fotografico Sestini Zingonia ©Studio Da Re Museo delle storie di Bergamo, Archivio fotografico Sestini Formichino Rumi ©Studio Da Re Museo delle storie di Bergamo Archivio fotografico Sestini Philco pubblicità ©Studio Da Re Museo delle storie di Bergamo Archivio fotografico Sestini
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Fabbrica Paioli ©Studio Negri – Archivio Negri, Brescia Tubificio Togni ©Studio Negri – Archivio Negri, Brescia

La realizzazione contemporanea di due mostre compendiate in un unico catalogo ha permesso di tradurre lo slogan “Due città, una capitale”, identificativo del 2023, con l’espressione “Due mostre, un catalogo”, capace di restituire lo sforzo sinergico di Bergamo e Brescia per un intento comune. In questa cornice di senso, le mostre esplorano uno dei tratti che, forse più di altri, gemellano in maniera particolarmente significativa le due città: la loro spiccata vocazione industriale.

Un tema in comune, ma anche la medesima struttura per la mostra bergamasca e quella bresciana. Cinque sezioni -Fare, Prodotti, Persone, Raccontarsi, Paesaggi- scandiscono, infatti, un percorso per immagini tra ieri, oggi e domani. Il visitatore è accolto in mostra da fotografie storiche, provenienti dagli archivi dei due territori: per Bergamo l’Archivio fotografico Sestini, conservato presso il Museo delle storie di Bergamo, insieme all’archivio di Fondazione Dalmine e a quello di Fondazione Legler per la storia economica e sociale di Bergamo; per Brescia l’archivio fotografico di Fondazione Negri.

Dalmine operai ©Studio Da Re - Museo delle storie di Bergamo, Archivio fotografico Sestini Legler ©Studio Pesenti - Museo delle storie di Bergamo, Archivio fotografico Sestini Pasticceria Balzer ©Studio Da Re - Museo delle storie di Bergamo, Archivio fotografico Sestini Azienda Servizi Municipalizzati ©Studio Negri – Archivio Negri, Brescia

“PAESAGGI” HO TROVATO UNA SUA

‘ESPANSIONE’ A DALMINE, TIPICO CASO DI CITTÀ E

PAESAGGIO INDUSTRIALE, CON UNA

SEZIONE DI FOTO STORICHE TRATTE

DALL’ARCHIVIO

FONDAZIONE DALMINE

E UNA DI IMMAGINI

CONTEMPORANEE DEL FOTOGRAFO GIOVANNI HÄNNINEN.

Accompagna e completa le mostre di Bergamo e Brescia l’omonimo catalogo, edito da Fondazione Negri con saggi di Gianluigi Della Valentina e Marcello Zane. Il volume è disponibile all’acquisto dal 1 aprile presso i bookshop del Convento di San Francesco e dello Spazio Fondazione Negri. Le mostre e il catalogo intrecciano i profili di Bergamo e Brescia non solo come terre di lavoro e di innovazione, ma anche come città di memoria e di patrimoni storici: l’Archivio fotografico Sestini e quello di Fondazione Negri. La loro capacità di relazione con altri istituti di cultura del territorio, nonché con il tessuto produttivo e le associazioni di categoria, pongono le basi per la creazione di un modello di lavoro che resterà in eredità per il futuro. BergamoBrescia Cultura d’impresa. Storie di innovazione in fotografia pone al suo centro l’innovazione il legame tra impresa e persone e la dimensione sociale del lavoro: chiavi di lettura privilegiate della storia economica e sociale delle due città.

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DAL 14 APRILE LA SEZIONE

4.0

Completa BergamoBrescia Cultura d’impresa una sezione dedicata al 4.0, realizzata grazie alla preziosa collaborazione di Confindustria Bergamo, Confindustria Brescia e ben 39 aziende che hanno scelto una loro fotografia per raccontare le eccellenze dei nostri territori. Tema arricchito grazie a Fondazione musil e Cooperativa Coclea che hanno messo a disposizione gli scatti delle masterclass del progetto “La Fabbrica Intelligente” affidate al fotografo Luca Campigotto.

ARUBA FRENI BREMBO CARVICO CO.MAC CONFINDUSTRIA COSBERG
GILDEMEISTER ITALTRANS LOVATO PEDRALI PERSICO RADICI GROUP SALF SANGALLI SCAME TENARIS TESMEC
FASSI GRU

new porsche driving experience

Porsche propone

un'architettura inedita e innovativa per gli interni della nuova Cayenne. Grazie alla Porsche Driver Experience si aprono nuove modalità di interazione, non solo per il guidatore ma anche per il passeggero anteriore.

Con la nuova Cayenne, che è stata presentata in anteprima mondiale il 18 aprile al Salone dell'Auto di Shanghai in Cina, Porsche introduce un innovativo concetto per la visualizzazione e i comandi. La Porsche Driver Experience è sinonimo di schermi completamente digitali, personalizzazione versatile e comandi intuitivi. Nella sezione centrale, l'attenzione si concentra sull'asse del conducente. I comandi più importanti sono raggruppati intorno al volante, favorendo un'esperienza di guida nuova e ancora più intensa. Il cruscotto de luxe riprende elementi del modello sportivo elettrico Taycan e li trasferisce per la prima volta su una Porsche con motore endotermico. Prevede un quadro strumenti digitale autoportante dal profilo curvo e dotato di numerose opzioni di visualizzazione, una consolle centrale ridisegnata e un volante di ultima generazione. Il selettore del cambio automatico si trova ora a destra del volante. Ciò lascia spazio nella consolle centrale al pannello di comando del climatizzatore, di grandi dimensioni e caratterizzato da una superficie nera dal design sofisticato. I passeggeri possono sperimentare un nuovo livello di interazione con la vettura e con il conducente attraverso lo schermo opzionale per il passeggero. Completano il nuovo concetto per gli interni le funzioni di connettività ottimizzate.

INTERATTIVO E FOCALIZZATO SUL GUIDATORE:

IL NUOVO COCKPIT DELLA CAYENNE

La nuova Porsche Cayenne accoglie guidatore e passeggeri in un abitacolo in cui spicca il cruscotto completamente rinnovato, che abbina una maggiore concentrazione sul guidatore a nuovi elementi interattivi in grado offrire al passeggero un'esperienza di guida inedita. Il quadro strumenti si presenta ora come uno schermo curvo da 12,6 pollici, interamente digitale e autoportante, che non richiede alcun pannello di protezione e spicca dunque per la sua linea moderna e slanciata. A seconda del livello di equipaggiamento, il conducente può scegliere tra sette visualizzazioni delle informazioni sul quadro strumenti. In primo piano si possono collocare il contagiri, la navigazione online, il Night Vision Assist o il sistema di assistenza alla guida in 3D. Sono disponibili anche una vista estremamente rimpicciolita e una modalità classica, la quale traspone nell'era digitale la grafica a cinque tubi tipica del cruscotto Porsche.

Una caratteristica fondamentale della nuova Porsche Driver Experience riguarda il giusto equilibrio tra elementi digitali e analogici. Tutti i comandi importanti per l'esperienza di guida sono raggruppati direttamente intorno al volante. Come è consueto per una Porsche, il nuovo tasto di avviamento del motore si trova a sinistra del volante. La leva di selezione delle marce è ora collocata a destra dello sterzo, tra il quadro strumenti e lo schermo centrale.

- DISPLAY E COMANDI DI NUOVA CONCEZIONE

- CRUSCOTTO COMPLETAMENTE RIDISEGNATO

- QUADRO STRUMENTI DIGITALE DALLA LINEA CURVA

- SCHERMO PER IL PASSEGGERO CON FUNZIONE DI STREAMING VIDEO

- FUNZIONI PER LA CONNETTIVITÀ OTTIMIZZATE

In tal modo, nella consolle centrale trova spazio un nuovo e ampio pannello di regolazione del climatizzatore, con comandi analogici, e una più estesa area portaoggetti. Inoltre, nella nuova Cayenne Porsche ha collocato direttamente sul volante la leva di comando dei dispositivi di assistenza alla guida, che è stata completamente ridisegnata.

Il nuovo volante sportivo multifunzione riprende quello della 911 ed è stato totalmente rivisitato rispetto al modello precedente, presentando una linea elegante, moderna e sportiva. La levetta di selezione delle modalità di guida Normal, Offroad, Sport e Sport Plus è ora di serie e collocata sul volante. Anche il nuovo tasto per la selezione delle funzioni e della grafica sul quadro strumenti è posizionato direttamente sul volante, insieme ai comandi dell'head-up display opzionale.

Con la sua superficie nera in cristallo, il nuovo pannello di controllo del climatizzatore sulla consolle centrale conferisce particolare raffinatezza all'intero abitacolo. Le funzioni di climatizzazione possono essere impostate in modo rapido e intuitivo grazie a un'interfaccia molto chiara. La combinazione del riconoscimento e del feedback tattili con interruttori meccanici per il condizionamento dell'aria e un comando fisico per la regolazione del volume garantisce una funzionalità gradevole sia dal punto di vista tattile che da quello estetico. Lo schermo centrale da 12,3 pollici ad alta risoluzione è il cuore del sistema Porsche Communication Management (PCM). Come in precedenza, il guidatore può gestire qui numerose funzioni di guida e di confort, oltre alle consuete funzioni multimediali e di navigazione online. Una novità assoluta per la Porsche Cayenne è lo schermo da 10,9 pollici per il passeggero, disponibile come optional. Il touchscreen supplementare consente al passeggero anteriore di ridurre la tensione del conducente, ad esempio azionando il navigatore o selezionando un servizio multimediale. Una speciale pellicola assicura che i contenuti visualizzati su questo schermo non siano visibili dal sedile del guidatore. Ciò consente al passeggero di guardare video in streaming sul suo schermo senza distrarre il conducente.

UNA CONNETTIVITÀ NOTEVOLMENTE POTENZIATA

Porsche ha migliorato ulteriormente il livello di connettività della nuova Cayenne. Di serie è presente un vano climatizzato per riporre lo smartphone con una funzione di ricarica induttiva. Il sistema di raffrescamento ha consentito di ottimizzare la potenza di ricarica fino a 15 watt. Una più ampia integrazione di servizi online offre nuove modalità di interazione, come ad esempio l'utilizzo dell'assistente vocale Siri per gestire le funzioni del veicolo. Nuove sono anche le due porte USB-C poste nel vano portaoggetti anteriore e altre due porte USB-C nell'area posteriore della consolle centrale. Tutte le porte USB offrono una funzione di ricarica rapida. Quelle anteriori consentono inoltre di collegare lo smartphone al sistema Porsche Communication Management (PCM). Per associare uno smartphone alla vettura, è sufficiente scansionare il codice QR visualizzato sul sistema PCM. In questo modo si rendono disponibili numerose funzioni di connettività, tra cui Apple CarPlay® e Android Auto®, nonché app integrate come Spotify® e Apple Music®.

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new porsche driving experience

UN ABITACOLO LUSSUOSO E SPORTIVO

La Porsche Cayenne è la vettura più sportiva del segmento di appartenenza e lo dimostrano anche gli interni. L’ambiente sportivo è abbinato alla funzionalità dinamica, a un confort lussuoso e alle caratteristiche stilistiche tipiche della Cayenne. Con la nuova Cayenne, Porsche presenta un nuovo sistema di comando dal design essenziale che insiste sulla larghezza. L’intero quadro strumenti, la consolle centrale e la porzione superiore dell’interno della portiera sono stati completamente ridisegnati. La maggiore orizzontalità della plancia rende l’abitacolo ancora più ampio. Le bocchette dell’aria, dal design elegante, sono allineate verticalmente secondo il tipico stile Cayenne. Per la prima volta, Porsche ha progettato tutte le prese d’aria dell’abitacolo senza feritoie

LA NUOVA FUNZIONE IN-CAR VIDEO CONSENTE DI GUARDARE I VIDEO

DIRETTAMENTE NEL SISTEMA PCM, TRAMITE IL PROVIDER DI STREAMING

SCREENHITS TV®, SIA SULLO SCHERMO CENTRALE A VEICOLO FERMO

CHE SU QUELLO DEL PASSEGGERO DURANTE LA GUIDA.

MIURA ROADSTER

COMPLETATO IL RESTAURO DELL’UNICO ESEMPLARE ESISTENTE

Adam Gordon, uno dei nomi più importanti nel mondo dell’immobiliare di New York, si è tolto una grossa soddisfazione. E’ di oggi l’orgoglioso annuncio della fine dei lavori di restauro su quella meravigliosa creatura che è la sua Lamborghini Miura Roadster, figlia unica di un’idea geniale scoccata nelle menti di Nuccio Bertone e Marcello Gandini.Quest’opera d’arte (ci permettiamo di non chiamarla riduttivamente auto) è un esemplare unico il cui numero di telaio non compare nemmeno nei registri ufficiali di Sant’Agata. L’acquisto da parte di Adam Gordon risale a circa diciotto mesi fa. La Miura Roadster nacque come concept in occasione del Salone di Bruxelles 1968, dove riuscì a strabiliare lo stesso Ferruccio Lamborghini, tanto da sfiorare la produzione, che fu poi però dichiarata impossibile dalla casa. In seguito, la scoperta venne verniciata di verde e ceduta alla International Lead Zinc Research Organization la quale a sua volta, dopo averla esposta a Parigi, Los Angeles, Detroit, Tokyo, Londra e in altre località, la girò a sua volta al Boston Museum of Transportation nel 1981. Da allora, un lungo oblio, fino al 2006, quando Gordon decise di dedicare le proprie amorevoli cure alla sua nuova piccola. Che oggi possiamo nuovamente ammirare come i due illustri papà l’avevano fatta.

LAMBORGHINI
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GAMEC: SALTO NEL
Fino al 28 maggio GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI BERGAMO Via San Tomaso, 53 Bergamo Tel: 035 270272
VUOTO

NELL’ANNO DI BERGAMO BRESCIA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA, LA PROGRAMMAZIONE DELLA GAMEC SI APRE CON SALTO NEL VUOTO. ARTE AL DI LÀ DELLA MATERIA, IL TERZO E ULTIMO

CAPITOLO DEL PROGETTO ESPOSITIVO PLURIENNALE IDEATO

DA LORENZO GIUSTI DEDICATO ALL’INDAGINE SULLA

MATERIA NELL’ARTE DEL XX E DEL XXI SECOLO

Arte al di là della materia

SALTO NEL VUOTO Ph. Antonio Maniscalco
NEL
GAMEC: SALTO
VUOTO
SALTO NEL VUOTO ©ph.PaoloBiava

Avviata nel 2018 con la mostra Black Hole. Arte e matericità tra Informe e Invisibile e proseguita nel 2021 con Nulla è perduto. Arte e materia in trasformazione, Salto nel vuoto chiude la Trilogia della Materia esplorando il tema della smaterializzazione e creando un racconto trasversale che evidenzia le connessioni esistenti tra le indagini sul vuoto – intraprese dai primi movimenti dell’avanguardia storica e sviluppate dai gruppi sperimentali del secondo dopoguerra –, le ricerche sul flusso risalenti agli anni della prima informatizzazione e l’utilizzo di nuovi linguaggi e realtà simulate nell’epoca post-digitale. La mostra, a cura di Lorenzo Giusti e Domenico Quaranta, presenta i lavori di alcuni grandi protagonisti e protagoniste della storia dell’arte del XX secolo e pionieri dell’arte digitale insieme ad autrici e autori delle generazioni più recenti, grazie ai prestiti di importanti istituzioni internazionali e di collezioni private.

Nello specifico, Salto nel vuoto rivolge lo sguardo a quegli artisti e artiste che, in tempi diversi, hanno indagato la dimensione del vuoto negandola nella sostanza o identificandola quale mera dimensione ideale, o il cui lavoro si è rivelato in grado di riflettere i cambiamenti epocali nella percezione della dimensione materiale, introdotti dall’emergere dei paradigmi del software e dell’informatizzazione, così come dalla rivoluzione digitale e dalla sua sistematizzazione. La mostra si articola in tre sezioni tematiche – Vuoto, Flusso e Simulazione – che inquadrano altrettante modalità di messa a fuoco, rappresentazione ed espressione dei principi della smaterializzazione, e si snoda in un percorso esperienziale che sollecita la percezione dello spettatore da un punto di vista visivo e corporeo.

Petra Cortright Calendario Colombia - Cameron Diaz naked - Sandra Bullock - Anna Kornikova - Pamela Anderson - Candy Roxxx, 2021Digital painting on anodized aluminum cm 149,9 x 215,9 Courtesy the artist and Société, Berlin A sinistra Magritte Le grand siécle, 1954 Antoine Schmitt Black Square, 2016 Computer, programma, schermo LCD, cornice in legno cm 57 x 40 Courtesy l’artista

Spra: Rebecca Allen Life Without Matter, 2018 Installazione di realtà virtuale con schermo per retroproiezione Commissionata in parte da QUAD Gallery, Derby, Arts Council England e Derby City Council Courtesy Arcade, London e Brussels

Richard Estes

Storefront

Reflections Miami, 1969

Oil on canvas cm 111,1 x 89,5

Private Collection

Photo: Antonio Maniscalco

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La mostra si avvale della collaborazione della Fondazione Meru - Medolago Ruggeri per la ricerca biomedica, già promotrice, tra il 2013 e il 2017, con Associazione BergamoScienza e GAMeC, del prestigioso Meru Art*Science Award, finalizzato alla promozione di progetti artistici legati allo sviluppo delle ricerche scientifiche. Il nuovo programma di ricerca – Meru Art*Science Research Program – finanzia la realizzazione di un progetto site-specific per lo Spazio Zero della GAMeC, come avvenuto in occasione delle mostre Black Hole e Nulla è perduto. Per Salto nel vuoto, i MSHR (Brenna Murphy e Birch Cooper) presentano una nuova installazione della serie Nested Landscapes (2017- in corso), che esplora e potenzia livelli diversi di immersività e di fruizione che si manifestano, intenzionalmente o meno, ogni volta che si presenta la realtà virtuale in uno spazio pubblico. Nelle sue installazioni, MSHR crea infatti sistemi complessi radicati nella cibernetica e nella teoria dell’informazione, che intersecano diversi processi di feedback tra ambiente e spettatore, e che attivano quest’ultimo come protagonista di un esperimento che estende la realtà percepita sollecitando al contempo, attraverso la realtà virtuale, la riattivazione di forme di pensiero creativo e mind wandering connesse a quello che le neuroscienze chiamano DMN (Default Mode Network), normalmente compromesse dalla distrazione indotta dai dispositivi e dai flussi di informazione digitali.

GAMEC: SALTO NEL VUOTO
Pablo Picasso La bouteille de Bass, 19121914 Oil on canvas cm 107,5 x 65,5 Museo del Novecento, Milano © Comune di Milano. All rights reserved © Succession Picasso by SIAE 2022

Erasmus: ti cambia la vita

OGNI ANNO, TRA GENNAIO E FEBBRAIO, UNA MANCIATA DI STUDENTI DELL’UNIVERSITÀ DI BERGAMO ATTENDE TREPIDANTE LA PUBBLICAZIONE DI UNA LISTA DI NOMI E DI LUOGHI. I FORTUNATI CHE OCCUPANO LE PRIME POSIZIONI DI QUESTO ELENCO SONO I VINCITORI DI UNA BORSA DI STUDIO ERASMUS, IL PROGRAMMA DELL’UNIONE EUROPEA CHE PROMUOVE LA MOBILITÀ INTERNAZIONALE DEI GIOVANI UNIVERSITARI. NELL’IMMAGINARIO DELLO STUDENTE MEDIO, PARLARE DI ERASMUS EQUIVALE AL PARLARE DI UNA TEMPORANEA SOSPENSIONE DEGLI STUDI PER VIVERE QUALCHE MESE DI FESTE E BAGORDI ALL’ESTERO. È DAVVERO COSÌ?

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Chiara Moretti

NE ABBIAMO DISCUSSO

CON CHIARA, STUDENTESSA 24ENNE ALL’ULTIMO ANNO DELLA LAUREA

MAGISTRALE IN LETTERE, APPENA RIENTRATA DA UN SEMESTRE TRASCORSO NEL SUD DELLA FRANCIA.

Allora Chiara, è tutto vero quello che si dice sull’Erasmus? Feste leggendarie, niente studio e tanto divertimento?

“Indubbiamente l’esperienza Erasmus è anche questo: serate infinite, feste, balli scatenati, tante risate, soprattutto le prime settimane quando tutto è nuovo e l’ordinarietà della routine non è ancora subentrata. Quando ci si guarda alle spalle di certo questi momenti di spensieratezza sono quelli di cui si avverte più nostalgia ma limitare l’Erasmus a questo mi sembra riduttivo e anche un po’ utopico. Il progetto è pensato per gli studenti universitari quindi è chiaro che la dimensione accademica rivesta un ruolo centrale. È capitato diverse volte che, nei pomeriggi trascorsi sui libri insieme, nel mio gruppo di amici qualcuno sospirasse esclamando: “Certo che chi dice che in Erasmus non si studia non è mai partito!”. Magari la mia esperienza rappresenta un’eccezione, ma la struttura del sistema universitario francese non è certo di facile approccio per gli italiani”.

Per quale motivo? Che differenze si riscontrano con quello italiano?

“A me è sembrato di tornare un po’ ai tempi del liceo: il pomeriggio o la sera spesso mi è capitato di dover svolgere dei compiti per i giorni successivi. L’approccio stesso nelle aule è molto differente: i professori tendono, almeno nel master (la nostra laurea magistrale) dove il numero degli studenti è minore, a lasciare ampio spazio alla classe per favorire l’espressione individuale e la costruzione di un dibattito condiviso.

A livello quantitativo lo studio è decisamente inferiore a quello che uno studente italiano affronta nelle sessioni di esami quindi dal punto di vista nozionistico oserei affer mare che noi siamo più preparati. Tuttavia, i compiti settimanali aiutano a mantenere una certa concentrazione sull’argomento di studio durante tutto il semestre e questo permette di vivere con molta meno pressione il periodo degli esami.

Tutti i ragazzi italiani con cui ho interagito concordano sul fatto che per chi è abituato ad un sistema che lascia più libertà nell’organizzazione dello studio è difficile relazionarsi con questo metodo, ma una volta preso il ritmo la strada è in discesa”.

Lo studio rimane quindi il più grande scoglio da affrontare anche per lo studente Erasmus?

“No, come dicevo quando ci si abitua ad un sistema nuovo le difficoltà diminuiscono. Per me l’ostacolo più grande per lo studente Erasmus ha un nome ben preciso: Ufficio Studenti Internazionali. Un vero incubo: centinaia di ragazzi accampati per giornate intere per terra in un corridoio in attesa di una misera firma. La burocrazia, trovare un alloggio, stabilire un piano didattico: questi sono gli elementi che connotano il lato oscuro dell’Erasmus, quello di cui non parla mai nessuno per non rischiare di traumatizzare i nuovi candidati.

Parlando invece di cose positive, qual è l’aspetto più bello (tralasciando le feste)?

“Sicuramente le persone. L’esperienza la fanno le persone. Io sono stata molto fortunata da questo punto di vista e se non ho mai avuto grandi momenti di sconforto o nostalgia lo devo agli amici che ho incontrato”.

Ed il ricordo più bello invece?

“Ce ne sono tanti: sono stata a Parigi per la prima volta, ho cantato a squarciagola al karaoke, mi sono travestita da pirata. Però ho un momento che porto nel cuore: di ritorno da una giornata passata a Toulon, seduta su un pullman verso casa, guardando un tramonto spettacolare infrangersi sul mare mi sono sentita leggera, felice, grata per la vita come mai lo ero stata prima d’ora. È stato un attimo di pura felicità che mi è rimasto impresso e alla quale mi aggrappo nei momenti più difficili”.

Cosa direbbe ad un suo coetaneo che vuole partire per l’Erasmus?

“Gli direi di credere a chi dice che è un’esperienza che cambia la vita, l’esperienza più bella del mondo. Non sono frasi fatte, anche se questo è quello che si pensa quando si ottiene la borsa di studio e dubbi e paure iniziano ad emergere. Sentirsi disorientati, anche i primi giorni, è normale. Bisogna solo darsi tempo e lasciarsi travolgere dalla novità: io sono una persona introversa che è partita per la Francia avendo studiato la lingua solo da autodidatta eppure sono subito riuscita a conoscere tante persone diverse, tutte con le stesse preoccupazioni e le stesse speranze, persone con le quali ho condiviso cinque mesi di vita meravigliosa”.

NXT STATION FESTIVAL 2023

Torna per il terzo anno il Festival promosso da Rete Doc, Casa Molloy e Comune di Bergamo. Nell’anno di Bergamo Brescia Capitale della cultura la nuova stagione del generatore di cultura anticipa alcuni dei nomi che scalderanno il palco di Piazzale degli Alpini.

Carl Brave, Mara Sattei, Rosa Chemical, Galeffi, Olly, i primi nomi confermati, mentre si rinnovano le collaborazioni con Clamore e con BergamoReggae per due grandi date durante l’estate e l’appuntamento con il Primo Maggio di Bergamo

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Mara Sattei

Dopo il successo della scorsa stagione, con oltre 100 mila presenze, 148 giorni di eventi e una programmazione invernale altrettanto ricca di attività e partecipazione, NXT Station Festival è pronto a tornare con un nuovo ricchissimo calendario, che sarà annunciato nei prossimi giorni.

NXT Station Festival sarà, anche nel 2023, intrattenimento, cultura, gusto e musica. Un accentratore di energie e proposte che dal 29 aprile al 29 settembre animeranno il centro di Bergamo. In programma circa 42 concerti, ogni venerdì e sabato, con gli artisti e le band della migliore scena musicale italiana. Tra di loro sono già stati annunciati alcuni dei protagonisti della scorsa edizione del Festival di Sanremo come Olly (17 giugno), Mara Sattei (14 luglio) e Rosa Chemical (29 luglio). Il 2 giugno arriva a Bergamo uno dei simboli della scena Indie romana come Galeffi, mentre il 24 giugno ad accendere il palco di NXT Station sarà un protagonista indiscusso del panorama rap italiana come Carl Brave (evento in collaborazione con Shining Production).

NXT Station Festival continuerà ad essere sinonimo di una proposta musicale ricca e variegata anche in questa edizione. La collaborazione con Bergamo Reggae porterà in Piazzale Alpini due grandi artisti della musica in levare, mentre con Clamore e con il Primo Maggio di Bergamo sarà dato ampio spazio alla scena musicale nostrana, non certo priva di nomi capaci di raccogliere sempre più consensi in tutta Italia.

BIGLIETTI E ABBONAMENTO

Come nella passata edizione, l'ingresso ai concerti prevederà la formula a biglietto o la formula H20, ovvero con ingresso gratuito entro le ore 20.00, a pagamento dopo l’orario indicato. Per la prima volta, inoltre, la proposta di NXT Station Festival prevede la possibilità di acquistare anticipatamente un abbonamento per tutta la stagione musicale. Una possibilità limitata ai primi cento che sapranno cogliere l’occasione di un abbonamento a 80 euro per 40 concerti, l’equivalente di 2 euro a concerto. Un abbonamento nominale, pensato per gli amanti della musica dal vivo, capaci di approfittare di questa opportunità ancora prima di conoscere il calendario completo di NXT Station Festival 2023. Le sottoscrizioni all’abbonamento saranno attivate nei prossimi giorni per un periodo limitato.

GIORNI E ORARI

Fino alla fine di giugno l’area di NXT Station sarà aperta ogni giorno, dal lunedì a domenica, dalle 11 alle 23, con servizio di pranzo e cena garantito. Il venerdì e sabato l’orario di apertura si estende fino a 00.30. Sempre presente sarà il bar, che supporterà ogni attività proposta nei cinque mesi di programmazione di NXT Station Festival, così come il ristorante, fiore all’occhiello dell’offerta gastronomica della manifestazione di Piazzale degli Alpini, aperto a pranzo e cena e accessibile, liberamente, anche durante i concerti.

L’ingresso all’area sarà sempre libero e gratuito, mentre quello agli eventi potrà essere libero o a pagamento, secondo la tipologia di evento proposto. Durante gli spettacoli, in ogni caso, sarà possibile accedere al ristorante previa prenotazione. NXT Station Festival 2023 aprirà ufficialmente la sua stagione il 29 aprile, terminando la programmazione il 29 settembre 2023.

INFORMAZIONI

www.bergamonxtstation.it

Carl Brave Galeffi Rosa Chemical Olly

BRESCIA SUMMER MUSIC:

LA GRANDE MUSICA LIVE ALL’ARENA CAMPO MARTE E IN PIAZZA LOGGIA

Dodici date da segnare in agenda, dodici artisti di alto livello e due location uniche pronte ad accogliere la più grande musica italiana e internazionale. Dal 6 LUGLIO parte in città il Brescia Summer Music, il festival di musica live patrocinato dal Comune di Brescia e organizzato da Cipiesse. Un appuntamento, quello dei concerti estivi, sempre molto atteso in città che in questa edizione porterà sul palco dell’Arena Campo Marte: giovedì 6 luglio STEVE HACKETT GENESIS REVISITED WORLD TOUR FOXTROT AT FIFTY

venerdì 7 luglio TANANAI LIVE 2023 – FESTIVAL sabato 8 luglio ANDREA PUCCI PUCCI SUMMER TOUR

lunedì 10 luglio GIANNI MORANDI GO GIANNI GO ESTATE 2023

martedì 11 luglio MR RAIN SUPEREROI SUMMER TOUR

mercoledì 12 luglio ARTICOLO 31 SUMMER TOUR 2023 - OPENING ACT WLADY

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venerdì 14 luglio BRESH OPENING ACT NEIMA EZZA

sabato 15 luglio PIERO PELÙ LIVE ESTREMO 2023

sul palco cittadino più prestigioso, quello di Piazza Loggia, il Brescia Summer Music porterà

lunedì 24 luglio COMA COSE UN MERAVIGLIOSO

MODO DI SALVARSI TOUR

martedì 25 luglio DAVID GARRETT trio ICONIC TOUR 2023

mercoledì 26 luglio DARDUST DUALITY SUMMER SET e per chiudere il calendario

giovedì 7 settembre RENGA NEK 2023

Info. Gli spettacoli si terranno anche in caso di pioggia.

I biglietti sono già in vendita nei circuiti Vivaticket e Ticketone e presso

Ticket Point /Libreria Tarantola, Brescia

Per maggiori informazioni: CIPIESSE tel. 0302791881

www.cipiesse-bs.it

VINO AL FEMMINILE:

PELLEGRINI spa CELEBRA L’INTERNATIONAL WOMEN’S DAY

ABILI IMPRENDITRICI E RAFFINATE ENOLOGHE, DIVERSE PER ZONE DI ISPIRAZIONE, STILI E FILOSOFIE AZIENDALI, MA TUTTE SONO ACCOMUNATE DALLA PASSIONE. PARLANO SEI DONNE CHE HANNO DECISO DI PRODURRE IL PROPRIO VINO.

PELLEGRINI SPA DAL 1904 SPECIALIZZATI NELLA SELEZIONE, IMPORTAZIONE E DISTRIBUZIONE SU TUTTO IL TERRITORIO ITALIANO DI VINI E DISTILLATI DI ALTA QUALITÀ, NAZIONALI ED ESTERI.

Ana Tercic - Vino degli Orti 2020

L’azienda vitivinicola Tercic si trova a San Floriano del Collio, in provincia di Gorizia, a ridosso del confine nordorientale tra Italia e Slovenia. Le colline di questo comune rappresentano una delle microzone più adatte alla viticoltura nel Collio. Proprio su queste colline vive la famiglia Tercic che si è da sempre dedicata alla coltivazione delle viti. La filosofia dell’azienda mira a garantire un equilibrio dei fattori produttivi, in cui l’agire umano - né ripetitivo né matematico e proprio attraverso i suoi limiti e le sue grandezze - fa sì che nel prodotto, si verifichi la miglior sintesi fra territorio e uomo.

Caratteristiche organolettiche: Vista: colore paglierino con riflessi verdi vivaci. Olfatto: naso pulito, floreale e spezie. Bocca: equilibrato, pieno in bocca con finale dolce

Augusta Bargilli - Cur Blanc 2019

“Ho iniziato a fare vino per tornare alla terra dove sono nata, ritrovare la mia identità, la mia storia familiare, sognando di riconquistare la fattoria andata perduta. Così ho scoperto una grande passione per la vite e per il miracoloso percorso che questa compie per diventare vino. Nel 2018 ho conosciuto Pierpaolo Sirch, colui che ha elevato, insieme con Marco Simonit, la tecnica di potatura della vite e creato un metodo scientifico di potatura riconosciuto in tutto il mondo. É diventato un compagno di vita e di lavoro. Mi sono trasferita nella sua terra, l’antico Forum Iulii, oggi ‘Friuli’, nei Colli Orientali, al confine con la Slovenia, e qui ho continuato il mio percorso con l’intento di valorizzare i suoi vitigni autoctoni”.

Caratteristiche organolettiche:

Vista: giallo paglierino brillante con riflessi dorati.

Olfatto: intenso, ampio, di grande eleganza e persistenza, con sentori di miele e fiori di campo bianchi bagnati dalla pioggia, note citriche e minerali.

Gusto: di corpo, armonico, di grande persistenza e eleganza, con un forte accento minerale e sapido. Note di mela Golden matura e frutta secca si fondono con sentori balsamici di salvia e timo. Nel finale, tipica nota tannica di mandorla e una chiusura eccezionalmente lunga, morbida e salina

Chiara Condello - Romagna Sangiovese di Predappio Doc “L’idea di fare dei vini che portassero il mio nome nasce dalla consapevolezza di essere custode di una storia di viticoltura che nelle colline di Predappio è stata scritta e tramandata per centinaia di anni e dal mio desiderio di dare un’interpretazione un po’ rivoluzionaria a questa terra così unica, generosa e contesa. Di produrre un vino che esprimesse l’alto potenziale di queste vigne liberandolo da tutto ciò che c’è di superfluo, un Sangiovese che mi rispecchiasse e nel quale ritrovare e mettere in pratica le mie idee. Per farlo ho scelto un fazzoletto di terra ai confini del bosco, al centro della denominazione Predappio, qui le viti affondano le proprie radici in un suolo povero, di matrice calcareo-argillosa e ricco di rocce tufaceo-arenarie chiamate Spungone.”

Caratteristiche organolettiche:

Vista: rosso rubino intenso.

Olfatto: al naso si percepiscono note fruttate e floreali di frutti rossi.

Gusto: ampio e avvolgente.

Claudia Ferrero - Brunello di Montalcino 2018

L’azienda agricola Claudia Ferrero si trova in località Pascena, podere a metà strada tra Sant’Angelo in Colle e Sant’Angelo Scalo, nel versante esposto a meridione di Montalcino (SI). È una piccola realtà familiare nata alla fine degli anni ‘90 dalla passione condivisa di Claudia e Pablo per la vite, per il vino e per questo territorio. Vendemmia dopo vendemmia, questa passione è stata trasmessa alle tre figlie, Silvia, Giulia e Pepita, che si impegnano a portare avanti il progetto con entusiasmo e dedizione. In cantina l’obiettivo è di mantenere vivo il frutto dei diversi vitigni, rispettandone l’espressione e la tipicità.

Caratteristiche organolettiche:

Vista: rosso rubino profondo di buona intensità.

Olfatto: le note varietali del Sangiovese vengono esaltate dagli aromi terziari dell’affinamento in modo elegante e armonico.

Sapore: il corpo risulta equilibrato con una buona acidità e una trama tannica delicata. Dominano la finezza e l’eleganza in un’annata non particolarmente potente. Retrogusto lungo, pulito e sapido

Masseria del Feudo, Carolina Cucurullo

Nero d’Avola 2015

L’azienda Masseria del Feudo si trova nel cuore della Sicilia, in provincia di Caltanissetta: a guidarla sono due giovani fratelli, Francesco e Carolina Cucurullo. La storia della famiglia e il suo interesse per l’agricoltura risale a cento anni fa, quando il bisnonno Salvatore acquista, nel 1906, dai Principi Branciforti, una larga fetta dell’antico feudo. Oggi Masseria del Feudo è una realtà nella quale si intersecano modernità e memoria, il progetto di Francesco e Carolina Cucurullo si orienta nella promozione della viticoltura e dell’agricoltura in una terra dove l’innovazione trova il sostegno nella tradizione.

Patrizia Cencioni - Brunello di Montalcino 2018

Il buon vino di Montalcino nasce in vigna e cresce in cantina. Due momenti fondamentali, da seguire con cura e professionalità. All’inizio, però, è il sole dell’estate che dà carattere alle uve, le fa ma turare e ne esalta le caratteristiche. Patrizia Cencioni è l’azienda di Montalcino che ha scommesso su questi elementi, una filosofia guidata dal lavoro meticoloso e costante nei campi e in cantina. Insieme alle figlie Annalisa e Arianna, Patrizia si impegna a dar vita a vini di alto profilo nel rispetto della continua ricerca e del miglior rapporto tra qualità e prezzo finale.

Caratteristiche organolettiche:

Vista: limpido, rosso rubino con riflessi granata.

Olfatto: floreale e fruttato, particolarmente in evidenza il sentore di marasca e viola; con note di cuoio e liquirizia.

Gusto: è un vino di grande struttura, tannico, intenso e di buona persistenza. E’ elegante e fine, ben bilanciato tra morbidezza e tannicità.

VISIONI PER UN FUTURO PRESENTE CITTÀ, AMBIENTE,COMUNITÀ A CURA DI LUCA MOLINARI 04.04>30.12.23 PALAZZO DELLA LIBERTÀ
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Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.

(Winston Churchill)

LUPUS IN FABULA

Benito Melchionna

Procuratore emerito della Repubblica

IN CAMMINO NEL FUTURO-PRESENTE TECNOLIQUIDO

Il viaggio metafora dell’esistenza

Quale puntuale metafora, cioè “trasposizione”, dell’esistenza che si muove tra nascita e morte, si usa dire che “il viaggio non è… arrivare, ma partire” verso nuove avventure. Per questo, non a caso, i nostri nonni sentenziavano che “partire è un po’ morire”; appunto per richiamare quel vago senso di trepida ansia e di paura che di solito accompagna i febbrili preparativi e il momento di lasciare, anche provvisoriamente, gli abituali luoghi di vita per proiettarsi verso mondi sconosciuti. Senza poi trascurare il sentimento di nostalgia (dal greco, “dolore per il ritorno”) di cui è ricca ogni letteratura, dall’Ulisse omerico fino alla manzoniana Lucia che, costretta ad allontanarsi dalla casa natìa, effonde il suo amarissimo canto-pianto: “addio monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo” (Promessi Sposi, cap. VIII).

L’umanità continua comunque a subire l’irresistibile fascino del viaggio, proprio per soddisfare il bisogno vitale di identificare e migliorare se stessa, assaporando il piacere dell’imprevisto e la meraviglia alla scoperta della infinita ricchezza della terra e della variegata complessa trama disegnata dalla storia. L’uomo si rimette quindi ogni volta in cammino per le più svariate ragioni: avventura, svago, studio, lavoro, ricerca, affari, ecc. Per questo il destino dell’intera umanità risulta cadenzato e miscelato, nel corso dei secoli, da continue migrazioni (dal latino, “cambiare”), di cui alla fine siamo un po’ tutti figli, pur nei diversi collegati sistemi di lingua e di cultura permanentemente in movimento.

Ecco perché l’intreccio tra popolazioni, tribù e gruppi etnici diversi (comprese le specie animali) è in realtà il composito risultato di quel fenomeno sociale, che induce i popoli a lasciare - tra mille pericoli - i luoghi di origine segnati da miseria e da emarginazione, con la speranza di potersi stabilire in territori che offrono migliori e più dignitose condizioni di vita. Ciò si verifica ancora oggi, con in più l’incontenibile fenomeno della immigrazione illegale e/o clandestina, e la pratica criminale della tratta di esseri umani. Eventi che quasi sempre si realizzano a mezzo di improvvisate “carrette del mare”, stracolme di diseredati stipati come bestie e sfruttati-mercificati da “schiavisti” privi di scrupoli, come da ultimo dimostra il tragico contestato naufragio del 26 febbraio 2023 lungo le coste di Cutro, Calabria.

Tra globalismo e localismi (glocal)

La geopolitica, intesa come scienza che studia le cause e le ragioni geografiche dei problemi politici ed economici, è soggetta a continui e sempre più veloci aggiornamenti.

Infatti, nei diversi territori del globo, il quadro complessivo degli apparati sociali e dei governi subisce incessanti cambiamenti in conseguenza di sopravvenute nuove emergenze. Come quelle connesse ai disastri ambientali, alle contestazioni interne, ai conflitti di prossimità e di confine, senza trascurare soprattutto le guerre, che non a caso qualcuno ritiene essere origine di formazione dei singoli Stati.

Sin dai tempi antichi, al fine di porre rimedio alla vulnerabilità/precarietà dei sistemi organizzati nei differenti spazi territoriali, è stata studiata e approfondita la dottrina della globalizzazione. Ossia la consolidata tendenza volta a far assumere ai fenomeni economici, culturali e di costume una dimensione mondiale, superando i confini nazionali o regionali, attraverso accordi federativi, intese strategiche sociopolitiche e commerciali comuni, e via… unificando (almeno sulla carta!). Negli ultimi decenni, la propensione al progressivo processo di armonizzazione e/o di omologazione tra i differenti popoli del mondo sembrava favorita dalle grandi innovazioni tecnologiche e, in particolare, dall’accelerato sviluppo delle comunicazioni; le quali hanno fortemente contribuito ad accorciare le distanze tra i continenti e ad avvicinare tra loro culture e costumi.

Tale auspicato processo appare tuttavia essersi fermato, quasi che la globalizzazione si fosse ormai annegata nel più riduttivo sistema del globalismo. Fenomeno quest’ultimo che invece si muove in più circoscritti ambiti geografici, allo scopo di controllare aree o zone di influenza, attestandosi su fronti politico-militari di per sé conflittuali, espressione di contrapposte visioni ideologiche. Più realisticamente, si tratta di coprire l’accesso a giganteschi e oscuri interessi economici, spesso supportati da transazioni finanziarie sottobanco di natura criminosa. Avanzano intanto, in direzione contraria alla visione globale, risorgenti localismi e regionalismi, che raccattano imprevisti consensi sbandierando la bellicosa esaltazione di superati sistemi improntati al nazionalismo e all’autonomismo rafforzato.

In tale contesto viene altresì strombazzato, dalle opposte fazioni, il rifiuto della dipendenza dal neocolonialismo economico, esportato in giro per il mondo per sottomettere i popoli alla schiavitù del turbocapitalismo consumistico, corrotto e regressivo da parte dell’Occidente (e dei faccendieri affaristi dell’Est).

2
segue

In attesa dunque della improbabile affermazione delle prospettive efficacemente sintetizzate nella sigla “glocal”, mirata a tutelare e valorizzare identità, tradizioni e realtà locali all’interno del più vasto orizzonte della globalizzazione, sarebbe intanto necessario arginare le irragionevoli pretese espansionistiche dei potentati locali. Per impedire che si continui a erigere nuovi muri, a invocare un po’ ovunque l’uomo forte per imporre dittature sanguinarie e liberticide, e a cagionare altre devastanti guerre, come quella - tra le numerose carneficine in atto - in corso alle porte d’Europa ai danni dell’Ucraina.

Socializzazione e civiltà “liquida”

Sul finire del secolo scorso, il sociologo polacco Zygmunt Bauman (1925-2017) conquistò notorietà e successo per avere definito “società liquida” la evoluta (?) attuale civiltà. Egli ebbe infatti la intuizione di sottoporre a profonda analisi critica le modalità senz’anima (e senza etica) delle comunicazioni, delle emozioni e delle relazioni sociali del mondo tecnologico; descrivendole quindi nella loro in-consistenza fluida, in quanto svuotate ormai dei tradizionali valori civici, di coesione e di solidarietà

Questi ultimi valori, ereditati dal nostro fulgido Rinascimento, sono invece espressamente indicati nell’art.2 della Costituzione tra i principi fondamentali, chiamati a innervare e a rendere solida la nostra Repubblica democratica

Va tuttavia preso atto che la coesione democratica appare oggi in crisi proprio a causa del complessivo svaporare della coscienza solidaristica, con conseguente degrado puntualmente riflesso nella arruffata rappresentanza politica e istituzionale. A dar causa a tale confuso contesto concorre certamente la comunicazione interpersonale “fredda”, propria dell’anonimo mondo tecnocentrico; nel cui frenetico circuito sta quindi diventando marginale l’uomo stesso, con il conseguente smarrimento del sentimento dell’appartenenza condivisa verso un comune destino.

Per questo l’idea di “liquidità” risulta ben idonea a fotografare l’attuale sfilacciata comunità tecnoliquida, che rischia di sfuggirci di mano, dato che ognuno vede i propri simili (senza guardarli negli occhi) e la realtà presente con indifferenza; illudendosi invece di poter affidare a un futuro oscuro e incerto la miracolosa realizzazione dei propri sconfinati desideri.

Perciò il dominio della materialità e l’idolatria del denaro inducono le persone ad agire solo attraverso l’involucro esterno (il corpo), vuoto all’interno (energia psichica, emozioni, amore..).

Per il resto, l’uso pervasivo della tecnologia più avanzatacon tutti i suoi indubbi vantaggi - porta a far credere - in specie ai più giovani - che tutto sia semplice e facilmente accessibile, così da privarci dell’intelligenza della complessità, necessaria invece ad affrontare l’attuale condizione umana globale, dove tutto è connesso.

Siamo dunque già entrati nel regno del postumano?

Pare di sì, dato che ormai si parla apertamente di “mediantropo”, cioè di uomo quale puro risultato della complessità dei media (mezzi, strumenti).

Questo significa che il futuro già presente obbliga l’umanità a misurarsi faccia a faccia con il robot, con l’intelligenza artificiale e con il ChatGPT (Chat Generative Pre-Trained Transformer, Trasformatore pre-istruito generatore di conversazioni).

Trattasi comunque di argomenti di grande attualità che meritano riflessioni a parte.

transizione ecologica e buon senso dove sono?

APPROVATO L’AMPLIAMENTO DELLA DISCARICA DI PONTENOSSA

La Pontenossa spa nel settembre 2021 ha presentato un progetto per l’ennesimo ampliamento della discarica, in cui conferire le scorie che derivano dall’attività di trattamento dei fumi di acciaieria provenienti da aziende di tutta Italia. Venerdi 10 marzo si è concluso l’iter autorizzativo, condotto dalla Provincia di Bergamo con la partecipazione degli enti locali.

Legambiente Bergamo, WWF Bergamo-Brescia, Italia Nostra sez. di Bergamo, Orobievive ritengono che questo ulteriore ampliamento sia irrazionale e immotivato perché esclude la possibilità di recupero dalle scorie di metalli (ferro, zinco, piombo) che possono essere separati e valorizzati, evitando di reperire le stesse risorse con l’attività mineraria, molto impegnativa e impattante.

Le associazioni hanno prodotto diverse osservazioni al progetto, fornendo circostanziate indicazioni in merito a tecnologie e impianti alternativi. Ma la conferenza dei servizi ha ritenuto di non verificare adeguatamente le possibili alternative all’ampliamento della discarica e si è conclusa con l’approvazione.

Va inoltre sottolineato che questo ampliamento ha ricevuto parere negativo, motivato da molti argomenti tecnici e ribadito più volte nel corso del procedimento, da parte di ARPA Lombardia (Agenzia Regionale Protezione Ambientale) in quanto ritiene l’opera, che richiede anche lo spostamento di un torrente, non inseribile nel contesto territoriale.

Si ricorda che la Valle di Rogno viene utilizzata come discarica da settant’anni e che, con questa autorizzazione, si prospetta il prolungamento del conferimento fino al 2050, gravando ulteriormente il pesante onere territoriale e ambientale.

Ancora una volta non si è ricercata una soluzione che consideri integralmente gli aspetti economici, energetici e ambientali, in linea con la logica dell’economia circolare, della transizione ecologica, delle sinergie e simbiosi industriali che occorre attuare alla luce delle soluzioni razionali e delle emergenze ambientale e politica che impongono il miglior uso delle risorse.

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LUPUS IN FABULA
L'area della discarica ripresa dal monte di fronte alla Valle del Rogno
Hybrid, seating system. Design Antonio Citterio. bebitalia.com Interni - Via Paleocapa 3L, 24121 Bergamo +39 035 219953 - bergamo@internionline.it - www.internionline.it

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