Qui Bergamo n.ro 303

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ARRIVA RAFFA IN THE SKY INTERVISTA ESCLUSIVA CON

FRANCESCO MICHELI

IDEATORE DELL’OPERA

COME DIVENTARE SINDACA INTERVISTA ESCLUSIVA CON

LAURA CASTELLETTI

IL FESTIVAL ORGANISTICO DA QUEST’ANNO ANCHE A BRESCIA

PRESENTATA LA NUOVA

PORSCHE CAYENNE

LANDASCAPE FESTIVAL 2023

BRESCIA OLTRE BERGAMO

TUTTA NUOVA HYUNDAI KONA

BOCCALEONE SALUTA

DON GIUSEPPE ROSSI

TUTTA IN VOI LA LUCE MIA:

PITTURA DI STORIA E

MELODRAMMA

IN COPERTINA

Sonia, Angelo e Laura Bonesi Bonesi Tecnovetro Group

CMP BERGAMO ANNO 31 - N° TRECENTOTRE - SETTEMBRE 2023 - € 5 SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTEEDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121TASSA PAGATA BG CPO
PRIMA LA SALUTE STUDIO MEDICI ASSOCIATI BERGAMO
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DOBBIAMO ARRIVARE PRIMA...

Si spera che siano stati casi isolati ma i fatti accaduti in città, con risse, botte da orbi e accoltellamenti fra bande rivali, non deve essere in alcun modo sottovalutato e passato sotto silenzio. Abbiamo davanti agli occhi ogni giorno dove porta la strada del degrado e dell’assenza dello Stato.

Il degrado però non diventa tale in un giorno, ha biosogno del silenzio di chi vi assiste senza fare nulla. Allora si arriva a raccontare storie come quella di Caivano. Quei giovani, sia la vittime sia i carnefici, sono abbandonati a se stessi, succubi di chi vende liberamante alcool e droga.

È possibile che vi siano territori esclusi dal controllo delle istituzioni, quartieri ghetto come le favelas di Rio dove non entrano nemmeno gli uomini delle Forze dell’Ordine? Giù la maschera!

Il problema è lo spaccio, quindi l’uso di sostanze e, parallelamante, l’abuso dell’alcol. Il primo è illegale, il secondo no. Per il primo non si capisce perchè non si riesca a contrastare una diffusione così elevata per un traffico considerato illegale in tutto il pianeta (o quasi). Le forze messe in campo per contrastare questi fenomeni non riescono ad averne la meglio e preferiscono lasciare il rerritorio in mano agli spacciatori e ai tossicodipendenti con tutte le conseguenze di soprusi e violenze che fanno da contorno. Per l’alcool è necessario costringere tutti i fornitori ad una rigida esclusione dei minori dall’assunzione di alcolici. Altrimenti a cosa serve lo Stato?

A questa domanda si deve dare risposta non solo con le “bonifiche” che pure vanno fatte e per le quali servono ingenti forze sul campo, anche se, strombazzate giorni prima come accaduto a Caivano servono a gran poco.

Ma non servono solo i soldati: bisogna mandare un esercito di educatori con strutture adeguate per recuperare una gioventù che ha solo la sfortuna di non conoscere il profumo di una vita “normale” e quello di un lavoro onesto. Bisogna arrivare prima che arrivino la droga e la cultura criminale.

Bisogna creare strutture dove accogliere i minorenni sbandati, scuole aperte anche durante la notte per chi ha problemi a reperire un tetto dove rifugiarsi o chi, stando in giro, troverebbe solo guai. Bisogna dar loro le sicurezze di cui hanno bisogno. Non devono diventare servi delle mafie che li tengono al guinzaglio. E neppure essere esposti fin da bambini alla pornografia. Quando ero giovane vedevo film con i cow-boy e poi li imitavo nei giochi. Cappello, stella da sceriffo sul petto e revolver a tamburo nel cinturone con quei tappini rossi che facevano bang. Ne avevo una con dodici colpi e andavo in giro tutto il giorno giocando a sparare ai pellerossa. Adesso i giovani, grazie ad internet, vedono altre bang: ammucchiate con una donna al centro delle attenzioni di un numero variabile di uomini. Il fatto che le pornostar si dimostrino compiacenti autorizza loro a pensare, magari in preda agli effetti di certe pasticche, che un tale trattamento sia gradito ad ogni donna. Non aspettiamo che brutte situazioni già manifestatesi si incancreniscano. Dobbiamo arrivare prima che tutto ciò accada e ci travolga.

Giusto chiedere più uomini delle Forze dell’Ordine ma di pari passo dovrebbero essere incrementate le risorse per i Servizi Sociali specie nelle periferie dove si avverte in modo maggiore il disagio. Abbiamo psicologi, educatori, personale preparato ad affrontare i disagi dell’adolescenza, è ora di metterli in campo in modo massiccio sul fronte del recupero dei giovani alla vita. Serve tutta la nostra “buona volontà” non solo per il recupero di tanti giovani alla vita, ma per la nostra stessa sicurezza nel prossimo futuro. Lo stato deve arrivare prima delle mafie e del degrado altrimentii non serve a nulla.

Ali sospese

Oscura si appalesa la legge dei desideri che intriga le ali di anime fragili che si cercano sospese tra seduzioni e abbandoni.

Esplodono nell’interattività illimitata al di là delle stelle le tentazioni dell’Eros e i capricci alati del cuore.

Mentre greve brucia l’attesa si perdono in lontananza i luccichii del treno nella notte promessa a un’ora d’amore.

Altri binari altri voli nuovi chicchi di vita incalzano intanto a propiziare il dio dell’imprevisto e il coraggio dell’inatteso.

...prima che troppi giovani diventino burattini dipendenti da droghe e alcool nelle mani della malavita organizzata

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Brescia pag. 40 cittadini spa 90 anni sulla cresta dell’onda

Bergamo pag. 46 bonesi tecnovetro group la sfida del cambiamento

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highlights in questo numero cover story
Siamo orgogliosi di proseguire nella nostra mission di far conoscere Bergamo ai Bresciani e Brescia ai bergamaschi pag. Francesco Micheli l’idea di un’opera lirica dedicata a pag. 10 Laura Castelletti: Come si diventa sindaca pag. 14 Fabio Galessi il festival organistico fa il bis a Brescia pag. 34 Landscape Festival a bergamo pag. 36 Landscape Festival a brescia pag. 37 un’estate meravigliosa pag. 52 Con le sciarpe che città arazzi sulla via pag. 55 grazie a Don Giuseppe Rossi pag. 58 dr. Reithan Prima la salute consigli e curiosità
intervista esclusiva intervista esclusiva
pag. 60 i soggiorni temporanei da Domitys pag. 62 Accademia Carrara: tutta in voi la luce mia
Fabbrica
Motoscafi: la nuova regina modelli per Oscar Mamooi pag.
pag.
La
CMP BERGAMO ANNO 19 - N° CENTOTTANTOTTO SETTEMBRE 2023 € 5 SPEDIZIONE D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE EDITA PERIODICI S.R.L. VIA BONO, BERGAMO 24121 TASSA PAGATA BG CPO FRANCESCO MICHELI PRESENTA RAFFA IN THE SKY LAURA CASTELLETTI, COME DIVENTARE SINDACA CITTÀ DI BERGAMO RADDOPPIA ECONOMIA PER L’AMBIENTE CON ESA ‘BELLA ANCHE IN OSPEDALE’ TUTTA IN VOI LA LUCE MIA: LORENZO MATTOTTI: STORIE, RITMI, MOVIMENTI In copertina: CITTADINI SPA, 90 ANNI SULLA CRESTA DELL’ONDA Ph. Paolo Stroppa ANN O 31 N° T RECENTO TRE - SET TEMBRE 2023 - € 5 SPEDIZIONE IN D.L 353/2003 (CONV. L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE MITTENTE EDITA PERIODICI S.R.L. VIA BONO, 10 BERGAMO 24121 TASSA PAGATA BG CPO IL TERZO PARADISO MARIO CRESCI: COLORLAND PANORAMAMURA, PATRIMONIO CHE UNISCE AL VITTORIALE UNA CAPITALE STUDIO NUOVA VITA PER CAMBIO AL VERTICE DEI CONFARTIGIANATO IMPRESE GDF, IL VALZER D’ONORE NELLA NUOVA ACCADEMIA SPECIALE: MA SAI CHE TI DICO? PRIMA LA SALUTE MEDICI IN COPERTINA Sonia, Angelo e Laura Bonesi Bonesi Tecnovetro Group
pag. 66 Brescia musei
Italaina
74 Royal Enfield classic 350 eleganza intramontabile
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danza omaggia Bernini

FRANCESCO MICHELI

In molti lo hanno capito da tempo, alla direzione artistica del Teatro Donizetti abbiamo la fortuna di avere un vero genio. Una persona dalla cretività inarrestabile, dotato di una istrionica capacità persuasiva che lo ha visto rivoluzionare il punto di vista del Teatro. Grazie a lui Bergamo sta attraversando un periodo di opportunità mai create prima per conoscere opere musicali e autori, per vivere nelle strade e nelle piazze l’emozione del palcoscenico.

raffa in the sky

IDEATORE E REGISTA DELLO SPETTACOLO RAFFA IN THE SKY, FRANCESCO MICHELI, È NATO NEL 1972 A BERGAMO. REGISTA TEATRALE, AUTORE TELEVISIVO, SCRITTORE, DAL 2014 È DIRETTORE ARTISTICO DEL FESTIVAL DONIZETTI OPERA.

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ma sì che va!

“Non deve stupire Raffaella Carrà come mito del nostro tempo. Raffaella Carrà è stata una grande artista. Una grande artista che ha cambiato il mondo, senza spargimento di sangue come Giovanna D’Arco, ma lottando nel campo di battaglia del salotto.

Ci ha aiutato a scoprire e liberare il corpo, con una vera e propria rivoluzione che si è consumata a “Palazzo”, ovvero in televisione.

Il famoso “colpo di testa” della Carrà è il gesto di una ragazza che vuole essere libera; basti pensare alla lotta odierna delle ragazze iraniane, che si battono per non portare il velo, per non coprire il capo e i capelli Quindi il nostro desiderio è che ogni nota musicale non sia solo il bel pensiero di una mente geniale ma pulsazione del corpo che vibra, che si espande, che gioisce per il semplice fatto che esiste”.

Così il direttore artistico Francesco Micheli introduce Raffa in the Sky, di fronte a un Teatro Donizetti gremito di spettatori in occasione delle Raffa Revolution, spettacolo in programma lo scorso 6 settembre per presentare temi e dettagli della nuova produzione bergamasca dedicata a Raffaella Carrà, che debutta il 29 settembre.

Commissionata dalla Fondazione Teatro Donizetti per il 2023 anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura, Raffa in the Sky è una vera e propria opera lirica che si ispira alla figura iconica di Raffaella Carrà, grande protagonista della televisione italiana, ma anche personaggio internazionale. Con musica di Lamberto Curtoni, su libretto di Renata Ciaravino e Alberto Mattioli da un’idea di Francesco Micheli, che ne cura anche la regia, non è una biografia in musica, ma il racconto di una carriera artistica che ha accompagnato, e talvolta stimolato, l’evoluzione della società̀ italiana dell’ultimo mezzo secolo.

«Perché l’amore io l’ho cantato, l’ho ballato, il corpo io l’ho liberato Non c’è colpa non c’è peccato per chi ha davvero amato. Siate felici come non mai, io sono Raffa in the Sky…
Anna Donatini - Ph. Sergio Nessi

raffa in the sky

La preparazione dell’opera è stata accompagnata, durante il mese di settembre, da una serie di iniziative dedicate: conferenze, dj set, iniziative benefiche, podcast, aperitivi filosofici e altro ancora, raccogliendo attorno a sé un pubblico in crescendo, in attesa della Prima. Inoltre, spettatori e appassionati, vicini e lontani, hanno potuto vivere l’atmosfera e le tappe creative attraverso una Community su Whatsapp, dove giornalmente venivano condivisi foto dell’allestimento e delle prove, video, gif, canzoni.

Un’operazione straordinaria e dirompente: una nuova commissione d’opera - avvenimento non così frequente ai giorni nostri - dedicata a una figura a noi contemporanea, a una stella del mondo della televisione; uno spettacolo completamente finanziato da soggetti privati del territorio; una produzione lirica che ha poi dato vita ad un festival, coinvolgendo non solo la Città, ma una comunità virtuale molto più ampia, che giorno dopo giorno partecipa alla preparazione dello spettacolo, in attesa della prima.

Un progetto nato da un’intuizione di Francesco Micheli, regista, autore e direttore artistico del Festival Donizetti Opera dal 2014. Un vulcano rivoluzionario di idee, che con la sua creatività da sempre cerca di costruire nuovi ponti verso gli spettatori; che con la sua energia e il suo entusiasmo intesse inedite relazioni con la Città uscendo dagli spazi teatrali convenzionali; che con la sua passione sperimenta nuovi modi di vivere e fare il teatro lirico, alla ricerca di spettacoli attuali e contemporanei, pur nel rispetto delle sue convenzioni. Ci racconta il suo lavoro, tra una prova e l’altra.

Perché Raffaella Carrà come soggetto per una nuova commissione d’opera?

(Domanda che ti avranno già posto mille volte…)

“In effetti questa domanda mi è stata rivolta mille volte! Forse questo stesso fatto è la testimonianza di quanto sia urgente e attuale questo soggetto, perché batte sentieri inediti e cerca di essere contemporaneo, ovvero pone sulla ribalta nuovi contenuti che, per come l’opera lirica è capace di fare, diventano mitici. Penso che la grandiosità dell’operato dell’arte di Raffaella Carrà, riconosciutaci in tutto il mondo - dalla Spagna che le dedica una piazza a Madrid a New York che le dedica la sua effige a Times Square - confermano quanto sia significativa la portata della sua azione, come donna e come artista”.

Raffa in the Sky è un progetto che coinvolge non solo il tessuto cittadino attraverso una serie di eventi e iniziative parallele, ma anche un pubblico più ampio con la creazione di una community virtuale, che può seguire la produzione passo dopo passo. C’è una forte partecipazione? Come sta andando con la community? “I contenuti che in questi due anni di lavoro abbiamo raccolto per dare sostanza alla drammaturgia dell’opera sono tali e tanti che hanno dato vita a un operato molto stratificato, articolato, complesso, nonostante il nostro desiderio sia di condensare tutto in un messaggio forte e chiaro, diretto e comunicativo.

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L’opera Raffa in the Sky è solo la punta dell’iceberg del materiale che cerca di essere esauriente rispetto al valore dell’arte di Raffaella Carrà. Ci sembrava che anche la restante parte dell’iceberg fosse da condividere, sia per il valore che ha in sé, sia per preparare al meglio il nostro pubblico allo spettacolo. Quindi abbiamo deciso di dar vita a un vero e proprio festival, che usa diversi mezzi di comunicazione, dal palcoscenico, alla sala conferenze, al podcast. E vediamo che, a partire dagli eventi dal vivo che abbiamo già vissuto - tra cui l’indimenticabile serata della Raffa Revolution, durante la quale il pubblico del Teatro Donizetti spontaneamente si è messo a ballare in un’atmosfera di festa - a tutte le altre proposte, giorno dopo giorno la nostra community aumenta, segno della trepidante attesa che sta crescendo, non solo a livello cittadino, ma anche a livello nazionale e internazionale”.

Una produzione totalmente finanziata da sostenitori privati, un altro aspetto straordinario di questa operazione.

“Quando due anni fa è nata l’idea, prima che potesse essere tradotta in una produzione vera e propria, il Presidente Berta e il Direttore Generale Boffelli hanno iniziato a riflettere sull’aspetto finanziario, guardandosi intorno rispetto alla fitta rete di istituzioni e soggetti imprenditoriali che, insieme all’ente pubblico, avevano contribuito alla ricostruzione del Teatro e che, una volta perfezionato l’involucro esterno, hanno continuato a sostenerci, supportando la produzione delle attività artistiche.

Questo tuttavia è un progetto totalmente fuori dal comune, che non rientra nell’ambito della prosa, del jazz e persino della stagione lirica, anche se il Donizetti è un “teatro di tradizione” e come tale dovrebbe stimolare la produzione di nuovi contenuti. Ciononostante, proprio per la sua peculiarità e per come è successo per altre iniziative di Bergamo Brescia Capitale della cultura, è proprio dai soggetti privati che è arrivato il sostegno. È stato commuovente vedere come un progetto così innovativo e per certi versi spregiudicato sia stato finanziato interamente da tanti amici che hanno coperto totalmente i costi previsti”.

Come procede la produzione? Ci puoi anticipare qualcosa?

“Siamo a metà del percorso delle prove e devo dire che si respira un clima molto speciale. Tutto il personale coinvolto, dai cantanti, agli attrezzisti, ai maestri collaboratori, allo staff di produzione è molto concentrato, molto partecipe. Come sempre, ma più del solito.”

Si sente l’emozione nel vedere nascere una cosa nuovissima per come è scritta, cantata, recitata, ma che allo stesso tempo suona familiare, grazie alla capacità del compositore (Lamberto Curtoni) di dare spazio alle varie aree dell’emotività contemporanea, attingendo ai grandi cult della Carrà. Per noi che lo stiamo producendo, risuona come un lavoro inedito e familiare nello stesso tempo. L’opera, inoltre, è molto complessa. C’è il desiderio di tenere avvinto lo spettatore attraverso una narrazione stringente, serrata, che è fantascientifica, favolistica, ma anche molto reale e concreta. Per esempio, la scenografia da un lato è fantasmagorica, dall’altro è totalmente fatta di carta e quindi molto delicata da manipolare. Infine, in scena sono presenti molte persone e non è facile tenere il coordinamento dell’insieme, ma siamo tutti consapevoli che stiamo costruendo uno spettacolo virtuosistico e, speriamo, di grande presa”.

Attraverso la vicenda di Raffaella Carrà, l’opera riflette sul ruolo dell’artista nella società contemporanea e nel mondo di oggi. Come vivi tu questo ruolo?

“L’impostazione del libretto e della musica vede in qualche mondo scisso il cosmo in due poli: da un lato il nostro mondo e dall’altro l’Arcadia, meravigliosa e perfetta, dove vivono

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gli artisti, che vengono mandati in missione sulla terra per spargere arte e bellezza. Negli anni ‘40 Apollo XI si rende conto che qualcosa non funziona e decide di imprimere una svolta mandando sul pianeta Raffaella, che però ama talmente l’umanità da rinunciare alla sua natura divina per diventare una comune mortale. È una favola, ma a nostro avviso racconta davvero la parabola della Carrà e rappresenta l’evoluzione delle arti negli ultimi decenni.

Il Novecento è stato fondamentale per dare dignità alla figura dell’artista, che nell’ambito di una società civile viene annoverato come necessario, pari alla figura di un medico o un insegnante; pertanto, il contributo pubblico sostiene gran parte del lavoro degli artisti e di forme d’arte complesse come il teatro e l’opera. Questa è la grande conquista del Novecento.

Per quanto mi riguarda, io sono nato nel 1972 e la mia formazione è avvenuta negli anni Ottanta, momento dell’esplosione del Pop. Durante il mio percorso formativo, il mio sguardo era come un Giano bifronte: da una parte mi nutrivo delle materie proposte a scuola, di filosofia, arte, cinema, di forme eccelse e edificanti; dall’altra parte vivevo la grande avventura del piccolo schermo, divorando ore e ore di trasmissioni per teenager e ascoltando le hit del momento. Crescendo questa contrapposizione manicheista è continuata. Ho fatto delle arti - di cui in qualche modo il teatro lirico è il condensato - il senso della mia vita, ma parte del mio tempo libero ho continuato a dedicarlo all’ascolto della pop music e della musica elettronica, con i suoi rituali e suoi luoghi che ritengo sempre più affascinanti. Quindi come artista, in questo momento, mi piacerebbe sentirmi parte di un processo di integrazione di questi due mondi, che dopo decenni e decenni è tempo che ritornino a parlarsi. Ed è in fondo la ragione profonda per cui ho fatto questo spettacolo”.

La produzione si inserisce nell’ambito di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023: un bilancio di questo anno?

“La vita si sta rivelando per me una grande madre che sempre più fa coincidere esperienze personali con il grande teatro del mondo. Il dramma del Covid è esploso nella mia vita indirettamente e direttamente: in quel periodo è finita la mia più importante storia d’amore, sono saltati progetti di lavoro che attendevo da tempo, sono stato mesi lontani dalla mia famiglia e tante persone molto care se ne sono andate. Quello che è successo a me è accaduto - con tratto distintivo e funereo - a molte altre persone in questa città. Quando Bergamo, dopo questa tragedia, ha avuto l’occasione di seguire un percorso di ricostruzione e convalescenza, mi sono sentito coinvolto emotivamente e istituzionalmente come forse mai prima d’ora. L’inaugurazione di gennaio è stata un’esperienza superlativa, con migliaia di persone hanno seguito e costruito con me lo spettacolo. In questi mesi sono stato molto preso dal “fare” per Bergamo Brescia Capitale della Cultura, ma appena ho potuto, ho goduto delle numerose iniziative che le istituzioni culturali come la nostra hanno proposto per rendere Bergamo sempre più bella e viva. Per noi è stato un anno positivo, abbiamo avuto un’incredibile impennata di presenze e me ne rallegro molto.vTuttavia, mi preoccupa molto per il futuro l’incremento dei costi che si sta registrando in questi mesi, a partire dagli affitti di appartamenti. Per fare un esempio, alcuni tecnici che collaborano abitualmente con il Teatro, non hanno potuto partecipare al Festival Donizetti Opera proprio per via dei prezzi proibitivi delle locazioni”.

Raffa in the Sky è in programma al Teatro Donizetti

venerdì 29 settembre (ore 20.30), domenica 1 ottobre (ore 15.30), venerdì 6 ottobre (ore 20.30) e domenica 8 ottobre (ore 15.30).

L’opera narra la vicenda di una famigliola meridionale, negli anni del Boom, che emigra al Nord, e qui viene investita dal ciclone Raffaella Carrà, araldo e motore della rivoluzione dei costumi in Italia, una sorta di dea inviata sulla Terra dal pianeta Arcadia. A interpretare Raffaella Carrà in questa nuova produzione bergamasca è stata chiamata la giovanissima Chiara Dello Iacovo, attrice diplomata alla Scuola del Teatro Stabile di Torino e cantante con partecipazioni a Musicultura 2015 e al Festival di Sanremo (Nuove Proposte 2016). Accanto a lei un cast di celebri cantanti d’opera, come Carmela Remigio, Gaia Petrone, Dave Monaco, Haris Andrianos e Roberto Lorenzi, diretti da Carlo Boccadoro, sul podio di un organico orchestrale composto dall’Ensemble Sentieri Selvaggi e dall’Orchestra Donizetti Opera. In scena anche il Coro I Piccoli Musici diretto da Mario Mora e i danzatori della Fattoria Vittadini. Il team creativo, accanto al regista Francesco Micheli, è composto da Edoardo Sanchi (scene), Alessio Rosati (costumi), Mattia Agatiello (coreografo) e Alessandro Andreoli (light designer).

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LAURA CASTELLETTI: come diventare sindaca

A DISTANZA DI POCHI MESI DALLA SUA PROCLAMAZIONE, ABBIAMO INCONTRATO LAURA CASTELLETTI PER CHIEDERLE COME È RIUSCITA A DIVENTARE LA PRIMA SINDACA DELLA LEONESSA

Tommaso Revera - Ph. Christian Penocchio

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Una campagna elettorale iniziata forse con un pizzico di ritardo rispetto alla concorrenza ma che, una volta condivisa e sancita in maniera collegiale la sua candidatura, si è trasformata presto in un tour de force elettorale che l’ha ‘teletrasportata’ ogni giorno in un quartiere diverso della città al termine di giornate lavorative intense e ricche di impegni, come del resto ad ogni vicesindaco si addice… Una campagna reale, virtuale quanto basta ai tempi dei social, fondata sull’incontro e il confronto con le persone per appurare criticità, ricevere consigli, ascoltare bisogni. Se la ritroviamo sullo scranno più alto di Palazzo Loggia significa che questa scelta è stata vincente, che le persone le hanno riconosciuto fiducia per l’impegno, la costanza, la determinazione e la capacità di ascolto mostrate lungo il percorso.

Una rincorsa iniziata quando meno se l’aspettava…

“Proprio così. Sono arrivata in campagna elettorale al termine di due mandati di attività amministrativa con una coalizione collaudata che è andata via via rafforzandosi. Con le forze politiche in Consiglio Comunale avevamo già compiuto un percorso importante e tra noi c’era un rapporto di stima e fiducia reciproca che sicuramente ha reso meno complesso l’avvio di una campagna elettorale che non era nel mio orizzonte. Pensavo di concludere il mio percorso politico in bellezza perché le cose realizzate durante il mio mandato da vicesindaco e assessore alla Cultura sono state realizzazioni che hanno lasciato un’impronta di trasformazione nella città. L’idea che la cultura diventasse un elemento di rinascita rispetto al Covid, di valorizzazione rispetto ai nostri 10 anni in giunta ma anche un elemento per costruire una nuova vocazione della città volta a creare legami identitaria più forti era già qualcosa di estremamente gratificante”.

Poi che è successo?

“Un insieme di circostanze mi hanno portata ad essere individuata come la persona capace di tenere insieme la coalizione per permettere alla città di riconoscere il percorso di sviluppo e di crescita intrapreso sino ad allora. Tra queste anche il sostegno ricevuto dal mondo civico, da cui provenivo, che è andato via via rafforzandosi anche probabilmente in seguito a 10 anni di amministrazione spesi all’insegna del volontariato e del ‘fare rete’”.

Il modello Brescia crede sia un modello esportabile?

“Me lo hanno chiesto spesso. Ogni città ed ogni amministrazione ha le sue caratteristiche, il suo modo di evolversi e di guardare al futuro. È un modello esportabile nel momento in cui si ha l’intelligenza di capire quanto possa essere opportuno allargare la propria coalizione (anche mettendo in conto rinunce dolorose) e ci sia una profonda condivisione di intenti sia per dare continuità, sia per governare il futuro della città insieme. Quando la politica guarda al bene comune è già vincente in partenza…”.

Come è riuscita a coniugare la sua vita professionale e privata con gli impegni della campagna elettorale?

“Per oltre un mese e mezzo è stato come entrare a testa in giù in un frullatore. Abbiamo scelto di andare a raccontare in ogni quartiere la nostra idea di città non solo per condividerla ma anche per ascoltare critiche e proposte. È stato faticoso ma a mio avviso doveroso. Un contatto diretto con la cittadinanza che con i miei assessori stiamo perseguendo tuttora. Anche sul digitale abbiamo lavorato con attenzione portando messaggi chiari e, credo, mai equivoci. Non abbiamo voluto raccontarci diversi per come la città ci avevano conosciuto nei dieci anni precedenti. Non abbiamo cercato di trasformarci, non c’era l’idea né di ammaliare, né di trovare degli slogan o escamotage particolari. Noi siamo quelli che abbiamo raccontato in campagna elettorale e lo siamo anche oggi”.

E dopo un mese e mezzo di campagna?

“Il frullatore, sia pur in modo diverso, ha continuato a girare. Ho fatto per dieci anni il vicesindaco quindi conosco l’amministrazione facendo politica da tanti anni. Quando ti ritrovi in un ufficio come questo e svolgi questo ruolo hai una responsabilità via via crescente”.

“La campagna elettorale è stata molto dura e impegnativa: per oltre un mese e mezzo è stato come entrare a testa in giù in un frullatore ma il contatto con le persone è stato determinante”

Nata nel 1946 da una famiglia nobile, ebbe la possibilità di studiare presso l'istituto "Figlie di Maria" di Sassari, la scuola più esclusiva della città. Nel 1945, dopo la fine della guerra, divenne segretaria della sezione locale della Democrazia Cristiana. L'anno successivo, quando decise di candidarsi alla carica di sindaco, venne sostenuta dai membri più importanti della DC provinciale, principalmente dalla famiglia Segni. Vinse le elezioni del 1946 con l'89% dei consensi, 332 voti su 371. A partire da quel momento, restò in carica per 12 anni, fino al 1958, quando il suo partito smise di sostenerla. Il giorno del suo insediamento scelse di farsi fotografare con indosso il costume tradizionale di Borutta, quello utilizzato nelle occasioni importanti.

NINETTA BARTOLI PRIMA SINDACA D’ITALIA

Neppure il tempo di realizzare di essere diventata la prima donna sindaca di Brescia che…

“Il mio primo giorno da Sindaca, al minuto uno, mi sono ritrovata sulla scrivania il tema della barriera idraulica della Caffaro e il bando per la sua bonifica. Questo per dire che un lavoro come questo regala tantissime soddisfazioni (oggi - 12 settembre 2023, ndr - per esempio, ho riconsegnato una scuola bella, luminosa e rimessa a nuovo ai bambini che ricominciavano l’anno scolastico) ma anche innumerevoli responsabilità”.

Questo cammino intrapreso con Bergamo, oltre a far nascere un rapporto di collaborazione e amicizia con i vostri colleghi della squadra di Giorgio Gori, sta dando ottimi frutti anche sul versante turistico. Per quella che è stata la sua esperienza con la città orobica crede sia pronta ad un sindaco donna?

“Bergamo ha avuto un sindaco molto bravo. L’ho potuto constatare personalmente non solo in quest’ultimo anno ma anche in passato quando ho seguito alcuni progetti molto interessanti (su tutti East Lombardy, la Regione Gastronomica Europea). È un visionario molto concreto: doti che non tutti sanno coniugare. Ho lavorato fianco a fianco con Nadia Ghisalberti e la considero una fortuna. Iniziare un progetto che ha come obiettivo crescere insieme con due città da sempre competitive poteva essere complicato ed invece ho trovato davvero una persona speciale. Sensibilità, gentilezza e cultura politica. In questi mesi abbiamo lavorato benissimo insieme e sono sicura che resterà una persona con la quale manterrò un profondo legame di amicizia nel tempo. Poi ho incrociato altri assessori (Urbanistica, Servizi sociali, ecc.) ma con ognuno di loro mi sono sempre trovata in sintonia e a mio agio. Brescia e Bergamo sono due coalizioni di centrosinistra con un radicato spirito civico”.

Due eccezioni visto il vento politico che tira attualmente a livello nazionale?

“C’è un aspetto curioso che tutti non forse conoscono. I sindaci cosiddetti dell’A4 (anche se a me piace più l’idea di un percorso di trasporto ciclopedonale in gradi di collegare Padova, Vicenza, Verona, Mantova, Brescia, Bergamo e Milano) sono piuttosto gettonati. Segno che nei capoluoghi di provincia le coalizioni di centrosinistra con una forte vocazione civica vengono riconosciuti per il buon governo. Come avvenuto qui da noi a Brescia anche a Bergamo il sindaco intraprenderà il percorso più opportuno nell’individuare il candidato sindaco condividendo la scelta con le realtà del territorio oltre che con le forze politiche. Non sono certo scelte casuali…”.

A proposito di sindaco uscente: quante telefonate ha già ricevuto da Emilio Del Bono che, conoscendolo, sentirà parecchia nostalgia della sua amata Brescia…

“Quando lavori dieci anni con una persona i legami sono forti. Ci sentiamo frequentemente e ci vediamo spesso. Oggi svolge un ruolo in Regione che per me è importante e di confronto. Tengo molto al fatto di confrontarmi con lui: è una persona che conosce bene la città e ha maturato molta esperienza. Poi chiaramente ci muoviamo in autonomia ed ognuno di noi è libero di compiere le proprie scelte. Secondo me avverte già più nostalgia di quanto si creda: me ne accorgo perché segue la vita della città con lo stesso identico trasporto di prima!”.

LAURA CASTELLETTI: come diventare sindaca Ph. Christian Penocchio

IL FESTIVAL ORGANISTICO CITTÀ DI BERGAMO RADDOPPIA SU BRESCIA

città degli organi

È un Fabio Galessi evidentemente entusiasta dell’espandersi sulla piazza di Brescia dei Festival Organistico Internazionale.

“In quest’anno di ‘Bergamo-Brescia, Capitale Italiana della Cultura’ - ha detto Galessi - il Festival Organistico Internazionale Città di Bergamo, giunto alla sua 31° edizione, raddoppia il numero dei concerti coinvolgendo la ‘città della Leonessa’ in un’ambiziosa programmazione dal titolo ‘Bergamo-Brescia, Città degli Organi’, con Città che va pensata e declinata al singolare, esattamente come ‘Capitale’. Chi suonerà a Bergamo di venerdì (quest’anno potremo ascoltare ‘mostri sacri’ mondiali come Latry, Briggs, Zerer, de Vries…), suonerà anche a Brescia la domenica.

Una collaborazione da subito molto felice, che nasce sia dalla complementarietà dei rispettivi ricchissimi patrimoni strumentali - Brescia, luogo d’elezione degli Antegnati (cinque-seicento), Bergamo, patria dell’organo sette-ottocentesco che vede nei Bossi e nei Serassi i loro maggiori alfieri - sia dall’immediata unità d’intenti fra Vecchia Bergamo Associazione Culturale e l’Associazione Amici della Chiesa del Carmine.

Per Brescia si tratta di una vera e propria ‘ripartenza’ in campo concertistico: da questa occasione nasce infatti la ‘1° Rassegna Organistica Internazionale “Città di Brescia”, di cui è Direttrice Artistica Claudia Franceschini, che raccoglie il testimone da blasonate rassegne come i ‘Vespri Musicali’, il ’Festival Antegnati’ e gli ‘Itinerari Organistici Bresciani’, adotta le stesse linee guida del Festival di Bergamo, ivi inclusa l’arte dell’improvvisazione, e gode della collaborazione sul territorio dell’Associazione Amici della Scuola Diocesana di Musica S. Cecilia.

Effetti tangibili della Capitale della Cultura: dopo aver ipotizzato per anni un’espansione del Festival Organistico in quel di Brescia per un sodalizio virtuoso che vede già il Festival Pianistico esempio della collaborazione tra le due città, Fabio Galesi, direttore artistico della manifestazione, cogliendo al volo l’accasione del gemellaggio con Brescia per la Capitale della Cultura è riuscito con le associazioni che si occupano di concerti d’organo nella vicina città a duplicare il format del Festival con interpreti al top a livello mondiali i quali si esibiranno sia a Bergamo, sia a Brescia.

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Simone Weber Olivier Latry Wolfang Zere David Briggs Sietze de Vries Mona Rozdestvenskyte

Fabio Galessi, direttore artistico del Festival Organistico internazionale città di Bergamo

UN FORMAT DI SUCCESSO

Concerti unici e irripetibili dove l’improvvisazione da parte dell’organista è il motivo conduttore e rimane la cifra distintiva di questo appassionante format. Il pubblico scrive su dei bigliettini cosa vorrebbe sentire. Chi è alla tasiera pesca tra i bigliettini tre indicazioni e su quelle inizia a suonare appunto improvvisando. Il pubblico viene coinvolto in un’esperienza sensoriale verso una dimensione inesplorata, mai sentita prima e che mai sarà possibile risentire. Ecco perchè tutti dovrebbero assistere a queste performance artistiche.

Maurizio Maggioni, Presidente dell’Associazione Vecchia Bergamo, organizzatrice del Festival Organistico

“Per Bergamo si tratta di un generoso ‘spin-off’ che rafforzerà ulteriormente il suo ruolo trainante in Italia e l’entusiasmante cammino di costante crescita internazionale compiuto in questi trent’anni. Le caratteristiche organizzative salienti della manifestazione restano immutate: ingresso rigorosamente libero e gratuito, preparazione di ricche note di sala ai programmi, stampa di tutto il materiale illustrativo, anche i libretti, in due lingue (italiano ed inglese). Fa parte del progetto anche la rassegna ‘Pedàliter’ dedicata a giovanissimi interpreti impegnati su strumenti di particolare pregio custoditi in chiese poste lungo la nuova Ciclovia che unisce i due capoluoghi. La sinergia fra le due entità organizzatrici verrà mantenuta anche negli anni a venire, ciascuna con la propria direzione artistica ed il proprio sostentamento economico, in un’ottica di stretto partenariato”.

Brescia coglie l’occasione della Capitale della Cultura per adottare il format di successo del Festival Organistico Internazionale che l’Associazione Vecchia Bergamo organizza da oltre trent’anni. Pur essendo famosa nel mondo per gli organi costruiti dalla famiglia bresciana degli Antegnati, Brescia ha visto scemare col tempo l’interesse e le risorse per mantenere viva la tradizione e riavvicinare il pubblico o questo straordinario strumento. Inoltre in occasione del concerto finale di quella che si chiamerà Prima Rassegna Organistica Internazionale Città di Brescia, verrà suonato per la prima volta, dopo la benedizione di rito l’Organo Antegnati del Duomo, impreziosito da due pale del Romanino, di cui è da poco terminato il restauro.

“L’opportunità della Capitale della Cultura - ha detto Claudia Franceschini direttrice della nuova Rassegna bresciana - ci ha messo nelle condizioni di riannodare i fili di grandi tradizioni organistiche di Brescia e avviare la collaborazione con il Festival diretto da Fabio Galessi il quale reintroducendo l’arte dell’improvvisazione ha portato ai concerti un pubblico sempre maggiore. I concerti si terranno nelle chiese di Brescia dove per l’occasione suoneranno organi antichi e moderni con con un programma non necessariamente identico a Bergamo”.

Fabio Galessi, Nadia Ghisalberti, assessora alla Cultura di Bergamo e Claudia Franceschini, Direttrice della Rassegna Organistica Bresciana 2023

Bergamo Brescia città degli organi

XXXI Festival Organistico Internazionale “Città di Bergamo” 2023

Cattedrale

Città Alta

Organo Corna 2010

Venerdì 22 settembre, ore 21

Olivier Latry (Fra)

(Guilmant, Liszt, Saint-Saëns, Bach, Vierne, Dupré, improvvisazione)

Chiesa S. Alessandro della Croce

Via Pignolo

Organo Serassi 1860

Venerdì 29 settembre, ore 21

Simone Vebber (Ita)

(Klobučar, Knecht, Uvietta, Bach, Mozart, Padre Davide da Bergamo, improvvisazioni)

Chiesa di S. Maria Immacolata delle Grazie

Porta Nuova

Organo Balbiani 1924

Venerdì 6 ottobre, ore 21

Mona Rozdestvenskyte (Ltu)

(Bach, Alain, Nishimura, Borodin, Ligeti, Reger, Escaich)

Cattedrale

Città Alta

Organo Felice Bossi 1842

Venerdì 13 ottobre, ore 21

Sietze de Vries (Hol) (improvvisazioni)

Chiesa della Beata Vergine del Giglio

Via Sant'Alessandro

Organo di Anonimo XVII secolo

Venerdì 20 ottobre, ore 18.30 e ore 21

Wolfgang Zerer (Ger)

(Scheidemann, Gabrieli, Kerll, Froberger, Padovano, Erbach, Merula, Antegnati, Frescobaldi)

Basilica di S. Maria Maggiore

Città Alta

Organo Vegezzi-Bossi 1915

Venerdì 27 ottobre, ore 21

David Briggs (UK-USA)

(Brahms, Schumann)

1a Rassegna Organistica Internazionale “Città di Brescia” 2023

Duomo Nuovo

Piazza Paolo VI

Organo Mascioni 1968

Domenica 24 settembre, ore 20

Olivier Latry (Fra)

(Bach, Saint-Saëns, Vierne, Duruflé, Dupré, improvvisazione)

Chiesa dei Ss. Faustino e Giovita

Via San Faustino

Organo Serassi 1843

Domenica 1 ottobre, ore 20

Simone Vebber (Ita)

(Knecht, Nodari, Mozart, Petrali, Padre Davide da Bergamo, improvvisazioni)

Duomo Nuovo

Piazza Paolo VI

Organo Mascioni 1968

Domenica 8 ottobre, ore 20

Mona Rozdestvenskyte (Ltu)

(Bach, Alain, Pepping, Gubaidulina, Mendelssohn Bartholdy, Reger, Ligeti, Vierne)

Chiesa di S. Maria della Carità

Via dei Musei

Organo Tonoli 1877

Domenica 15 ottobre, ore 20

Sietze de Vries (Hol)

(Haendel, Camidge, Wesley, Lefébure-Wely, Langlais, improvvisazioni)

Chiesa di S. Maria del Carmine

Contrada del Carmine

Organo Meiarini-Antegnati 1629-1633

Domenica 22 ottobre, ore 20

Wolfgang Zerer (Ger)

(Frescobaldi, Philips, Kerll, Böhm, Merula, Gabrieli, Scheidt, Erbach, Froberger)

Chiesa di S. Maria della Pace

Via Pace

Organo Amati-Tamburini 1854-1972

Domenica 29 ottobre, ore 20

David Briggs (UK-USA)

(Bach, Dupré, Cochereau, Reger, Mahler, improvvisazione)

Tutti i concerti sono ad ingresso libero

Con il contributo di: Con il patrocinio di:
Dal 22 settembre al 29 ottobre 2023

SergioGandi

GiorgioBerta

OrioZaffanella

GianfrancoCeci

AlessandraGallone

AlbertoRibolla

ElenaCarnevali LucaTiraboschi

PIOVONO CANDIDATI

Alberto Ribolla della Lega lo ha già fatto sapere: se venisse scelto dalla coalizione, sarebbe pronto per fare il sindaco. Da mesi lo stesso mantra lo ripete Alessandra Gallone, ma lei è da sempre in prima fila e non ci stupisce la sua disponibilità. Con loro, nel centrodestra, c’è un altro da sempre in lizza per la poltrona di primo cittadino, Gianfranco Ceci, questa volta non molto disponibile a cedere il passo ad altri candidati e deciso a fare una lista civica per conto suo. Ma la bomba dell’estate è la autocandidatura di Luca Tiraboschi, già direttore di Italia 1. Come sempre accade dalle parti del centrodestra, le figure apicali o strategiche vengono calate dall’alto, direttamente da Roma e il nome dell’ex manager Mediaset pare sia stato suggerito direttamente da Gianbruno, amico e collega di vecchia data, nonchè compagno dell’attuale Premier. Tra l’altro, riteniamo che Giorgia Meloni non abbia dimenticato il cambio di casacca di Alessandra Gallone che da Fratelli d’Italia passò a Forza Italia per motivazioni ancora oggi incomprese dai suoi elettori...

Niente di nuovo, anche nella precedente tornata, contro Gori venne paracadutato Giacomo Stucchi da Matteo Salvini. Nessuno dubita delle capacità di Tiraboschi di riportare a casa il voto moderato finito nel sacco di Giorgio Gori, nessuno dubita delle sue competenze, del suo amore per la città e la rinata passione per la politica. Il vero problema è di dargli almeno il tempo di organizzarsi e studiare un po’ di dossier, magari - perchè no?

- aiutato dall’ex collega in Mediaset, oggi sindaco. Poi dicono che il Berlusca non ha fatto scuola… Sia Gori, sia Tiraboschi cresciuti all’ombra del Cavaliere, una volta diventati padroni della comunicazione, come il loro mentore, sono scesi in campo in politica.

Del resto persone capaci di calamitare con la tv commerciale, milioni di persone, sanno bene come catturare il voto degli elettori. Tiraboschi dovrà buttare giù un programma da condividere con i partiti che decideranno - se decideranno - di sostenerlo, formare una squadra di gente competente e in grado di impegnarsi, almeno quanto hanno fatto quelli in carica.

In Forza Italia hanno già storto il naso per questa ipotesi e addirittura c’è chi minaccia di tornare in campo con una lista contro-corrente. Oltre all’avv. Ceci infatti, ha fatto sentire la sua voce un indomito Pagnoncelli che, dopo anni di eclisse, è tornato a farsi vedere molto nei posti che contano. E a dire la sua...

Torna sulla scena anche Orio Zaffanella, eccentrico e combattivo concittadino, paladino di molte battaglie contro la malata gestione delle amministrazioni pubbliche, si candida promettendo di fare il contrario di quello che hanno fatto sino ad ora. Niente male. Casati, segretario del PD di Bergamo e amatissimo sindaco di Scanzorosciate, fa sapere di aver ricevuto inviti da Gori ma di non avere accettato. Evidentemente i due nomi che da mesi occupano le cronache all’interno del PD, Sergio Gandi ed Elena Carnevali, vanno stretti all’attuale primo cittadino che quindi cerca alternative. Ma, come si dice: “sotto la cenere brasca”... e in molti valutano il nome di Giorgio Berta, conosciuto commercialista, presidente della Fondazione del Teatro Donizetti, resosi disponibile anche lui prima della pausa estiva, “ma solo se me lo chiede Gori” e che, come pochi altri, sarebbe in grado di proseguire sulla strada tracciata dall’attuale primo cittadino il quale, giustamente, si preoccupa più del destino di Bergamo e della continuità dell’azione intrapresa nei suoi mirabolanti dieci anni di governo, e non tanto dei nomi piazzati dai partiti. (V.E.Filì)

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AUTOCANDIDATI O PRESUNTI TALI ECCO LO SCENARIO IN BREVE

FURTHER TOGETHER

OLTRE I PROPRI LIMITI INSIEME

LA NUOVA PORSCHE CAYENNE, VERSIONE AGGIORNATA DEL SUV NATO NEL LONTANO 2002 E IMPOSTOSI COME AUTENTICO FENOMENO TRA GLI SPORT UTILITY AD ALTE PRESTAZIONI, È STATA PRESENTATA MERCOLEDÌ 26 LUGLIO ALLO SPORTPIÙ CLUB RESORT DI CURNO

“Further Together - Oltre i propri limiti insieme” : con questo mantra il Centro Porsche Bergamo (Bonaldi - Gruppo Eurocar Italia) ha presentato, mercoledì 26 luglio, la n uova Porsche Cayenne allo Sportpiù Club Resort di Curno.

La nuova vettura è stata protagonista di una serata ispirata ai suoi stessi valori: intrigante, espressione di sicurezza senza pensieri e di una curiosità audace.

La serata evento è stata condotta dalla giornalista Manuela Boselli affiancata da Alessandro Baccani, Porsche Race Driver e trainer istruttore di Porsche Driving Experience, che ha presentato i dettagli tecnici della nuova vettura. Sul palco, per il benvenuto agli ospiti, sono intervenuti Gianmaria Berziga, Direttore Generale e Amministratore Delegato di Bonaldi - Gruppo Eurocar Italia e Silvano Lanzi, Direttore del Centro Porsche Bergamo.

Il commento di Gianmaria Berziga, Direttore Generale e Amministratore Delegato di Bonaldi. “Qualche settimana fa ho avuto l’opportunità di provare la nuova Cayenne in un contesto particolare, sull’isola di Tenerife sulle strade che portano alla cima del Teide. In anteprima per i nostri clienti, presentiamo con il Centro Porsche Bergamo la nuova Porsche Cayenne. “FurtherTogether – Oltre i propri limiti insieme” è il claim che ci accompagna e che si rispecchia con le strategie condivise insieme a Porsche Italia S.p.A. Come Centro Porsche Bergamo ci stiamo impegnando a realizzare il primo step di questo prossimo futuro con i lavori di ristrutturazione della nostra sede e con la realizzazione di una delle prime Destination Porsche d’Italia”

LA NUOVA PORSCHE CAYENNE SVELATA IN ANTEPRIMA DAL CENTRO PORSCHE BERGAMO
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“Sono passati 21 anni dalla prima versione Cayenne e da allora l’evoluzione di questo modello è stata inarrestabile. Tecnologia, performance, design, attenzione per l’ambiente sono solo alcuni degli elementi che la caratterizzano. Further Together è il claim di questa presentazione: Further come l’attitudine a spingersi oltre i propri limiti. Insieme: insieme, per farlo sempre con voi al nostro fianco. Perché Cayenne è una vettura da vivere insieme, performante e divertente come una vera sportiva ma allo stesso confortevole e spaziosa. Sia nei modelli SUV che in quelli Coupé troviamo le motorizzazioni a benzina da 353 CV e da 474 CV nella versione S, la motorizzazione E-Hybrid da 470 CV” ha detto Silvano Lanzi, Direttore del Centro Porsche Bergamo . “La nuova Cayenne, con il suo aspetto più audace e atletico, rappresenta oggi la massima espressione del lusso senza tempo”.

Gli ospiti intervenuti hanno vissuto un’esperienza autentica e multisensoriale: il catering, servito dai Fratelli Spigaroli, è stato pensato per far assaporare ai partecipanti gusti e profumi straordinari, grazie anche alla preparazione di un piatto dello chef stellato dell’Antica Corte Pallavicina Relais, Massimo Spigaroli. A fare da cornice all’evento, l’allestimento floreale curato da Claudia Tinor Centi, titolare di Hanami Atelier, che ha colorato di diverse tonalità di rosso bordeaux lo spazio circostante. Infine, il dono di un piccolo cadeau floreale alle donne presenti, preparato nel Flower Bar allestito per l’occasione, ha rappresentato un modello di sostenibilità ambientale che ha permesso di dare una seconda vita ai fiori utilizzati per l’allestimento.

Manuela Boselli che ha presentato la serata, Gianmaria Berziga direttore generale di Bonaldi Auto, Alessandro Baccani, Porsche Race Driver e trainer istruttore di Porsche Driving Experience e Silvano Lanzi, brand manager del Centro Porsche Bergamo

Città Immaginaria: Kirill Simakov

IL CENTRO CULTURALE SAN BARTOLOMEO OSPITA FINO AL PRIMO DI OTTOBRE L’ESPOSIZIONE DEL FOTOGRAFO RUSSO DI FAMA INTERNAZIONALE KIRILL SIMAKOV, CHE PER LA TERZA VOLTA SCEGLIE BERGAMO COME PALCOSCENICO E FONTE DI ISPIRAZIONE DELLE SUE OPERE.

Attraverso le 20 opere esposte, inclusa una fotografia di 7 metri di lunghezza in cui l’artista ha catturato il panorama dell’intera città, Simakov esplora le atmosfere rarefatte di Bergamo, catturandone lo spirito e l’immaginazione. Una luna luminosa, la nebbia che avvolge le strade, un’installazione artistica che riempie di luce la piazza. Tutti dettagli che non sfuggono all’obiettivo del fotografo e che creano un’atmosfera in grado di solleticare la fantasia dello spettatore.

Il percorso è inoltre impreziosito da quattro opere realizzate attraverso l’intelligenza artificiale a partire dalle fotografie dell’artista, nonché dall’accompagnamento musicale del compositore romano Mattia Cupelli.

La fascinazione per l’Italia (e in particolare per Bergamo) da parte di Simakov inizia due anni fa. Nel 2021 e 2022, le sue opere della serie “The Nine” (esposte proprio a Bergamo presso la Chiesa di Santo Spirito dal 5 agosto al 6 settembre) e “Motion” hanno partecipato a diverse fiere e mostre d'arte in Italia, come Venice StArt 2021 e Venezia Arte 2022.

Nell’estate del 2022, Simakov si trova in vacanza a Bergamo e se ne innamora. È così che nascono i due progetti dedicati alla città, primo dei quali la mostra "Bergamo Favolosa”, che si è tenuta al Centro Culturale San Bartolomeo all’inizio dell’anno, con grandissimo successo di pubblico. “Quando è giunto il momento di scegliere il nome da dare alla seconda mostra - spiega il fotografo - ci siamo subito ricordati del modo in cui i visitatori incontrati nella precedente esposizione ci raccontavano alcuni dettagli di questa città, parlando di com'era e di come è diventata. È così che, per noi, la città è diventata immaginaria, e ha assunto i contorni delineati dai ricordi e delle pulsioni immaginifiche dei suoi abitanti”.

Realizzata con il patrocinio della Provincia di Bergamo e del Comune di Bergamo, oltre che del Centro Culturale San Bartolomeo, la mostra sarà visitabile gratuitamente fino al 1 ottobre presso il Centro Culturale San Bartolomeo di Bergamo.

“BERGAMO:
È IL NUOVO PROGETTO DELL’ARTISTA RUSSO KIRILL SIMAKOV E RAPPRESENTA LA NATURALE EVOLUZIONE DELLA PRECEDENTE MOSTRA “BERGAMO FAVOLOSA”.
CITTÀ IMMAGINARIA”
Kirill Simakov

Credem Euromobiliare PB Golf Cup 2023

Domenica 3 settembre sui campi del Golf Club Bergamo ‘L’Albenza’ è andata in scena la Credem Euromobiliare PB Golf Cup edizione 2023, la competizione golfistica promossa dalla private bank del gruppo Credem presente a Bergamo con la filiale di Via Gabriele Camozzi angolo Contrada dei Tre Passi. A spuntarla nella gara formula 18 Stableford – hcp – 4 palle la migliore – cat. unica - Simone Lenuzza e Sergio Minetti, 1° coppia lordo, Piergiorgio Castelli e Stefano Visconti, 1° coppia netto, Giorgio Luigi Germano e Stefano Pellini, 1° coppia cliente, e Gabriella e Romolo Lombardini, 1° coppia mista. I premi speciali, invece, sono andati a Giorgio Luigi Germano (Driving Contest M 1 Blu con 254 metri), Maria Rosaria Colantonio (Driving Contest M 1 Blu con 194 metri), Fausto Armani (Nearest to the Pin M 2 giallo con 5,57 metri) e Silvia Pozzi (Nearest to the Pin M 2 giallo con 3,82 metri). Primo classificato, infine, per il Puttin Green con 16 colpi Franco Ravasio.

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Tommaso Revera - Ph Sergio Nessi

LA PIÙ ANTICA LA PIÙ AMATA

“C’è sempre un’emozione particolare nell’organizzare la Fiera di Sant’Alessandro – ha sottolineato Luciano Patelli -, perché da dodici secoli è parte della storia più bella e significativa del nostro territorio. Anche quest’anno abbiamo portato a Bergamo tutta la filiera del settore primario. Molto ricco anche il programma degli eventi collaterali. La Fiera di Sant’Alessandro ci consente di confermare l’obiettivo che ci sta più a cuore: far sì che la Fiera di Bergamo sia sempre più la ‘casa’ di riferimento di tutta la comunità Bergamasca: un luogo ideale per l’incontro e il confronto tra tutte le realtà del nostro territorio, a partire dalle istituzioni, dalle imprese e dalle famiglie”.

“La Fiera di Sant’Alessandro - ha detto Epinati - è importante per tutto il mondo agricolo e zootecnico, anche quest’anno alle prese con molte problematiche, dalla crisi meteo (siccità e alluvioni) alla crisi economico, con le impennate dei prezzi dell’energia. Ma dai confronti avuti con gli operatori presenti in fiera, si è avvertita tutta la loro grande determinazione nell’andare avanti e gli apprezzamenti per la manifestazione. Bergamo Fiera Nuova ha in mano progetti ambiziosi con i quali vuole ampliare la struttura –ha poi proseguito Epinati - per portare a Bergamo sempre più eventi a livello internazionale, grazie anche al confinante aeroporto internazionale che ci collega con oltre 140 destinazioni in tutta Europa, Nord Africa e Medio Oriente (con il presidente di Sacbo, Giovanni Sanga, ad ascoltarlo molto soddisfatto ndr), e al futuro collegamento ferroviario che collegherà il centro cittadino con lo scalo di Orio. Altre problematiche (la vicenda dei terreni espropriati) stanno rallentando l’iter dell’ampliamento, ma c’è da parte di tutti la volontà di risolvere in tempi rapidi i problemi sul tavolo. Confido nella buona volontà di tutti, la nostra struttura è un’eccellenza del territorio che merita di essere sostenuta”.

“In Fiera c’è tutta la vitalità di una filiera capace di affrontare anche le tempeste e le siccità più terribili. Nel nostro piccolo abbiamo cercato di mettere al centro di una riflessione trasversale alle responsabilità amministrative, il tema del cibo e quindi della promozione agroalimentare anche nella dimensione urbana. Il piano di governo del territorio che ci apprestiamo ad adottare, prevede in città 800mila metri quadrati in più per l’attività agricola. Per quanto concerne invece il progetto per l’ampliamento della Fiera di Bergamo – ha evidenziato Gori -, il Comune di Bergamo condivide pienamente i progetti di sviluppo e abbiamo la ferma intenzione di accompagnarla verso un futuro di crescita”.

A SINISTRA
UNICO DI BERGAMO FIERA NUOVA E A DESTRA GIORGIO GORI SINDACO DI BERGAMO INTERVENTI ALL’INAUGURAZIONE DELLA FIERA DI SAN’ALESSANDRO 2023
LUCIANO PATELLI PRESIDENTE DI PROMOBERG, AL CENTRO GIUSEPPE EPINATI, AMMINISTRATORE

LA PIÙ ANTICA LA PIÙ AMATA

Si chiama Davide Lenarduzzi e da quasi un anno è il nuovo Amministratore Delegato di Promoberg la società che gestisce il polo fieristico di Bergamo. È conosciuto nel mondo delle fiere e nel suo curriculum vanta altre direzioni di enti fieristici o l’organizzazione di eventi di grande richiamo come quello dedicato alla elettrificazione della nautica che si tiene all’Idroscalo di Milano. Alto, almeno 1,90, longilineo, calvo con pizzetto brizzolato, somiglia a Bruce Willis con cui condivide anche il sorrisetto simpatico. Alla presentazione della edizione 2023 della Fiera di Sant’Alessandro ne sono venute fuori le caratteristiche di concretezza e una certa timidezza, reverenziale nei confronti di una delle fiere più antiche, forse la più antica, in d’Italia.

“Quando mi raccontavano dei dodici secoli di storia - ha detto - non ci credevo, pensavo fosse una battuta e solo dopo averla vista e vissuta per la prima volta ques’anno, mi sono reso conto di quanto la Fira di S.Alessandro sia radicata nel territorio e unica nel suo genere. È una vera festa per espositori e visitatori che cade a fine estate e che vede un afflusso da stadio di persone di ogni estrazione sociale, famiglie e tantissimi tra bambini e adolescenti. All’apertura dei cancelli il venerdì è stato come trovarmi i fronte il quadro Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, con la folla che avanza compatta verso l’avvenire... È stato davvero emozionante”.

La Fiera di Sant’Alessandro 2023 fa il pieno di imprese e visitatori. Dopo il buon incremento degli espositori (185 imprese, in crescita dell’8% rispetto allo scorso anno, provenienti da 12 regioni), l’attesa rassegna regionale organizzata da Bergamo Fiera Nuova e Promoberg dedicata al settore Primario, ha chiuso i battenti registrando anche l’impennata del dato del pubblico: ben 47mila le persone (giunte da tutta la Lombardia) che hanno varcato le porte della Fiera di Bergamo nelle tre giornate d’apertura, con un balzo di oltre il 17% rispetto agli ingressi dello scorso anno (40mila). Apprezzato, quest’anno più che mai, il format della manifestazione, che abbina alla ricca parte espositiva, un altrettanto nutrito calendario di eventi collaterali, studiati per coinvolgere a tutto campo gli operatori e i tanti appassionati del mondo contadino. Sold out tutti gli appuntamenti al centro congressi della fiera, che hanno messo al centro alcuni dei temi più ‘caldi’ del momento, curati da Coldiretti, Confagricoltura, Ats e Inail.

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AL VOLO A VELA DI VALBREMBO FESTA DI COMPLEANNO PER L”AVV. GIANFRANCO CECI

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CECI C’È

Quanti, davvero tanti, a festeggiare il compleanno di Gianfranco Ceci!

Il tutto doveva accadere alla fatale scadenza dei 60 anni dell’avvocato, ma il covid prima, ed il maltempo di questa primavera, ci hanno messo lo zampino, costringendo a rinviare la festa. Nel frattempo gli anni sono diventati 60+3 come ricordava la grafica dell’invito.

Location il Volo a Vela di Valbrembo dove l’avvocato Gianfranco Ceci siede nel consiglio direttivo per la sua passione per gli alianti. Serata estiva, piacevole la vista della grande piscina attigua all’Aeroclub, aperitivo e poi via alla festa.

Abbracci, pacche sulle spalle e strette di mano per quella che di fatto è per quasi tutti la prima “uscita” dopo il rientro dalle vacanze. Tutti belli infatti, tutti abbronzati e contenti di stare vicino a Gianfranco e alla sua famiglia per un altro traguardo raggiunto.

Gli anni però sembrano non pesargli e ha la stessa vitalità di quando lo conobbi trent’anni fa, la stessa incrollabile fede nelle cose in cui crede, la stessa caparbia convinzione di diventare, forse, un giorno sindaco di Bergamo.

60
+
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ph. Sergio Nessi
60+3 CECI C’È

Da sempre in Forza Italia è stato vice sindaco con Tentorio, trascinato nella frana del centrodestra, è rimasto al suo posto all’opposizione quale Capogruppo negli ultimi 10 anni. Unico tra tutti i consiglieri di minoranza a conoscere a fondo la storia di Palazzo Frizzoni, da prima che all’orizzonte arrivasse Giorgio Gori. Non ha mai cercato di arrampicarsi verso un seggio in Regione o in Parlamento per restare a fianco dei tanti cittadini che ogni volta lo rieleggono da trent’anni. Se fosse per la fedeltà e l’abnegazione andrebbe fatto “sindaco subito”. Si appassiona a tante cose, vela e alianti su tutto, ma al primo posto c’è la famiglia. Trova anche il tempo per fare del volontariato nei servizi di assistenza e Protezione civile della Croce Blu del Basso Sebino. Insomma auguri di una lunga vita… perché è un bravo ragazzo. Serata di buon vino, chiacchiere, salatini, mozzarelle, zuppa di farro, tonnata. Seduti sulle panche nel prato stile alpini (altra passione del festeggiato), come per un grande picnic. Sorpresa un duo di tangueros che ci hanno ancora una volta ricordato la sensualità del ballo argentino così diverso dalle scatenate danze che hanno imperversato con i tormentoni estivi fino a mezzanotte. Quindi la torta ed i fuochi d’artificio per un compleanno da ricordare. Ci rivediamo ai 70. Ceci c’è.

Nuova Hyundai KONA

PRONTA A RIVOLUZIONARE IL MERCATO

GUIDA SICURA E MASSIMO COMFORT: È QUESTO QUELLO CHE SI PROVA SEDENDOSI

AL VOLANTE DELLA NUOVA HYUNDAI KONA, LA SECONDA GENERAZIONE CHE PUNTA

A RIVOLUZIONARE LA SUA PRESENZA NEL SEGMENTO B-SUV CON DIMENSIONI

MAGGIORATE E CARATTERISTICHE EVOLUTIVE SOTTO TUTTI I PUNTI DI VISTA.

Con una delle gamme più complete in termini di powertrain disponibili sul mercato, KONA riesce a soddisfare davvero tutte le esigenze: i clienti potranno scegliere tra le varianti full-hybrid (HEV) e termica benzina, oppure tra le varianti EV 100% elettriche (standard o long-range) – in arrivo entro l’autunno – senza dimenticare le versioni sportive N Line di ciascuna. Curiosamente, l’intera gamma della seconda generazione di KONA è stata progettata partendo dalla versione elettrica, a dimostrazione dell’impegno sostenuto dalla Casa coreana verso la transizione della mobilità.

DESIGN ROBUSTO E DINAMICO

Rispetto alla generazione precedente, Nuova KONA presenta dimensioni maggiori e una revisione delle proporzioni: la lunghezza cresce di 15 cm (arrivando a 4 metri e 35) e il passo addirittura di 6 cm, strizzando l’occhio al segmento C. Scelte che portano, esternamente, linee ancora più eleganti e raffinate di quelle che già caratterizzavano la prima versione, con particolare enfasi posta ai dettagli: dal frontale al portellone posteriore con design aerodinamico e i passaruota scolpiti che definiscono il carattere del modello, fino alla sottile firma luminosa dei fanali a LED con un design orizzontale – il noto Seamless Horizon Lamp – che trasmette un’idea di stile moderno e pulito, oltre che compatto e tecnologicamente avanzato. Sulla versione elettrica, troviamo anche la griglia inferiore con disegno a pixel, elemento distintivo di tutte EV della Casa coreana.

ABITACOLO SPAZIOSO E ALTAMENTE TECNOLOGICO

Grazie alle maggiori dimensioni dell’architettura derivata dai veicoli elettrici, la seconda generazione del crossover coreano offre uno spazio abitativo interno più ampio, allineandosi così anche alle esigenze di chi, per il proprio stile di vita, richiede maggiore spazio a bordo.

Lato conducente si respira un’aria totalmente tecnologica caratterizzata dai due display panoramici da 12,3 pollici integrati che sottolineano il carattere high-tech di KONA, primo modello Hyundai a utilizzare il nuovo Connected Car Navigation Cockpit, che offre una grafica avanzata e una perfetta sincronia tra i display del veicolo. Inoltre, la leva del cambio “shift-by-wire” è stata spostata dietro il volante e numerosi comandi sono stati riposizionati offrendo uno spazio incredibilmente versatile, ampio e confortevole per conducente e passeggeri. Anche la dotazione tecnologica e di sicurezza è molto ricca, già a partire dalla ver¬sione d’ingresso XLine con nove sistemi di assistenza alla guida di serie, a cui se ne aggiungono ulteriori sei nell’allestimento top di gamma XClass. Tra questi, la guida semiautonoma di Livello 2, che aiuta il guidatore a mantenere una distanza di sicurezza dal veicolo che lo precede e lo assiste nel sorpasso dei veicoli più lenti. In poche parole, Hyundai KONA conquista davvero tutti. Con i Consulenti Autotorino della sede di Curno è possibile effettuare il proprio test-drive e trovare nuovi ed emozionanti motivi per lasciarsi stupire.

Design unico, sistemi di connettività e sicurezza di ultima generazione e un’ampia gamma di tecnologie smart. Nuova KONA Full Hybrid è il SUV pronto a lasciare il segno, vieni a scoprirlo nei nostri showroom o prenota il tuo test drive su Hyundai.it

Hyundai verso la Carbon Neutrality entro il 2045.

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COSCIENZE ALLARMATE

Molti avranno notato che negli ultimi anni l’enfasi è diventata la caratteristica principale della comunicazione. Niente è come è, o come dovrebbe essere, ma tutto deve apparire esageratamente esasperato, in pratica irrealistico. Il problema è che il bello non diventa bellissimo, ma è il brutto che diventa catastrofico. Ma quale è il motivo? In un antico talmud babilonese si legge questa profezia: “Sarà da noi creato uno stato d’animo di disordine così capillare e così diffuso che i pochi che riusciranno ad intravedere la verità saranno trattati come pazzi.” Non vi ricorda niente? Infatti se si lavora sulla psiche della persone e vi si riesce a creare uno stato di forte tensione emotiva, queste diventano più malleabili. Così la paura può facilmente degenerare in terrore, soprattutto se causato dalla paura ancestrale per la morte, dall’angoscia per una guerra che potrebbe coinvolgerci, dal timore per un tracollo economico che mina la sopravvivenza stessa. E quando subentra il terrore, si genera nel popolo la ricerca spasmodica di un salvatore qualsiasi, di un risolutore ipotetico capace di trovare una soluzione ad ogni costo. Sarà davvero così bravo? Non importa, perché sarà misurato unicamente sui risultati acclamati nell’immediatezza e non sulle conseguenze reali a medio e lungo termine. La scienza progredisce grazie al seme del dubbio, viene testata in base ai dati rilevati e richiede una sperimentazione continua e condivisa. Quando le coscienze sono state allarmate invece tutto è possibile, anche vendere il gas a 10 volte il suo prezzo normale, far schizzare l’inflazione al 10% nel giro di un mese, iniettare farmaci non sperimentati a miliardi di persone, chiudere in casa la gente per mesi, trasformare il caldo estivo in vacanze infernali. In un perenne ciclo del terrore, dove le pecore tremanti si accalcano intorno al pastore salvifico. Un pastore che però prima le toserà e poi ne farà costolette da mettere sulla sua brace. Quando la mente

DI PAGLIA

è debole, anche il corpo si indebolisce e allora, indotti, bisogna correre ad acquistare nuovi medicinali, o sedersi sul lettino dello psicanalista di turno. Insomma si crea per qualcuno un nuovo e ricco business che prelude ad una nuova selezione delle masse. Ora proviamo ad aprire gli occhi e ricerchiamo una consapevolezza interiore che non sia traviata dalle urla esagerate dei media. Abbiamo gli strumenti per comprendere se ciò che ci dicono si avvicina almeno un poco alla realtà dei fatti, oppure è una falsità gigantesca creata ad arte.

I 36 gradi di temperatura a metà agosto sono un evento terrificante di un’anomala estate rovente, o è la norma in un periodo col solleone? I cambiamenti climatici, ben diversi dall’inquinamento ambientale, dipendono davvero dall’uomo, o sono causati soprattutto dall’evoluzione naturale della Terra soggetta alle tempeste solari? Le auto elettriche sono veramente meno inquinati e più convenienti, oppure basta aumentare il prezzo della benzina per renderle appetibili? Senza scadere nel complottismo, è necessario però iniziare ad non ascoltare gli urlatori di professione e a diffidare dai tanti millantatori di turno. Si diventa credibili unicamente con la conoscenza verificata, con il sapere diffuso, con il dibattito condiviso, con la buona scienza, con i dati statistici sperimentati e non con l’enfasi urlata da chi è vicino al potere consolidato ed ha un secondo fine nemmeno tanto occulto. Quindi spegniamo finalmente le coscienze allarmate e ascoltiamo con attenzione chi è in grado di non svendere il nostro futuro e l’ha saputo dimostrare con i fatti reali. Suvvia, non è così difficile, anche è necessaria un po’ di immancabile fatica.

Alla prossima e in alto i cuori leggeri.

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FUOCHI di Giorgio Paglia

Landscape festival a bergamo

MAESTRI DEL PAESAGGIO
Bergamo Piazza Vecchia ph. Sandro Villa L’architetto Martin Rein-Cano dello studio Topotek 1 di Berlino autore del progetto di Pazza vecchia ph. F.Buscarino

Come accaduto altre volte in passato, Landscape Festival, quest’anno che è sbarcato anche a Brescia, sull’onda della Capitale della Cultura, ha provocato una vivace reazione tra i bergamaschi. E questo è già molto. Riuscire infatti a catalizzare l’attenzione della gente sulle problematiche legate all’ambiente con un gesto simbolico, molto politico, che rimanda al senso di comunità, non era così scontato. Scontate invece le critiche che sono piovute per la piramide verde realizzata con grezzi tubi Innocenti che nascondono la Fontana più famosa di Bergamo. Quello che ci era stato mostrato nei rendering risultava un po’ più aggraziato, non si vedevano pali di ferro e vasi in polistirolo davvero poco “green” ma, l’idea di regalare le diecimila piantine esposte a chi ha promesso di prendersene cura, è stata bellissima e, chi ne ha approfittato, non deve aver fatto molto caso all’ingombrate struttura, colpevole di privare i visitatori della vista della Fontana del Contarini.

Tranquilli, tutto ritornerà presto come prima e passerà anche quest’anno il mal di pancia a chi si oppone sempre a tutto... a prescindere. in attesa della sorpresa che occuperò piazza vecchia nel 2024.

Più tranquillo il debutto tre le vie e le piazze di Brescia, dove la presenza dei giardini è vista come una piacevole novità anche perchè mantenuta su un profilo più tradizionale, più decorativo com’era i primi anni a Bergamo. Ma il festival non è solo questo anzi...

Per la sua XIII edizione, Landscape Festival - I Maestri del Paesaggio si è duplicata e, dal 7 al 24 settembre, la manifestazione ha popolato la superficie urbana di Bergamo (come di consueto) e, novità assoluta, anche quella di Brescia. Un affiancamento coerente rispetto alla già ampia collaborazione tra le due città, complici nel contesto di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, e che mira a divulgare la centralità della componente paesaggistica nelle nostre vite - lì dove l’architettura incontra la cultura. Duplici, dunque, anche le ‘Green Square’ ovvero gli spazi centrali attorno a cui ruota l’intero evento, e di conseguenza i paesaggisti interpellati.

LANDSCAPE FESTIVAL 2023 A BERGAMO

La Green Square di Bergamo è stata progettata dall’architetto Martin Rein-Cano dello studio Topotek 1 di Berlino, che si è occupato di Piazza Vecchia in Città Alta, da sempre simbolo del Landscape Festival.

In linea con il tema del Festival l’installazione Grow together, Grow green /10 k+ sarà un’azione collettiva che si svilupperà su tre livelli: decostruzione, attivazione, crescita nel verde e si tradurrà in una struttura modulare di forma piramidale, di alto valore sociale e partecipativo. Realizzata con impalcature riutilizzabili sulle quali trovano posto piantine di specie forestali tipiche della regione lombarda, che sono state distribuite durante l'evento.

Bergamo, Piazza Mascheroni - ph. F. Buscarino Bergamo, Piazza Dante - ph. F. Buscarino
Il rendering dell’installazione mostrato alla presentazione
Bergamo, Antico lavatoio, Via Mario Lupo - ph. Sandro Villa

festival a Brescia

Il sottotitolo 10k+ si riferiva al numero delle alberature - oltre 10.000 - che, grazie al supporto di ERSAF - Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste -, sono state distribuite durante il Festival.

Il pubblico è stato invitato a partecipare attivamente, adottando una delle piante che ricoprivano la struttura e che, nell’arco delle due settimane sono scomparse gradualmente man mano che i visitatori, registrandosi via QR-code e webpage, le hanno acquisite per piantarle nel proprio giardino o in un luogo in città assegnato dal Comune.

“La progettazione di un giardino, quindi anche di un intervento nel contesto di un festival del paesaggio - ha spiegato Martin Rein-Cano autore del progetto che ha occupato Piazza Vecchia - è una questione di cura e di apprezzamento culturale, di comprensione dell'interazione tra natura e cultura. Nel passato, la cultura del progetto ha tradizionalmente adottato un approccio positivista, romantico, se vogliamo persino formale e consumistico.

Sullo sfondo degli sviluppi climatici e sociali, oggi il nostro approccio allo spazio urbano deve essere ripensato. Il paesaggio urbano deve confrontarsi con i temi più attuali della progettazione ambientale e con gli aspetti sociali: via dalla cultura dello spreco, verso il riuso; via dall'azione del singolo, verso il comune, verso un'ampia partecipazione e un approccio orientato al processo. Oggi più che mai è compito del progettista rispondere alle sfide e alle esigenze attuali di un luogo e dei suoi utenti con un approccio e con soluzioni sostenibili”.

LANDSCAPE FESTIVAL 2023 A BRESCIA

La paesaggista coinvolta per la realizzazione della Green Square di Brescia è stata invece Silvia Ghirelli, esperta italiana che, sin dalla sua prima edizione, sostiene con affetto la manifestazione.

Ghirelli è stata l’autrice delle installazioni green e degli allestimenti verdi e artistici diffusi: non un unico centro ‘verde’, quindi, ma una città ripensata in chiave paesaggistica e vestita di verde per le tre settimane di festival.

Protagonisti alcuni luoghi del centro storico, collegati tra loro come un labirinto: dalla corte interna del MO.CA – Centro per le nuove Culture alla piazza della Chiesa di Sant’Alessandro passando per altri punti centrali della città, come Corso Cavour e Piazza Bruno Boni.

Quest’ultima è stata il cuore della manifestazione, dove i visitatori hanno potuto godere di un 'giardino labirinto polisensoriale' con accompagnamento di musica di sottofondo studiata ad hoc, esibizioni dal vivo e aperitivi. Al centro, era posizionato un grande tavolo da cui emergevano dei cipressi a formare una barriera che, via via diradandosi, permetteva ai partecipanti di guardarsi, di conoscersi e di socializzare.

Oltre ai due esperti sopra citati, al Lanscape Festival 2023, come ogni anno, si sono riuniti i più importanti paesaggisti di tutto il mondo, in un entusiasmante palinsesto di incontri, laboratori, attività didattiche ed eventi speciali.

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Landscape
MO.CA - Il Giardino delle Origini Piazza Parrocchia S.Lorenzo - Il Boschetto dei Pensieri Piazza Bruno Boni - Perdersi per Ritrovarsi
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Piazza S. Alessandro - La Rivoluzione

UN’ESTATE MERAVIGLIOSA

Un’estate meravigliosa, sia sotto l’aspetto meteorologico-climatico, sia di tranquillità psicologica che ha colto, a dir della stampa, la maggioranza del popolo italico.

Popolo che si è riversato sia sulle coste mediterranee, nazionali e non, sia sulle vette montuose, insomma sembrerebbe che tutte le paure pandemiche e di guerre internazionali ci abbia poco toccato.

Non i repentini sbarchi a Lampedusa con le loro tragedie, non lo strombettio della politica che ha fatto pochissimi giorni di vacanza... nulla ha disturbato i nostri pensieri.

Sino a quando la segretaria del Pd e la stampa di regime hanno cominciato a parlare di fascismo rampante e colpo di stato strisciante ordito da un generale molto vicino al pensionamento e già demansionato dalle gerarchie, perché controcorrente e tutto d’un pezzo, che ha dato alla stampa di Amazon un libro dal titolo Il Mondo al Contrario. la segretaria ha dovuto prendersi del tempo per leggerlo tutto ed iniziare la sua battaglia politico-fiolosofical etc. etc. Apriti cielo, tutti a parlarne, sui sacri giornaloni, sui social, in televisione ed ecco che il generale capace di ordire un colpo di stato mediatico ha raggiunto il suo obiettivo.

I nostri pensieri si sono rivolti direttamente a ciò che sarebbe capitato alla nostra Nazione se per caso nelle strade si fossero riversati i carri armati come a Varsavia, Budapest, Praga o addirittura come a Santiago del Cile cinquanta anni fa proprio in questo mese.

Invece niente sangue, solo serate in Versilia per chiacchierare tra di noi e il generale, passaggi televisivi, titoloni che si sgonfiavano sui giornali, ma soprattutto il conto in banca del Generale che sembrerebbe aver guadagnato oltre 850.000 euro dalle vendite del libro, più un accordo con una casa editrice per stamparlo anche all’estero e tradurlo in diverse lingue. Senza contare i tanti politici che si sono messi a tirargli la giubba (no giacchetta) perché si candidi alle prossime elezioni europee.

Il Ministro dela Difesa, dopo averlo rimosso dall’incarico buro cratico all’Istituto Cartografico, lo ha ricevuto e si sono chiari ti…, vedremo se ci saranno reprimende o..!

Ecco passato il rischio di marciare tutti insieme al sabato nella piazza ci rimane solo di capire che cosa desidera fare la politica nostrana.

Il PD urla su tutto e contro tutti, si sta sciogliendo come neve al sole con 32 dirigenti liguri che se ne vanno, un fermento di De Luca in Campania, un egopolitico Emiliano in Puglia, 55 tra movimenti e partiti che parteciperanno alle elezioni per la provincia autonoma di Trento...

Che sta succedendo? Bonacini sbugiardato da un altro generale, il Figliuolo della logistica anticovid che non parla ma fa i fatti e lo bacchetta sui fondi di Stato…. Landini che spende tre volte tanto quanto spende il Quirinale per il suo comitato Comunicazione CGIL…

Senza opposizione costruttiva e propositiva nessun governo, di qualsiasi colore sia, governerà bene.

Se in questo momento non si riesce a capire che in Europa e nel mondo l’Italia conta, se non intercettiamo il momento Carpe Diem, che tutti ci vogliono e giocano a non pigliarci, allora sì in breve tempo ne vedremo delle brutte.

Potremmo elencarne tante ma ne bastano alcune: immigrazione sconsiderata con aumento esponenziale della criminalità oltre la perdita della sovranità dei confini; inflazione galoppante e subdola che impoverirebbe ulteriormente sia i

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POLITICANDO di Maurizio Maggioni
segue

meno abbienti sia, e soprattutto, la classe media; tutto ciò non potrà far altro che creare un turbamento generale e popolare che potrebbe sfociare in qualcosa di terribile. Possono il centrodestra al governo e la sinistra all’opposizione permettersi tutto ciò dopo la grande fatica fatta per riprendersi dagli anni pandemici e post pandemici, oltre a quelli dell’ubriacatura devastante dei 5 stelle?

Direi proprio di no, ora i nostri politici dovrebbero veramente capire che con l’arrivo di ottobre e l’avvento dell’autunno, dovrebbero sedersi attorno ad un tavolo e dare grande prova di maturità facendo ciò che realmente è necessario per l’Italia sia per i problemi interni da risolvere, sia per quelli internazionali ove, sembrerebbe, il Governo stia ottenendo ottimi risultati.

Non possiamo stenderne un elenco, ma il popolo ben sa cosa deve essere fatto per garantire la sicurezza nelle città, per le donne sempre più vessate o uccise, per i ragazzi che non hanno più controllo alcuno, per il potere di acquisto che scende sempre in maniera esponenziale, così come invece salgono i prezzi al consumo. Ci auguriamo tutti che si inizi un nuovo percorso: ormai la Segretaria DEM è in sella da oltre sei mesi e la premier da un anno: sono donne entrambe anche se molto diverse tra loro, con un medesimo primato, sono in Italia le prime donne al comando… Se non vi riescono, sarà un grande problema, se non lo faranno solo per calcolo elettorale europei, sarà il vero grande problema. Il Mondo al Contrario non sarà colpevole, se Elly non lo ha letto, non avrà preso coscienza di cosa pensa il Popolo che è sempre sovrano, se Giorgia non capisce che deve fare qualcosa di realmente di destra perderà il contatto con il suo lettorato, ma soprattutto con quel Popolo che ha risposto speranza in lei e nella novità che rappresenta. Questo a livello centrale, la stessa cosa dovrebbe avvenire a livello locale per le prossime elezioni, ormai vicine. I candidati dovranno proporsi con un programma serio e fattibile, condivisibile dai più, ma che riguardi soprattutto la sicurezza delle città e la loro vivvibilità, dopo anni di ubriacatura generale, un momento di sintesi politica è necessario: far sedimentare gli animi, far progredire e attuare i progetti iniziati, programmarne solo gli indispensabili e fattibili, rivolgersi di più alla vivibilità e al sostentamento di coloro che vogliono essere veri cittadini e non solo assititi… Auguriamoci due cose contrapposte, ma altrettanto importanti come:

1- Scontro sociale nelle piazze ed un autunno caldo che ci permetta di capire chi siamo e cosa voglia, vinca il migliore.

2- Confronto politico costruttivo per iniziare il percorso che ci porti definitivamente al cambiamento, dopotutto 11 anni di governi unipensiero non lo hanno fatto, che ora sia la volta buona.

3- Grazie Elly grazie Giorgia per quello che farete, in bocca al lupo.

TUTTE LE FOLLIE DI JAC!

MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli presenta TUTTE LE FOLLIE DI JAC! una mostra a cura di Luca Raffaelli che attraverso l'esposizione di cento tavole originali, riproduzioni e materiale di approfondimento, offre ai visitatori la possibilità di entrare nel mondo di questo grande fumettista di cui quest’anno si celebra il centenario. Benito Franco Giuseppe Jacovitti (Termoli, 1923 – Roma,1997) esordisce giovanissimo come autore di fumetti per poi diventare un importante nome di riferimento per il fumetto del Novecento. Dal suo pennino escono personaggi divenuti celebri nell’immaginario popolare, come Cocco Bill, Zorry Kid, Jack Mandolino, Tom Ficcanaso. Jacovitti ha pubblicato strisce su Il Vittorioso, il Corriere dei Piccoli e il Corriere dei Ragazzi, e ha disegnato le vignette del Diario Vitt, che hanno accompagnato per più di trent’anni (1949 –1980) generazioni di scolari italiani.

TUTTE LE FOLLIE DI JAC! approfondisce in maniera giocosa le invenzioni tecniche e linguistiche che hanno reso

La lisca di pesce uno stile riconoscibile e Jacovitti un inventore di segni e personaggi indimenticabili, creatore di un mondo surreale, costruito grazie a un metodo di lavoro unico che lo portava a creare disegni, storie e dialoghi direttamente con la china.

“La mostra - come ha spiegato il curatore Luca Raffaelli - parte dall'analisi dalla sua capacità di improvvisazione fumettistica indagando, nelle varie sezioni espositive, le caratteristiche più importanti del suo metodo di lavoro: i riempitivi, salami, vermi e invenzioni che, senza alcun motivo logico o narrativo, invadono le sue tavole; i continui giochi di parole, le assurde linee cinetiche che mostrano i movimenti dei personaggi; le onomatopee del tutto particolari per cui il suono di uno schiaffo è proprio schiaffo!, il corpo, tagliato, spezzato, fatto a fette (a volte senza neppure procurare dolore), e la sua innovativa rottura della quarta parete, per cui i personaggi in difficoltà possono rivolgersi direttamente ai lettori o al loro creatore”.

info@fondazionemacte.com www.fondazionemacte.com

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L’autrice bergamasca Teresa Capezzuto firma il suo undicesimo libro La cucina superstramagica per bambine e bambini dai sei anni in su, accompagnato dalle cinematografiche immagini create dall’illustratrice Albertina Neri. Pubblicato da Edizioni il Ciliegio, in 28 pagine racconta l’amore ai bambini con una incantevole storia fantastica.

Dove sono finiti Mattarello, Colino e Frullino, Mortaio e Pestello, Mestolino, la tribù delle forchette? In una locanda lontana, Rita la cuoca si ritrova sola. Finché un incontro inatteso e la magia dell’amore cambieranno la vita di tutti. Nel nuovo libro, l’autrice bergamasca sceglie come motore dell’azione lo sciopero delle stoviglie – veri e propri personaggi caratterizzati a livello psicologico - trascurate dalla chef per via di una delusione amorosa.

“La cucina superstramagica è una storia molto profonda che lega il tema dei diritti a quello dell’affettività con una delicata sensibilità - racconta la scrittrice Teresa Capezzuto – Alla fine un evento a sorpresa rimette le cose a posto: così la cucina di Rita, in una locanda lontana dai ristoranti conosciuti, tornerà ad essere inclusiva ospitando di nuovo anche gli esseri umani, insieme a gnomi e giganti, mummie e zombie, streghe e maghi, elfi e fate”.

Per maggiori dettagli, il sito dell’autrice è www.teresacapezzuto.it

La cucina superstramagica

COME RACCONTARE L’AMORE AI BAMBINI? ECCO IL NUOVO LIBRO DELL’AUTRICE BERGAMASCA TERESA CAPEZZUTO

CHI È

Teresa Capezzuto, nata nel 1975 a Bergamo dove vive, è autrice, insegnante di Lettere, giornalista. Partecipa a concorsi e percorsi letterari ottenendo menzioni e premi. Cultrice appassionata della parola e delle storie, ama scrivere poesia, narrativa, letteratura per bambini e ragazzi con originalità e un pizzico di ironia. Sue le raccolte di poesie Particolare (Genesi Editrice, 2019) e Autentica (Genesi Editrice, 2018). Con Edizioni il Ciliegio nel 2020 ha pubblicato Gol alle porte del Sahara e La giornata è più bella; nel 2021 La banda delle scope; nel 2022 Mi piace tanto e I fiababbracci; nel 2023 Ditta Scartonzolo Riciclone & Fortunato e La cucina superstramagica. Suoi il romanzo #LoveTutorial (2021) e la raccolta di racconti Natale e poi (2022) per L’Orto della Cultura Editore. Il sito ufficiale è www.teresacapezzuto.it

da 90 anni sulla cresta dell’onda

La filosofia della rete: tutti i nodi sono punti di forza e tutte le maglie si rafforzano lavorando insieme

“La rete parla di tenacia e resistenza, perché è capace di affrontare i pericoli del mare nelle condizioni più estreme. Esprime la forza e il coraggio con cui si devono affrontare le difficoltà. La rete è flessibilità ed elasticità, perché si adatta lavorare su tutti i fondali e con le diverse correnti., per evitare rotture; rappresenta perciò la mediazione e il dialogo, sempre necessari per comporre i contrasti. La rete evoca la pazienza sempre indispensabile: quando un nodo si scioglie o si spezza bisogna aspettare che questo sia riparato e tutte le maglie siano riallineate per tirare ancora insieme. La rete non lascia indietro nessuno, sa comprendere e perdonare eventuali mancanze dei singoli ed aspetta che una maglia, se rotta, venga riparata e poi porta avanti tutti. La rete è simbolo di solidarietà e collaborazione, perché esprime un lavoro fatto unendo tutte le forze della squadra; la rete rappresenta la determinazione a resistere, a non mollare mai: anche se è stata tirata a riva vuota, dopo essere stata ripulita alla sera, è pronta per essere calata nuovamente il mattino dopo, per riprendere una nuova battuta di pesca. È esempio di umiltà e costanza. È paradigma di un nuovo inizio senza scoraggiarsi mai. La rete invita infine all’innovazione, perché un bravo pescatore non deve solo saper rammendare la sua rete spezzata contro gli scogli o per una burrasca, ma deve avere il coraggio e la genialità di cambiare tipo di pesca o zona di pesca: le nuove sfide e la ricerca devono essere motore di sviluppo e crescita”.

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UNA STORIA CHE HA RADICI LONTANE E GUARDA AL FUTURO: A 90 ANNI DALLA SUA FONDAZIONE, RIPERCORRIAMO LE TAPPE SALIENTI CHE HANNO FATTO DELLA CITTADINI SPA UNA GRANDE IMPRESA FAMILIARE. Tommaso Revera - ph. Paolo Stroppa

A Pia Cittadini, il merito di aver racchiuso l’anima di questa straordinaria storia di imprenditoria in un pensiero aziendale capace di guidare le politiche di sostenibilità, che hanno accompagnato l’affermazione industriale della Cittadini, attraverso la “filosofia della rete” in grado di valorizzare la centralità della persona (ognuno è un nodo importante) e di allargare le maglie di un brillante progetto imprenditoriale verso la comunità, il territorio e riconosciuti progetti di solidarietà internazionale.

Subentrato al padre Cesare nel 1962, ne ha continuato la tradizionale attività di produzione di reti, ampliandola e diversificandola poi a Paderno Franciacorta, dove nel 1980 ha fondato la Cittadini spa. Dal padre, prematuramente mancato, ha ereditato il DNA del vero imprenditore e ne ha testimoniato concretamente l’essenza ed i valori guida, dimostrando in tutti i suoi cinquant’anni di attività la passione autentica del “fare impresa”, il coraggio di rischiare e raccogliere le sfide, il radicamento sul territorio, dove ha creato e diffuso valore sociale.

Pioniere nell’utilizzo delle fibre sintetiche alta tenacità per la produzione di reti, filati tecnici e cucirini, è stato protagonista della loro evoluzione e diversificazione, perseguendo sempre, grazie ad una innata genialità e competenza tecnica, l’innovazione più avanzata di processo e prodotto, per acquisire e mantenere la leadership europea nei mercati di riferimento. La sua dedizione al lavoro è stata esemplare per tutti i collaboratori, che lo hanno sempre visto in fabbrica, in mezzo a loro, senza disdegnare di intervenire personalmente sulle macchine e “sporcarsi le mani”.

Uomo buono e giusto, ha dimostrato sempre una straordinaria forza d’animo e serenità interiore, sia nella sua operosa vita che nella lunga malattia, accettata con fede e sopportata senza mai lamentarsi, sempre con il suo indimenticabile sorriso.

GIOVANNI CITTADINI, FONDATORE DELLA CITTADINI SPA

PROFILO AZIENDALE

Una storia nata 90 anni fa sulle sponde del Sebino, approdata a Paderno Franciacorta e cresciuta sui mercati di tutto il mondo, conquistati con reti e filati, sinonimo di eccellenza. Una storia di persone, di passione del fare, di coraggio e innovazione, creatività e tenacia, di ideali e valori, di sacrifici e fatica, di successi e traguardi raggiunti insieme, di resilienza e sfide per il futuro, di generosità e solidarietà concreta, donata anche a donne emarginate, senza speranza, in paesi lontani. Fondata da Cesare Cittadini nel 1933 a Sulzano, sulle rive del Lago d’Iseo, come Retificio Moderno Cesare Cittadini, questa storica azienda familiare (iscritta all’Associazione Industriali dal 1945), attiva nel settore della produzione manifatturiera della rete, è stata organizzata a livello industriale dal figlio Giovanni ed in seguito ampliata in una nuova sede a Marone (C.R.C.) per la tessitura delle reti con nodo. Nel 1980, con la fondazione della Cittadini spa, è stata inaugurata la sede di Paderno Franciacorta, con 12.000 mq coperti su un’area di 45.000 mq, dove sono stati riuniti tutti gli impianti, per una efficace razionalizzazione logistica. Due le tappe evolutive più significative che ne hanno contraddistinto il percorso di crescita: una costante innovazione tecnologica e una grande diversificazione produttiva ed il compimento di un importante passaggio generazionale nel management aziendale. La forte vocazione familiare dell’azienda ha visto, infatti, negli anni successivi alla prematura scomparsa di Giovanni Cittadini, avvenuta nel 2013, il ruolo determinante della moglie Pia e dei figli Cesare, Paola, Marco e Lorenzo, oggi alla direzione della attività dell’azienda.

LE COMPETENZE: ESPERIENZA, QUALITÀ, TECNOLOGIA ED INNOVAZIONE

Capacità produttiva, innovazione tecnologica, qualità totale e la mission aziendale, incentrata su una continua R&S come leva strategica di crescita sostenibile, hanno segnato l’internazionalizzazione sui principali mercati mondiali, fino agli attuali successi: un progressivo incremento del fatturato negli ultimi tre anni del 70%, con valore della produzione di circa 24 milioni ed un export del 65% a fine 2022. Un costante sviluppo validato da importanti riconoscimenti, che confermano la vocazione all’innovazione dell’azienda, determinata ad ampliare il potenziale della produzione tradizionale di reti da pesca con quella innovativa delle reti per gabbie di acquacoltura, dove è diventata uno dei principali player mondiali. Cittadini ha saputo inoltre intercettare sempre di più le opportunità offerte da altri settori, puntando sulla diversificazione di utilizzo delle reti. Nella sua seconda divisione produttiva, la torcitura, ha sviluppato anche la lavorazione di cucirini, di filati ritorti per tessiture, nastrifici e applicazioni tecniche. Reti e filati che, valorizzati dall’eccellenza del colore della tintoria interna, vero fiore all’occhiello dell’azienda, hanno affascinato anche le esclusive nicchie dell’alta moda e soddisfatto quelle tecniche molto esigenti dell’automotive.

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RESPONSABILITÀ SOCIALE:

SVILUPPO E VALORE SOCIALE SOSTENIBILE NEL TEMPO

L’obiettivo di Cittadini spa è sempre stato orientato ad uno sviluppo duraturo e ad una crescita equa e inclusiva, nella consapevolezza delle problematiche ambientali e sociali. Gli ottimi risultati raggiunti confermano il rilievo della vision aziendale: creare valore sociale condiviso, valorizzando con orgoglio e passione la tradizione familiare manifatturiera della lavorazione della rete e della torcitura dei filati, innovandola con un approccio produttivo orientato verso un futuro ecosostenibile, con l’applicazione concreta dei principi ESG nel ciclo produttivo ed ambientale, oltre all’osservanza dei principi di sostenibilità etica di governance e di grande attenzione per tutti gli stakeholders, nel rispetto dei valori aziendali.

SOSTENIBILITÀ, AMBIENTE E TERRITORIO

Alla luce del suo comportamento virtuoso, Cittadini ha ottenuto svariati premi, tra cui l’ultimo nel novembre 2022, il Premio “Eccellenza PMI 2022” - categoria Ambiente e Territorio, promosso da Confindustria Brescia. Un riconoscimento prestigioso che premia il Progetto “Sostenibilità consapevole e condivisa” attuato nell’ambito della sua politica di “miglioramento continuo di C.S.R.”, operando in diversi ambiti e con svariate modalità in rapporto all’Ambiente e al Territorio. Convinta che l’ambiente è un bene primario da salvaguardare, l’azienda ha programmato le sue attività in modo da ridurre il loro impatto ambientale sul territorio ed aumentare la consapevolezza e formazione dei collaboratori sui temi della sostenibilità ambientale. Rientrano fra le misure adottate: l’acquisizione di nuovi macchinari Industria 4.0, la riduzione dei consumi energetici con l’installazione di un impianto di illuminazione a led ad altissima efficienza, l’installazione di un importante impianto fotovoltaico sull’intera copertura del capannone, dotato di ottimizzatori e di un sistema di monitoraggio, la riduzione del consumo di acqua con l’installazione di serbatoi per il recupero di acqua calda, il potenziamento in ottica 4.0 dell’impianto di depurazione acque, la riduzione di sprechi e della quantità dei rifiuti smaltiti, avviati tutti al riciclo. La “filosofia green” sposata da tempo dall’azienda ha stimolato anche la Ricerca e Sviluppo nell’ambito di nuove fibre, secondo i criteri dell’economia circolare, generando lo studio e la produzione di filati e di reti lavorati con materiali riciclati, che hanno consentito alla Cittadini di ottenere la prestigiosa Certificazione internazionale GRS 4.0 (Global Recycle Standard) per soddisfare le esigenze di prodotti sempre più sostenibili, soprattutto nel settore fashion/design e tecnico. Un’ ulteriore dimostrazione del contributo e dell’impegno della Società per l’avanzamento di uno sviluppo sostenibile, concretizzatosi in numerose iniziative in linea con le tre dimensioni di sostenibilità (ambientale, sociale e di governance), è il primo Bilancio di Sostenibilità 2022 realizzato dall’azienda e presentato nei giorni scorsi: un documento che ha lo scopo non solo di esplicitare in maniera chiara e trasparente i valori che contraddistinguono la Cittadini spa e le sue scelte, ma anche quello di consolidare la propria visione di impresa in ambito di futuro sostenibile e di illustrare i risultati raggiunti, fissando gli obiettivi di crescita dell’Agenda 2030, da condividere con tutti gli Stakeholders.

RISORSE UMANE: LA CENTRALITÀ DELLA PERSONA

Cittadini spa è una case history di come il core business dell’azienda, la rete, possa diventare anche modello etico-valoriale e simbolo strutturale di sviluppo d’impresa. Da sempre, infatti, l’azienda di Paderno Franciacorta ha lavorato rispettando la “filosofia della rete” che implica, oltre alla scelta etica di obiettivi condivisi per il bene comune ed il sostegno solidale, la centralità e valorizzazione della persona.

In questa visione sociale, l’azienda ha portato sempre grande attenzione alle persone, in primis ai collaboratori, suo vero capitale fondante, con particolare sensibilità per le donne (80% dell’organico), valorizzandone le competenze nel loro ruolo economico e supportandole nel loro ruolo sociale di madri. Per questo, ha attuato politiche all’avanguardia di conciliazione famiglia-lavoro: part time per cura dei figli, congedi straordinari per assistenza genitori anziani e/o familiari disabili, riorganizzazione di turni di lavoro con orari flessibili in entrata, pausa, uscita (30% del personale) collegati a orari di nidi, scuole, trasporti, turni di mariti; il tutto, in percentuali superiori agli obblighi di legge. L’azienda sì è resa disponibile anche alla riassunzione di dipendenti over 50 con contratti part time. Importante Politica di Responsabilità Sociale (CSR) e lavoro nella Cittadini è anche l’inclusione delle diversità, sia di lavoratori stranieri (20% in organico di 10 paesi diversi), senza discriminazione di genere, razza, religione, cultura, orientamento sessuale; inclusione di disabili anche senza legge 104 e in maggior percentuale contrattuale, contratti con Cooperative sociali per offrire lavoro a donne in condizioni di particolare disagio e fragilità, assunzione di ex-carcerati per favorirne il reinserimento sociale. Sempre in ottica di valorizzazione delle risorse umane, Cittadini ha effettuato molti investimenti per la sicurezza e tutela della salute sul lavoro e per la loro formazione, allo scopo di accompagnare la crescita umana e professionale dei propri collaboratori.

LA SOLIDARIETÀ COME VALORE PORTANTE DELL'AZIENDA

In questo contesto di valori e attenzione alle persone, Cittadini ha ideato, proposto e partecipato alla realizzazione di innumerevoli iniziative di solidarietà, tra cui, di particolare valenza, il progetto di sviluppo solidale internazionale “Reti di solidarietà femminile”, con il coordinamento della Fondazione Giuseppe Tovini di Brescia. Due gli obiettivi principali: sostenere lo sviluppo locale della zona costiera di Rameswaram in India (località Pamban nel Tamil Nadu, colpita dallo tsunami) con un’attività produttiva integrante la risorsa fondamentale della pesca e migliorare le condizioni socio-economiche delle donne di quella comunità, attraverso l’insediamento di un retificio meccanico per la produzione di reti da pesca. Beneficiarie dell’iniziativa sono state, in particolare, una cinquantina di donne vedove, che hanno trovato lavoro nella fabbrica, acquisendo nuova dignità e speranza di futuro.

“LA RETE DELLA VITA”:

UN LIBRO PER I 90 ANNI DELL’AZIENDA

A margine del 90° anniversario della Cittadini spa, celebrato il 25 giugno scorso con una S. Messa nel Monastero di San Pietro in Lamosa, a Provaglio d’Iseo in ricordo di Giovanni Cittadini, seguita poi da un momento conviviale, per esprimere affettuosa gratitudine a tutti i collaboratori, è stato donato ai presenti il libro “La Rete della vita”, edito da Grafo e realizzato da Pia Cittadini con la curatela di Massimo Tedeschi. Un racconto avvincente di novant’anni di azienda e lavoro, di storie di uomini e donne, che insieme hanno annodato con passione “La rete della vita” di Cittadini.

44 Via Trento, 35/45 Paderno F.C. (BS) Tel: 030 6857565
- www.cittadini.eu
info@cittadini.it
Mito s.r.l. Sede Via Sforzatica, 17 - 24040 Lallio (BG) Showroom Via Torquato Tasso, 111 - 24121 Bergamo info@multitermo.it | +39 035 690114 multitermo.it Visita il sito Climatizzatori e Pompe di Calore Acqua Calda Sanitaria Riqualificazione Energetica Non con Multitermo. Ambienti umidi?

BONESI TECNOVETRO GROUP:

la sfida del cambiamento

UN EVENTO IN GRANDE STILE

ORGANIZZATO DA BONESI TECNOVETRO GROUP CHE HA CHIAMATO A RACCOLTA

MOLTISSIMI CLIENTI, FORNITORI, COLLABORATORI ED AMICI DELLA STORICA VETRARIA

Una triplice ricorrenza che ha portato all’allestimento di un grande evento denominato ‘Le radici del nostro futuro’. Bonesi Tecnovetro Group, che comprende Vetraria Brembana e Vetraria Bergamasca Tecnovetro, aziende leader rispettivamente nella lavorazione di vetrate isolanti e nella tempera, serigrafia e stratifica del vetro, lo scorso 9 settembre, ha aperto le porte del proprio stabilimento di Zanica per festeggiare insieme a clienti, fornitori, collaboratori ed amici gli 85 anni del fondatore, il Cav. Angelo Bonesi, unitamente al 56° anniversario della Vetraria Brembana e al 25° della Vetraria Bergamasca Tecnovetro.

Un’occasione importante per la famiglia Bonesi, presente con il suo attuale Presidente Cav. Angelo Bonesi ed i figli Fabio, Laura, Sonia ed Ulisse, non solo per celebrare i grandi traguardi conseguiti in questi anni nell’ambito della lavorazione del vetro ma anche per tracciare la strada da intraprendere per il futuro.

Se da un lato, infatti, il passaggio generazionale è avvenuto in maniera graduale ed estremamente naturale, dall’altro c’è un’altra sfida per la famiglia Bonesi che attende di essere completata nel prossimo futuro: la transizione da modello artigianale a modello industriale. Un cambio di organizzazione necessario per la definizione di una strategia manageriale nel rispetto dei valori da sempre bandiera di questa realtà fondata nel 1967, valori volti in primis alla soddisfazione del cliente: spirito di squadra, qualità del prodotto e del servizio, etica e sostenibilità.

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Tommaso Revera Foto di Paolo Stroppa e di Cristian Cattaneo

La strada intrapresa, grazie anche alla consulenza della società SmartValue consulting, sta dando ottimi risultati;l’inserimento di nuovi profili professionali sia in ufficio, sia in produzione, infatti, sta garantendo un efficientamento di molteplici processi aziendali. Cuore per lo sviluppo del Gruppo è da sempre la forte predisposizione ad investire sistematicamente non solo sulle proprie risorse ma anche in mezzi di ultima generazione, software e macchinari che strizzano l’occhio all’innovazione ma anche alla sostenibilità ambientale. Già nel 2010, del resto, il gruppo aveva mostrato un’attenzione e una sensibilità per l’ambiente non banali investendo nel fotovoltaico ed installando sopra i propri capannoni pannelli in grado di produrre oltre 1,4 milioni di kW l’anno.

la sfida del cambiamento

Da piccola azienda artigianale, dunque, a realtà produttiva che non dimentica le proprie radici. Non è un caso, dunque, se tra le oltre 250 persone accorse il 9 settembre scorso per festeggiare la famiglia Bonesi, ci fossero clienti, fornitori ed affezionati della prima ora. Se Vetraria Brembana è riuscita a ritagliarsi una posizione di leadership sul mercato delle vetrate isolanti destinate al settore edile è anche grazie all’utilizzo di tecnologie sempre più sofisticate - ne è un esempio la linea di vetrocamera installata quest’anno (tra le prime in Italia) con applicatore TPS (Thermo Plastic Spacer) per accrescere la propria capacità produttiva e conseguire una migliore precisione.Vetraria Bergamasca Tecnovetro, invece, si è specializzata nella tempera, nella serigrafia e stratifica dei vetri piani introducendo la stampa digitale a caldo ed annunciando, per la metà del prossimo anno, l’entrata in funzione di un nuovo e rivoluzionario macchinario, Systrom Pro HD, per la lavorazione verticale del vetro con tecnologia a getto d’acqua integrata. Un’ulteriore dotazione, tecnologicamente sofisticata, per confermarsi in un mercato, quello dell’arredo di interni per il comparto contract, in cui ha fatto breccia da diversi anni.

LE RADICI

L’azienda nasce nel 1967 con una sede e due collaboratori. A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 il Cav. Angelo Bonesi perfeziona numerose acquisizioni tra cui Vetraria 2001, Vetraria Bonalumi Tecnovetro, Vetraria Bergamasca Prealpina e il ramo commerciale della Milver SpA. Nel 1998, dalla fusione della Vetraria Bergamasca e della Tecnovetro nasce la Vetraria Bergamasca Tecnovetro. Oggi il gruppo specializzato nella lavorazione del vetro dispone di due siti produttivi, 110 dipendenti ed un fatturato di 31 milioni di euro, risultati che il gruppo sta consolidando anche nell’andamento 2023.

LA DIREZIONE

A fianco del fondatore ed attuale Presidente, Cav. Angelo Bonesi, operano i figli: Laura, CEO di Vetraria Brembana, Sonia, CEO di Vetraria Bergamasca Tecnovetro, Ulisse CTO del Gruppo e Fabio membro del CdA.

PRODOTTI E SERVIZI

Vetraria Brembana propone vetrate isolanti (in doppia e tripla camera fino a 66mm di spessore) per isolamento termico, controllo solare, isolamento acustico e sicurezza. I suoi servizi contemplano consulenza, consegna e montaggio. I settori a cui si rivolge sono strutture ricettive, contract, edilizia pubblica e privata.

Vetraria Bergamasca Tecnovetro fornisce vetri temperati e stratificati speciali, serigrafati, antiriflesso per vetrine e musei, vetri per supporti digitali, specchi temperabili. I suoi servizi contemplano la progettazione, la produzione e la posa di vetri per molteplici settori che variano dall’edilizia, al navale, all’arredo d’interni, spaziando nel mondo contract, fino ad arrivare al supporto ad altre vetrerie.

GLI STABILIMENTI

La Vetraria Brembana opera attraverso un’unità produttiva situata ad Almè su un’area di 5.000 m2 mentre la Vetraria Bergamasca Tecnovetro attraverso un’unità produttiva situata a Zanica su un’area di 25.000 m2 di cui 18.000 coperti.

Vetraria Brembana s.r.l.

Via Olimpia 35, Almè (BG) Tel. 035 544555

info@vetrariabrembana.it www.vetrariabrembana.it

Vetraria Bergamasca Tecnovetro s.r.l.

Via Falcone 33, Zanica (BG) Tel. 035 4245711

info@vbtglass.com www.vbtglass.com

48 BONESI TECNOVETRO
GROUP:

BONESI

la sfida del cambiamento

Foto di Paolo Stroppa e di Cristian Cattaneo

Bergamasca Tecnovetro, le società che compongono il gruppo divenuto leader nella lavorazione del vetro.

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TECNOVETRO GROUP:

il cammino

intessiamo
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GLI ARAZZI DI LAURA RENNA IN MOSTRA PRIMA DELLA POSA SUL CAMMINO DELLE SORELLE.

UN PROGETTO ARTISTICO DI SLOW RIDE ITALY PER LA VIA DELLE SORELLE. 8 OPERE PERMANENTI E SITE-SPECIFIC DI LAURA RENNA LUNGO LA VIA DELLE SORELLE, A CURA DI ILARIA BIGNOTTI E CAMILLA REMONDINA

Il progetto - promosso e curato dall’Associazione Slow Ride Italy che ha ideato e coordina il Cammino La Via delle Sorelle, e sostenuto dal contributo del Bando Capitale della Cultura 2023 di Fondazione Cariplo in collaborazione con la Fondazione della Comunità Bergamasca e la Fondazione della Comunità Bresciana - vedrà la presenza lungo il Cammino di otto installazioni artistiche in lana, preziosi lavori di alta fattura realizzati dall’artista Laura Renna, che verranno donate a otto comuni attraversati dal cammino e già collocate da metà settembre.

Grandi arazzi intrecciati a mano, utilizzando circa duemila manufatti donati dall’azione collettiva e partecipata “50

MIGLIA - INSIEME NELLA CATENA UMANA” ideata dall’Associazione VIVA VITTORIA. Laura Renna ha infatti intessuto migliaia dei manufatti tessili prodotti dalla popolazione che ha risposto alla chiamata di Viva Vittoria, realizzando oltre 80 mila strisce di lana colorata, ciascuna lunga un metro e mezzo, per formare la variopinta catena umana, presentata il 4 giugno 2023, che ha unito 40 mila persone da Brescia a Bergamo, per una lunghezza di 50 miglia.

Le quattro opere destinate al territorio bresciano sono state presentate, in occasione dell’evento Franciacorta in città, il 7 settembre a Palazzo Martinengo Cesaresco. Le quattro opere destinate al territorio bergamasco sono state presentate al Teatro di Rosciate, durante la Festa del Moscato di Scanzo, il 9 settembre. In seguito, le opere verranno sono state allestite nelle loro collocazioni definitive nei comuni di: Brescia, Gussago, Adro, Ome, Bagnatica, Gorlago, Scanzorosciate, e Torre de' Roveri. “Immaginate un’artista che riceve nel suo atelier centinaia, migliaia di lunghe sciarpe di lana colorate, che sa essere state fatte da altrettante persone. - hanno commentato le curatrici del progetto Ilaria Bignotti e Camilla Remondina.

Immaginate questa artista che ha, nei mesi, percorso La Via delle Sorelle, attraversando boschi, alzando gli occhi agli alberi, scoprendo borghi e vallate, perdendosi in un panorama.

Immaginate poi che questa artista, tornata nel suo atelier, con le sue mani e con le sue braccia, ha intrecciato e assemblato questi manufatti tessili, trasformandoli in grandi arazzi carichi di colore, di sguardi, di poesia, di energia. Immaginateli ora appesi a un albero, installati all’esterno di una piccola chiesa, stagliati con potenza su un panorama. Questo è IntessiAMO il Cammino: otto opere di Laura Renna, nate dalla collettività e restituite ai viandanti, e agli abitanti, di otto bellissimi comuni attraversati da La Via delle Sorelle. Opere fatte da loro, per loro, con loro in cammino”.

“Quando sono arrivate le strisce di maglia nel mio studio – ha raccontato l’artista Laura Renna - ho pensato che sarebbe stato difficile dare un senso a tutta quella moltitudine di manufatti, mi sono sentita sopraffatta dal caos di tutti quei colori e fatture. Poi, come sperduta in una folla di sconosciuti ho iniziato a mettere ordine, separando e raggruppando le strisce per tonalità, come in una tavolozza.

Le ho intrecciate, e più volte sciolte, ma la mia partenza era sempre un buco, così ho deciso che “il buco” sarebbe stata la costante per tutte le opere. Pian piano ho intrecciato i manufatti come fossero pennellate di colore sulla tela. La forma è arrivata da sola. Sembrano fiori! - ho pensato subito - anzi no, stelle! Sì, stelle come quelle alle quali ci rivolgiamo quando non sappiamo più dove andare. Stelle ferme nel cielo, stanche forse, come quelle di Fernando Pessoa “Ho pena delle stelle che brillano da tanto tempo, da tanto tempo…”. Sollevata nel guardarle mi sono detta “sono sulla strada giusta e queste stelle saranno un sollievo per chi le scorgerà da lontano dopo un lungo cammino”.

Laura Renna nata a Brindisi nel 1971 vive e

a

L’artista articola la sua ricerca servendosi della scultura, dell’installazione e della fotografia. Natura, memoria, metamorfosi, spazio sono i temi intorno ai quali la sua ricerca si muove. Frutto di una pratica artigianale, il suo lavoro rivela una attitudine trasformativa, nell’intenzione di riplasmare ciò che ha perso valore e funzione. Vince nel 2008 il Premio Fondazione Arnaldo Pomodoro all’International Competition for Young Sculptors. Finalista nel 2016 del Premio Fondazione Henraux e nel 2015 del IV Premio Francesco Fabbri. Nel 2018 rappresenta l’arte italiana alla Shenzhen Biennale, Luohu Art museum, Shenzhen. www.laurarenna.it

intessiamo il cammino 54
lavora Modena.

Grazie Don giuseppe

BOCCALEONE SI APPRESTA A SALUTARE IL SUO PARROCO, DON GIUSEPPE ROSSI, DA 12 ANNI AL TIMONE DELLA PARROCCHIA CITTADINA

Ce ne fossero di Don Giuseppe. Una persona che in questi anni è riuscita ad intrecciare un profondo rapporto di amicizia e affetto con l’intera comunità e che ha lasciato un segno indelebile nel quartiere. Lo ha fatto grazie alla sua passione, al suo essere gentile e accogliente. Mancherà lui e la sua idea di Chiesa che non giudica ma che è rivolta al desiderio di amore verso l’incontro con Cristo così come il suo monito a tener sempre alimentata la fiamma della fede con gesti, parole e attenzioni.

Con quale stato d’animo si appresta a lasciare la comunità di Boccaleone?

“Visto che è il primo distacco forte da una comunità, devo ammettere che c’è un po’ di dispiacere e di sofferenza anche se, facendo il prete, sapevo che prima o poi sarebbe capitato”.

Qual è l’eredità più grande che lascia a Don Andrea Mangili?

“Più che le cose materiali - non sono mai stato un patito per le strutture - ritengo che l’eredità più bella siano le relazioni di amicizia e di comunione che dentro i vari gruppi parrocchiali si sono instaurate. Non relazioni in funzioni delle cose da fare ma rapporti di amicizia che si manifestano anche attraverso un servizio all’interno della comunità”.

Tommaso Revera - ph. Sergio Nessi

Venendo dall’Ufficio Catechistico Diocesano, di cui era Direttore, gli avrà già dato qualche consiglio, sbaglio?

“Ci dobbiamo vedere ancora per affrontare ancora alcune questioni… Ci sarà modo di confrontarsi in maniera proficua e costruttiva”.

Che situazione pensa di trovare a San Tomaso Apostolo?

“Non mi hanno anticipato molto: ho detto di sì a prescindere da qualsiasi situazione. Non mi sto impegnando troppo per capire che situazione troverò ma per essere più libero e disponibile al mio arrivo. Certamente ho intuito che ci sono delle difficoltà dal punto di vista economico e pastorale (come, del resto, in tutte le parrocchie) ma mi appresto a vivere questa nuova esperienza con serenità e con la voglia di dare qualcosa di buono”.

Senza metterla in difficoltà, cosa ne pensa del meccanismo secondo cui la CEI ha stabilito che i parroci devono essere nominati per almeno nove anni? Non è un concetto un po’ superato?

“Questa soluzione dei nove anni decisa dal Sinodo rispondeva ad alcune esigenze e probabilmente risponde anche ad alcune esigenze di oggi. Come ogni scelta o soluzione, non credo sia la più adatta. Per la mia esperienza personale nove anni per un prete in città, in un quartiere come Boccaleone, sono veramente pochi. Dodici anni sono sufficienti per conoscere e camminare anche se ne potrebbero servire altri. Poi, però, ritengo possa essere utile un cambio sia per un sacerdote che così si rinnova, sia per una comunità. Certo alla mia età spostarsi non è così facile: le energie non sono più quelle di una volta… Questo cambiamento mi auguro porti anche per me un rinnovamento sperando, non solo di star bene fisicamente, ma anche che i miei futuri parrocchiani non palesino troppe perplessità sulla mia età. Oggi come oggi trovare la strategia giusta, anche dentro alla Chiesa, è difficile con il calo enorme dei sacerdoti”.

Come spiega la carenza di sacerdoti e cosa farebbe per invertire questo trend? “Invertire il trend per avere più vocazioni sarebbe bello ma non saprei come. Certamente la situazione demografica incide enormemente così come la prospettiva per un giovane di fare il prete che non è più accattivante come invece era negli anni della mia giovinezza. E questo, forse, anche per causa nostra che non facciamo più vedere ai giovani quanto è bello essere prete. Indubbiamente la vita dei parroci è molto impegnativa: una moltitudine di responsabilità sotto tutto i punti di vista (amministrativo, penale, sociale, pastorale). Capisco quindi il motivo per cui diversi preti in età buona non se la sentano di compiere il grande passo”.

Per 12 anni è stato il riferimento di un quartiere con oltre 6.000 abitanti in cui coesistevano diverse problematiche: dalla povertà emergente alla solitudine sino alla coesistenza di molteplici gruppi etnici. Affidarsi con fiducia all’operato dei vari gruppi parrocchiali crede abbia giocato un ruolo determinante nell’instaurare quella vera amicizia necessaria per la buona riuscita delle cose?

“Questo è il percorso da seguire: la valorizzazione dei laici passa attraverso questa fiducia. Ed io sono stato ripagato alla grande: dalla Pastorale delle giovani coppie alla catechesi, dal cineteatro alla scuola dell’infanzia sino alla Clementina. A mio avviso questo è il futuro che non vuol dire fidarsi in maniera cieca solo in ottica di deresponsabilizzarsi o di lavorare meno ma per dire che la Chiesa non è dei preti ma dei battezzati. Certo è un rischio ma merita di essere affrontato altrimenti non educhi e una comunità non matura. Spero di ritrovare la stessa disponibilità anche a S. Tomaso ma sicuramente attuerò una politica di questo tipo che paga e genera più amicizia, fiducia, stima e senso di appartenenza”.

Il Cineteatro immagino sia una delle sue più grandi soddisfazioni. Non tanto la struttura in sé, molto all’avanguardia, ma per la sua gestione affidata esclusivamente all’impegno, al sacrificio e alla dedizione dei giovani parrocchiani. Non è così?

“È stata una sfida e mi auguro che il lavoro messo a frutto non vada perduto! Una struttura che ha dato spessore culturale, sociale e spirituale all’intero quartiere. Non sono riuscito purtroppo a portare avanti il mio progetto originario che contemplava il coinvolgimento di sei giovani con competenze trasversali nella gestione per fare in modo di collaborare anche con le istituzioni del territorio. Purtroppo non ce l’ho fatta ma devo dire che i ragazzi che sono subentrati, al netto di sacrifici e difficoltà, sono stati molto bravi”.

Grazie Don giuseppe 56

In questi anni non sono mancate decisioni importanti da prendere: l’ultima in ordine di tempo quella che l’ha vista donare al Comune di Bergamo parte del campo di calcio per riqualificare marciapiedi e parcheggi di via Gabriele Rosa per dare più vivibilità al quartiere. Per la sua esperienza quanto è stato difficile divulgare un modello culturale volto all’interesse collettivo prima che a quello individuale?

“Si tratta di una decisione presa prima del Covid e del progetto nuovo di RFI. Devo dire che è stata un’intuizione che non mi è costa francamente granché. Ragionando con la rete sociale e con gli assessori presenti in giunta, per far fronte ad alcune problematiche, abbiamo optato per questa scelta con l’intento di riqualificare quella zona e mettere in sicurezza i bambini che frequentano la scuola dell’infanzia. In fondo abbiamo dovuto rinunciare solo ad una parte di campo da calcio (da 11 è passato a 7, ndr.). Sono convinto che il bene comune superi quello individuale: se non entriamo in questa logica, rischiamo di offrire alle nuove generazioni molta più solitudine”.

Il suo trasferimento è stato un duro colpo per tutti così come quello del suo curato, Don Stefano Ubbiali, un ‘porto sicuro’ per i tantissimi ragazzi e adolescenti della parrocchia. Ha un rimpianto particolare che conserva nel suo cuore?

“Per fortuna Don Stefano, salvo clamorosi imprevisti, resterà ancora un anno. L’idea iniziale era di spostarci entrambi ma, vista la complessità di Boccaleone, mi sono speso in prima persona e già questa è una bella notizia. Più che rimpianto o cruccio mi piacerebbe che l’oratorio diventasse ancor di più un luogo di vocazione e spiritualità cristiana per le nuove generazioni, oltre che di aggregazione, socializzazione e servizi. Una fatica questa che riguarda un po’ tutti gli oratori della città. Rispetto al passato in cui si sentiva molto più netta la divisione oratorio - parrocchia, siamo riusciti in questo intento reimpostando la catechesi ma la strada tracciata va inevitabilmente perseguita perché l’oratorio è espressione della comunità cristiana”.

Domanda di parte. Che ne sarà del corso in preparazione al matrimonio dedicato alle giovani coppie che, anno dopo anno, qui a Boccaleone, si è ritagliato un ruolo di primissimo piano nel panorama delle parrocchie cittadine per la freschezza delle proposte e la contemporaneità dei contenuti? Non penserà mica di farci concorrenza…

“Sarei contento di farvi concorrenza perché vorrebbe dire che a S. Tomaso trovo quattro coppie come voi! In questa prima fase mi piacerebbe continuare una collaborazione per ‘esportare’ un’iniziativa che qui a Boccaleone è stata davvero molto apprezzata”.

Il prossimo 1 ottobre, Don Giuseppe Rossi celebrerà la messa di congedo per poi diventare il nuovo parroco di S. Tomaso Apostolo

Pangenoma umano: cos’è e come può proteggere dalle malattie

PRIMA LA SALUTE INFORMAZIONI & CURIOSITÀ

CANCRO, UN TEST DELLE URINE PUÒ DIAGNOSTICARLO IN ANTICIPO

Il test delle urine: quali tipi di cancro è in grado di rilevare?

È bene sottolineare che, il test delle urine per il cancro sviluppato dal MIT non è l’unico strumento del genere nato negli ultimi anni. In Italia, ad esempio, qualche mese fa è stato lanciato un test delle urine simile, ma utile soltanto per diagnosticare il tumore della vescica. Tornando al test del Massachusetts Institute of Technology, gli studiosi sostengono che sia anche in grado di individuare eventuali metastasi. Per il momento, solo alcune neoplasie vengono identificate, ovvero: polmoni e colon retto. “Il nostro obiettivo è creare firme di malattie e vedere se possiamo utilizzare questi pannelli con codici a barre non solo per leggere una malattia, ma anche per classificarla o distinguere diversi tipi di cancro“, ha dichiarato il co-autore Liangliang Hao. salute news

I recenti studi sul Dna si ampliano con una nuova scoperta, quella sul pangenoma umano, che potrebbe salvare la vita. Comprendere in profondità la vita umana e la cura delle malattie. Tutto questo è molto altro è ciò che potrebbe aiutare a fare il pangenoma umano, grazie ad una scoperta scientifica portata avanti da un gruppo di studiosi americani. Se fino ad oggi la ricerca biologica e la genetica utilizzavano come riferimento il genoma umano, oggi è stato costruito un nuovo modello di riferimento.

Che cos’è il pangenoma umano? Il genoma umano, utilizzato fino ad oggi dalla ricerca biologica e dalla genetica, è l’insieme del patrimonio genetico di un organismo. Il genoma umano parte dal dna dell’homo sapiens ed era stato ottenuto nel 2003. Confrontando il set completo di dna di ogni persona con questo genoma gli scienziati hanno fatto grandi progressi sulla vita umana e sulle malattie. Tuttavia il genoma non rifletteva lo spettro della diversità umana. Ed ecco dunque che oggi è stato costruito il pangenoma, ovvero una sequenza genetica completa che incorpora i genomi di 47 persone di vari Paesi del mondo.

La scoperta e costruzione del pangenoma umano è stata possibile grazie alle ricerche dello Human Pangenome Reference Consortium americano. Gli studiosi hanno combinato il materiale genetico di 47 persone riuscendo a sequenziare il pangenoma. Quest’ultimo è in grado di fornire una comprensione mai avuta prima della diversità umana. I quattro studi portati avanti sono stati pubblicati sulle riviste Nature e Nature Biotechnology.

Qui gli studiosi spiegano che il pangenoma dà loro modo di scoprire cose nuove sulle malattie fornendo spunti per le cure.

Nel dettaglio un pangenoma è l’insieme di istruzioni genetiche per costruire e sostenere un essere umano. Il progetto Human Pangenome è basato sul primo sequenziamento di un genoma umano completo, completato circa due decenni fa e ultimato lo scorso anno. Mentre il 70% di quel primo genoma proveniva da un uomo afroamericano, il pangenoma contiene invece il materiale di 24 persone di origine africana, 16 dell’America e dei Caraibi, sei dell’Asia e una dell’Europa.

I ricercatori hanno spiegato che, nonostante i genomi di due persone qualsiasi siano identici per più del 99%, è proprio quella differenza dello 0,1% che genetica e genomica studiano. Gli studiosi hanno aggiunto che i test genetici, grazie alle nuove scoperte, dovrebbero essere più accurati e miglioreranno la scoperta di farmaci. Inoltre verrà rafforzata la medicina personalizzata.

Quest’ultima utilizza il profilo genetico unico di ogni individuo per stabilire come prevenire, diagnosticare e curare le malattie. Il progetto sul pangenoma dovrebbe aiutare i medici a fare migliori diagnosi basandosi sulle caratteristiche genetiche di ogni paziente. La ricerca però non si ferma: gli studiosi vogliono aggiungere altri genomi al pangenoma. L’obiettivo è quello di avere sequenze di 350 persone entro la metà del prossimo anno.

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Cancro: test del sangue rivela 50 tumori con precisione del 75%

Secondo uno studio un esame del sangue, test Galleri, può rilevare il cancro in 3 casi su 4. Nell’85% dei casi indica anche il sito d’origine.

Il nuovo studio è stato presentato al meeting ASCO e potrebbe fungere da svolta nella diagnosi precoce. Secondo la ricerca un esame del sangue, chiamato Galleri, rileverebbe più di 50 tipi di cancro con una precisione del 75%. Inoltre il test riuscirebbe ad individuare anche il sito d’origine del tumore. In questo modo si potrebbe diagnosticare un cancro con grande anticipo e intervenire immediatamente al fine di scongiurare gli stati avanzati della malattia.

I risultati dello studio, chiamato SYMPLIFY, sono stati presentati il 3 giugno durante il meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) che si svolge a Chicago, negli Stati Uniti. Lo studio è stato condotto da un team di ricerca del Dipartimento di Oncologie dell’Università di Oxford, sotto l’egida del servizio nazionale britannico (NHS) e in collaborazione con il Dipartimento di scienze della salute delle cure primarie Nuffield, della Primary Care Clinical Trials Unit e dell’Ufficio per le sperimentazioni cliniche sull’oncologia.

Nello studio sono state coinvolte circa 5.500 persone con sintomi sospetti. Tutte sono state sottoposte al test Galleri, noto anche come MCED (multi-cancer early detection), ovvero un’analisi del sangue. Grazie ai sistemi di sequenziamento di ultima generazione e agli algoritmi di apprendimento automatico, ovvero un’intelligenza artificiale, il test cerca i biomarcatori del cancro, cioè frammenti di DNA delle cellule tumorali (ctDNA) che vengono rilasciati nel sangue prima della comparsa dei sintomi. Mentre si fanno sempre più passi avanti nella ricerca sui tumori il test Galleri, messo a punto dalla società statunitense GRAIL, è riuscito ad individuare il cancro in 323 persone.

Successivamente, tra le 323 persone, 244 hanno ricevuto una diagnosi di tumore tramite metodi tradizionali. Il test mostra dunque una precisione del 75% con falsi positivi pari solo al 2,5%. Inoltre nell’85% dei casi il test ha rilevato anche la fonte del cancro. Tuttavia ad oggi il test deve essere ancora perfezionato. La sensibilità infatti è parsa più elevata nei casi di cancro in stadio avanzato. Il test è in fase sperimentale e, prima di poter essere inserito nella pratica clinica concreta, mira ad individuare il cancro in fase precoce.

Massima sorveglianza per i tumori femminili

Le nuove tecniche di sequenziamento genetico accrescono oggi la possibilità di prevenzione e sorveglianza dei tumori femminili. L’obiettivo è quello di anticipare la diagnosi e di stabilire le cure più adatte per le donne con rischio aumentato di sviluppare neoplasie all’ovaio e della mammella. Indagando i cromosomi 13 e 17, sono state individuate alterazioni ereditarie nei geni BRCA1 e BRCA2, note anche come “mutazioni Jolie” dal nome dell’attrice che ha reso pubblica la sua storia clinica e familiare. Si tratta di un Test Genetico per verificare la presenza di mutazioni del gene BRCA1 e del BRCA2 tramite indagine del DNA su un campione di sangue prelevato. L’indagine ricerca le mutazioni ereditarie germinali che possono essere trasmesse ai figli e che predispongono la donna ad un aumento del rischio di sviluppare il tumore dell’ovaio e della mammella. Il test genetico viene proposto innanzitutto alle pazienti con malattia dell’ovaio o della mammella perché offre soluzioni terapeutiche decisive per il soggetto interessato ed offre informazioni molto importanti per il contesto familiare. Quando il test dimostra una mutazione sfavorevole del gene BRCA1/2, si suggerisce di estendere lo screening anche ad altre parenti di sesso femminile interessate al percorso di prevenzione. Oggi siamo in grado di offrire questo test anche a donne sane con provata famigliarità per la patologia ovarica o mammaria. Questo esame del sangue permette di accedere ad un programma di sorveglianza attiva nelle persone sane-portatrici del gene mutato oppure consente di proporre una chirurgia mininvasiva che riduce sensibilmente il rischio di sviluppare il tumore. Con le tecniche di nuova generazione, il sequenziamento è diventato più veloce e meno costoso. Oggi in tutto il mondo si esegue un numero grandissimo di analisi genomiche, con conseguente aumento della quantità di dati disponibili. Gli epidemiologi hanno stimato che le strategie mediche o chirurgiche per ridurre il rischio oncologico nelle persone sane, positive al test BRCA, favoriranno una netta diminuzione del tumore ovarico. Questo obiettivo è di straordinaria importanza per tutelare la salute delle donne nell’ambito di una patologia neoplastica che fino ad oggi non riconosceva metodi di screening e di prevenzione semplici ed efficaci.

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PITTURA DI STORIA E MELODRAMMA. A CURA DI FERNANDO MAZZOCCA E M. CRISTINA RODESCHINI.

FINO AL 14 GENNAIO 2024

ACCADEMIA CARRARA DI BERGAMO

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Francesco Hayez, Ritratto di Matilde Juva Branca,1851 Milano, Galleria d’Arte Moderna

Una mostra da vedere, da sentire e da ascoltare: Accademia Carrara si trasforma in un teatro, grazie a un allestimento coinvolgente e immersivo, e mette in scena un grande progetto espositivo, il terzo e ultimo dell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura, in cui il pubblico è invitato ad assistere, con emozione, alla scoperta della pittura, della musica, dei protagonisti di un’epoca irripetibile, l’Ottocento. Tra storia e arte, passioni e musica, eroi e letteratura, amicizia e rivalità, eleganza e inganni, incontri e salotti, applausi e fischi: Tutta in voi la luce mia. Pittura di Storia e Melodramma è un racconto dell’affascinante e continua alternanza tra verità e rappresentazione, tra pittura e musica. Sembra di vederli piuttosto in un teatro che sulla grande scena del mondo, in un progetto che abolisce i confini tra tele dipinte e scene, per rappresentare quanto fu un periodo di contaminazione tra le arti, tra ispirazioni, temi e artisti, un momento di sentimenti comuni. L'Ottocento romantico: l'affermazione della pittura di storia, della letteratura e della poesia, dell'opera lirica italiana nel mondo e che in particolare tra il 1815 e il 1848 dischiuse le porte alla modernità. Il titolo dell’esposizione rende omaggio a Gaetano Donizetti, Tutta in voi la luce mia è una delle arie dell’Anna Bolena, una dei temi rappresentati in mostra. Grazie alla pittura - con oltre 40 opere in particolare di Francesco Hayez, Francesco Coghetti, Domenico Morelli e Giovanni Boldini - attraverso prestiti nazionali e internazionali, alcuni inediti si raccontano gli straordinari protagonisti di un’epoca che rese l’Italia famosa in Europa e nel mondo, come Gioachino Rossini, Gaetano Donizetti, Vincenzo Bellini e Giuseppe Verdi, le loro composizioni, i teatri, gli eroi, i personaggi, gli incontri, accompagnando il pubblico in un viaggio che possa far comprendere quanto la lirica sia parte fondante, attraente e presente della nostra cultura. Non esiste in Italia un paese senza una via, una piazza intitolata ai grandi protagonisti del melodramma, così sono moltissime le città con teatri lirici a loro dedicati, questa appartenenza, che va ben oltre la toponomastica, è una stratificazione che il percorso espositivo della Carrara vuole sottolineare come ricchezza, testimonianza di Italia nel mondo. Un patrimonio e un’attualità che il progetto rappresenta anche nei temi, nelle emozioni come l’amore, la libertà, l’orgoglio, l’appartenenza a una nazione.

Una mostra che trova in Bergamo la città ideale, perché luogo di nascita di Gaetano Donizetti, uno dei grandi protagonisti del melodramma e, in Accademia Carrara una sede d’elezione, perché negli anni rappresentati dall’esposizione cresceva come scuola d’arte e grande officina di pittura di storia.

Francesco Hayez, L’ultimo abboccamento di Jacopo Foscari con la propria famiglia prima di partire per l’esilio cui era stato condannato (I due Foscari), 1838-1840. Milano, Gallerie d’Italia - Collezione Fondazione Cariplo

Francesco Coghetti, Episodio del Diluvio universale, 1851, Città del Messico, Secretaría de Cultura, Instituto Nacional de Bellas Artes y Literatura, Museo Nacional de San Carlos

Un progetto ricco oltrechè di protagonisti, di eroi come Giulietta e Romeo, Anna Bolena, Otello, Torquato Tasso, Maria Stuarda, Marin Faliero che proprio in quegli anni formarono un nuovo immaginario - dalla letteratura al palcoscenico sulla telasostituendo miti greci e romani, creando una epopea più vicina alla sensibilità di un pubblico sempre più vasto e partecipe, formato dai lettori dei romanzi storici, dai frequentatori dei teatri e delle esposizioni d’arte che nelle vicissitudini dei personaggi in alcuni casi realmente esistiti proiettano i tormenti dell’uomo romantico, con una attenzione straordinariamente nuova alle figure femminili.

Il tutto contribuisce a costruire una nuova sensibilità verso il passato - soprattutto Medioevo e Rinascimento - in un avvincente confronto tra le arti in grado di attualizzare e rievocare con episodi della storia e, allo stesso tempo, di incantare, coinvolgere ed emozionare.

Una serie ampia di ritratti, dei pittori, dei musicisti, degli scenografi, dei cantanti restituirà le sembianze dei protagonisti di questo mondo straordinario strettamente le-

TUTTA IN VOI LA LUCE MIA

gate tra loro da amicizie, amori, anche non ricambiati, come quello di Bellini per Maria Malibran; collaborazioni, tra Hayez e il Teatro della Scala e Accademia di Brera o tra Cognetti che ritrasse Donizetti a Roma con tra le mani alcuni spartiti; salotti, di Casa Branca o della contessa Maffei o della famiglia Belgiojoso; rivalità, come tra Donizetti e Bellini; affetti, a tratti commoventi; corrispondenze continue, fatte di lettere e biglietti; incontri, come quello tra Rossini e Hayez amici fin dalla gioventù; impegno pubblico, Giuseppe Verdi fu senatore del Regno d’Italia; popolarità, soprattutto destinata ai can

A sinistra: Francesco Hayez, L’ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo, 1823. Tremezzina, Villa Carlotta. Al centro: Cosroe Dusi, Romeo e Giulietta, 1838. Verona, Musei Civici, Casa di Giulietta. A destra: Francesco Hayez, Il tenore Giovanni David sulla scena del melodramma “Gli arabi nelle Gallie” di Giovanni Pacini, 1830. Milano, Accademia di Belle Arti di Brera

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tanti e alle cantanti, veri e propri divi in chiave moderna. Un gruppo di persone che si ritrovava con continuità, per lavoro e per svago, che condivideva momenti tra piacere e impegno, tra salotti, teatri e atelier d’artisti.

L’allestimento rende visibili alcuni meccanismi dell’opera lirica cercando di svelare le differenze tra la bidimensionalità di un dipinto e la tridimensionalità di uno spettacolo teatrale, anche grazie a un percorso che, in ogni ambiente, suscita un’esperienza. Il pubblico diventa parte attiva, grazie ad ascolti musicali, attraversando scenografie come la ricostruzione della facciata del Teatro Donizetti di Bergamo, coinvolto in video installazioni, grazie a un collage fotografico che crea un paesaggio d’invenzione, o alla ricostruzione del camerino dell’artista. Si potrà attraversare un sipario, accedere, tramite proiezioni, a partiture e sparititi, ma soprattutto ammirare opere d’arte potendo comprendere al meglio le dinamiche e le ispirazioni che animarono un momento eccezionale della nostra storia.

I PROTAGONISTI

Gli artisti: Francesco Hayez (1791-1882), Francesco Coghetti (1802 - 1875), Domenico Morelli (1823 -1901) Giovanni Boldini (1842-1931), Anselm Feuerbach (1829-1880), Pompeo Marchesi (1783-1858); i musicisti: Gioachino Rossini (1792-1868), Gaetano Donizetti (1767 -1848), Vincenzo Bellini (1801-1835), Giuseppe Verdi (1813-1901); oltre a cantanti, scenografi, intellettuali, committenti e animatori di salotti e vita come Matilda Juva Branca, Nicolò Paganini, Giuditta Pasta, Caterina Cornaro, Giovanni David, Alessandro Sanquirico, Elisabetta Bassi Charlé.

Il percorso prevede 8 sezioni per otto opere liriche, alcuni temi, oltre a un importante capitolo dei ritratti dei protagonisti tra compositori, cantanti, scenografi, intellettuali, autoritratti. Le sezioni: Anna Bolena e Maria Stuarda; Romeo e Giulietta; La storia di Venezia; Torquato Tasso; I lombardi alla prima crociata; Il diluvio universale; Ritratti in scena.

Vincenzo

Francesco Coghetti (att.), Ritratto del giovane Donizetti, 1824 ca. Milano, Alifin s.r.l. P.zza Giacomo Carrara, 82 Bergamo lacarrara.it Catalano, La sonnambula, 1848. Roma, Berardi Galleria d’Arte

Brescia Musei

LORENZO MATTOTTI.

STORIE, RITMI, MOVIMENTI

Dagli esordi underground alle illustrazioni per i grandi giornali, dai primi comics ai film d’animazione, la retrospettiva che con circa 250 lavori – quadri, schizzi preparatori, appunti, manifesti, animazioni cinematograficheapprofondisce il lavoro di un artista noto in tutto il mondo,la cui creatività è stata profondamente influenzata da musica, cinema e danza. Nella grande mostra anche un’importante opera inedita: un trittico dedicato alla danza collettiva realizzato per il progetto bresciano.

a cura di Melania Gazzotti
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Uno stile fatto di ritmo e dinamismo, colori vibranti quasi ipnotici, la capacità di raccontare tutto lo spettro delle emozioni umane, infrangendo le barriere tra i generi: è l’arte dell’illustratore, fumettista, artista e regista italiano Lorenzo Mattotti (Brescia, 1954), che dal 14 settembre 2023 al 28 gennaio 2024, negli spazi del Museo di Santa Giulia di Brescia, viene raccontata dalla mostra Lorenzo Mattotti. Storie, ritmi, movimenti a cura di Melania Gazzotti.

Il percorso di mostra approfondisce i tre ambiti di creazione che più hanno influenzato il lavoro del grande artista contemporaneo (fu lui, insieme al collettivo Valvoline, a prefiggersi dal 1983 un’ottica interdisciplinare e pop che mettesse in dialogo il fumetto con il linguaggio dell’arte). La musica, il cinema e la danza sono i tre contesti che offrono l’occasione di conoscere, in una prospettiva inedita e originale, la vastità della sua produzione – che spazia dai disegni pubblicati sulle più rinomate testate nazionali e internazionali, ai manifesti di importanti eventi culturali, come il Festival di Cannes e la Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia – in un percorso che rivisita integralmente la sua carriera dagli anni Ottanta fino ai successi dei giorni nostri. Proprio la forte connessione di Lorenzo Mattotti con il mondo del cinema è il fil rouge che ha supportato la scelta di Fondazione Brescia Musei di portare questa straordinaria mostra a Brescia. La città ospita, infatti, la rinomata sala cinematografica d'essai, il Nuovo Eden, gestito dalla stessa Fondazione. Questo cinema, recentemente rinnovato, è conosciuto per una programmazione di qualità e d'autore, di respiro internazionale, rendendo l'incontro tra l'arte di Mattotti e il mondo del cinema un connubio perfetto.

Cinema 1
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I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo e i suoi disegni appaiono su riviste e quotidiani, The New Yorker, Le Monde, Das Magazin, Süddeutsche Zeitung, le Nouvel Observateur, Corriere della Sera e la Repubblica.

La mostra è organizzata in tre sezioni, una per ambito creativo, in cui viene esplorato nel dettaglio il rapporto di fascinazione reciproca tra l’artista e i suoi soggetti, partendo dai disegni preparatori fino all’opera finale, e con numerosi video e estratti di animazioni cinematografiche, in un percorso immersivo che "nella vertigine del movimento e nel frullio delle sue figure" (Belpoliti) accompagna il pubblico in una esperienza totale nell'arte di Mattotti, nelle sue immagini, suoni, linee e colori.

LORENZO MATTOTTI 68 Cinema 3
Museo di Santa Giulia Via dei Musei, 81 - Brescia FINO AL 28 GENNAIO 2024 Danza 5

SOLO COSE BELLE

THE ONE QUICK-LOCK

L’UNICA BICICLETTA CON RUOTE DA 28 POLLICI STIVABILE IN POCHI CM.LA PRIMA LIMITED EDITION È ISPIRATA ALLA GAMMA DI YACHT REGINA DI FABBRICA ITALIANA MOTOSCAFI E SARÀ REALIZZATA IN SOLI 10 ESEMPLARI.

Si chiama “The One Quick-Lock”, ed è l’ultima creazione di Scatto Italiano, atelier milanese della bicicletta su misura. É un’innovativa gamma di biciclette dotate del sistema di aggancio e sgancio Quick Lock, da cui prende il nome, che permette di scindere la bicicletta in due parti completamente separate e stivarla in uno spazio di pochi cm all’interno di una valigetta customizzabile in alluminio. Fedele alla mission del 100% personalizzabile e del su misura, Scatto Italiano ha realizzato i primi modelli della gamma “The One Quick-Lock” ispirati al mondo della nautica, dando vita alla “The One Regina”.“The One Regina” è stata progettata da Scatto Italiano in collaborazione con FIM|Fabbrica Italiana Motoscafi, una delle realtà più dinamiche e in forte crescita dell’industria nautica italiana. Nata dall’idea di completare ed estendere l’emozione e il piacere dell’esplorazione a bordo di uno yacht anche sulla terra ferma, “The One Regina” è una due ruote sofisticata, dinamica e sostenibile che interpreta perfettamente l’anima sportiva e il comfort della gamma di Yacht Regina.

Realizzata in una Limited Edition di 10 esemplari, The One Regina richiama nella grafica, nei colori e nei materiali l’elegante family feeling della novità 2024 FIM: il 440 Regina. Ne sono un esempio il manubrio Barra e il piano del portapacchi Scatto Italiano, entrambi integrati con delle fresature riempite dello stesso silicone delle imbarcazioni FIM così da garantire il medesimo effetto soft touch e antiscivolo sia

per le impugnature sia per gli oggetti che verranno posizionati sul piano del portapacchi. Ed è proprio quest’ultimo a riprendere inoltre l’estetica inconfondibile del disegno grafico delle pavimentazioni del 440 Regina. La verniciatura della “The One” riprende la stessa palette cromatica dell’imbarcazione di cui porta il nome: l’elegante gradazione di grigio scelta da FIM, diviene un vero e proprio abbraccio visivo per il gioco grafico che si sviluppa tra il rame e il bianco. Ispirato al design dinamico del 440, anche il gioco grafico presente sulla bicicletta è un omaggio al concetto di velocità, riprendendo la spuma del mare tagliata dallo scafo durante i suoi viaggi esplorativi così come il concetto di andare sempre avanti verso l’esplorazione di nuovi orizzonti e paesaggi.

Nel dettaglio, “The One Regina” permetterà agli armatori di visitare i punti di approdo in totale libertà e comodità, senza limitare gli spazi di bordo o accontentarsi di biciclette identificate come minibici con cerchi da 12 o 20 pollici. Realizzata in acciaio Columbus ultraleggero saldato con una lega ad alto tenore di argento e seguendo rigorosi canoni di artigianalità e di realizzazione 100% Made in Italy, la bicicletta è divisibile in sole due parti e permette una gestione semplificata degli spazi una volta riposta nella sua valigetta rigida. Il tutto in pochi secondi, grazie allo speciale giunto Quick Lock che, dotato di 2 svasi trasversali e 1 incastro, permette un montaggio e uno smontaggio immediato e intuitivo.

FABBRICA ITALIANA MOTOSCAFI IL NUOVO FIM 440 REGINA

IL CANTIERE CON SEDE A CIVIDATE HA ANCHE ANNUNCIATO LA PARTNERSHIP CON CBS E RECARBON CHE PERMETTERÀ, PER LA PRIMA VOLTA NEL SETTORE NAUTICO, L’UTILIZZO DELLA FIBRA DI CARBONIO RICICLATA PER LE SOVRASTRUTTURE.

FIM|Fabbrica italiana Motoscafi ha presentato, in anteprima mondiale, al Cannes Yachting Festival 2023, il nuovo modello Regina 440, che completa la gamma di open walk-around declinata nei modelli 470 e 340. Forte di un’anima sportiva e del comfort da grande yacht, la nuova imbarcazione punta a rafforzare i segni distintivi che, sin dal suo esordio, contraddistinguono il DNA del cantiere.

Progettata per una vita di bordo dinamica e una navigazione sicura e piacevole, FIM 440 si contraddistingue per gli spazi esterni trasformabili protetti da un Hard Top integrato e completamente apribile nella parte superiore grazie ad un sistema in carbonio a lamelle rotanti. L’Hard Top, in perfetta armonia con gli stilemi dello scafo, è stato studiato con riferimenti all’automotive, per conferire un senso di dinamismo e leggerezza, valorizzato con particolari in acciaio e inserti laterali in vetro retroilluminato.

Inoltre, parte proprio da qui la rivoluzione FIM: sulla spinta di costruire prodotti sempre più ecosostenibili, per la prima volta nel settore nautico, grazie alla tecnologia sviluppata da Recarbon in partnership con CBS, FIM utilizzerà la fibra di carbonio riciclata proveniente dal settore aeronautico, che mediante processi di rigenerazione, viene recuperata con caratteristiche prossime al prodotto originario e utilizzata per le sovrastrutture delle imbarcazioni e, in particolare sul Regina 440, per i pannelli di rivestimento, garantendo leggerezza e allo stesso tempo un recupero di materiali.

Al fine di massimizzare il comfort e ampliare la vivibilità della barca, nelle murate sono state inserite diverse movimentazioni come le terrazze abbattibili nel pozzetto, la plancetta lift di poppa e una passerella a scomparsa.

CANNES YACHTING FESTIVAL
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SOLO COSE BELLE

FIM 440 REGINA: PRIMA NEL SETTORE NAUTICO AD UTILIZZARE LA FIBRA DI CARBONIO RICICLATA

Con il nuovo 440 Regina, FIM si conferma cantiere innovatore e precursore con l’utilizzo della fibra di carbonio riciclata per la realizzazione delle sovrastrutture. Infatti, lo sviluppo di Yacht innovativi non può prescindere dallo studio di componenti che siano leggere, rigide e, oggi, anche ecosostenibili. Utilizzata da anni nel settore aeronautico e delle automobili racing e super car la fibra di carbonio garantisce oltre che leggerezza, molta rigidità e stabilità anche ad elevate temperature. Per questo risulta essere vantaggiosa per la realizzazione delle sovrastrutture e degli hard top, posizionati nella parte superiore degli yacht e spesso colorati di tinte scure.

Per la realizzazione del FIM 440 Regina, in particolare, il cantiere ha deciso di utilizzare la fibra di carbonio realizzata con la tecnologia, sviluppata dalla Recarbon di Busto Arsizio in partnership con CBS, che prevede la rigenerazione di fibra proveniente dal settore aeronautico.

Una scelta ecosostenibile con lo scopo di ridurre l’impatto ambientale e creare un’economia circolare anche per i materiali compositi che, per primo nel mondo della nautica, FIM ha voluto perseguire.

Mentre, a prua, insieme all'ampio prendisole, troviamo un’innovativa soluzione che permette di trasformare la zona di ormeggio in un divano per una comoda e aggiuntiva area relax. Il pozzetto ospita una zona pranzo con due divani contrapposti e un tavolo centrale abbattibile per la conversione in prendisole, una grande cuscineria, un mobile cucina e la postazione di governo.

Passando agli interni, sul FIM 440 Regina si contraddistinguono per gli ampi spazi con un’altezza di due metri. Volumi che garantiscono la centralità della luce naturale per valorizzare al meglio ambienti esclusivi e di design, in grado di essere sfruttati in ogni momento e in modo versatile. Il layout prevede una cucina spaziosa e completamente equipaggiata, una dinette a prua trasformabile in modo semplice e funzionale, due bagni con doccia separata comunicante, e una cabina armatoriale a poppa con una altezza e volumi sorprendenti per una barca di queste dimensioni. La versatilità degli ambienti è garantita dalla presenza di una parete richiudibile a prua, che garantisce la separazione degli ambienti e crea due ampie cabine, entrambe con accesso privato al bagno.

Corrado Piccinelli, fondatore e anima creatrice dei prodotti FIM ha spiegato: “Un progetto di successo è il risultato di una squadra costruita con cura, in cui ogni membro è un tassello prezioso che contribuisce con competenza e passione. Per il FIM 440 Regina ho scelto di collaborare con professionisti del settore, per delineare le caratteristiche della nuova generazione di yachts FIM. In particolare, Alessandro Lottici dello studio Design aLOT ha progettato gli esterni e Arianna Bianchi e Silvia Capelli dello studio LDI Design hanno curato gli interni”.

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Oscar Mamooi

Hope, Isobel, Nereidi e Saint

“SOLO CHI È IN GRADO DI IMMAGINARE COSE FOLLI SARÀ IN GRADO DI CREARE COSE INIMMAGINABILI”

Quattro nuovi modelli per Oscar Mamooi che sceglie il volto di Alice Balossi come testimonial per la nuova campagna

“SOLO CHI È IN GRADO DI IMMAGINARE COSE FOLLI SARÀ IN GRADO DI CREARE COSE INIMMAGINABILI”

Oscar Mamooi, marchio di occhialeria dall’importante impatto nel mondo dell’eyewear, nasce a Milano nel 2020 da una collaborazione tra l’omonimo designer di origini napoletane e Prophilo, azienda leader nella produzione di modelli da sole e da vista. Gli accessori, pensati come vere e proprie opere d’arte, hanno l’obiettivo di andare oltre la consuetudine e il mercato: Oscar, infatti, identificandosi con l’estetica del marchio, utilizza la propria immagine in chiave ironica, mischiando lati mascolini e tratti di femminilità.

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Il surrealismo diventa l’elemento centrale a comporre l’immaginario intorno alle creazioni e anche allo humor non manca spazio. Si crea un’illusione onirica in cui il sogno rappresenta la fonte creativa. Da qui nascono le illustrazioni di svariate personalità, dalle dive hollywoodiane degli anni cinquanta, alle pin-up, casalinghe borghesi, gran dame dell’alta società ai bodybuilder degli anni ottanta.

Rigorosamente realizzati in Italia, gli occhiali presentano combinazioni originali di materiali come acetato Mazzuchelli e titanio fresato. Prophilo utilizza tecnologie avanzate come la termoformatura per conferire un effetto tridimensionale a un design audace. Proiettato verso tutto ciò che risulta non convenzionale, Oscar Mamooi non smette di sperimentare e superarsi, per un’estetica fuori dagli schemi, da sempre ispirata alla natura, che stupisce e seduce. Per rendere le collezioni ancora più esclusive i pezzi vengono fatti in limited edition, suddividendo le tematiche in macro famiglie. Attraverso il viso e le espressioni di Alice Balossi, esperta didessert, ex concorrente del programma tv Bake Off Italia e fondatrice della sua pasticceria, La Baloss, nei pressi della centrale Porta Venezia a Milano, Oscar Mamooi dà vita a quattro nuovi modelli di occhiali che celebrano forme esilaranti e linee fluide.

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Royal Enfield Classic 350

ROYAL ENFIELD RILANCIA IL SUO MODELLO “STORICO”, DOTATO ORA DI UN NUOVO MOTORE MONOCILINDRICO DA 349 CM3 E 20 CV. LA CLASSIC SEMBRA UNA "VERA" MOTO D'EPOCA, MA È OMOLOGATA EURO 5, VA BENE SOPRATTUTTO CONSUMA DAVVERO POCO: QUASI 50 KM/L NEL CICLO URBANO. MOLTO BUONO IL PREZZO, INFERIORE A QUELLO DI TANTI SCOOTERONI ALLA MODA € 5.000

Il suo nome dice già tutto. Classica di nome e di fatto, la nuova Royal Enfield riprende lo stile generale e molti elementi della 500, uno dei modelli che hanno fatto la storia della casa indiana, rimasto in listino fino al 2020. Ma in realtà la Classic 350 è una moto tutta nuova: sotto le sue forme in purissimo stile anni 60 con tanto di faro tondo (con luce alogena), serbatoio a goccia, cerchi a raggi e tante cromature, troviamo una meccanica e una ciclistica moderne.

eleganza intramontabile
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Il motore (lo stesso della Meteor 350) è un monocilindrico Euro 5 accreditato di 20,2 cavalli a 6.100 giri/min e 27 Nm a 4.000 giri/min, accoppiato a un cambio a 5 marce: un motore molto parco nei consumi e privo di elettronica di controllo (con questa potenza non serve). Anche la ciclistica sfrutta l’esperienza della Meteor: il telaio è lo stesso monotrave in acciaio a doppia culla, le sospensioni prevedono una forcella da 41 mm e due ammortizzatori regolabili su sei posizioni. L’impianto frenante propone un disco anteriore da 300 mm con pinza ByBre e un disco posteriore da 270 mm, supportati da un ABS a due canali. Davanti c’è un cerchio da 19” con gomma da 100/90, dietro invece c’è un cerchio da 18” con gomma 120/80 (sulla Meteor il cerchio posteriore è da 17”). Il peso della Classic 350 è di 195 kg. I prezzi sono concorrenziali: si va dai 4.800 euro della versione base ai 5.000 euro della versione “top” in queste pagine.

La Classic 350 è una moto classica a tutti gli effetti: lo stile è curato, le finiture sono di qualità. Il motore però è Euro 5 e l’affidabilità è quella di una moto moderna Il cruscotto “misto” offre un classico tachimetro analogico e un display digitale in cui si trovano tutte le altre info, tra cui il livello del carburante

Come va

La città è il suo terreno ideale: la Classic 350 se la cava benissimo tra sanpietrini e rotaie del tram grazie alle ruote di grande diametro, all’ampio raggio di sterzo e alla sella confortevole. La posizione di guida è naturale e comodissima, mentre le sospensioni morbide ma non cedevoli sono perfette anche per viaggiare da soli e in due. Le dimensioni sono compatte, perfette per sgattaiolare tra le auto, ma il peso vicino ai 200 kg rende le manovre da fermo un po’ laboriose. Il motore è pronto ai bassi e capace di allungare in caso di necessità, ma per guidare “allegri” bisogna usare molto il cambio. Si tratta però di una forzatura: la Classic preferisce una guida rilassata e rotonda, inutile cercare prestazioni che non sono nelle sue corde.

CARTA D'IDENTITÀ

Dati tecnici (dichiarati dalla casa)

Motoremonocilindrico 4 tempi

Cilindrata (cm3)349,3

Raffreddamentoad aria/olio

Alimentazionea iniezione

Cambioa 5 marce

Potenza CV20,2

Freno anteriorea disco

Freno posteriorea disco

Velocità massima (km/h)nd

Dimensioni

Altezza sella (cm)80,5

Interasse (cm)139

Lunghezza (cm)214,5

Peso (kg)195

Pneumatico anteriore100/90 - 19"

Pneumatico posteriore120/80 - 18"

Capacità serbatoio (litri)13

Riserva litri4

Eleonora Abbagnato

La danza omaggia Bernini

ALLA GALLERIA BORGHESE

UN’APERTURA STRAORDINARIA SERALE

PER UNO SPECIALE OMAGGIO A BERNINI

NEL SEGNO DELLA DANZA

Il 13 settembre, con un’apertura speciale Galleria Borghese ha accompagnato i visitatori alla scoperta dei capolavori del Bernini attraverso La danza omaggia a Bernini: una performance itinerante di danza tra le sale del museo che ha preso ispirazione proprio dalla potenza teatrale dell’opera del grande maestro barocco.

A rendergli omaggio sono stati due protagonisti della danza internazionale, Eleonora Abbagnato, già étoile dell’Opéra de Paris e direttrice del Corpo di ballo dell’Opera di Roma, e Sergio Bernal, già primo ballerino del Ballet Nacional de España. Con loro, i coreografi/danzatori Sasha Riva e Simone Repele, ognuno dei quali ha condotto il pubblico lungo un percorso immersivo, un viaggio tra suggestioni coreutiche, artistiche, storiche e architettoniche alla scoperta di opere, storie, miti e artisti, in un inedito dialogo tra antichità d’arte e modernità d’ispirazione, tra storia e contemporaneità. Oltre a loro, il programma comprendeva le esibizioni di Rosaria Di Maro,Alessio Rezza, étoile del Teatro dell’Opera di Roma, e altri ballerini del teatro capitolino e la possibilità di vedere la collezione permanente posta al piano terra, col fine di ampliare la possibilità di ammirare i gruppi scultorei di Gian Lorenzo Bernini.

La danza omaggia Bernini si è concentrata su tre capolavori del Maestro - Il Ratto di Proserpina, Apollo e Dafne e David - simboli di un’arte in grado di infondere movimento all’immobilità della materia e colore al candore della pietra. Il percorso si snoda dalla sala degli Imperatori, dominata dalla celebre scultura del Ratto di Proserpina, a quelle del David e di Apollo e Dafne, per concludersi nel monumentale salone di Mariano Rossi.

Dal balletto Le Parc (cor. Angelin Preljocaj), diventato uno dei cavalli di battaglia della grande ballerina, Eleonora Abbagnato ha interpreteto due momenti clou, il passo a cinque detto “dei Giardinieri” e il passo a due, detto “del bacio”, mentre Sergio Bernal ha proposto una danza di grande intensità dal lavoro da lui stesso creato in onore di un altro celebre scultore: Rodin. La danza omaggia Bernini, frutto dell’incontro tra espressioni artistiche differenti (danza, musica e arte), presenta storie che appartengono a tutti, la proiezione danzante di stati d’animo che abitano il nostro mondo interiore, opere d’arte “in movimento” in un passaggio, senza soluzione di continuità, da scene marmoree a momenti tersicorei: dall’attimo eterno della scultura a quello fuggente del gesto danzato. Direzione artistica di Daniele Cipriani.

Sergio Bernal
La danza omaggia Bernini

(Winston Churchill)

LUPUS IN FABULA

Procuratore emerito della Repubblica

DALL’IO CORSARO AL NOI DI SOLIDARIETÀ

1. La solitudine dell’Io e la socialità del Noi Nei recenti frettolosi tempi la madre Terra, che ha sulle spalle i suoi annetti, mostra di non tollerare più di tanto la squinternata pressione degli oltre otto miliardi di suoi figli. E soprattutto essa ci avverte di non poter più sopportare i guasti del continuo brigantaggio umano, spesso coperto da sistemi giuridici che ignorano la giustizia (v. crisi climatica ed energetica, Amazzonia, geopolitica di guerra, ecc.).

Il guaio è che nessuno può vantare di avere in tasca un vaccino adatto a salvare questo mondo, ormai descritto al tracollo sotto i colpi della sempre più diffusa pratica della avidità, della cupidigia e dell’accumulo. Un mondo quindi dominato dal potere del denaro, o meglio dire dalla “biocrazia capitalistica” (v. Gianni Vacchelli, “Non avrai altro idolo al di fuori di me”, Mimesis, 2023).

Per questo le persone oggi somigliano a una immensa confusa massa di individui (indivisibili, separati), a tanti indistinti uomini-macchina privi di identità. Da qui la solitudine che induce alla posticcia esibizione da timidezza, per cui un po’ tutti si muovono in modo grottesco con ansia frenetica, alla stregua dei corsari del lontano passato, cioè di corsa per sperimentare ciascuno le proprie scorrerie di predazione.

Viene in tal modo ignorato il catalogo dei valori e finanche il manuale delle buone maniere, destinato a collocare la persona umana nel contesto della sosteniblità sociale. L’indifferenza, o peggio l’ostilità verso gli altri, viene dunque a ridurre in frantumi quella filiera di solidarietà e di reciprocità, catena unica in grado di trasformare la fragilità dell’Io nella ricchezza del Noi, consolidando il comune percorso di vita.

Molti però consumano in una burocratica quotidianità quel che resta dei loro cromosomi, inseguendo gli illusori territori dei beni materiali, che comunque assicurano solo una felicità effimera e superficiale.

Personalmente mi è dato di incontrare, con il volontariato in diverse scuole, i giovani studenti, generalmente descritti dipendenti (ma anche beneficiari!) sin da bambini del telefonino e dei social. Trovo invece i ragazzi quasi sempre interessati e coinvolti quando propongo di analizzare e approfondire insieme i valori fondamentali che regolano la vita individuale e collettiva, a cominciare dai complicati concetti di verità, di libertà e di pace.

2. Il mito della caverna contro l’ignoranza

In tali circostanze mi sembra utile raccontare - come un tempo facevano i nonni coi nipoti - l’antico mito (dal greco, favola) della caverna di Platone Dove si immagina che in una caverna sotterranea, con l’entrata aperta alla luce, degli uomini incatenati fin da fanciulli gambe e collo verso il muro più profondo, non possono volgere attorno il capo. E perciò scambiano le ombre proiettate sul fondo come oggetti reali; e neppure sarebbero disposti a dar retta a uno dei prigionieri che, se del caso riuscito ad evadere e a conoscere il mondo esterno, insistesse a convincerli a seguirlo nella fuga per conquistare la verità insieme alla libertà.

Questa favola senza tempo intende significare il valore identitario collettivo, nell’intreccio naturale tra Io e Noi. Tuttavia la fusione di identità diverse presuppone la ricerca della verità attraverso l’intelligenza, ossia la capacità intellettuale di comprendere la realtà alla luce o al “lume” della ragione, il lògos dell’antica cultura greca. In ogni caso, e forse provvidenzialmente, la storia umana, che da sempre già di suo si dibatte tra il bene e il male, è tutta intessuta di dubbi e perplessità intorno a ciò che è vero e a ciò che è falso. Perciò tali incertezze sono tuttora di casa nei nostri tribunali e nei contrapposti interessi affaristici, mascherati da ideologie politiche; ivi comprese le democrazie malate, dove le decisioni intorno alle cose più grandi sono affidate ai più incapaci. Senza trascurare le tante feroci dittature e gli scioccanti integralismi quali quelli che, ad es., hanno ridotto l’Iran e l’Afghanistan in una immensa prigione per le donne; mentre anche l’Israele ortodosso non … scherza con le donne.

La verità non è dunque una “cosa” accessibile una volta per tutte, e va anzi costantemente coltivata per sollevarla dalle nebbie dell’ignoranza, dei pregiudizi e delle convenzioni stupide: e ciò necessariamente attraverso la cultura

Purtroppo però sotto questo aspetto la nostra beneamata Italia sta messa maluccio, sebbene vanti il ricco patrimonio della civiltà greco-romana, dell’Umanesimo rinascimentale e del gusto del bello.

Le statistiche ufficiali del luglio 2023 segnalano infatti che la maggioranza della nostra popolazione, dai nove anni e oltre, non ha un’adeguata preparazione scolastica, legge poco e ancor meno scrive. Con la conseguenza che la media della gente è prigioniera di una formazione distinta per immagini secondo lo stile proprio della tele-matica (informazione da lontano) e tipica della solitudine propria dei social.

A ciò va poi aggiunta la scarsa educazione civica, (non) impartita da genitori infantilizzati, in competizione buonista e insieme apatica coi figli e i più giovani. segue

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Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.

3. Il dilemma dei porcospini

Passiamo quindi ad affrontare, in aperto dibattito, lo spinoso argomento che riguarda la libertà

Chiede subito di intervenire Tommaso, il capellone con vocazione artistica, per sostenere che, secondo lui insieme a Francesco e ad altri compagni, la libertà consiste nel poter fare quel che si vuole. Replica prontamente Letizia, per la quale la propria libertà trova il suo confine là dove inizia quella di Virginia, l’amica al peperoncino. Ed ecco insorgere Lavinia che - sostenuta da Federica e Ludovicasuggerisce la necessità e l’utilità di mettere assieme e unire le libertà di ciascuno per armonizzarle e consolidarle in direzione del bene comune.

Resi i meritati complimenti ai ragazzi intervenuti, non trovo di meglio che raccontare la storiella nota come “dilemma dei porcospini” del filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788-1860).

Sentite questa, dunque: in una gelida serata d’inverno si incontrano due porcospini che, per combattere il freddo, si stringono da presso; probabilmente troppo, visto che si pungono con gli aculei, e perciò si distanziano, ma avvertono di nuovo freddo; perciò, provano e riprovano, alla fine riescono a trovare la distanza giusta per riscaldarsi senza pungersi.

Questo significa che ogni individuo, in quanto persona titolare di valori e di diritti originari e comuni a tutti, deve necessariamente provare a stringere continuamente patti (da pax, pace) con gli altri, se vuole vivere in pace. Tale processo è però ostacolato ad ogni piè sospinto dal richiamato egocentrismo di ciascuno, spesso e volontariamente manifestato anche con l’uso della violenza. Si tratta allora di intraprendere un viaggio spirituale e immaginario, come sanno fare i poeti, per calarsi nelle gallerie aperte dal codice dell’anima, e cercare da dentro con l’occhio percettivo del cuore (e non … dei genitali, come oggi va di moda), tempi e opportunità necessari alla convivenza condivisa; con l’auspicabile impegno a diventare magari amico anche del nemico

Solo così sarà possibile infatti evitare il male e i conflitti ben presenti nel mondo, e bilanciare il freddo della distanza e della solitudine con il calore dei legami sociali, favoriti dall’amore e dalla giustizia

In conclusione, ben venga la solidarietà nella prossimità! Ma attenzione a certe invadenze di troppo, visto che, come ci ricordano la tragica invasione bellica dell’Ucraina e la saggezza umoristica del calendario napoletano, “ ‘e pariénte so’ comm’ ê scarpe: cchiú so astritte e cchiú te fanno male”.

In ogni caso, coraggio ragazzi, perché c’è sempre un dio che schiude le porte all’imprevisto…

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