Accademia Carrara: Maria Luisa Pacelli nuova direttrice
Cornaro Gioielii: sessant’anni di pura passione
Ford: il ritorno del mito Capri oggi full electric
Un anno con Lamborghini Bergamo e Milano
Una volta c’erano le luminarie: oggi è Christmas design
A Greta Martina il premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte
Luca Abete all’Università con #non ci ferma nessuno
MyShot i vincitori del concorso dedicato al mare
A Pisogne una mostra sulla luna “iseo-serenitatis”
Le api al convento di Astino
IN COPERTINA
Bergamo scopre ChorusLife
PORTATORI DI DONI
La tradizione di affidare a qualcuno il compito magico di portare dei doni ai bambini, ma non solo a loro, divide il popolo italico dal nord al sud e, se la sostanza non cambia, cambiano i protagonisti ossia i portatori di doni. In Sicilia e in altre regioni del sud i doni ai bambini li portano i morti. Le persone defunte si incaricano nella notte del giorno dei Santi che precede il due novembre di recapitare magicamente dall’aldilà, nelle case dove c’erano dei bambini, dolci, giocattoli e tanto altro. Ovviamente non a tutti ma a quelli che si erano recati al cimitero a far visita ai cari estinti portando fiori. In questo caso, contrariamente a quello che accade con gli altri portatori, non si fanno richieste e niente letterina. Si prende quello che arriva.
Salendo lo stivale, al centro Italia, va per la maggiore la Befana, quella che vola a cavallo della scopa e lascia i doni nelle calze appese al camino e passa nella notte che precede l’Epifania, giorno nel quale si ricordano i Re Magi e i loro doni a Gesù nella culla di Betlemme. La dipingono vecchia con il nasone e i foruncoli, ma in fondo è tanto amata.
Nel nord resistono due portatori di doni. In alcune città settentrionali, Bergamo e Brescia in primis, insieme ai territori dell’Alto Adige, resiste con grande attaccamento Santa Lucia. La martire a cui vennero cavati gli occhi che, con il suo asinello, porta ai bambini buoni i desideri scritti nella letterina, spedita presso la chiesa a lei dedicata. La notte tra il 12 e il 13 dicembre, bisogna lasciare sulla porta di casa una ciotola d’acqua e dell’avena per il ciuco - ma vanno bene anche i biscotti - e se non avrai commesso marachelle riceverai quanto richiesto, altrimenti lei ti lascerà un po’ di carbone…
In cima a tutti i “portatori”, però, c’è Babbo Natale, riconosciuto number one. Il vecchio barbagianni vestito di rosso, importato dall’America, anche se originario dell’Asia centrale come Santa Claus, gran bevitore di Coca Cola di cui è testimonial da sempre, ha, se non soppiantato ma di certo affiancato, gli altri della combriccola. È stato furbo, si è fatto un sacco di pubblicità, te lo trovi in tutte le trasmissioni in tv e prima di Natale si fa vedere ovunque…
Non ha resistito neppure il Gesù bambino che trattava in proprio i doni dei bambini di Milano.
Babbo Natale si è fatto spazio con il suo buffo ‘Ho Ho Ho’ e ci ha insegnato che buon Natale si dice Merry Christmas. La notte di Natale arriva lui giù per il camino bello, imponente, così americano, il primo supereroe della nostra infanzia e tanti saluti a Gesù nella stalla.
Alle altre due portatrici è stato lasciato spazio e, visto che non arrivano lo stesso giorno, ognuno è libero di scegliersi quello che preferisce. Il bambino furbo e digitale, scrive una e-mail a tutti e tre, anzi gli manda un reel su insta, chiede un sacco di cose perché sa che comunque ne riceverà la metà.
In compenso niente asinello per Santa Lucia, niente scopa per la Befana, e risparmiamo le renne anche a Babbo Natale. Per la consegna, va bene un corriere. Niente discesa dal camino, che del resto hanno ormai in pochi.
Di solito qualcosa arriva sia da Santa Lucia, sia da Babbo Natale e persino dalla Befana.
La cosa importante è crederci.
Vito Emilio Filì
PROTAGONISTI
Si avvera il sogno di Domenico Bosatelli: nasce
Chorus Life
Giorgio Paglia eroe partigiano un esempio per tutti
Maria Luisa Pacelli Direttrice di Accademia Carrara
Alessandra e Renzo Cornaro: 60 anni di pura magia
Rinasce un mito: Ford Capri da Iperauto
C’erano una volta le luminarie. Oggi è Christmas Design
A Pisogne Luca Missori e la mostra dedicata alla Luna
Ovdamatic: 50 anni di storia
Il 2024 con Lamborghini Bergamo e Milano
Luca Abete in tour nelle Unoversità
A Greta Martina il premio Bonaldi per l’Arte Enterprize
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Volti e Nomi una mostra su 40 anni di accoglienza
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Architectur for dog in mostra da ADI a Milano
IL SOGNO DI DOMENICO BOSATELLI
Lo conobbi nel suo primo stabilimento, piccolo se paragonato a quelli di oggi, che aveva a Cenate Sopra. Siamo nei primi anni 80’, a quei tempi lavoravo per le Pagine Gialle e lui aveva da poco re-inventato le placche copri-interruttori o copri-prese che tutti avevamo in casa. Erano quegli anonimi quadretti fino ad allora in metallo che coprivano nelle case le scatolette incassate nei muri che contenevano i vari frutti, le prese o gli interruttori del circuito elettrico. Un oggetto considerato trascurabile ma che, grazie al rinnovato design conferitogli da Bosatelli e, soprattutto, perché era disponibile in una discreta tavolozza di colori, sarebbe da lì in poi diventato un oggetto d’arredo, rivoluzionando un modo di pensare agli interruttori nelle case e nei luoghi di lavoro. Fu il trampolino di lancio verso i mercati di tutto il mondo che aprirono le porte anche a tutte le altre geniali realizzazioni di Gewiss che bissarono il successo planetario delle placche colorate. Qualche anno più tardi venni inviato dal quotidiano per il quale lavoravo ad intervistare quel geniale imprenditore che, dopo aver costruito un mega impianto sempre a Cenate ma Sotto e diversificato la produzione ad altri componenti elettrici, aveva portato in Borsa l’azienda con la quotazione volata subito alle stelle. L’azienda assunse ben presto dimensioni internazionali e il grande successo dei suoi primi geniali copri-interruttori faranno da traino ad una produzione che oggi copre svariati settori.
È sempre stato un visionario e in più di un’occasione ho avuto modo di ascoltare dalla sua voce ciò che aveva ispirato quella cittadella che si chiama ChorusLife. Domenico Bosatelli ha pensato davvero ad un mondo migliore per le future generazioni e fin dal giorno in cui scelse di investire nella realizzazione del suo sogno, ci parlerà di un nuovo modo di vivere, con pochi pensieri, risolti da tecnologie avanzatissime e un’elevata qualità della vita. Un luogo privo di barriere architettoniche, accessibile, sostenibile e accogliente per qualsiasi fascia di popolazione che potrà così ritrovare quella socialità perduta nei moderni quartieri delle città. E quale migliore regalo per i bergamaschi di un nuovo teatro-arena davvero di concezione futuristica, dove ospitare concerti, eventi di spettacolo, competizioni sportive. Uno spazio dove seminare la cultura della condivisione, dell’integrazione e della pacifica convivenza. (V.E.F.)
CHORUSLIFE
BERGAMO,
LO SMART DISTRICT
DI TUTTI E PER TUTTI
L’INCLUSIVITÀ HA PRESO
FORMA ED È DIVENTATA
PATRIMONIO DELLA CITTÀ.
LO SMART DISTRICT
PENSATO E VOLUTO
DAL CAVALIERE DEL LAVORO
DOMENICO BOSATELLI DA SOGNO È DIVENTATO REALTÀ
Il 20 Novembre scorso la famiglia Bosatelli, nel corso di un evento istituzionale riservato e di grande valore simbolico, alla presenza dei rappresentanti delle Istituzioni e delle Autorità civili, militari e religiose, ha ufficialmente aperto e consegnato alla città di Bergamo “ChorusLife”, lo Smart District pensato e voluto dal Cavaliere del Lavoro Domenico Bosatelli, frutto della sua innata capacità di anticipare il futuro, che da oggi rappresenta un sogno diventato realtà. In un’atmosfera suggestiva, che ha catalizzato l’attenzione dei presenti, gli oltre 500 invitati sono stati idealmente accompagnati da una voce narrante in un “viaggio emozionale” alla scoperta di ChorusLife, progettato dall’architetto Joseph Di Pasquale, un modello di rigenerazione urbana senza precedenti - tra i più importanti in Italia - ideato e creato affinché generazioni diverse possano vivere, socializzare e crescere insieme, condividendo lo stesso spazio.
Presentato dal giornalista e conduttore dell’evento Fulvio Giuliani, ha preso la parola Davide Albertini Petroni, CEO di COSTIM, che nel suo intervento ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra pubblico e privato nella realizzazione di progetti di rigenerazione urbana di tale portata: “Oggi celebriamo un risultato straordinario, frutto di anni di impegno e di una proficua collaborazione tra pubblico e privato. Il dialogo costante con le istituzioni locali è stato fondamentale per garantire che ChorusLife non fosse soltanto un’opera di trasformazione urbana, ma una vera e propria opportunità di crescita per Bergamo. Attraverso il lavoro sinergico delle nostre aziende controllate”, ha aggiunto Albertini Petroni, “siamo riusciti a sviluppare nuove competenze, nuove tecnologie e soprattutto un approccio digitale nella gestione dello Smart District, che ricordo rimarrà interna al Gruppo, che diventerà un riferimento per altri progetti futuri in Italia e all’estero”.
Quindi, l’architetto Joseph Di Pasquale, che ha firmato il progetto, ha illustrato i principi ispiratori e i criteri sulla base dei quali è stato creato lo Smart District: “ChorusLife credo rappresenti un unicum nel panorama dei progetti di rigenerazione urbana europei, nato dall’incontro tra due persone, tra la visione della socialità e della tecnologia del cavalier Domenico Bosatelli e dalla mia visione di città e dell’architettura. Il principio generatore è quello di fare spazio ad una relazionalità inclusiva senza distinzioni e tra generazioni. Non è stato un semplice progetto, ma un vero e proprio percorso di vita, fatto anche e soprattutto di persone. In questi anni abbiamo visto ChorusLife nascere, realizzarsi e crescere fino al suo completamento e oggi consegniamo alla città uno spazio urbano emozionante. Spero davvero che i cittadini di Bergamo possano amare questo luogo così come l’ho amato io nel disegnarlo e progettarlo, e così come lo ha desiderato e amato il cavalier Bosatelli ispirandone la visione e lo spirito”.
ChorusLife è il risultato dell’ingegno, della capacità e della dedizione di persone straordinarie, che hanno preso parte e contribuito alla realizzazione di questo luogo speciale e proprio agli artefici di questo avveniristico progetto si è rivolto Fabio Bosatelli, Presidente di POLIFIN e di GEWISS, parlando loro anche attraverso testimonianze video, per sottolinearne qualità umane oltre che professionali: “ChorusLife è molto più della realizzazione di un progetto: è visione, idea e sogno di mio padre che prende vita, un’eredità che abbiamo scelto di onorare con dedizione e amore per la nostra città. Questo traguardo è il risultato di un percorso fatto di sfide, impegno e adattamenti, ma soprattutto di un incredibile lavoro di squadra. Voglio esprimere il mio più profondo grazie al team che ha creduto in questo sogno e lo ha reso possibile. Guardare alle stelle è il nostro modo di continuare a crescere, di alzare sempre lo sguardo per trovare la strada. È con orgoglio che consegniamo alla città una nuova opportunità per vivere e condividere eventi ed emozioni. Viviamole insieme!”.
Davide Albertini Petroni, CEO di COSTIM
L’arch. Joseph Di Pasquale, autore del progetto
Fabio Bosatelli, Presidente di POLIFIN e di GEWISS
La Sindaca di Bergamo, Elena Carnevali “L’inaugurazione di ChorusLife segna un momento di svolta per Bergamo: la trasformazione di un’area dismessa e degradata, intrisa di storia industriale, in un cuore pulsante di vita urbana. Grazie alla visione illuminata del Cavaliere del Lavoro Domenico Bosatelli e alla determinazione della famiglia, prende vita uno spazio innovativo che accoglie e invita ad entrare in una parte di città nuova e contemporanea che forse, fino ad oggi, non avevamo ancora e, soprattutto, di queste dimensioni con residenze e attività commerciali, una grande piazza dedicata alla socializzazione e una moderna Arena capace di ospitare eventi e spettacoli che mancavano alla città. Questo progetto è molto più di una rigenerazione urbana: rappresenta un esempio concreto di collaborazione tra pubblico e privato, reso possibile da un investimento straordinario della famiglia Bosatelli, che ha superato ogni stima iniziale per garantire opere di urbanizzazione di qualità, dalla bonifica ambientale alle infrastrutture strategiche.
Situato in un punto nevralgico della città, alla confluenza della linea T1 e presto della T2, ChorusLife incarna una visione di sostenibilità e mobilità intelligente, offrendo a Bergamo un nuovo epicentro contemporaneo che guarda con fiducia al futuro. È però anche l'esito, lasciatemelo dire, di un lavoro politico e amministrativo altrettanto significativo, promosso prima di tutto dall'Amministrazione comunale e al lavoro fatto dal mio predecessore Giorgio Gori e l’assessore all’urbanistica Francesco Valesini, allargato anche ad altre istituzioni come Regione Lombardia, Provincia e Teb, nel perseguire in questi dieci anni, con continuità e determinazione, gli obiettivi e gli impegni che si erano sottoscritti e nell'affrontare le mille difficoltà che si sono incontrate in questo lungo cammino, e che potremo incontrare anche nei prossimi tempi, per dare avvio a un'opera che ha ripercussioni cosi estese e significative”.
Infine, ha preso parola Giovanna Terzi Bosatelli: “In questo momento sono tante le emozioni che sento ma voglio esprimervi soprattutto la soddisfazione e l'orgoglio per essere arrivati oggi all'apertura di ChorusLife. Voglio soprattutto rivolgere il mio più sincero e autentico ringraziamento a tutte le persone che hanno contribuito alla realizzazione di questo splendido sogno, il sogno di mio marito, un'idea meravigliosa che oggi presentiamo e consegniamo alla città. Sono convinta che "oltre alle stelle" vedrà questa cosa e sarà felice di questo momento. Per questa ragione, vorrei davvero che il mio ringraziamento raggiungesse tutti quelli che hanno dato il loro prezioso contribuito per la riuscita di questo sogno: dalle maestranze all'architetto, dal consiglio di amministrazione di POLIFIN alle aziende del Gruppo e a tutte le autorità e istituzioni coinvolte. Sono convinta che la stessa passione, lo stesso impegno e la stessa abnegazione che ho visto in questi anni ci saranno anche per l'ultima tranche di lavori e finiture che saranno realizzate nei prossimi mesi e che vedranno il completamento di questo meravigliosa opera. Grazie a tutti”.
Elena Carnevali, Sindaca di Bergamo
Giovanna Terzi Bosatelli
L’EMOZIONE
DI UNA SCOPERTA
Questo evento riservato di pre-opening è stato l’occasione per svelare ChorusLife in una cornice sorprendente. L’effetto “wow” dato dall’architettura, dalla bellezza e dall’unicità dello Smart District, progettato dall’Arch. Joseph Di Pasquale, è accentuato dal contesto in cui sorge: ChorusLife non sostituisce un quartiere storico, ma lo integra rispettandone la storia e le tradizioni. Situato nel cuore del Borgo storico di Santa Caterina, ove sorgono anche l’Accademia Carrara e la nuova sede della GAMeC, si trova nelle vicinanze del GEWISS Stadium. ChoruLife si colloca in una posizione strategica sia dal punto di vista geografico, sia infrastrutturale, sia per i collegamenti viabilistici e su ferro. Alla confluenza delle valli Brembana e Seriana, si trova nel punto dove si snoderanno l’attuale tranvia T1 e la futura T2, oltre a essere collegato con la stazione ferroviaria e, tramite questa, alla futura linea per l’Aeroporto di Orio al Serio, la porta della città aperta sul mondo. Inoltre, lo smart district è prossimo al rondò di accesso all’asse interurbano che consente anche un veloce collegamento con il casello autostradale e offre l’opportunità di un grande parcheggio con 1100 posti auto, di cui oltre 700 convenzionati con il Comune. ll progetto aggiunge valore senza alterare il tessuto esistente, arricchendolo con nuove aree verdi, nuovi servizi e una viabilità esclusivamente pedonale in superficie con camminamenti perlopiù coperti, ascensori e scale mobili che collegano tra loro le diverse aree, favorendo l’incontro tra le persone, anche di generazioni diverse. Le piazze, unite da archi dal design unico, richiamano il concetto di inclusività delle antiche piazze romane.
Dopo il countdown, una installazione artistica al centro della ChorusLife Arena ha iniziato a pulsare nell’incanto delle luci e dei contenuti evocativi che animavano lo schermo; quando si è fermata è cominciato “il viaggio” e sono state le parole del Cavaliere del Lavoro Domenico Bosatelli, contenute in un video emozionale, a dare vita alla metafora della “nave da crociera” ChorusLife, la metafora che ha ispirato la visione lungimirante del suo ideatore.
ILLUMINAZIONE E SPAZI VERDI
Un elemento distintivo di ChorusLife è l’illuminazione studiata da GEWISS, che valorizza l’architettura e gli spazi, garantendo un ambiente sicuro, elegante e in armonia con l’identità del luogo. L’attenzione all’ambiente è uno dei capisaldi su cui fonda il progetto: ChorusLife disporrà di 15.000 metri quadrati di verde piantumato con alberi d’alto fusto e arbusti (ben 4.000), attrezzato con tecnologie avanzate che lo renderanno energeticamente autosufficiente, con un risparmio previsto di 1.624 tonnellate di CO2 all’anno. Sono stati anche installati 57.900 metri quadrati di superfici impermeabilizzate atte a favorire la raccolta di 42.980 metri cubi d’acqua piovana all’anno. Un approccio innovativo all’integrazione di spazi verdi e infrastrutture ricettive che gli è valso il riconoscimento ECOtech Iconic Landscape Award (2018) assegnato da Paysage, nella categoria “Verde tecnologico e ricettività”, quale esempio di architettura sostenibile e avanzata. Nel complesso, un sistema gestionale delle risorse e di produzione dell’energia che punta all’autosufficienza. Ma ChorusLife è soprattutto un luogo di socialità e inclusione, dove generazioni diverse potranno relazionarsi tra loro incontrandosi, condividendo esperienze e diventando insieme artefici di un futuro migliore.
INNOVAZIONE TECNOLOGICA
E COLLABORAZIONI DI ECCELLENZA
Con un investimento privato intorno al mezzo miliardo di euro da parte della famiglia Bosatelli, l’intervento di rigenerazione urbana sull’ex area industriale OTE, simbolo oggi di rinascita di una vasta area della città, ha generato un indotto economico sul territorio di oltre 1 miliardo di euro e, in prospettiva, creerà 500 nuovi posti di lavoro. Il progetto è stato interamente realizzato dal Gruppo POLIFIN e dalle sue controllate - COSTIM (Impresa Percassi, Gualini ed Elmet) e GEWISS - in proficua sinergia: aziende bergamasche e italiane, eccellenze del Made in Italy, che uniscono innovazione, qualità e sostenibilità, confermando ChorusLife un unicum e simbolo dell’innovazione nel mondo delle costruzioni e della rigenerazione urbana. Un aspetto rilevante, inoltre, riguarda gli approvvigionamenti e le forniture che, per l’80 per cento dei casi, sono stati reperiti nel raggio di 50 chilometri; il 96% delle aziende è lombardo, il 41% bergamasco. Un acceleratore di progresso, che rende smart la città, la casa e le persone. Lo Smart District è anche il frutto di una collaborazione interistituzionale con Regione, Provincia, Comune e Società TEB e che ha portato alla sottoscrizione nel 2018 dell’Accordo di Programma: un atto urbanistico che ha consentito di dare avvio al più importante cantiere privato degli ultimi decenni, una dimostrazione concreta dell’importanza delle sinergie tra pubblico e privato. L’imponente intervento ha bonificato e riqualificato 70.000 metri quadrati di territorio, lavori estesi a 150.000 metri quadrati includendo le opere infrastrutturali e di urbanizzazione – come l’atteso sovrappasso della circonvallazione dalla Valle Seriana e il collegamento con via Serassi – attraverso investimenti da parte della proprietà ben oltre quelli previsti dall’Accordo di Programma, tra cui la prossima realizzazione del nuovo Palazzetto dello Sport di Bergamo.
Domenico Bosatelli e Giorgio Gori il giorno dell’inizio dei Lavori
Partnership e Tenant
Partner di ChorusLife sono: Radisson Hotel Group (franchisee hotel) e Fattore Italia (socio di Farus Bergamo, società che si occupa della gestione dell’hotel); Angelo Roccavilla (socio di Chorus Rooftop che si occupa dei servizi food&beverage dell’hotel) e ASM Global, management support partner di Chorus Arena. Partner energetico, ENI Plenitude. I tenant - con i loro marchi - presenti all’opening di ChorusLife sono Autogrill, con i brand Rossopomodoro e Doppio Malto, Decathlon, OVS, dm Italia e Arcaplanet.
Prossimamente apriranno altre insegne tra cui Fancy Toast, La Yogurteria, ODS Store, Hygge, oltre ad un playground, un nido d’infanzia (0-3 anni) e un servizio «Baby Parking» aperto tutti i giorni. L’area shopping di ChorusLife sarà aperta, ogni giorno, dalle 9 alle 20. L’area ristorazione aprirà dalle 12.00 alle 15.00 e dalle 19.00 alle 23.00. Tariffa parcheggio: 1,80 euro/h (nelle prime tre ore). Gratuite le prime due ore a fronte di un acquisto presso una delle attività presenti all’interno di ChorusLife.
Si tratta di opere in parte già completate da tempo, in parte in via di ultimazione. Lo smart district sarà fruibile attraverso aperture graduali degli spazi che saranno utilizzabili, via via, nei mesi successivi all’inaugurazione. Oggi ChorusLife comprende un residence con 74 alloggi, primo progetto build-to-rent della città, un hotel quattro stelle superior, 107 camere, con la prestigiosa insegna Radisson, la ChorusLife Arena che può ospitare fino a 6.500 posti con facciate rivestite da una “pelle vibrante” certificata dal Politecnico di Milano e brevettata in collaborazione con l’azienda Gualini – parte del gruppo COSTIM – che l’ha realizzata e affidata alla gestione del colosso internazionale ASM Global. A tutto ciò si aggiunge un’Urban SPA ed un centro wellness di 8.000 metri quadrati, di prossima apertura (la più grande in Lombardia), attività commerciali e di ristorazione per oltre 10.000 metri quadrati e una serie di piazze, caratterizzate dalle speciali arcate, pensate per porre al centro i valori di una socialità condivisa per favorire la coesione e gli scambi intergenerazionali.
Natale 2024
ChorusLife si veste di magia natalizia. In questo periodo, infatti, è attivo il Mercatino di Natale, aperto tutti i giorni fino al 6 gennaio dalle 10:00 alle 20:00, e la pista di pattinaggio fruibile al pubblico fino al prossimo 19 gennaio. In tantissimi, inoltre, hanno potuto vivere in diretta l’emozione dell’accensione dell’imponente albero di Natale in piazza del Sagittario, un evento avvenuto il 30 Novembre scorso, che ha illuminato il cuore dello smart district di Borgo Santa Caterina. L’abete - alto 14 metri - realizzato con materiale totalmente riciclabile e illuminato con scintillanti luci a led a basso consumo, è stato il protagonista di una serata aperta a tutti, famiglie e curiosi, che hanno potuto passeggiare tra le vie e le piazze di ChorusLife andando anche alla ricerca di tredici renne, compresa quella più grande e luminosa simpaticamente ribattezzata “Rudolph”. A completare l’allestimento, infine, anche un secondo albero di Natale: un larice alto 8 metri allestito nella piazza tra la ChorusLife Arena e l’Hotel Radisson Blu.
Via Carlo Serassi, 26 Bergamo
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FUOCHI DI PAGLIA di Giorgio Paglia
UN ESEMPIO DI VALORE
Nella nostra vita abbiamo bisogno di esempi valoriali, di persone che ci facciano dire che il bene esiste almeno in alcuni. Sono punti di riferimento verso la positività, sono uomini che con il loro agire incitano a perseguire il giusto. Senza di loro il mondo sarebbe colmo di oscuro interesse personale. Invece la luce dell’esempio ci fa vedere ciò che è bello, ciò che è giusto e ciò che è buono. In una parola dimostra concretamente il collegamento tra estetica e etica. In questo contesto, proprio alla fine di novembre di 80 anni fa, si colloca la storia di un ragazzo bergamasco che dimostrò doti di coraggio e di coerenza che sono da ritenersi davvero rare. Ovviamente va contestualizzata in un tempo in cui la crisi economica e i valori di patria e di appartenenza partitica erano così esasperati da portare al potere il nazismo in Germania e il fascismo in Italia. C’è un sentimento umano che però non ha età e che è sempre attuale: il senso di libertà personale e collettiva. Infatti per imporre dittature militari, politiche ed economiche è necessario indottrinare le masse e ingabbiarle in recinti non scavalcabili, magari non evidenti a tutti. E questo vale anche nei tempi moderni. Infatti nei giovani, la cui essenza si deve ancora modellare con il trascorrere degli anni, l’indipendenza e l’autonomia sono difficili da domare. Gli anziani invece, in cui l’abitudine diventa il filo conduttore della vecchiaia, hanno più attitudine ad accettare le cose così come sono, giuste o sbagliate che siano. Allora, come fosse una storia di Natale, vi riporto un documento storico che è stato divulgato verbalmente una sola volta, oltre 20 anni fa, nell’auditorium di Alzano Lombardo e che è stato letto poche settimane fa nello stesso Comune di Alzano in una serata speciale. Vi si trovano gli ultimi istanti di vita di questo ventiduenne prima della fucilazione e sono stati raccolti da un sacerdote vaticanista, Don Martinelli, recatosi nella caserma di Costa Volpino per confessare i partigiani catturati e che attendevano di essere giustiziati. Così scrive Don Martinelli: “Martedì verso sera del giorno 21 novembre (1944), mi sento chiamare dal Capitano della Tagliamento, è una brava persona, l’unico forse che abbia in quella compagnia un poco di cuore umano! – Don Martinelli, è meglio che lei si affretti alla caserma, deve essere arrivato qualche mandato di esecuzione. Lei sa, ci sono i prigionieri… ci può esser bisogno dell’opera sua, vada di sua iniziativa. - Vado subito, naturalmente, vengo male accolto e chiedo se posso confessare i condannati. Infine con pochissimo garbo, vengo quasi con uno spintone introdotto nella stanza dove sono loro. Mi balza contro, con mossa rapida che quasi mi aveva impaurito, un’alta figura, si trattiene e si raddrizza in tutta la sua persona riconoscendo in me un sacerdote. Quasi per un attimo resta interdetto… si riprende subito e dice: - Ah, ho capito, lei viene per confessarci. Per quando? – Tra poco, rispondo. Era vostro figlio, Signora! Rivolgete il pensiero a Dio ragazzi, sperate nel Signore. Ottengono di scrivere il saluto alle famiglie. Egli (Giorgio) é il primo a finire- - Padre sono pronto, vuole incominciare da me? – E’ ben vestito, ben pettinato, perfettamente a posto, i suoi modi, il suo comportamento rivelano che è un signore. Nel bel volto, gli occhi sono velati di tristezza…
Mi rivolgo al milite che mi ha accompagnato, perché mi indichi dove potrò confessare. – E non potete farlo qui? – Dopo altre discussioni, otteniamo di venire accompagnati nella stanza accanto. – Ricordatevi che al minimo tentativo di fuga ne va della vostra vita e di quella del sacerdote. ¬– Giorgio dà la sua parola che non tenterà nulla… nella stanza c’è una sedia, la prendo e la offro a Giorgio perché si sieda. – No Padre, mi confesso in ginocchio. – Sul pavimento si inginocchia e ricevo la sua ultima confessione. Non una parola di rimpianto, non una sola parola di odio, o di malanimo contro chi lo ha condannato, neppure una esclamazione contro il destino che finirà la sua vita tra qualche istante. Sono edificato dal suo portamento, questa sua calma, questa sua serenità mi fanno commuovere più che dalla sua bocca uscisse un lamento e dai suoi occhi il pianto… e non so trattenere io invece le lacrime… - Morire perdonando chi ha ordinato e chi esegue il mandato, questa sarà la soddisfazione alla tua confessione ...¬ Nessuna preghiera sarà più potente di questo tuo perdono. Morire senza rancori! Il sacramento è compiuto. – Allora mi dice: - Non so nulla della mia mamma… e dire che è qui vicina in una villetta a Esmate… se potessi avere ancora un’ora di vita… forse chissà… provi don Martinelli a chiedere per me questa piccola dilazione di tempo…- Non gli fu concesso. – Ebbene. Allora grazie don Martinelli, lei è stato un amico, permette che le dia un bacio in fronte? – E mi baciò. Tenevo le sue tra le mie mani, erano già morte tanto le sentivo gelate. Solo quelle mani gelide tradivano forse la tragedia che passava in quell’anima che si avviava al cimitero. Entrò il milite: -Bisogna andare! Avete chiesto e ottenuto di essere fucilato prima degli altri. – disse. Giorgio mi si rivolse allora e mi disse: - Dirà alla mia mamma che prima di morire come italiano, muoio come cristiano e l’ultima mia parola sarà come la mamma mia ha raccomandato di dire: Gesù misericordia. Venga con me, don Martinelli, fino al cimitero. Lei raccoglierà il mio cappello d’Alpino, lo darà a mia madre. – Guardò l’ora al polso, insieme uscimmo. Andò nella camera dei compagni, li abbracciò tutti e – Arrivederci in una Patria migliore! – Poi mise il cappello (d’Alpino) e diede la mano ai soldati che l’avevano circondato. Dabbasso strepitava il plotone d’esecuzione. Facce patibolari, il detto plotone non era di istanza a Volpino, era il terrore della valle. Stridevano i chiodi dei loro scarponi, bestemmie si alternavano ad ogni parola. Poi tutti tacquero al suo comparire, il tenente diede un ordine e rivolto a me disse. – Qui è finita la vostra missione, non potete accompagnarci, di sopra avranno bisogno di voi.- E incrociato lo sguardo con Giorgio, restai fermo finchè lo vidi tra i soldati varcare la soglia. Mentre salivo udii dei soldati che dicevano: - Quel tenente (Giorgio) non può essere che pazzo… hai visto con che passo se n’è andato? – E un altro: - E’ un ricco signore, figuratevi che poteva stare a casa sua a godersi i suoi denari e se n’è andato in montagna a fare una vita da cani. Non saper apprezzare tutto questo… per questo solo meritava d’esser accoppato! – Un altro ripete: - Ma che bel giovane, che coraggio!– Ritornai su a confessare gli altri. Tutti eroi quei ragazzi, tutti eroi.“
Giorgio fu fucilato alle 18.05 del 21 novembre 1944 davanti al muro del cimitero di Volpino e finito con un colpo di grazia alla tempia. Pochi minuti dopo fucilarono anche i suoi compagni e i loro corpi furono lasciati lì perché fossero da monito per la popolazione. La storia che vi ho raccontato è proprio quella di Giorgio Paglia a cui è anche dedicata una delle vie centrali della nostra città.
Buone Feste a tutti voi.
Alla prossima e in alto i cuori leggeri.
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Giorgio Paglia e Maria Lucia Vandone, da sempre per tutti “Cicci”, si incontrarono la prima volta nella primavera del 1940. Erano anni in cui lo scoppio della guerra aveva tragicamente sconvolto la vita di un popolo. Giorgio era un giovane ragazzo che frequentava la scuola militare, figlio di un eroe fascista. Tuttavia, disapprovava con fermezza gli ideali del padre. Cicci aveva appena concluso la maturità e non aveva alcuna intenzione di assistere passivamente alla tragedia che coinvolgeva la vita di tutti.
Giorgio e Cicci scelsero di andare contro il regime. Insieme frequentarono il salotto del conte Luchino dal Verme, il quale diventò capo partigiano nel Pavese.
A rischio della propria vita, idearono uno stratagemma per salvare alcuni bambini ebrei dalla persecuzione. Li nascondevano nell’appartamento preso in affitto da Paglia a Lanzo d'Intelvi, al confine con la Svizzera. I genitori la sera si presentavano lì con i figli e, nel cuore della notte, Giorgio e Cicci conducevano i bambini oltre il confine per consegnarli, insieme a del denaro, a un loro complice. Ne salvarono così una quindicina.Nella primavera del 1944, Giorgio per sottrarsi ai bandi della repubblica di Salò, raggiunse le formazioni partigiane operanti nel Bergamasco. Nello stesso anno, anche Cicci si operò per la causa. Il vicedirettore della Banca D’Italia, amico intimo di suo padre, le concesse di utilizzare un ufficio, dal quale la ragazza collaborava con i partigiani della brigata Fiamme verdi e raccoglieva viveri e denaro per i combattenti.
Giorgio e Cicci si videro per l’ultima volta il 15 novembre del 1944. Il 17 novembre del 1944 infatti, quando si trovarono nella Malga Lunga, nel Bergamasco, Giorgio e i suoi compagni furono catturati. Cicci avrebbe poi raccontato che Giorgio fu probabilmente tradito e, nonostante lo avesse capito, non si nascose.
Di fronte al plotone di esecuzione, Giorgio Paglia decise di non abbandonare i propri compagni nonostante gli sarebbe stata concessa la grazia in onore alla medaglia d’oro del padre. Morì a soli 22 anni fucilato dai fascisti. Gli fu conferita la medaglia d’oro al valor militare alla memoria con la qualifica di partigiano combattente.
Cicci giurò a Giorgio che non avrebbe confidato a nessuno la loro storia, ma dopo alcuni anni si rese conto di quanto fosse importante raccontare. Da quel giorno, ha dedicato la sua vita a quei ricordi e ideali. Oggi, a 96 anni, ricorda la propria battaglia per la libertà accanto al partigiano Giorgio Paglia.
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DI FONDAZIONE ACCADEMIA CARRARA, DOPO L’INCONTRO CON MARIA
LUISA PACELLI, ESPRIME SODDISFAZIONE PER LA NOMINA A DIRETTRICE DELL’ISTITUZIONE BERGAMASCA E AUGURA A LEI E AL TEAM DEL MUSEO BUON LAVORO.
“Con la direzione di Maria Luisa Pacelli si apre un nuovo capitolo per la nostra istituzione. Sono convinta che, insieme al Consiglio di Amministrazione di Fondazione Accademia Carrara, saprà non solo preservare la tradizione e i valori che da sempre contraddistinguono la nostra realtà, ma anche innovarla con visione e lungimiranza. Abbiamo un'eredità straordinaria, ampiamente riconosciuta in Italia e nel mondo, e una pluralità di pubblici a cui rivolgerci; penso, oltre agli appassionati d'arte, alle nuove generazioni che, grazie alla Carrara, hanno l'opportunità di avvicinarsi alla bellezza e alla cultura, valori fondamentali che promuovono consapevolezza e inclusione. L'esperienza maturata dalla direttrice Maria Luisa Pacelli, frutto di anni di guida presso importanti istituzioni museali, si distingue per la sua visione culturale e per la capacità di costruire reti e relazioni significative. La sua abilità nel valorizzare le risorse professionali e umane, unita a una profonda conoscenza del panorama museale, rappresenta un elemento fondamentale per il continuo sviluppo e rafforzamento della nostra istituzione. Accademia Carrara, grazie all'impegno costante del suo team e dei suoi sostenitori, ha compiuto rilevanti progressi in ambito di conservazione, ricerca, educazione, organizzazione e promozione, sia a livello locale sia internazionale. Con fiducia e gratitudine, auguro buon lavoro alla direttrice Pacelli e a tutto il team di Accademia Carrara, affinché proseguano il loro prezioso cammino, contribuendo al rafforzamento del nostro patrimonio culturale”. Elena Carnevali, Presidente Fondazione Accademia Carrara e Sindaca di Bergamo
CARRARA: AVANTI TUTTA!
Pacelli ha assunto la direzione della Carrara dal 9 dicembre 2024, per quattro anni. Il lavoro sarà condiviso con il General Manager Gianpietro Bonaldi e il team della Fondazione che, in 10 anni dalla riapertura del 2015, ha saputo sia conservare e promuovere la collezione - con un’attività quotidiana di studio, ricerca, tutela, didattica, promozione e comunicazione - sia realizzare oltre 40 progetti temporanei. Accademia Carrara, anche grazie al riallestimento, avviato con la Capitale della Cultura e completato nel 2024, con l’apertura dei Giardini PwC e il bistrot, ha conosciuto un crescendo di stima, successo di pubblico, oltre all’incremento di rapporti ben oltre i confini della città e del territorio nazionale.
“La collezione di Accademia Carrara è per molti una meraviglia e lo è per me, basti pensare al corpus di opere di Lorenzo Lotto o a quello di Giovan Battista Moroni, per citare due degli esempi più illustri. Il patrimonio del nostro museo, magistralmente conservato, è però solo uno dei motivi per i quali sono onorata e felice della nomina: la storia dell’istituzione racconta di una relazione speciale con le comunità del territorio come testimoniano le straordinarie donazioni che fanno della Carrara il museo del collezionismo. Dalla riapertura del 2015 a oggi, Accademia Carrara è cresciuta in modo virtuoso, riuscendo a rispondere alle tante esigenze di un’istituzione che vive nel presente. Lavorare in un museo significa anche ricordare il suo ruolo civico e sociale, strettamente legato alla città e aperto al mondo. Per me significa soprattutto portare l’esperienza di tanti anni e la mia passione, a favore di un’istituzione solida nella quale credo molto. Farò certamente del mio meglio”.
MARIA LUISA PACELLI
Ph. Mario Rota
CARRARA: AVANTI TUTTA!
Maria Luisa Pacelli, nominata dal Consiglio di Amministrazione di Fondazione Accademia Carrara, viene accolta all’interno di un’istituzione salda e all’avanguardia, conosciuta in Italia e nel mondo, non solo per il suo straordinario patrimonio ma anche come un museo vivace e dinamico, capace di accogliere tutti i tipi di pubblico. Storica dell’arte, laureata nel 1998 presso Università Ca’ Foscari di Venezia, Pacelli possiede un’esperienza di oltre 20 anni e in particolare 14 anni nella direzione di importanti istituzioni museali pubbliche. Nel corso dei suoi mandati come direttrice ha raggiunto risultati di assoluto rilievo e qualità scientifica, accrescendo il profilo nazionale e internazionale delle istituzioni che ha guidato e ricevendo riscontri ampiamente positivi tanto dalla critica e dal mondo accademico quanto dal pubblico, contribuendo in maniera significativa anche alla crescita sociale e culturale dei territori in cui ha operato. Come evidenziano i risultati ottenuti, Pacelli possiede una visione strategica coerente, in grado di integrare conservazione e promozione in un sistema organico di produzione di contenuti culturali, educational, welfare culturale e servizi. I suoi rapporti istituzionali in Italia, in Europa e nel mondo si sono accresciuti nel corso degli anni grazie a scambi e progetti condivisi.
MARIA LUISA PACELLI
DIRETTRICE ACCADEMIA CARRARA
Il curriculum
Dal 2020 al 2024 è stata direttrice di Pinacoteca Nazionale di Bologna, museo statale con una storia istituzionale e un patrimonio di primaria rilevanza, incarico che si è esteso ad altri 12 siti archeologici, monumentali e museali, distribuiti sul territorio regionale. Dal 2010 al 2019 ha ricoperto il ruolo di direttrice delle Gallerie d'Arte Moderna e ContemporaneadelComunediFerrara,comprendenti Museo Giovanni Boldini, Museo dell'Ottocento, Museo d'Arte Moderna e Contemporanea Filippo dePisis,ArchivioMichelangeloAntonionieilfondodelCentroVideoArte di Palazzo dei Diamanti. Nel corso deidiecianniprecedentièstataconservatorecapoditalimusei.
Da 2011 al 2019 è stata inoltre responsabile scientifica e organizzativa del programma espositivo che
Fondazione Ferrara Arte ha realizzatoaPalazzodeiDiamanti(14grandi mostre e oltre 1 milione di visitatori in 9 anni) e in altre sedi e di Ferrara Arte Editore. In precedenza, è stata coordinatrice (2000-2006) e poi co-direttrice (2006-2010) delle medesime istituzioni. Nel decennio in cui ha rivestito il duplice ruolo di direttrice dei musei e responsabile della programmazione della Fondazione Ferrara Arte, ha sviluppato un progetto unitario per le due istituzioni, coordinando il lavoro di numerosi uffici e sviluppando progetti in relazione con altre sedi museali nazionali e internazionali. Le attività promosse in oltre due decenni da Maria Luisa Pacelli si sono contraddistinte per un'elevata qualità scientifica e hanno costituito un'opportunità per rilanciare lo studio e la valorizzazione delle col-
lezioni museali e, più in generale, del patrimonio del territorio. Nel corso degli anni ha intessuto rapporti, a oggi consolidati, con le più importanti istituzioni culturali nazionali e internazionali sia con finalità di scambio sia curando mostre, progetti e pubblicazioni, tra queste National Gallery di Londra, Ermitage di San Pietroburgo, China World Art Museum di Pechino, Museo del PradodiMadrid,CentreforFineArts di Bruxelles, Thyssen Bornemisza di Madrid, National Gallery di Edimburgo,StaatsgaleriediStoccarda. Particolarmente attenta alla creazione di percorsi culturali e all’attrattività di un pubblico nazionale e internazionale, Pacelli ha anche promosso donazioni e gestito il difficile periodo a seguito del sisma (2012), partecipando alle operazioni di restauroediriqualificazione.
Ph. Mario Rota
CORNARO GIOIELLI
60 ANNI DI PURA MAGIA
Era il 1964 quando Renzo Cornaro e la fidanzata Alessandra, oggi moglie, iniziarono a scrivere una storia speciale, fatta di passione, rispetto e magia, quella scaturita dalle emozioni che solo un gioiello può dare. Tutti ingredienti che, nel corso del tempo, hanno accompagnato Cornaro Gioielli che, da piccolo negozio, si è tramutato negli anni in uno spazio di ben tre piani, punto di riferimento in fatto di gioielli e complementi preziosi e ricercati per tutta Bergamo e non solo. “Ricordo ancora quando per la prima volta sono entrata nel negozio di via Camozzi al numero 44. Vetrine lunghissime, rialzi di legno e nulla più. O per meglio dire la sola cosa che c’era era il nostro sogno di realizzare un punto di riferimento in fatto di tendenze gioielli, con un occhio attento al mercato internazionale”. E così è stato: grazie a determinazione, ricerca ed innovazione continua in questi 60 anni Cornaro Gioielli ha mostrato di essere il crocevia di stile per le tendenze gioiello nonché una vera e propria famiglia in grado di accogliere e coccolare il cliente. “Insieme abbiamo creato qualcosa di straordinario. Le nostre figlie Giovanna e Marialuisa sono state e sono oggi il caposaldo ed il motore pulsante dell’attività. Negli anni hanno appreso tutti i segreti di questo lavoro ed oggi, insieme al nostro staff competente e preparato, rappresentano la chiave di volta del nostro successo” afferma Renzo.
Ph. Sergio Nessi
E se ogni traguardo è un nuovo punto di partenza, con nuove sfide e obiettivi, Cornaro Gioielli lo ha dimostrato anche con l’evento organizzato il 23 e 24 novembre: una vera e propria festa di compleanno per riunire clienti, amici e collaboratori, con la presenza d’eccezione di Elena Carnevali, Sindaca di Bergamo. Protagonista indiscussa dell’evento la collezione firmata Crivelli, brand di alta gioielleria con cui Cornaro collabora da anni che, per questo 2024, ha dato vita a pezzi ricercati come il collier choker in diamanti taglio fantasia con parure di orecchini, anello e bracciale sinonimo di raffinatezza e stile. Inoltre non sono mancate le proposte più ricercate di questa stagione come choker e collane lunghe in oro rosé, le collezioni tubogas e animalier e diamanti taglio fantasia, per chi vuole brillare con un’eleganza senza tempo. “Anche quest’anno abbiamo selezionato proposte speciali, moderne e ricercate, così da stupire ed emozionare i nostri clienti. Emozione: la parola chiave che ha accompagnato questo evento ma anche tutto il percorso di Cornaro Gioielli. Ed ora - continuano Marialuisa e Giovanna - guardiamo al futuro con entusiasmo, pronti ad affrontare nuove sfide per continuare a crescere, grazie anche alla fiducia dei nostri clienti”. Infine, un pensiero speciale per il Natale alle porte: “Ciò che siamo oggi è merito della forza e dell’affetto che lega la nostra famiglia: ecco perché l’augurio più grande che vogliamo fare è quello di dedicarsi ai propri cari, condividendo attimi preziosi ed eterni. Proprio come un gioiello. E noi lo sappiamo bene”.
DOPPIETTA DI ARTISTE PER L’ULTIMO APPUNTAMENTO CON L’ARTE A VILLA SANT’APOLLONIA
Il 29 novembre si è tenuto l’ultimo appuntamento con “Casa di CUltuRA”, la rassegna d’arte che, anche quest’anno, Paolo e Giorgio Toffanetti, rispettivamente Direttore Amministrativo e Direttore Generale di Clinica Villa Sant’Apollonia, hanno voluto offrire non solo ai pazienti, ma anche a tutti i visitatori della clinica bergamasca, specializzata in odontoiatria e chirurgia plastica. Alla serata erano presenti Carla e Katia Grassi, le due artiste, oltre che sorelle, legate dalla comune passione per l'arte e la pittura, le cui opere hanno trasportato i visitatori in un mondo di intensità cromatica e suggestioni emotive.
CHI SONO CARLA E KATIA GRASSI
Cresciute in una famiglia dove l'arte è sempre stata un elemento centrale, hanno ereditato questa passione dal padre, anche lui pittore, e l'hanno arricchita con le loro personali visioni e sensibilità. Carla Grassi, restauratrice di beni culturali, porta nella sua pittura un approccio tecnico unico ispirato alla tradizione impressionista, ma con un tocco originale.
Le sue opere si distinguono per l'uso di colori netti e definiti, senza sfumature o chiaroscuri, che creano profondità e volume attraverso contrasti cromatici sapientemente studiati. Carla ha partecipato a numerose mostre collettive, dipingendo dal vivo e condividendo la sua visione artistica, che si rivela come una celebrazione vibrante del colore. Katia Grassi, pittrice e restauratrice, esplora invece il mondo naturale con particolare attenzione agli animali. La sua arte, descritta come un viaggio terapeutico e rilassante, cattura la forza e la bellezza della natura con uno sguardo intimo e personale. Il suo soggetto prediletto è la tigre, simbolo di potenza ed emozione, che l'ha ispirata profondamente fin dal primo dipinto. Le opere di Katia si caratterizzano per la capacità di fermare su tela momenti di vita con un'intensità quasi ipnotica.
I RITRATTI DELLA NATURA
La mostra, aperta al pubblico fino al 14 dicembre, rappresenta un dialogo tra due sensibilità diverse ma complementari, dove la pittura diventa un mezzo per raccontare storie, evocare emozioni e creare connessioni. Un'occasione imperdibile per scoprire il talento e la passione di queste due artiste. Con questo appuntamento, si chiude la 2^ edizione di un’importante rassegna che, nel 2025 tornerà con 4 nuovi entusiasmanti appuntamenti. Stay tuned! (V.Visciglio)
Ph. Sergio Nessi
FORD CAPRI
Ford Capri. Un nome che sapeva di libertà, stile e dolce vita. Era il 1969 quando la Ford Capri, ispirata dal successo della Mustang, fece il suo debutto al Salone di Bruxelles, conquistando il cuore degli europei. In soli due anni, le vendite superarono le 400.000 unità, dando inizio a un mito che avrebbe attraversato la storia. Perché Ford Capri non era solo un'auto: era un sogno a quattro ruote. Un’attitudine, un modo di divere, un'icona di stile che ha segnato un'epoca. Una linea dirompente, con quel suo profilo da coupé sportiva in grado di far girare la testa a ogni semaforo.
Ford Capri era un invito a sognare, e a farlo in grande.
Oggi, quell'icona torna, più affascinante che mai, seguendo le orme di Mustang un'altra leggenda Ford che ha saputo reinventarsi. E come Mustang Mach-E ha portato il mito della "pony car" nell'era elettrica, così la nuova Capri è pronta a stupire l’Europa, aprendo un nuovo, elettrizzante capitolo nella sua storia.
C’è tutta l'anima della Capri degli anni ‘70, con richiami fortissimi alle linee che l’hanno resa un’icona e un mito. Oggi vive il presente con coraggio e personalità, diventando un SUV elettrico sportivo ma elegante e quasi impertinente. Verrà prodotta nel Electric Vehicle Center Ford di Colonia, proprio dove fu prodotta fino al 1986.
Le linee senza tempo di questa icona europea tornano quindi a vivere il presente, scolpite e modellate per garantire un design pronto a sfidare le leggi dell’aerodinamica.
IL RITORNO DEL MITO CHE FECE SOGNARE L’EUROPA
THE MYTH IS BACK
Progettata in Europa per gli automobilisti europei, la nuova Capri sfrutta al massimo le prestazioni completamente elettriche per fondere il divertimento di guida con raffinatezza e comfort
LA NUOVA FORD CAPRI È LA COUPÉ ELETTRICA PER FAMIGLIE
La nuova Capri riconcilia il design classico, lo spirito ribelle e il divertimento di guida nell'era elettrica. Un vero coupé sportivo elettrico per la famiglia con una tradizione come nessun'altra vettura del suo genere, il cui atteggiamento è amplificato all'esterno da colori brillanti come Vivid Yellow e Blue My Mind.
RIBELLE, COOL E ATLETICA
FORD CAPRI
“Il classico Capri non era solo una coupé sportiva e il divertimento che ha messo nel guidarlo è stato una parte importante del suo fascino. Riprodurre quella sensazione che si provava sul sedile del conducente era davvero importante per noi quando abbiamo sviluppato la nuova Capri completamente elettrica”, ha dichiarato Geert van Noyen, manager di Vehicle Dynamics.
Due propulsori elettrici a scelta garantiscono un'accelerazione fluida. Il modello con trazione posteriore da 286 CV può raggiungere i 100 km/h in 6,4 secondi. Il modello a trazione integrale da 340 CV può passare da 0 100 km/h in 5,3 secondi.
C'è anche un'opzione Sport tra le modalità di guida selezionabili che rende il pedale dell'acceleratore più reattivo, aumenta il feedback dello sterzo ed è stato appositamente sintonizzato per Capri per regolare il controllo elettronico della stabilità per una sensazione di guida unica. Per i lunghi viaggi in famiglia, le prestazioni elettriche
Ford Motor Company
è un’azienda globale con sede a Dearborn, in Michigan, decisa a dare il proprio contributo per costruire un mondo migliore, in cui ogni persona sia libera di muoversi per inseguire i propri sogni.
silenziose e raffinate di Capri consentono ai bambini di dormire sonni tranquilli nei tre sedili posteriori mentre le tecnologie avanzate aiutano a cambiare la corsia dell'autostrada al tocco di un interruttore o a tenere automaticamente il passo con il traffico che precede.
“Ogni giorno, sempre più conducenti stanno imparando che i vantaggi dell'elettrico non finiscono con zero emissioni durante la guida - ha detto Ulrich Koesters, direttore, veicoli elettrici - ed è la tecnologia elettrica che ci ha aiutato a catturare il vero spirito di Capri per tutta una nuova generazione - ribelle, cool e atletica sia che si tratti di Saint Tropez o della corsa scolastica”.
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Come i call center ottengono i nostri numeri di telefono? Varie sono le tecniche attraverso le quali i call center possono ottenere i nostri numeri di telefono. Alcune di queste sono del tutto lecite, mentre altre sono riconducibili a pratiche scorrette, se non addirittura illegali. Tra quelle maggiormente diffuse, dobbiamo ricordare:
Condivisione involontaria dei dati - Molti utenti forniscono il proprio numero di telefono quando acquistano prodotti, quando si iscrivono a servizi e/o newsletter, partecipano a concorsi o utilizzano applicazioni, spesso, senza leggere l’informativa sul trattamento dei propri dati personali (la c.d. privacy policy). In tutti questi casi, possono accettare la condivisione dei propri dati con terze parti.
Elenchi pubblici- I numeri che compaiono negli elenchi pubblici, come l’elenco telefonico tradizionale o registri online, possono essere facilmente raccolti dai call center.
Acquisto di database - Molti call center possono acquistare pacchetti di numeri telefonici da list provider, che ottengono i nostri dati tramite programmi di fidelizzazione o altre attività commerciali o che a propria volta acquistano i database da altri soggetti.
Pratiche scorrette o illegali - In alcuni casi, i numeri vengono raccolti attraverso pratiche scorrette, come il web scraping (tecnica che consiste nell’estrazione automatizzata – ad esempio tramite bot – di dati da siti web o social network), come anche attraverso vere e proprie attività illegali (quale l’accesso a database che derivano da fughe di dati e che vengono venduti sul dark web).
Come Difendersi Dalle Chiamate Indesiderate - Per cercare di ridurre significativamente le chiamate indesiderate o numeri sconosciuti, è possibile adottare alcune precauzioni. E anche quando queste precauzioni dovessero rivelarsi inefficienti, è comunque possibile porre in essere ulteriori azioni per impedire ai call center di contattarci in maniera ripetuta dagli stessi numeri.
Non condividere il proprio numero se non strettamente necessario - Evitare di condividere il proprio numero di telefono – a meno che non sia strettamente necessario – e leggere attentamente le condizioni relative alla privacy quando ci si registra ad un sito, si sottoscrivono servizi o si compilano moduli, per capire se e come verranno utilizzati i nostri dati. Questa è in assoluto la prima regola da seguire per evitare le chiamate indesiderate.
Utilizzare il blocco delle chiamate - Esistono diverse applicazioni che possono identificare e bloccare automaticamente le chiamate da numeri sospetti o noti per lo spam. Inoltre, dopo aver ricevuto una chiamata indesiderata è sempre possibile, dalle impostazioni del proprio telefono, disporre il blocco del numero.
Richiedere informazioni ai call center - Se si riceve una chiamata indesiderata, è possibile chiedere all’operatore come e da chi è stato ottenuto il numero, ed esercitare il diritto di opposizione, chiedendo la cancellazione dei propri dati dai loro database.
Segnalare le chiamate moleste - È possibile segnalare le chiamate indesiderate alle autorità competenti, come il Garante per la Privacy, in particolare allorquando si sospetta un comportamento illegale da parte del call center.
Iscriversi al Registro delle Opposizioni - Si tratta di uno strumento, previsto dalla legge, che consente agli utenti di opporsi all’utilizzo del proprio numero per finalità di telemarketing. È importante verificare periodicamente la propria iscrizione al Registro delle Opposizioni e, in caso di chiamata indesiderata, comunicarlo all’operatore del call center.
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Riavvolgere il nastro in casa Lamborghini Bergamo e Milano significa riportare la mente a un susseguirsi di eventi, che sono lo scenario privilegiato per incontrare i clienti e far vivere loro intense emozioni, complice la presenza di auto meravigliose. Il dealer rappresenta il trait d’union tra l’head quarter di Sant’Agata Bolognese e la clientela, avendo l’arduo compito di instaurare e coltivare relazioni di valore. Creare senso d’appartenenza e coinvolgere in magiche esperienze sono solo alcune delle sfide con le quali le concessionarie Lamborghini Bergamo e Milano – due dei sei dealer officiali in Italia (quella orobica
LA FINE DELL’ANNO COINCIDE CON UN PERIODO DI ANALISI, IN CUI SI PERCORRE QUANTO SVOLTO, FACENDO TESORO DELLA BELLEZZA SPERIMENTATA
In collaborazione con Lamborghini Bergamo e Lamborghini Milano
è la più storica, presente sul territorio dal 2008) ed entrambe facenti parte di Bonaldi Gruppo Eurocar Italia - hanno a che fare ogni giorno.
REVUELTO PROTAGONISTA
Protagonista indiscussa del 2024 è stata Revuelto, la prima supersportiva ibrida HPEV (High Performance Electrified Vehicle) della casa del Toro, che vanta 1015 CV, un motore V12 a combustione interna, tre motori elettrici e un cambio elettrico trasversale a doppia frizione.
Gianmaria Berziga, Direttore Generale di Bonaldi Gruppo Eurocar Italia
LA BAIA DI PARAGGI
Il 25 giugno Lamborghini Bergamo ha organizzato la presentazione ufficiale presso il proprio showroom, trasformato per l’occasione in un giardino con uno scenografico allestimento floreale e lounge di design.
La flying dinner e lo showcooking stellati nonché le raffinate performance musicali hanno intrattenuto i clienti in una serata all’insegna dell’eccellenza. Il 09 luglio, è stata la volta di Lamborghini Milano, che ha scelto la suggestiva baia di Paraggi per ospitare il lancio ufficiale dell’auto. Un’esclusiva serata in riva al mare, allietata dalle note gourmet della Langosteria e da eleganti performance artistiche. Infine, un test drive, ospitato lo scorso 15 ottobre nell’atmosfera charmant de La Cantalupa, grazie al quale i clienti si sono messi alla guida della Revuelto, sotto l’egida di un pilota Lamborghini Squadra Corse, che ha fornito loro spiegazioni e preziosi suggerimenti.
BULL RUN
Per alimentare la relazione con i clienti, Lamborghini Bergamo e Milano organizzano anche diversi raduni, tecnicamente definiti Bull Run. Amichevoli occasioni di incontro in cui il giro in macchina diventa l’opportunità per vivere esperienze indimenticabili. A troneggiare, il Movember: il raduno organizzato lo scorso 9 novembre, a sostegno dell’omonimo movimento internazionale per la prevenzione delle patologie maschili. Scenario d’eccezione, il lago di Garda con Gardone Riviera. Presso l’Eden Reserve i clienti hanno potuto sperimentare un adrenalinico volo in elicottero sul basso Garda, una watch masterclass a cura di Verga 1947 (storica orologeria di Milano) e autentiche lezioni di stile a cura e con la prestigiosa presenza di Maurizio Marinella (terza di quattro generazioni del celebre marchio di cravatte E. Marinella).
BEST OF 2024
GLI
APPUNTAMENTI DEDICATI AL SERVICE
L’agenda dei due dealer vanta anche appuntamenti dedicati al service dove le auto sono le vere protagoniste. A maggio e a ottobre le concessionarie organizzano le service clinic, giornate nelle quali i clienti possono usufruire di un check up gratuito della vettura. La sessione di ottobre si è contraddistinta per la presenza di due partner prestigiosi: Pirelli e E. Marinella. Pirelli ha illustrato le caratteristiche degli pneumatici, puntando l’attenzione sulle differenze tra prodotti invernali ed estivi. E. Marinella ha portato note glamour, realizzando cravatte dal vivo e spiegando tecniche, segreti e aneddoti legati a questo accessorio.
Generare eccellenza all’insegna dell’autenticità è l’obiettivo delle due concessionarie. L’anno nuovo è ormai alle porte e le idee sono in fermento. Lamborghini Bergamo e Milano stanno già scaldando i motori per un 2025 brave, unexpected e authentic.
Lamborghini Bergamo
Via Piemonte, 12 - Azzano San Paolo (BG) Lamborghini Milano
Viale Renato Serra, 61 - Milano
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POLITICANDO
di Maurizio Maggioni
L’OGLIO NON DIVIDE MA UNISCE
Giusto per entrare nel clima festivo natalizio. Ho partecipato a tutte quelle cene di studio, di amici, che sempre desiderosi di avermi come ospite mi hanno invitato, tra Bergamo e Brescia e le loro province. Ho potuto assaggiare i tipici piatti che ci accomunano, bergamaschi e bresciani, simili ma differenti, come lo sono le due città e le genti che ci vivono. Se non si parla delle “differenze” calcistiche che vedono il Brescia nelle retrovie e l’Atalanta in cima al campionato e vincitrice in Europa, per tutto il resto siamo abbastanza allineati.
Se mi trovo a Brescia devo dire che ne invidio la viabilità. Qui c’è stato il coraggio di aver realizzato vent’anni prima di Bergamo le tangenziali, le bretelle di raccordo, il ring intorno alla città, la metropolitana, il centro senza macchine ma tutto è pratico e scorrevole nel contesto generale. Insomma, se non un dieci almeno un otto è meritato. La BreBemi ha decongestionato il traffico da Sud sulla A4. Però la città vecchia ha risentito un po’ della noncuranza, a differenza di Città alta a Bergamo tirata a lucido, mentre la città dei Mille per il traffico urbano ed extra merita un inappellabile 4. C’è da dire che finalmente gli imprenditori di Bergamo hanno avuto un colpo di reni che ha portato in breve tempo a rifare completamente lo stadio cittadino adattandolo alle necessità sia calcistiche, sia ambientali e soprattutto commerciali, rilanciando un quartiere un po’ obsoleto.
Caravaggio di Orio, sta preparando offerte che non potranno essere rifiutate).
Se Brescia non convincerà i veneti che detengono la maggioranza del D’Annunzio di Montichiari ad accettare una collaborazione, quest’ultimi si troveranno con tante strade ma isolati.
Grazie alla famiglia Percassi. Oltre a ciò, verso l’uscita della città verso le Valli, gli eredi del Cav. Domenico Bosatelli hanno da poco inaugurato un intero nuovo quartiere, ChorusLife, 70 mila metri quadrati a disposizione della città con parcheggi, arene per teatro e spettacoli, palazzetto per gli sport, negozi, un bellissimo Hotel Radisson e tante altre cose, proprio in un’area strategica soprattutto perché accanto alla nuova ferrovia leggera che, dalla Stazione di Bergamo sale per la Val Brembana, sperano possa arrivare fino a San Pellegrino, dove a breve inizieranno i lavori di ristrutturazione del Grand Hotel da parte di un fondo californiano. Forse essere stati capitale della Cultura ha dato una sveglia e stiamo tentando di uscire dal provincialismo. Se Bergamo è indietro come viabilità è avanti con l’aeroporto. A Orio sbarcano 16,5 milioni di passeggeri, mentre Montichiari langue. Si spera però ancora per poco perché Sacbo (la società che gestisce il
Brescia e Bergamo devono fare squadra e superare la visione strabica di Bergamo verso ovest e di Brescia verso est. Guardiamo al centro e mettiamo in cantiere un super spiedo bresciano accompagnato da un Valcalepio e da una buona taragna condita con il Branzi e il Bagoss e il burro di entrambe le malghe. Che ne dite? Non sarebbe un bel regalo di Natale per tutti quanti? Condividere il lago d’Iseo, le sue superfici per la navigazione ed il volo come a Costa Volpino, valorizzare la montagna che ci abbraccia da Nord e la bassa pianura con i suoi castelli, le sue tradizioni senza dimenticare la cucina ed il vino… Uniti si vince e non ci ferma nessuno, dalle Prealpi al Po. Godiamoci l’inizio di questo inverno che ci vede abbastanza contenti e sereni in casa nostra, perché invece in giro per il mondo, non ce la si passa bene, proprio per niente. Non parliamo di politica ora, perché ogni giorno ne succede una sempre più grossa, dopo ciò che già sappiamo di Gaza e Israele, ora si aggiunge la Siria, la Corea del nord e la fragilità della Francia che ha il doppio del nostro spread, quasi in default senza governo… Si sono italianizzati e loro, sempre grandeur, ci hanno superato anche in questo. Che dire poi della Germania, poverina, da locomotiva a ultimo carro del treno europeo, banche e industria dell’auto kaput (glielo avevamo detto, ma...).
Infine l’Europa a democrazia alternata… Romania, Georgia, lasciamo perdere… Aspettiamo con serenità che il Santo Natale con il Redentore si affacci piano piano e, come ogni anno, speriamo che ci porti un po’ d’amore e di serenità, la felicità sarebbe anche troppo. Un grande augurio a tutti gli uomini di buona volontà. Buon anno 2025, è già passato un quarto di secolo dallo scorso se solo pensiamo che nel 2000 il mondo a causa di un bug informatico sarebbe finito… Invece siamo qua sempre più speranzosi e bizzarri.
Nella foto a Ponte di Legno la nascita del Fiume Oglio.
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C’ERANO UNA VOLTA LE LUMINARIE
ADESSO È CHRISTMAS DESIGN
FLOWING COLORS. La scultura luminosa è composta da una serie di elementi accostati l’uno all’altro e disposti in una forma circolare. Il gruppo di luci inizia ad illuminarsi con un colore uniforme. Un solo elemento è bianco e “ruota” lungo il cerchio lasciando dietro di sé un nuovo colore che, poco a poco, sostituendosi al precedente, riempie l’intero cerchio. Una volta ultimato il giro, la trasformazione dell’opera prosegue dando all’intero complesso di luci un nuovo colore e così via, lentamente ma a ciclo continuo. I colori stessi si proiettano e si amplificano sugli alberi circostanti suggerendo simbolicamente il rinnovamento della natura, attraverso una quinta luminosa pronta a lasciare senza fiato gli spettatori. L’installazione è in evoluzione dinamica e questo accentua l’idea di metamorfosi.
Flowing Colors, voluta da A2A SpA in collaborazione produttiva con IDRA Teatro e realizzata dal designer Stefano Mazzanti, è esposta all’interno del Giardino di Piazza Cavour, a Bergamo bassa
Chiamarle luminarie fa un po’ sorridere e, a chi è nato da un po’ di anni, verranno in mente quegli sfigati lampioncini, quelle stelline striminzite, le fioche campanelle e quelle file di luci che qualche volta lampeggiavano nel buio e che decoravano le vie della città con fili appesi da una casa all’altra dall’inizio di dicembre fino all’Epifania.
In qualche paesino le mettono ancora ma nelle città oggi impera il Christmas Design, interpretazione contemporanea del medesimo intento di accendere di luce la città e divertire l’animo di chi le guarda. Oggi le tecnologie offrono soluzioni impensabili ai tempi delle prime lampadine di Edison: laser, led e neon sono strumenti molto flessibili e, il desiderio di illuminare in modo creativo vie e piazze, palazzi e alberi, è diventata territorio di conquista di artisti, anche di grande fama, Pistoletto su tutti, solo per ricordare le sue installazioni a Montisola in occasione della Capitale della Cultura l’anno scorso. Per riuscire a capire bene cosa sono le luminarie non c’è niente di meglio che parlare della loro storia e delle loro origini. Da quando venivano utilizzate solo lampade ad olio e candele fino alle luminarie come le conosciamo oggi.
Brescia
LE ORIGINI DELLE LUMINARIE
La storia delle luminarie ha origini lontanissime che risalgono al XVII secolo. Durante le feste dell’epoca si era soliti utilizzare fonti di luce per conferire un senso di allegria e calore. Le decorazioni delle feste erano costituite dalle “parature”. Si tratta di pali in legno sui quali venivano appesi bicchieri contenenti olio. Dopodiché, grazie all’invenzione della lampadina da parte di Edison, tutto è diventato più semplice. Da quel momento in poi l’evoluzione è stata incredibile nella concezione delle luminarie, un patrimonio artistico che ha le sue radici nella tradizione barocca delle città del Sud Italia.
Bergamo
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IL SIMBOLISMO DELLE LUMINARIE
Luci, candele e torce sono da sempre state a stretto contatto con la spiritualità e la religione. Nelle chiese, nei templi e in generale in tutti i luoghi di culto, questo tipo di illuminazioni hanno sempre avuto un forte ruolo simbolico, in particolare nei paesi di tradizione cattolica.
La luce, infatti, era vista come l’essenza di Dio e come personificazione di Cristo che muore e poi resuscita. Le luminarie sono un simbolo religioso e nascono nell’ambito della celebrazione dei Santi. Negli anni ‘30 si assiste alla loro evoluzione e, di conseguenza, alla nascita delle prime luminarie come le conosciamo oggi. Iniziano a diffondersi soprattutto nei paesi del sud Italia dove la tradizione delle feste patronali è molto sentita.
Al giorno d’oggi, le luminarie salentine rappresentano una forma d’arte. Non si tratta di semplici decorazioni, ma di architetture ricercate che creano corone, altari, troni, archi e cupole che sono invidiate in tutto il mondo.
LE LUMINARIE OGGI:
DA SIMBOLI RELIGIOSI
A FINI COMMERCIALI
Lo splendore delle luminarie natalizie, con il passare degli anni, ha fatto il giro del mondo. È arrivato fino a paesi come Stati Uniti, Giappone, Qatar e Russia.
Queste opere sono richieste non solo per illuminare durante il Natale o le feste, ma anche per mettere in risalto gazebo e giardini.
Il potere delle luminarie è quello di trasformare i luoghi più disparati in posti incantevoli. Noi di Gasparotto possiamo offrire al cliente infinite opportunità di installazione, consulta il nostro catalogo qui e scopri la nostra ampia offerta di luminarie natalizie. Grazie alla nostra continua ricerca per soddisfare i più alti standard tecnologici, siamo in grado di accontentare tutte le richieste dei clienti. Abbiamo investito per i materiali più di qualità: tra questi la fibra di vetro è il nostro fiore all’occhiello, visita questa la sezione dedicata per saperne di più.
Brescia
COLESTEROLO? DA NON DEMONIZZARE, ECCO PERCHÉ È INDISPENSABILE PER IL NOSTRO ORGANISMO
PRIMA LA SALUTE INFORMAZIONI & CURIOSITÀ
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Dr. Haim Reitan Direttore Sanitario Studio Medici Associati
Considerato fra i principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, il colesterolo viene costantemente demonizzato e visto come un elemento di pericolo. In realtà questo composto organico, appartenente alla famiglia dei lipidi complessi steroidei, svolge delle funzioni importantissime nel nostro organismo, pertanto è scorretto identificarlo come un “nemico”. Oltre ad essere uno dei mattoncini che costituiscono le membrane di ogni cellula, il colesterolo è un precursore di vitamina D, sali biliari e di ormoni steroidei nell’uomo e nella donna.
Colesterolo, come abbassare il temuto LDL. Occhio alla soglia di pericolo che cambia Intervistata da La Gazzetta, la dottoressa Cristina Tomasi ha cercato di chiarire il ruolo del colesterolo nel corpo umano. La percezione di questo composto organico come pericolo è ormai radicata nella società dopo anni e anni passati a elencare i rischi correlati a livelli altimissimi di concentrazione nel sangue. Il colesterolo è però fondamentale per l’organismo umano, dunque è impossibile rinunciarvi. Per capire quanto sia importante, basti pensare che il nostro corpo riesce a sintetizzarlo da solo, laddove riscontrasse delle carenze. In questo caso è il fegato a produrlo.
“È una componente chiave della membrana cellulare, le conferisce flessibilità e struttura. È indispensabile per la sintesi di ormoni fondamentali come testosterone, estrogeni, progesterone e cortisolo, oltre che per la produzione di vitamina D; è la base della bile, una sostanza che aiuta a digerire i grassi e assorbire vitamine liposolubili come A, D, E, K. È anche centrale per il nostro sistema nervoso: circa il 25% del colesterolo corporeo si trova nel cervello, concentrato nelle sinapsi e nella mielina, elementi fondamentali per la comunicazione tra le cellule nervose e per la memoria”, ha spiegato la dottoressa, ricordando tutte le preziose funzioni svolte dal composto.
Altra funzione fondamentale è quella relativa al nostro sistema immunitario. Il colesterolo ci aiuta a combattere le infezioni, favorendo il nostro recupero. Recenti studi hanno inoltre dimostrato che una carenza di questo composto viene associata a un maggiore rischio di morte per cancro.
Il nostro corpo è in grado di regolare i livelli di questa sostanza.”La quantità sintetizzata è inversamente proporzionale a quella assunta con la dieta. Il fegato è il principale regolatore: produce colesterolo e lo utilizza per creare la bile. Una volta nell’intestino, circa il 95% della bile viene riassorbita, perché il corpo non spreca questa preziosa risorsa. È un processo complesso e altamente efficiente, che coinvolge fino a 42 reazioni biochimiche”, ha precisato la dottoressa. Ben più attenzione deve essere prestata agli zuccheri, veri responsabili di tante malattie che colpiscono l’essero umano. “Quando assumiamo zuccheri in quantità eccessive, i livelli di glucosio nel sangue salgono rapidamente. Il corpo risponde producendo insulina, l’ormone che permette al glucosio di entrare nelle cellule per essere utilizzato come energia. Quando questa situazione si ripete spesso, le cellule diventano meno sensibili all’insulina: è l’inizio della resistenza insulinica. Il pancreas deve perciò produrre sempre più insulina per ottenere la stessa risposta. I livelli alti di insulina non solo promuovono l’accumulo di grasso, ma creano anche uno stato di infiammazione cronica nel corpo”, ha aggiunto.
Per mantenersi in salute, quindi, sarebbe meglio evitare gli zuccheri e i carboidrati raffinati.
In questo modo si va a ridurre il processo infiammatorio. “Non sono i grassi animali a metterci in pericolo, ma il modo in cui la nostra dieta moderna, ricca di zuccheri, altera l’equilibrio metabolico”, ha concluso.
IDENTIFICATO POTENZIALE BIOMARKER
Attraverso un semplice tampone orale su alcune donne in gravidanza, un team guidato da Michael Skinner, della Washington State University, ha identificato un potenziale biomarker epigenetico per rilevare precocemente la preeclampsia, una condizione che spesso porta a parti prematuri. I risultati della ricerca sono stati pubblicati da Environmental Epigenetics.
Si stima che la preeclampsia causi circa l’8%-10% delle nascite pretermine. Il sintomo più evidente è rappresentato da un’elevata pressione sanguigna, che però si manifesta solo nel secondo trimestre di gravidanza. A volte la preeclampsia può passare inosservata fino a quando non diventa un’emergenza.
Lo studio
Il team della Washington State University, dopo il parto, ha prelevato cellule materne attraverso tamponi effettuati su 49 neomamme. Di queste, 13 avevano sofferto di preeclampsia e avevano avuto un parto prematuro. Il resto delle neomamme non aveva manifestato preeclampsia, anche se 23 avevano partorito prematuramente, mentre 13 avevano avuto regolari parti a termine. I ricercatori hanno quindi analizzato le cellule per cercare eventuali modifiche epigenetiche. Il team ha scoperto, così, che le madri con preeclampsia presentavano 389 modifiche epigenetiche nelle aree di metilazione del DNA.
GRAVIDANZA E COMPLICAZIONI AORTICHE: UN RISCHIO DA NON SOTTOVALUTARE
Un ampio studio condotto in Taiwan, recentemente puvbblicato sull?Euroean Heart Journal, ha evidenziato un’associazione significativa tra gravidanza e complicazioni aortiche, analizzando il loro impatto su madri e neonati i ricrcatori hanno utilizzato i dati del Taiwan nationale Health insurance Research Data base esaminado oltre 4,7 milioni di gravidanze tra il 2000 e il 2020. Le analisi hanno rilevato che il tasso i incidenza delle complicazioni aortiche durante il periodo di vulnerabilità (dalla gravidanza fino ad un anno dopo il parto( era di 1,19 per 100 mila gravidanze, quasi tre volte superiore rispetto al periodo di ocntrollo (IRR 2,86, P <.001)
Queste modifiche non sono state riscontrate nelle madri senza preeclampsia. Inoltre, le modifiche si sovrapponevano solo per un 15% con l’epigenetica delle madri che avevano avuto un parto pretermine, ma non avevano ricevuto una diagnosi di preeclampsia. Questo aspetto ha fatto ipotizzare ai ricercatori che le modifiche epigenetiche fossero correlate in modo specifico alla condizione di preeclampsia.
“Avere un biomarker per la suscettibilità alla preeclampsia può aiutare a definire pratiche di gestione clinica nel primo trimestre e all’inizio del secondo, che potrebbero ritardare una nascita pretermine”, ha concluso Skinner.
Questi eventi risultano essere un fattore di rischio significativo, con conseguenze gravi sia per la madre sia per il neonato.
Le madri che hanno sperimentato eventi aortici durante la gravidanza o il post partum hanno mopstrato un tasso di mortalità più alto rispetto a quelle senza eventi (6,3% contro 0,6%, P< .001) sottolineando l’impatto su entrambi i soggetti coinvolti.
Lo studio sottolinea l’importanza di una dignosi precoce e di un attento monitoraggigo delle donne a rischio di eventi aortic, soprattutto in presenza di disturbi ipertensivi durante la gravidanza, anamnesi familiare positiva o patologie aortiche preesistenti. Identificare tempestivamante queste condizioni può prevenire complicanze potenzialemte fatali, miglirando gli esiti sia per le madri. sia per ineonati. I risultati offrono una nuova prospettiva sulla necessità di maggiore consapevolezza e prevenzione delle complicazioni cardiocascolari in gravidanza, richiamando l’attenzione su un problema spesso traascuraro ma di estrema rilevanza clinica.
OVDAMATIC CINQUANT’ANNI DI STORIA
Una storia che viene da lontano. Fondata nel 1974 da parte di Giorgio Turotti per iniziare una nuova avventura imprenditoriale insieme ad altri soci. Radicata alle proprie radici, fiera delle proprie origini ma sempre proiettata verso il futuro. È questa l’essenza di Ovdamatic S.p.a., che nel 2024 ha festeggiato le sue nozze d’oro nel Vending.
Ovdamatic che, lungo 50 anni di crescita aziendale, ha fatto dell’eccellenza organizzativa e del proprio servizio l’orizzonte a cui tendere. Una gestione grande nei numeri ma, soprattutto, grande ed illuminata nella sua struttura, nel suo modo di concepire un Vending di qualità, nella sua capacità di abbinare la praticità a una visione del settore legata all’innovazione e allo sperimentare per segnare nuove strade e nuovi business.
Una cultura aziendale fondata sulle persone, sulla responsabilità, sul rispetto e sulla crescita condivisa. Grazie alla sua capacità di costruire relazioni autentiche, l’azienda è cresciuta anno dopo anno, affrontando con coraggio le sfide di un mercato in continua evoluzione mantenendo al centro il valore della persona.
Dott. Pierpaolo Turotti
Le premiazioni nel corso dell’evento celebrativo del 50° di Ovdamatic
Ovdamatic, in occasione del suo 50° anniversario, ha presentato il suo primo bilancio di sostenibilità. Un documento che racchiude il percorso di un’azienda storica verso una crescita responsabile e sostenibile. Lanciato come parte di una strategia di rinnovamento, il bilancio riflette l’evoluzione del settore della distribuzione automatica, trainata dall’innovazione tecnologica e dalla crescente sensibilità verso l’ambiente. Ovdamatic ha strutturato il bilancio intorno a quattro pilastri fondamentali: Organizzazione, Diritti Umani, Ambiente e Comunità, principi cardine che guidano ogni attività del gruppo. Tra i traguardi raggiunti spiccano la riduzione delle emissioni di CO2 grazie all’utilizzo di distributori automatici certificati, mezzi a metano e la promozione di prodotti a Km 0. L’adesione al progetto RiVending garantisce il riciclo di bicchieri, palette e bottiglie in plastica, trasformandoli in nuovi prodotti. Parallelamente, con oltre 4.000 ore di formazione annuale, Ovdamatic investe nello sviluppo professionale dei suoi dipendenti, promuovendo nel contempo la parità di genere. L’azienda si distingue anche per il lancio di soluzioni tecnologiche all’avanguardia. Tra queste, i distributori 4.0 interconnessi, dotati di sistemi di telemetria per ridurre i fermi macchina, e il progetto OVDA Green, che introduce alternative sostenibili alla plastica come bicchieri in R-PET e mescolatori riciclabili.
Bilancio 2023
Fatturato: 23,4 milioni di Euro + 13,5% rispetto all’anno precedente
Parco clienti: 8.500 unità - Organico 120 addetti
Bilancio 2024
Fatturato previsto circa 25 milioni di Euro + 7% rispetto all’anno precedente
Parco clienti 9.000 unità - Organico 130 addetti
IL PERCORSO DELLE CERTIFICAZIONI
1999 - UNI EN ISO 9001
2015- 2012 - TQS VENDING
2013 - UNI EN ISO 22000
2005 - 2018 – DECRETO LGS 231/2001
2020 - UNI ISO 45001:2018
2020 - UNI EN ISO 14001:2015
2024 - ISO 14064:2019
Pierpaolo Turotti, CEO del Gruppo, sottolinea: “Questo bilancio non è solo un documento, ma una promessa verso i nostri stakeholder. Siamo determinati a integrare sostenibilità e innovazione in ogni aspetto del nostro lavoro, continuando a crescere responsabilmente”. Ovdamatic si impegna anche nel supporto alle comunità locali, con iniziative come la Officina del Caffè, che favorisce il reinserimento lavorativo dei detenuti, e il sostegno a eventi benefici come il progetto Adisco e il Camozzi Open, torneo internazionale di tennis in carrozzina. OVDAMATIC
2024 - UNI/PdR 125:2022
2024 – ECOVADIS RATINGS
GRETA MARTINA
FOSSI IO TECO; E
PERDERCI NEL VERDE
La dodicesima edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte - EnterPrize, l’importante riconoscimento internazionale dedicato a curatori under 30 ideato dalla GAMeC nel 2003 con il sostegno del Gruppo Bonaldi, e nato dalla volontà di ricordare la passione per l’arte e per il collezionismo di Lorenzo Bonaldi, è stata vinta da Greta Martina e dal progetto di mostra Fossi io teco; e perderci nel verde.
La giuria, presieduta dal Direttore della GAMeC Lorenzo Giusti e composta dall’artista Isaac Julien e da Alia Swastika, Direttrice della Biennale di Jogja e co-curatrice della 16a Biennale di Sharjah, dopo aver approfondito con ciascuno dei candidati i progetti di mostra in concorso, all’unanimità ha deciso di assegnare il Premio al progetto Fossi io teco; e perderci nel verde della curatrice Greta Martina, che coinvolge gli artisti Attila Faravelli (1976, Italia); Enrico Malatesta (1985, Italia); Felicity Mangan (1978, Australia); O Thiasos TeatroNatura: Sista Bramini (1958, Italia), Camilla Dell’Agnola (1987, Italia), Nora Tigges (1973, Italia); Umberto Pellini (1995, Italia); Nicola Ratti (1978, Italia); Lorenzo Silvestri (1999, Italia); Valentina Viviani (1991, Argentina).
Fossi io teco; e perderci nel verde è un invito a riscoprire il legame con la natura attraverso la meraviglia, la cura e la responsabilità. Traendo ispirazione dagli scritti di Aldo Leopold e di Giovanni Pascoli, il progetto incoraggia un abbandonarsi al verde, articolandosi tra opere, laboratori e performance negli spazi espositivi della GAMeC e nei dintorni di Bergamo. L’istituzione d’arte diviene un luogo in cui lo stupore tipico dell’infanzia incontra la consapevolezza dell’età adulta, andando a creare uno spazio di relazione, partecipazione e riflessione collettiva.
La giuria ha particolarmente apprezzato la cura del progetto nel porre enfasi sugli aspetti di partecipazione e responsabilità nel rapporto tra le comunità naturali umane e non umane. La curatrice ha integrato in maniera puntuale il concept del suo progetto con il programma biennale Pensare come una montagna, nell’ambito del quale è inserito, proponendo workshop e performance scanditi per tutta la durata della mostra e ospitati in varie località del territorio bergamasco. La giuria ha inoltre premiato la collaborazione della curatrice con gli artisti coinvolti, invitati a confrontarsi con il contesto della città di Bergamo e del suo territorio, e a realizzare nuove opere concepite appositamente per la mostra e per il museo. Infine, la giuria ha riconosciuto l’originalità del riferimento di partenza del progetto: un verso di Giovanni Pascoli, poeta italiano dell’Ottocento, che invita a rallentare e a stupirsi della natura per ritrovare il senso di meraviglia infantile nei confronti del mondo, filtrato attraverso la prospettiva di una consapevolezza e di una responsabilità più profonde, proprie dell’età adulta.
GRETA MARTINA
VINCE LA XII EDIZIONE DEL PREMIO LORENZO BONALDI
PER L’ARTE – ENTERPRIZE
Sino dalla sua costituzione, il Premio ha inteso sottolineare la centralità e il significato della figura del curatore nel panorama artistico internazionale attraverso la produzione di un progetto di mostra inedito, concepito sulla base di uno spazio espositivo e di un budget assegnati.
Il progetto di mostra sarà presentato a febbraio 2025 nell’ambito del programma Pensare come una montagna, tra Serina – comune di nascita di Lorenzo Bonaldi, a cui il Premio è dedicato – e la GAMeC
Greta Martina (Bologna, 2000) è un’artista e curatrice indipendente con un interesse su linguaggio e immagine in movimento, che esplora sia attraverso pratiche artistiche che curatoriali. Ha conseguito la laurea in Lingue e Letterature Straniere e ha svolto studi a Bologna, Vienna (Universität Wien), Berlino (Freie Universität) e Milano, dove ha frequentato il corso magistrale in Arti Visive e Studi Curatoriali presso NABA, Nuova Accademia di Belle Arti. La sua esperienza professionale include collaborazioni con gallerie e istituzioni come Elisabeth & Klaus Thoman (Vienna), KOW (Berlino), Triennale (Milano), Ar/Ge Kunst (Bolzano), François Ghebaly e Mendes Wood DM (New York). È autrice di CORRISPONDENZE (Correspondences) disponibile in diversi store, tra cui Printed Matter, Karma Bookstore, Aeon Books e Colbo (New York). Attualmente è responsabile dell’ufficio personale di Zasha Colah, direttrice artistica di Ar/Ge Kunst Bolzano e Curatrice della 13a Biennale d’Arte Contemporanea di Berlino.
BEATRICE ED ELEONORA CASATI
CREMINO, IL POUF DI DESIGN CHE ERA UN MATERASSO
Nasce Cremino, il pouf di design che era un materasso: la startup Pulvera mostra il primo esempio di come un’innovativa tecnologia di riciclo meccanico degli scarti tessili possa dare vita ad oggetti creativi, belli e utili. Cremino viene presentato ufficialmente nel Textile District di Ecomondo, l'evento di riferimento in Europa e nel bacino del Mediterraneo per la transizione ecologica e i nuovi modelli di economia circolare, svoltosi dal 5 all’8 novembre presso la Fiera di Rimini. Cremino è un pouf nato dalle cover tessili dei materassi destinati alla discarica, che verrebbero inceneriti, vengono invece riciclati per realizzare una seduta a strati che ricorda il famoso cioccolatino. La base, la parte fondamentale, è un agglomerato di scarti di cover di materassi polverizzate: sono recuperate, sfilacciate grossolanamente e successivamente polverizzate attraverso la macinatura meccanica che da oltre 70 anni caratterizza la produzione di Casati Flock & Fibers - azienda in cui Pulvera affonda le radici. Il risultato è una polvere che assomiglia a dei batuffoli, il cui colore grigio-azzurro deriva dagli scarti stessi.
Questa polvere viene agglomerata e pressata in uno stampo di forma quadrata, indurita per garantirne l’utilizzo come seduta.
Sopra la base, è posizionato un quadrato di agglomerato di poliuretano riciclato, ottenuto dai materassi di scarto e realizzato dalla Re Mat di Nichelino (Torino), una startup innovativa che collabora con Pulvera e utilizza - prima in Italia - i materassi dismessi per ottenere il poliuretano riciclato, con performance tecniche comparabili a quelle del poliuretano vergine. Questo strato realizzato con Re Mat, di circa 5 cm, garantisce il comfort alla seduta. La collaborazione tra Re Mat e Pulvera permette di rendere ancora più efficace il riciclo dei materassi, che adesso avviene in tutte le sue parti, cover comprese.
L’ultimo strato, che completa Cremino, è interamente di flock riciclato, core business di Casati Flock & Fibers: una fibra tessile di scarto polverizzata e successivamente applicata al poliuretano, così da proteggerlo dallo sfregamento e donargli una finitura elegante, di design e piacevole al tatto.
“L’idea di Cremino è quella di dimostrare come un prodotto di scarto, un materasso, si possa ottenere qualcosa di nuovo senza dover sfruttare ulteriori risorse e materiali. In questo caso, sia le cover che il materasso stesso sono stati riciclati per essere trasformati in un pouf di design”, ha spiegato Eleonora Casati, ceo di Pulvera. “Cremino non è solo funzionale, sostenibile, bello di suo: pone sotto i riflettori la bellezza degli stessi materiali riciclati”.
CARMINATI OUT OF HOME ADV
TEMPO DI CHRISTMAS PARTY!
Un Christmas Party scintillante quello organizzato lo scorso 5 dicembre presso il Globe da Carminati Out of Home. Una serata esclusiva - nel cuore pulsante della movida bergamasca - dedicata ai tanti clienti con i quali tutto il team Carminati ha condiviso un evento animato da allegria, musica e quella magia che solo il Natale porta con sè. L’evento è stato un perfetto mix di musica dal vivo, aperitivo e dj set, in un’atmosfera accogliente che ha contribuito a rendere ancora più indimenticabile la serata.
La celebrazione del Natale è stata così anche il momento perfetto per ringraziare tutti i clienti che, da anni, affidano a Carminati Out of Home la propria comunicazione.
Con oltre 90 anni di esperienza infatti l’azienda, con sede in Bergamo, rappresenta un punto di riferimento nel settore delle affissioni e messaggi pubblicitari digitali, grazie ad un network completo e soluzioni efficaci che comprendono più di 5000 impianti in tutta Italia. Dalle frecce direzionali alle maxi affissioni, l’azienda offre strategie su misura per ogni cliente, garantendo visibilità e risultati concreti, comunicando in modo diretto, emozionale e indelebile. Posizionare un’affissione nel luogo giusto, scegliere il formato ideale e creare contenuti accattivanti sono gli elementi chiave del lavoro quotidiano di questa azienda e dei suoi professionisti. Creatività, precisione ed efficacia, tutti elementi vincenti di Carminati Out of Home, mescolati sapientemente anche nel riuscitissimo Christmas Party 2024. Un evento che ha unito divertimento e professionalità, con l’obiettivo di ringraziare chi ha contribuito al raggiungimento di importanti traguardi. Tra le luci natalizie e le note della musica la serata è stata così situazione perfetta per chiudere l’anno con entusiasmo e guardare con ottimismo al futuro.
Carminati è una delle più solide e apprezzate realtà in Italia nel settore. Operatore di comunicazione outdoor, è in grado di offrire un servizio efficiente e competitivo in un completo ventaglio di prodotti, con particolare riferimento alle location più interessanti della Lombardia. La disponibilità di spazi e locazioni eccellenti per impatto comunicativo, si uniscono ad una consulenza competente per ottimizzare ogni tipo di investimento in comunicazione outdoor: proposte modulari e mirate, sinergie fra mezzi, pianificazioni personalizzate ed offerte last minute. Due i prodotti su cui l’azienda sta puntando in particolare per il futuro: il circuito di impianti digitali a Porto Cervo ed i display digitali che verranno collocati nel 2025 lungo la linea T1 della TEB, un mezzo di trasporto universale utilizzato da un pubblico estremamente ampio e diversificato che sarà in grado di intercettare un vasto numero di persone offrendo un’esposizione continua ai messaggi pubblicitari.
NELLE UNIVERSITÀ CON IL TOUR MOTIVAZIONALE #NONCIFERMANESSUNO
Una campagna sociale che è stata premiata dalle Istituzioni, per il suo alto valore simbolico, ricevendo così nel 2018 la Medaglia del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. #NonCiFermaNessuno si pregia del patrocinio del Ministero dell’Università e della Ricerca, della Conferenza dei Rettori e della collaborazione con il Consiglio Nazionale dell’Ordine Nazionale degli Psicologi. La tappa lombarda ha visto la presenza di Fondazione Cariplo, che ha patrocinato l’evento.
Si è svolta il 3 dicembre, presso l’Università degli studi di Bergamo, nella sede di Sant’Agostino, la decima tappa del tour motivazionale di Luca Abete #NonCiFermaNessuno negli Atenei italiani, che in Lombardia ha visto l’atto conclusivo di un viaggio entusiasmante, partito l’8 marzo da Roma e che ha coinvolto migliaia di studenti italiani. Progetto ideato e animato dallo storico inviato di Striscia la Notizia che realizza, da 10 anni, un prezioso lavoro di ascolto della realtà giovanile grazie ad una serie di talk che hanno come scopo quello di stimolare fiducia negli studenti, invitandoli a credere nelle proprie potenzialità e a reagire davanti alle avversità della vita. Protagonisti in aula gli studenti dell’Università bergamasca, che hanno affrontato anche la tematica dei terribili giorni della pandemia.
“Viviamo in un momento storico in cui troppo spesso i ragazzi si sentono stretti in un vicolo cieco. Durante il talk, i loro racconti hanno indicato strade, prospettive inesplorate e proiezioni della propria esistenza che prima vedevano a malapena. Sta qui la forza del mio format. Bisogna creare le condizioni per cui ogni talento trovi ispirazioni per rimettersi in moto, ogni sogno riceva la sua possibilità di diventare realtà, nonostante il clima di sfiducia che a volte sembra prendere il sopravvento. Del resto, Bergamo è una città simbolo di resilienza, che ha dimostrato come dalle difficoltà si possa rinascere più forti. I loro racconti hanno emozionato. Non a caso chiudiamo il nostro tour 2024 proprio qui”.
Il Rettore Sergio Cavalieri, estremamente soddisfatto per questa ‘prima volta’ all’Università degli studi di Bergamo, ha dichiarato: “Siamo lieti di aver accolto e ospitato presso il nostro Ateneo il tour motivazionale #NonCiFermaNessuno, un'iniziativa di valore sociale che mette al centro le esperienze, i sogni e le sfide delle giovani generazioni. Il claim del tour, ‘Impariamo ad amarci’, è un invito potente a riflettere sull'importanza della consapevolezza di sé e della resilienza, in ambito universitario ma soprattutto nella personale esperienza di vita di ognuno. Questo evento è stato un momento di ispirazione e condivisione, in linea con la missione di UniBg di essere non solo un luogo di formazione, ma anche di ascolto e supporto per i propri studenti”. Slogan che ha riscosso grande successo tra gli studenti come sottolinea lo stesso Abete: “L’abbraccio degli studenti e delle studentesse a fine talk è la prova di quanto sia stato apprezzato. Ho chiesto ad ognuno di abbandonare gli alibi per ritrovarsi più vicini. Di partire da se stessi per rivoluzionare il concetto di amore anche per chi abbiamo intorno proprio come dice il nostro claim 2024: impariamo ad amarci”.
MyShot
CONCORSO
FOTOGRAFICO
PER SUB SVELA
LE PERLE DEL MARE
DAL PAGURO
EREMITA, AL
POLPO TRASPA -
RENTE AI RELIT-
TI DI UN TEMPO
Vincitore Incontri ravvicinati
Giacomo Marchione
Il paguro eremita ripreso da Giovanni Crisafulli per la categoria “Contrasti”, tre delfini sott’acqua illuminati dai raggi del sole catturati da Marco Lausdei per la sezione “Emozioni”, il polpo palmato -blanket octopus come lo chiamano gli inglesidi Giacomo Marchione per “incontri ravvicinati”, la sagoma di una nave che fa capolino tra un branco di pesci colta da Marco Lausdei per la categoria “Relitti” e il pesce pagliaccio nascosto tra gli anemoni catturato da Alberto Groppo per la sezione “La subacquea è”. Sono queste le immagini e gli autori che hanno trionfato nell’edizione 2024 di «MyShot underwater photo contest», il concorso dedicato agli appassionati di fotografia subacquea organizzato sin dal 2005 da Zero Pixel e a cui, con i 270 che hanno gareggiato quest’anno, hanno preso parte più di 5mila concorrenti da tutta Italia e dall’estero.
Vincitore Contrasti Giovanni Crisafulli
Vincitore Subacquea
Alberto Groppo
“Le fotografie presentate in questo concorso sono state semplicemente straordinarie, capaci di raggiungere una qualità tecnica ed emotiva che ha reso il compito della giuria, in molti casi, una vera sfida - ha spiegato Marco Daturi, ideatore del concorso, autore di tre libri sulla subacquea-. Ogni scatto portato in gara è stato un viaggio nelle profondità marine, un racconto visivo che riesce a trasmettere la meraviglia, il mistero e la vita vibrante che si cela sotto la superficie dell’acqua. Alcune immagini sembravano veri e propri dipinti di emozioni, storie catturate con una sensibilità unica, che solo l’occhio attento e poetico di un fotografo subacqueo riesce a catturare e condividere. Questo concorso non è stato solo una competizione, ma un’occasione per mostrare al mondo la magia dei fondali marini, un universo straordinario che rimane invisibile ai più. Attraverso questi scatti, abbiamo potuto aprire una finestra su un mondo affascinante e fragile, dando voce alle profondità dell’oceano e invitando anche chi non si è mai immerso sotto il pelo dell’acqua a scoprire la bellezza che vi si nasconde.
È incredibile come la fotografia riesca a unire tecnica e cuore, trasformando il silenzio del mare in un linguaggio universale capace di emozionare, stupire e, forse, ispirare una maggiore sensibilità verso il nostro pianeta blu”.
La giuria di quest’anno era composta da Cristian Umili (presidente), Marco Daturi, Pietro Formis e Adriano Penco e la menzione d’onore è andata ai primi tre di ogni categoria, le cui opere sono pubblicate su ScubaPortal, il riferimento online per la subacquea italiana, fondato nel 2003 proprio da Marco Daturi. Tra le immagini, spicca sovente l’incontro «tra il mondo naturale e quello artificiale, dove anche le strutture create dall’uomo diventano parte dell’ecosistema», come dice Giovanni Crisafulli presentando la sua “Nemo’s”, che ha trionfato nella categoria “Contrasti”.
Vincitore Relitti
Marco Lausdei
LUNA AMORE MIO
A PISOGNE UNA MOSTRA DEDICATA ALLA LUNA. IL MUSEO MIRAD’OR E LA CHIESA DI SANTA MARIA DELLA NEVE OSPITANO “ISEO-SERENITATIS”, UN INVITO A SCOPRIRE IL LEGAME TRA IL MICROCOSMO DEL LAGO D’ISEO E L’UNIVERSO ATTRAVERSO LO SGUARDO DI LUCA MISSONI. A CURA DI MAURIZIO BORTOLOTTI
La mostra rimarrà aperta, con ingresso libero, fino al 26 gennaio 2025 nei seguenti orari: Museo Mirad’Or venerdì dalle ore 16.00 alle ore 20.00; sabato e domenica dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle 16.00 alle 20.00.
Chiesa di Santa Maria della Neve: da martedì a domenica dalle ore 10.00 alle ore 18.00. Per informazioni: comune.pisogne.bs.it
ISEO-SERENITATIS
L’opera di Luca Missoni esplora il legame profondo tra la Terra e la Luna, mettendo in relazione la geografia terrestre del Lago d’Iseo con il mare Serenitatis della Luna. La chiave di lettura del progetto è rendere esplicito il legame tra la Terra e il suo Satellite.
Fino al 26 gennaio 2025 il Mirad’Or e la Chiesa di Santa Maria della Neve di Pisogne (Lago d’Iseo) ospitano la personale di Luca Missoni dal titolo “iseo-serenitatis”. L’esposizione, organizzata dal Comune di Pisogne e curata da Maurizio Bortolotti, presenta un’installazione immersiva, realizzata specificamente per questa occasione che, unitamente ad alcune stampe fotografiche di grande formato, racconta la profonda passione dell’artista per la Luna e le sue infinite variazioni.
La mostra si sviluppa in due luoghi suggestivi di Pisogne: il museo Mirad’Or sulla riva del lago, e la Chiesa di Santa Maria della Neve affrescata da Girolamo Romanino. Per la prima volta Luca Missoni espone nel contesto del Lago d’Iseo, con un progetto site-specific, nato cioè appositamente per questo luogo, che mette in dialogo la sua opera con gli affreschi del Romanino e con la suggestiva architettura del Mirad’Or - una struttura leggera appoggiata sulle acque del lago come una moderna palafitta - e il paesaggio circostante.
La mostra invita i visitatori a riflettere sulla posizione periferica del genere umano nell’Universo, attraverso una reinterpretazione del mito lunare che l’artista esegue con un approccio oggettivo, quasi scientifico, filtrato attraverso lo sguardo della sua infanzia, influenzata dai viaggi spaziali e dal film 2001: Odissea nello Spazio.
La mostra si compone di un’opera principale dal titolo Moon Phases, una sequenza di lune realizzate filtrando la luce solare nelle sue variazioni cromatiche. Posta sulla parete di vetro più lunga del padiglione, la serie interagisce di giorno e di notte con la superficie del lago in un gioco di riflessi e trasparenze che il vetro contribuisce ad amplificare, creando un dialogo con il paesaggio circostante.
Su una delle vetrate più strette, Blue Moon emerge da un profondo nero cosmico e stabilisce un collegamento visivo con gli spettatori che guardano il padiglione dalla riva del lago, ribadendo il gioco dei riverberi tra le immagini della Luna e i riflessi dell’acqua. Sulle pareti di fondo è presentata Moon Atlas, una sequenza di tre grandi opere, in cui l’oggettività della rappresentazione è la cifra principale della visione dell’artista e l’essenza della sua lettura del mito della Luna in età moderna. Infine, una selezione di immagini di piccolo formato ripercorre i primi passi della ricerca lunare dell'artista. Nell’abside della Chiesa di Santa Maria della Neve, che ospita un importante ciclo di affreschi cinquecenteschi sulla vita di Cristo ad opera di Girolamo Romanino, è presente l’opera Moon Shadow, un’immagine suggestiva che dialoga rispettosamente con la sacralità del luogo. Il risultato è un viaggio in più tappe che conduce lo spettatore in un'esplorazione del mito della Luna, rivelandone il fascino senza tempo.
Luca Missoni è un fotografo e artista italiano, conosciuto in particolare per il suo lavoro incentrato sull'osservazione e la rappresentazione della Luna, frutto di due decenni di osservazioni. Nato nel 1956, è Direttore Artistico dell'Archivio Missoni, dove si occupa di preservare e promuovere la storia della famiglia e della famosa casa di moda. Cresciuto in un ambiente creativo, ha sviluppato un forte interesse per l'arte, il design e la fotografia. Da venticinque anni porta avanti una ricerca sull’immagine della Luna e su come questa sia cambiata nella nostra percezione dai viaggi nello spazio degli anni ‘60 ad oggi. Luca Missoni ha esposto i suoi lavori in mostre internazionali e ha collaborato con prestigiose Gallerie come la Photology Gallery a Milano, la Arthur Roger Gallery a New Orleans, la Michael Hoppen Gallery a Londra, la Benrubi Gallery a New York e la Galleria Il Rivellino a Locarno.
TERRELL JAMES Myth
PER LA SUA PRIMA PERSONALE NEGLI
SPAZI MILANESI DELLA GALLERIA,
L’ARTISTA AMERICANA TERRELL JA -
MES PRESENTA UNA NUOVA SERIE DI OPERE CHE SEGNANO UN’EVOLUZIONE
DELLA SUA PRATICA ARTISTICA OGGI
CONCENTRATA SU FORME MITICHE E
DESCRIZIONE DI PAESAGGI URBANI
Si intitola Myth la personale dell’artista Terrell James, per la prima volta negli spazi milanesi di Cadogan Gallery dall’11 dicembre 2024 al 15 febbraio 2025. Dopo lo stand personale presentato all’edizione 2023 di miart, James rinnova la collaborazione con Cadogan presentando una nuova serie di lavori che segnano un’evoluzione nella sua pratica pittorica.
Compaiono sulle sue tele tracce, impronte ed evocazioni figlie di un processo creativo che trasforma l’opera in un esercizio istintivo dell’atto del dipingere. Caratterizzata da una ricerca sul colore, la produzione di James mette in risalto i soggetti grazie allo studio sulle cromie, come in How a Poem Begins, in cui emergono frammenti di un paesaggio costruito da pennellate di blu, turchese e verde acqua. La sua è una pittura fortemente introspettiva e propone un’impressione astratta della realtà, presentando una stratificazione di forme e linee che allude a città e ad architetture inedite.
James ha sempre utilizzato un linguaggio astratto, ma nei 15 dipinti che compongono il percorso di Myth è visibile il passaggio dell’artista verso una nuova ricerca su forma, linee e spazio. Il mito, concepito dall’artista come fondamentale chiave di lettura della natura umana, è un riferimento onnipresente nella sua ultima serie, che vede forme più nitide, paesaggi riconoscibili e colori più aderenti alla realtà, come nelle opere Sovereign e This Place, This Time. L’artista stessa descrive i lavori esposti da Cadogan Gallery come astrazioni tese a un approccio più strutturato alla forma, che non tralascia rimandi mitici intrecciati a nuovi paesaggi urbani. Terrell James vive e lavora a Houston. Le sue opere sono conservate in prestigiose collezioni, come quella del Boston Museum of Art, del Dallas Museum of Art e del Whitney Museum of American Art. È rappresentata da Cadogan dal 2015.
JUKEBOX
Curatore: Gianluca Mangano
La Galleria Mangano di Cremona è lieta di annunciare “Jukebox”, l’imperdibile mostra personale di Silvia Mei: “Un’artista immensamente sensibile che attraverso una forma “mostruosa”, ai confini tra Sublime e Perturbante, ci presenta la cruda verità della sostanzaumana… Noncurante dell’aspetto esteriore, lo scopo e mero che annulla l’anima, indaga al contrario, i meandri della propria coscienza, contempla la molteplicità dei sentimenti sino a raggiungerne le radici più profonde… La vita è una costante ricerca di un equilibrio tra il bene e il male, Silvia lo trova scavando tra le proprie emozioni, la volontà di bilanciare il vantaggio di quelle negative, “che demoliscono la psiche”, col recupero di quelle positive, che afferra con forza… Solo la dolcezza del ricordo può aiutarti ad uscire da quella morsa oscura… La memoria indelebile di un pensiero felice… Un brano musicale che peschiamo dal Jukebox della nostra vita, quel “registro di emozioni incastrate in un tempo che pare non esserci più, ma che in realtà esiste ancora”. Gli uccellacci neri forse se ne andranno e torneranno i colori, l’infinità dei fiori, colti nella loro meravigliosa differenza, a definire l’unicità dell’essere umano, la sua straordinarietà”.
La mostra resterà aperta fino al 16 Febbraio 2025 con i seguenti orari: lunedì - venerdì, ore 16:30-18:30; Tutte le mattine, sabato e domenica su appuntamento.
GALLERIA MANGANO
VIA GRADO, 6 - CREMONA
TEL. +39 0372 413333
WWW.MANGANO.ART
VOLTI E NOMI
40 ANNI DI CURA E DI ACCOGLIENZA
Sono stati oltre 500 i visitatori registrati nei 14 giorni di apertura della mostra fotografica realizzata dalla Cooperativa Sociale Il Germoglio in collaborazione con il Comune di Iseo, la Fondazione l'Arsenale e con il supporto di Confcooperative Brescia, i Comuni di Marone, Provaglio d'Iseo e Paratico, Rete Connessioni, Amici del Germoglio e Gruppo IseoImmagine, nelle sale del palazzo dell’Arsenale di Iseo, per celebrare quarant’anni di impegno a fianco delle persone con disabilità. Un successo di pubblico che ha suscitato grande soddisfazione e una forte partecipazione emotiva.
“L'esposizione “Volti e Nomi" - afferma Pietro Arrigoni, direttore artistico e autore delle immagini, “è stata più di una semplice mostra: ha rappresentato un percorso di consapevolezza sul valore umano insito nella cura delle persone e della comunità. Nella sua opera, Il Germoglio si identifica con l'immagine stessa del germoglio, un elemento che non solo nasce, ma rimane e si sviluppa, radicandosi nel territorio e abbracciando ogni sfida come atto amorevole”. La “cura” è sempre al centro dell'approccio de Il Germoglio, e la mostra lo ha evidenziato attraverso la rappresentazione dei volti e dei nomi che incarnano storie, emozioni e percorsi unici. "Cura" è intesa come atto di responsabilità, che non si esaurisce nel semplice "fare", ma si estende al "prendersi cura" con dedizione e delicatezza.
Il Germoglio, con i suoi progetti e le sue iniziative, non solo si radica nella realtà locale, ma si è impegnata nel corso di questi quarant’anni, a promuovere un'idea di disabilità che non sia solo vissuta come un limite, ma vissuta come una dimensione ricca di valore sociale e relazionale. Restare significa assumersi la responsabilità di partecipare alla costruzione di una comunità in cui ognuno possa sentirsi parte integrante e rispettata, indipendentemente dalle proprie capacità fisiche o cognitive.
La mostra che si è appena conclusa ha voluto essere una celebrazione dell'amorevolezza che Il Germoglio coltiva da quarant'anni. I volti esposti non erano soltanto immagini di persone con disabilità; rappresentavano storie, vite e percorsi di resilienza, talenti e dignità. Questi ritratti sono diventati il simbolo di un amore che guarda oltre l'apparenza e riconosce il valore umano, esaltando l'individualità di ogni persona e trasformando la diversità in una fonte di ricchezza per la comunità.
Da sottolineare la partecipazione attiva degli ospiti della Cooperativa, che hanno accompagnato il pubblico in qualità di guide, e si sono identificati e riconosciuti nei trentuno volti rappresentati. Simbolo di un cambiamento di paradigma anche i banner installati sui due torrioni del Castello Oldofredi: da luoghi di difesa a luoghi di accoglienza e apertura verso chi guarda. “Volti e Nomi” ha rappresentato un traguardo e un ulteriore passo in un percorso che Il Germoglio ha scelto di proseguire con responsabilità e amorevolezza. “Quarant'anni sono un tempo significativo, ma sono anche un invito a guardare al futuro con la stessa restanza e cura che hanno guidato la Cooperativa fino ad oggi” – afferma la presidente Clelia Marini. “L’obiettivo è che questa mostra abbia ispirato i visitatori a vedere la disabilità con occhi nuovi, comprendendo il valore del restare e del prendersi cura come atti concreti e significativi”. Per info: www.ilgermoglio.org
LE API DEL CONVENTO
APPROVATO IL PROGETTO ESECUTIVO DEL PARCO APISTICO
NELLA VALLE DELLA BIODIVERSITÀ DI ASTINO
La Giunta comunale di Bergamo ha approvato il progetto esecutivo del parco apistico nella valle della biodiversità di Astino. Il progetto, redatto dal Comune di Bergamo, è stato finanziato dalla Fondazione Banco del Monte di Lombardia per un costo complessivo di 125.000 euro.
“Città, Api e Persone”, questo il nome del progetto, prevede la creazione su uno spazio terrazzato, storicamente gradonato con muretti a secco e coltivate e oggi in stato di abbandono, di un percorso didattico sul tema del rapporto uomo-ape (con arnie storiche) e sull’importanza degli insetti impollinatori, sia selvatici che allevati, grazie all’allestimento di una superficie di quasi 1.000 mq.
I lavori avranno inizio nel prossimo mese di gennaio, rendendo l’area fruibile al pubblico nell’estate 2025. Il percorso apistico prevede una serie di azioni dedicate a:
· rimodulare le scarpate presenti inserendo siepi costituite da essenze con fioriture attrattive per gli impollinatori; tali fasce hanno anche una funzione di sicurezza, costituendo una protezione dalla caduta accidentale sul pendio
· creare parcelle gradonate e delimitate con pali di castagno, all’interno delle quali realizzare praterie naturalistiche fiorite utilizzando prevalentemente specie mellifere e nuove piantagioni di erbacee perenni con fioriture appetite dalle api e dagli altri insetti impollinatori;
· inserire parcelle dedicate a coltivazione agricole particolarmente attrattive per gli impollinatori (es. Facelia: Phacelia tanacetifolia, grano saraceno: Fagopyrum esculentum)
· manutenzione e integrazione del percorso esistente nel bosco per renderlo funzionale all’inserimento del bioparco apistico nella rete delle connessioni e del percorso di visita;
· creare un percorso di visita in cui declinare il tema dell’apicoltura secondo la sua evoluzione storica: esposizione delle diverse arnie corrispondenti alle diverse tipologie di allevamento collocate all’interno di un percorso temporale ed evolutivo, possibilmente messe nelle condizioni di accogliere le api;
· incentivare e favorire la nidificazione degli insetti, utilizzando materiali anche di recupero dal parco stesso all’interno del percorso di visita;
· costruire nuovi percorsi integrati con il contesto paesaggistico attraverso tecniche naturalistiche: cordoli e gradoni in pali di castagno, riempiti con pietrisco spaccato per un progressivo inerbimento naturale;
· manutenzione e recupero del percorso di risalita preesistente, attraverso tecniche costruttive tradizionali locali: utilizzo di conci in pietra selezionati e rifiniti per costituire dei gradini da posare a secco.
“Vogliamo portare sempre più natura in città per salvaguardare la qualità della vita delle persone e la salute dell'ecosistema. In questa prospettiva, nella sezione di Astino, l'Orto Botanico ha scelto di realizzare un parco apistico che coinvolge la comunità e riqualifica un’area attualmente non accessibile al pubblico: antichi terrazzamenti, un tempo coltivati a vigneto e successivamente abbandonati, in parte crollati e in parte costituiti da una scarpata inagibile.
Questo progetto è parte di una più ampia iniziativa che punta a valorizzare la Valle della Biodiversità, migliorandone l'accessibilità e arricchendola di installazioni, con l’obiettivo di trasformarla in un luogo sempre più frequentato da chi cerca esperienze in natura ma è, anche, un tassello importante della nostra visione di città amica delle api: promuovere lo sfalcio differenziato, creare corridoi di fiori e valorizzare le biodiversità vuol dire tutelare gli insetti impollinatori e occuparci della nostra alimentazione. Gli ortaggi, la cui coltivazione dipende dagli insetti impollinatori, è pari al 52% dell'assortimento di prodotti ortofrutticoli normalmente in vendita" ha dichiarato l’assessora al verde Oriana Ruzzini.
MENO BAMBINI E SEMPRE PIÙ POVERI
SAVE THE CHILDREN, IN ITALIA SEMPRE MENO BAMBINI E SEMPRE PIÙ POVERI. IN LOMBARDIA NEL 2023 NE SONO NATI 65.563, IL DATO PIÙ ALTO IN ITALIA.
NELLA REGIONE IL 16,1% DEI MINORI DI 18 ANNI VIVE IN POVERTÀ RELATIVA
Save The Childrend ha pubblicato l’Atlante dell’Infanzia (a rischio) dedicato ai primi anni di vita e sottolinea la necessità di un cambiamento radicale delle politiche pubbliche per sanare disuguaglianze nei servizi per la prima infanzia. Con i progetti PNRR, i posti negli asili nido in Lombardia raggiungeranno il 41,8%, poco oltre la media nazionale del 41,3%. Sempre meno bambini e sempre più poveri. L’Italia nel 2023 ha conosciuto un nuovo record negativo per la natalità, con meno di 380mila nuovi nati[1], mentre la povertà continua a colpire i minori, i più piccoli in particolare: il 13,4% delle bambine e dei bambini tra 0 e 3 anni è in povertà assoluta[2], e circa 200mila bambini di età compresa tra 0 e 5 anni (8,5% del totale) vivono in povertà alimentare[3], ovvero in famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni. Oltre la metà risiede nel Mezzogiorno (Sud e isole), dove la percentuale sale al 12,9%. Quasi un bambino su dieci (9,7%) della stessa fascia d’età ha sperimentato la povertà energetica, cioè ha vissuto in una casa che non era adeguatamente riscaldata in inverno. In Lombardia nel 2023 sono nati 65.563 bambini, la prima regione per numero di nuovi nati, seguita, a distanza, da Campania (42.846), Sicilia (35.454) e Lazio (34.229). Nella regione il 16,1% dei
minori di 18 anni vive in povertà relativa (rispetto ad una media nazionale del 22,2%).Negli ultimi anni le famiglie che vivono in Italia si sono dovute confrontare anche con aumenti rilevanti dei prezzi di alcuni beni e servizi essenziali per la prima infanzia. Dal 2019 al 2023, su base nazionale, la spesa per prodotti alimentari per la prima infanzia (latte e pappe) è salita del 19,1% (più dell’inflazione al 16,2%) mentre il costo per la frequenza degli asili nido è aumentato dell’11,3%, con riferimento in particolare all’offerta privata (mentre per i posti finanziati dai Comuni l’aumento è pari all’1,5%). Sul fronte dei servizi educativi le famiglie incontrano molte difficoltà. Oggi meno di un bambino su tre dagli zero ai due anni (30%) trova posto in un asilo nido, un servizio fondamentale per combattere le disuguaglianze, con forti disparità territoriali. In Lombardia la percentuale della copertura attuale è del 36%. Nel 2026, quando dovrebbero concludersi gli investimenti del PNRR, ferma restando l’incognita sui costi di gestione che dovranno essere sostenuti dai comuni, si stima che l’offerta di servizi educativi per la prima infanzia salirà al 41,3% a livello nazionale, non lontano dal target del 45% fissato a livello europeo per il 2030. Tuttavia, questa cre-
scita rischia di non compensare i divari territoriali, tanto che due Regioni, Campania e Sicilia, che attualmente hanno il tasso di copertura più basso in Italia (risp. del 13,2% e del 13,9%), in base alle stime sui progetti in corso, non riuscirebbero a raggiungere neanche il 33%, arrivando la prima al 29,6% e la seconda al 25,6%. Eppure, la Campania e la Sicilia sono la seconda e la terza regione, dopo la Provincia Autonoma di Bolzano, per incidenza dei bambini da zero a due anni sulla popolazione, e presentano alti tassi di povertà minorile e dispersione scolastica. Sempre tra le regioni del Sud, la Puglia è previsto raggiunga il 38,4% della copertura, mentre la Calabria si dovrebbe attestare al 40,3%. In Lombardia si stima che la percentuale salga al 41,8%. Sono alcuni dei dati inediti contenuti nella XV edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Un due tre…stella. I primi anni di vita”, pubblicato oggi da Save the Children. L’Atlante restituisce la fotografia della prima infanzia in un Paese fragile, con profonde disuguaglianze sociali e territoriali, in cui i nuovi nati sono sempre meno e le opportunità, fin dai primi mille giorni di vita, non sono uguali per tutti, dalla salute all’ambiente, ai servizi educativi. www.savethechildren.it
ARCHITECTUR FOR DOGS
Fino al 16 febbraio 2025, ADI Design Museum di Milano presenta un’esposizione visionaria e trasversale dedicata al miglior amico dell’uomo. Per la prima volta in Italia e alla sua seconda edizione europea dopo quella londinese del 2020, la mostra sarà prodotta in una versione inedita, con due nuove architetture a firma italiana, di Giulio Iacchetti e Piero Lissoni, realizzate da Riva 1920, in linea con la produzione aziendale da sempre ecologica e sostenibile.
Curata da Kenya Hara, designer giapponese di rilevanza internazionale e direttore artistico di Muji, la mostra proclama l’architettura e il design come strumenti di esplorazione delle relazioni tra esseri viventi e ambiente costruito, allontanandosi dal concetto tradizionale di uno spazio puramente funzionale per gli animali domestici e i propri umani.
Nell’epoca dell’antropocentrismo, Architecture for Dogs compie un ribaltamento del paradigma abitativo: gli animali domestici non sono più spettatori dello spazio umano, ma protagonisti consapevoli, fruitori di un design che si plasma sulle loro caratteristiche e che invita a una riflessione sul concetto di habitat condiviso. Il progetto è una sfida alle convenzioni, uno spazio di sperimentazione in cui la pet-tecture - architettura per animali domestici - assume una veste artistica e critica, che stimola il pubblico a riconsiderare questo legame ancestrale, rispondendo a una chiara direzione della nostra società: in Italia ci sono infatti circa 15 milioni di cani domestici e a Milano 1 persona su 2 ha un animale domestico. Un sentire che accomuna altre declinazioni di design, come il settore della moda e del tessile, partner della mostra è infatti la maison Giorgio Armani che insieme a Poldo Dog Couture ha creato una capsule interamente dedicata agli amici a quattro zampe, fondendo l'inconfondibile stile dello storico marchio a design funzionali.
Questi progetti vanno oltre la semplice cuccia o spazio funzionale per il cane, indagando nuove modalità di interazione, “esplorando come architettura e design possano rappresentare un linguaggio che accomuna tutte le specie viventi” sottolinea Kenya Hara.
L’allestimento, a cura dello stesso Hara, si presenta come un fluido sistema di isole espositive, ognuna delle quali racconta una diversa interpretazione dello spazio e del rapporto simbiotico che si può instaurare tra l’architettura e l’essere vivente. Una costellazione di opere realizzate da nomi internazionale dell’architettura contemporanea, come Asif Khan, Atelier Bow-Wow, FGMF, Hiroshi Naito, Kenya Hara, Kazuyo Sejima, Kengo Kuma, Konstantin Grcic, Ma Yansong, MVRDV, Reiser + Umemoto, Shigeru Ban, Sou Fujimoto, Torafu Architects, Toyo Ito.
Con il loro aspetto ludico e la precisione progettuale, i progetti evocano un senso di appartenenza e di riconoscimento nei cani stessi, rendendo il design un ponte tra la sensibilità animale e quella umana
Rampe, cushion, tappeti, panchine studiate per consentire alle razze più pelose di trovare fresco ristoro dal clima caldo, e ancora una cuccia verticale che equilibra la scala umana e quella animale permettendo al cane di guardare negli occhi il proprio padrone. La mostra Architecture for Dogs presenta insolite cucce, rifugi creati per rispondere alle esigenze specifiche di ogni razza e al contempo rafforzare la relazione con l’essere umano.
In Mostra Fino al 16 febbraio 2025 ADI Design Museum, Piazza Compasso d'Oro, 1 Milano
SECOND LIFE AGAIN
di Luca Ruggeri
Sono Luca Ruggeri malato di SLA dal 2015; non posso mangiare, non posso bere, non posso parlare, non faccio più nessun movimento volontario e muovo solo gli occhi che mi consentono di comunicare con un tablet oculare.
LA PEG
Il team di medici che mi segue alla Don Gnocchi ha deciso all’unanimità di consigliarmi di fare la Peg. La Peg prevede un buco nello stomaco e un sondino per alimentarmi. Ho perso peso in questi mesi, fatico troppo a deglutire e a masticare, ho un principio di disfagia, ovvero c’è la possibilità che il cibo vada nei polmoni anziché nello stomaco, causando delle polmoniti che potrebbero essere fatali.
Marina e Lucia, i miei angeli custodi, non sono convinte: serve un incontro con il team per spiegare bene la situazione e i pericoli a cui andrei incontro se esitassi a fare la Peg. I medici spiegano che con molta attenzione potrei ancora mangiare frullando il cibo. L’opera di convincimento va a buon fine, perciò si consulta subito la Poliambulanza di Brescia per avere una data per l’intervento il prima possibile. Trovato posto, dopo un mese mi operano.
Questa operazione è veloce e di solito indolore, e richiede circa tre o quattro giorni di ricovero. È arrivato il momento, sono pronto. Gli infermieri vengono a prendermi in reparto con la barella per portarmi in sala operatoria che è piuttosto distante. Per distrarmi e allentare la tensione conto le luci a neon del soffitto: ne conto trentaquattro, e poi ci siamo.
Dopo una breve attesa si avvicina l’anestesista; è una donna, tra la cuffia e la mascherina brillano due splendidi occhi azzurri, impossibile non notarli, così la guardo e mi viene d’istinto un sorriso; lei si avvicina e mi sussurra nell’orecchio: di solito arrivati qui i pazienti difficilmente sorridono, il tuo sorriso mi resterà impresso a lungo.
Dopo queste parole non ricordo più niente. Mi risveglio più tardi. Ho perso la cognizione del tempo, sono un po’ rintronato, è l’effetto dell’anestesia. Mi riportano in reparto. All’uscita della sala operatoria ci sono i miei angeli custodi Lucia e Marina. Faccio un bel sorriso per tranquillizzarle e riprendo a guardare le luci del soffitto ma stavolta non le conto, non sono ancora in grado.
In seguito verrò portato per la riabilitazione alla clinica Don Gnocchi. Durante la riabilitazione mi viene una riflessione negativa ma purtroppo realistica: in questo reparto arrivano tanti malati di Ictus, Ischemie e malattie del genere; spesso arrivano con la Peg, ma dopo alcuni mesi tanti di loro recuperano e la Peg gli viene tolta; io invece con la SLA faccio il percorso contrario, continuo a peggiorare e questo buco in pancia mi seguirà fino al mio ultimo giorno di vita.
FIGLI DI PUTIN
Troppe guerre nel nostro sempre più fragile pianeta. In Africa si concentrano quelle più violente, ben undici, in otto stati ed è impressionante come vengano taciute dagli organi d’informazione.
Nel medio oriente non ci si capisce più nulla a partire dall’Isis arrivando a Hamas, Israele, Siria, Palestina, Iraq, Iran che ha la bomba atomica e non perde occasione per minacciare Israele e l’occidente, per non parlare dell’Afghanistan dominato dai Talebani col mitra in mano. Poi passiamo all’Asia con le due Coree armate fino ai denti pronte a duellare per ogni pisciata di gatto, India e Pakistan in guerra per la regione del Kashmir da anni, turchi e curdi che si ammazzano da decenni, Cina che vuole annettersi Taiwan e continua a minacciarla, e lo stesso Tibet ormai diventato una provincia Cinese.
Passiamo all’America del sud e centrale dove esistono ancora dittature militari e narcotrafficanti più armati dell’esercito! Appena sopra ci sono gli Stati Uniti dove acquistare un mitra è facile come ordinare un caffè, con continue stragi di gente innocente. Ora passiamo all’Europa dove, oltre al terrorismo degli estremisti islamici, dobbiamo fare i conti con una guerra tra Russia e Ucraina talmente inutile e sanguinosa che porterà la povera Ucraina ad essere rasa al suolo. Ora, fatti i dovuti ragionamenti scontati sulla condanna a tutte le guerre, vogliamo dire chiaramente chi ci guadagna soldi, sporchi di sangue, in queste guerre, i veri figli di Putin... Sono intermediari, politici e fabbricanti di armi che abbiamo anche noi poco distante da dove abito. Gente senza coscienza, senza scrupoli, senza vergogna. Quanto vorrei che un giorno venissero abolite in tutto il mondo le fabbriche di armi sostituite da laboratori sulla ricerca per trovare cure per malattie al momento incurabili, trasformate in panifici per sfamare il mondo utilizzando i droni, inventati per la guerra, per la consegna, purtroppo e solo un sogno, la mia paura condivisa da molti è che prima o poi arriverà il pazzo che schiaccerà il bottone delle armi nucleari e il genere umano si avvierà verso l’autodistruzione.
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Aut. Tribunale di Brescia n°18 del 22/04/2004
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