Qui Brescia n.ro 119

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ANNO 12 - N° CENTODICIANNOVE - MAGGIO 2016 - EURO 3

BRESCIA

SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE - EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO

MAGAZINE

CMP BERGAMO

COVER IN ATTO VISIVO CHRISTO SANTO E LA PASSERELLA IN MOSTRA: GIACOMO AGOSTINI F-PACE IL PRIMO SUV DI JAGUAR SAOTTINI PRESENTA LA NUOVA TIGUAN SPECIALE ELETTRICHE E IBRIDE LE PIÙ BELLE CASE DEL MONDO FASHION: ATELIER 19 GIOCO DI CONTRASTI PSYCHIATRIC CIRCUS

ph Tamara Mestriner


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12 ANNI. E ALLORA? Una tartaruga di 12 anni è all’inizio della sua vita adulta, praticamente una signorina che quasi sempre supera gli umani per longevità. Ci piace il parallelo tra il nobilissimo essere e il giornale che avete tra le mani che tra pochi giorni compie 12 anni. Chi lo conosce lo apprezza e suscita in tutti simpatia per il suo lento e ponderato incedere. Un solido carapace protegge dalle incredibili avventure a cui l’esistenza inevitabilmente sottopone tutti ma ci da anche coraggio e fiducia in noi stessi. Siamo forti e guardando lontano, senza timori che il mondo finisca domani, proseguiamo nel cammino che ogni giorno ci troviamo davanti. Salite, discese, pianure, fango, polvere... ma poi la pioggia come sempre lava via tutto. Per le tartarughe la vita scorre lentamente, mentre il mondo sfreccia loro accanto, ma tutto è relativo, come la fretta di correre chissà dove a spendere rapidamente il tempo che il destino ci ha dato, invece di gustarne ogni frammento, come fa la tartaruga, come fa qui Brescis che da 12 anni torna da voi solo una volta al mese, senza fretta, chiedendo la cortesia di aprirci la porta solo se lo desiderate. E, come la tartaruga, a 12 anni, ci sentiamo appena arrivati.

(VEF)


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I GRAFFI DI BRUNO

Bruno Bozzetto

qui BERGAMO autorizz. Tribunale di Bergamo n°3 del 22.01.92 qui BRESCIA autorizz. Tribunale di Brescia n°18 del 22/04/2004 EDITA PERIODICI SRL Via Bono 10 Bergamo tel 035.270989 fax. 035.238634 Direttore responsabile : Vito Emilio Filì Direttore editoriale: Patrizia Venerucci venerucci@editaperiodici.it Responsabile redazione: Tommaso Revera redazione@qui.bg.it Responsabile pubblicità: Roberto Maestroniroberto.maestroni@editaperiodici.it Redazione eventi: Valentina Colleoni redazione.chicera@qui.bg.it Hanno collaborato: Bruno Bozzetto, Maurizio Maggioni, Giorgio Paglia, Valerio Bailo Modesti, Fotografie di: Federico Buscarino - Sergio Nessi - Paolo Stroppa - Stampa: Euroteam Nuvolera Brescia


BRESCIA

In copertina l’immagine di Tamara Mestriner presentata alla mostra In atto visivo Servizio a pag. 38 6 CHRISTO SANTO 10 IN MOSTRA SUL LAGO LA LEGGENDA DI AGO 12 THE HAUSE PROJECT: LE FOTO DI ROGER BALLEN 14 STONE BRIXIA MAN EXTREME DA BERSI SERLINI 18 I SENTIERI DI STELLE PAGHERA 20 CONFAPI PENSA AL FUTURO 22 ARTE IN AEROPORTO: CARLO BERNARDINI 24 VITTORIA IN JAZZ 26 TESORI CARTOGRAFICI IN MOSTRA 28 NASCE IL MA.CO.F 30 INTERVISTA AL POLITICO: COSA DEVO CHIEDERLE? 31 A BRESCIA ADESSO C’È REGUS 32 SAOTTINI AUTO PRESENTA LA NUOVA VW TIGUAN 34 BICIO’S EXPERT MIXOLOGIST 38 IN ATTO VISIVO: 40 FOTOGRAFI IN MOSTRA 42 POLIAMBULANZA: NUOVO BLOCCO OPERATORIO 44 AL FATEBENEFRATELLI SI FA YOGA 47 ANNI AZZURRI PRONTI ALL’ESTATE 48 BRANCO DOGALISE: AIUTACI AD AIUTARTI 50 C’È MODO E MODA: TORNA L’UOMO RAFFINATO 51 FASHION: GIOCO DI CONTRASTI CON ATELIER 19 58 CAPITAN AMERICA GUIDA UN’AUDI 60 FUOCHI DI PAGLIA: LA STORIA DI HASSAN 6I LE PIÙ BELLE CASE DEL MONDO 68 MAN IN AMAZONAS 72 PSYCHIATRIC CIRCUS 75 POLITICANDO: MILLE E NON PIÙ MILLE 76 F-PACE: IL PRIMO SUV JAGUAR 81 PERFETTA: IL RESTAURO DI UNA PORSCHE 911 2.57ST 88 SPECIALE AUTO IBRIDE ED ELETTRICHE 88 SOLO UVA: UN METODO PER IL TERRITORIO 92 NEL SEGNO DEL RINASCIMENTO: PIETRO BOSSOLO

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Christo realizza uno dei quadri in cui raffigura la passerella sul Lago d’Iseo


SALE L’ATTESA PER IL VERNISSAGE DELL’OPERA DI CHRISTO CHE STA ULTIMANDO LA POSA DELLA SUA PASSERELLA SUL LAGO D’ISEO ATTIRANDO L’ATTENZIONE DEL MONDO E LE SPERANZE DI CHI NE HA FATTO UN BUSINESS

CHRISTO

SANTO

Christo con il suo staff in uno dei primi sopralluoghi sul lago d’Iseo a bordo di un gommone

La febbre per quello che è stato chiamato l’evento dell’anno, l’installazione artistica più imponente di sempre, The Floating Piers, o la passserella di Christo che dir si voglia, sale giorno dopo giorno. E non mancano aspetti buffi, come altri più preoccupanti ma comunque, se ne parla a più non posso. Alcuni giorni or sono è arrivato il divieto di raggiungere l’ingresso della passerella in bicicletta o a piedi, per ragioni di sicurezza ma anche per assicurare alle navette a pagamento il massimo profitto, con buona pace del poveretto che si era comprato 250 bici sperando di noleggiarle in quei giorni. Pare che la gente lasci libere le proprie case, trasferendosi dai parenti, per affittare a cifre da capogiro persino i garage, le cantine, le soffitte, qualsiasi buco dove si possa passare una notte. La cosa non è sfuggita alle Fiamme Gialle che sono interventute spalmando multe sugli ignari albergatori improvvisati non in regola con i permessi necessari e con le ricevute da rilasciare agli ospiti occasionali. C’è chi ha preparato gadget e altre paccottiglie da appioppare ai turistri in transito, nella speranza di lucrare sul flusso mai visto da queste parti di così tante persone e qualcuno mi ha riferito che posizionare una bancarella a Montisola in quei giorni costerà una vera follia. Chiunque possieda una barchetta si improvviserà traghettatore ma il lago potrebbe essere dichiarato off-limits per tutti, tranne che per traghetti che dovranno sopportare un


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CHRISTO

SANTO

Nelle immagini sopra, la produzione dei blocchi galleggianti, utilizzati per comporre la passerella, poi assemblati in un capannone abbandonato a due passi da Iseo. Qui a destra, uno dei test effettuati per collaudare la stoffa, prodotta appositamente per l’opera di Christo.

super lavoro, di cui ancora nessuno sa prevedere con precisione l’entità. Questo è uno degli aspetti più nebulosi... Impossibile prevedere anche con larga approssimazione quante persone decideranno di recarsi sulle sponde del Sebino per questa magica passeggiata su­­­lle acque. Probabilmente non sarà proprio una passeggiata ma somiglierà più ad un corteo pigia pigia, tutti in coda uno dietro l’altro per tutto il percorso che sarà sicuramente regolato da personale addetto alla sicurezza. L’estasi a cui conduce quest’idea fantastica resterebbe valida se si potesse percorrere quella passerella magari con poca gente, sotto il chiaro di luna oppure inghiottiti da un romantico tramonto con un pianofrote che suona in sottofondo in mezzo al lago. Ma, come sempre, la folla con il desiderio di esserci per condividere questo rito collettivo, rischia di rendere lo svolgersi dell’evento confuso e trasformare una grande bellezza in un grande casino. Ma pare che su questi aspetti si voglia sorvolare per rimarcare invece i tanti soldi che questa folle idea riverserà sui territori convolti e che tutti cercheranno di intercettare, con iniziative, mostre, menù, sagre, feste in costume, ville e cantine aperte.... Insomma tutto il meglio della macchina dell’hospitality che vede in prima fila ovviamente la Franciacorta la quale, per l’occasione, si è rifatta il trucco, in attesa delle folle assetate ansiose di tracannare ettolitri di ottime bollicine. C’è anche chi, però, mette in guardia su possibili disavventure che potrebbero verificarsi. Un amico velista che conosce le bizzarrie di cui è capace il Sebino, parla di fortunali che si scatenato in modo rapidissimo creando spesso problemi anche alle barche che non si affrettano a rientrare in porto. La famosa Sarneghera, un vento violento che si leva all’improvviso, riesce ad alzare onde molto alte. Cosa accadrebbe nel caso dovesse verificarsi la necessità di sgombrare velocemente la passerella? Quanto tempo potrebbe richiedere il suo sfollamento specie in presenza di persone spaventate e in preda al panico? Ovviamente speriamo che non accada nulla di simile e siamo certi che chi ha progettato l’opera ha tenuto conto di ogni fattore in gioco. Per il nostro eroe, per il grande artista, proponiamo da subito di erigere un monumento che poggiando sul fondo del lago lo ritragga metre cammina sulle acque e venga avviata una raccolta di firme per la sua immediata beatificazione. Qualcuno suggerisce anche di cambiare nome al Lago e, invece di Sebino, lo si chiami, d’ora in poi, Christino. Viva Christo e viva le sue Floating Piers (A.B.)



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QUICOSÌ

IN MOSTRA SUL LAGO

LA LEGGENDA DI AGO


ACCADEMIA TADINI DI LOVERE DAL 2 GIUGNO AL 3 LUGLIO

A CINQUANT’ANNI DAL PRIMO ALLORO MONDIALE DEL MOTOCICLISTA GIACOMO AGOSTINI, L’AZIENDA FORNI INDUSTRIALI BENDOTTI DI COSTA VOLPINO FESTEGGIA CENTO ANNI DI ATTIVITÀ PROPONENDO LA MOSTRA “GIACOMO AGOSTINI. L’ETÀ DELL’ORO” CHE SARÀ APERTA DAL 2 GIUGNO AL 3 LUGLIO ALL’ACCADEMIA TADINI DI LOVERE, SUL LAGO D’ISEO La prima volta che Agostini salì su una moto aveva 11 anni: un aquilotto della Bianchi per partecipare alle gare locali di gimcana. Da allora non si è più fermato, lasciando a bocca aperta i cultori delle due ruote di tutto il mondo. Una storia che sa di mito e che sarà celebrata nella città dove il campione è cresciuto. Due anniversari che uniscono talenti del territorio, da una parte Agostini e dall’altra la famiglia Bendotti, da sempre uniti dall’amicizia. I cimeli della carriera del pilota, infatti, saranno esibiti gratuitamente, per la prima volta, in un percorso in cui si susseguiranno trofei mai mostrati prima al pubblico insieme ai caschi, alle tante coppe strette dal campione sui podi più importanti del mondo e alle tute. Ci saranno il primo e l’ultimo casco indossati insieme alla prima e all’ultima tuta della sua carriera in un cammino partito quasi per caso. Figlio di un padre che lo voleva ragioniere, Giacomo, appassionato di motori, ha coronato il suo sogno grazie proprio ad un amico del padre. Il notaio di famiglia, cui il papà di Giacomo chiese consiglio, diede il suo assenso con la motivazione che un po’ di sport avrebbe giovato al ragazzo tanto minuto. E da allora Agostini ne ha fatta di strada: detentore di quindici titoli mondiali, ha vinto 123 gran premi riuscendo a guadagnare il podio in 163 delle 190 gare disputate. Nella classe 500 ha ottenuto otto titoli mondiali con 68 vittorie nei GP e, nella “350”, sette mondiali e 54 vittorie nei gran premi. Ma il suo palmarès si è fregiato anche di venti titoli nazionali e di 311 vittorie in gare ufficiali, vincendo nel 1968, nel 1969 e nel 1970 tutte le gare delle classi 500 e 350 nel motomondiale, diventando il pilota vincitore di più gare iridate, 19, in uno stesso anno, il 1970. Una carriera che non ha paragoni nella storia dello sport. Il 2 giugno, oltre all’inaugurazione della mostra, in piazza XIII Martiri sarà svelata un’installazione artistica realizzata dall’architetto Mauro Piantelli e chiamata “Del valoroso e del suo destriero”. Velocità, determinazione e genio rivivranno nell’installazione che riporta direttamente al tempo in cui essere motociclisti significava essere eroi. Infine, a Costa Volpino, nella bergamasca, i capannoni della Bendotti il 24 giugno ospiteranno il concerto gratuito del pianista Stefano Bollani sullo sfondo di un forno a carro da 100 tonnellate. Si possono prenotare i posti sul sito internet e al Palazzo Tadini di Lovere dal 2 giugno.


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QUICOSÌ

THE HOUSE PROJECT

ROGER BALLEN

FINO AL 17 GIUGNO PALAZZO MONDINI, VIA FRATELLI BANDIERA, 24 BRESCIA MOSTRA PROMOSSA DA MASSIMO MININI E INLIMBO ARTE


Roger Ballen, il grande fotografo americano che vive da anni in Sud Africa ritraendo i “poveri bianchi”, le cui immagini hanno fatto il giro del Mondo in pochi anni, seguito, anzi inseguito da Musei e grandi collezioni, torna in Italia per una mostra personale. Tra le sue pubblicazioni Asylum of the Birds pubblicato da Thames&Hudson, Londra, Outland and Shadow Chambers edite da Phaidon, Londra. A Brescia Ballen ricostruisce il percorso descritto all’interno dell’ultimo libro, con i testi di Didi Bozzini, darà quindi forma e vita alla pubblicazione omonima The House Project, edizioni Oodee (Londra, Parigi). Per la mostra è allestita una casa, cielo/ terra, su 4 piani: cantina, pianoterra, primo piano e attico. Una casa vuota, fatiscente, dove le foto sono disposte su muri scrostati, nella cantina tra vecchie cose, in soffitta tra polverosi mobili, mentre lampadine penzolano dai fili elettrici. “C’è un posto per tutto ed una stanza per ognuno. Anche per ciò che hai solo sognato o per coloro che hai dimenticato. Una cantina nella quale si accumula la storia, un piano terra aperto al passaggio di chiunque voglia entrare, un primo piano dove ti fanno compagnia solo i libri, ed un solaio vicino al cielo, abitato da esseri impalpabili come il pensiero“, scrive Didi Bozzini. Una storia che tende a ricostruire l’atmosfera che Ballen sempre cerca nei suoi scatti. Una mostra rara, che consigliamo di non perdere. Un Maestro della fotografia, un fotografo cult.


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STONE BRIXIA MAN EXTREME

TRIATHLON ED ESA

OSPITI DELLA CANTINA BERSI SERLINI


16 CHI C’ERA ph. Sergio Nessi testo Valentina Colleoni

STONE BRIXIA MAN EXTREME

TRIATHLON ED ESA GRANDE SUCCESSO PER LA SERATA DI BENEFICENZA PROPOSTA IL 3 MAGGIO PRESSO LA CANTINA BERSI SERLINI Il 3 maggio scorso nello suggestivo scenario della cantina Bersi Serlini si è tenuta una serata di beneficenza organizzata dalla società DGG (DecisamenteGGiovani), per la presentazione di una gara di Triathlon che si svolgerà a luglio. Una parte del ricavato della serata è stato devoluto ad ESA. Cena a buffet e musica durante una serata in cui il connubio sport e prevenzione è stato il filo conduttore. L’idea della Stone Brixia Man Extreme Triathlon nasce in seno alla DGG DecisamenteGGiovani, società di imprenditori bresciani, che in collaborazione con Zerotrenta Triathlon, squadra di triathlon della Leonessa d’Italia, sviluppa e propone questa nuova competizione.Stone Brixia Man Extreme Triathlon è una gara che si svolge sulla distanza classica di 3,8 km nuoto, 180 km bicicletta e 42,195 km corsa. La cornice della competizione è la Valle Camonica, una valle alpina della Lombardia, nel cuore delle Alpi italiane. L’organizzazione della gara è concepita per fornire all’atleta una esperienza emozionante unica nel suo genere, con caratteristiche che la differenziano da tutte le altre gare, dove la persona al centro di tutto sarà l’atleta che dovrà preoccuparsi solo di affrontare il durissimo percorso ed assaporare le emozioni che proverà. La gara è lunga e dura, il dislivello totale supera i 6000 metri, in bici si raggiungono i 2621 metri s.l.m. e l’arrivo è posto presso il passo Paradiso anch’esso ad una quota di 2600mslm. Sport e salute sono due facce della stessa medaglia e allora perché non associare Stone Brixia Man ad una iniziativa come ESA? DGG, Zerotrenta ed ESA condividono, oltre l’attenzione alla salute, anche amicizie ed è stato gioco facile trovare un’intesa per organizzare questa bellissima serata di beneficenza.


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QUICOSÌ

SENTIERI DI STELLE PAGHERA FLOU: NUOVE TECNOLOGIE PER EMOZIONARE IL GIARDINO


Da lungo tempo Paghera è concetrato sullo sviluppo di sinergie creative e innovative con i propri partners, tutti molto attenti a scoprire e testare nuove tecnologie e prodotti esclusivi con l’obiettivo di essere per i clienti un riferimento di eccellenza e di soluzioni esclusive. Paghera sa bene che il giardino é un ambiente che si vive maggiormente con la luce naturale, quando le fioriture esprimono tutto i loro profumi e colori. Diversamente durante le ore serali é la luce artificiale, sapientemente distribuita e dosata, a donare le maggiori emozioni e le più grandi suggestioni. Grazie a questo utilizzo emozionale della luce in notturna le piante possono diventare sculture luminose mutevoli e dinamiche che, utilizzando anche la domotica, donano nuove prospettive e visioni del proprio giardino. Nei suoi giardini Paghera cerca di donare sempre un aspetto naturale e magico anche agli elementi statici, come lo sono le pavimentazioni, utilizzando diversi materiali e nuove tecniche in relazione all’ambiente e allo stile del cliente. Con la grande esperienza maturata nel tempo, l’Azienda ha sviluppato diverse tipologie di materiali e finiture di facile applicazione e bassa manutenzione come ad esempio i pavimenti in ghiaia resinata. Le ghiaie resinate sono ideali per vialetti pedonali e ciclabili: sono infatti estremamente drenanti e possono sempre essere personalizzate per colore e dimensione. Inoltre donano un aspetto naturale all’insieme, non artificiale nè artificioso. In questa ottica Paghera ha deciso di studiare una modalità davvero elegante di utilizzare il materiale fluorescente nella progettazione di giardini, parchi ed aree verdi e ne è nato un nuovo progetto/prodotto di sicuro impatto: Fluo. Se da un lato l’utilizzo del materiale fluorescente é di fatto consolidato, dall’altro spesso i risultati sono al limite del gusto per colpa dell’esagerazione o della non profonda conoscenza del materiale scelto e quindi del risultato finale. Recentemente un’occasione molto importante ha dato a Paghera l’opportunità di fare un test di Fluo di tutta eccellenza. Durante la preparazione dell’evento per il debutto della nuova Ferrari 488GTB, tenutosi nella sede aziendale di Lonato, si voleva stupire gli spettatori e si è voluto creare qualcosa di realmente nuovo, inserendo, all’interno della ghiaia resinata, un accurata selezione di pietre fluorescenti di diversa intensità. Queste pietre vetrose, di colore bianco, sono mimetizzate nella pavimentazione e si caricano sfruttando le radiazioni solari. Al calare della luce iniziano a sprigionare, per diverse ore, la loro carica di luce magica. Al fine di enfatizzare l’intensità luminosa delle pietre fluorescenti, Paghera sta sviluppando la ricerca su corpi illuminanti con lampade UV che, grazie ad una meticolosa scelta delle pietre di alta qualità, creano una scenografia unica e più duratura. Il risultato, durante l’evento Ferrari, é stato così coreografico e intenso che tutti i partecipanti pensavano di camminare letteralmente sopra un letto di stelle. Dopo questa prima esperienza, Paghera è adesso allo studio ed al vaglio di nuovi utilizzi dei materiali fluorescenti, proponendo via via ai clienti, nuove soluzioni e finiture per rendere il loro giardino unico nel mondo, nonché il più bello.


20 CHI C’ERA ph. Sergio Nessi testo Alice Bonanno

CONFAPI PENSA AL FUTURO ISTRUZIONE, FORMAZIONE, PREVIDENZA E SICUREZZA: QUESTI I TEMI DIBATTUTI LO SCORSO 3 MAGGIO PRESSO LA SEDE DI APINDUSTRIA BRESCIA Un’approfondita e dettagliata presentazione del sistema che si muove attorno a Confapi – Confederazione piccola e media industria privata - che fa di istruzione, formazione, previdenza e sicurezza dei formidabili strumenti di supporto per la crescita di aziende e lavoratori. Durante questo incontro sono state illustrate le caratteristiche di Fondi come Previndapi (previdenza complementare per dirigenti e quadri), Fasdapi (welfare per dirigenti e quadri), Fapi (formazione) e Fondapi (previdenza complementare per lavoratori) nonché il progetto “Obiettivo laurea – Come spendere bene i soldi di aziende e lavoratori”, un innovativo programma di welfare attivo e di sostegno al reddito che mette insieme per la prima volta sindacato, datori di lavoro di PMI e università per sostenere concretamente il diritto, dei lavoratori e dei loro figli, alla formazione universitaria. Attraverso un accordo tra Ebm - Ente Bilaterale Confapi Fiom - e prestigiose Università su tutto il territorio nazionale saranno messi a disposizione dei figli dei lavoratori e dei lavoratori stessi 160 borse di studio che coprono interamente le spese di una laurea triennale, compresi alloggio e trasporti. “Investire in conoscenza e in capitale umano è il miglior antidoto alla crisi – ha affermato il presidente Confapi Maurizio Casasco. La nostra Confederazione vuole essere una fabbrica di innovazione sia in termini di welfare che di contrattazione. Le imprese in generale, ma soprattutto le piccole e medie imprese, continuano ad essere la spina dorsale del nostro sistema produttivo ma a questo non ha corrisposto, con tutti i governi che si sono succeduti, un’azione normativa a tutela di questa nostra ricchezza. Le battaglie di Confapi continuano a focalizzarsi su una riduzione del carico fiscale che soffoca le nostre aziende e su una burocrazia che sia di supporto e non di intralcio all’attività imprenditoriale”. Douglas Sivieri, presidente Apindustria Brescia, si è dichiarato “felice di ospitare questo importante evento nazionale, in una delle territoriali più importanti e vive del sistema Confapi, che è anche stata per anni “casa” del presidente Casasco. Apindustria Brescia è oggi in crescita in termini sia di servizi sia di associati e rappresenta un punto di riferimento e di supporto per le imprese”.


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QUICOSÌ

A LA PORTA DI MILANO, L’INSTALLAZIONE AMBIENTALE DI LUCE CHE TRASFORMA LO SPAZIO, CAMBIANDO LE COORDINATE PERCETTIVE DELLO SPETTATORE.

CARLO BERNARDINI

DIMENSIONI INVISIBILI AEROPORTO DI MALPENSA FINO AL 18 OTTOBRE 2016


SEA presenta fino al 18 ottobre, all’aeroporto di Milano Malpensa, Dimensioni Invisibili, l’opera di Carlo Bernardini, artista che, dagli anni novanta, conduce una ricerca sperimentale basata sull’elemento spazio-luce, realizzando installazioni in fibre ottiche e sculture. L’iniziativa, curata da Marco Meneguzzo, conferma la volontà di SEA di rendere Milano Malpensa un unicum nel panorama degli aeroporti mondiali, dove in tempi recenti si sono alternate esposizioni dedicate a grandi maestri dell’arte italiana quali Fausto Melotti, Marino Marini, Gio Ponti, Giuseppe Pellizza da Volpedo. Carlo Bernardini ha creato per La Porta di Milano, un ambiente ideale dove far risaltare l’alternanza di luce e ombre, un’opera composta da fili di fibre ottiche che disegnano tre figure geometriche luminose, le quali sembrano muoversi e modificare i propri contorni e le proprie forme, dando l’impressione di trovarsi davanti a installazioni sempre diverse, conducendo il visitatore all’interno di una costellazione o di uno spazio interstellare.

Le Dimensioni Invisibili, nella fisica sperimentale sono ipotizzate oltre le tre dimensioni tangibili, ossia non sono percepibili per l’occhio umano e vengono quindi considerate dimensioni inosservabili; l’opera di Bernardini può essere un tentativo di vedere proprio questo, ovvero la proiezione dello spazio oltre la dimensione finita. Architetto della luce, Carlo Bernardini basa la sua ricerca visiva sul concetto di trasformazione percettiva in cui la luce crea nello spazio un disegno, che cambia secondo i punti di vista e gli spostamenti dello spettatore che si ritrova a vivere e a transitare all’interno dell’opera.


24 CHI C’ERA ph. Sergio Nessi testo Alice Bonanno

UN SABATO AL VITTORIA IL CINQUE STELLE DELLA CITTÀ, NEL CUORE DEL SUO CENTRO STORICO, È TORNATO A VIVERE E A FAR PARLARE DI SÉ Negli spazi del bar aperto al pubblico risuonano le note de “Il Vittoria in jazz”, la rassegna musicale di jazz curata dal maestro Gianni Alberti che ogni sabato sera dà appuntamento con la musica a partire dalle ore 20 nel lounge bar The Gallery dell’Hotel Vittoria e anche sotto il grande portico marmoreo del cinque stelle affacciato a via X Giornate. Un clima accogliente e di gran relax per godersi la buona musica interpretata dai grandi artisti del panorama jazz. “Il Vittoria in jazz” mira a coniugare la bellezza estetica dello storico hotel di via X Giornate ed il suo nuovo modo di fare accoglienza e ristorazione, al concetto del bello che la musica di alta qualità racconta. Ogni appuntamento musicale, infatti, è accompagnato dalle proposte gastronomiche curate dallo chef bresciano Gianmario Portesani. È possibile consumare una cena con menu degustazione all inclusive a 25 euro, o degustare cocktail o preparazioni di caffetteria accompagnate da stuzzicherie salate o dolci, a 10 euro. E a proposito di ristorazione, il 14 maggio scorso al ristorante del piano terreno, tra i clienti che provavano la nuova cucina del cinque stelle, spiccava un ritrovo conviviale per un raduno internazionale di Alfa Romeo d’epoca. Da una delle preziose sale da ricevimento del primo piano riecheggiavano una voce intensa di poesie gardesane e le calde note di un contrabbasso, in un’altra ancora si faceva grande festa tra i più giovani: la musica del dj set si faceva strada tra tacchi a spillo ed abiti in lungo, per un diciottesimo che rimarrà indimenticabile. Il Vittoria vive e pare tornato agli antichi splendori. Incastonato nel cuore del centro storico di Brescia, pullula di eventi, pubblici e privati. Negli ultimi anni, per una grande opera di promozione e comunicazione, di cura e progettazione continue, è tornato a far parlare di sé. È il caso di dirlo: una grande “Vittoria” per Brescia. Per saperne di più: www.hotelvittoria.com


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QUICOSÌ QUANDO L’ITALIA DISEGNAVA IL MONDO

TESORI CARTOGRAFICI

Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento i grandi viaggi di esplorazione rivoluzionano la visione del mondo fino ad allora conosciuto, sconvolgono gli equilibri politici ed economici della Vecchia Europa ed aprono la strada alla percezione del Mondo come Nuovo. Le scoperte geografiche, frutto del sapere esperto di grandi navigatori italiani, vengono trasferite e disegnate su carte e mappe, realizzate da capaci professionisti, artisti, incisori, stampatori, dell’Italia del Rinascimento. Firenze, Roma e Venezia detengono un primato riconosciuto: la produzione e il commercio di carte geografiche. È l’Italia a disegnare il mondo d’allora: nelle botteghe dei cartografi le carte nascono anzitutto come strumento di conoscenza e rappresentazione del Mondo Nuovo, per diventare poi veri e propri oggetti d’arte. A Roma, nel 1570, Antoine Lafréry, stampatore ed editore francese a capo di una fiorente bottega, pubblica la prima raccolta miscellanea di carte geografiche e vedute di città, realizzando così il primo “atlante” moderno. La mostra Quando l’Italia disegnava il Mondo. Tesori cartografici del Rinascimento”, promossa da Fondazione Bergamo nella storia, Associazione culturale Roberto Almagià – Associazione Italiana di Collezionisti di Cartografia Antica e Biblioteca Civica Angelo Mai, si propone di ricomporre un atlante virtuale: oltre settanta carte di inestimabile valore saranno esposte in un percorso che ricostruisce la visione del mondo così come era conosciuto e disegnato nel Cinquecento. Allestita presso il Palazzo del Podestà, la mostra è integrata alle sale del Museo del ’500, che offre ai visitatori le coordinate per comprendere l’atlante di Lafréry come espressione di quel primato, fatto di conoscenza, tecnica e arte, goduto dall’Italia del Cinquecento.

PALAZZO DEL PODESTÀ FINO AL 10 LUGLIO PIAZZA VECCHIA CITTÀ ALTA BERGAMO



28 CHI C’ERA ph. Matteo Biatta

NASCE IL MA.CO.F. TANTE LE PERSONE ACCORSE PER L’INAUGURAZIONE DEL CENTRO DELLA FOTOGRAFIA ITALIANA A PALAZZO MARTINENGO COLLEONI IN VIA MORETTO AL CIVICO 78, SEDE DEL TRIBUNALE FINO AL 2009 E RESTITUITO ALLA CITTÀ DOPO UN PARZIALE RESTAURO DURANTE L’ANNO DI EXPO Bagno di folla per l’apertura del Centro della Fotografia Italiana: Brescia ha accolto nel migliore dei modi questa nuova prestigiosa realtà presieduta da Gianni Berengo Gardin, l’autore vivente più rappresentativo della nostra fotografia sia in Italia, sia all’estero, con Renato Corsini, Direttore Artistico del Centro, affiancato da Uliano Lucas, protagonista del fotogiornalismo e autore di diversi saggi e pubblicazioni. L’inaugurazione, avvenuta in grande stile, è stata l’occasione per presentare la mostra permanente intitolata ‘Protagonisti e percorsi della fotografia italiana del secondo novecento’, 240 lavori offerti in deposito da collezionisti che saranno affiancati, oltre che da una biblioteca, da mostre temporanee, antologiche e workshop tematici che si alterneranno durante l’anno. Dal fotogiornalismo alla fotografia di ritratto, dalla ricerca al paesaggio, dalla fotografia di moda a quella di still life e di pubblicità, i percorsi della fotografia italiana del secondo novecento attraverso le opere di alcuni dei suoi maggiori protagonisti. Tra i nomi di punta spiccano certamente quelli di Gianni Berengo Gardin, Uliano Lucas, Francesco Cito, Franco Fontana, Ugo Mulas, Luigi Ghirri e Tazio Secchiaroli, con stampe originali dagli anni ’40 ai giorni nostri, scattati in analogico, stampati ai sali d’argento, in camera oscura e su carta baritata.


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impress

INTERVISTARE UN POLITICO

Da un po’ di tempo a questa parte intervistare un politico è diventata una vera impresa. Possiamo capire la poca fiducia che vi sia nei confronti della categoria dei giornalisti i quali, a dir il vero, non amano distinguersi per obiettività, spesso preferiscono vestire la casacca che più conviene e non mancano di distorcere le notizie a loro piacimento o tornaconto. Un tempo se si chiedeva un’intervista si veniva accolti in modo decisamente diverso mentre ultimamente la cosa ha del ridicolo e si ripete sia che siate una radio, una tv, un giornale o un sito internet. Dopo la classica richiesta di poter intervistare l’assessore tizio o caio, ma vale per presidenti, consiglieri e portaborse, ci vien risposto, dalle segretarie/assistenti, che l’interlocutore vuole conoscere l’argomento dell’intervista. E fin qui… possiamo anche capire che uno si debba preparare alle domande che gli verranno rivolte per non farsi trovare senza argomenti: ci può stare. E così sia, stendiamo la scaletta delle domande da rivolgere al politico/amministratore pubblico di turno ma, se incautamente proviamo però a calcare sul peso delle domande, ci sentiamo rispondere che su quell’argomento si preferirebbe evitare di fare dichiarazioni e che sull’altro bisognerebbe modificare la domanda in modo che… Verrebbe da dire: “fatevi le domande e datevi le risposte. Quello che succede a noi purtroppo succede ad ogni organo di informazione che viene così “assoggettato” alle solite interviste che hanno tutte lo stesso sapore tra la muffa e il preconfezionato…

MI DICA COSA DEVO CHIEDERLE...

Che senso ha un’intervista così programmata? Dimmi quello che vuoi che ti chieda, suggerisci quel che ti fa piacere che ti venga chiesto e facciamola finita… Dimmi quali sono gli argomenti sui quali ti puoi vantare e indicami con la penna rossa quello che non deve essere chiesto. Noi ormai siamo tutti ammaestrati a sentirci dire da sempre le stesse cose. Ma non finisce qui perché se qualcuno distrattamente, sbrocca durante l’intervista ammaestrata, ti chiederà subito dopo di non dir nulla di ciò che ti ha appena riferito. “Qui lo dico e qui lo nego... ma se spegni il registratore - sibilano facendo l’occhiolino - ti racconto qualcosa di veramente piccante… solo che non potrai scrivere nulla di ciò che ti dico.” Dulcis in fundo, ti chiedono di rileggere l’intervista prima di pubblicarla. Del resto il rapporto è reciproco, i giornalisti non si fidano più dei politici e delle loro balle spaziali così come i politici non si fidano dei giornalisti che, secondo loro, travisano, decontestualizzano, appesantiscono e spesso inventano. La soluzione potrebbe essere l’autointervista cioè una selfie-intervista dove dite quello che vi sentite di dire ed evitate argomenti che vi mettano in imbarazzo e il gioco è fatto. Voi non ci crederete ma qualcuno lo fa davvero… In redazione ci arrivano regolarmente e-mail dove ci si chiede di scaricare e pubblicare l’intervista all’assessore tizio o caio, pensata e confezionata dallo zelante addetto stampa di turno che si fa le domande e si dà anche le risposte... sempre quelle giuste, ovviamente. Adesso riusciamo a capire perché l’Italia, nelle classifiche della qualità e libertà dell’informazione, è sempre nelle posizioni più basse. Chi scrive sui giornali, se non ha a disposizione stuoli di avvocati difensori, non può rischiare montagne di querele per aver scritto qualcosa che avrebbe dovuto far finta di non sentire, di non vedere, di non capire. Questa città non fa differenza. Chi controlla il potere nelle amministrazioni, negli enti pubblici e dove comanda la politica, preferisce cautelarsi. Hanno tutti una fifa blu di trovarsi a dover rispondere a domande imbarazzanti e allora preferiscono stabilire di cosa rispondere e di cosa no. In nome della trasparenza. (V.E.F.)


CHI C’ERA ph. Matteo Marioli

BRESCIA:

ARRIVA REGUS

INAUGURARTO IL NUOVO BUSINESS CENTER, LA LOCATION PERFETTA PER CHI CERCA SOLUZIONI INNOVATIVE PER LAVORARE La multinazionale Regus, che dal 1989 è il principale fornitore di uffici e spazi di lavoro flessibili, si espande e raggiunge Brescia, città lombarda in pieno sviluppo e in continua espansione dal punto di vista lavorativo e imprenditoriale. Un nuovo servizio per la città che inaugura oggi e che permetterà a vari professionisti di utilizzare spazi di lavoro flessibili: tra affitti uffici arredati, sale riunioni, business lounge, uffici a giornata, soluzioni coworking o gli uffici virtuali è una novità che nella nostra città necessitava di comparire, visto l’aumento della rete imprenditoriale bresciana e la vicinanza con la metropoli milanese. Il centro Regus Bresciano che si trova nel Palazzo Skyline 18 in via Fratelli Ugoni 36, a meno di 1 km dalla Stazione Ferroviaria di Brescia, offre 120 postazioni lavorative, 44 uffici, 4 sale riunioni e 1 business lounge.Tutti gli spazi, arredati in un design minimalista, dispongono di una connessione WiFi veloce, e hanno dimensioni che possono variare da 10 fino a 500 mq. Le aziende, i manager e i professionisti che necessitano a Brescia di uno spazio di lavoro flessibile, all-inclusive, con postazioni perfettamente attrezzate e connessioni veloci per periodi variabili, avranno la possibilità di tagliare i costi fissi di contratti di affitto, scegliendo Regus e i suoi uffici a seconda delle singole necessità. Brescia si unisce ad un network di uffici presente in tutto il mondo: Regus infatti è composto da 3.000 business center in 900 città in 120 paesi.

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SAOTTINI AUTO PRESENTA

NUOVA TIGUAN Giovedì 5 maggio tutti gli occhi erano per lei: Nuova Volkswagen Tiguan. Il Gruppo Saottini Auto ha aperto le porte della concessionaria di via Fenzi a Brescia per una festa speciale. Un evento unico per scoprire l’ultima nata in casa Volkswagen. Amici, clienti affezionati o semplici appassionati di auto e motori sono accorsi per il debutto in anteprima della crossover più amata della gamma. Nuova Tiguan è molto più che un Suv. Un’automobile caratterizzata da un design tutto nuovo rispetto al modello precedente, particolarmente ricco di particolari innovativi: linee precise e minimaliste, coniugate con un aspetto decisamente grintoso. Inoltre la perfetta combinazione tra prestazioni e versatilità ne fanno un’auto efficiente, dinamica e leggera. I dettagli molto curati degli interni, combinano stile, funzionalità e cura dei particolari, secondo la tipica filosofia della casa tedesca. Cosa colpisce di più della nuova Tiguan? È elegante, agile e adatta in città per l’utilizzo quotidiano ma è sempre pronta per le gite fuori porta e strade avventurose, con tutto lo spazio che serve. È un Suv completo che piace a tutta la famiglia. Illuminata dai riflettori dello showroom, protagonista assoluta della serata, la nuova Tiguan ha riscosso calorosi apprezzamenti, in particolar modo per il suo design muscoloso e discreto al tempo stesso che non passa inosservato. L’occasione della presentazione di questa evoluzione del crossover firmato Volkwagen, è valsa anche per presentare al pubblico i nuovi spazi ristrutturati dello showroom Volkswagen di via Fenzi, sottolineando questo nuovo successo del Gruppo, brindando con un ricco aperitivo, allietati dall’intrattenimento musicale del dj-set. La seconda generazione della Tiguan è disponibile in tre allestimenti: Style, Business e Executive, con un’ampia gamma di motorizzazioni. Per chi non l’avesse ancora fatto, non resta che andare a provarla da Saottini Auto a Brescia e Desenzano! Info: www.saottini.it


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BICIO’S


INAUGURATA A REZZATO, IN VIA BRESCIA N. 9, LA NUOVA REALTÀ DI BRESCIA PER GLI AMANTI DELLA “MIXOLOGY” (L’ARTE DELLA MISCELAZIONE) CHE SARÀ OPERATIVA 7 GIORNI SU 7 DALLE ORE 17.00 ALLE 2.00

EXPERT MIXOLOGIST


36 CHI C’ERA ph. Matteo Marioli

BICIO’S

EXPERT MIXOLOGIST

Inaugurato Bicio’s, il locale nato da un’idea imprenditoriale molto precisa: abbinare alla proposta di cocktail, vini e bevande analcoliche la degustazione di finger food con servizio al tavolo. Particolare attenzione è, dunque, riservata alla selezione delle materie prime e alla presentazione dei prodotti food and beverage. Il biglietto da visita è rappresentato da una carta cocktail che spazia dai grandi classici alle creazioni che il titolare-bartender, Michael Desiderio (già proprietario del Bicio Papao Cafè di Rezzato) ed il suo team, studieranno stagionalmente. Una selezione di etichette di nicchia (autoctone e internazionali) caratterizza invece la carta dei vini. Gli spazi interni ed esterni permettono di vivere il locale sia nella fascia dell’aperitivo, sia nell’after dinner, potendo scegliere tra una zona lounge, un’area riservata ai tavoli ed una concepita per tutti coloro che di sedersi non ne vogliono sapere, prediligendo un servizio “al banco” che incentiva la socializzazione. L’ambiente è stato studiato per favorire l’interazione della clientela che potrà conversare in un’atmosfera tranquilla e studiata ad hoc per concedersi una pausa dalla quotidianità. Nell’arco dell’anno le collaborazioni con esperti di diversi settori daranno vita a degustazioni, serate a tema, selezioni musicali che attireranno target diversi a seconda dei gusti personali, degli interessi e delle fasce di età.


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41 AUTORI IN MOSTRA A BRESCIA SALA CRISTO RE IN BORGO TRENTO IN QUESTE PAGINEALCUNE DELLE MIGLIORI FOTOGRAFIE ESPOSTE DURANTE L’EDIZIONE DI QUEST’ANNO

INATTOVISIVO ph Tamara Mestriner


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ph Samanta Turati

ph Lara

ph Giuseppe Reboldi

ph Roberta Bina

ph Matteo

ph Noemi Pozzolini

ph Paola Viviani

ph Ezio Mereghetti

inATTOvisivo


Va in archivio anche l’ottava edizione della mostra fotografica collettiva dei migliori allievi di Scuolafotografia di Carla Cinelli. La collettiva fotografica ha accolto quest’anno 41 stampe di grande formato (cm 150x120) di altrettanti autori. I 41 fotografi protagonisti di inATTOvisivo, edizione 2016, hanno frequentato la scuola di fotografia di Carla Cinelli, fotografa bresciana che con uno stile molto originale e personale riesce a coinvolgere i suoi allievi nella sperimentazione a più livelli per rappresentare un oggetto, un pensiero, un luogo o un momento con uno stile personale. “Una manifestazione consolidata - ha affermato Carla Cinelli - che regala sempre grandi emozioni per chi ama la fotografia come me; si lavora a lungo con gli autori per arrivare a questo appuntamento che ha l’ambizione di proporre nuove riflessioni sulla fotografia contemporanea”. Le fotografie ritraggono temi diversi realizzati con differenti tecniche fotografiche. Notevole il riscontro del pubblico anche per questa edizione; gli ospiti, appassionati e non, hanno avuto modo di lasciarsi coinvolgere dall’arte, unitamente alle idee e ai sentimenti rappresentati. La mostra è stata una grande occasione per diffondere un’arte moderna di continuo interesse come la fotografia e l’incontro con gli autori genererà momenti di scambio culturale apprezzabili.


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NUOVO BLOCCO OPERATORIO

TECNOLOGIA 4K ULTRA HD


LE SALE DEL NUOVO BLOCCO OPERATORIO Il Nuovo Blocco Operatorio di Fondazione Poliambulanza è formato da 10 sale operatorie; 8 misurano circa 50 mq, 2 arrivano invece ai 70 mq e sono predisposte per poter operare da sala ibrida, cioè per poter ospitare apparecchiature radiologiche e attività robotica. Le pareti di ogni sala sono realizzate in Corian Dupont, un materiale di ultima generazione con proprietà antibatteriche superiori ad ogni altro materiale utilizzato nelle strutture ospedaliere e facilmente sanificabile. Pensili e lampade scialitiche, entrambi a doppio braccio, sono stati posizionati in modo da soddisfare il più possibile l’ergonomia di sala in relazione a qualunque tipo di intervento chirurgico. Le apparecchiature risultano nella posizione desiderata dal chirurgo e dall’anestesista qualsiasi sia il lato di approccio. La sospensione pensile delle apparecchiature garantisce il massimo livello di sanificabilità, consentendo agli operatori di effettuare le operazioni di ripristino di sala senza dover rimuovere le apparecchiature dalla stessa con un sensibile risparmio di tempo. Grazie ad un sistema di diffusione dell’aria (plenum) altamente performante tutte le sale hanno raggiunto la certificazione ISO 5 per il massimo contenimento della contaminazione particellare. Un sistema di controllo di building automation di ultimissima generazione consente un efficace controllo delle condizioni termo idrometriche e di comfort ambientale.

FONDAZIONE POLIAMBULANZA DIVENTA IL PRIMO OSPEDALE IN ITALIA (E TRA I PRIMI AL MONDO) IN GRADO DI POTER ESEGUIRE PROCEDURE CHIRURGICHE LAPAROSCOPICHE CON TECNOLOGIA 4K (ULTRA HD), PER UNA PRECISIONE SENZA EGUALI

TECNOLOGIA 4K ULTRA HD Fondazione Poliambulanza è il primo ospedale in Italia con un Blocco Operatorio dotato di Tecnologia 4K ultra HD. Questa tecnologia permette di avere una visibilità eccezionale durante gli interventi di chirurgia mini-invasiva: la risoluzione spaziale è infatti 4 volte superiore rispetto agli attuali strumenti Full HD e il livello di contrasto e profondità di colore sono notevolmente più ampi rispetto a qualsiasi tecnologia oggi in uso. In termini di benefici questa tecnologia permette ai medici di visualizzare dettagli che sarebbe impossibile notare con strumenti di livello tecnologicamente inferiore; dal punto di vista dei pazienti, invece, aumenta notevolmente il livello di sicurezza.


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YOGA

ALLEATO DEL BENESSERE DI CORPO E ANIMA AL FATEBENEFRATELLI IN AIUTO A PERSONE CON PROBLEMI PSICHATRICI foto di Matteo Biatta - testo di Elisa cesco


Ogni lunedì nel primo pomeriggio, nella sala grande del Residence San Riccardo Pampuri dei Fatebenefratelli, fervono i lavori per allestire una mini-palestra per lo yoga. Sono gli ospiti del residence – che all’interno del perimetro del Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia accoglie persone con problemi psichiatrici, offrendo la possibilità di vivere una dimensione di “casa” per periodi variabili di tempo – a preparare la sala, in attesa dell’arrivo di Angelo Pedruzzi, maestro yoga del vicino Millennium Sport & Fitness, che dal 2012 è diventato una presenza settimanale immancabile all’interno della struttura. “In gruppi da venti partecipanti si sperimentano tecniche yoga per il rilassamento e la respirazione, ed esercizi di “disarticolazione” per sciogliere tensioni e posture contratte –racconta Pedruzzi – Alla fine dell’ora sono tutti più motivati, più sereni, grazie ai benefici psicomotori degli esercizi: e questo ci dice che abbiamo raggiunto l’obiettivo”. Che lo yoga, pratica millenaria basata su un sistema armonico di sviluppo del corpo, della mente e dello spirito, sia una risorsa importante per raggiungere un equilibrio con sé stessi e l’ambiente circostante, è ormai dimostrato da diversi studi, che evidenziano i vantaggi di questa disciplina nell’ambito di un approccio olistico ai disordini mentali, con benefici apprezzabili in diverse problematiche come la depressione, l’ansia, il panico e le psicosi. “Nella malattia mentale entrano in gioco elementi multifattoriali, secondo il modello bio-psico-sociale che coinvolge la predisposizione del singolo ma anche i vissuti e l’ambiente in cui è inserito – spiega il dottor Giuseppe Rossi, psichiatra responsabile del Residence San Riccardo Pampuri Fatebenefratelli - Di conseguenza anche i trattamenti devono andare lungo queste direttrici, con la possibilità di integrare le tradizionali terapie farmacologiche e psicologiche con altre meno convenzionali”.

Lo yoga è una di queste, ma non è la sola che si pratica all’interno del centro dei Fatebenefratelli: c’è anche un gruppo di mindfulness, ci sono attività di social skills training, ovvero l’allenamento a sviluppare abilità sociali. Un ventaglio di opzioni che vengono calibrate su target terapeutici differenti, e che si traducono in approcci “non stigmatizzanti” sempre bene accetti dagli ospiti. “Ad esempio per i disturbi di personalità, che sono in significativo incremento e interessano oltre il 30 per cento dell’utenza, non esistono terapie farmacologiche di provata efficacia, e le terapie psicologiche e la mindfulness sono parte integrante dei pacchetti “ufficiali” di percorsi terapeutici proposti”. Lo yoga giova in particolare agli ospiti che vivono tensioni, difficoltà a rilassarsi e a lasciarsi andare, o sono bloccati dal punto di vista motorio, e ha anche un’azione benefica nel contrastare alcuni effetti collaterali della terapia farmacologica, come rigidità muscolare e rallentamento dei movimenti. “Discipline come lo yoga sono parte di una cultura millenaria, hanno sempre avuto un ruolo cardine nella medicina orientale, mentre per noi occidentali sono una scoperta più recente –chiarisce il dottor Rossi – Una pratica che può essere di aiuto nel contrastare alcune tendenze tipiche della nostra modernità, come la iper-riflessività e la “ruminazione mentale”, che possono favorire ansia e depressione, e la tendenza al controllo: il recupero della dimensione corporea che avviene mediante lo yoga facilita la percezione dell’unità fra mente e corpo, e aiuta a vivere il momento, a lasciar scorrere le emozioni, ad accogliere un approccio non giudicante”. Lo yoga si inserisce in modo sinergico con gli altri interventi terapeutici, proprio in un’ottica di attenzione alla persona nella sua globalità, non concentrata solo su un approccio “biologico” e di somministrazione di farmaci.


Recenti ricerche hanno dimostrato connessioni fra gli approcci di psicologia cognitivo comportamentale diffusi nel mondo occidentale e la filosofia yoga: principi comuni della moderna psicologia come la rimozione dei conflitti, l’accettazione, la disidentificazione e la liberazione da condizionamenti sembrano avere in realtà radici antiche, che si ricollegano a concetti analoghi presenti nei testi yoga di moltissimi secoli fa. Fondamentale per realizzare il progetto dei corsi di yoga al Residence Pampuri è la collaborazione con il Millennium Sport & Fitness, che dal 2003 collabora con il Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli. “Siamo ormai al quattordicesimo anno del progetto Sport & Fitness per l’Alzheimer, finalizzato a raccogliere fondi per la ricerca – sottolinea Lucio Zanchi, amministratore di Millennium Sport & Fitness – Quella dello yoga è una proposta condivisa che si è integrata con successo nel Centro dei Fatebenefratelli, e che è accompagnata da altre iniziative, anche di ricerca, sul tema delle potenzialità dell’esercizio fisico sia nell’ambito delle malattie mentali che delle malattie neurodegenerative”.


anni azzurri A cura del Direttore Dr. Vito Nicola Mastromarino vitonicola.mastromarino@anniazzurri.it

ARRIVA L’ESTATE, ANNI AZZURRI VICINA ALLA FAMIGLIA CON GLI INGRESSI ESTIVI E IL NUOVO PARCO La stagione estiva, segnata negli ultimi anni da temperature molto elevate, è un periodo che mette alla prova gli anziani con fragilità e in età avanzata. Anche per le famiglie i mesi più caldi possono creare difficoltà, complici le vacanze scolastiche unite aI periodi di ferie delle badanti, con un significativo aggravio per i caregiver, che hanno già alle spalle un anno di assistenza dedicato ai genitori o ai nonni con diversi livelli di non autosufficienza. Non tutti gli anziani, inoltre, vivono in abitazioni adeguatamente attrezzate contro il caldo estivo che sta diventando particolarmente pericoloso. “Anni Azzurri è molto attenta a queste necessità espresse dalle famiglie e dagli anziani, e offre una risposta efficace con la formula degli “ingressi di sollievo” per l’estate – sottolinea il direttore della Residenza Anni Azzurri di Rezzato, dottor Vito Nicola Mastromarino. La Residenza infatti dispone di un gran numero di camere singole, particolarmente gradite a chi vuol svolgere un periodo di riposo breve in struttura”. La permanenza temporanea offre nuovi stimoli e occasioni di socialità all’anziano, grazie ad un programma di animazione aggiornato settimanalmente con attività quotidiane che spaziano dalla visione di film ad attività da svolgere in gruppo come la preparazione di dolci o la soluzione di cruciverba. A seconda delle preferenze vengono proposti momenti culturali come la lettura del giornale dove si commentano insieme i principali fatti del giorno, o attività ludiche come la sempreverde tombola o attività di musicoterapia e feste organizzate nella sala polivalente della Residenza, grazie alle educatrici professionali Alida

ed Elisabetta, che vantano una lunga esperienza nell’organizzazione di attività animative ed eventi. Non manca la buona cucina curata dallo chef Paolo, che vanta più di vent’anni di esperienza dedicata alla preparazione di menu rivolti ad anziani o a persone affette da patologie geriatriche. La struttura è organizzata sia con sale pranzo di piano per gli ospiti che necessitino di assistenza durante i pasti, sia con un capiente ristorante con servizio al tavolo aperto anche a parenti e amici degli ospiti. E per chi ha voglia di rimettersi in forma, un folto gruppo di fisioterapisti è a disposizione per interventi individuali o per attività di gruppo. La Rsa Anni Azzurri di Rezzato dispone di un’équipe di operatori di assistenza attenti alle esigenze quotidiane degli ospiti, di infermieri professionali e medici preparati disponibili per 24 ore al giorno. Questo permette di seguire in modo puntuale la terapia farmacologica e le necessità di ciascun anziano. “Per combattere la canicola estiva tutti gli ambienti della Residenza sono condizionati e nelle ore più fresche della giornata è possibile passeggiare nell’ampio parco che circonda la struttura – afferma il direttore Mastromarino. Proprio il parco è stato totalmente ridisegnato nell’ultimo anno e il 22 maggio è prevista una festa di inaugurazione con un mercatino di prodotti artigianali e il concerto di Mario Tessuto”. A causa della grande richiesta si consiglia di prenotare il soggiorno estivo con congruo anticipo scrivendo a residenzarezzato@anniazzurri. it, oppure contattando il direttore o Matilde dell’ufficio URP al numero 030.25971.

Via Sberna, 4/6 - loc Virle Treponti - Rezzato (Bs) Tel. 030 25971 - Fax 030 2791112 residenzarezzato@anniazzurri.it


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QUICOSÌ

BRANCO DOGALIZE

AIUTACI AD AIUTARTI

GLI ALBERGHI E LE ATTIVITÀ “PET FRIENDLY” FANNO RETE PER AIUTARE I CANI MENO FORTUNATI


L’iniziativa “Aiutaci ad aiutarti” nasce grazie all’impegno di Dogalize, il social network degli amanti dei cani nato due anni fa a Milano e già famoso in tutto il mondo. Con questo nuovo progetto, il Branco Dogalize vuole coinvolgere le attività pet-friendly (Hotel, Agriturismi, Ristoranti, Pensioni per cani, Negozi…) in un’operazione di solidarietà per aiutare i cani meno fortunati che vivono nei rifugi. Insomma, un aiuto concreto ai tanti volontari che quotidianamente si prodigano per permettere a tantissimi amici a 4 zampe di avere una vita migliore. Per ogni attività commerciale pet-friendly che si iscrive come Dogalize Partner usando il codice promozionale di una delle Associazioni che hanno aderito all’iniziativa, Dogalize donerà 50 euro e un mese di pasti ad un cane ospite dell’Associazione stessa. Quello degli alberghi, spiagge e locali che accolgono gli animali domestici è un fenomeno che sta esplodendo in Italia, visto il sempre maggiore attaccamento dei proprietari ai propri amici non-umani, e che statisticamente sta impattando in modo molto positivo sulla diminuzione dei casi di abbandono di animali in coincidenza dei periodi di vacanza. Con l’iniziativa “Aiutaci ad aiutarti”, Dogalize, oltre a favorire le tante Associazioni di volontariato impegnate a dare un futuro migliore ai cani meno fortunati, vuole anche dare un riconoscimento alle strutture turistiche pet-friendly offrendo una possibilità concreta di pubblicità, visto che potranno godere di un’ampia visibilità sulle pagine del social network che, con più di 300.000 iscritti, vanta oltre 1.000.000 di utenti raggiunti settimanalmente. Ad oggi sono circa 20 le Associazioni che aderiscono all’iniziativa. Tutti gli amanti degli animali, siano essi membri di una Onlus, proprietari di un’attività commerciale o utenti privati, sono chiamati a raccolta: è il sentirsi parte del Branco, e condividere una passione comune, a fare la differenza. Sara Colnago, founder di Dogalize, ha affermato: “Dopo il successo dell’iniziativa ‘Dona un pasto con un click,’ in soli 8 mesi abbiamo adottato più di 30 cani ospiti dei canili. I Dog Lovers danno un contributo essenziale: per tutti i nuovi utenti che si registrano su Dogalize attraverso il proprio profilo Facebook o scaricano l’app gratuita per iOS o Android, ogni settimana adottiamo a distanza per un anno un cane di un rifugio italiano. Con lo stesso spirito abbiamo deciso di lanciare l’iniziativa Aiutaci ad Aiutarti, per fare in modo che tutte le attività commerciali pet-friendly possano aiutare i nostri amici a 4 zampe!” Tutte le attività turistiche e commerciali “pet friendly” potranno iscriversi come partner di Dogalize e scegliere quale tra le Associazioni che aderiscono all’iniziativa aiutare visitando la pagina http://www.dogalize.com


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c’è modo e moda

UOMO: TORNA LA MODA RAFFINATA

Maurizio Valzania

E così dopo i modi eccoci alla moda, anche se molti lettori potranno obiettare di non essere molto interessati a questo argomento, perché la moda la interpretano a loro discrezione come e quando lo desiderano, oppure perché sono immuni dal contrarre questo virus. Per quei pochi che, invece, sono sempre curiosi di sapere cosa si metteranno addosso i più ossequiosi del vestire aggiornato, posso dire, non senza compiacermene che é tornato il momento dell’eleganza, intesa come forme lineari, non esagerate e con colori decisi per non essere mai troppo appariscenti. In buona sostanza la parola chiave adesso è raffinatezza. Se ci concentriamo sulla moda uomo e in par ticolare sul quel settore dedicato a chi usa l’abito, vuoi per scelta ovvero per necessità professionali, notiamo che i modelli di quest’anno sono prevalentemente sobri ma realizzati con tessuti preziosi e mai piatti. Oltre al doppiopetto, ritornato con prepotenza alla ribalta, nelle collezioni della primavera estate 2016, le giacche, tornano con i due bottoni, mentre le spalle sono piu’ costruite, i rever più impor tanti e la lunghezza più contenuta rispetto a quanto visto gli scorsi anni. I pantaloni, sono sempre attillati ma non strettissimi nel fondo, hanno un maggiore volume nella par te alta, dove il listino si è sollevato un poco. Nelle camicie i colli hanno perso d’impor tanza e rigidità mentre i volumi si sono leggermente ampliati senza però essere esagerati. Sono spariti i colori squillanti lasciando il posto a tinte più sobrie ma mai tristi. Per i mesi estivi, in pole position il bluette ma anche il grigio, chiaramente meno usato (non va nelle tonalità del beige ma dell’azzurro). La notizia positiva è che ancora il Governo ci consente di vestirci come pensiamo: meglio! Ma credo sia sempre meglio pensare con qualche nozione di base. (M.V.)


Fashion

ATELIER 19

GIOCO DI CONTRASTI Fiori e ricami, seta e pelle. Contrasti. Un gioco chiaro e semplice ma, mai come ora, nella moda la definizione di uno stile personale ricercato, a tratti raffinato, a tratti dinamico. Proprio come quello dettato da Atelier 19, lo store che per questo servizio ha vestito Francesca e Vittorio con dei capi che, più di altri, identificano l’essenza della sua visione di moda, intesa come perfetta coniugazione tra stile, eleganza e versatilità. Per rendere ancora più tangibile tutto questo fondamentale la scelta di una location che esaltasse l’essenza di ogni outfit: ecco perché Settecento Hotel di Presezzo, una residenza padronale del ‘700 completamente ristrutturata con stile eclettico, perfetto per valorizzare la struttura originaria, resa ancora più speciale dal netto contrasto creato con la collocazione negli spazi interni ed esterni di opere d’arte e design d’avanguardia. Anche qui un’antitesi perfetta, un gioco di equilibri che incanta non appena ne si varca la soglia. In questo contesto, e precisamente nell’essenzialità di alcuni scorci del dehor, abbiamo scattato queste foto, in ognuna delle quali la ricchezza dello stile è in contrasto con l’essenzialità dello sfondo. L’ampio vestito a fiori in seta di XXX trova così la sua migliore collocazione, così come il candore del completo minimale firmato XXX che, abbinato al top in pizzo bluette, trova esaltazione grazie allo sfondo rosso della parete. Femminilità assoluta invece per l’abito a fiori rosso, viola e bianco di XXX interpretato perfettamente da Francesca. Non da meno Vittorio con la sua bellezza semplice e pulita ha esaltato lo stile versatile di Aterlier 19, che troviamo nell’accostamento di jeans e giubbino di pelle nero, così come nella proposta più dandy di uno spezzato elegante, giocato nei toni del blu e dell’azzurro. Tutto questo senza dimenticare l’eleganza che nello store di Mozzo è possibile trovare in ogni collezione, proprio come l’abito blu indossato da Vittorio nel suo ultimo outfit. L’identificazione perfetta della moda Atelier 19, giocata sul perfetto equilibrio tra eleganza e versatilità. Per uno stile unico, personale e mai banale. Dress: Atelier 19, Via Lecco 45 - Mozzo (Bg) - Tel. 035 017 2450 Agency; Image Time Agency www.image-time.it Models: Francesca e Vittorio Per la location si ringrazia: Settecento Hotel Via Milano 3 - Presezzo (Bg) Tel. 035 466089 www.settecentohotel.com


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Fashion Atelier 19 Via Lecco 45 Mozzo (Bg)

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Fashion Atelier 19 Via Lecco 45 Mozzo (Bg)

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QUICOSÌ

CAPITAN AMERICA

GUIDA AUDI

LA AUDI SQ7 DEBUTTA NEL NUOVO FILM DELLA MARVEL CAPTAIN AMERICA: CIVIL WAR


I supereroi del film Captain America Civil War, firmato dalla Marvel, guidano Audi. La nuova SQ7 è infatti protagonista delle nuove avventure firmate dai registi Anthony e Joe Russo, oltre che della campagna di comunicazione che è in rete attraverso i canali digital. Un cortometraggio che Audi ha realizzato in collaborazione con Marvel per l’uscita del nuovo capitolo della saga degli Avengers mostra cosa può accadere nelle auto quando persone normali si trovano al centro di un combattimento tra supereroi. Altri modelli della casa dei quattro anelli avevano già fatto la loro comparsa in grandi produzioni cinematografiche e ora la collaborazione continua con Captain America: Civil War nelle sale italiane dal 4 maggio. Nel terzo film della saga, la nuova SQ7 fa la sua comparsa con Black Panther/T’Challa, interpretato da Chadwick Boseman. Robert Downey Jr., che veste i panni di Tony Stark/ Iron Man, torna alla guida di una Audi R8 questa volta nella versione V10 plus Coupé. Anche il protagonista, Captain America, interpretato da Chris Evans, sarà al volante della nuova SQ7.

Come sottolineato dal regista Anthony Russo “Captain America ha dei superpoteri e il suo marchio di fabbrica è lo scudo indistruttibile di Vibranio. L’Audi SQ7 aggiunge una nuova superpotenza al suo arsenale, rendendo questo SUV sportivo un’auto da supereroe”. In altri ruoli collaterali compaiono anche la nuova Audi A4 berlina e l’Audi A7 Sportback. “Il film della Marvel Captain America: Civil War è un’altra entusiasmante collaborazione per il marchio Audi”, ha dichiarato Giovanni Perosino, Responsabile Marketing Comunicazione AUDI AG. “Questo film mette in mostra tecnologie futuristiche, innovazioni e le vetture attualmente in gamma come la nuova performante SQ7. Questi eroi leggendari, così come i modelli Audi, danno dimostrazione di carattere, prestazioni straordinarie e puro divertimento per gli spettatori e appassionati di tutto il mondo”.


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LA STORIA DI HASSAN

Giorgio Paglia www.fuochidipaglia.it

Questa è la storia vera di Hassan, un uomo marocchino che oggi ha quasi 50 anni. Serve per capire, serve per riflettere. Era il lontano 1996 e Hassan faceva il sarto a Casablanca. Guadagnava l’equivalente di circa 150 euro al mese, con una famiglia numerosa e senza un papà, scomparso quando lui era ancora piccolo. Purtroppo in un bar aveva fatto dei commenti inopportuni sull’allora re del Marocco, che poi è il padre dell’attuale monarca. Qualcuno ha fatto la spia e poco dopo la Polizia l’ha portato in questura. Nessuno, dopo tanti anni, l’ha mai più ritrovato. Misteriosamente sparito e nemmeno un corpo su cui piangere. La mamma di Hassan si è vista così costretta a mantenere da sola quattro figli. Però con 150 euro, che devono bastare per 30 giorni interi, non si sfamano cinque bocche nemmeno in Marocco. L’unica alternativa per Hassan è quella di cercare fortuna in Europa, ma guadagna troppo poco per ottenere un visto turistico. Inoltre i permessi per emigrare costano tanto e le pratiche interne richiedono molto denaro anticipato, senza avere però la certezza del risultato. In un attimo gli balena l’idea di partire come clandestino, anche perché 20 anni fa non erano in molti a fuggire da quei paesi e allora l’Europa sembrava un vero eldorado economico. Hassan vende un po’ di cose e mette via i soldi necessari per partire, oltre 2.500 dollari. Poi contatta dei personaggi locali che fanno loschi affari con gli espatri clandestini. Entro una settimana viene caricato su un aereo per Tunisi, con un biglietto di andata e ritorno. All’arrivo è però costretto a stracciare il suo passaporto e il relativo biglietto di ritorno. Siamo ad agosto, il tempo è bello e il mare è calmo. Dopo una settimana in Tunisia, Hassan viene fatto salire su un vecchio barcone insieme ad altri 41 magrebini e in 27 ore di navigazione raggiunge Lampedusa. La Guardia Costiera li traina fino al vicino porto e, una volta sull’isola, li alloggia in un container per tre giorni. In Sicilia qualcuno è disponibile a cambiargli in lire gli ultimi franchi francesi, tenuti in una tasca nascosta, e così può prendere il traghetto di linea per Messina. Documenti non ne ha, ma a quell’epoca i controlli sono scarsi. Da lì col treno raggiunge Treviso, dove viene ospitato da un amico marocchino. Nel ricco Veneto il lavoro, per lui africano, scarseggia e allora, dopo un mese in cui studia anche l’italiano, riparte per il Sud, destinazione Salerno. Trova un’occupazione in nero in un magazzino di verdure. La paga è buona: 50.000 lire al giorno. Hassan è forte e si accontenta di poco, la maggior parte dei soldi li manda alla famiglia. Dopo quattro mesi è di nuovo in treno e finisce ad Avezzano in Abruzzo per raccogliere gli ortaggi. La paga è sempre la stessa, ovviamente tutta in nero, ma deve lavorare a cottimo dall’alba al tramonto. La sua casa è una vecchia fabbrica diroccata senza luce, acqua o gas. Dorme per terra in un sacco a pelo e si lava nell’acqua fresca di un torrente. La stagione della raccolta finisce in due mesi e Hassan deve correre dietro al lavoro, come una cane da caccia insegue la selvaggina. Si è abituato a questo concetto e non si lamenta mai della sua vita da cani. Allora torna a Salerno nel magazzino di verdure e lì vi resta fino alla fine del 1998 quando, grazie ad una delle tante nostre sanatorie, riesce a regolarizzarsi con un bel permesso di soggiorno e di lavoro. Ovviamente per gli anni trascorsi ha perso i contributi non versati e la relativa assistenza sociale. Con orgoglio ritorna in Marocco a salutare la famiglia. Ma sa che deve ripartire, perché alla fine degli anni ’90 là di lavoro non ce n’è ancora abbastanza. Da regolare torna in pullman in Italia e si iscrive ad un corso di sartoria, il suo vecchio mestiere, al termine del quale viene assunto a libri come tagliatore di stoffe in un’azienda di Milano. Ed eccoci arrivati ai nostri giorni. Hassan è padre di una bella bambina marocchina di 10 anni, lavora come operaio in un’altra fabbrica della periferia milanese, è sempre molto religioso ed attento. Per lui il senso del dovere e del rispetto è innato. E’ davvero educato, prega tanto, confida nella provvidenza di Allah ed il Corano lo sa quasi tutto a memoria. Del terrorismo arabo integralista non condivide niente e sostiene che siano la politica e gli interessi economici a rovinare la pacifica convivenza tra i popoli. Può tornare in Marocco dalla sua famiglia due volte all’anno per i brevi periodi di ferie aziendali. Gli manca molto il suo paese, che nel frattempo è cambiato in meglio. Ma lì anche oggi un operaio guadagna al massimo 500 euro al mese e lui dopo venti anni d’esilio lavorativo non saprebbe più che fare. E’ il beffardo destino degli emigranti a lungo termine: diventare stranieri nella propria patria. Ogni tanto i suoi grandi occhi verdi si perdono nei meandri della nostalgia. Una tristezza fiera, fatta di ricordi, di tradizioni e di tempo che passa. Di montagne, di mare e di deserti. Una vita in cui gli affetti scorrono giornalmente sullo schermo di un telefonino e si perdono in una lontananza che recide, poco a poco, i legami col passato. Soprattutto durante le feste, che deve trascorrere da solo in attesa di riprendere il turno del lunedì successivo. “Come faccio a tornare? Ho 48 anni e in Marocco dovrei ricominciare tutto daccapo. Forse, se lavoro duro, riesco a portare qui mia moglie e mia figlia.” Questo è il suo semplice pensiero positivo. Poi ricorda la sua grande terra araba al di là del Mediterraneo e mi saluta con gli occhi lucidi: “Però l’Italia è un bel paese e gli italiani sono davvero molto ospitali”. Ciao Hassan, del nostro futuro italiano è meglio non parlarne. Almeno per oggi.

CASABLANCA


METTETEVI

COMODI

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VI PRESENTA LE CASE PIÙ BELLE DEL MONDO Henge arreda gli spazi di Casa Clara a Miami Beach, residenza privata di impareggiabile lusso. Una selezione di pezzi unici, assolutamente personalizzati, che riscaldano con stile le architetture razionaliste. Casa Clara, celebrata a livello internazionale come una delle residenze più prestigiose di South Beach, Miami, sceglie gli arredi di HENGE per gli interiors. Il progetto, realizzato dal pluripremiato studio Choeff Levy Fischman Architects, si fa portavoce di un approccio rilassato al mondo del lusso, il cui manifesto mette in luce dettagli esclusivi, finiture di pregio assoluto, assenza totale di compromessi qualitativi e personalizzazione estrema. L’intero progetto è stato realizzato su una superficie di 2.100mq, con una abitazione di 1.150mq la cui architettura razionalista e modernista dialoga con interni che raccontano una storia dall’atmosfera più calda, confortevole e rilassante, ben interpretata dalla collezione HENGE. Degli arredi esclusivi, dalle funzionalità sofisticate, che diventano i co-protagonisti d’eccezione di una vista panoramica mozzafiato, dall’alba al tramonto, attraverso delle grandi pareti di vetro amovibili. Momenti capaci di trasformare gli spazi della residenza di lusso in un’ode alla natura che infonde armonia interiore e pace.


CASA CLARA MIAMI BEACH

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Gli arredi HENGE selezionati per Casa Clara, molti dei quali sono stati creati ad hoc per il progetto, diventano i fedeli compagni di un viaggio capace di affiancare le persone nel corso della loro vita, instaurando un rapporto intimo e personale; proprio come quello che si costruisce con la propria casa. Frutto di un lavoro sartoriale, come quello che avviene in atelier, la selezione di mobili è il risultato di un lungo e accurato lavoro artigianale di bilanciamento tra rigore formale e libertà d’espressione creativa, del tutto lontana dagli schemi seriali dell’industria


ph: Paul Stoppi


CASA CLARA MIAMI BEACH

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ph: Paul Stoppi



CASA CLARA MIAMI BEACH

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ph: Paul Stoppi

Interior design significa per HENGE customizzazione completa del panorama domestico, una sorta di laboratorio dove tutto è possibile grazie alle mani degli artigiani italiani e alla scelta dei numerosi elementi di personalizzazione come materiali rari, finiture preziose, lavorazioni, colori armonizzati, dimensioni ed evoluzioni produttive fuori standard. Come nel caso dei lampadari a sospensione diventati per l’occasione delle eleganti applique, o delle piantane da terra trasformate in lampade da tavolo, delle sedie tramutate in sgabelli per la zona cucina e librerie completamente ripensate rispetto al catalogo per essere plasmate in funzione delle esigenze dei singoli ambienti. Una dimostrazione concreta del fatto che la collezione di arredi HENGE non è che uno spunto per iniziare un lavoro accurato di interpretazione visionaria delle esigenze del vivere contemporaneo. Suggestioni visive e tattili, come quelle delle finiture laccate realizzate appositamente per Casa Clara; contrasti sensoriali capaci di completare l’estetica minimalista e pura delle architetture strutturali; interpretazioni funzionali che rispondono ad esigenze concrete come praticità e comfort assoluto; arte come approccio libero e processo esperienziale della vita.



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MAN IN

AMAZONAS UN VIAGGIO FOTOGRAFICO ALLA SCOPERTA DEL POLMONE DEL MONDO



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“The man in Amazonas – alla scoperta dell’Amazzonia brasiliana lungo le rive del Rio Negro”: un omaggio alla foresta sudamericana, ma anche un modo per aiutare chi più ne ha bisogno. Proprio da un intento benefico nasce la photogallery del giovanissimo Lorenzo Viscardi, bresciano classe 1998 e studente al liceo scientifico Copernico, che ha presentato la propria photogallery lo scorso 5 maggio 2016 al Centro Congressi Auditorium “Capretti” di Brescia. Gli scatti proposti testimoniano la sua grande passione per la fotografia nonché la sua sensibilità verso la realtà primordiale di questo territorio, incredibilmente affascinante: un luogo quasi mistico, che ci riporta alle origini, alla vera essenza della vita. Protagoniste di questo incanto sono prima di tutto le popolazioni indigene, che hanno saputo custodire e salvaguardare questi luoghi incontaminati, integrandosi con la foresta, con l’acqua e con la fauna che le circonda. Per questo motivo, Lorenzo e la sua macchina fotografica si sono delicatamente accostati agli Indios e alla loro spiritualità, per cogliere davvero la bellezza e la forza di questi momenti di vita, che si potrebbe definire selvaggia, ma che in realtà reca con sé una lezione di grande umanità e rispetto che non tutte le civiltà “evolute” possono dire di aver conservato: l’attaccamento e l’amore per la propria terra.


MAN IN

AMAZONAS

È lo stesso giovane fotografo a lanciare questo messaggio, attraverso il proprio lavoro così appassionato: i suoi scatti colpiscono con una forza commovente e colpiscono nel segno, portandoci a riflettere sul dovere di ognuno di noi di proteggere e preservare il pianeta, specialmente l’Amazzonia, il polmone del mondo, un patrimonio universale che assicura la maggior parte di biodiversità terrestre in cui vivono migliaia di specie ed in armonia con loro le popolazioni indigene, sfruttando semplicemente quello che la natura ed ogni singola giornata può offrire. Il lavoro di Lorenzo – catturare e fermare momenti di vita primordiale, di natura sconfinata ed immensa – lascia il segno, e non solo nell’occhio dello spettatore. Come accennato, il suo progetto ha anche un obiettivo concreto: tradurre il suo amore per la fotografia in sostegno alle popolazioni brasiliane più bisognose. E per dare un contributo concreto, per sostenere i progetti benefici in Brasile di SCAIP - Servizio Collaborazione Assistenza Internazionale Piamartino e della “Casa Arte da Criança”(Lagoa Encantada, Bahia), che si occupa del recupero e dell’aiuto dei giovani - enti a cui verrà devoluto l’intero ricavato - durante l’evento è stato possibile acquistare un elegante volume fotografico prodotto grazie al contributo di Azimut, del Club 41 di Brescia, della Monterossa di Franciacorta e dall’agenzia Ellisse di Brescia.


PSICHIATRIC CIRCUS

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UN CAST INTERNAZIONALE PER UNO SHOW DI NOUVEAU CIRQUE TRA ARTI CIRCENSI, TEATRO, CABARET E MUSICAL CHE GIOCA CON LE EMOZIONI, RIFLESSIONI E RISATE BERGAMO- AUCHAN VIA G. CARDUCCI DAL 27 MAGGIO AL 12 GIUGNO 2016


Psychiatric Circus è il nuovo spettacolo di circo-teatro della storica famiglia circense Bellucci-Medini. Un evento folle e divertente. Un cast internazionale di acrobati, ballerini, cabarettisti, attori, pagliacci - appartenente alle più prestigiose scuole di Torino, Flic e Grugliasco, dal circo di stato di Bucarest, Montreal e Londra - presenterà numeri tecnicamente difficilissimi, costruiti con una chiave ironica e insieme inquietante. Artisti di altissimo livello saranno in scena con un gioco di incastri tra acrobatica al suolo e al trampolino, verticalismo, fachirismo, contorsionismo, manipolazione, fantasismo e folle comicità per regalare agli spettatori risate di puro terrore. Uno spettacolo di nouveau cirque ambientato negli anni Cinquanta che racconta la vita all’interno del manicomio cattolico di Bergen, in Germania, gestito da Padre Josef, dottore e direttore, e dalle sue fedeli suore. Psichiatric Circus è un circo-teatro che si ispira alle suggestioni del Cirque du Soleil, ma con tinte più forti. E’ un evento psicotico, un viaggio nella follia, un luogo in cui il senso delle cose è totalmente capovolto. “È uno spettacolo dalle tinte forti che racconta, con il filtro dell’arte, quello che purtroppo è realmente accaduto nei manicomi, ma il nostro obiettivo non è la riflessione profonda, non sarebbe la nostra competenza. Il nostro obiettivo è coinvolgere il pubblico e soprattutto divertire”. Traendo ispirazione dai più celebri horror della storia del cinema e da serie TV come American Horror Story, e unendo questi spunti alla creatività e alla libertà, a volte dissacrante, del circo e del teatro, Psychiatric Circus si propone al pubblico italiano ed europeo come una novità assoluta. Dopo il successo del debutto a Padova e le oltre 80.000 presenze registrate finora, le prossime tappe sono: Bergamo, Trento e Bolzano. Tanta interazione con il pubblico, per un evento ricco di colpi di scena, divertente e unico, con una colonna sonora pop-rock. Per i suoi contenuti forti, lo spettacolo è sconsigliato ai minori di 14 anni.


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PSYCHIATRIC

CIRCUS


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politicando Maurizio Maggioni

MILLE E NON PIÙ MILLE Bergamo è sempre stata laboratorio di un qualcosa. Due secoli fa, con i suoi Garibaldini, è stata protagonista dell’ultimo atto dell’Unità d’Italia. Garibaldi disse che Bergamo fu “la città italiana che, con più figli, ha gettato più ferro sulla bilancia liberatrice”. Nella prima metà del secolo scorso ha combattuto in prima fila per un’Italia Unita con i fratelli Calvi, con Antonio Locatelli e tanti tanti altri. Nella seconda metà del XX°secolo è stata la culla della nuova Chiesa che porterà a Roma Papa Giovanni e la Democrazia Cristiana, nel segno del boom economico del dopoguerra. Alla fine del secolo ha visto il nascere dei movimenti di ultra sinistra, su tutti il Manifesto di Lucio Magri e il crearsi dei primi gruppi di insurrezione armata, fiancheggiatori delle Brigate Rosse. Insomma bergamaschi sempre sbilanciati in avanti verso scenari fatti di ideali e buone intenzioni, per non cambiare mai niente. Diversa Brescia dove, invece, una classe dirigente più pragmatica, indubbiamente più preparata, senza perdersi troppo in chiacchiere e contrapposizioni soltanto ideologiche, ha capito, già alla fine del secolo scorso, che tutto si doveva cambiare. Ed ecco che i bresciani iniziano a costruire una città diversa, pensando al post-industriale, incrementano le facoltà universitarie, investono sulla cultura, rinnovano la viabilità, bucando le montagne dove serve, costruiscono un sistema di tangenziali e il ring attorno al centro, dismettono e riqualificano grandi aree industriali. Da qualche anno c’è anche una metropolitana che attraversa Brescia da nord a sud... Insomma il laboratorio operoso adesso è qui. Hanno dalla loro industriali che, magari non sanno sedersi compostamente a tavola, ma capiscono al volo cosa fare, capiscono e osano. Hanno politici che fanno il loro mestiere, magari in modo spregiudicato, ma ottengono risultati: Brescia sull’autostrada ha 4 caselli, ai punti cardinali, Bergamo solo uno, per di più scomodo e pericoloso. Adesso per volare in venti minuti a Milano c’è anche la BreBeMi. A Brescia ci sono tre tangenziali, un lungo tratto a tre corsie per ogni senso di marcia. A Bergamo una sola, nata già ampiamente sottodimensionata. Brescia ha il Frecciarossa, Bergamo il Lumacone per Milano. Questo il risultato per aver guardato avanti, senza litigare su chi deve comandare dando continuità alle amministrazioni e ai programmi concreti. Poi ci sono le banche, il motore del territorio. Nel secolo scorso Bergamo nel sistema bancario era avanti; è parsimoniosa, lavoratrice, elegante nel fare il lavoro del banchiere, con il Piccolo Credito Bergamasco della Curia e la Banca Popolare di Bergamo, degli industriali e della Curia. Poi cambiano i tempi, ci vogliono nuove strategie, nuove alleanze, all’inizio sembra che tutto vada bene, poi arrivano gli uomini dell’est (Italia). Pian piano le banche vengono prese da altri, il Credito Bergamasco dai Veneti, la Popolare dai Bresciani, la Banca Provinciale si dona ad Ovest, ai salotti importanti di Banca Intesa. Brescia ha dato i natali ad un certo Bazoli, dopo Zanardelli. Bergamo dopo il ritiro della famiglia Pesenti dalla Banca Provinciale Lombarda, ha solo avuto gli Zanetti industriali del formaggio, banchieri dal 1929 e la Curia, la quale si sfila negli anni 90. Il vento cambia, i mari devono diventare grandi, e i Bresciani fanno sistema, capiscono che a Bergamo ci sono ottimi ed interessanti bocconi e pian piano si pappano ciò che a loro più piace e conviene. E a Bergamo si lasciano passivamente mangiare, con atteggiamento di mesta rassegnazione all’ineluttabile esito di scelte di impresa, evidentemente penalizzanti per gli interessi del Campanone. Ora Bergamo non ha più nulla e Brescia ha tutto, ma non hanno fatto i conti con i grandi Fondi, che poco sanno del territorio: giustamente per loro conta solo il riparto in fondo a destra, in nero e con un più algebrico. Si è tentato di chiamare a raccolta i Mille, cercando di siglare un patto, il patto dei 1000, non più garibaldini, pronti a dare il sangue e la vita per la libertà e l’unione dei popoli, ma 1000 che versassero denari comprando azioni per ottenere poltrone, per i soliti noti. Un beau geste servito a nulla, che anzi, ha reso i bergamaschi più poveri e vulnerabili. Questa manovra ha accentuato ancor di più uno sbilanciamento verso est di tutto ciò che conta: autostrada, linee ferrate, aeroporti, banche, turismo, arte e politica lombarda. Infatti, prendendosi UBI, il “sistema est” è diventato azionista di riferimento di tutto, a cominciare da Sacbo, la società che controlla l’Aeroporto di Bergamo e non è improbabile che presto si assista al rilancio di Montichiari a discapito di Orio al Serio! Si potrà pensare sempre ad una futura Santa Alleanza ad est, ma ora si corre per fare sistema con l’ovest, con SEA, con Malpensa e Linate. I bergamaschi sembrano agnelli sacrificali e “chi agnello si fa, lupo se lo mangia”. Bergamo ha dalla sua San Papa Giovanni XXIII, che speriamo guardi giù quanto prima, almeno prima che i Bresciani facciano santo Papa Montini, Paolo VI da Concesio, per ora solo beato.


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JAGUAR F-PACE

POTENZA ED ELEGANZA DEL PRIMO SUV DELLA CASA INGLESE

Perché l’hanno chiamata F-Pace? Il nome ha suscitato non poche perplessità. Per gli inglesi la spiegazione è semplice: “L’idea è sottolineare con la lettera F il legame con la F-Type”, quasi a voler aggiungere un altro modello a quella che sembra destinata a diventare una vera e propria famiglia di sportive. Tanto più se Pace “in inglese è sinonimo di velocità e richiama, per assonanza, le parole performance e space”. Non è un caso che Jaguar abbia nel mirino soprattutto la Porsche Macan e il suo successo: 47 mila unità nel 2014 pari a circa il 25% delle vendite totali dei tedeschi. Non solo: “Pace fa parte della cultura Jaguar: lo slogan del fondatore del marchio era Grace. Pace e Space”. Il nuovo esaltante SUV Jaguar ad alte prestazioni unisce la potenza e il controllo di una sportiva con spazio, versatilità ed efficienza. Tecnologicamente all’avanguardia in ogni dettaglio, F-PACE ti garantisce sicurezza, connessione e divertimento. Affronta qualsiasi strada e ti accompagna in ogni occasione. F-PACE è la Jaguar per te, ma anche per la tua famiglia.


DNA DA AUTO SPORTIVA Ispirata a F-TYPE, la nuova Jaguar F-PACE è un SUV ad alte prestazioni con il DNA di una sportiva. Dalla forma del cofano alle pronunciate fiancate posteriori, vanta un design audace che la distingue e le regala una presenza che non passa inosservata. F-PACE reinventa l’energia, la forza e la purezza delle forme di F-TYPE. TECNOLOGIA INTEGRATA F-PACE mette a tua disposizione tecnologie all’avanguardia, come l’Head-up Display e l’Activity Key, oltre a sistemi di assistenza alla guida avanzati, che renderanno ogni viaggio più semplice e rilassante.Tra questi, InControl, il sistema multimediale all’avanguardia in grado di offrirti divertimento e garantirti una connessione costante con il mondo esterno.


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JAGUAR F-PACE

MOTORI F-PACE offre una scelta di motori diesel o benzina avanzati ed efficienti, inclusa la nuova gamma diesel Ingenium. Tutti assicurano l’esperienza di guida dinamica e le prestazioni sportive tipiche di Jaguar. I motori di F-PACE sono dotati della tecnologia Stop/Start* e di carica rigenerativa intelligente, che sfrutta l’energia sviluppata dai freni per ricaricare la batteria e il massimo risparmio energetico nella guida in città. INGENIUM, IL NUOVO MOTORE DIESEL Il motore Turbo Diesel 2.0 4 cilindri da 180 CV di F-PACE fa parte della gamma motori Ingenium. Ingenium è la nuova serie di motori Jaguar Land Rover concepita per offrire prestazioni grintose, raffinatezza ed efficienza. Dotati di tecnologie all’avanguardia e realizzati interamente in alluminio, i motori Ingenium offrono un eccezionale risparmio energetico e di emissioni di CO2. 20 kg più leggeri dei motori equivalenti della generazione precedente, i motori Ingenium sono intrinsecamente più efficienti. E anche più intelligenti: comandato dal computer di bordo, il raffreddamento del motore adattivo si attiva solo se necessario. MOTORE 3.0 V6 BI-TURBO DIESEL Il potente motore diesel 3.0 V6 Bi-turbo offre una potenza di 300 CV e un’impressionante coppia di 700 Nm, per prestazioni reattive e una guidabilità eccezionale. I motori a benzina di F-PACE offrono potenza e reattività, migliorando l’efficienza. In comune con F-TYPE, il motore 3.0 V6 Supercharged Benzina è disponibile nelle versioni da 340 CV e 380 CV. Il motore da 380 CV è in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in 5,5 secondi. Questi motori completamente in alluminio garantiscono alti livelli di potenza e coppia, oltre a un sound inconfondibile.


QUANDO PRESTAZIONI ECCEZIONALI SI UNISCONO AD UN DESIGN MOZZAFIATO, IL RISULTATO È EMOZIONE PURA. AGGIUNGI PRATICITÀ E VERSATILITÀ PER TUTTI I GIORNI ED ECCO IL RISULTATO: F-PACE, IL PRIMO SUV JAGUAR.

F-PACE VANTA UN’ECCEZIONALE CAPACITÀ DI CARICO DI 650 LITRI E UNA VERSATILE CONFIGURAZIONE DEI SEDILI POSTERIORI A SCOMPARSA 40:20:40.

EMISSIONI CO2 G/KM (COMBINATO) DA 129 CON CAMBIO MANUALE - DA 139 CON CAMBIO AUTOMATICO CONSUMO DI CARBURANTE L/100KM (COMBINATO) DA 4,9 CON CAMBIO MANUALE - DA 5,3 CON CAMBIO AUTOMATICO


Giacca con cappuccio Porsche 911 Carrera RS 2.7. In felpa molto morbida, con chiusura lampo. Scritta «Porsche» sul petto, etichetta RS 2.7 sul bordo della manica e badge RS 2.7 rotondo sulla manica. Disponibile in versione per uomo e per donna. 60 % cotone, 40 % poliestere. Colore grigio mélange.

Sedia per ufficio Porsche 911. La sensazione di trovarsi seduti in una vettura sportiva, anche dopo essere entrati in ufficio. Sedile sportivo originale, in pelle e alcantara nero, con cuciture rosse a contrasto. Regolazione continua dell’altezza e regolazione elettrica dello schienale.

PTS Ultralight 24h Travel. Robusto trolley business ultraleggero con 4 rotelle Multiwheel e chiusura TSA a scomparsa, ideale per brevi viaggi d’affari. Sistema di aste telescopiche a regolazione continua. Colore nero opaco con elementi di design nel tipico colore rosso Porsche a contrasto. Fodera interna nera con serie di scritte «PORSCHE» di colore rosso. 5 anni di garanzia. Dimensioni: 42,5 x 40 x 21 cm.

Porsche 911 Soundbar. Per tutti coloro a cui le melodie del circuito di gara non bastano mai, i nostri ingegneri hanno sviluppato un Masterpiece molto speciale: Soundbar 91, un sistema 2.1 Virtual Surround di prim’ordine con silenziatore originale e terminale di scarico della 911 GT3 come estensione del subwoofer. Un’elegante e raffinata esperienza audio per la propria casa, dinamismo firmato Porsche allo stato puro, per tutti i sensi e sempre al limite.

In vendita presso Centro Porsche Brescia, via Faustinella 3/7 Desenzano del Garda (BS). Tel. 030 9150711 - www.saottini.it


PERFETTA FINO ALL’ULTIMO DETTAGLIO: PORSCHE 911 2.5 S/T RESTAURATA IN FABBRICA All’inaugurazione della Techno Classica ad Essen, Porsche Classic ha presentato una 911 2.5 S/T restaurata, emblema di un’entusiasmante storia di successi sportivi. Alexander Fabig, responsabile di Porsche Classic in Porsche AG, ricorda lo stato originario della vettura: “La 911 2.5 S/T è stata rinvenuta alcuni anni fa da un collezionista statunitense in un vero e proprio stato di abbandono. I nostri tecnici hanno eseguito un lavoro molto accurato per restaurare la vettura secondo gli standard più elevati. L’esemplare ritrovato è un’autentica rarità: la vettura da corsa è stata costruita in soli 24 esemplari sulla base della 911 2.4 S Coupé. Sviluppata per essere utilizzata dai team privati nelle competizioni sportive a loro riservate nel gruppo 3 (vetture GT di serie) e nel gruppo 4 (GT modificate), la 911 2.5 S/T venne offerta in edizione limitata a partire dalla fine del 1971 dal reparto sportivo della Dr. Ing. h.c. F. Porsche KG, al prezzo di 49.680 marchi tedeschi. La 911 2.5 S fu conseguentemente modificata in fabbrica rispetto alla 911 2.4 S Coupé di serie per l’impiego in pista, come alla Targa Florio, a Le Mans o nei rally, in base alla legislazione sportiva internazionale e offerta con un sovrapprezzo di 19.000 marchi. Ordinata al reparto competizioni sportive Porsche dal pilota statunitense Michael “Mike” Keyser nel Novembre del 1971, la 911 2.5 S/T fu impiegata nella stagione 1972 in numerose gare negli USA e nel campionato mondiale di durata. Alla guida c’era anche Jürgen Barth, allora pilota ufficiale e collaboratore della divisione sportiva Porsche. Il detentore della vittoria assoluta alla 24 Ore di Le Mans del 1977, 44 anni dopo ricorda ancora con emozione quei momenti: “Mike Keyser mi aveva invitato a Sebring e avevamo programmato di partecipare a tutte le gare del campionato mondiale di durata del 1972. Mike aveva perfino ingaggiato un piccolo team televisivo che lo avrebbe seguito durante la stagione”.


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PERFETTA h par72, Jürgen Bart 19 ne io ag st corso della di Sebring in e Keyser, nel na, alla 12 Ore to ay D di Assieme a Mik re O ürburgring. 1 2.5 S/T alla 6 1.000 km del N la al e rio o tecipò con la 91 Fl arono la Targa e Barth affront sivamente alla er es ys cc su Ke t, a, an rid o ar Fl ain G ttenne, ta svizzero Sylv s, dove il trio o lo an pi M il n Le co di e, re Infin ne, la 24 O ttoria di classe te della stagio , non solo la vi ie ar an gara culminan ez M s ui rmidabile 13° a del team Lo a anche un fo m ri, lit 3 a sotto l’emblem o a fin GT di cilindrat con le vetture fica. posto in classi sfida è divenrsche Classic la Po o rt pa re l de opo un primo , per i tecnici carrozzeria. D la al o rd Molti anni dopo ua rig re duato non , con particola ti hanno indivi za liz ia ec sp i ic tata il restauro etto G , i tecn modello cosidd ttura in officina vo ve si lla es cc de su e l am de es odo lla base e riparati in m ro effettuato su i ad incidente nt ue solo un restau eg one si ns o co rr i la co anche dei dann ai longheroni, e el nn tu l della 911, ma ne tu ni ta, sul nnel e a deformazio ti dei passaruo re pa le al o improprio. Oltr tt prattu to seri danni so aveva provoca


e sul tetto. La grave deformazione del tetto fa supporre che per lungo tempo la vettura sia stata gradita compagna di giochi infantili. I lavori di restauro della carrozzeria sono stati quindi lunghi e complessi ed hanno incluso, fra l’altro, anche l’impegnativa ricostruzione e il rifacimento dei passaruota maggiorati, frutto di un parziale intervento artigianale. La 911 2.5 S/T ha così ottenuto un nuovo tetto e un nuovo fondo del serbatoio. Una volta terminati i complessi interventi alla lamiera, la carrozzeria della 911 2.5 S/T è stata sottoposta a cataforesi (KTL, verniciatura catodica ad immersione) e rivestita con uno strato protettivo anticorrosione secondo i più elevati standard attualmente impiegati nella produzione della vetture di serie. Per questo, la carrozzeria restaurata è stata appositamente introdotta nel ciclo dell’attuale produzione in serie Porsche. Infine, sono seguite la finitura e verniciatura della carrozzeria nell’originaria tonalità di colore giallo chiaro con il codice 117. Le competizioni sportive, in particolare la 24 Ore di Le Mans, sono per Porsche molto importanti. A partire dalla prima gara del 1951, vi hanno partecipato più di 800 vetture Porsche, 103 delle quali hanno ottenuto una vittoria di classe. Con 17 vittorie assolute sul circuito della Sarthe, Porsche è di gran lunga il marchio automobilistico più vittorioso su questo circuito. Dopo la vittoria dell’anno scorso, Porsche parteciperà i prossimi 18 e 19 Giugno all’84a edizione della 24 Ore di Le Mans. Tradizionalmente, per Porsche la 24 Ore non è solo una competizione sportiva ai massimi livelli, ma è piuttosto considerata un banco di prova per testare nuove tecnologie. Lo sviluppo di vetture da corsa di successo come la 919 Hybrid e la 911 RSR, e il loro collaudo nelle dure condizioni di gara, forniscono importanti conoscenze che confluiscono nella costruzione delle future vetture di serie. Questa sorta di trasferimento tecnologico dalle vetture da corsa a quelle di serie come stimolo all’impegno di Porsche nel Motorsport, risale allo stesso Ferry Porsche: „Senza lo sport è impensabile qualsiasi progresso tecnico. È il motore dello sviluppo. Le sollecitazioni estreme in gara fanno emergere rapidamente i punti deboli, stimolando i tecnici a cercare nuove e migliori soluzioni”. Sotto questo aspetto, la 911 2.5 S/T restaurata fino al minimo dettaglio dal reparto Porsche Classic, può essere esaminata anche da un punto di vista storico. Rappresenta l’antenata diretta e il precursore tecnico iniziale della 911 Carrera 2.8 RSR, che dal 1973 in poi consacrò la sigla „RSR“ come sinonimo di „vetture da competizione“ (letteralmente: racing sport racing car) diventando, secondo la filosofia di Ferry Porsche, la quintessenza del costante sviluppo tecnologico delle vetture da corsa 911 e delle 911 di serie. Presente sul mercato automobilistico ormai da oltre cinque decenni, la 911, giunta oggi alla settima generazione, incarna il marchio Porsche come nessun’altra serie. Porsche Classic si sta già prendendo cura dell’icona sportiva di quinta generazione (Tipo 996). Gli esperti del reparto Classic si occupano di tutte le serie la cui produzione, di norma, è terminata da almeno dieci anni, offrendo un servizio di assistenza affidabile focalizzato a garantire la longevità e a preservare il valore delle vetture Porsche Classic.


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ELETTRICHE &

IBRIDE

BMW i3 C’è un nuovo modo di guidare, con una batteria più potente e fino a 200 km di autonomia. Grazie al suo motore elettrico a emissioni zero, la Nuova BMW i3 è l’auto ideale per la mobilità urbana. Entrambe le versioni, BMW i3 e BMW i3 Range Extender, sono basate sull’architettura LifeDrive, con il pianale in alluminio e la cellula abitacolo in carbonio. La NUOVA BMW i3 stupisce per la sua accelerazione mozzafiato e grazie alle modalità di guida COMFORT, ECO PRO ed ECO PRO+ è possibile gestire al meglio la batteria ottimizzando l’autonomia fino a 200 km per la NUOVA BMW i3 e fino a 330 km per NUOVA BMW i3 Range Extender. Può essere ricaricata in viaggio, presso un numero crescente di colonnine di ricarica pubbliche, sempre visibili dalle vetture tramite il Sistema di Navigazione BMW i, oppure a casa, in tempi brevi e in totale sicurezza, installando la BMW i Wallbox, Con BMW i3 la vostra voglia di restare in movimento non si ferma mai mai grazie al Sistema di Navigazione integrato con i servizi BMW ConnectedDrive, che evidenzia sulla mappa l’area raggiungibile in base all’autonomia disponibile.

BMW 225xe Active Tourer Hybrid

Grazie alla tecnologia Plug-in Hybrid, la BMW 225xe Active Tourer iPerformance offre l’esperienza della guida elettrica e di una mobilità senza limiti. Attraverso l’interazione intelligente tra i due sistemi di guida nasce la trazione integrale elettrica. Il sistema si regola automaticamente e garantisce la migliore trazione possibile e la massima agilità in ogni situazione, con un’ottimizzazione dei consumi e delle emissioni di CO2 da 2,1 – 2,0 l/100 km e 49 – 46 g/km, rispettivamente. La versatilità incontra l’efficienza in termini di costi e il massimo piacere di guidare: la BMW 225xe Active Tourer unisce una flessibilità collaudata e consumi di carburante eccezionali alla dinamica di guida tipica di BMW. La tecnologia BMW Plug-in Hybrid rende possibile un’autonomia fino a 41 chilometri nella modalità puramente elettrica, con emissioni pari a zero e senza consumo di carburante. I componenti del sistema di propulsione elettrica sono progettati per occupare il minore spazio possibile, senza scendere a compromessi in termini di comfort e funzionalità. All’esterno la vettura presenta alcune differenze rispetto ai modelli tradizionali grazie all’anello luminoso a LED sulla porta di ricarica.

BMW 330e Hybrid La tecnologia BMW Plug-in Hybrid unisce il meglio di due mondi in una berlina eccezionalmente dinamica e confortevole: la BMW 330e. La potenza incontra l’innovazione e si combina con la sportività e l’eleganza di una BMW Serie 3. Dinamica di guida impressionante, massima efficienza e sostenibilità ambientale, grazie alla guida con emissioni pari a zero, sono un concetto unico che si adatta perfettamente alle qualità della Nuova BMW Serie 3 Berlina. Una BMW Serie 3 con i consumi di una vettura di piccole dimensioni: grazie alla tecnologia BMW eDrive di BMW EfficientDynamics, è possibile guidare con un’autonomia di circa 40 chilometri in modalità puramente elettrica, a emissioni zero e senza consumo di carburante. La batteria ad alte prestazioni è collocata sotto il vano bagagli, che, con un volume di 370 litri, è ideale per le necessità giornaliere, senza effetti negativi sul comfort, sulla funzionalità e sulla spaziosità. Il logo “eDrive” sui montanti posteriori evidenzia l’innovativa tecnologia di propulsione della vettura. Inoltre, l’ibrida plug-in offre una trazione e un’agilità ottimali grazie all’assetto sportivo e garantisce una dinamica di marcia perfetta in tutte le modalità di guida. Risultato: la nuova BMW 330e Berlina è al di là di ogni aspettativa anche per quanto riguarda il dinamismo. Un concept di vettura che guarda al futuro ed è veramente senza rivali.



ELETTRICHE &

IBRIDE

LEXUS NX 300h Hybrid Creato per distinguersi in città, il SUV compatto NX Hybrid è estremamente versatile e può accogliere fino a cinque persone nel massimo comfort. Alimentato dalla più recente tecnologia Full Hybrid, questa innovativa vettura offre una sensazione di maneggevolezza e agilità, unitamente a straordinarie prestazioni ambientali. L’intuitiva tecnologia Lexus include caratteristiche come il Touch Pad, monitor con vista panoramica e il sistema di sicurezza Pre-Crash. Per un’esperienza ancora più coinvolgente, NX HYBRID F SPORT è dotato di sedili sportivi in pelle traforata, volante F SPORT, sospensioni adattive variabili e cerchi in lega da 18 pollici.


TOYOTA RAV4 A tre anni dall’esordio dell’ultima edizione, la Toyota Rav4 si aggiorna. La nuova versione di questa suv media, si distingue per significative modifiche estetiche: il frontale è reso più moderno dalla mascherina e dai fari, più sottili, e dalla presa d’aria inferiore ampliata, mentre dietro cambiano paraurti e fanali; diversi anche i cerchi, l’antenna e le fasce protettive laterali. Ci sono poi lievi miglioramenti all’interno, allo sterzo, alle sospensioni e all’isolamento dell’abitacolo dai rumori. La grande novità è l’introduzione delle versioni ibride, a trazione solo anteriore oppure 4x4 (4WD). La prima adotta il classico schema della Toyota: a un motore a benzina (in questo caso, un quattro cilindri 2.5) si abbina uno elettrico, alimentato da batterie al nichel metallo idruro; entrambi sono collegati a una trasmissione che consente di far lavorare insieme o separatamente i due propulsori, in base alle decisioni di una centralina, con lo scopo di ottenere sempre il miglior rendimento. La potenza massima disponibile è di 197 CV. La 4WD del nostro test ha anche un secondo motore elettrico collegato alle ruote posteriori, alle quali invia potenza quando le anteriori iniziano a slittare per scarsa aderenza, come pure nelle fasi di partenza o nelle salite. Anche la Hybrid AWD ha una potenza combinata massima di 197 CV.

TOYOTA YARIS Hybrid Decisa, emozionante e affidabile, Yaris Hybrid è l’auto sempre al passo con i tempi. Non devi ricaricarla e ti permetterà di fare oltre il 50% dei tuoi percorsi in città in modalità elettrica. A conquistarti saranno anche il suo design, il comfort e i dettagli che la rendono unica. E in più, grazie al Toyota Safety Sense, la sicurezza ha raggiunto nuovi livelli. Caratteristiche principali di Yaris Hybrid Cool.

UNIQA Bonera Concessionaria Ufficiale Toyota e Lexus Brescia Viale Sant’Eufemia 28 BresciaTel. 030 3718611 www.boneragroup.it


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SOLO

UVA

UN METODO PENSATO

PER IL TERRITORIO


Il titolo evidenzia certamente l’aspetto più importante di questo processo produttivo, ne definisce la genesi che è, allo stesso tempo, l’obiettivo da raggiungere. Dal punto di vista tecnico solouva è un metodo con il quale vengono prodotti vini a rifermentazione in bottiglia senza la consueta aggiunta di zucchero di canna per provocare la seconda fermentazione e per dosare il vino dopo la sboccatura. Al posto del saccarosio (zucchero di canna o barbabietola) viene utilizzato il mosto delle stesse uve, ricco, in modo naturale, di zucchero. Perché utilizzando questo processo possiamo affermare che i vini si fanno pura espressione del territorio nel quale sono prodotti? Di certo non solo perché nella bottiglia, nel nostro calice, non è stato aggiunto nulla di estraneo a parte l’uva. Proprio dal territorio è necessario partire per capirne il motivo. Dando per assodato che ogni zona vitivinicola ha le sue caratteristiche e particolarità e quindi si distingue dalle altre, dobbiamo ricordarci che il processo è stato metodicamente sperimentato e poi certificato in Franciacorta, una dei distretti spumantistici italiani che forse si distingue ancor di più. Nonostante l’estensione del territorio, e quindi della superficie della denominazione, sia modesta (circa 2.800 ha) in questo piccolo fazzoletto di terra si alternano, determinati dall’origine geologica della zona, suoli con caratteristiche molto diverse tra loro, altitudini che variano grazie alla presenza delle colline e di zone pianeggianti oltre che esposizioni dei vigneti a tutti i punti cardinali.


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SOLO

UVA Queste caratteristiche, soprattutto quelle legate alla diversità del suolo, giustificano e determinano risultati diversi di vigna in vigna. In che modo si può ritrovare le caratteristiche di una particolare vigna, di una determinata zona, nel vino? Il metodo solouva può essere la strada da percorrere. All’inizio degli anni sessanta, i produttori franciacortini, pionieri nella produzione di quello che è poi diventato uno dei vini più rinomati in Italia, hanno “semplicemente” applicato ai metodo classico prodotti in Franciacorta il modello produttivo francese (della famosa Champagne). Questi tradizionali vini metodo classico sono prodotti creando un vino base da uve non completamente mature poi imbottigliato con l’aggiunta di lieviti e zucchero per provocare la seconda fermentazione. Dopo un periodo di maturazione a contatto con le spoglie dei lieviti, il vino viene degorgiato e reso limpido. A questo punto, tranne che per i vini senza dosaggio, viene aggiunto uno sciroppo di vino e zucchero creando diverse tipologie di gusto (in base alla grammatura di zucchero residuo) e bilanciando l’acidità. Bisogna tenere in mente che questo metodo è emerso e si è evoluto in Francia dove gli spumanti sono tradizionalmente prodotti in un clima continentale, in altre parole, in territori molto più freddi rispetto al clima della Franciacorta, che è in-


vece un clima alpino tra l’altro ulteriormente mitigato dal Lago d’Iseo. Nonostante questa fondamentale diversità, storicamente, anche in Franciacorta, le uve sono vendemmiate prima della loro completa maturazione fenologica, quando gli acini presentano alti livelli di acidità e basso grado di zuccheri naturali. In Franciacorta, come Oltralpe, l’approccio è stato basato sul modello che prevede l’utilizzo dello zucchero di canna, usato per la fermentazione in bottiglia, compensare i livelli di acidità elevati del vino determinati dalla raccolta prematura delle uve e per raggiungere la dolcezza desiderata. Inoltre la quantità di zucchero è ciò che determina il grado finale di alcool (la fermentazione è il risultato della trasformazione da parte dei lieviti dello zucchero in alcool). Ma perché utilizzare lo zucchero (saccarosio) quando in realtà le uve in Franciacorta, contrariamente a quanto può accadere in Champagne, raggiungono una piena maturità e quindi possono esserne ricche in modo naturale? A maturità fenologica, l’uva, oltre che ad essere ricca di zucchero, sviluppa i composti fenolici del vino, in altre parole, degli elementi che donano al vino i suoi colore, profumo e consistenza. Solo in questa fase le uve riescono ad esprimere le caratteristiche della propria varietà e soprattutto della propria provenienza. In questo modo posso rintracciare nel frutto le peculiarità di quei suoli tanto differenti che distinguono la Franciacorta. Con questi presupposti il team di solouva ha iniziato nel 2008 le sperimentazioni sull’ utilizzo di mosto d’uva messo da parte durante la vendemmia e la pressatura - al posto dello zucchero di canna, per innescare la seconda fermentazione. Lo stesso mosto può essere inoltre utilizzato per raggiungere il grado di dolcezza desiderato se usato per un eventuale dosaggio finale. Maturità delle uve e utilizzo del mosto delle stesse in tutte le fasi di vinificazione. Un vero e proprio rinnovamento dal modello francese. I Franciacorta creati con questo processo sono vini prodotti senza l’aggiunta di componenti estranei all’uva (zucchero di canna), vini che colpiscono per la ricchezza di frutto e struttura, caratteristiche che si possono certamente attribuire alla vendemmia di uve mature. Con lo sviluppo e l’evoluzione del metodo solouva, è emersa una nuova categoria di Franciacorta. Sono Franciacorta differenti. Rappresentano una nuova e più pura espressione del territorio nel quale nascono e sono manifestazione della nostra sensibilità per la Franciacorta che invitiamo tutti a visitare per scoprirne le bellezze, il paesaggio, la gente e, naturalmente, i vini.


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QUICOSÌ NEL SEGNO DEL RINASCIMENTO: LA RISCOPERTA DI

PIETRO BOSSOLO Un teatro del sacro popolato di sculture, per suscitare devozione e merviglia: ne è protagonista Pietro Bussolo, interprete tra i più aggiornati nel campo della scultura lignea lombarda tra Quattrocento e Cinquecento, che da Milano, dove lavorò a stretto contatto con Donato Bramante, mise radici nei territori della Serenissima, incaricato di importanti commissioni tra Bergamo, Brescia, Salò e il Garda. La mostra “Nel segno del Rinascimento. Pietro Bussolo scultore a Bergamo”, promossadall’Assessorato alla Cultura del Comune di Bergamo con la collaborazione della Diocesi di Bergamo e il sostegno di Banca Popolare di Bergamo, sarà allestita fino al 3 luglio p.v. nella suggestiva Sala della Capriate del Palazzo della Ragione in Piazza Vecchia, con la collaborazione di prestigiose istituzioni culturali quali il Luogo Pio Colleoni, la Fondazione MIA, il Museo Diocesano A. Bernareggi e il Museo della Basilica di Gandino. Un’attenta ricognizione del patrimonio artistico bergamasco ha consentito di individuare tra la città e le valli un significativo gruppo di sculture inedite, esposte in mostra dopo un accurato restauro, che hanno dato il via ad un’affascinante rilettura della personalità dello scultore Pietro Bussolo (Milano circa 1460 - Bergamo 1526), al passo con i tempi nella creazione di quelle articolate macchine sceniche di forte impatto architettonico che erano i polittici, abitati da immagini sacre, ideate dall’artista con forte realismo, in un dialogo diretto con lo spettatore. Il San Bernardino dell’omonima chiesa in Borgo Pignolo, la Madonna con il Bambino di Santo Stefano degli Angeli, come nel Santuario di Nese e il Crocifisso della parrocchiale di Gromo, simile al già noto Crocefisso di Fontanella al Monte: queste le novità più eclatanti della mostra cui si affiancheranno le statue di San Bernardino e di Sant’Alessandro, la Madonna con il Bambino e l’Ecce homo, per una prima ricostruzione del disperso polittico di Santa Croce di Gandino. Il progetto scientifico della mostra, a cura di Marco Albertario, Monica Ibsen, Amalia Pacia e Cristina Rodeschini, si propone di far conoscere al pubblico lo scultore milanese nella sua duplice veste di inventore di ancone, ideate nella più genuina tradizione rinascimentale, e di sculture pensate come ‘presenze’ vive, capaci di suscitare sentimenti ed emozioni, ricreando il senso di stupore e di famigliarità che il sacro sapeva destare nella gente. In questo senso, si è scelto di accostare alle sculture alcuni esempi di pittura su tavola, di oreficerie e di manufatti tessili, cronologicamente coevi, per ricreare lo spazio privilegiato della devozione, nel confronto suggestivo di tecniche e linguaggi espressivi, suggerendo in particolare il tema della collaborazione tra intagliatore e pittore, responsabile della policromia e delle finiture in oro. Il focus della mostra è Bergamo che, con la rapida sequenza degli interventi di Amadeo nel cantiere della Cappella Colleoni e di Donato Bramante sulla facciata del Palazzo del Podestà, rappresenta uno degli snodi culturali più importanti del territorio lombardo nell’ultimo quarto del Quattrocento. In tale contesto Bussolo inizia ad operare intorno alla metà degli anni ’90, già artista maturo e tuttavia capace di modificare il suo linguaggio a contatto con la cultura veneta presente in città, assimilata anche nella provincia di Brescia e nell’area del Garda in cui sarà particolarmente attivo. L’attività di Bussolo e della sua bottega coinvolge un’area molto estesa. Così, la mostra prosegue idealmente in città e sul territorio, con una mappa di percorsi di approfondimento alla scoperta delle opere che sono rimaste nelle loro sedi originarie.

BERGAMO ALTA – PIAZZA VECCHIA PALAZZO DELLA RAGIONE FINO AL 3 LUGLIO


La sezione dei Contesti accompagna nei principali luoghi della cultura artistica del Quattrocento a Bergamo: la Cappella Colleoni e il Luogo Pio della Pietà, con le sculture di Giovanni Antonio Amadeo; il coro della Basilica di Santa Maria Maggiore, con un documentato intervento di Bussolo; il Palazzo del Podestà veneto in Piazza Vecchia affrescato da Bramante che, con il vicino Museo del Cinquecento, rievoca il contesto storico. Si dipanano dalla città alle valli i Percorsi, pensati per far conoscere le opere dello scultore nel loro contesto d’origine. Dopo la tappa cittadina al Museo Adriano Bernareggi dove è esposta l’ancona proveniente dalla chiesa di Sant’Andrea di Villa d’Adda, tra le più precoci attestazioni di Bussolo in Bergamasca (prima del 1495) - il tour si snoda in Val Seriana, coinvolgendo i polittici dellechiese di SanBartolomeo ad Albino e di Desenzano al Serio, il patrimonio artistico del Museo della Basilica di Gandino, la chiesa di Gromo San Marino con l’ancona della Resurrezione. Per finire a Pagliaro (Algua) con la chiesa del Corpus Domini.Completa l’esposizione un catalogo (Lubrina Editore) a curadi Marco Albertario, Monica Ibsen, Amalia Pacia, con contributi di Flora Berizzi, Francesca Buonincontri, Carlo Cairati, Jessica Gritti, Chiara Paratico, Gianmario Petrò, M. Cristina Rodeschini, Francesca Tasso, Silvio Tomasini.


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SAKATIA: MISSIONE COMPIUTA quelli che servono d’urgenza, vengono forniti rapidamente grazie alla collaborazione con la compagnia aerea Neos ed il suo caposcalo a Nosy Be. Abbiamo un’organizzazione ben congeniata ed oliata, con la direzione e la supervisione di Isabella da Padova, la nostra Sentinella in territorio oltremare, direttrice e proprietaria del Sakatia Lodge al quale per convenzione ed amicizia, tutti noi volontari afferiamo. Bellissima esperienza, abbiamo fatto un grande lavoro, ma soprattutto Change ringrazia tutti coloro che con grande dedizione ed entusiasmo hanno contribuito a rendere funzionante e funzionale il dispensario. La direzione operativa del dispensario sarà gestita grazie al contributo del Rotary Club di Treviglio, mentre Change Onlus manterrà quella medico-scientifica e la ricerca dei medici volontari, tutto marcia e chiunque andrà a lavorarvi potrà essere solo contento di farlo. In questi giorni è presente una missione di quattro ragazzi capitanati da Beppe e Patrizia, che hanno come compito di creare protocolli di gestione del Dispensario, fare un inventario preciso, predisporre un elenco di ciò che manca di piccola attrezzatura e materiali. Quale sarà il destino di questa struttura? Semplice, grazie all’azione rotariana con cui abbiamo lavorato in partenariato in questi ultimi tre anni, il club di Nosy Be con quello del Rotary Treviglio e della Pianura Bergamasca, stanno organizzando un progetto per finanziare un medico e un odontoiatra, malgasci, che vadano bimensilmente a lavorare nel dispensario, a diretto contatto con le strutture sanitarie dell’isola maggiore. Parco delle Cornelle, AZ veicoli, Nordental, Sogeva, Novaxa, Kavo, e soprattutto l’OMS di Padova, che ha fornito il riunito nuovo. Grazie anche ad Alessandro della Dentalform di Pistoia che ha fornito il resto e nulla ha voluto. Grazie a tutti gli amici che hanno collaborato in questi anni, grazie davvero. Ora aspettandovi sempre numerosi e volenterosi, Change passa la parte operativa ai Rotary che sono certo continueranno questo percorso.

MADAGASCAR, APRILE-MAGGIO 2016 Come tutte le storie, c’è un inizio con “c’era una volta” e poi si arriva al termine con “E vissero felici e contenti”. Anche per il dispensario di Sakatia, isola meravigliosa dell’arcipelago di Nosy Be è così, è stato il primo passo fatto da Change Onlus in Madagascar, il primo amore di Paolo, Teresa, Franco e tanti altri sino ad arrivare a Dennis, il dentista magico che ha ben pensato di fornire questo magnifico dispensario di un’unità odontoiatrica per erogare le cure ai bambini dell’isola ed ai loro abitanti adulti. Ma qualcosa si era inceppato nel 2009, a causa della situazione politica e della crisi in arrivo, ed ecco che entra in scena Ciccio altro cavadenti, che conosce Dennis casualmente e parte per Sakatia. Ne è passato di tempo da allora, circa 20 missioni di volontari partite per il Madagascar, tutti innamorati che poi al ritorno hanno aiutato a raccogliere fondi, farmaci e forze nuove e vitali per andare avanti, i nomi sono tantissimi, li omettiamo per ricordare tutti e non dimenticare nessuno. Ora il progetto è completato, con quest’ultima missione fatta da Dennis, Ciccio e Cioci, finalmente abbiamo un dispensario completamente funzionante ed attrezzato di tutto punto con poltrona odontoiatrica, radiografico, aspiratore chirurgico, compressore, generatore di corrente, sterilizzatrice, ventilatori, mobiletti, sgabelli, di tutto e di più. Il dispensario è in ordine, vi giunge acqua dalle cisterne, abbiamo le fosse biologiche, la presa a terra per la corrente. C’è anche Adolf un infermiere perfetto, che ha confermato la sua permanenza, abbiamo gli insegnanti della scuola di primo e secondo grado, svizzero-malgascia, che collaborano con noi e con il progetto Salute dell’Infanzia, abbiamo due ultrasuoni per detartyrasi, un “riunito” portatile per le missioni esterne sul territorio così come un radiografico portatile senza fili. I farmaci sono approvvigionati ad ogni missione,

IL TUO CINQUE PER MILLE A CHANGE ONLUS

codice fiscale

974 192 301 52



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FONDAZIONE CAMILLO GOLGI



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