ANNO 18 - N° CENTOTTANTADUE - DICEMBRE 2022 - € 5 CMP BERGAMO SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTEEDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121TASSA PAGATA BG CPO BRESCIA MAGAZINE Intervista: Emilio Del Bono Aperitivo di Natale ESA Rinascita 21, dalla parte delle donne Fondazione Brescia Musei: il palinsesto 2023 Grande 2023: opera, balletto, musica, danza e non solo I campioni della pittura a Brescia e Bergamo Brescia si accende per il Natale Apindustria spegne 60 candeline Special Metro Music Xmas Souk de L’Albereta cover story LE PORSCHE PIÙ “EXCLUSIVE” DEL MONDO ARRIVANO DA BRESCIA
Abbiamo deciso di chiudere l’anno con una intervista ad Emilio Del Bono, sindaco di questa città da quasi dieci anni. Si candidò a Brescia dopo essre stato eletto in Parlamento per tre legislature quindi, con un grande futuro alle spalle... La sua all’inizio venne considerata una candidatura debole per poter sconfiggere Adriano Paroli, sostenuto ai tempi dalla fortissima onda di Forza Italia, e dalla Lega, quest’ultima mai vincente in città.
Il doppio mandato ha consentito a Del Bono di completare buona parte del suo programma e di rimettere in carreggiata il centrosinistra bresciano mandato all’opposizione dopo decenni di governo cittadino, culminati con l’ultimo mandato al Prof. Corsini
Non ci piaceva allora che a fare il primo cittadino fosse un riciclato della politica nazionale che alla fine della sua parabola politica veniva paracadutato a Brescia.
Con pazienza e con modi di fare sempre accomodanti e misurati ha saputo invece farsi voler bene da tutti ed è stato anche rieletto per un secondo quinquennio a Palazzo Loggia.
La sua grande fortuna è stata trovarsi e tenersi accanto una figura come Laura Castelletti la quale molto più sindaco del sindaco, ha saputo mandare avanti un’amministrazione fortemente orientata all’inclusione, alla socialità, alla salvaguardia dei valori di solidarietà. Non è stato il sindaco delle grandi opere e la sua è stata piuttosto una prudente gestione delle risorse, in anni in cui la crisi economica prima, la pandemia e la guerra poi, hanno dato filo da torcere a tutti, anche ad una comunità prospera come quella bresciana.
Lascerà il percorso della Capitale della Cultura a metà strada dopo averne condiviso l’organizzazione con Giorgio Gori di cui, nel frattempo è diventato un grande amico.
I tempi sono cambiati e ripetto a cinque anni fa il Pd, partito di Del Bono, è molto debole come tutto il centrosinistra. A Brescia come altrove. Il merito e l’impegno dovrebbero premiare la candidatura di Laura Castelletti ma, ma, ma ci sono tanti ma, fra lei e la poltrona che adesso è di Del Bono. Lo sfidante del Centrodestra dovrebbe essere il predestinato Fabio Rolfi, della Lega, attualmente Assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia che fu già vicesindaco di Adriano Paroli. Il condizionale è però d’obbligo perchè anche nel centrodestra gli equilibri sono molto diversi da cinque anni fa e anche altri avanzano pretese per l’eredità di Del Bono. (Vito Emilio Filì)
“Ai
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lettori, ai collaboratori, agli amici inserzionisti, auguriamo un nuovo anno di felicità e di cultura”
C’è Del Bono, in lui
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Intervista con Emilio Del Bono Sindaco di Brescia
In occasione della presentazione ufficiale del palinsesto di Bergamo Brescia Capitale della Cultura, avvenuta il 5 ottobre scorso al MEET | Digital Culture Center di Milano, gliel’avevamo promesso. Siamo quindi tornati nell’ufficio del primo cittadino di Brescia per una piacevole chiacchierata in vista di ciò che ci attende per il 2023, un anno che si preannuncia ricco e durante il quale conosceremo chi ne erediterà il timone alla guida della città.
È ancora presto per fare bilanci ma con quale stato d’animo sta affrontando questi ultimi mesi da primo cittadino? “Devo ammettere che faccio ancora fatica ad entrare nell’ottica dei bilanci. Ho visto, però, concretizzarsi quella che io chiamo la visione, l’idea di città che ho perseguito in questi anni. Le opere concrete e materiali, a mio avviso, hanno un senso solo se hai una strada chiara davanti e se hai degli obiettivi strategici. Penso di poter dire che oggi consegnamo alla città una visione strategica fatta da tante azioni che, concatenate, ci danno il senso di dove abbiamo voluto portare Brescia in questi anni”.
Quali sono i cardini di questa visione strategica?
IL PROSSIMO ANNO SVESTIRÀ LA FASCIA TRICOLORE E, NONOSTANTE MANCHINO ANCORA ALCUNI MESI ALLA SCADENZA DEL SUO SECONDO MANDATO, SIAMO ANDATI A TROVARE IL SINDACO DI BRESCIA, EMILIO DEL BONO, PER INIZIARE A FARE UN BILANCIO DEI SUOI 10 ANNI DI MANDATO E PER SAPERE
COME SI APPRESTA A VIVERE L’ATTESO ED IMPORTANTE RICONOSCIMENTO DI CAPITALE DELLA CULTURA
“In primo luogo abbiamo condotto la città verso un modello più sostenibile da un punto di vista ambientale perché era una città fabbrica, di vuoti urbani e con forti criticità ambientali. Oggi, invece, si sta indirizzando verso un nuovo modello, qualitativamente migliore e più attraente: un modello votato non al consumo bulimico dei suoli ma alla rigenerazione del patrimonio edilizio esistente, alla cura delle ferite ambientali e con una spiccata sensibilità alla mobilità pubblica, quella dolce, con una ciclo-pedonalità più strutturata, investimenti più significativi nel trasporto pubblico (metropolitana e, in futuro, tram di superficie). In secondo luogo, nonostante le iniziali difficoltà di bilancio e le problematiche derivate dalla pandemia, consegnamo una città in crescita in termini di investimenti pubblici e privati, in ambito di popolazione (con oltre 10.000 abitanti in più registrati nel mio doppio mandato) e nell’immaginario collettivo. Brescia è diventata più capoluogo di provincia di quanto non fosse dieci anni fa quando l’idea del policentrismo e dei grandi centri periferici le stava facendo perdere centralità ed abitanti. Oggi la nostra città è il motore, il punto di riferimento dell’innovazione, del dinamismo, dello sviluppo e della crescita. Il terzo aspetto significativo è che questa crescita non è avvenuta a discapito della coesione. Abbiamo provato a tenere insieme la città attraverso molteplici leve, dai servizi alla persona all’inclusione sociale sino all’integrazione: non è un caso se spendiamo 10 milioni di euro in più in spesa sociale rispetto a dieci anni fa. Investimenti indirizzati a favore delle politiche della disabilità, del disagio adulto, del disagio giovanile, ecc. Abbiamo proposto una politica che attraverso piccoli e medi strumenti è riuscita a mantenere unita la comunità non marcando o cercando quanto meno di contenere le disuguaglianze sociali. La leva pubblica è una leva che riequilibra attraverso, per esempio, il sistema tariffario delle mense scolastiche, delle tariffe delle casa di riposo sino ad arrivare alle politiche attive e al sostegno economico diretto. Da ultimo il cambio di vocazione della nostra città che è maturato in questi anni: prima Brescia era una città prevalentemente manifatturiera, dove l’occupazione era prevalentemente legata alla manifattura, alla fabbrica e alla produzione, oggi invece, accanto a questa naturale inclinazione, c’è tutta un’economia nuova, un’economia di servizi legati alla pubblica amministrazione, all’amministrazione, alla giustizia, alla ristorazione e agli esercizi pubblici, al turismo e alla cultura. Un cambio di passo non banale perché nel momento in cui Brescia si è parzialmente deindustrializzata, aveva bisogno di trovare nuove vocazioni che andassero a compensare quei vuoti determinati dalla chiusura di una fabbrica o quelle perdite occupazionali derivanti da una delocalizzazione di processi produttivi. Brescia oggi è un polo d’eccellenza dal punto di vista sanitario, culturale, universitario e della pubblica amministrazione. Non è un caso, quindi, se siamo diventati Capitale della Cultura 2023 e siamo stati Capitale Italiana dei Giovani nel 2021. Una città che ha guadagnato positivamente sia in termini di cambio della sua natura, sia di percezione esterna”.
Tx. Tommaso Revera Ph. Matteo Marioli
La continuità per un Sindaco è fondamentale per riuscire a lasciare il segno delle proprie politiche. A volte, però, soprattutto al termine di un doppio mandato, si percepisce una fisiologica stanchezza che non solo condiziona alcune scelte importanti ma addirittura affievolisce anche il rapporto con i propri cittadini. Non mi sembra il suo caso: ho la netta percezione che il suo sia un finale in crescendo... Che ne pensa?
“Mi è capitato spesso di chiedermi cosa mi ricorderò di più di questi dieci anni… Potrei fare l’elenco delle opere pubbliche realizzate ma a mio avviso non avrebbe molto senso. È chiaro che sono importanti però la cosa che più mi rimarrà è il rapporto con le persone. E devo dire che in questi mesi riscontro una vicinanza e un affetto molto forte da parte dei cittadini. Un aspetto che mi sorprende per certi versi: chi governa, in genere, subisce maggiormente le critiche del consenso, solitamente più silenzioso e discreto come quello grazie al quale sono stato rieletto per il secondo mandato al primo turno. In quest’ultima fase in particolare, forse anche perché non sono in corsa per ricandidarmi, c’è quasi una voglia di esplicitare un giudizio positivo ed anche una vicinanza umana che è probabilmente la cosa più bella che mi rimarrà. Un Sindaco, soprattutto se vive questo ruolo con partecipazione e interesse, ha l’opportunità di conoscere bene la sua città, i suoi punti di forza e quelli di debolezza, i tic e le sue fragilità così come le eccellenze, le miserie ma anche le grandi virtù. Questo spaccato è ciò che ti rimane ed è uno spaccato fatto di persone, relazioni, conoscenze ed incontri. Ricordi che certamente non sbiadiranno…”.
C’è Del Bono, in lui
Si avvicina il grande appuntamento che vedrà Brescia e Bergamo unite nel 2023 per rilanciarsi dopo i mesi difficili della pandemia. C’è un aspetto legato al palinsesto delle iniziative in programma che, vivendo in entrambe le città, mi ha colpito favorevolmente: sia lei che il suo collega, nonché amico, Giorgio Gori avete puntato non tanto ad eventi con fuochi d’artificio ma ad un qualcosa probabilmente di meno abbagliante ma in grado non solo di richiamare i turisti ma anche di restare poi ai cittadini. Un aspetto questo che a mio avviso non tutti hanno colto…
“Ti ringrazio perché hai colto uno degli aspetti più rilevanti delle scelte che abbiamo fatto. Potevamo imboccare la strada del ‘luna park’, usando un’espressione poco elegante ma, consapevoli del fatto che questa iniziativa rappresenta per noi una tappa intermedia di un cammino con Bergamo che auspichiamo lungo e duraturo, abbiamo optato per la valorizzazione del patrimonio, un asset ‘fruibile’ non solo in occasione dell’anno prossimo ma anche e soprattutto in vista del futuro. Facciamo degli esempi: i lavori sul Parco Archeologico Romano con la restituzione della Vittoria Alata restaurata, la musealizzazione della IV cella del Capitolium, il progetto che riserveremo al Teatro Romano, la riqualificazione del Museo di Santa Giulia, l’apertura degli spazi nuovi rinascimentali, il restauro in Castello del Piccolo e Grande Miglio, l’arrivo del Museo del Risorgimento, il rilancio del Museo delle Armi, la sistemazione della palazzina Einaudi che diventerà luogo di ristorazione e accoglienza. E ancora la palazzina Ufficiali che diventerà sala didattica, l’Ateneo di Brescia che verrà restituito dopo un importante restyling, la Pinacoteca Tosio Martinengo riaperta con una versione straordinariamente attuale, la riqualificazione dell’ex palazzo del tribunale oggi diventato Mo.Ca., il restauro della chiesa di S.S. Filippo e Giacomo avvenuto insieme a Carme, il restyling di vie e piazze (come per esempio via X Giornate, via Gasparo da Salò, via Musei, ecc.), le pedonalizzazioni del centro storico, la nuova illuminazione monumentale… Tutte scelte figlie di un lavoro che rimane avendo scelto di posizionare la città per quello che sarà. Non un’esplosione di colori immediati, quindi, che si consumano in maniera inevitabile ed estemporanea, quanto invece una diversa e migliore percezione della città, della sua natura, della sua pelle. Valorizzare 3.200 anni di storia, poi, fa scattare l’orgoglio cittadino a cui tengo particolarmente essendo un fautore del patriottismo municipale, un orgoglio che si prende cura e carico della sua storia. E, visto il successo dell’iniziativa lanciata lo scorso anno dal Distretto Urbano del Commercio per diventare ‘ambasciatori della Città della Cultura’, ci sono molti bresciani tra esercenti, commercianti, tassisti e agenti di polizia locale che hanno manifestato il mio stesso ‘fervore’. Forse la legacy, l’eredità più importante che lasceremo, è il senso di orgoglio e di appartenenza dei cittadini verso la propria città, un’affezione che si era un po’ allentata”.
Cosa le mancherà di più del suo lavoro e cosa, invece, sarà felice di fare una volta svestita la fascia tricolore?
“Quello che probabilmente mi mancherà maggiormente sarà la possibilità di incidere sulla vita degli altri come invece avvenuto in qualità di amministratore. Se provi ad incidere migliorando la qualità delle vita delle persone, senti per così dire di avere un senso nella vita. Ciò che invece non mi mancherà e di cui a volte ho sentito l’esigenza in questi dieci anni è recuperare i miei spazi personali, i rapporti con la mia famiglia e con gli amici, tornare a coltivare qualche passione e riconquistare un po’ di leggerezza che, da primo cittadino, ho via via smarrito per la grande responsabilità che mi è stata data”.
Il suo legame con Giorgio Gori, che concluderà il suo secondo un anno dopo rispetto a lei, è qualcosa che va oltre la reciproca stima e il fatto di condividere quest’avventura ‘Capitale’ ha spento anche un po’ le ataviche rivalità, per certi versi anche un po’ provinciali, tra questi due territori. Il vostro auspicio immagino sia quello che questo sodalizio possa durare e consolidarsi nel tempo, non è così? “È stata una bella intuizione quella di tenere insieme Brescia e Bergamo. Intanto perché, come dico sempre, siamo degli specchi riflessi. Siamo antropologicamente simili, abbiamo vissuto la stessa storia e condividiamo laboriosità e svariate attitudini. Siamo molto più che cugini, siamo delle stessa pasta, figli di quel Lombardo-Veneto produttivo e operoso.
“A volte l’amministratore pubblico ha il compito di indicare la strada, altre volte, compone e dirige, come fosse un direttore d’orchestra di una sinfonia che non ha scritto lui ma è il risultato di un lavoro corale”.
Rinsaldare il legame tra queste due città è stato possibile anche grazie la grande sintonia che c’è tra me e Giorgio. Pur provenendo da storie diverse, lui più manageriale ed io da libero professionista prima e politico poi, siamo animati dalle stesse idealità e anche da una visione similare di lettura del territorio. Questo ci ha aiutato molto non solo perché non abbiamo mai avuto significativi conflitti ma anche perché, in un certo senso, abbiamo cercato di trasferire questa complicità anche a tutti coloro che abbiamo incontrato in questi ultimi due anni per far sì potessero parlarsi e condividere idee e progetti comuni e/o replicabili. Dobbiamo fare in modo che, dopo il 2023, questo rapporto non s’interrompa ma anzi si intensifichi: non bisogna aver paura di imitarsi mostrando umiltà e cercando di moltiplicare le cose buone”.
Un’attitudine, quella di preservare ciò che di buono è stato fatto in precedenza, che in politica non è poi così spiccata (il più delle volte, per altro, per partito preso). Più di una volta, infatti, al primo cambio di colore di un’amministrazione o di un governo, si smantella quanto fatto dai predecessori a prescindere dalla sua reale efficacia. Che Bergamo e Brescia Capitale della Cultura possa essere l’occasione giusta per favorire questo tipo di mentalità?
“L’auspicio è quello di non interrompere questo cammino perché è un cammino che non è figlio solo di un’amministrazione e, soprattutto, non è solo politico. A volte l’amministratore pubblico ha il compito di indicare la strada, altre volte, come in questo caso, compone e dirige, come fosse un direttore d’orchestra di una sinfonia che non ha scritto lui ma è il risultato di un lavoro corale”.
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Aperitvo di Natale ESA
MARTEDÌ 29 NOVEMBRE, ALL’INTERNO DELLA MERAVIGLIOSA CORNICE DEL RIDOTTO DEL TEATRO GRANDE, SI È SVOLTO L’APERITIVO DI NATALE DI ESA
Un evento pensato e organizzato per ringraziare i tanti sostenitori che da sempre, con il loro sostegno, sono al fianco di ESA, Educazione alla salute attiva nella cura del tumore al seno. Sostenitori, rappresentanti delle Istituzioni, medici, volontarie e personale sanitario hanno condiviso l’affetto per ESA che da anni risponde ai bisogni delle donne del nostro territorio, attraverso progetti ed iniziative volti sia a divulgare l’importanza della prevenzione del tumore al seno e della cura di sé, già
Ph. Matteo Marioli
a partire dalla giovane età, che a supportare le pazienti in cura presso le Breast Unit degli ospedali cittadini. “La vicinanza e l’affetto dei nostri sostenitori ci riempie il cuore, perché nella loro costante generosità troviamo conferma della qualità del nostro lavoro a beneficio delle donne. Senza il supporto di tutti non potremmo essere così incisive nel promuovere le buone pratiche della prevenzione e non riusciremmo a stare accanto alle donne in cura, come invece desideriamo fare. A tutti loro un sincero ringraziamento”. Queste le parole di ringraziamento della Presidente, Annamaria Capuzzi Beltrami.
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Ventuno donne, ventuno storie: c’è chi ha affrontato una malattia e chi è sopravvissuta a un compagno violento, chi ha attraversato un percorso di disturbi alimentari e chi ha conquistato l’indipendenza economica. È stato inaugurato il 21 novembre scorso a Palazzo Pirelli “Rinascita 21”, un progetto artistico e psico sociale ideato dalla fotografa bresciana Emilia Vila. “Oggi, per le donne, è il tempo della consapevolezza – ha dichiarato il Presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi. Questa mostra racconta, attraverso storie di dolore e di rinascita, di un mondo in cui la libertà della donna non è negata o concessa, ma riconosciuta nella sua pienezza. Perché le donne dimostrano di avere la forza e il coraggio per costruire
loro futuro”. “Quelle ritratte da Emilia Vila sono donne
la determinazione di rinascere
come
ha spiegato la Vice Presidente
Sanità
Politiche sociali Simona Tironi.
21 dalla parte delle donne INAUGURATO AL PIRELLONE UN PROGETTO ARTISTICO E PSICO SOCIALE IDEATO DALLA FOTOGRAFA EMILIA VILA E PROMOSSO DAL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA CON IL PATROCINIO DI OINP (OSSERVATORIO ITALIANO NON PROFIT), REGIONE LOMBARDIA, CONSIGLIO PER LE PARI OPPORTUNITÀ E CONSIGLIERA DI PARITÀ DI REGIONE LOMBARDIA 10
il
che hanno trovato
dalle proprie ceneri proprio
la figura mitologica dell’araba fenice -
della Commissione regionale
e
Rinascita
Donne che hanno una forza innata o conquistata con l’esperienza e che possono essere d’esempio o d’ispirazione per tutte le altre, per chi ogni giorno combatte con le proprie debolezze e le proprie fragilità. Il messaggio che vogliamo fare arrivare a tutte le donne con questa mostra è semplice: se vogliamo, possiamo. E se non ce la facciamo da sole dobbiamo farci aiutare. Perché Non siamo mai troppo fragili per poter chiedere aiuto”. La mostra, che è stata allestita presso lo Spazio espositivo al primo piano della sede del Consiglio regionale, ha raccolto le testimonianze di ventuno donne che hanno vissuto esperienze drammatiche o hanno affrontato malattie – soprattutto a causa della pandemia da Covid 19 - e raccontato la loro personale “rinascita” attraverso gli scatti fotografici di Emilia Vila che ha dato voce e volto alle loro storie attraverso colori e abiti non convenzionali. Un percorso artistico ed emozionale finalizzato a mostrare simbolicamente attraverso la fotografia in un “prima e dopo” la loro rinascita, proprio come la metamorfosi di una farfalla. Le storie esposte in mostra saranno rese disponibili in forma digitale attraverso video-interviste che saranno condivise sulle piattaforme dei più noti social network. “L’idea di questo progetto è nata nei momenti bui, quando mi sono resa conto che soltanto chi aveva avuto le mie stesse esperienze poteva capirmi – ha raccontato Emilia Vila. Quando ti rendi conto che hai bisogno di sentirti dire dagli altri ‘brava’, significa che è il momento di fermarti e di ripartire da te stessa per ricostruire la fiducia persa. Ho capito che l’unico modo per uscirne era aiutare chi era precipitata con me nel ‘buco nero’. Ed è nato il progetto ‘Rinascita 21’, perché 21 è il numero di ogni nuovo inizio”. Dopo l’esposizione avvenuta a Palazzo Pirelli (che si è conclusa il 28 novembre), la mostra ‘Rinascita 21’ farà tappa in tutte le provincie lombarde.
15 Programma soggetto a modifiche. L’orario si riferisce alla 1^ vettura in gara. 3 MARZO VENERDÌ TAPPA 3 8:45 Partenza 3^ Tappa da Innsbruck 17:30 Arrivo 3^ Tappa a Bressanone 2 MARZO GIOVEDÌ TAPPA 2 9:00 Partenza 2^ Tappa da St. Moritz 16:45 Arrivo 2^ Tappa a Innsbruck 1 MARZO MERCOLEDÌ VERIFICHE, TROFEO “BERGAMO-BRESCIA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA” E TAPPA 1 08:00 – 10:00 Verifiche sportive e tecniche e consegna materiale di gara presso il Paddock al Museo Mille Miglia 11:00 Trofeo “Bergamo - Brescia Capitale Italiana Della Cultura 2023” 14:00 Trasferimento da Brescia a Tirano 14:00 – 16:00 Verifiche sportive e tecniche e consegna materiale di gara presso il Paddock nel centro di Tirano 17:00 Partenza 1^ Tappa da Tirano 18:45 Arrivo 1^ Tappa a St. Moritz 4 MARZO SABATO TAPPA 4 8:30 Partenza 4^ Tappa da Bressanone 17:30 Arrivo 4^ e ultima Tappa a Bormio 20.30 Cena e Cerimonia di Premiazione 5 MARZO DOMENICA Dalle 8:30 Colazione e saluti finali
I Musei per l’anno della Cultura
COMUNE DI BRESCIA E FONDAZIONE BRESCIA MUSEI HANNO PRESENTATO IL PALINSESTO DELLE ATTIVITÀ PENSATE PER IL 2023
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Una nuova sezione dell’Età romana e insieme l’apertura del Corridoio UNESCO; un museo completamente rinnovato, dedicato al Risorgimento, che riapre dopo quasi 10 anni e, insieme, un programma di esposizioni e di nuovi progetti editoriali e sistemi didattici. Tra inverno, primavera, estate e autunno, un calendario straordinario che si sviluppa nell’anno in cui Brescia sarà, con Bergamo, Capitale della Cultura Italiana e all’interno delle diverse realtà che compongono Fondazione Brescia Musei. Dall’arte antica, all’arte moderna fino alla contemporanea, dalla pittura, scultura, architettura alla fotografia, dall’illustrazione all’installazione e all’arte digitale fino alla danza, alla musica, al teatro e al cinema. Un impegno continuo, dedicato al pubblico, alla conservazione e valorizzazione del patrimonio, allo studio, alla ricerca, alla proposta di linguaggi sempre contemporanei per avvicinare, far emozionare, raccontare, incuriosire, insegnare, diffondere cultura e meraviglia. Fondazione Brescia Musei, nell’ultimo biennio, è stata infatti promotrice di significativi restauri, acquisizioni, donazioni, riallestimenti che hanno da una parte preparato al meglio il patrimonio museale e, dall’altra, rinnovato il sistema espositivo bresciano grazie a una strategia di valorizzazione pluriennale con mostre e progetti editoriali e didattici. Oggi si presenta con una ricchezza e vivacità straordinaria all’interno delle tante parti che la compongono e verso i molti pubblici con Brixia. Parco archeologico di Brescia romana, Museo di Santa Giulia, Pinacoteca Tosio Martinengo, Museo delle Armi Luigi Marzoli, Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia.
Il palinsesto Mostre e Musei 2023 di Fondazione Brescia Musei alza così il sipario su una città culturalmente vitale che, dal 21 gennaio, festeggerà la Capitale della Cultura. Proposte di spessore nazionale e internazionale supportate dal comitato scientifico di Fondazione Brescia Musei composto da Gabriella Belli, Guido Beltramini, Nicola Berlucchi, Emanuela Daffra, Alberto Garlandini, Paola Marini, Claudio Salsi e Valerio Terraroli. Progetti esclusivamente inediti e originali, in parte in collaborazione con Skira, partner editoriale di Brescia Musei.
LA VIGILIA DI UNA ‘CAPITALE’
Ruolo di apripista per la straordinaria stagione di mostre bresciane 2023 spetta ai ‘progetti d’inverno’ del Museo di Santa Giulia: Isgrò cancella Brixia, grande esposizione site-specific curata da Marco Bazzini, che coinvolge alcuni tra i più importanti siti monumentali di Brescia: dal Capitolium, al Teatro Romano, dal Museo di Santa Giulia al chiostro rinascimentale (fino all’8 gennaio); Victoria Lomasko. The Last Soviet Artist, la prima personale dell’artista dissidente russa curata da Elettra Stamboulis, terzo atto del ciclo ‘Arte contemporanea per i diritti umani’ di Brescia Musei (fino all’8 gennaio); e La città del Leone. Brescia nell’età dei comuni e delle signorie, la grande rassegna multi-oggetto a cura di Matteo Ferrari che, attraverso 120 straordinarie opere, ripercorre l’arco cronologico compreso tra la seconda metà del XII secolo e il 1426, anno della dedizione di Brescia alla Repubblica di Venezia, alla scoperta della storia delle origini e dell’identità culturale cittadina (fino al 29 gennaio). Pinacoteca Tosio Martinengo arricchisce temporaneamente la propria già maestosa Collezione, ricca di opere di pittura, scultura e arti decorative dal XIV al XIX secolo, grazie ai prestiti eccellenti di capolavori provenienti da musei e collezioni partner: Vincenzo Foppa. San Giovanni Battista e Santo Stefano, dalla Collezione BPER, in dialogo con i capolavori foppeschi della fase bresciana del pittore (fino al 5 febbraio); Domenico Ghidoni. Leoni, i leoni monumentali in pietra, dalla Fondazione Ugo Da Como (fino al 26 febbraio); Lorenzo Lotto. Ritratto di uomo con rosario, dalla Nivaagaard Collection (Danimarca), che arricchisce la sala dei ritratti del museo bresciano (fino al 18 giugno). Analogamente, al Museo delle Armi Luigi Marzoli, che espone una delle più pregiate raccolte europee di armature e armi antiche, si può ammirare il Corsaletto da barriera di Vincenzo I Gonzaga, appartenuto al duca di Mantova (1562-1612), dall’Armeria dei Musei Reali di Torino (fino al 12 febbraio).
Pettorale da cavallo di statua equestre con scena di battaglia fra romani e barbari, I secolo D.C., Brescia, area del Capitolium.
Nella pagina di fronte Shirin Neshat, Stories of Martyrdom (Women of Allah series), 1994, New York, Glandstone Gallery
I Musei perl’anno della Cultura
accanto:
IL CORRIDOIO UNESCO E LA NUOVA SEZIONE DELL’ETÀ ROMANA NEL MUSEO DI SANTA GIULIA
Prima novità, in vista dell’imminente avvio delle celebrazioni per Capitale della Cultura, sarà l’innovativo progetto espositivo permanente della nuova sezione dell’Età romana del Museo di Santa Giulia, improntato ai più moderni standard di accessibilità, rinnovato a 25 anni dall’apertura del Museo e arricchito anche da tre installazioni digitali multimediali, realizzate da None Collective, che interpretano e restituiscono i temi della sezione museale evocando luoghi ed eventi storici con modalità creative non convenzionali, testando nuove forme di narrazione per lo storytelling dell’archeologia. La valorizzazione e l’accessibilità dei siti museali sono alla base anche della realizzazione dell’importante progetto Corridoio UNESCO, il nuovo spazio pubblico ad accesso gratuito, vero e proprio percorso immersivo tra i monumenti e la storia che, unendo fisicamente i due poli della componente bresciana del Sito UNESCO I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.) permetterà di percorrere a visitatori e cittadini 2.000 anni di storia, senza barriere e con grandissima suggestione. Un vero e proprio intervento strutturale che cambierà completamente la percezione di questo straordinario luogo (area archeologica del Capitolium e il complesso museale di Santa Giulia) e porterà grande innovazione nella sua fruizione.
IL NUOVO MUSEO DEL RISORGIMENTO ‘LEONESSA D’ITALIA’
Dal 29 gennaio una nuova apertura: il Museo del Risorgimento, dopo quasi un decennio di chiusura, è stato rinnovato integralmente a partire dal nome, Leonessa d’Italia, e nell’architettura del Grande e Piccolo Miglio, nel Castello di Brescia. Museo del Risorgimento – Leonessa d’Italia, completamente rifondato alla luce di un innovativo, inedito e organico progetto museologico, accoglierà un centinaio di reperti, selezionati per il loro alto valore artistico (grande pittura di storia e scultura ottocentesca) o per il proprio valore documentale (bandiere, uniformi, medaglie, oggetti d’uso, armi, cimeli e memorabilia) e sarà caratterizzato da un innovativo approccio digital design oriented, oltre che da un impianto immersivo e multimediale. E per il tramite degli exhibit digitali, gli attori della Scuola di Teatro Luca Ronconi del Piccolo Teatro di Milano daranno voce alle figure di spicco del Risorgimento bresciano, nelle interpretazioni dei testi originali dell’epoca, guidati da Maria Paiato, Daniele Squassina e Gioele Dix, a cura del CTB – Centro Teatrale Bresciano.
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Qui
Lorenzo Mattotti, Manifesto del Festival di Cannes, 2000
Alessandro Bonvicino detto il Moretto, Ritratto di Fortunato Martinengo Cesaresco, 1542, Londra, The National Gallery
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Axel Hütte, Pietra Grande, 2022
PRIMAVERA GIACOMO CERUTI
Dal 14 febbraio ospitata al Museo di Santa Giulia, come progetto di Pinacoteca Tosio Martinengo, la grande monografica per Ceruti: Miseria & Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento, a cura di Roberta D’Adda, Francesco Frangi e Alessandro Morandotti (fino al 28 maggio), con prestiti eccezionali da Parigi, Vienna, Madrid, Göteborg e da numerose collezioni pubbliche e private italiane, metterà in luce da un lato il radicamento di Giacomo Ceruti entro l’avventura della ‘pittura della realtà’ in Lombardia, dall’altro il respiro internazionale del suo percorso. La mostra, infatti, grazie a un’eccezionale coproduzione con il Getty Center, sarà protagonista a Los Angeles dal 18 luglio. Al pittore, bresciano d’adozione, celebre per le tele a soggetto pauperista, ma anche ricercato e raffinato ritrattista, è dedicata anche la mostra Immaginario Ceruti. Le stampe nella bottega del pittore, a cura di Francesco Ceretti e Roberta D’Adda (dal 14 febbraio al 28 maggio) sempre al Museo di Santa Giulia, che aprirà uno spiraglio sulla bottega dell’artista e sul suo modo di utilizzare le incisioni come modello per i dipinti, onde comprendere dalle fonti incisorie che si riversano nel suo catalogo iconografico l’inscindibile rapporto tra pittura e realtà. In Pinacoteca Tosio Martinengo la mostra fotografica originale LaChapelle per Ceruti, a cura di Denis Curti (dal 14 febbraio al 10 novembre) presenta un’opera inedita eseguita per Brescia, e ispirata alla produzione pauperista di Giacomo Ceruti: se è vero che la fotografia è un investimento sull’umanità, allora bisogna continuare a costruire le trame di un mondo possibile, leggere e proporre il nostro tempo come un atto di consapevolezza. Il Palinsesto Ceruti sarà anticipato, sempre in Pinacoteca Tosio Martinengo (dal 31 gennaio al 5 febbraio), dallo spettacolo teatrale Tre Ritratti: tre monologhi del drammaturgo Fabrizio Sinisi concepiti appositamente per gli spazi del museo, con la regia di Claudio Autelli, a cura di CTB – Centro Teatrale Bresciano.
PTM 365. IL COMPLEANNO DELLA PINACOTECA
Il 3 e 4 marzo, per festeggiare il quinto compleanno della ‘nuova’ Pinacoteca Tosio Martinengo, riaperta nella primavera 2018, Fondazione Brescia Musei propone la straordinaria performance site specific MicroDanze, a cura di Fondazione Nazionale della Danza – Aterballetto, da un’idea di Gigi Cristoforetti: dodici coreografi internazionali per altrettante creazioni danzate cui assistere in successione, visitando il museo, in uno spettacolo che sfugge alla dinamica del palcoscenico in un continuum emotivo ed estetico.
MARZO FOTOGRAFIA. IL BRESCIA PHOTO FESTIVAL VI EDIZIONE – CAPITALE
Dal 24 marzo al 23 luglio Museo di Santa Giulia propone l’universo iconografico della montagna attraverso la più importante esposizione mai realizzata sul mondo delle vette:Vittorio Sella, Martin Chambi, Ansel Adams, Axel Hütte. Luce della Montagna, a cura di Filippo Maggia. Quattro maestri della fotografia, tre del Novecento oltre a un maestro contemporaneo per una mostra unica che, insieme al progetto LaChapelle per Ceruti in Pinacoteca Tosio Martinengo, rappresenta la punta di diamante della VI Edizione del Brescia Photo Festival, prodotto da Fondazione Brescia Musei, per la straordinaria edizione 2023 intestato al tema Capitale, in collaborazione con il Mo.Ca – Centro per le nuove culture.
Alessandro Bonvicino detto il Moretto, Ritratto di Fortunato Martinengo Cesaresco, 1542, Londra, The National Gallery
Cultura
ESTATE DEL CONTEMPORANEO IN CASTELLO E NEL SITO UNESCO DI BRESCIA
L’estate contemporanea di Fondazione Brescia Musei per la stagione 2023 vede protagoniste le mostre diffuse nell’ambito monumentale del Castello e presso il Sito UNESCO. Davide Rivalta, a cura di Davide Ferri (dal 19 maggio al 7 gennaio 2024), nel Castello di Brescia, propone una passeggiata espositiva di sculture animalier all’interno delle aree verdi del Falcone d’Italia: l’artista piemontese gioca sulla casualità dell’incontro tra l’essere umano e l’animale ed evoca un paesaggio lontano e selvaggio in contrasto con la quotidianità del vissuto, richiamando il ricordo del Giardino Zoologico, attivo a ridosso dell’area fortificata del Castello tra il 1912 e il 1988. Brixia sposa Plessi, a cura di Ilaria Bignotti (dal 9 giugno al 7 gennaio 2024), in Brixia. Parco archeologico di Brescia romana e al Museo di Santa Giulia sarà invece la prima grande mostra che la città di Brescia dedica a Fabrizio Plessi: caratterizzata da installazioni digitali, videoproiezioni e digital walls monumentali finalizzati a creare un percorso immersivo e coinvolgente di altissime tecnologie, luce, suono e immagini in movimento, specificamente dedicato alle vestigia e al patrimonio cittadino. Un progetto pioneristico che si inserisce nel format espositivo Palcoscenici archeologici inaugurato con le monografiche su Francesco Vezzoli (2021) ed Emilio Isgrò (in corso). La mostra Cinema Mattotti, a cura di Melania Gazzotti (dal 14 luglio al 29 ottobre), al Museo di Santa Giulia è invece dedicata a un artista dall’opera sensibile e poliedrica, Lorenzo Mattotti, uno dei più autorevoli rappresentanti internazionali dell’illustrazione contemporanea, esploratore di nuovi territori: sotto il segno del suo talento sarà lanciata la prima edizione del Festival del cinema d’animazione nella rinnovata arthouse bresciana, Cinema Nuovo Eden, dal 28 ottobre, per promuovere e valorizzare il cinema d’animazione d’autore e di qualità, coinvolgendo un pubblico trasversale di ogni fascia d’età.
L’AUTUNNO DELL’ANTICO
L’autunno espositivo bresciano celebra, dal 29 settembre, Brescia Cinquecento. Lo spirito della città, a cura di Roberta D’Adda, Filippo Piazza ed Enrico Valseriati (fino al 7 gennaio 2024), sempre grazie a un progetto Pinacoteca Tosio Martinengo negli spazi del Museo di Santa Giulia: una mostra inedita che racconta la storia della cultura del Cinquecento, attraverso una selezionatissima scelta di capolavori dei maestri della pittura bresciana e di oggetti preziosi di provenienza cittadina. Un grande affresco destinato a imprimere un cambio di percezione del pubblico nazionale e internazionale intorno al Rinascimento del Nord Italia. Grandi interpreti dei primi decenni del secolo, quali Savoldo, Romanino e Moretto, reinterpretati entro un programma espositivo di rilievo, aperto anche in città tramite itinerari, per i quali Brescia Musei e Museo Diocesano hanno sviluppato il progetto Custodi della Bellezza che consentirà di visitare i luoghi sacri, ove sono conservate opere capitali degli artisti più significativi dell’epoca.
NOVEMBRE CON L’ARTE
CONTEMPORANEA PER I DIRITTI UMANI
Il palinsesto 2023 nei Musei Civici di Brescia si concluderà con il IV episodio espositivo che Fondazione Brescia Musei dedica agli artisti contemporanei che riflettono sulle urgenti, complesse e spesso drammatiche questioni culturali, ambientali, sociali e politiche del nostro tempo. Dopo un trittico dedicato agli artisti dissidenti – tuttora in corso con la mostra dell’artista Victoria Lomasko – le opere scelte nella prossima mostra sul rapporto tra arte contemporanea e diritti umani, nell’ambito di un progetto sviluppato in collaborazione con Associazione Genesi, proporranno i punti di vista di diverse culture e generazioni espressi attraverso media quali la pittura, la scultura, la fotografia, i video e l’installazione, grazie allo sguardo di alcuni autori capitali dell’arte del secondo Novecento e del XXI secolo (dal 10 novembre).
Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Due Pitocchi, 17301734 circa, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo
Angelo Inganni, Accampamento degli zuavi sugli spalti, 1896, Brescia, Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia
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Gentile da Fabriano, Madonna dell’Umiltà, 1420-1423 circa, Pisa, Museo Nazionale di San Matteo
I Musei perl’anno della
Grande 2023 OPERA, BALLETTO, MUSICA, DANZA E PROGETTI SPECIALI: UN CARTELLONE CHE CRESCE SIA IN QUALITÀ, SIA IN QUANTITÀ RISPETTO ALLA CONSUETA STAGIONE PER RISPONDERE ALL’APPUNTAMENTO IRRIPETIBILE DEL 2023 22
La Fondazione del Teatro Grande di Brescia ha presentato la stagione 2023. Una stagione multidisciplinare che attrarrà i più grandi artisti al mondo, dalle celebri direttrici d’orchestra e dai celebri direttori alle più famose coreografe e ai più famosi coreografi, così come i giovani talenti. Un cartellone che cresce sia in qualità sia in quantità rispetto alla consueta stagione per rispondere all’appuntamento speciale del 2023. Lungo le linee tracciate dal disegno strategico di Bergamo Brescia 2023, la programmazione di grande livello internazionale si articolerà in spettacoli, concerti, incontri, laboratori, lezioni, conferenze sceniche per offrire alla comunità l’alto valore artistico della proposta e l’impegno, la partecipazione e l’attenzione verso la povertà educativa e i bisogni dei soggetti più fragili. Oltre ai meravigliosi spazi del Teatro Grande, la programmazione toccherà altri luoghi della città e della provincia come parchi, giardini e luoghi del patrimonio storico-artistico per contribuire a rendere Brescia particolarmente attrattiva anche in ottica di turismo culturale. Qualità, internazionalità, territorio, eccellenze e giovani sono i capisaldi sottesi a tutta la programmazione che si prefigge di fare del territorio bresciano una eccellenza nazionale e internazionale grazie a spettacoli e concer ti di elevato valore artistico con personaggi emblematici del panorama culturale nazionale e internazionale. Una attenzione particolare verrà inoltre riservata alla valorizzazione dei talenti artistici bresciani, in linea con la tradizione che da sempre caratterizza la Fondazione del Teatro Grande. Una strategia di apertura a 360° del Teatro che contemplerà, accanto alla conservazione e valorizzazione della tradizione, una innovazione dei linguaggi e dei formati, con una particolare attenzione nei confronti di un nuovo pubblico, tra cui i giovani a cui saranno dedicati spettacoli e iniziative studiate ad hoc. Il percorso che la Fondazione ha avviato sin dalla sua nascita, parte dalla riflessione su quale possa essere oggi il ruolo di una istituzione storica, su quale possa essere la funzione culturale, civile e sociale di un Teatro di Tradizione che si deve obbligatoriamente confrontare con il cambiamento della società e del territorio, la diversificazione del pubblico, dei suoi gusti e delle sue abitudini. L’edizione 2023 diviene così terreno di riflessione da condividere con artisti e pubblico. L’occasione della Capitale della Cultura renderà ancora più forte il posizionamento del Teatro Grande come centro di eccellenza creativa e luogo di condivisione delle esperienze, anche in un’ottica di socialità condivisa.
AILEY II REVELATIONS 9-11 © Nir Arieli
Grande 2023
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Orchestra del Teatro La Fenice Speranza Scappucci @Silvia Lelli
La stagione Opera e Balletto
L’apertura della Stagione Opera e Balletto 2023 sarà dedicata a un titolo molto caro al Teatro Grande di Brescia, Madama Butterfly di Giacomo Puccini. Lo spettacolo sarà un nuovo allestimento in cui verrà proposta proprio la seconda edizione dell’opera – quella “bresciana”, appunto, di rara esecuzione – e debutterà sul palcoscenico del Teatro Grande il 20 luglio alle 20.00 con replica il 22 luglio alle 18.00 e Anteprima il 17 luglio alle 17.00. Nel ruolo della protagonista è atteso il celebre soprano Eleonora Buratto (dopo il debutto quest’anno al Metropolitan nel ruolo), alla direzione una delle bacchette italiane più note nel mondo, quella del Maestro Riccardo Frizza, e alla regia la giovane e talentuosa regista greca Rodula Gaitanou. Entrambe le recite di Madama Butterfly saranno fuori abbonamento, ma per gli abbonati della Stagione Opera e Balletto 2022 ci sarà la possibilità di poter acquistare anticipatamente i biglietti e con prelazione del proprio posto. La stagione proseguirà poi in autunno con tre titoli d’opera e il titolo di balletto classico, tutti in abbonamento e realizzati in doppia rappresentazione: Die Zauberflöte, Romeo e Giulietta, Luisa Miller e Don Carlo.
Gli appuntamenti con la musica
Il 2023 segna un anno eccezionale per la grande Musica al Teatro Grande: una Stagione che raccoglie in unico cartellone alcuni tra i più importanti artisti al mondo, tra cui i direttori Theodor Currentzis, Kirill Petrenko e Ottavio Dantone, le direttrici d’orchestra Speranza Scappucci e Oksana Lyniv, la pianista Maria Joao Pires, il Maestro Antonio Pappano in veste di pianista e il violoncellista Luigi Piovano, oltre alle grandi compagini orchestrali che nel corso dell’anno calcheranno il palco del Teatro Grande. L’inaugurazione ufficiale della stagione 2023 sarà il primo degli appuntamenti più importanti dell’anno. Venerdì 3 febbraio alle ore 20.00 la Sala Grande ospiterà il concerto dell’Orchestra del Teatro La Fenice diretta dal Maestro Speranza Scappucci.
Gli appuntamenti con la danza
Gli appuntamenti con la danza si apriranno il 9 febbraio alle 20.00 in Sala Palcoscenico Borsoni con lo spettacolo dal titolo My body solo e si concluderanno il 9 novembre alle ore 20.00 in Sala Grande con un’altra eccellenza internazionale, la Ailey II, una delle più importanti e storiche compagnie americane di danza che unisce lo spirito e l’energia dei migliori talenti della giovane danza americana e la passione e la creatività dei migliori coreografi emergenti. In mezzo tantissime altre proposte interessanti: dalla nuova produzione Zelig del coreografo Nicola Galli e del musicista e compositore Saturnino al celebre danzatore e coreografo Israel Galván che porterà a Brescia lo spettacolo La Consagración de la Primavera, da Trajal Harrell protagonista con lo spettacolo The Köln Concert il 17 marzo alla performance Monumentum. The second sleep. Prima Parte / Il Solo di Cristina Kristal Rizzo, da Scary solo di Cristina Caprioli alla compagnia di danza Sasha Waltz & Guests a Brescia il 9 maggio, dalla performance conclusiva del progetto diffuso Agorà. Le città vicine di Virgilio Sieni del 14 maggio alla performance Les Baigneurs, ideata dagli artisti Clédat et Petitpierre in programma il 16 settembre, dal progetto di Annamaria Ajmone Senza titolo in scena il 3 e 4 ottobre al progetto Metròn extended del performer e musicista Fabrizio Saiu in programma il 16 ottobre, sino alla nuova produzione della Batsheva Dance Company con Momo.
Grande 2023 26
In C Sasha Waltz & Guest 9 MAGGIO © Jo Glinka
I progetti speciali
Tra i progetti speciali, anche nel 2023 ritroveremo le Lezioni di Storia realizzate in collaborazione con la Casa Editrice Laterza (28 gennaio, 4, 11 e 18 febbraio, 4 marzo), La Grande Notte del Jazz in programma il 25 febbraio, l’edizione 2023 di Festa dell’Opera in calendario per il 10 giugno, il progetto STACCANDO
L’OMBRA
DA TERRA. Essere giovani italiani nel 2023 il 15 e 16 settembre, Il Grande in Provincia, GRANDEBRIXIA. Il Grande al Teatro Romano, un cartellone estivo che comprende una pluralità di appuntamenti e Grande Comunità. La Musica come infrastruttura sociale che distribuisce occasioni di festa, riflessione e partecipazione attraverso concerti gratuiti in ospedali, case di riposo, carceri, mense per i poveri, strutture di accoglienza e di sostegno alle persone fragili appartenenti alla rete di sedici realtà bresciane che partecipano alla rete Grande Comunità.
I campioni della pittura a Brescia e Bergamo
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Dal 21 gennaio all’11 giugno 2023, Palazzo Martinengo a Brescia accoglierà i capolavori dei più importanti maestri dell’arte attivi tra il Cinquecento e il Settecento a Brescia e Bergamo. Per la prima volta, la mostra Lotto, Romanino, Moretto, Ceruti. I campioni della pittura a Brescia e Bergamo metterà in dialogo la cultura e la produzione artistica espressa dalle due città durante i quasi quattro secoli di dominazione veneziana. L’esposizione, una delle più attese del programma per “Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023”, curata da Davide Dotti, presenta una selezione di oltre ottanta capolavori provenienti da collezioni pubbliche e private sia italiane sia estere, che darà vita a un vero e proprio derby culturale e artistico: i lavori dei grandi maestri bresciani del Rinascimento quali Foppa, Moretto, Romanino, Savoldo e Gambara saranno messi a confronto con quelli dei bergamaschi Moroni, Palma il Vecchio, Cariani, Previtali e Lotto - che visse e lavorò per oltre dodici anni nella Città dei Mille - per comprendere come il comune substrato culturale lombardo, ravvivato dalle novità proposte dai pittori veneziani (Bellini e Tiziano in primis), abbia dato vita a linguaggi espressivi in alcuni casi similari, in altri antitetici. Di estremo interesse sarà poi avvicinare tele eseguite nel corso del quinto decennio del ‘500 da Moretto e da Moroni che, in quegli anni, si trovava a Brescia nella bottega del Bonvicino, da cui assimilò quell’intenso naturalismo che caratterizza la poetica del genio bresciano. Lo stesso inedito ed emozionante parallelo tra gli esponenti delle due scuole pittoriche verrà proposto nelle sale successive dedicate al tema della “ritrattistica” - Moroni, Ceresa e Fra Galgario da un lato, Bellotti, Cifrondi e Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto dall’altro -, della “pittura barocca”, della “natura morta” - Baschenis e Bettera campioni nella Città dei Mille, Rasio e Duranti in quella della Leonessa - e della “pittura di genere” dove protagonisti saranno gli irriverenti dipinti con nani e pigmei di Bocchi e dell'allievo bergamasco Albrici, i paesaggi di Roncelli e i rustici interni di cascinali e osterie di Botti. Il percorso espositivo proseguirà poi al piano nobile della storica residenza cinquecentesca con una sorprendente “mostra nella mostra”, costituita da quattro approfondimenti dedicati a temi caratterizzanti l’identità culturale e la storia delle due città, dove s’incontreranno sculture, disegni, strumenti musicali, dipinti,
cimeli storici, documenti antichi e fotografie d'epoca.
In particolare, verranno indagate le figure dei due papi del ‘900, il bergamasco Giovanni XXIII e il bresciano Paolo VI, e il loro rapporto con l'arte e gli artisti, da Picasso a Chagall, da Matisse a Dalí fino a Manzù; le tradizioni gastronomiche e quelle musicali tra Rinascimento e XX secolo; infine un focus particolare sarà riservato all’avventura del grande architetto Marcello Piacentini, attivo nei primi decenni del Novecento tra Bergamo e Brescia, dove trasformò il volto urbano delle due città.
“Per un anno unico e irripetibile come sarà per Brescia e Bergamo il 2023 – ha affermato il curatore Davide Dotti - ho ideato un'esposizione speciale e diversa rispetto alle ultime otto curate in Palazzo Martinengo. La mostra, infatti, sposando il significato profondo della Capitale Italiana della Cultura 2023, proporrà un inedito ed emozionante confronto tra i più grandi pittori attivi nelle due città durante i quasi quattro secoli di dominazione veneziana, dando così vita un vero e proprio derby artistico e culturale che proseguirà al piano nobile di Palazzo Martinengo nelle sezioni dedicate all'architettura, alla musica, alle tradizioni gastronomiche e ai due grandi papi del Novecento e al loro rapporto con l'arte e gli artisti. Percorrendo le sale del Palazzo il pubblico compirà così un emozionante viaggio ricco di opere inedite, sorprese e curiosità, il cui obiettivo è dare risalto allo straordinario patrimonio culturale che si è stratificato nel corso dei secoli a Brescia e Bergamo, nonché stimolare una nuova presa di coscienza su un capitolo fondamentale della storia dell'arte italiana, scritto dai grandi maestri della pittura attivi nelle due città, gemellate nell'anno della Capitale Italiana della Cultura”.
Attraverso 80 capolavori, per la prima volta, verranno messi a confronto direttoi più grandi pittori attivi nelle due città tra Rinascimento e Barocco, dando vita a un derby culturale che proseguirà al piano nobile del Palazzo con quattro approfondimenti che indagheranno argomenti caratterizzanti la storia e l'identità di Brescia e Bergamo
Apindustria spegne 60 candeline e si regala un nuovo nome
I 60 ANNI DALLA FONDAZIONE
Con una nuova denominazione si sono conclusi i primi 60 anni dalla fondazione, e, con essa, si apre al futuro, nel solco di un rinnovato impegno a sostegno delle imprese del territorio. Confapi Brescia, questo il nuovo nome dell’Associazione di via Lippi, ha accolto nel teatro del Brixia Forum gremito per l’occasione l’evento dedicato all’importante anniversario. L’evoluzione in Confapi Brescia rinsalda l’appartenenza al sistema nazionale della Confederazione: una vicinanza che è conferma e sprone per affrontare le sfide della piccola e media industria privata anche nel futuro. Il presidente di Confapi Brescia, Pierluigi Cordua, nella sua relazione, ha sottolineato come, ora come mai nella storia contemporanea, il fattore “tempo” abbia assunto una dimensione di eccezionale rilievo. In questa cornice, per un’azienda scegliere Confapi significa “scegliere di guardare prima alla persona dell’imprenditore, per promuovere aziende che vedano il territorio che le ospita come un soggetto al quale portare valore - ha dichiarato il Presidente. La nostra è un’Associazione credibile in tema di rappresentanza e relazioni industriali: sono, infatti, più di 2500 le aziende bresciane che applicano i contratti Confapi e versano ai nostri enti bilaterali. Questi fondi ritornano ai nostri collaboratori sotto forma di welfare e sanità integrativa. Siamo stati i primi a credere al valore della bilateralità: elemento che oggi è una realtà consolidata e uno dei punti di forza di Confapi”. Numerosi i referenti istituzionali che sono intervenuti durante questa iniziativa: dopo il video messaggio del ministro Adolfo Urso, hanno fatto seguito i saluti istituzionali del prefetto di Brescia, Dott.ssa Maria Rosaria Laganà, del sindaco del Comune di Brescia, Emilio Del Bono, e del presidente della provincia di Brescia, Samuele Alghisi. A margine della serata sono state premiate le 22 aziende associate per gli oltre 50 anni di vita associativa a cui è stata consegnata una targa celebrativa.
Si è svolto il 5 dicembre scorso il Consiglio direttivo di Confapi, Confederazione italiana della Piccola e Media Industria Privata, che ha nominato, su proposta del presidente Cristian Camisa, la nuova Giunta di Presidenza. Prima nomina quale membro di Giunta nazionale per il presidente di Confapi Brescia Pierluigi Cordua e per il presidente di Unionchimica Confapi Brescia, Paolo Vismara. Confermata la presenza di Delio Dalola, presidente di Unionchimica Confapi. Questa la composizione della Giunta: Cristian Camisa, Luca Adinolfi, Erasmo Antro, Corrado Alberto, Giorgio Binda, William Beozzo, Giada Bronzino, Alberto Cirelli, Pierluigi Cordua, Gian Piero Cozzo, Delio Dalola, Giorgio Del Piano, Massimo De Salvo, Cristina Di Bari, Mario Di Giorio, Vincenzo Elifani, Giorgio Giorgetti, Raffaele Marrone, Filiberto Martinetto, Dhebora Mirabelli, Francesco Napoli, Mauro Orsini, Luigi Pino, Manfredi Ravetto, Luigi Sabadini, Carlo Salvati, Massimo Tabacchiera, Carlo Valerio, Paolo Vismara, Marco Zecchinel.
CELEBRATI CON UN NUOVO NOME. ANNUNCIATO DI FRONTE AD OLTRE 750 PRESENZE IL CAMBIO DI DENOMINAZIONE IN CONFAPI BRESCIA
Si sta avvicinando il periodo più magico dell’anno e, come di consueto, il Gruppo Brescia Mobilità partecipa ai festeggiamenti cittadini con diverse iniziative che consentono di respirare l’atmosfera natalizia anche durate gli spostamenti quotidiani. Come da tradizione, la metropolitana - mezzo privilegiato per raggiungere il centro città e i suoi eventi –per l’occasione è stata vestita a festa, con vetrofanie che hanno decorato interni ed esterni di alcune delle principali stazioni per portare l’aria del Natale in mezzo ai viaggiatori. E dato che la musica è da sempre il mezzo migliore per creare la giusta atmosfera, domenica 18 dicembre, dalle ore 17.00 alle ore 18.00, andrà in scena una speciale edizione natalizia di MetroMusic - l’iniziativa che da oltre un mese sta offrendo a giovani gruppi o solisti la possibilità di esibirsi presso lo Spazio Giovani della stazione metro di San Faustino - con diversi concerti che animeranno la metropolitana attraverso esibizioni itineranti a bordo dei treni e fisse all’interno della stazione di San Faustino. Inoltre, per un mese intero - dall’8 dicembre al 6 gennaio - in tutte le stazioni della metro verrà trasmessa una speciale playlist natalizia. Sempre la nostra metropolitana, da palco musicale è diventata set fotografico: domenica 4 e 11 dicembre, infatti, all’interno della stazione Vittoria, chiunque ha potuto mettersi in posa per un simpatico scatto a tema natalizio che, successivamente, è stato postato sulla pagina Facebook di Brescia Mobilità per dare a tutti i viaggiatori la possibilità di salvare e conservare la fotografia. Oltre a metro e bus, il Gruppo Brescia Mobilità propone tantissime soluzioni di viaggio per spostarsi in città durante le feste. Chi non si lascia intimorire dal freddo può infatti sfruttare le 92 postazioni Bicimia, mentre per chi preferisce affidarsi all’auto è bene ricordare che vi sono quattro parcheggi scambiatori dove è possibile parcheggiare – gratuitamente o a tariffa agevolata - per poi raggiungere il centro in metro: Sant’Eufemia-Buffalora, Poliambulanza, Prealpino e Casazza. È a disposizione anche e-Automia, il servizio di car sharing totalmente elettrico col quale è possibile parcheggiare gratuitamente in città, accedere alle zone ZTL e circolare nei giorni di blocco del traffico. E per vivere appieno la città durante i giorni di festa, orientandosi tra bus, metro, parcheggi e Bicimia, ma anche tra i negozi del centro nel quale si acquisteranno gli ultimi regali e le proposte culturali che la animeranno, basta scaricare sul proprio smartphone Bresciapp!: l’app della città che unisce al suo interno turismo, cultura, shopping, eventi e mobilità!
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“aprèsseulementDampierre, l’ennui...
DURANTE I FESTEGGIAMENTI PER IL TRENTESIMO DI QUI BERGAMO, ABBIAMO INCONTRATOIL DOTT. MARIO CHRISTIAN ZANARDI, CHARGÉ D’AFFAIRES DAMPIERRE POUR L’ITALIE, PER UNA LUNGA CONVERSAZIONE SULLA CELEBRE MAISON DE CHAMPAGNE.
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MARIO CHRISTIAN ZANARDI, CHARGÉ D’AFFAIRES DAMPIERRE POUR L’ITALIE PH. Federico Buscarino
•Dott. Zanardi, la Maison Dampierre, chi è? “Dopo Dampierre, soltanto noia” mi disse, una ventina d’anni fa, il Comte Audoin de Dampierre… Questo nostro incontro è stato un momento magico che ha segnato per sempre la mia vita di amatore di grandi Champagne. Il Destino, nei suoi arcani misteriosi, aveva scelto noi per scrivere una nuova ed appassionante pagina sullo Champagne, il celeberrimo «Vin des rois». Parlare del comte Audoin e della sua Maison ci fa partecipi di una lunghissima avventura tanto al buio delle cantine quanto alla luce della Storia… La famiglia dei Comtes de Dampierre, una delle più antiche di Francia, è presente in Champagne dal lontano Trecento. Più di sette secoli fa, Guy de Dampierre, capitano di giustizia e connestabile di Champagne estendeva la sua autorità da Reims fino a Bruges… Prestigio di una stirpe di altissima nobiltà ricordato perfino dalla nostra enciclopedia Treccani!
Nella cattedrale di Reims, viene custodito il più antico documento a firma Dampierre: è una pergamena del 1270... Questo legame secolare con la terra di Champagne spiega le scelte della Maison nell’elaborare le varie cuvée: prendere solo uva di altissima qualità, anche la più costosa, scegliere il meglio dal proprio terroir, per assemblare vini sempre unici, operare soltanto con la mano dell’uomo ed aspettare senza fretta che il tempo faccia la sua parte… Voglio anche raccontare questo episodio storico: Il 22 giugno 1791, una plebaglia avvinata ed inferocita, attraversa tutta la Champagne, trascinando il Re Louis XVI e la Regina Marie Antoinette, arrestati qualche ora prima a Varennes. A Sainte-Ménehould, mentre continua l’orrendo hallalì, all’angolo della via dell’Abreuvoir, un misterioso cavaliere di Saint-Louis (il prestigioso ordine reale dell’élite militare cattolica), per allievare in qualche modo gli insulti e gli oltraggi, presenta le armi al Re che, commosso, risponde al saluto. Poi, lanciando con coraggio il suo cavallo tra l’orda urlante e minacciosa, il gentiluomo riesce a raggiungere la berlina dei sovrani. Vuole rendere un estremo omaggio a Louis XVI e alla Regina: «Je suis le comte Anne Elzéard de Dampierre, à Votre service… Vive le Roi!» Saranno le sue ultime parole… La folla, ormai in delirio, non può perdonare un tale affronto e tenta invano di disarcionare l’intruso. Il cavaliere vuole allontanarsi ma, nella ressa sbraitante, qualche infame della famigerata Guarde Nationale gli spara alle spalle… Ecco l’indicibile barbarie: il comte de Dampierre, caduto a terra, viene letteralmente smembrato a randellate e picconate ed il suo cadavere calpestato dai cavalli… Al Re che chiede lumi sul tumulto, qualcuno del branco risponde, beffardo: «Non è niente, soltanto un pazzo che si uccide!». Appena compiuto l’orribile crimine, arrivati al villaggio vicino, Dammartin, gli assassini quasi si sgozzano per dividersi le armi ed il cavallo della loro vittima… Nella tragedia del comte Anne Elzéard, si ritrova concentrata tutta l’essenza della stirpe Dampierre: contro la bieca moltitudine, l’atto di eroismo solitario e la nobiltà d’animo nel sostenere sempre chi è in disgrazia, l’agire con onore e con fedeltà al giuramento fatto, il cuore, infine, vibrante di folle passion fino alle estreme conseguenze…
Certamente, due secoli più tardi, è con la stessa identica folle passion che il comte Audoin, contro il parere dei più, decise, per il suo Champagne, di far rinascere, dal lontano passato, la nobile e quasi dimenticata arte del ficelage… Ogni bottiglia di millesimato Dampierre è chiusa a mano con una gabbietta di canapa impeciata. Lavoro artigianale di grande precisione, il ficelage tradizionale, senza alcun nodo, rispetta una Ordonnance Royale del 1735 ed è la firma autentica di una costante e maniacale ricerca dell’Excellence…
• Quali sono le peculiarità delle cuvée millesimate Dampierre?
Soltanto uve di Grands Crus (Avize, Cramant, Oger, Le Mesnil, Ambonnay o Bouzy), una permanenza sui lieviti molto prolungata e, per garantire al vino la sua autenticità, un dosaggio sempre limitato.
Il nostro Prestige de Dampierre 2008 si offre alla degustazione dopo più di tredici anni di riposo in cantina, per offrire agli amatori uno stupefacente Blanc de Blancs.
Ma devo svelare un’altra gradita sorpresa: dopo più di vent’anni, la Maison ha deciso di riservare all’Italia 30 Prestige de Dampierre 1998… Uno Champagne rarissimo in esclusiva presso le nostre Ambassades”.
•Quali sono i criteri della Maison nella scelta delle sue Ambassade?
“Le Ambassade Dampierre sono sempre scelte con cura: oltre alla simpatia, all’esclusività e alle peculiarità del locale, ricerchiamo soprattutto l’amore per lo Champagne. Lo Champagne è arte di vita, emozione, musica interiore e vogliamo che i nostri Ambasciatori siano capaci di condividere con i loro ospiti questi sentimenti. Grazie a Dio, la nostra terra è ricca di professionisti che sanno valorizzare lo Champagne Dampierre. Oltre ai prestigiosi stellati Michelin che ringrazio per la fedeltà, voglio ricordare le nostre due Ambassades Historiques, Sapori di Vini ad Orio al Serio e l’Osteria Mille Storie & Sapori in Bergamo od ancora l’ultima nominata, il Retrobottega, sulle colline brianzole…
Chi si avvicina a Dampierre sa di scegliere una storia antica, una famiglia, il suo terroir e le sue bollicine di grande raffinatezza!
Perciò, sono sempre più convinto che “après Dampierre, seulement l’ennui”...
Patrizia Venerucci e Vito Emilio Filì con Mario Christian Zanardi alla festa per il 30° di qui Bergamo
Les Ambassades Dampierre Historiques
Osteria Mille Storie & Sapori (Bergamo)
Sapori di Vini (Orio al Serio)
Les prestigieux Relais & Châteaux et les élus du Guide Michelin
Da Vittorio (Brusaporto)
Aimo & Nadia (Milano)
Don Alfonso 1890 (S. Agata sui due Golfi)
Casual Ristorante (Bergamo Alta)
Osteria degli Assonica (Sorisole)
Il Saraceno (Cavernago)
I Castagni (Vigevano)
La Lanterna Verde (Villa di Chiavenna)
L’Albergo della Posta (Montespluga)
La Locanda di Pietracupa (Val di Pesa)
Hotel Tambò (Campodolcino)
La Valle (Trofarello)
Il Priore (Cazzago San Martino)
Retrobottega (Costa Masnaga)
Les bistrots œnothèques
Wine Bar Savoy (Bergamo)
Il Caffè di via Paglia (Bergamo)
Reflexo (Urgnano)
L’Altro Caffè (Grassobbio)
Giò (Seriate)
Caffetteria del Bosco (Bergamo)
Les entreprises
Italianoptic (Curno)
Acem (Grassobbio)
4 Emme Italia (Bergamo)
Sitfa Spa (Moncalieri)
Rossini della Quercia Spa (Costa Masnaga)
Banca Galileo Spa (Milano)
de Dampierre 2008…
nos
L’Or Divin • info@lordivin.it • Tel.+39 329 70 76 618 • www.lordivin.it
Prestige
Le joyau dédié à
Ambassades en Italie
Gualini spa: il made in Italy che veste i palazzi nel mondo
Gualini S.p.A, tra le più importanti realtà industriali nel settore dell’involucro edilizio - controllata del Gruppo COSTIM - rafforza la sua crescita a livello internazionale con un fatturato del + 68% rispetto al 2020 e una previsione per il 2022 di oltre 60 milioni di euro annunciando il ritorno sul mercato americano post Covid con il progetto della sua società americana Gualini Inc: a New York riveste “262 Fifth Avenue”, nuovo importante grattacielo residenziale di 60 piani nel cuore di Manhattan. In particolare, la nuova commessa prevede il rivestimento di un edificio di 260 metri di altezza, tra i 30 grattacieli più alti di Manhattan. I professionisti della Gualini S.p.A. stanno curando la progettazione - architettonica ed ingegneristica - delle facciate strutturali e dei due rivestimenti architettonici. Il rivestimento “made in Italy” avrà due anime: una in mattoni in alluminio estruso, un tipo di rivestimento di particolare fattura e luminoso, l’altra, maggiormente tecnologica, è in alluminio composito e vetro fotovoltaico; si tratta di una soluzione "green" dell’avveniristico grattacielo, una nuova sfida su cui Gualini ha deciso di investire, nell’ottica di una crescita costante anche nel campo della sostenibilità. Sempre sul fronte internazionale, sono in partenza i cantieri di Mareterra (Montecarlo, Principato di Monaco) e della Nouvelle Cité Administrative (Lille, Francia). In Italia, invece, dopo la conclusione dell’Ospedale Galeazzi, prosegue il cantiere di Merlata Bloom, a Milano, ed è in partenza la posa in opera delle coperture del Pompeii Maximall nei pressi di Napoli. Negli ultimi anni, partendo dal rilancio della società iniziato nel 2018 con l’ingresso nel gruppo COSTIM, complice la vittoria di importanti commesse sia a livello nazionale che internazionale, la Gualini - leader nella progettazione, realizzazione e posa di facciate continue e involucri edilizi made in Italy - ha registrato un significativo aumento della produzione, nonostante il difficile contesto macroeconomico, con i ricavi che sono passati da 34 milioni nel 2020 a oltre 60 milioni di euro nel 2022. Il significativo aumento dei volumi si è riflesso sulla ulteriore crescita dell’organico – che a oggi conta circa 170 persone, più del doppio rispetto ai 70 dipendenti del 2018 – e ha reso necessario l’avvio di un progetto per ampliare lo stabilimento produttivo di Costa di Mezzate. In particolare, è prevista l’espansione in una nuova struttura da 7.500 mq che si va ad aggiungere agli attuali 20.000 mq di spazio dedicato alla produzione, con un potenziale secondo ampliamento fino a 30.000 mq di estensione del sito produttivo, già caratterizzato dall’autoproduzione energetica. Previsto un investimento fino a 10 milioni di euro e circa 30 nuove assunzioni.
Dopo l’apertura di due filiali internazionali lo scorso anno, a Parigi e a New York, parte il primo progetto della controllata americana Gualini Inc.: 262 Fifth Avenue, un nuovo importante grattacielo residenziale nella Grande Mela. In Italia, intanto, l’azienda bergamasca incrementa il fatturato del 68% con una previsione per il 2022 di oltre 60 milioni di euro e progetta l’ampliamento dell’impianto produttivo dell’headquarter di Costa di Mezzate, con l’obiettivo di passare dai 20.000 mq attuali a circa 30.000 mq
a Milano
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Nella foto in alto il Grattacielo che sarà rivestito da Gualini SPA sorge al 262 di Fifth Avenue New York Sotto Bocconi Urban Campus
Ruggero Gualini, Presidente di Gualini S.p.A., ha dichiarato: “Gualini è nata in Italia oltre 150 anni fa come un’impresa artigianale di lavorazione del ferro a conduzione familiare e oggi è uno dei player più importanti nel settore dell’involucro edilizio, nel nostro Paese e su scala internazionale. Questa straordinaria crescita si è resa possibile grazie all’ingresso nel capitale nel 2018 da parte del gruppo COSTIM, con cui abbiamo condiviso la vision di managerializzazione e crescita dell’azienda. Le sinergie con le altre società della controllante e le importanti competenze del Gruppo hanno consentito alla Gualini di consolidare e accelerare il suo percorso di sviluppo arrivando a conquistare importanti quote di mercato all’estero”.
Jacopo Palermo, Amministratore Delegato di COSTIM, ha commentato: “I risultati raggiunti da Gualini testimoniano la bontà del modello di business del Gruppo COSTIM, capace di integrare competenze diverse grazie alla creazione di sinergie tra aziende leader di settore. Economie di scala, competenze trasversali e know- how specifico consentono alle tre anime del Gruppo – Gualini, Impresa Percassi ed Elmet – di lavorare in modo sinergico garantendo un’offerta completa, integrata e altamente competitiva sul mercato”.
Gualini S.p.A.
Gualini, società controllata del gruppo COSTIM, è leader di mercato nella progettazione e realizzazione di sistemi di involucri edilizi evoluti e di grande valore architettonico. Design, innovazione, qualità estetica e dei materiali, ingegneria e tecnologia sofisticate ne fanno un partner unico per top player del real estate - studi di architettura italiani e internazionali - per i progetti più sfidanti. Grazie a investimenti costanti in innovazione, ricerca e sviluppo, Gualini vanta una comprovata expertise nella progettazione, produzione e posa di differenti tipologie di facciate e serramenti, con un altissimo livello di customizzazione e alti standard di sostenibilità ambientale, grazie all’ottimizzazione dei consumi e all’utilizzo di energie rinnovabili. Gualini offre soluzioni di involucro di raffinato valore estetico innovative e intelligenti, capaci di dialogare con i sistemi di gestione digitalizzata, per migliorare le performance statiche, termiche, acustiche, il comfort interno, l’impatto ambientale e garantire una manutenzione ottimizzata lungo l’intero ciclo di vita dell’edificio. Una leadership riconosciuta a livello internazionale con potenzialità di export di prodotto d’eccellenza.
Gruppo COSTIM
COSTIM – holding industriale
è
partecipata dal
che opera lungo
le
www.costim.com
controllata da Polifin della famiglia Bosatelli e
partner industriale Unifin di Francesco Percassi –
il primo player industriale integrato e digitalizzato,
tutta la filiera del real estate per la realizzazione “chiavi in mano” di grandi progetti di rigenerazione urbana in conto proprio e di terzi, nell’intento di migliorare efficienza e coordinamento con economie di scala. COSTIM opera mediante
tre società controllate: Impresa Percassi SpA (general contractor leader nell’edilizia civile), Gualini Spa
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A sinista nella foto Jacopo Palermo, Amministratore Delegato di COSTIM, e a destra Ruggero Gualini, Presidente di Gualini S.p.A.
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Eccellenze della Medicina
Il mese scorso vi abbiamo presentato il Dr. Haim Reitan Direttore Sanitaro dello Studio Medici Associati di Bergamo e abbiamo solo accennato alle varie specializzazioni presenti nella struttura. In questo numero vi presentiamo i primi tre validissimi professionisti ospitati negli ambulatori al 13 di via Torino.
Dr. Rolando Brambilla Ginecologo
Laurea Medicina e Chirurgia Specializzazione in Ostetricia e ginecologia presso Università degli Studi di Milano Primario Emerito dell’Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia presso Policlinico San Pietro 46 anni di esperianza
Prospettive per le donne in Menopausa
Sono un Ginecologo, che per i tempi in cui in cui ho svolto la mia attività clinica, ho dovuto affrontare tutto l’arco delle problematiche riguardanti la salute della donna, passando dalle gravidanze, alla cura chirurgica delle patologie benigne e maligne dell’apparato genitale, alla chirurgia delle disfunzioni pelviche, alla sua dei sintomi che insorgono con lo stato menopausale. A proposito di quest’ultimo, attualmente è diventato uno dei miei maggior ambiti di attenzione rivolti alla soluzione dei tanti problemi che la menopausa porta con sé.
La menopausa, come tutte le donne sanno, è causata dalla cessazione della produzione degli ormoni da parte delle ovaie. L’assenza di questi ormoni causa un cambiamento in tutto il corpo della donna, dall’apparato genitale ai vasi sanguigni, al cervello alla vescica urinaria alla pelle ai muscoli, alle ossa. Il tutto aggravato con il fatto che questo cambiamento ormonale è associato con l’età che avanza. Detto questo i problemi cominciano quando si entra nel campo della delle terapie. Tutto inizia quando studi ormai piuttosto datati, che evidenziavano un rapporto tra la terapia sostitutiva e i tuoi alla mammella, tassando tutti gli effetti positivi che la terapia produce, non ultima per quanto riguarda i tumori, la riduzione di quelli al colon, hanno causato una caduta verticale nell’uso della terapia. Oa il sintomo che tutti conoscono sono le vampate di calore le quali però sono la punta dell’iceberg di ben alt sintomi futuri quali patologie cardiache (prima causa di mote nelle donne tra 50 e 70 anni, osteoporosi, alterazioni delle capacità cognitive e così via. Più le vampate sono intense, più sarebbero opportune le terapie. Detto questo vorrei spostare l’attenzione su delle alterazioni che emergono in modo subdolo mano a mano la menopausa avanza: si tratta dell’atrofia vul-
vo vagino vescicole delle rateazioni dei muscoli del pavimento pelvico che potano alla cosiddetta sindrome urogenitale, alterazioni che stanno sempre più ingravescenti con il passare degli anni. I sintomi: secchezza vaginale, dolore ai rapporti fino alla impossibilità degli stessi, incontinenza urinaria, cistiti ricorrenti con svariati altri sintomi urinari e rilassamento pelvico fino al prolasso. Tutto questo per le donne che vivono con un partner può causare seri problemi coppia con il pericolo che venga meno quella intesa che passa anche attraverso il senso di intimità che la sessualità veicola. Per questo per quelle donne che non possono avvalersi della terapia o che rinunciano alla stessa si sono costruiti strumenti che aiutano a prevenire e curare tutte le alterazioni sopra menzionate. Si tratta di apparecchiature laser a stimolazione elettromagnetica neuromuscolae del pavimento pelvico e affiancano e nei casi di impossibilità alla terapia ormonale rappresentano l’unica arma in nostro possesso. Tali strumenti si chiamano MonnaLisa Touch che stimola la igeneazione dei tessuti fulvo-vaginali e vescicali (detto ringiovanimento funzionale dei tessuto) e la Poltrona dr. Arnold che produce una riabilitazione del compito pelvico senza che vi sia alcuna manipolazione dei pazienti incontinenti, femmine e maschi, somministrata senza la necessità di spogliarsi. Il mio consiglio che è basato sulle ultime indicazioni dalle società internazionali che si occupano di menopausa è quello di far, salvo specifiche controindicazioni mediche, la terapia sostitutiva cecando di liberarsi di quel meme destruente che tanto male fa e sostiene che la terapia sostitutiva equivale al tumore al seno perdendo qui tanti benefici che la terapia produce su tutti i restanti organi.
41 QUI SPEDIZIONE 353/2003 (CONV. L.27/02/2004 ART.1, COMMA DCB BERGAMO CASO MANCATO RECAPITO RESTITUIRE MITTENTE EDITA PERIODICI BONO, BERGAMO 24121 TASSA PAGATA CPO Cover story dr. Haim Reitan Arte ricerca per ARMR Ciocche capelli per popolo iraniano Nuovo Suzuki S-Cross Hybrid: tutta un’altra storia Luce città un bosco pioppi al Kilometro Rosso C’era una volta la Naia nelle foto Battista Marini Festival Organistico, finale pirotecnico Mirco Rossi appende berretto chiodo Ph. Paolo Stroppa STUDIO MEDICI ASSOCIATI
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Dr. Elia Armellini Gastroenterologo
Laurea in Medicina e Chirurgia Specializzazione in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva presso Università degli Studi di Pavia Gastroenterologo presso l’Ospedale Bolognini di Seriate
Nuovi orizzonti
della Gastronterologia
La disciplina della Gastroenterologia è cambiata molto da quando lo studio delle malattie digestive e delle ghiandole annesse al nostro tubo gastroenterico (fegato e pancreas) ha mosso i primi passi come branca della Medicina Interna. Oggi essa è una realtà multidisciplinare ed interdisciplinare con molte aree cliniche incentrate su organi specifici, ciascuna delle quali si avvale di proprie e molteplici indagini diagnostiche di tipo funzionale e morfologico. Spazia dalle patologie più semplici fino a quelle più difficili da diagnosticare e comprende anche la considerazione di aspetti psicologici ed emotivi oltre che fisici, insieme ad un aspetto strumentale molto sofisticato. I gastroenterologi di ultima generazione tendono ad andare verso questo aspetto tecnologico perché dà la possibilità di utilizzare strumenti endoscopici per trattare, realmente, e non solo per fare diagnosi. Siamo diventati “interventisti” affrontando il passaggio che ha già visto protagonisti i cardiologi che sono passati dalla cardiologia del fonendoscopio e dell’ECG, che poi quando necessario passava la palla al cardiochirurgo, alla fase operativa. L’occhio clinico dell’esperienza si fonde con avanzati strumenti che consentono di intervenire su patologie, sia benigne, sia maligne, e ti permettono finalmente di fare una reale prevenzione. Nel caso delle cisti del pancreas, ad esempio, che si ritrovano nel 10-20% della popolazione si possono celare i precursori del tumore del pancreas che è tuttora uno dei tumori curabili solo se individuato a uno stadio precoce. È una delle verifiche che si possono effettuare per prevenire guai pericolosi ed è una cosa che pochi fanno. C’è un grosso sviluppo anche nell’effettuare biopsie sul pancreas, addirittura di agire, tramite sosfisticati sistemi, con le radiofrequenze. Così come si possono asportare lesioni precoci dello stomaco e del colon. Con la colonoscopia si individuano i polipi che possono trasformasi in tumori e che vengono eliminati. Così pure le ulcere che possono presentarsi come un’emergenza, se sanguinanti o perforate, e che vengono curate con l’endoscopia: ci sono procedure di emostasi, con le clip metallche o con la coagulazione mediante argon plasma, che fanno cessare il sanguinamento. Anche nei soggetti epatopatici o cirrotici che arrivano sanguinati al Pronto Soccorso per i quali si procede l’emostasi
immediata endoscopica. Ovviamente per arrivare a questo bisogna effettuare una valutazione clinica per poi passare a esami più sofisticati.
Gli screening hanno dimostrato quanto si possa ridurre l’incidenza del tumore al colon e dalla fine del periodo Covid, stiamo lavorando su sintomi trascurati che possono avere brutte conseguenze.
Una colonoscopia accurata, prevede una precisa preparazione per avere una pulizia ottimale, e non comporta solo la diagnosi di un eventuale tumore, ma ne individua i precursori. Con una telecamera andiamo ad osservare l’intestino in tutte le sue parti e, sull’altro versante, riusciamo ad esplorare l’esofago, lo stomaco e il duodeno. Rimane una parte tra uno e l’altro che è l’intestino tenue che puo’ essere studiato in altri modi. Il primo esame può essere l’ecografia delle anse intestinali e, a seguire, la videocapsula che sono tra le più grosse novità. Per vedere oltre la parete del tratto digerente è ormai irrinunciabile l’ecoendoscopia, una tecnica minivasiva che permette la massima precisione sia nella diagnostica, ad esempio nella stadizione di tumori dell’esofago, dello stomaco e del retto, ma anche di organi al di fuori del digerente, primo fra tutti il pancreas con immagini e biopsie di precisione come anche la possibilità di trattamenti mirati: è il suo punto di forza.
La stessa metodica si utilizza nella diagnosi e qualche volta nella cura dei calcoli delle vie biliari e della colecisti, anche in situazioni di urgenza e questo si ottiene grazie al coinvolgimento e alla collaborazione con altri reparti, in primis la chirurgia. L’approfondita conoscenza della motilità di tutto il tubo digerente ha favorito una serie di ricerche che hanno chiarito il ruolo fondamentale del sistema nervoso autonomo gastrointestinale e le alterazioni della sensibilità viscerale in vari disordini “funzionali”, che vanno dall’esofago al colon.
Si è poi sempre più documentata l’importanza degli agenti infettivi, causa di importanti patologie digestive come l’infezione da Helicobacter Pylori responsabile primo dell’ulcera peptica, soprattutto duodenale. Le suddette scoperte hanno portato allo sviluppo di efficaci terapie innovative, quali i farmaci H2 antagonisti prima e gli inibitori di pompa protonica successivamente e la combinazione di questi ultimi con gli antibiotici, che hanno effettivamente consentito di curare con successo e spesso in maniera definitiva molti pazienti con affezioni digestive alte. Ma bisogna evitare di incorrere in un utilizzo inappropropriato di questi potenti farmaci.
Per evitare guai, è opportuno entrare in contatto con un Gastroenterologo, per realizzare eventuali indagini specifiche, sottoporsi a controlli periodici e, come sempre, avere uno stile di vita il più possibile sano evitando fattori di rischio
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Dr. Orazio Valsecchi Cardiologo
Laurea in Medicina e Chirurgia Specializzazione in Malattie dell'apparato Cardiovascolare presso l’Università di Pavia Già Direttore Dipartimento Cardiovascolare Papa Giovanni XXIII
La figura innovativa del Cardiologo interventista
“Sono un uomo fortunato perché ho capito a 16 anni, facendo il volontario della Croce Rossa, che quella sarebbe stata la mia vita. Mi sono diplomato in Ragioneria, ho sostenuto l’esame integrativo e mi sono iscritto alla facoltà di Medicina di Pavia e, dal terzo anno, ho potuto frequentare l’ospedale dove ho iniziato a lavorare. Ho capito che sarebbe stata la mia strada e l’ho abbracciata completamente, anche perché ho avuto l’occasione di entrare in un reparto di Cardiologia. Ho conseguito la specializzazione, ho iniziato in un centro di riabilitazione e quindi sono arrivato a Bergamo dove ha avuto la fortuna di fare il cardiologo negli anni ‘80, quelli di Lucio Parenzan e Giorgio Invernizzi, Medici a cui a cui devo molto. Erano Prmari intelligenti e illuminati anche perché allora non esisteva la cardiologia di oggi. Si era agli albori per l’emodinamica che è diventata la mia specialità. Si iniziava ad andare ‘dentro il cuore dall’esterno’ per verificarne i problemi e, una volta individuati, si affidava il paziente alla chirurgia. È iniziata così la strada della cardiologia interventistica dove il cardiologo non era più solo lo specialista che diagnosticava la malattia e la curava con le medicine, ma iniziava a fare qualcosa di terapeutico. Ad esempio, dopo aver individuato le ostruzioni nelle coronarie, era possibile andare a ripristinarne il flusso normale. Il grande salto è stato fatto con l’angioplastica primaria nell’infarto acuto dove si sono avuti i maggiori risultati passando dal 20% di mortalità al 3%. Quando un vaso sanguigno importante si ostruisce acutamante, il cuore ne soffre perché non riceve il sangue come dovrebbe ma, se riusciamo a ripristinare la pervietà di quel vaso, il flusso riprende, il cuore non si ricorderà nemmeno cosa sia successo e
consentirà al paziente di riprendere una vita normale. Con la coronografia si entra nelle coronarie per valutarne lo stato e, riscontrata l’entità della patologia, si interviene con l’angioplastica coronarica e gli stent, dispositivi che nel tempo si sono molto evoluti. Un tempo si introduceva una specie di palloncino ma successivamente la coronaria tendeva a richiudersi. In seguito si è passati a stent metallici ma anche così si aveva una percentuale di restenosi importante. Recentemente la ricerca ha introdotto gli Stent medicati i quali, dopo il loro inserimento, rilasciano un farmaco che mantiene la pervietà del vaso sanguigno.
Una cosa di cui mi sono interessato tra i primi al mondo è stato cambiare l’approccio di partenza, ossia il punto di introduzione degli stent per raggiungere le coronarie. Inizialmente si utilizzava l’arteria femorale, un grosso vaso che però spesso dava complicanze. Si è provato quindi ad entrare dal polso del paziente e le complicanze si sono quasi azzerate mentre l’approccio femorale rimane utilizzato per tanti altri casi.
Il cardiologo interventista è quindi una figura nuova diventata fondamentale nell’ambito della cardiopatia ischemica. Con la moderna tecnologia diagnostica vediamo perfettamente le immagini del profilo delle coronarie molto da vicino. Come un miope che mette gli occhiali. Recentemente per vedere ancora meglio la struttura delle coronarie c’è un tecnica chiamata OCT, tomografia a coerenza ottica, una modalità innovativa di imaging endovascolare che fornisce in tempo reale sezioni tomografiche delle arterie coronarie ad elevata risoluzione e, grazie a raggi infrarossi, permette di vedere molto bene le componenti delle placche che ostruiscono i vasi sanguigni e consente di ottimizzare l’intervento con lo stent. Oggi la Cardiologia interventistica è orientata anche alla soluzione dei problemi alle strutture cardiache al di fuori delle coronarie, ad esempio alle valvole cardiache o nel caso di particolari difetti congeniti del cuore. Invece di essere il chirurgo che ripara la struttura con un ‘patch’, una specie di toppa, si mettono due dischi uno da una parte e uno dall’altra che correggono il difetto partendo da una vena della gamba senza aprire il torace del paziente.
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Le valvole cardiache possono avere difetti congeniti ma, soprattutto, possono andare incontro ad un invecchiamento precoce sviluppando una stenosi. Oggi, in casi selezionati, non vengono più sostituite come si faceva una volta ma si applica una nuova valvola all’interno di quella degenerata. Una piccola struttura metallica con lembi di tessuto biologico che ha la funzione di una valvola naturale, intervenendo con una pratica poco invasiva, senza anestesia totale e senza aprire lo sterno, minimizzando così i rischi per una popolazione che invecchia sempre di più e quindi è sempre più fragile.
Per evitare patologie cardiovascolari bisognerebbe poter scegliere i genitori giusti che non abbiano avuto malattie al cuore ma, non essendo questo possibile, è indispensabile evitare i maggiori fattori di rischio rischi come il fumo, valori alti di colesterolo, pressione alta, sedentarietà, sovrappeso e quell’atteggiamento molto diffuso di grande competitività che provoca stress e danneggia le coronarie.
Il lavoro che svolgiamo oggi ha un futuro limitato e, anche se non sono in grado di dire in quanto tempo, credo che la genetica sostituirà molti di questi interventi. Chi è predisposto all’infarto, chi ha malformazioni dalla nascita o presenta fattori di rischio, avrà a disposizione terapie geniche che impediranno o correggeranno lo sviluppo di certe patologie non solo cardiovascolari ma anche in altri campi della medicina. Inoltre gli interventi non saranno più effettuati dalle mani di un chirurgo ma dalla robotica con un cardiologo specializzato nel pilotare queste apparecchiature.
La vita media della popolazione che aumenta porterà a questi interventi molto frequentemente. Già oggi un terzo della popolazione ultraottantenne ha problemi di queso tipo.
Dr. Orazio Valsecchi Cardiologo
Per i primi interventi di by-pass coronarico, era il 1975, la selezione era rigidissima e si interveniva solo su soggetti al di sotto dei 50 anni. Oltre quell’eta non si interveniva in quanto era considerato troppo rischioso.
Oggi l’angioplastica non ha limite temporale e si sono realizzati interventi anche su persone anche centenarie.
Dagli anni Ottanta ad oggi ho vissuto una parabola ascendente perché ho avuto la fortuna di svolgere un lavoro di grande soddisfazione che avrei pagato per fare. Tant’è che adesso che sono in pensione da tre anni, continuo a esercitare come cardiologo interventista non retribuito.
Lo faccio per me, per mantenermi attivo ed aggiornato ma anche per molti dei miei pazienti che me lo chiedono.
Adesso sono solo il direttore di me stesso, ho una grande respondabilità nei confronti dei pazienti, ma non devo più occuparmi delle problematiche della direzione di un reparto.
Concludo con una riflessione relativa alle cause legali intentate contro i cosiddetti casi di malasanità e indotte da certa scandalosa pubblicità.
Sono cose che fanno male a chi come tanti medici ha dedicato tutta la sua vita per la salute del prossimo e non hanno mai contato le notti passate in corsia per emergenze di ogni tipo.
Possono esistere le complicanze e anche gli errori ma non è possibile dare per scontata la malafede del medico.
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Zucche e Meloni
ZUCCHE
E MELONI
ALLA LORO STAGIONE E’ PROPRIO VERO CHE I PROVERBI CONTADINI NON HANNO TEMPO.
Il tempo scorre sempre più veloce, fugit irreparabile dicevano i Romani e ci accorgiamo di quanto sia sempre più difficile stargli dietro. Non riusciamo più a controllare gli eventi. Non che prima si potesse fare, ma l’uomo contemporaneo che sta viaggiando per raggiungere Marte e che pensa di creare delle colonie sulla Luna per antagonizzare il sovrapopolamento della Terra, non è capace di risolvere i piccoli problemi di casa propria, partendo dalla guerra in Ucraina, passando dalle nefadendezze del regime iraniano, fino alla ormai ultradecennale guerra della Palestina. Come possiamo guardare ad un futuro così lontano se non siamo in grado di risolvere i problemi del presente. È mai possibile che organismi come l’Onu, la Nato, il G7, il G20 e tutto ciò che desideriamo metterci, come l’Oms per esempio, non riescano a controllare e definire gli eventi che ci assalgono e circondano?
La Palestina è li ferma con i suoi problemi, l’Iran ci assedia psicologicamente e non solo, il Qatar ci colonizza islamicamente e noi andiamo a portar visione ed importanza ai loro mondiali di calcio. l’Oms è stata assolta nel silenzio per la pandemia che non ha saputo impedie per manifesta incapacità, ma soprattutto per collusione con i cinesi.
L’Onu non è mai stato in grado e non lo è oggi di risolvere sia il problema palestinese sia quello dell’immigrazione incontrollata afro-europea, i vari G 7/8/20 non hanno più idee sul da farsi e la nostra povera Europa, la sua comunità imbelle, oltre che farsi corrompere dal Qatar, dai gruppi delle Multinazionali e decidere su cosa dovremo mangiare insieme alla polenta (non più gli uccelli bensì le cavallette) non sa fermare la guerra ucraino-russa e si prosta agli USA che fanno solo i loro interessi.
Il Bel Paese nel suo piccolo tenta di emergere e di fare cose buone con un Governo che da cica 2 mesi tenta di correggere 20 anni di storture mediate da una sinistra che si sta manifestando per quella che è: irascibile, furibonda per aver perso il Governo (ma non il potere, quello ci vorranno anni e anni per smontarlo), incapace di fare autocritica e, come avviene in tutte le democrazie mature del mondo, collaborare sui punti di forza necessari per raddrizzare la situazione italiana. Ad esempio partendo dalla Giustizia e dalla Magistratura, per arrivare allo snellimento della burocrazia e rimettere in ordine il rapporto con la UE a tutti i livelli, partendo appunto dall’immigrazione incontrollata sino a giungere alla difesa degli interessi nazionali.
Speriamo che, dopo il tempo parlato delle Zucche, vuote, ora, nel tempo dei Meloni si possa pensare di cambiare rotta, lasciando da parte l’astio e le nefandezze delle manifestazioni ostili con retrogusto di brigate rosse o, peggio ancora di metodi stalinisti.
Governare significa trovare soluzioni per il Popolo, composto da vari gradi di attenzione, dai giovani, ai pensionati (quelli veri però non baby o altro), dagli indigenti ai neonati.
Insieme possono essere fatte delle rivoluzioni intelligenti, e creare i presupposti per una rinascita futura a breve e medio termine.
Ben venga un Terzo Polo che abbandoni le azioni barricandere e che ponga invece possibili soluzioni e dia suggerimenti veri e leali, ben venga il cambiamento nel comportamento tra idee politiche diverse, che si sia avversari e non nemici, ben venga il senso di Nazione libera da ideologie malsane, ben venga il rispetto della volontà popolare espressa con libere elezioni, ben venga l’era in cui i ragazzi rispettino gli insegnanti e gli insegnanti elevino la loro cultura e capacità d’insegnamento, ben venga che si legga di più e si vedano meno social inutili, ben venga che finalmente si rispetti il concetto che la Mia libertà finisce quando comincia la Tua….. potrei dire che questa è la sintesi della lettera che manderei a Gesù Bambino pregando che almeno, se non tutti alcuni dei miei desideri si avverino grazie a Lui e a tutti gli Uomini di Buona Volontà.
Buon Natale a tutti.
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POLITICANDO di Maurizio Maggioni
MERRY SOUK 2022
#SOLOCOSEBELLE PER L’EVENTO PRE NATALIZIO PIÙ ATTESO ALL’ALBERETA RELAIS & CHATEAUX
Il tradizionale Souk natalizio de L’Albereta Relais & Chateaux, giunto ormai alla sua diciottesima edizione, si è concluso in grande stile, superando le aspettative del suo affezionatissimo pubblico e della sua madrina, Carmen Moretti de Rosa, AD della divisione alberghiera Holding Terra Moretti, TerraMorettiResorts, a cui fanno parte i prestigiosi hotels L’Albereta in Franciacorta e l’Andana resort
“Il Souk de L’Albereta dal 2004, è da 18 anni, un incontro di tante cose: anzi di tante cose belle, di persone, di idee ma anche della possibilità dell’Albereta Relais & Chateaux di essere un luogo che ospita e amplifica temi importanti come il Made In Italy o come i progetti che portano aiuto a persone meno fortunate e un’attenzione speciale per le donne e i bambini” – racconta
Anche quest’anno, è il made in Italy a far da protagonista tra accessori, abbigliamento, gioielli, home design, bellezza, borse, cappelli, pigiami, kimono; e poi ancora, prodotti di cosmesi naturale ottenuti da piante e fiori raccolti nelle montagne, piccole realtà artigianali in chiave sostenibile, oggetti nati dal recupero e dal riuso di materie prime, creazioni innovative e alto artigianato, tanti modi di vestire la tavola. Davvero tante le proposte in mostra, con l’adesione di 51 espositori, raddoppiati rispetto alle precedenti edizioni; tra gli espositori anche, La Bottega di Mariella, da sempre la boutique della Signora Giovanna Tedeschi all’interno del Relais, il corner monobrand #solocosebelle e Chenot Espace ; tra caldi bracieri e faggi illuminati, la piazza del salone delle Feste si è trasformata in un rendez-vous di gourmand professionisti, la ciccia del Corner Cecchini Panini, La Dolce Merenda del Bar Foyer con le sue mele caramellate, L’Aperitivo di Stanza54 e il ritorno del brunch, il Ristorante Leone Felice Vista Lago, Pizzeria La Filiale di Franco Pepe, il Ristorante Quintale ad Erbusco. Due, gli appuntamenti speciali di questa edizione. Sabato 26 novembre, Csaba della Zorza ha presentato in anteprima il suo nuovo libro Cucina Economica, Guido Tommasi Editore, riscaldata da un sole quasi primaverile, ma soprattutto dal suo numerosissimo pubblico di affezionati lettori.
Domenica 27 novembre, una Chiacchierata di Merito condotta da Adelaide Corbetta, presidente The Circle Italia con Claudia Parzani, presidente Borsa Italiana, Laura Burdese, Bulgari Vice President Marketing & Communication oltre a Carmen Moretti de Rosa. Da quasi trent’anni, luogo d’incontro tra il lago d’Iseo ed i vigneti della Franciacorta, la terrazza del Ristorante Leone Felice Vista Lago, è riuscita a riunire oltre trenta donne - «Noi riportiamo qui con gioia i valori del cerchio, i nostri progetti dedicati alle bambine, alle ragazze, alle donne; torniamo con sorrisi e gratitudine per Carmen Moretti de Rosa che anche quest’anno ha scelto The Circle Italia Onlus», dice la presidente Corbetta.
Ancora una volta, Xmas Souk si mostra come un mix complesso di ingredienti, perfettamente mescolati e meticolosamente dosati, una ricetta di pensieri felici, di profumate bollicine e di momenti gustosi, da condividere tutti insieme, in cerchio, davanti al camino di una storica dimora in Franciacorta.
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ph. Comune di Brescia
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Bellissima per Natale
Sebastiano Navarra Rinascimento pop
Un talento prorompente, dalla sua prima mostra a Montecarlo nel 1999 ad oggi Sebastiano Navarra, si presenta come un Maestro gentile, così come gentili sono le sue opere: entrano nello spazio, lo occupano, ti parlano, ti guardano, vogliono comunicare con te ma lo fanno attraverso la sottile delicatezza di una profonda eleganza stilistica e culturale Composizioni dal taglio prospettico perfetto unite ad un cromatismo tanto empatico quanto la scelta dei soggetti ritratti. Fortemente influenzato da Picasso, Sebastiano riconosce e ama tutte le sue fasi della storia. Lo stesso si può dire per Raffaello, Michelangelo, Leonardo da Vinci e tutti quelli che rappresenta nella sua arte. Il suo dilemma, confessa, è come tradurre quelle personalità - i Grandi - nel mondo di oggi e renderli pop-culturalmente rilevanti, in modo che possano vivere con lui in questa vita.
Fino al 22 Dicembre MILANO Spazio Andrea Dall’Olio Art Meets Design Viale Monza 106
Dobbiamo, per forza, fare un riferimento anagrafico: a 91 anni dipinge come un ragazzino con la saggezza data dall’esperienza di una vita di lavoro e viaggi, di studio e passioni, di storia e letteratura. Le sue opere sono poesia, intrisa da uno storytelling prorompente capace di entrare nell’immaginario di qualsiasi appassionato d’arte.
Sebastiano è nato a Milano, in Italia, da genitori spagnoli e italiani che hanno incoraggiato la sua creatività fin dalla tenera età. All'età di 16 anni, erano gli anni '40 Sebastiano dipingeva già ritratti "fotografici" di personaggi famosi, e dopo l’accademia di Belle Arti a Brera vince un prestigioso premio per lavorare con J. Walter Thompson a Bogotà, in Colombia. Fu lì che Sebastiano iniziò la sua carriera professionale come artista dopo uno spettacolo tutto esaurito al Museo Nazionale intitolato "Le città scomparse", affascinando l'essenza della Pop Art negli anni '60. Come i grandi, Sebastiano vorrebbe far fermare e meditare le persone, per farle provare emozioni in questo mondo affrettato in cui viviamo, quindi è a loro che dedica la sua arte. Oggi le sue opere si trovano in collezioni private in tutto il mondo, che hanno esposto in Europa, Sud America e Sud-Est asiatico.
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Patrick Procktor A View From a Window
A distanza di cinquant'anni da una piccola personale dell'artista inglese organizzata a Bologna dallo Studio La Città di Hélène de Franchis, Palazzo Bentivoglio apre i suoi spazi dedicati alle mostre a un percorso monografico su Patrick Procktor (1936-2003), protagonista imprescindibile, ma tuttora poco noto, del panorama artistico londinese degli anni Sessanta e Settanta.
Figura contraddittoria e flamboyante, Procktor fu marxista e snob, omosessuale e padre di famiglia, viaggiatore in luoghi esotici e assiduo frequentatore di Venezia, riuscendo a tracciare una parabola seducente e altamente personale nel campo della figurazione, dagli esordi sperimentali, sulla scorta di Bacon e Vaughan, alle reciproche influenze con il sodale Hockney, fino a giungere presto a una cifra stilistica ben riconoscibile.
Fino al 5 febbraio 2023 Palazzo Bentivoglio, via del Borgo di San Pietro 1, Bologna www.palazzobentivoglio.org
Tanto in pittura quanto nel medium privilegiato dell'acquerello, Procktor è stato capace di caricare di tensioni nuove e personali i generi tradizionali del ritratto e del paesaggio, calandoli nell'autobiografia e mettendoli in discussione, in un costante gioco ironico tra profondità della rappresentazione e valori di superficie. A mettersi in posa sul divano della casa di Manchester Street, per venire catturati con sottigliezze a volte deformanti, sono gli amici intellettuali, i figli, i colleghi artisti e gli amanti, mentre la geografia dei suoi spostamenti fra Londra, l'Italia, il Marocco, l'Egitto, la Cina, viene registrata da una vasta produzione di fogli di viaggio, che è innanzitutto un campionario di felicissime intuizioni formali e virtuosismi luminosi.
La mostra, che si sviluppa a partire da un nucleo di opere della collezione permanente di Palazzo Bentivoglio, presenta al pubblico una selezione di una sessantina di lavori, fra dipinti, acquerelli e disegni, datati dai primi anni Sessanta ai primi anni Novanta, alcuni dei quali già esposti a Bologna nel 1972. Il titolo, che viene da un'opera di Palazzo Bentivoglio, vuole sottolineare il carattere del tutto peculiare e soggettivo di una ricerca ostinatamente figurativa, connotata da grande indipendenza, per quanto del tutto calata nel suo tempo: una porzione di mondo, come quella – appunto – visibile ad apertura di finestra.
I prestiti giungono in gran parte da collezioni private italiane e inglesi ed essenziale è stata la collaborazione di Gabriella Cardazzo della storica Galleria del Cavallino di Venezia, amica e mercante di Procktor in Italia. La Redfern Gallery di Londra, che ha rappresentato l'artista per tutta la sua vita, invierà un importante gruppo di dipinti, datati dal 1964 al 1989, mentre due grandi acquerelli del 1969 arriveranno in prestito da Osborne Samuel.
Dolceria Fatur
Soppesare, impastare, lievitare, aspettare, guarnire, progettare… e molto altro ancora. La Dolceria Fatur coniuga in maniera sapiente ed equilibrata, una pasticceria classica con sala da tè e caffetteria ad una visione più moderna grazie all’intraprendenza, alle capacità e all’estro creativo di Matteo Comi. All’interno degli spazi che ospitano l’hotel e ristorante El Fatur di Cisano Bergamasco, infatti, è stato ricreato un ambiente conviviale dove fare colazione ogni mattina, assaporare il brunch della domenica e gustare dei lunch & dinner molto creativi a cui far seguire, se l’appetito vien mangiando, un aperitivo pop e un assaggio delle pizze gourmet proposte da Matteo.
Cisano Bergamasco Via Roma, 2 Tel. 035.4364090 www.dolceriafatur.it Facebook: @faturdolceriacisano Instagram: @dolceria.fatur
FONDATORI PUBBLICI ISTITUZIONALI FONDATORI PARTNER ISTITUZIONALE SOSTENITORI ADERENTI SOSTENITORI ORDINARI CON IL SOSTEGNO CON IL CONTRIBUTO FONDAZIONE DEL TEATRO GRANDE DI BRESCIA 27 GENNAIO ORE 20.00 RIDOTTO DEL TEATRO GRANDE ENSEMBLE DEL TEATRO GRANDE LA MEMORIA DELLA MUSICA 28 GENNAIO ORE 11.00 SALA GRANDE LEZIONI DI STORIA LAURA PEPE ROMA E L’EREDITÀ CLASSICA 3 FEBBRAIO ORE 20.00 SALA GRANDE ORCHESTRA DEL TEATRO LA FENICE SPERANZA SCAPPUCCI DIRETTRICE 4 FEBBRAIO ORE 11.00 SALA GRANDE LEZIONI DI STORIA ALESSANDRO MARZO MAGNO VENEZIA E L’ALBA DEI LIBRI 9 FEBBRAIO ORE 20.00 SALA PALCOSCENICO BORSONI STEFANIA TANSINI MY BODY TRIO 11 FEBBRAIO ORE 11.00 SALA GRANDE LEZIONI DI STORIA VALERIO MAGRELLI PARIGI E LA CULTURA MALEDETTA 17 FEBBRAIO ORE 19.00 E ORE 21.00 SALONE DELLE SCENOGRAFIE NICOLA GALLI E SATURNINO ZELIG 18 FEBBRAIO ORE 11.00 SALA GRANDE LEZIONI DI STORIA PAOLO NORI SAN PIETROBURGO E LE AVANGUARDIE 20 E 27 FEBBRAIO ORE 20.00 RIDOTTO DEL TEATRO GRANDE FULVIO LUCIANI VIOLINO JOHANN SEBASTIAN BACH. SONATE E PARTITE PER VIOLINO SOLO 24 E 25 FEBBRAIO LA GRANDE NOTTE DEL JAZZ 3 MARZO ORE 20.00 SALA GRANDE ISRAEL GALVÁN LA CONSAGRACIÓN DE LA PRIMAVERA 4 MARZO ORE 11.00 SALA GRANDE LEZIONI DI STORIA ALBERTO MARIO BANTI SAN FRANCISCO E LA CONTROCULTURA ROCK 9 MARZO ORE 20.00 SALONE DELLE SCENOGRAFIE DÈDALO ENSEMBLE L’AMORE STREGONE 15 MARZO ORE 20.00 RIDOTTO DEL TEATRO GRANDE RUGGERO RUOCCO PIANOFORTE AUGUSTO MAZZONI RELATORE INCONTRI TRA FILOSOFIA E MUSICA. PENSATORI AL PIANOFORTE 17 MARZO ORE 20.00 SALA GRANDE TRAJAL HARRELL/ SCHAUSPIELHAUS ZÜRICH DANCE ENSEMBLE THE KÖLN CONCERT 24 MARZO ORE 20.00 SALONE DELLE SCENOGRAFIE MDI ENSEMBLE 28 MARZO ORE 20.00 SALA PALCOSCENICO BORSONI CRISTINA KRISTAL RIZZO MONUMENTUM. THE SECOND SLEEP | PRIMA PARTE/IL SOLO 30 MARZO ORE 20.00 SALA PALCOSCENICO BORSONI CRISTINA CAPRIOLI SCARY SOLO 14 APRILE ORE 20.00 SALA GRANDE MARIA JOÃO PIRES PIANO SOLO DAL 16 AL 21 APRILE SALA GRANDE OPERADOMANI FLAUTO MAGICO. IL SUONO DELLA PACE 9 MAGGIO ORE 20.00 SALA GRANDE SASHA WALTZ & GUESTS IN C 14 MAGGIO ORE 17.00 SPAZI DELLA CITTÀ VIRGILIO SIENI AGORÀ. LE CITTÀ VICINE DAL 18 AL 20 MAGGIO ITINERANTE CRISTIAN CHIRONI BERGAMO BRESCIA DRIVE 21 MAGGIO ORE 17.00 FACCIAMO LA BANDA 23 MAGGIO ORE 20.00 SALA GRANDE ORCHESTRA STU.D.I.O. DEL CONSERVATORIO LUCA MARENZIO DI BRESCIA PIER CARLO ORIZIO DIRETTORE 26 MAGGIO ORE 20.00 SALA GRANDE ORCHESTRA SINFONICA NAZIONALE DELLA RAI KIRILL PETRENKO DIRETTORE 9 E 10 GIUGNO FESTA DELL’OPERA DAL 20 GIUGNO ALL’11 SETTEMBRE IL GRANDE IN PROVINCIA DA GENNAIO A DICEMBRE GRANDE COMUNITÀ DAL 1° LUGLIO AL 3 SETTEMBRE GRANDEBRIXIA IL GRANDE AL TEATRO ROMANO ANTEPRIMA 17 LUGLIO ORE 17.00 INAUGURAZIONE 20 LUGLIO ORE 20.00 22 LUGLIO ORE 18.00 SALA GRANDE MADAMA BUTTERFLY 15 E 16 SETTEMBRE STACCANDO L’OMBRA DA TERRA ESSERE GIOVANI ITALIANI NEL 2023 16 SETTEMBRE ORE 18.00 SPAZI DELLA CITTÀ CLÉDAT ET PETITPIERRE LES BAIGNEURS 19 SETTEMBRE ORE 20.00 RIDOTTO DEL TEATRO GRANDE PIERANGELO TABONI PIANOFORTE TRANSIRE 21 SETTEMBRE ORE 20.00 SALA GRANDE YOUTH SYMPHONY ORCHESTRA OF UKRAINE OKSANA LYNIV DIRETTRICE 3 E 4 OTTOBRE ORE 20.00 RIDOTTO DEL TEATRO GRANDE ANNAMARIA AJMONE SENZA TITOLO 7 OTTOBRE ORE 15.30 SPAZI VARI IL GRANDE PER I PICCOLI 13 OTTOBRE ORE 20.00 15 OTTOBRE ORE 15.30 SALA GRANDE DIE ZAUBERFLÖTE 19 OTTOBRE ORE 20.00 SALONE DELLE SCENOGRAFIE FABRIZIO SAIU MÈTRON EXTENDED 22 OTTOBRE ORE 11.00 RIDOTTO DEL TEATRO GRANDE ENSEMBLE DEL TEATRO GRANDE 23 OTTOBRE ORE 20.00 SALA GRANDE BATSHEVA DANCE COMPANY MOMO DI OHAD NAHARIN 3 NOVEMBRE ORE 20.00 5 NOVEMBRE ORE 15.30 SALA GRANDE LUISA MILLER 8 NOVEMBRE ORE 20.00 SALONE DELLE SCENOGRAFIE PANORCHESTRA 9 NOVEMBRE ORE 20.00 SALA GRANDE AILEY II REVELATIONS 11 NOVEMBRE ORE 16.00 SALA GRANDE SENTIERI SELVAGGI ZOOLOGIA 20 NOVEMBRE ORE 20.00 SALA GRANDE ORCHESTRA UTOPIA TEODOR CURRENTZIS DIRETTORE 24 NOVEMBRE ORE 20.00 25 NOVEMBRE ORE 15.30 SALA GRANDE LES BALLETS DE MONTE CARLO ROMEO E GIULIETTA 29 NOVEMBRE ORE 20.00 SALONE DELLE SCENOGRAFIE PAOLO GORINI PRISMI 1 DICEMBRE ORE 20.00 3 DICEMBRE ORE 15.30 SALA GRANDE DON CARLO 4 DICEMBRE ORE 20.00 RIDOTTO DEL TEATRO GRANDE FULVIO LUCIANI VIOLINO MASSIMILIANO MOTTERLE PIANOFORTE 17 DICEMBRE ORE 20.00 SALA GRANDE LUIGI PIOVANO VIOLONCELLO ANTONIO PAPPANO PIANOFORTE 20 DICEMBRE ORE 20.00 SALA GRANDE ORCHESTRA ACCADEMIA BIZANTINA OTTAVIO DANTONE DIRETTORE CONCERTO DI NATALE ISRAEL GALVÁN LA CONSAGRACIÓN DE LA PRIMAVERA PH. JEAN-LOUIS DUZERT
A.Ri.Bi.
Le zone 30 riducono gli incidenti, favoriscono la mobilità a piedi ed in bicicletta delle persone di tutte le età e concorrono a favorire stili di vita attivi.
Se si istituiscono quelle, va da sé che non si necessita delle Bike lane. Oggi la velocità in città non differisce di molto, quindi sarebbe opportuno che fosse estesa dappertutto. Cito ad esempio il marciapiede di Borgo Palazzo all’altezza della pensilina sopra la tram&bike. In quel tratto e andando verso il centro, le bici sono un vero pericolo perché transitano sul marciapiede creando commistione con i pedoni. Se si analizza l’età media dei pedoni che per lo più e nelle ore centrali del giorno, lo percorrono, questi sono per lo più persone con gli istinti rallentati dall’età avanzata. Si è generato un clima di tensione e si è sviluppata acredine verso coloro che a mezzo di acceleratori di velocità “attentano” alla salute e sicurezza. Lì ad esempio la Zona 30 potrebbe mettere tutti d’accordo . Tanti i vantaggi della promozione di una corretta mobilità sostenibile che permette non solo di ridurre gli incidenti stradali ma anche, le malattie derivanti da sedentarietá, le situazioni di solitudine nelle quali vivono anziani e bambini che non hanno autonomia di movimento per la paura del traffico e dallo stress generato dal doverlo affontare.
QUARTIERI SICURI
È fondamentale cercare di controllare e ridurre la velocità delle auto per motivi legati alla sicurezza, ai costi sociali e agli impatti che questa ha sull’ambiente urbano.
Gli effetti benefici: maggiore sicurezza per occupanti, pedoni, bambini, anziani, ciclisti, disabili. Ridurre la velocità significa ridurre l’esposizione al rischio di chi guida e di chi potenzialmente entra in contatto con il mezzo. Una riduzione del 10% della velocità comporta una riduzione dei decessi pari al 30%. Questo avviene poiché a velocità più bassa il conducente ha bisogno di meno spazio da coprire per reagire e per fermare il veicolo. A 50 km/h una vettura necessita di circa 28 metri per fermarsi, a 30 km/h necessita di soli 13 metri. Una riduzione della velocità in città ridurrebbe di molto l’esposizione al rischio di tutte le categorie deboli: bambini, anziani, ciclisti, disabili.
Riduzione del rumore.
Il rumore nelle città è responsabile di fenomeni quali l’irritabilità, la perdita di concentrazione negli adolescenti, i disturbi del sonno etc. In area urbana, una riduzione della velocità da 50 a 30 km/h produce una riduzione di 3db del rumore. Un ambiente meno rumoroso è anche un ambiente dove è piacevole passeggiare e conversare.
Incremento della viabilità ciclabile. La riduzione della velocità ha un impatto benefico sulla bicicletta quale mezzo di trasporto. Se le vetture viaggiano a 30 km/h è possibile per le biciclette muoversi liberamente e senza pericoli nel traffico urbano, e questo incrementa l’utilizzo della bicicletta molto di più che con la creazione di piste ciclabili.
Diminuzione delle emissioni. Una riduzione della velocità in area urbana rende il traffico più scorrevole e riduce le esigenze di fermarsi e ripartire. Questo ha un impatto benefico dal punto di vista delle emissioni allo scarico, perché si riducono i transitori e si fa funzionare meglio il motore delle auto. Riducendo i transitori si riducono ad esempio gli ossidi di azoto (NOx), tra i precursori dell’ozono e quindi tra i responsabili dello smog fotochimico. Si riducono allo stesso tempo i consumi e le emissioni di CO2.
zona trenta
Più spazio a disposizione per i pedoni. Se la velocità delle vetture è elevata, lo sono anche gli spazi di frenata, per cui lo è la superficie occupata dal traffico stradale, sia in lunghezza che in larghezza. Riducendo a 30 km/h la velocità in area urbana lo spazio da destinare alle auto può essere leggermente ridotto, lasciando maggiore spazio ai pedoni ed ai ciclisti. Il dibattito sulla questione è aperto e coinvolgente, e trovo normale che su questo si scontrino visioni diverse. Peraltro, sono situazioni che attengono all’esperienza quotidiana di ognuno di noi, non appena scendiamo in strada (o saliamo in auto). Ben vengano quindi critiche ed occasioni di confronto.
La moderazione del traffico in ambito urbano è realizzabile con interventi di rapida attuazione e dai costi molto bassi, e produce un enorme beneficio non solo in termini di qualità della vita (minor rumore, stress, inquinamento, ecc.), ma anche dal punto di vista economico: basti pensare che ogni persona che muore sulle strade per incidente stradale ha un costo per la società di 1,5 milioni di euro! Investire in sicurezza stradale e nella moderazione del traffico, quindi, è anche un affare dal punto di vista economico! È bene che tutti lo tengano presente (elettori e candidati), quando si tratta di decidere come amministrare al meglio la propria città.
Claudia Ratti
Rocco Bergamo: una grande storia di vita
Questa storia inizia a Bergamo, la città più colpita dal Covid, nella quale la diffusione del virus è stata come uno tzunami. In quel periodo così difficile dal Rotary distretto “024 di Romano-Treviglio nasce l’idea di allestire un centralino telefonico in aiuto alle strutture sanitarie di primo intervento, subissate dalle richieste di assistenza. Diversi medici e odontoiatri sono stati così coinvolti dal dr. Maurizio Maggioni, rotariano e odontoiatra, con l’adesione di un numero incredibile di volontari, oltre cento tra medici, dentisti e operatori sanitari, come tutti noi bloccati in casa, ma entusiasti di poter dare una mano, anche solo con il telefono. Migliaia di persone si sono affidate a quel centralino quando nessuno prestava loro attenzione, per avere consigli, indicazioni sui famaci o anche solo per un supporto psicologico. Passati i momenti peggiori, si è pensato a come continuare quell’esperienza di vicinanza ed è stato ideato il “Progetto R.O.C.CO.”, acronimo di Registry Of Coronavirus COmplications, ma anche il nome di una delle prime vittime bergamasche, l’ing. Rocco Bettinelli, persona eccezionale che molto ha dato alla sua famiglia e alla comunità bergamasca. Ideato dalla dott.ssa Monica Vitali, dal dr. Maurizio Maggioni, vero e proprio motore organizzativo e dal dr. Massimo Allegri, è un progetto sociosanitario di ricerca in collaborazione con il prof. Lorini e il dr. Bugada, in forza all’Ospedale Papa Giovanni XXIII. e con Genos, società di ricerca croata unica al mondo per lo studio di specifici marcatori di malattia attraverso la glicomica.
Il progetto che ha ottenuto il patrocinio dell’ATS di Bergamo, del Comune di Bergamo, della Provincia di Bergamo, dell’Ordine dei Medici, quello delle Ostetriche di Bergamo, di AREU 118, degli istituti ospedalieri bergamaschi, di Vecchia Bergamo, di UniAcque, del comitato di Bergamo della Croce Rossa Italiana, anche grazie ad alcuni sponsor (Planetel, ATB, L’Eco di Bergamo, qui Bergamo e Bergamo Salute) comincia a muovere i primi passi già a giugno 2020 e prende quota ad ottobre. Per un anno seguirà, grazie all’instancabile lavoro di più di 40 operatori sanitari volontari, olte 650 persone, che avevano contratto il Covid e che sono state seguite per un anno, con interventi telefonici cadenzati ogni due mesi. Durante le telefonate non si raccoglievano soltanto i dati utili per lo studio scientifico, ma si ascoltavano anche le esigenze dei pazienti cercando, quando possibile, di rendersi utili risolvendo eventuali problemi.
Nello sapecifico si è creato un percorso fisiatrico, sotto supervisione del dott. Massimiliano Sacchelli e con l’aiuto di fisioterapisti dedicati coordinati dalla dott.ssa Giulia Gorghelli, con l’obiettivo di un recupero motorio per i pazienti che hanno aderito al progetto e che hanno manifestato gravi problematiche. Grazie alla collaborazione con Smart Clinic di Orio al Serio del Gruppo San Donato, sono stati seguiti quasi 150 pazienti con un ciclo di fisioterapia gratuito di 8 sedute.Tra questi pazienti più del 70% ha avuto un miglioramento delle capacità funzionali.
Inolte, grazie alla collaborazione del campione di immersioni, dr. Umberto Pellizzari e del collega dr. Federico Palumbo, sono stati distribuiti ai pazienti del Progetto Rocco alcuni video per conoscere speciali tecniche, sia per migliorare la capacità respiratoria, sia per apprendere procedure di rilassamento per meglio affrontare problematiche di angoscia e ansia legate al Covid. Si è inoltre provveduto alla creazione di un ambulatorio di terapia del dolore e, grazie alla collaborazione del dr. Massimo Allegri, all’orientamento per visite specialistiche qualora si fossero ritenute necessarie.
Il Progetto Rocco è stato il primo studio internazionale a osservare i sintomi post Covid per un anno. Lo studio è cominciato nel gennaio 2021 con l’arruolamento del primo paziente e si è concluso con il follow-up dell’ultimo paziente a giugno 2022.
I pazienti sia maschi (56.3%) sia femmine (43.7%), prevalentemente con un’età inferiore ai 60 anni, sono stati divisi in 5 gruppi a seconda della gravità della prima malattia COVID: asintomatici, paucisintomatici (sintomi minori ma senza necessità di ossigeno), insufficienza respiratoria lieve (ossigenoterapia), media (casco per ventilazione) e severe (intubazione).
Ad un anno di distanza dalla prima infezione il dolore è il sintomo cardine della malattia da long-COVID: il 28% dei pazienti (valutato con NRS su scala da 0 a 10 - ove superiore a 3 è considerato un dolore moderato-severo) continua ad avere un dolore maggiore di 3, senza alcuna netta riduzione in percentuale nel corso di un anno di osservazioni: chi sviluppa dolori dopo il Covid continua ad averli dopo un anno senza sostanziale miglioramento): nei pazienti con dolore a un anno, la sintomatologia è peggiorata nel corso dell’anno nel 17% dei pazienti, e solo nel 32% c’è stato un miglioramento del dolore. I restanti pazienti hanno un dolore costante nel corso dell’anno dopo l’infezione COVID.
Il dolore neuropatico (cioè quello legato ad una disfunzione del sistema nervoso sensoriale) è stato indagato con uno specifico questionario: circa il 10-15% dei pazienti riportano ancora tale specifico tipo di dolore a un anno. Purtroppo il dolore neuropatico è quello più difficile da trattare e a volte è invalidante. Indagando la capacità funzionali nella vita quotidiana e lavorativa, abbiamo rivelato che circa il 10% dei pazienti, ad un anno dall’infezione ha un dolore che influenza in maniera severa o molto severa la funzionalità quotidiana. Né il dolore né il suo impatto sulla vita dei pazienti tendono a migliorare nel corso dell’anno dopo l’infezione.
Influenza del dolore sulla capacità funzionali. Disturbi respiratori sono presenti a distanza di un anno nel 40 % dei casi mentre la sindrome da affaticamento cronico nel 55%.
Tali sintomi sono uniti, in circa 12-16%, dei pazienti, a disturbi del sonno e della concentrazione. Tale corteo di sintomi va ad influenzare le normali attività quotidiane in circa metà dei pazienti, nel 13% di essi in maniera severa fino ad un anno della malattia.
Tutto questo si riflette a distanza di un anno sulla qualità della vita dei pazienti: il 60% dei pazienti denuncia una peggiore qualità di vita a un anno, il 50% la riferisce come quotidiana, mentre 7 su 10 denunciano una riduzione della qualità della vita lavorativa.
SONO PASSATI DUE ANNI E MEZZO DA QUANDO ABBIAMO COMINCIATO A SENTIRE LA PAROLA COVID. LUNGHI, INTENSI, PESANTI. UN TEMPO CHE HA FORTEMENTE CAMBIATO IL MONDO E LE PERSONE. E RITORNARE CON IL PENSIERO A QUEL FEBBRAIO 2020 FA VENIRE I BRIVIDI E TI APPESANTISCE DI UN SENSO DI ANGOSCIA.
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Dr.ssa Monica Vitali e Dr. Mauizio Maggioni
Tali dati sono oggetto di una pubblicazione che verrà realizzata entro fine anno. Inoltre, lo studio ha ottenuto la collaborazione anche della Michigan University che permetterà un ulteriore ampliamento delle capacità di analisi dei dati e la creazione di una App dedicata ai pazienti con dolore post Covid Sono stati raccolti prelievi di sangue per lo studio di glicomica in 420 pazienti. I risultati sono in fase di analisi e verranno pubblicati entro tre mesi. Infine, abbiamo appena ricevuto la richiesta dal Past President della società mondiale di terapia del dolore (IASP - International Association for the Study of Pain) a partecipare a uno studio paneuropeo vista l’importanza dei dati ottenuti
Presentazione dei risultati Venerdì 11 novembre, presso il Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo, si è svolto un convegno che ha portato a conoscenza di tutti i dati raccolti. Con l’Organizzazione del dr. Maurizio Maggioni e del dott. Giuseppe Venuti, sono stati ringraziati i molti operatori impegnati, anche attraverso l’intervento in video del Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, la presenza del Sindaco Giorgio Gori e del Governatore del distretto Rotary di Bergamo 2024. Non sono stati presentati solo i dati sociosanitari e scientifici ma è intervenuto anche il past president della società mondiale di terapia del dolore Prof Lars Arendt Nielsen per ringraziare per l’importante contributo e chiedere la nostra partecipazione a un progetto europeo. Inoltre, è intervenuto anche il Prof Ennio Tasciotti, esperto mondiale in nanotecnologie, che ha chiesto la partecipazione del Progetto Rocco alla creazione di un consorzio europeo per lo studio del Long Covid e dolore che si propone di diventare il principale interlocutore europeo con le società scientifiche e le istituzioni europee su questo tema.
Rocco, quindi, ha concluso il suo primo obiettivo e è ora pronto per i prossimi progetti per portare anche a livello europeo l’esperienza nata e cresciuta a Bergamo: Rocco in Europa…. Il Progetto Rocco Bergamo è frutto di passione, dedizione ed energia che è stato reso possibile solo grazie al coinvolgimento e alla proattività di enti, istituzioni e aziende.
ph.Segio Nessi
telavevodetto
Storia d’amore, di mare e di libertà
Ricevo la lettera che segue ai primi di ottobre e mi incuriosisco molto nel leggere la storia di questa donna, Franca, della nostra terra che, dopo aver venduto per una fortuna l’azienda che aveva creato con il marito Sandro, si lascia tutto alle spalle e parte con lui in giro per il Mediterraneo a bordo di una barca a vela dal nome Velavevodetto… Dopo aver gironzolato per mesi, gettano l’ancora in un’isoletta dove mettono su casa, anzi un piccolo resort, in un angolo di paradiso. Capisco al volo che intende promuovere il suo piccolo hotel presso i nostri lettori e le rispondo: “Bella la sua storia, mi mandi del materiale e vediamo cosa possiamo fare…”.
Dopo pochi gioni arrivano le fotografie di un spiaggia incantata, affacciata su un mare trasparente e di un piccolo hotel con poche deliziose camere. Una vera delizia, lontano da tutto, tra la Puglia e la Grecia. Ci scambiamo ancora qualche e-mail e decidiamo di rimandare il servizio con il ritorno della bella stagione, prima della Pasqua del prossimo anno.
La storia di questi due però è così bella che decido comunque di pubblicarla anche se non è ancora il momento migliore per una vacanza sulla “loro” Isola. Qualche giorno dopo però rimango basito nel leggere che Sandro si è improvvisamente ammalato. “Febbre alta, una strana forma di polmonite. È stato ricoverato a Corfù e speriamo che possa guarire presto.”
Gli scrivo il mio dispiacere, capisco il suo smarrimento, sola in un Ospedale che certo non è il Papa Giovanni, senza nulla togliere… e mi rendo conto di sentirmi un po’ coinvolto in questa storia e succede quello che nessuno si augurava. “Questa mattina devo raccontarti che Sandro non ha superato l’ultima crisi è mi ha lasciato. Ho deciso di farlo seppellire qui sull’isola”.
Nell’ultimo messaggio mi dice che farà ritorno in Italia ma solo per il periodo delle feste e che passerà per conoscermi per poi tornare a quella piccola terra, a quel mare e a quel vento che gli portano ancora la voce del suo Sandro.
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Sono Franca Iapicca, bergamasca DOC, cresciuta a Bergamo in via Zambianchi, dove ho trascorso un’infanzia e un’adolescenza serena e felice, tra città alta e città bassa. Ricordo ancora che da ragazzina avevo l’obbligo di rientrare a casa al decimo rintocco delle campane del Campanone di Piazza Vecchia…. All’età di 19 anni mi sono trasferita a Milano per motivi di studio, essendomi iscritta al corso di laurea in Chimica e tecnologie farmaceutiche. A conclusione del percorso universitario, nel 1984, sono stata assunta da un piccolo centro di ricerche e controllo qualità nel settore farmaceutico BIOLAB - fortunatamente negli anni ’80 era molto più facile trovare un impiego rispetto ad oggi.
Lì mi sono fermata, sono cresciuta professionalmente, così come è cresciuto il piccolo centro di ricerche che è diventato un punto di riferimento per tutte le aziende italiane farmaceutiche e del biomedicale.
Dopo qualche anno, ho avuto la possibilità di diventare socia di maggioranza, insieme a colui che adesso è mio marito, Alessando Salvi, fondatore del centro di ricerche. All’inizio del nuovo millennio BIOLAB, con sede a Vimodrone (MI), aveva circa 100 dipendenti, apre una seconda in Spagna, a Barcellona, dove erano impiegati una cinquantina di dipendenti.
Nel 2010 si è presentata una grossa multinazionale francese, EUROFINS, anche lei coinvolta nei servizi per
il settore farmaceutico, che ci ha proposto di acquistare la nostra azienda. Alessandro ed io non abbiamo esitato neanche un minuto perché finalmente avremmo potuto dedicarci a quello che più ci piaceva: crociere in barca a vela, giri in fuoristrada nei deserti africani e sudamericani, tanti viaggi nel mondo senza poci limiti di tempo. Ora BIOLAB EUROFIN ha in Italia 650 dipendenti e 150 in Spagna. Io e Alessandro ne siamo molto orgogliosi - si vede che le fondamenta che avevamo creato erano solide.
La prima cosa che abbiamo fatto, dopo la vendita, è stato l’acquisto di una nuova barca a vela che abbiamo chiamato VELAVEVODETTO perché figli, parenti e amici fossero consapevoli che quella sarebbe stata la nostra nuova vita… Durante una crociera a bordo di VELAVEVODETTO, siamo approdati ad Erikoussain italiano Merlera, isola piccolissima che, con altre 3 isolette, compone l’arcipelago delle Isole Diapontie, situato a 8 miglia a nord di Corfù. È stato un colpo di fulmine, subito ho pensato che lì volevo mettere le mie nuove radici. Così abbiamo trovato un terreno edificabile sulla spiaggia, lo abbiamo acquistato ed iniziato a costruire quella che sarebbe dovuta essere la nostra casa di vacanze in Grecia. Ma sono bergamasca, e non potevo stare solo in vacanza, quindi il progetto originale è stato modificato ed è stato trasformato in un piccolo hotel.
Così è nato ACANTHA BOUTIQUE HOTEL, il mio nuovo progetto... il mio nuovogiocattolo.
Sull’isola di Erikoussa mancava una struttura di un certo livello per offrire a chi, come noi, vuole privacy tranquillità e ottimo servizio. Non è stato facile, ho dovuto affrontare tantissime sfide e molte difficoltà sia durante la costruzione sia durante l’avvio dell’attività. Erikoussa è una destinazione remota, senza negozi e con pochi lavoratori. Ma grazie al mio essere bergamasca, - noi non mollamo mai - e la determinazione al lavoro che mi ha sempre circondata da quando ero una “scetela”, ce l’ho fatta, diciamo anche che l’amore e la bellezza dell’isola mi hanno anche aiutata.
Shamsia Hassani
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Sui muri di Kabul per i diritti delle donne
Shamsia Hassani è la prima graffitista afghana, che, attraverso la street art, si è fatta portavoce dei diritti delle donne. Nata in Iran da rifugiati afghani originari del Kandahar, torna a Kabul per studiare arte. Il suo nome significa Sole, ed è essa stessa portatrice di speranza e rinascita, come il messaggio che vuole trasmettere con le sue opere.
Ispirata dall’artista inglese, Wayne Chu Edwards, si innamora delle bombolette per l’immediatezza visiva, necessaria in un paese dilaniato dagli attacchi e senza possibilità economiche. Ma sono le provocazioni e denunce del celebre Bansky, che le indicheranno davvero il percorso artistico.La street art è l’ancora di salvezza, i muri sono visibili gratuitamente da tutti, in modo diretto ed immediato.
Il punto di contatto con gli artisti europei emerge forte nei suoi lavori, portando la malinconia di un mondo senza voce. Significativa la sua donna in burqa seduta sui reali gradini di un’abitazione diroccata. E’ l’incertezza femminile odierna, nell’esitazione e nella totale restrizione: non sa se riuscirà a salire recuperando una posizione più dignitosa all’interno della società, o se resterà per sempre relegata nel sottoscala.
Ispirata dall’artista inglese, Wayne Chu Edwards, si innamora delle bombolette per l’immediatezza visiva, necessaria in un paese dilaniato dagli attacchi e senza possibilità economiche. Ma sono le provocazioni e denunce del celebre Bansky, che le indicheranno davvero il percorso artistico.
La street art è l’ancora di salvezza, i muri sono visibili gratuitamente da tutti, in modo diretto ed immediato.
Il punto di contatto con gli artisti europei emerge forte nei suoi lavori, portando la malinconia di un mondo senza voce. Significativa la sua donna in burqa seduta sui reali gradini di un’abitazione diroccata. E’ l’incertezza femminile odierna, nell’esitazione e nella totale restrizione: non sa se riuscirà a salire recuperando una posizione più dignitosa all’interno della società, o se resterà per sempre relegata nel sottoscala. Shamsia alterna la denuncia alla poesia, riempiendo le mura di miraggi e sogni rivoluzionari. Colora le strade ferite di Kabul, espone anche in India, Iran, Germania, Italia e Svizzera.
Nel 2009 è stata selezionata come una delle Top10 per l’Afghan Contemporary Art Prize (premio di arte contemporanea afgano). Nel 2014 è finalista per il premio Artraker, con il suo progetto La magia dell’arte è la magia della vita. Lo stesso anno è stata anche nominata tra i 100 membri dei Global Thinkers. E’ una delle fondatrici di Berang Arts Organization (organizzazione che promuove la cultura e l’arte in Afghanistan), e docente di scultura presso la Facoltà di Belle Arti di Kabul. Rischia la vita ogni volta che prende in mano le bombolette e salta per strada, ma il suo più grande desiderio è quello di fondare una scuola per graffitisti e collaborare proprio con Banksy.
In una città dove la sopravvivenza quotidiana è ancora una scommessa, realizzare opere d’arte e diffonderle è un atto così immenso che raggiunge l’eroico. Custodisce sentimenti e cultura anche in mezzo alla polvere, alle macerie, alle bombe e al terrore.
Secondo i dati ufficiali, l’Afghanistan è uno dei paesi più poveri del mondo. Dei suoi 35 milioni di abitanti (stima del 2017) solo il 15% delle donne sa leggere e scrivere. Le donne sono ancora proprietà degli uomini, servono principalmente a tenere in ordine la casa, a procreare, ad obbedire e tacere.
Le sue opere rompono l’approccio iconoclasta dell’arte islamica: le figure femminili che dipinge, anche se avvolte nel tradizionale chador, destabilizzano la sensibilità patriarcale. Shamsia parla di altre città, di libertà e muri abbattuti, strade volanti. Sagome quasi cartoon, spiriti fluttuanti che emergono tra le macerie. Hanno i contorni netti e spigolosi, sotto il burqa o l’hijab vi sono persone reali che però non hanno nemmeno il segno della bocca. Armate di strumenti musicali, una chitarra o il pianoforte, con tutta la dirompente energia di un concerto rock.
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Shamsia Hassani
FUOCHI DI PAGLIA di Giorgio Paglia
LE VIBRAZIONI DEL MONDO
Dicembre è un mese magico da sempre, perché è colmo di festività che riportano alla storia dell’uomo. Non è solo Natale per i cristiani, ma è anche l’equinozio di inverno, connesso al pianeta Saturno, che rappresenta l’inizio di un nuovo ciclo vitale. In questo periodo per gli antichi romani ricorrevano anche le festività dei saturnali. Pure gli induisti e i celti celebravano dopo la metà di dicembre la rinascita del sole e l’avvento di una luce rinnovatrice. Purtroppo è da anni che le festività di inizio inverno sono costellate da preoccupanti problemi continui che sembrano irrisolvibili. Quest’anno pure le luminarie nelle città devono essere contingentate a causa della crisi energetica e dei relativi costi di luce e gas, che sono provocati dalla guerra russo-ucraina, che è la conseguenza di un mondo umano pieno di errori continui. Miguel de Cervantes (quello che ha scritto Don Chisciotte) ammoniva all’inizio del ‘600 che “se gli uomini soffrono troppo diventano bestie” e ciò non è bene. Il dolore e la sofferenza, che sono inevitabili nel corso di una vita, andrebbero almeno analizzati per poter essere superati. Allora vediamo, alla ricerca di un semplice messaggio di speranza, come si può affrontare la sofferenza. Sorprendentemente ci viene in aiuto la fisica quantistica, la moderna fisica delle particelle più piccole, che dice che nell’universo, in natura, quindi anche nell’uomo, ogni cosa è in uno stato vibrazionale. Infatti noi siamo composti da un insieme di cellule che a loro volta sono fatte di atomi in perenne movimento. Se scomponiamo gli atomi troviamo elettroni, protoni, neutroni, quark che vibrano e quando si rompono queste particelle vengono creati dei mini vortici (chiamati nano tornado) di energia. Quindi noi emettiamo energia e frequenze con un relativo campo elettromagnetico perfettamente misurabile e che ar-
riva a oltre 1 metro di distanza dal nostro corpo. Ma cosa controlla l’energia e la frequenza che produciamo? Semplicemente due organi: il cuore e il cervello, cioè ciò che produce le emozioni, i sentimenti che proviamo in un caso e i pensieri che pensiamo nell’altro caso. E qui sta il bello, perché si è misurato che più positive sono le nostre emozioni e più energia personale produciamo. Così i fattori negativi esterni possono avere un impatto ridotto quando il nostro corpo, la nostra mente e il nostro cuore sono sostenuti da pensieri e sentimenti costruttivi e armonici. Sapete quanti pensieri facciamo in un giorno? Dai 60.000 ai 70.000, ma l’8090% di questi sono gli stessi del giorno prima e creano le abitudini del nostro comportamento, la nostra comfort zone quotidiana. Quindi se riusciamo a scavare più a fondo nelle nostre convinzioni, analizzandole consapevolmente e riusciamo a mutare il nostro schema di pensieri ripetitivi, possiamo aumentare la nostra frequenza vibrazionale e migliorare la parte energetica della vita. Gli studi scientifici in questo campo hanno dimostrato che le frequenze più alte prodotte nel nostro corpo sono derivate dalle emozioni buone, come il coraggio, l’altruismo, l’amore, la gratitudine, la gioia, la generosità, la consapevolezza. Invece tutto ciò che è negativo, come rabbia, odio, rancore, cattiveria, avarizia, superbia, produce pochissima energia o addirittura la assorbe. Questo ci dice la scienza, non solo la filosofia spirituale. Ovviamente tutto ciò è più facile da dirsi che da farsi, ma almeno sappiamo che esiste una strada percorribile per affrontare periodi così difficili e così dolorosi. E allora buone feste a tutti e buona energia personale a ognuno di voi. Alla prossima e in alto i cuori leggeri. Anche su Twitter: @Fuochidipaglia
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Beltrami 74
Silvia
Inaugurata il 3 dicembre a Gare 82 Lost in translation, la prima mostra personale dell’artista Silvia Beltrami negli spazi della galleria.
L’esposizione, a cura di Giorgio Bonomi e Federica Picco, propone opere inedite e lavori meno recenti raccontando la ricerca che l’artista porta avanti coerentemente da diverso tempo: uno studio attento rivolto alla condizione postmoderna che affonda le radici nel pensiero di Zygmunt Bauman per arrivare alle teorie di Jacques Derrida in materia di decostruzione di cui Beltrami si appropria traducendole in strumenti d’indagine sull’identità umana.
Le sue opere sono realtà frammentate, scomposte – decostruite, appunto – e riconquistate attraverso l’utilizzo magistrale della tecnica del collage. Rappresentazioni in cui emerge la precisa volontà dell’artista di esprimere il movimento nelle sue varie forme fino a quella convulsa del “vortice” che, in lei, assume profondi significati formali e concettuali che riflettono su un individuo trascinato e isolato in una solitudine vor ticosa. Silvia Beltrami è nata a Roma nel 1974. Ha conseguito la maturità artistica a Lovere (BG) e si è poi diplomata all’Accademia di Brera a Milano.
LOST IN TRANSLATION Fino al 7 gennaio Gare82 via Villa Glori n.5, Brescia Tel.: 030.3456033 Mob.:348.2669339 info@gare82.net www.gare82.net
eat me marina cavadini
Un orizzonte animato da una corrente quasi impercettibile; un campo di xerofile disidratate; un gruppo di gerridi nervosi; una larva che si dimena per la propria sorte. Cinque riprese a camera fissa mostrano altrettanti soggetti e la loro interazione con la materia liquida. I video, riprodotti su monitor e smartphone pieghevoli, mostrano delle inquadrature macro nelle quali dei particolari vengono decontestualizzati ed espansi fino a raggiungere un’astrazione innaturale. Questi loop si perdono in uno spazio tempo indefinito, invitando alla contemplazione di forme organiche accomunate dalla loro relazione con il manto dell’acqua. Questa tensione superficiale è uno dei temi di cerniera della mostra di Marina Cavadini. Il titolo della personale, Eat Me, racchiude in questo invito ambiguo uno stato di trepidazione sensuale, spingendoci a ripensare la materia dalla prospettiva dell’intimità fisica. Manifestando il suo desiderio di essere divorata, la mostra ci esorta a recuperare la visceralità del rapporto con le immagini; snodandosi attraverso una serie di anticamere, ci attira verso il proprio centro caldo. I sei spazi della galleria ospitano una produzione molto eterogenea a livello formale, eppure parificata nel presentarsi come un continuum che spezza l’abituale frontalità d’interazione con la materia. La foto di un’ostrica dalla posa plastica ci accoglie nel primo vano.
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Un’incisione su plexiglass, dove lucido e opaco rivelano un altro dettaglio metafisico, ci aspetta nel secondo. E ancora una serie di ceramiche smaltate, contemporaneamente sensuali e repellenti. Delle porzioni di pelle metallica che ribolle dall’interno, richiamando tanto lo specchio degli schermi presenti in galleria, quanto quello dei guanti futuristici che le attiveranno. La luce rimbalza così tra una superficie brillante e l’altra, tingendosi gradualmente di rosso mentre ci avviciniamo al nucleo: una linea continua forma la parola Wet, alludendo a secrezioni corporee sotto forma di un neon canicolare, mentre frequenze breakcore ci fondono all’ambiente circostante. Elemento cardine nella pratica dell’artista, il piacere diventa qui uno strumento per ritrovare quella vicinanza sensoriale che la digitalizzazione dell’esperienza quotidiana intorpidisce. Genera immagini e suoni per spingere al contatto e alla concentrazione, al guardare da vicino fino al punto di voler toccare senza permesso. Ci attira verso la fonte per poi concedere l’abbandono, falene sedotte dalla luce. Zoë De Luca
art gallery Via F. Cavallotti 5, Brescia info@theaddressgallery.com fino al 25.2.2023
5 consigli per far abbassare la bolletta e per il risparmio energetico
Il buon senso ha valore
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Evitare di ostacolare la diffusione del calore
Tenere tende, mobili o stendibiancheria davanti ai termosifoni è fonte di sprechi perché ostacola la diffusione del calore. È inoltre importante non lasciare le finestre aperte per evitare le dispersioni di calore.
Controllare la temperatura degli ambienti
Bastano 19 gradi per garantire il comfort necessario in casa. Ridurre il riscaldamento di un’ora al giorno e tenerlo spento per 15 giorni, nell’arco di un anno, consente di ridurre i costi di circa 180 euro per un appartamento di medie dimensioni.
Usare lavatrice e lavastoviglie a pieno carico
Utilizzare la lavatrice una volta ogni due giorni, invece di una al giorno, e la lavastoviglie una volta al giorno invece di due, permette di risparmiare rispettivamente 52 e 74 euro all’anno.
Sostituire le lampadine di casa con quelle a led
Installare lampadine a Led in casa, considerando che rimarranno accese in media 6 ore al giorno, permette di abbassare del 15% i consumi di partenza.
Ridurre la durata e la temperatura della doccia
Diminuire da 7 a 5 i minuti trascorsi sotto l’acqua, abbassando di 3 gradi la temperatura, consente di risparmiare fino a 250 euro.
Campagna promossa da
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(Winston Churchill)
LUPUS IN FABULA
Benito Melchionna Procuratore emerito della Repubblica
CLIMATE CHANGE NELL’ERA DELLE TRANSAZIONI
Shock climatico e sviluppo green
Molti sono i sintomi obiettivi che comprovano lo stato febbrile del nostro pianeta a causa del progressivo surriscaldamento del clima. Gli esperti assicurano tuttavia che in realtà bruschi cambiamenti climatici si sono sempre avvicendati negli oltre quattro miliardi di anni, che segnano la metà del burrascoso percorso della Terra intorno al sole. Il guaio è però che, stando ai riscontri più accreditati, in conseguenza della selvaggia industrializzazione e della sovrappopolazione del globo, la crisi climatica ha subìto negli ultimi tempi una forte accelerazione. Tale da provocare il moltiplicarsi di distruttivi eventi estremi, che minacciano la sopravvivenza dell’umanità e fanno finanche temere la sesta estinzione dei grandi mammiferi. Con l’aumento delle temperature medie, si verificano dunque: effetto serra, siccità senza precedenti con avanzata desertificazione, innalzamento dei livelli del mare, perdita del 50% dei nostri ghiacciai, migrazioni per motivi climatici, alluvioni, allagamenti, ecc.
Senza poi trascurare le frane che di frequente si abbattono sui territori più delicati e fragili dal punto di vista idrogeologico; suoli peraltro privi di manutenzione ordinaria, degradati e consumati da cementificazione violenta e -tra un condono e l’altro- da abusivismo di diffusa complicità (vedi, da ultimo, la strage di Casamicciola-Ischia, 26 novembre 2022).
Tali sconvolgimenti, indubbiamente di natura complessa e ancora da analizzare attraverso studi più mirati, si riscontrano nei diversi contesti in fase di deglobalizzazione; fenomeni che pertanto è solo possibile e (doveroso!) cercare di contrastare migliorando noi stessi e i nostri stili di vita. Cominciando allora a praticare nella quotidianità l’etica della responsabilità, già indagata dal sociologo tedesco Max Weber (1864-1920). Ciò nel dichiarato intento di valutare ex ante le nostre azioni, anche con riguardo agli effetti imprevedibili che esse possono provocare; a maggior ragione nell’era del consumismo, dello scarto e del rifiuto, “prossimo” compreso.
Infatti, soltanto da una profonda e condivisa conversione morale potrebbe prendere concreto e fecondo avvio uno sviluppo “ green”. Il solo idoneo a promuovere quel progresso “verde”, a chiacchere sbandierato e auspicato in tutte le salse; ma di fatto tuttora frenato dalle oscure manovre
dei soliti padroni del “vapore” politico-finanziario. Soggetti ai quali potrebbe quindi ben adattarsi l’espressione “après moi le déluge” (dopo di me il diluvio) riferita dal re di Francia Luigi XV (1710-1774) alla marchesa di Pompadour, che lo esortava invano a occuparsi degli affari dello Stato: altro che amore dei figli, altro che amicizia sociale!
2. Parola d’ordine: sostenibilità Avendo smarrito l’armonia con la natura, l’umanità - priva ormai di memoria - non sembra aver preso ancora piena coscienza di trovarsi sull’orlo del precipizio. Tra l’altro, mentre è costretto a contare i morti e a fare i conti con i disastri dell’emergenza climatica, l’attuale geopolitica di guerra si scopre altresì impreparata ad affrontare le tante altre scabrose sfide epocali, quali la rivoluzione tecnologica, la transizione ecologica/energetica, la visione del futuro dei giovani, ecc.
In un contesto così preoccupante, molti incalzano le istituzioni nazionali e sovranazionali a rimboccarsi le maniche e a correre in soccorso della madre Terra in pericolo. A questo riguardo, gli antichi greci potevano ricorrere, in modo spiccio, alla mitologica dea Gaia (la Gea dei romani, da cui geo-grafia), personificazione della forza generatrice di tutti gli organismi viventi. Ciò non tanto per invocare la salvezza del pianeta (che procede a modo suo da miliardi di anni), quanto per garantire alle varie specie… esistenti di passaggio, un ambiente sicuro e salubre
In ogni caso, risulta ora difficile riuscire a declinare nuovi valori idonei ad interpretare una società in rapida trasformazione, anche all’esito (?) della pandemia da Covid-19 e della brutale guerra di aggressione ai danni dell’Ucraina. Intanto, da un lato la tecnica viene ormai sacralizzata e considerata la forma più alta di razionalità mai raggiunta. Dall’altro, è però evidente che la transizione tecnologica, nell’offrire all’uomo molteplici vantaggi pratici, cerca di “umanizzarsi” nel caotico intreccio tra ancestralità e modernità; come è agevole sperimentare attraverso l’uso sempre più diffuso della “machina loquens”, ossia degli artefatti “parlanti”, tipo telefonino, ecc.
L’homo sapiens invece si “macchinizza”, e quindi si agita spaesato nel mondo virtuale delle relazioni liquide prive di umanità, e che tra l’altro sollevano dubbi inquietanti nell’ibridismo dei linguaggi; così da confondere realtà e finzione, verità e fake news, informazione di propaganda e di dati certi.
La transizione digitale e lo sviluppo informatico, aprendosi comunque alle innovazioni e guardando al futuro dei giovani, offrono l’opportunità di ripensare il tradizionale capitalismo basato sul consumo usa e getta, sul profitto predatorio e sul mercato competitivo.
In tal modo potrebbe dunque affermarsi la visione di una nuova economia, finalmente armonizzata con l’ecologia e in grado di nutrirsi alle sollecitazioni di una più dinamica cultura d’impresa
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Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.
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BERGAMO
BRESCIA
CLIMATE CHANGE NELL’ERA DELLE
Una cultura quest’ultima volta a ridisegnare modelli economici aperti ad uno sviluppo che ruota appunto introno alla parola d’ordine “sostenibilità”. La quale (risalente al noto Rapporto Bruntland del 1987) sta a indicare, nella gestione collaborativa e condivisa dei rischi connessi alla rivoluzione tecnologica in atto, la piena compatibilità con gli equilibri sociali, la salvaguardia e la conservazione delle risorse ambientali Ecco perché la sostenibilità va ormai assumendo valenze sempre più estese nella ricerca dell’efficienza/efficacia dei processi produttivi e commerciali; tanto più considerata l’attuale scarsità degli ingredienti naturali (acqua, suolo, energia).
Di conseguenza, il rating (valutazione) di sostenibilità viene comunemente definito con l’acronimo Esg (enviroment, social, governance), utilizzato appunto per misurare l’impatto ambientale dei prodotti, le soglie di inquinamento da PM10, le reti di connessione digitale, il consumo delle risorse energetiche, ecc.
3. Cop27 sul clima, un (quasi) fallimento
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Per tentare di rimediare ai disastri del clima anomalo, nel 1992 veniva siglata a Rio de Janeiro la Convenzione quadro delle Nazioni Unite (ONU) sui cambiamenti climatici. Era quindi prevista una annuale Conferenza delle Parti (Cop), cioè dei Paesi aderenti alla Convenzione stessa.
La 27esima Conferenza delle Parti (Cop27, dopo la prima di Berlino nel 1995), finalizzata a contrastare il global warming, svoltasi dal 6 al 18 novembre 2022 nella nota località turistica di Sharm el-Sheikh (Egitto), si è conclusa con un (quasi) nulla di fatto, come del resto tutte le precedenti.
Pertanto, in mancanza di Accordi condivisi tra le delegazioni presenti di 179 Paesi, la Conferenza stessa si è ridotta alla solita parata convegnistica, anziché trasformarsi nella (ultima ?) concreta occasione per prendere di petto - assieme e con lealtà - i problemi globali che minacciano l’umanità.
È emerso dunque un mondo in frammentazione, tipo condominio litigioso, in un’era segnata da abbondanza di mezzi e da scarsità di fini, nell’intreccio intricato di contrapposti interessi tra circa 200 Paesi con storie e culture molto diverse.
In ogni caso, sono stati rinnovati gli obiettivi più stringenti di riduzione delle emissioni nocive (Co2) entro il 2030 e quelli, in attesa di tempi migliori, di uscita dall’energia fossile e di neutralità climatica entro il 2050. Il documento finale, allo scopo di evitare il pieno fallimento della Cop27, stabilisce infine il raggiungimento di un Accordo per definire il risarcimento dei danni che il cambiamento climatico da tempo provoca nei Paesi vulnerabili e poveri.
Ad ogni buon fine, anche se a molti capiterà di storcere il naso, sarebbe forse utile prestare attenzione a quanto osserva il geologo bergamasco Diego Marsetti, il quale scrive (v. Eco di Bergamo, 13/11/2022): “attribuire alle attività umane il surriscaldamento globale è senza fondamento”. Ciò perché “il cambiamento climatico e l’inquinamento sono due cose completamente diverse”; per cui, se “l’inquinamento si può combattere diminuendo le emissioni anomale in atmosfera”, poco invece si può fare contro il surriscaldamento globale, dato che, come sostengono alcuni scienziati, al riguardo “l’attività umana incide per il 5%, mentre per il 95% dipende da fenomeni naturali legati al Sole”.
Benito Melchionna
(mail: benitomel38@gmail.com)
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