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Cristian Fracassi: Professione inventore
M° Riccardo Frizza, Direttore Artistico e Musicale Donizetti Opera
La borsa delle donne
GPP Giovani per un progetto
Romeda, le geometrie della materia
Car sharing e guida autonoma
Futura Expo 2025, voglia di futuro
62^ edizione del Festival Pianistico Internazionale
Ciclovia della cultura tra sapori e saperi
Montreux, la perla del lago
In arrivo il patentino per i cani pericolosi
Anna Gandolfi
Consigliera di Parità
Regione Lombardia
ph. Sergio Nessi
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Domani è un mistero.
Ma oggi è un dono, per questo si chiama presente.
“Il passato… non è più. Il futuro… non è ancora e per essere felici, bisogna saper vivere il presente”
Così recitava il grande Luciano De Crescenzo, indimenticabile scrittore e filosofo, nel film 32 Dicembre, da lui stesso interpretato e diretto nel 1988, che in questo modo esortava a gustare i piaceri della vita senza pensare al passato e senza lanciarsi troppo nel futuro dimenticando di vivere l’oggi. Il segreto è tutto in queste poche parole: vivere il presente significa porre la nostra attenzione su ciò che sta accadendo nel qui ed ora, Hic et Nunc come dicevano i latini, lasciando andare preoccupazioni e speranze per il futuro e ideali e rimpianti del passato. Spesso, siamo così impegnati a inseguire ciò che ancora non è accaduto o a rimuginare su ciò che non possiamo più cambiare, da dimenticarci di godere pienamente di quello che abbiamo già. Questa tendenza a fuggire dal presente è una delle principali fonti di insoddisfazione e stress.
La vita moderna ci spinge costantemente a pensare al futuro e spesso anche al passato, lasciando scivolare il presente tra le dita. Obiettivi da raggiungere, scadenze da rispettare, piani da programmare: il futuro sembra essere il protagonista delle nostre giornate, mentre il presente viene relegato a uno sfondo appena percepibile. Anche il passato assume un peso eccessivo: viviamo di ricordi, di rimpianti o rimorsi… il passato è ciò che non possiamo cambiare, eppure riempie la nostra mente con ciò che è stato e non è più e con ciò che non siamo riusciti a fare. Tuttavia, la vera chiave per la felicità risiede nella capacità di vivere il momento presente senza pensare al futuro o idealizzare il passato. Molte persone trovano estremamente difficile vivere il presente. Le ragioni possono essere diverse: primo tra tutti il fatto che la nostra mente è abituata a vagare e spesso, senza nemmeno accorgercene, passiamo da un pensiero all’altro, perdendoci in ipotetici scenari futuri o rivivendo eventi passati.
Inoltre, viviamo in una società che valorizza la produttività e il raggiungimento di obiettivi a lungo termine e questo ci porta a pensare continuamente al futuro come il vero traguardo.
Dobbiamo provare a rallentare, perché la frenesia è uno dei principali nemici del presente e quindi dovremmo imparare a fare una cosa alla volta, dividendoci in tanti piccoli obiettivi raggiungibili in modo da dedicare il giusto tempo a ogni attività, è fondamentale per vivere con più consapevolezza il presente senza pensare al futuro.
Non si tratta di ignorare completamente il futuro, ma di non permettere che questo possa dominare la nostra mente. Ad esempio, possiamo dedicarci a pianificare un momento specifico della giornata, per poi lasciare che il resto del tempo sia dedicato esclusivamente al presente e ricordarsi sempre che il passato è un ricordo e il futuro è un’ipotesi: vivere nel presente significa abbracciare la vita in tutta la sua pienezza.
Maurizio Zanella, Ca’ del Bosco: sulla strada del vino con i piedi per terra
Riccardo Frizza, direttore artistico e musicale Donizetti Opera
Silvio Garattini alla consegna delle Borse di Studio per Istituto Mario Negri
Cristian Fracassi: professione inventore
Vittoria Guadalupi, nuovo Presidente della Fondazione ARMR
Roberto Gualdi: grande successo per Orobie Film Festival
Raffaello Corti, poeta finalmente
Futura Expo Voglia di Futuro
dal 7 al 9 marzo a Brixia Forum
Pier Carlo Orizio presenta la 62a edizione del Festival Pianistico
Orio al Serio raggiunge il record di 17 milioni di passeggeri nel 2024
Montreux, la perla del lago
Terra Santa: reportage di Maurizio Belometti
In arrivo il patentino per i cani ritenuti pericolosi
Nuovo volo per la Mongolia diretto da Orio
Horse Green Experience
Confartigianato presenta la Ciclovia della Cultura tra sapori e saperi
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Aut. Tribunale di Brescia n°18 del 22/04/2004
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Luca Ruggeri
Stampa: Euroteam Nuvolera (Bs)
Informazioni 035.270989
Stampato con inchiostri a base vegetale.
In un’intervista rilasciata recentemente al nostro magazinedaFabrizioScuri,Presidentedell’Associazione TerradellaFranciacorta,eranoemersealcunefrizioni esistentifraquestoorganocollegiale,costituitodai sindacideiComunicompresinelpregiatoterritorio cheproducelebollicineesportateedapprezzatein tuttoilmondo,edilConsorziodituteladellaDOCG, compostodaiproduttori,chesonooltre140.
Il Consorzio si avvale da 25 anni di una struttura chiamataStradadelFranciacorta,dedicataallapromozionedelterritorioedelvinochevisiproduceedella qualefannopartemoltiattori(nonproduttoridivino comealberghi,ristoranti,baretc.)emoltiComuni dell’AssociazioneTerraiquali,pagandounmodesto contributo,venivanocoinvoltinellevarieiniziative promossedalConsorzio.
All’iniziodiquest’annoperòisindacidiTerradiFranciacorta hanno unanimemente deciso di ritirare la rappresentanzanellaStradadelvinoritenendopiùopportunochequest’ultimasirapportiunicamentecon l’organocollegialeTerraenonpiùdirettamenteconle varieamministrazioni.IldialogotraStradaeTerranon puòconcretizzarsiperchéStradaeilConsorzionon possonopromuovereComunialdifuoridelladenominazione(Comuni-cuscinetto:Palazzolo,Castegnato, OspitalettoeSulzano).
Ascaldareglianimisonostatealcunelettere,ricevute daqualcheComune,daalcuneattivitàcommerciali maanchedaassociazionivarie,conladiffidaanon utilizzareinmanieradisinvoltaillogo,(laFmerlata) edilnomeFranciacorta,cherisultanoentrambiregistratiericonosciuticomeproprietàdelConsorziodei produttori.
QuindisecondoquestemissivenonpotràpiùchiamarsiFranciacortal’olio,ilformaggioolapatata…E Franciacorta in Fiore? l’Outlet Franciacorta o il circuito dellaFranciacortadiproprietàdiPorsche?
Suquestastradasaràmegliorimanereconipiediper terraecercaredicapiremeglioacosaservel’Associazionedeicomuni(Terra)ecosapropongaloroilConsorziodituteladellaDOCG(tramiteStrada)ilquale ovviamentehacomefineultimolaproduzioneela venditadelvinomachedasempresimuoveaffinché ancheilterritorio,nonsoloilvino,siatutelato,accoglienteevivibilee,soprattutto,conosciutoevisitato perlesuebellezzechenonsonosoloifilarideivigneti e le cantine.
Avreichiestolumialmiograndeamicoecompaesano FrancoZiliani,maluinonc’èpiùealloramirivolgoa chiinsiemealuièstatounodeipadridelfenomeno Franciacorta.
MaurizioZanella,patrondiCa’delBosco,dasempre appassionatodiquestaterra,diquestestradeedi questovino…
Miriceveapochigiornidall’uscitadeisindacidavanti aduncaffèconl’ariadichivuoletogliersiqualche sassolinodallascarpa. (V.E.Filì)
“Terra - mi dice Zanella - è una associazione nata fra i Sindaci della Franciacorta con lo scopo di dare attuazione ad una Legge Regionale che si chiama P.T.R.A. (Piano Territoriale Regionale d’Area) creata perché fortemente voluta da tutti, io in primis, per gestire il territorio con un certo indirizzo, in maniera per quanto possibile univoca. È scaturita dalla collaborazione tra la facoltà di Architettura dell’Università di Bergamo e quella di Ingegneria di Brescia, per avere una Franciacorta più bella, più fruibile, non tanto e non solo e per i visitatori, ma per tutti i cittadini che vivono all’interno di quest’area che dovrebbe prendere un indirizzo consono alla qualità del vino che vi si produce e che ne è il simbolo”.
Lei era uno dei fautori del P.T.R.A.
“Mi sono speso non poco, fin dal 2010, anche contro il parere di alcuni colleghi produttori che mi chiedevano perché avremmo dovuto spendere tanti soldi per i comuni quando li avremmo potuti usare per promuovere i nostri prodotti. Spiegai loro che se non avessimo avuto un territorio corrispondente alla qualità del vino, non saremmo andati da nessuna parte.
Puoi mettere grande cura e attenzione al prodotto e all’immagine poi, quando esci dall’autostrada, ti viene voglia di girare la macchina e tornare indietro.
Non c’è corrispondenza qualitativa tra i nostri vini e parte del territorio che li produce”.
“Per riuscire a ottenere quel P.T.R.A. ho investito tantissimo della mia vita in termini di tempo, di denaro consortile e anche di credibilità nei confronti degli altri Associati. Siamo riusciti ad avere una Legge Regionale che tutti i nostri colleghi, dal Brunello al Chianti sino al Barolo, ci invidiano.
L’Associazione Terra è stata creata per dare attuazione al Piano ma purtroppo non è stata colta un’opportunità gigantesca per dare una svolta al territorio, proteggerlo e valorizzarlo”.
Ci ho messo sei anni a convincere tutti - prosegue Zanella - Andavo in giro con la cartoline delle isole greche, le facevo vedere agli amministratori pubblici chiedendo loro che posto fosse e tutti indovinavano, perché le case sono tutte bianche con gli abbaini azzurri… Quanto è costato? Nulla. Hanno fatto una legge per cui tutte le case devono essere bianche e le imposte di quel pantone di azzurro, non altri colori… I sindaci purtroppo non hanno fatto ciò per cui si erano impegnati. Adesso sono deluso, disinnamorato e mi spiace… Bastava che i sindaci svolgessero il loro compito per rendere il territorio più bello e fruibile... avrebbero anche ricevuto molti finanziamenti”.
Ad esempio?
“Una gara tra gli architetti più famosi del mondo, per realizzare in modo coordinato l’arredo urbano, cartelli, panche, illuminazione, per dare un’immagine decorosa ed ordinata dei nostri paesi. Non dovrebbe essere così difficile soprattutto se ci sono finanziamenti a fondo perduto del 60% e per il resto mutui facilitati. Ha presente i cartelli stradali all’ingresso dei paesi… Tutti differenti e, sulla definizione di Comune della Franciacorta, la fantasia è al potere. Sono stradeluso perché è un’opportunità irripetibile. Peccato che è lì che dorme”.
La Legge Regionale ha una scadenza?
“Il P.R.T.R.A. non è scaduto, non è morto anzi, mi auguro che in Regione i progetti dei vari Comuni interessati vengano assoggettati a quelle direttive. I Comuni lo hanno sottoscritto, lo hanno portato nei rispettivi consigli comunali e votato. Ma solo pochi, nel rivedere il Piano di Governo del Territorio, hanno tenuto conto delle indicazioni del P.T.R.A. Il problema è che i sindaci cambiano e i nuovi che arrivano non sanno un granché di tutta la vicenda. Inoltre i Comuni dovrebbero lavorare insieme e sviluppare progetti per partecipare ai bandi disponibili e che coinvolgano più Comuni, ma spesso la diversità della matrice politica impedisce un dialogo proficuo tra loro.
Strada del Vino della Franciacorta è un ente che promuove il territorio e ha coinvolto i comuni dell’Associazione Terra affinché le varie iniziative potessero essere condivise e correttamente calendarizzate per evitare che la stessa domenica ci sia la sagra della tinca a Clusane e il museo del maglio a Ome. Bisogna saper gestire la complessità di tante esigenze e di diverse sensibilità e forse Strada è abituata farlo con maggiore continuità.
Ma il messaggio che è uscito è stato: Strada e Consorzio vogliono decidere tutto loro, cosa non vera perché cerchiamo la condivisione. Il problema è che i sindaci non sono omogenei tra loro, hanno diverse posizioni e poi cambiano ogni cinque, dieci anni al massimo e bisogna cominciare da capo. Strada del Vino non essendo politicizzata risulta più operativa e concreta”.
Adesso i Sindaci dei Comuni di Terra della Franciacorta hanno deciso di interrompere la collaborazione?
“Sì, è vero e mi dispiace. Alcuni tra loro mi hanno interpellato per chiedermi cosa stia succedendo. Tutto nasce da una diffida che il Consorzio ha inviato ad uno dei Comuni dell’Ass. Terra, relativa alla registrazione ed utilizzo del termine Franciacorta e della F merlata che per la Legge Italiana è il simbolo della DOCG, come deciso dallo Stato Italiano e riportato sulla Gazzetta Ufficiale. Quella F è il simbolo della DOCG e compare sulle bottiglie prodotte dai nostri associati. È stata presa, gli hanno cambiato colore, l’hanno inclinata e via, senza chiedere ne bì ne bò. Noi non discutiamo tanto dell’immagine ma del suo utilizzo. Nel passato il Consorzio ha tenuto lo stesso atteggiamento con i produttori della Pasta Franciacorta. Gli avvocati mi dicevano che essendo un altro settore merceologico non l’avremmo spuntata. Invece, dopo anni, siamo riusciti a far cambiare quella denominazione. L’Unione Europea recentemente ha inasprito le sanzioni che ogni Paese deve comminare contro chi utilizza nomi di una denominazione e contro chi li usa impropriamente. Il nostro è un obbligo: il Consorzio di tutela che non difende una denominazione ha responsabilità civili ed è obbligo del Consorzio tutelare la denominazione Franciacorta. Ci sono ispezioni da parte del Ministero dell’Agricoltura e dell’Organo di controllo sulla tutela delle denominazioni. Noi non abbiamo mai fatto la guerra alla Farmacia Franciacorta o all’elettrauto… ma tutto deve essere considerato”.
“Il
P.T.R.A. è uno strumento messoadisposizione affinchéisindaciabbianola possibilitàdirealizzareuna Franciacortamiglioresotto moltiprofili,quellourbanistico,viabilistico,ambientale e dell’arredo urbano. Però,pochissimicomuni lo hanno adottato”.
Nella pagina accanto alcune delle opere presenti nella cantina e nei vigneti di Cà del Bosco.
Dall’alto: Cancello Solare di Arnaldo Pomodoro ph. Mattia Aquila.
Codice Genetico Rabarama ph. Massimo Listri
Il Dioniso Bruno Chersicla ph. Massimo Listri
Il peso del tempo sospeso
Stefano Bombardieri
ph. Massimo Listri
Ma con l’Outlet come la mettete?
“Con loro stiamo discutendo, cercando un chiaro accordo sulle modalità di utilizzo del termine Franciacorta che dobbiamo tutelare. Nessuno nel Consorzio vuol fare il despota. Con l’Autodromo, ad esempio, abbiamo trovato un accordo”.
E Franciacorta in fiore? Franciacorta in bianco? Dovranno tutti smettere di utilizzare il nome?
“No, ma il Consorzio, che ha la tutela, ripeto tutela, della denominazione Franciacorta, deve essere informato di ogni suo utilizzo consentendo l’uso nel rispetto delle regole. Per ciò che riguarda i Sindaci, mi auguro che vengano presto ripresi i rapporti di collaborazione, imprescindibili per una reale promozione del territorio, per la tutela del patrimonio culturale e una Franciacorta sempre più attraente e accogliente”.
FINITO L’ANNO
BISESTO INIZIA
LA POSSIBILITA’ DI VEDERE UN CAMBIAMENTO EPOCALE, INIZIANDO DA CIÒ CHE SUCCEDE NEL MONDO SINO AD ARRIVARE DA NOI IN ITALIA E POI IN MODO PIÙ SPECIFICO IN LOMBARDIA, LA REGIONE A MAGGIOR TRAINO INDUSTRIALE IN EUROPA
di Maurizio Maggioni
Con il cambio della guardia negli Stati Uniti d’America, il mondo ha preso una via maestra diversa da quella precedente tracciata dai reazionari democratici. I rivoluzionari repubblicani porteranno novità restaurative, cioè la storia farà il suo corso e sarà insegnata, come da sempre, senza più valutazioni personalizzate da credenze momentanee, come quella Woke.
Il Popolo ha scelto di rimanere legato alla Carta di Philadelfia senza discostarsi dai valori dei padri fondatori, ciò significa avere di nuovo un Paese che garantisca scelte politico-economiche dettate dalle necessità reali e non costruite con ideali aspecifici che pochi al mondo capivano.
Perché abbattere le statue di Colombo e di altri per reinterpretare la storia? Perché creare generi di sesso diversi da quelli esistenti, maschi e femmine, quando da sempre esistono i sessualmente diversi che sono da sempre accettati e difesi, dai greci di 2000 anni fa ad oggi?
Tante cose che in questi ultimi 4 anni hanno deviato le attenzioni dei politici che si rincorrevano per essere ognuno più diverso, per cui più uguale, di ogni altro. La realpolitick globale ci impone di rivedere l’attualità dei rappresentanti del globo terraqueo che ormai non funzionano più, dalla OMS, all’ONU, alla NATO, alla Comunità Europea e via discorrendo. Con vero coraggio dobbiamo fare in modo che le scelte future non siano identificabili con ideologie minoritarie, ma che debbano essere prese con scienza e coscienza guardando il futuro del Pianeta. Troppe ideologie, troppi falsi credo, troppe guerre inutili, troppa sintesi del guadagno per pochi a discapito dei molti, troppo terrorismo finanziato dai grandi sperando di dividere per imperare impunemente.
LA CARTA DI FILADELFIA fu il primo atto della stesura della costituzione degli Stati Uniti d’America
Ora che Biden e Trump hanno perdonato i loro sostenitori, amici e parenti secondo la legge, ora che il linguaggio è tornato normale, finalmente ci si può dire in faccia quello che ognuno vorrebbe, forse tra un anno tutto sarà più semplice. ONE TO ONE è la nuova politica, io parlo con te e tu con me, definiamo i nostri interessi e, in un contesto geopolitico accettato e determinato, trattiamo e definiamo il da farsi. Siccome non si vuole fare una Yalta 2, allora definiamo i blocchi e vediamo come accordarci. Lo capiamo solo ora, dopo il 7 ottobre 2024 con l’attacco ad Israele. Stiamo oggi vedendo che purtroppo degli ostaggi ne restano pochi ancora vivi, ma vediam bene che, come l’araba fenice, Hammas ha tempo e denaro per farsi vedere in passerella come se nulla fosse, alla consegna degli ostaggi.
L’opinione pubblica è divisa tra pro e contro Israele ma un terzo gruppo però prende quota: coloro che sperano che entrambi i popoli in guerra finiscano… all’inferno si può dire? La Cina è sempre più vicina e pronta a rispondere ad ogni mossa occidentale. L’abbiamo visto con la loro Intelligenza Artificiale pret-a-porter, e dobbiamo stare attenti perché hanno in portafoglio alte percentuali del debito pubblico di importanti nazioni. Possono ridurre sempre più i costi di produzione, non hanno sindacati a difesa dei lavoratori e i guadagni in Africa, ormai completamente colonizzata da loro, permettono di ingrossare sempre di più il loro portafoglio economico e politico. Il Mondo Arabo, mollata la Palestina ed i palestinesi al loro destino, si rifanno l’immagine rapportandosi direttamente con quei paesi che lo chiedono, vedasi il nostro Governo super attivo in tutti i paesi arabi... Lasciando la via della seta, si apre quella del petrolio. Il Piano Mattei, l’Eni e così via….
L’oro nero andrà bene anche per i prossimi trent’anni almeno, il fossile ha vinto sull’elettrico, non perchè sia migliore, ma perché l’elettrico è il peggiore e non realizzabile. il green deal è stata solo una truffa ideologico-monetaria. Lo sapevamo, ma noi europei abbiamo pensato di essere furbi, dicendo che le nostre auto avrebbero dovuto essere tutte elettriche entro il 2035. Impossibile senza il nucleare in ogni nazione europea o con centrali comuni. Nucleare stupidamente abbandonato 20 /30 anni fa, ma che ora avanzerà insieme all’idrogeno. Andiamo su Marte con l’idrogeno e non facciamo funzionare una Smart?
Abbiamo una guerra, quella in Ucraina, che è servita per testare i blocchi politici contrapposti alla Russia, abbiamo contato i morti tra le due fazioni, gli alleati di ogni singolo blocco, le capacità militari ed economiche, abbiamo svuotato e riammodernato gli arsenali e deciso che nessuno può vincere senza il nucleare. I droni sì, fanno la guerra, ma servono i morti per sedersi attorno ad un tavolo. I danni collaterali civili: trascurabili.
I servizi segreti servono ormai a poco, servono di più i satelliti e la disinformazione. Da Face Book, alla corte di Giustizia dell’Aja e ai paesi che permettono le triangolazioni come Turchia e Qatar. L’esempio della Rivoluzione in Siria è gattopardesco: cambiare tutto per non cambiare niente e lasciare tutto come prima, ma senza più la Russia come interlocutore.
Tra un anno Mosca rientrerà alla grande dopo che le diverse etnie e religioni in Medio Oriente decideranno cosa fare dell’Iran e dei suoi satelliti. Possibile che in 15 anni non si sia stati in grado di abbattere Assad ed invece in 10 giorni lo hanno fatto quattro disgraziati ex di Al Qaeda, super controllati a vista dai servizi di ogni potenza? Un’operazione come quella che portò i Talebani al potere in Afganisthan contro i Russi? La Primavera Araba del 2011 non ci ha insegnato nulla, aveva ragione Gheddafi e torto quel pregiudicato di Sarkosy. La nostra Europa inesistente è la maggior causa di tutto ciò ed ancora persistiamo in questo. La maggioranza Ursula a breve non esisterà più se non sulla carta, il Popolo Europeo sta prendendo una strada diversa, desidera più politica coraggiosa e meno burocrazia. Gli stati Uniti d’Europa non si faranno mai se la sinistra non capisce quale debba essere realmente il suo ruolo. Se le diversità tra le nazioni servono per creare cittadini di serie A o B o C invece che gestire al meglio le peculiarità di ognuno dei popoli, allora giungeremo alla fine, ognuno andrà per la propria strada nel proprio interesse.
Un esempio sono la Francia e la Germania: da grandeur e da locomotiva, queste due nazioni sono al fallimento e allo sfacelo popolare. Hanno truccato i conti e le elezioni per anni ed ecco il risultato. Dobbiamo noi piccoli idioti permettere il loro salvataggio? Ma Micron e l’altro, che nessuno sa nemmeno chi sia, hanno dato forfait e non mantenendo una delle loro indicazioni di governo, hanno messo in difficoltà l’Europa intera. Non mantenendo fede agli accordi di Minsk e soprattutto volendo una guerra inutile a casa nostra, minacciando di mandare eserciti ed armamenti a... perdere, come accadde ai tedeschi con l’operazione Barbarossa in Russia e ai francesi con l’Indocina e il Vietnam (che regalarono poi ai bamboccioni americani).
La Lombardia è la Locomotiva del Paese, il triangolo Milano Bergamo Brescia è una tale realtà che dà fastidio a tanti, dalla finanza all’industria. Le Banche Nazionali si aggregano e sono le migliori e le più capitalizzate in Italia ed in Europa. Se Stellantis ci lasciasse liberi di gestire il mercato in modo diverso, anche il comparto dell’automobile potrebbe ripartire. Molti auspicano che gli Agnelli si interessino di altre cose al di fuori dell’Italia e che cedano ai francesi la gestione del gruppo.
“Gli
Italiani hanno ormai capitocheal sabatopotranno continuare ad andare al mare,inmontagnaonei centri commerciali,senza passareprima dallapiazzadel sabatofascista, saltando in cerchi di fuoco”.
La Lombardia può essere esempio e laboratorio di riferimento, le infrastrutture ci sono e possono essere migliorate, la finanza risiede con la moda a Milano, il terziario ed il turismo vanno alla grande a Bergamo e Brescia, le valli stesse delle due provincie sono produttrici di gran percentuale del PIL nazionale, le famiglie di un tempo, figlie del territorio lombardo, sono pronte ad investire e lo hanno dimostrato, con iniziative grandissime che hanno spinto verso l’alto la produttività industriale e non solo. Penso che sia giunto il momento di mettere nel cassetto le divisioni ideologiche di entrambe le parti e, se dalla destra di governo si vede bene quello che desidererebbe fare ora e nei prossimi 3 anni, sarebbe molto bello che la sinistra smettesse di opporsi ad ogni cambiamento che possa minare il suo potere.
Non perseguire la strada della divisione delle carriere in magistratura, bloccare ogni iniziativa di dialogo, far barriere ideologiche su ogni cosa, fa male a tutti e soprattutto a loro. Gli Italiani hanno ormai capito che al sabato potranno continuare ad andare al mare, in montagna o nei centri commerciali, senza passare prima dalla piazza del sabato fascista, saltando in cerchi di fuoco. Ormai sanno che Bella Ciao la cantano ai karaoche internazionali bevendo e strusciandosi, ma i partigiani sono sempre presenti sotto un bel fiore, tutti coloro che sono morti per un’idea hanno un posto speciale, qualunque sia l’idea. Pensiamoci bene amicic miei. Shalom. Peace and Love.
IL SABATO FASCISTA Era l’insieme di attività culturali e sportive che, durante il fascismo in Italia, venivano obbligatoriamente svolte nel pomeriggio del sabato, giorno in cui la giornata lavorativa e scolastica finiva alle 13:00. I passatempo del sabato erano organizzati dall’Opera Nazionale Balilla e da quella del Dopolavoro, che tenevano lezioni di dottrina fascista, esercizi ginnici e una serie di esercitazioni militari e paramilitari.
CONOSCIAMO PIÙ DA VICINO L’ING. CRISTIAN FRACASSI CHE, DOPO LE MASCHERINE DA SUB CONTRO IL COVID-19 E LE PROTESI LOW COST LETIZIA, PUNTA A RIVOLUZIONARE LA DIAGNOSTICA
di Tommaso Revera
lo incontriamo presso il suo ufficio-officina-laboratorio situato nella galleria del Crystal Palace, nel cuore della Brescia del terziario. Già dopo una prima ricognizione, ho percepito il fermento creativo che anima Isinnova, la società da lui fondata che quest’anno celebra il decimo anniversario dalla sua nascita. Lui ci riceve con un sorriso, tra una riunione e l’altra.
Cristian da dove è nata l’idea di fondare Isinnova?
“Dieci anni fa, dopo aver vinto un concorso di idee a Milano grazie a cui guadagnai 5.000 euro. La persona che mi diede questo riconoscimento mi disse ‘fossi in te, userei questi soldi per depositare il brevetto dell’idea’. E così feci (nonostante tutti spingessero per farmi acquistare una macchina che allora ancora non avevo) anche se si trattava di un’idea legata al settore dei surgelati, nulla a che vedere con le case in plastica che voleva realizzare all’epoca”.
Una scelta che, col senno di poi, si è rilevata estremamente felice. “Proprio così. Neanche due giorni dopo aver depositato il brevetto, mi contattò un imprenditore interessato ad acquistarlo. Mi fece una proposta interessante: 15.000 euro, il triplo rispetto all’importo vinto al concorso. Senza titubare, decisi di venderlo anche se oggi, ripensandoci, quell’idea valeva molto di più. Da qui ho capito che le mie idee avevano un valore e invece di cercarmi un’azienda dove andare a lavorare come dipendente, ho fondato la mia società”.
Sei partito con un concorso ma, poco a poco, sei riuscito a conquistare la fiducia di alcuni importanti interlocutori dell’imprenditoria bresciana. “Sì non potevo aspettare continuamente l’uscita di concorsi per cui, poco alla volta, ho deciso di contattare personalmente molteplici aziende per chiedere loro quali fossero le loro necessità. Le idee, del resto, sono soluzioni ad un problema. E da qui ho iniziato ad inventare cose e a farmi pagare”.
Oggi Isinnova festeggia il 10° anniversario dalla sua nascita: una società in cui lavorano 28 professionisti con competenze trasversali impegnati in cinque diverse Business Unit. Non è così?
“Proprio così. Lavoriamo in diversi ambiti: dal medicale all’edilizia passando dalla chimica verde all’industria sino al design. Per questo motivo, presso la nostra sede di Brescia Due, operano persone di diversa estrazione professionale: dal geologo alla cardiologa, dal chimico all’ingegnere di materiale, dall’elettronico all’informatico e così via”.
Se inizialmente la tua mission era prototipare idee, in seguito hai potuto scegliere cosa inventare. È stato questo l’aspetto più gratificante della tua crescita professionale?
“L’idea che ci ha fatto svoltare è stata certamente quella che ha portato alla creazione di una maschera C-PAP di emergenza, denominata Easy Covid. Utilizzando una normale maschera da snorkeling in commercio, infatti, siamo riusciti a disegnare e realizzare il raccordo che congiunge la maschera all’erogatore di ossigeno offrendo un preziosissimo supporto terapeutico durante l’emergenza sanitaria che ci ha travolto nel 2019. In quel preciso istante abbiamo capito quanto fosse importante mettere l’ingegneria al servizio dell’uomo e dell’ambiente e non solo, come fatto sino ad allora, a disposizione dell’innovazione. Quando ciò che fai impatta in maniera significativa sulla salute di una persona, ti gratifica enormemente e ti fa sentire utile alla società in cui vivi”.
Un’invenzione geniale che vi ha portato alla ribalta (non solo nazionale) nel bene e nel male...
“Quel che è scaturito in seguito a quell’invenzione è stato ‘tanto’ in tutti i sensi. Non solo per i grandi sacrifici compiuti per portare a termine l’idea (realizzata gratuitamente) ma anche per le numerose e neanche velate minacce di causa ricevute da direttori ospedalieri e Ministero perché, a loro dire, stavamo promuovendo un metodo di cura non certificato. Per loro, infatti, stavamo vivendo un momento di emergenza e non di urgenza; una discriminante importante perché se nel primo caso bisogna attenersi alla validazione delle sperimentazioni prima di introdurle, nel secondo no. Per fortuna, comunque, il tempo ci ha dato ragione e ci ha restituito quella credibilità che per certi versi era stata messa in discussione”.
Una credibilità culminata con il prestigioso riconoscimento di Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana e con il XXVII Compasso d’Oro ADI 2022. “Lì per lì più che compiacermi per questi riconoscimenti, ho tirato un sospiro di sollievo rispetto alle diffide ricevute che avevo completamente ignorato. Ho pensato: ‘se mi premiano, vuol dire che è tutto risolto’”.
L’ultima rivoluzionaria idea che porta la firma Isinnova è Diana (Diagnostica Intelligente per Analisi Non Invasiva Avanzata), una cabina in grado di eseguire oltre 60 esami in soli 15 minuti.
“Si tratta di un’apparecchiatura concepita da Antares Vision Group, Isinnova e il Centro Nazionale di Ricerca “Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA” per ridurre tantissimo i costi di una visita medica ed aumentare drasticamente il numero di analisi non invasive a cui una persona può sottoporsi durante l’arco della propria vita. Il primo prototipo di Diana, denominato DIANA-ATMP, sarà pronto a metà del 2025 e verrà utilizzato presso il Centro Nazionale RNA & Genetherapy per monitorare pazienti sottoposti a terapie geniche e farmacologiche avanzate”.
Anche con il progetto Letizia, la gamba dell’emergenza, avete aiutato tantissimi mutilati di guerra con protesi dai costi molto più accessibili rispetto a quelle proposte sul mercato…
“Ha suscitato meno clamore mediatico perché era un progetto rivolto a paesi terzi ma certamente è stato accolto con entusiasmo da coloro che vivono in zone di guerra. Si tratta di protesi, personalizzabili anche nel design, che grazie alla loro modularità possono essere adattate a qualsiasi tipologia di amputazione: trans-femorale, disarticolazione del ginocchio, trans-tibiale, amputazione del piede”.
La tecnologia evolve alla velocità della luce: tra dieci anni a cosa starai lavorando?
“Abituato come sono ad una progettualità limitata nel tempo, non saprei dirti. Di certo spero di essere ancora qui ad inventare soluzioni per risolvere nuove problematiche”.
IL MAESTRO RICCARDO FRIZZA, DIRETTORE D’ORCHESTRA DI FAMA INTERNAZIONALE, GIÀ DIRETTORE MUSICALE DEL DONIZETTI OPERA DAL 2017, NOMINATO ANCHE DIRETTORE ARTISTICO DELLA MANIFESTAZIONE IL 4 DICEMBRE SCORSO DAL CDA DELLA FONDAZIONE TEATRO DONIZETTI, ANNUNCIA LA SUA VISIONE DEL DONIZETTI OPERA FESTIVAL PER IL TRIENNIO 2025-2027
Se la manifestazione in precedenza ha inaugurato il suo format rinnovando la programmazione artistica e invadendo la città con la figura di Donizetti quale illustre bergamasco, ora si mira a un’evoluzione che riporti al centro il Gaetano Donizetti compositore, protagonista assoluto, accompagnato da un progetto culturale che ambisce a consolidare la posizione del festival tra i grandi eventi internazionali. Sei le linee guida fondamentali che indirizzeranno la manifestazione nei prossimi tre anni, a partire da internazionalità e alta qualità artistica, per un festival senza confini. Il Donizetti Opera, infatti, intende rafforzare e ampliare la sua dimensione internazionale, puntando ancora di più sulla qualità artistica e sulla ricerca musicologica, per collocarsi tra i grandi eventi del panorama culturale mondiale. Produzioni di altissimo livello e un dialogo attivo con il pubblico oltre confine faranno del festival un punto di riferimento per gli appassionati e gli esperti del settore, ma anche per i neofiti e i curiosi che vorranno avvicinarsi al corpus del celebre compositore bergamasco, attirati dagli eventi collaterali alla programmazione artistica.
Riccardo Frizza
ph. Gianfranco Rota
Secondo obiettivo strategico la costruzione di ponti tra culture, grazie a gemellaggi e coproduzioni. Il festival si vuole porre come un luogo d’incontro tra culture e tradizioni diverse: in quest’ottica le coproduzioni diventano veri e propri gemellaggi che coinvolgono il Teatro e la città. Uniscono comunità, intrecciano storie, stimolano nuove letture e visioni, e creano una contaminazione artistica e culturale che abbatte le barriere e le diversità, per una manifestazione profondamente inclusiva. Terzo punto focale fare di Bergamo la culla della Voce, grazie a progetti rinnovati e nuove proposte che abbracciano diverse arti e discipline. Partendo dalla tradizione belcantistica donizettiana, si celebra la voce in tutte le sue forme, come simbolo contemporaneo di eccellenza e creatività. Quarto obiettivo la costruzione di una Rete Donizetti: il festival andrà a consolidare il concetto, che si è fatto strada in questi anni, di “Bergamo Città di Donizetti”, puntando a un’ulteriore valorizzazione del Centro Studi della Fondazione e alla costruzione di una rete che renda Bergamo epicentro del patrimonio donizettiano per stimolare un dialogo a livello mondiale. Quindi, sul versante educazione e formazione, le iniziative vedranno il Donizetti Opera per le Life Skills: il festival rinnova il suo impegno verso le nuove generazioni, integrando nei percorsi formativi le Life Skills, così come riconosciute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità quali comportamenti positivi nelle aree emotive, cognitive e relazionali, che permettono all’individuo di far fronte efficacemente alle sfide quotidiane, sia in termini personali che relazionali e sociali. I programmi educational, pensati per bambini e ragazzi, in collaborazione con le scuole e gli istituti di ogni ordine e grado, connettono sogni, aspettative, sfide e visioni delle nuove generazioni con il linguaggio universale della musica, al fine di guidarle all’ascolto di sé e della propria voce come espressione della propria vocazione. Ultimo punto, a completamento della strategia, la riflessione che vede il territorio nel Teatro e il Teatro per il territorio. Il Teatro Donizetti, con il suo prestigioso festival, si fa sempre più cuore pulsante della Bergamo creativa e diventa la “Casa della Città”. Un luogo vivo e accessibile, anche oltre le rappresentazioni, non solo per i turisti ma per tutta la comunità. A questo si lega un dialogo sempre più stretto e biunivoco con il fervido terzo settore cittadino e il tessuto produttivo del territorio, invitato a riflettere sul concetto di leadership armonica. “Dopo la rivoluzione, di cui sono stato parte attiva negli anni scorsi, che ha radicato il festival nel tessuto della città di Bergamo - ci ha spiegato il M° Frizza - ora vogliamo guardare avanti, rafforzando le fondamenta costruite e immaginando un futuro di crescita dal respiro internazionale. Immagino un festival che evolve senza perdere la sua identità, che sperimenta e si consolida partendo dalla tradizione e forte delle sue radici, come la figura di Gianandrea Gavazzeni, padre della cosiddetta “Donizetti Renaissance”, con uno sguardo sempre più aperto al mondo”. Con questa visione ambiziosa il direttore artistico Riccardo Frizza, coadiuvato dal rinnovato team del Donizetti Opera, si prepara a scrivere un nuovo capitolo nella storia culturale di Bergamo e del suo Teatro, per una manifestazione che, oltre all’autunno, animi tutto l’anno e che sia appuntamento imperdibile per il pubblico di tutto il mondo.
Donizetti Opera parola d’ordine:
Sotto il segno della parola “evoluzione”, il M° Frizza intende proseguire il percorso intrapreso negli ultimi anni con una visione innovativa, che coniuga continuità e futuro
ph. Gianfranco Rota
RICCARDO FRIZZA, DIRETTORE ARTISTICO E MUSICALE DONIZETTI OPERA
Biografia Riccardo Frizza, Direttore artistico e musicale Donizetti Opera Riccardo Frizza è direttore musicale e direttore artistico del festival Donizetti Opera di Bergamo, oltre che direttore principale della Hungarian Radio Symphony Orchestra and Choir. Bresciano, formatosi al Conservatorio di Milano e all’Accademia Chigiana di Siena, è fra i principali direttori d’orchestra della sua generazione e collabora regolarmente con i teatri più importanti del mondo. Pur essendo tra i direttori d’opera più richiesti si dedica, con passione testimoniata da un fitto calendario, anche al repertorio sinfonico. In questa veste è salito sul podio dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Gewandhaus di Lipsia, Sächsische Staatskapelle di Dresda, Orchestra Sinfonica di Milano, Mahler Chamber Orchestra, Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, Philharmonia Orchestra di Londra, Tonkünstler Orchestra, Euskadiko Orchestra, Tokyo Symphony Orchestra, Orchestra Haydn e Tokyo Philharmonic Orchestra. Dal marzo 2022 è Direttore Principale di Hungarian Radio Symphony Orchestra and Choir, dei quali sta arricchendo il repertorio con capolavori di Richard Strauss e Mahler, ma anche con il sinfonismo italiano di Martucci e Respighi. Con questi storici complessi è iniziata una collaborazione intensa sia a Budapest che in tournée e in disco. Il primo cd prodotto, uscito nella primavera 2024, contiene il Requiem e lo Stabat mater di Elisabetta Brusa, una delle compositrici più originali e prestigiose del mondo. Dal 2017 Riccardo Frizza è direttore musicale del festival Donizetti Opera di Bergamo, di cui quest’anno assume anche la direzione artistica per il triennio 2025-2027. Qui ha diretto Il castello di Kenilworth nel 2018, LucreziaBorgia nel 2019 per la prima esecuzione della nuova edizione critica della partitura edita da Ricordi e Fondazione Teatro Donizetti, Marino Faliero e Belisario nel 2020, L’elisir d’amore nel 2021, La Favorite nel 2022 (Premio Abbiati come “Miglior spettacolo dell’anno”), Il diluvio universale nel 2023 e Roberto Devereux nel 2024. Il suo repertorio donizettiano include anche Lucia di Lammermoor, Linda di Chamounix, Maria Stuarda, Lafilledurégiment, Don Pasquale e Anna Bolena. Nel 2024 ha diretto concerti sinfonici a Madrid, Vienna, nei Paesi Baschi e nel Regno Unito, dove ha compiuto una tournée trionfale di otto concerti che è iniziata a Birmingham ed è terminata a Londra. Tra gli impegni per il 2025 spiccano La Fanciulla del West e Un ballo in maschera al Comunale di Bologna, La Favorite all’ABAO Bilbao Opera, Maria Padilla a Siviglia, La Bohème al Metropolitan Opera di New York, Roberto Devereux al San Carlo di Napoli e vari concerti sinfonici con la Hungarian Radio Symphony Orchestra a Budapest. Nel giugno 2021 ha vinto il Premio Ópera XXI come migliore direttore musicale. Il riconoscimento, assegnato dall’omonima associazione dei teatri, festival e stagioni stabili di Spagna, gli è stato conferito per l’eccellenza della Lucia di Lammermoor in scena alla Bilbao Opera nell’ottobre 2019. Nel novembre 2024 una giuria formata dai più prestigiosi critici musicali spagnoli gli ha concesso il premio “Amics del Liceu” per la migliore direzione musicale della stagione corrente (Un ballo in maschera). Ha all’attivo una discografia imponente, soprattutto in campo lirico. Dal 2022 ad oggi sono usciti i cd di cantanti del calibro di Sondra Radvanovsky (TheThree Queens, Pentatone), Nadine Sierra (Made for opera, Deutsche Grammophon), Javier Camarena (Signor Gaetano, Pentatone) e Jessica Pratt (Delirio, Tancredi Records). Sono stati accolti molto bene anche i dvd dell’opera di Mascagni L’amico Fritz (Dynamic, 2023) con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e dell’opera sacra di Donizetti Il diluvio universale (Dynamic, 2024), oltre al cd dell’opera I puritani (Euroarts, 2024). Il 2 giugno 2024 è stato nominato Cavaliere al merito della Repubblica Italiana dal Presidente Sergio Mattarella.
ph. Matteo Marioli
PRESENTATO IL LIBRO DEL GIORNALISTA BRESCIANO
ADRIANO BAFFELLI: 20 DONNE SI RACCONTANO PER RENDERE TRIBUTO ALL’UNIVERSO FEMMINILE
ATTRAVERSO LA METAFORA DELLA BORSA
Il 4 Dicembre scorso, presso la Cantina Majolini di Ome, ha avuto luogo la presentazione del libro ‘La Borsa delle donne’ scritto dal giornalista bresciano Adriano Baffelli. Un’iniziativa editoriale e sociale di Emozioni Franciacorta nata per un buon proposito: supportare il Centro AntiViolenza Casa delle Donne CaD Onlus di Brescia, attivo dal 1989, devolvendo 2€ per ciascuna copia venduta. Un importo grazie al quale sostenere i servizi di accoglienza, assistenza, supporto psicologico e legale offerti alle donne in difficoltà o vittime di violenza nella provincia di Brescia. Stalking, molestie, maltrattamenti e femminicidi, d’altra parte, sono all’ordine del giorno e il primo modo per contrastarli è sensibilizzare sul tema scendendo in campo per dare un aiuto concreto. Sfruttando la forza della parola, il libro racconta la storia di personalità femminili influenti del panorama politico, sportivo, associativo, culturale, imprenditoriale e della ricerca unite per favorire una riflessione sul tema della parità di genere e del rispetto della figura femminile.
Laureata in Lingue e letterature Moderne straniere a Milano, insegnante e poi imprenditrice, già Consigliera di parità della Provincia di Brescia e presidente del Comitato imprenditoria femminile della CCIAA di Brescia.
Giornalista pubblicista. Dirigente scolastica. Da sempre impegnata nella promozione dell’occupabilità femminile, a sostegno dello sviluppo dell’imprenditoria femminile, a valorizzare i talenti femminili e nella lotta al contrasto delle discriminazioni di genere. Aderente ad associazioni femminili e impegnata in enti di volontariato.
Ha dedicato anni a ricoprire il ruolo di Consigliera di parità prima a Brescia e poi in Regione Lombardia, ma questo ruolo è veramente conosciuto? Di cosa si occupa? “Da tre anni sono Consigliera di Parità in Regione Lombardia e per nove anni sono stata Consigliera di Parità provinciale, purtroppo devo dire che è ancora poco conosciuta. Questa figura che è normata dal Dlgs 198/2006 esiste solo in Italia e oggi è maggiormente valorizzata per il sostegno del Ministro Marina Calderone e Ministro Eugenia Roccella. Le Consigliere di Parità sono nominate dal Ministero del Lavoro di concerto con il Ministro Pari opportunità. Siamo presenti su tutto il territorio nazionale, a livello territoriale, regionale e nazionale. In ogni ente vi sono due Consigliere/Consiglieri di parità una effettiva e una supplente, parlo a femminile perché sul territorio nazionale ci sono 3 o 4 uomini che ricoprono questo ruolo e per il solo fatto che ci sia il termine parità si pensa che sia un ruolo che riguardi problemi al femminile ma non è per nulla cosi. Anzi se ci fossero più uomini questo ruolo sarebbe forse più valorizzato. Dicevo effettiva e supplente proprio perché non può mancare questa figura. Ci occupiamo prevalentemente di contrastare le discriminazioni di genere sul lavoro e, proprio perché siamo pubblici ufficiali nello svolgimento delle nostre funzioni, possiamo promuovere azioni in giudizio qualora vi siano le condizioni per farlo. Inoltre ci occupiamo di controllare l'attuazione dei principi di uguaglianza di opportunità nella promozione e nella formazione, nella progressione professionale e di carriera, nelle condizioni di lavoro e nella retribuzione”.
Lei da poco è Consigliera di fiducia dell’Università degli Studi di Brescia quale è la differenza?
“La Consigliera (o il Consigliere) di Fiducia è una figura prevista dalla normativa europea che raccomanda ai datori di lavoro pubblici e privati di designare all’interno della loro organizzazione una persona competente incaricata di fornire supporto e assistenza alle/ai dipendenti che sono oggetto di molestie, mobbing e discriminazioni. Contribuisce attivamente alla risoluzione dei casi di discriminazione che accadono all’interno dell’ente dove è stata designata e, in accordo con la persona che si considera vittima di molestie, avvia una serie di azioni per una positiva soluzione, mantenendo il totale anonimato, prima in modo informale e poi, se del caso, in modo formale ma soprattutto in linea con quanto previsto dal Codice di condotta adottato dall’ente stesso. Queste azioni hanno la finalità della tutela del diritto dei lavoratori a vivere in un ambiente di lavoro sereno, in cui i rapporti interpersonali devono essere improntati a correttezza e rispetto reciproco, rispetto della inviolabilità della dignità della persona umana”.
Chi si rivolge alla Consigliera di Parità?
“Numerosi sono i soggetti che si rivolgono al nostro ufficio: • lavoratrici e lavoratori: per ricevere informazioni su quali siano le discriminazioni sul lavoro (accesso, carriera, corsi di formazione e aggiornamento, orario, maternità e paternità, ecc). Se ritengono di avere subito una discriminazione, possono chiedere un intervento per un tentativo di mediazione, conciliazione o un’azione in giudizio; • soggetti sindacali e avvocati: per segnalare casi di discriminazione di genere, collaborare alla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici anche attraverso progetti condivisi di promozione delle pari opportunità; • parti sociali, ordini professionali, consulenti: per informazioni su incentivi e strumenti a supporto della conciliazione dei tempi; per percorsi di aggiornamento; progettualità e interventi congiunti, istituire organismi di parità. Molto importante l’accordo che abbiamo sottoscritto con l’Ispettorato del lavoro Area nord e i consulenti del Lavoro, siglato alla presenza del Ministro Marina Calderone; • organizzazioni, enti e aziende private: per informazioni su opportunità, strumenti e incentivi per azioni positive volte a promuovere e valorizzare la presenza femminile, per soluzioni organizzative family friendly ed eventuali incentivi; • istituzioni locali, comitati unici di garanzia (CUG), organismi di parità: per sviluppare progettualità comuni e favorire lo scambio di buone prassi; ricevere informazioni su bilanci di genere, piani di azioni positive e finanziamenti dedicati”.
Come si risponde a questi problemi?
“Purtroppo è vero ancora troppe donne sono messe nella condizione di scegliere tra la maternità e il lavoro perché non vi sono strutture capillari a sostegno delle loro necessità e gli asili nido costano . Inoltre nel periodo estivo non ci sono strutture sufficienti ad accogliere i bambini quando asili e scuole sono chiusi, a parte gli oratori o strutture private costose. Grazie all’assessore all'Istruzione Formazione e Lavoro di Regione Lombardia, Simona Tironi, sono state messe a terra delle misure innovative come per esempio ‘Lombardia per le donne’ che prevede un voucher per servizi di cura di 400€ mensili che possa permettere alle madri una facilitazione del rientro al lavoro dopo la maternità o per carichi di cura come minori o parenti disabili. È sicuramente un’iniziativa lodevole ma ritengo che il Governo debba intervenire per la sua parte con strategie forti e determinanti affinché le donne siano messe nelle condizioni di lavorare. È provato che nei Paesi dove le donne lavorano, si registra un tasso di natalità in aumento (vedi Francia, Spagna) e purtroppo in Italia il tasso natalità non è mai stato cosi basso, ma siamo anche fanalino di coda per occupazione femminile”.
Da oltre 20 anni si è occupata di pari opportunità, ma davvero è cosi lunga la strada per raggiungerle? per raggiungerle?
“Secondo il rapporto Global Gender Gap 2024, purtroppo, serviranno altri 134 anni prima di raggiungere la piena parità di genere. In Italia, nel 2022, il tasso di occupazione femminile è stato del 51,1%, ovvero ben 18 punti percentuali di differenza rispetto all’occupazione maschile. Si parla quindi di una vera e propria discriminazione di genere, dove la parità dei sessi viene di fatto compromessa. La discriminazione della donna si rileva soprattutto nell’ambito lavorativo, anche se il nostro Paese ha ancora diversi problemi irrisolti collegati a questo tema, come quello che riguarda la violenza sulle donne. La diversità di genere non è solo a livello di retribuzione ma anche nelle diverse discriminazioni sociali che possono avvenire nel mondo del lavoro, minore accesso a premi e opportunità. Alcuni esempi di discriminazione sul lavoro li troviamo nell’accesso a lavori meno qualificati per le donne, le difficoltà nell’acquisire un ruolo dirigenziale, disparità nei trattamenti contrattuali e una più generale mancata equità di genere in relazione ai colleghi, come vere e proprie differenze di trattamento sul posto di lavoro. Uno strumento che si sta rivelando molto utile per un cambio culturale è la Certificazione della parità di genere che viene riconosciuta a quelle aziende che abbiano attuato politiche e misure concrete per ridurre il divario tra uomini e donne circa le opportunità di crescita in azienda, parità stipendiale, welfare e non solo e il cui ottenimento permetterà di avere sgravi fiscali e partecipazione a bandi pubblici. Regione Lombardia si è distinta rispetto al panorama nazionale perché ha messo a disposizione 10 milioni di euro per sostenere le PMI fino a 249 addetti e sono circa 600 le aziende in Lombardia che hanno ottenuto la certificazione”.
Nella foto, a sinistra Simona Tironi, Assessora all’Istruzione, Formazione, Lavoro della Regione Lombardia, al centro Marisa Calderone, Ministra del Lavoro, e, a destra, Anna Gandolfi, Consigliera di Parità della Regione Lombardia, al momento della sottoscrizione dell’accordo con l’Ispettorato ed i Consulenti del Lavoro
Ci sono Paesi dove la parità di genere è raggiunta?
“No, non ancora ma esiste una graduatoria fornita dal Global Gender Gap 2024. L'Islanda, con un divario colmato al 93,5%, è di nuovo al 1° posto e guida l'indice da circa quindici anni. Continua ad essere l'unica economia ad aver colmato più del 90% del proprio divario di genere. Dopo l’Islanda la top ten vede Finlandia (87,5%), Norvegia (87,5%), Svezia (81,6%), Germania (81%), Irlanda (80,2%) e Spagna (79,7%). L’Italia perde otto posizioni rispetto all’anno scorso e, con il 70,3%, si posiziona all’87esimo posto. L'Europa guida la classifica del divario di genere avendo colmato il 75% del suo divario, con un miglioramento complessivo di +6,2 punti percentuali dal 2006. Sicuramente resta ancora molto da fare, ma sono anche convinta che questo cammino verso la parità di genere dobbiamo farlo insieme agli uomini perché è un beneficio per tutta la società”.
UNA REALTÀ INTRAPRENDENTE
CHE STA FACENDO PARLARE DI SÈ
E CHE RAPPRESENTA UN UNICUM
NEL PANORAMA NAZIONALE
Promuovere e valorizzare l’iniziativa imprenditoriale, contribuendo allo sviluppo economico e culturale del territorio. Questa la mission dell’associazione GPP, Giovani Per Un Progetto, l’organismo di coordinamento nato con l’idea di unire associazioni di giovani imprenditori e professionisti under 45 di Brescia e provincia. Un movimento che sta crescendo non solo per la credibilità acquisita in questi anni ma anche per la caratura delle proposte formative sin ad ora organizzate. Fare rete e mettere in contatto organizzazioni e associazioni imprenditoriali e professionali anche molto diverse tra loro era probabilmente l’obiettivo più ambizioso che quest’associazione si era posta ma, a giudicare dai fatti, possiamo affermare sia stato pienamente raggiunto. Oggi, infatti, con una sede propria istituita presso la Camera di Commercio di Brescia (che ha offerto il domicilio fiscale nella consapevolezza che si tratti di una iniziativa meritevole di attenzione), GPP guarda al futuro con ulteriore slancio per continuare ad agire come punto di riferimento e collegamento tra le nuove generazioni e il mondo economico, civile e politico locale. Le realtà che ad oggi contemplano un ruolo attivo nell’associazione sono sempre più numerose e rappresentano la varietà e il valore delle competenze imprenditoriali e professionali presenti nella nostra provincia. L’ultimo ingresso in ordine di tempo è stato quello di Confcommercio che ha preso posto in un parterre di realtà associative di assoluto rispetto: Giovani Imprenditori di Confindustria Brescia, Movimento Giovani Imprenditori di Confartigianato Brescia e Lombardia Orientale, Giovani di Confagricoltura Brescia - ANGA Brescia, Giovani Imprenditori di Confapi Brescia, Gruppo Giovani Costruttori Edili Brescia - ANCE Giovani Brescia, Associazione Giovani Consulenti del Lavoro - AGCDL Brescia, Associazione Giovani Farmacisti Brescia - AGIFAR Brescia, Gruppo Giovani del Consorzio Franciacorta, Unione Giovani Dottori Commercialisti di Brescia - UGDC Brescia, Associazione Italiana Giovani Avvocati sezione di Brescia - AIGA Brescia, Giovani Imprenditori Confesercenti Lombardia Orientale, Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia - Commissione Giovani, Associazione Nazionale Dentisti Italiani per i Giovani sezione di Brescia – ANDI Brescia, Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della Provincia di Brescia - Commissione giovani, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Brescia - Commissione Giovani, Gruppo “Giovani Imprenditori” Confcommercio Brescia. Consiglio Direttivo GPP
La conferenza
Molteplici le iniziative promosse, tutte accomunate combinando formazione, aggregazione, valori e territorio. Recentemente è stato nominato anche il nuovo Consiglio Direttivo GPP che, per statuto, si rinnova annualmente. Il Dott. Nicola Aggogeri, Presidente Giovani Imprenditori di Confesercenti Lombardia Orientale, è stato nominato Presidente; l’arch. Matteo Defendini, Delegato della Commissione Giovani dell’Ordine degli Architetti di Brescia, la Dott.ssa Veronica Caiola, Giovani Imprenditori Confesercenti Lombardia Orientale, il Dott. Marco Passantino, Presidente UGCD Brescia, e la Dott.ssa Marta Benussi, Vice Presidente Confapi Giovani Brescia, sono stati eletti come Vicepresidenti, l’avv. Arianna Todeschini, come Segretario e il Dott. Marco Ragazzoni, Vice Presidente UGDC Brescia, come Tesoriere.
“GPP è una realtà senza pari nel panorama
Italia - ci ha raccontato Nicola Aggogeri, neo Presidente GPP. In un contesto complesso e sfidante, rappresenta una testimonianza concreta del valore del lavoro in rete e un’importante occasione di scambio e crescita per imprenditori e professionisti del territorio.
GPP dimostra come le nuove generazioni siano in grado di abbracciare modelli rappresentativi trasversali, accomunati da un obiettivo condiviso e convinti che l’unione di oggi sia la chiave per il successo di domani. L’ingresso di Confcommercio nel 2024, che porta ora il totale a 16 associazioni, è la testimonianza di un percorso di crescita costante e significativo. Il percorso Masterclass lanciato nel settembre 2024, che ha visto anche per quest’anno il rinnovo dei patrocini da parte del Comune, della Provincia e naturalmente della Camera di Commercio di Brescia, continuerà fino a maggio di quest’anno, rappresenta un successo di contenuto e di pubblico dato che alla sua conclusione avrà coinvolto oltre 40 relatori con una partecipazione complessiva che punta a superare le 900 presenze tra imprenditori e professionisti. Un successo reso possibile grazie all’impegno di tutto il direttivo e al sostegno della Camera di Commercio di Brescia e dei nostri sponsor Invisiblefarm, Bonera, Banca Mediolanum, GTM e Dacuna”.
Per la stagione 2024/2025, GPP continua il suo impegno nel consolidare e ampliare il progetto di punta dell’associazione: GPP Masterclass. Dopo il successo dell’edizione precedente, che ha affrontato temi chiave e che ha visto la partecipazione di figure di rilievo a livello nazionale, il percorso prosegue con nuovi appuntamenti dall’alto valore formativo, iniziative concepite per creare uno spazio di crescita e condivisione. La nuova stagione, avviata già nel settembre 2024 presso il centro Atena Multi Forme, è entrata nel vivo e per il 2025 è previsto un fitto calendario di Masterclass che stanno coinvolgendo un pubblico sempre più ampio. Il nuovo ciclo, che mira a superare le 900 presenze coinvolte, è dedicato a esplorare ulteriormente la connessione tra impresa, innovazione e sviluppo professionale, coinvolgendo oltre 40 relatori d’eccezione e offrendo occasioni di confronto aperto. Inoltre, per questa stagione, sono stati organizzati anche eventi Fuori Masterclass in collaborazione con realtà del territorio, che si terranno in location differenti, arricchendo ulteriormente l’offerta formativa e le opportunità di networking. Con GPP Masterclass 2024/2025, l’associazione rinnova il proprio impegno nel creare uno spazio di crescita e condivisione. Da settembre 2024 a gennaio sono stati trattati temi rilevanti, spaziando dalla sostenibilità ambientale, con un focus sull’edilizia sostenibile, all’innovazione tecnologica applicata al mondo sanitario. Sono stati anche affrontati argomenti di rilevanza sociale, come il ruolo del lavoro nel reinserimento dei detenuti.
I PROSSIMI APPUNTAMENTI:
• Giovedì 06 marzo 2025, alle 18.30
PANEL 6 | LA QUOTAZIONE IN BORSA DELLE AZIENDE in collaborazione con Mediolanum Ufficio Presidenza GPP
• Giovedì 27 marzo 2025, alle 18.30
PANEL 7 | BENESSERE PSICOLOGICO DELLE RISORSE UMANE
• Giovedì 17 aprile 2025, alle 18.30
PANEL 8 | LA GIUSTA MISURA DEL TURISMO: TRA VALORIZZAZIONE DEI LUOGHI E OVERTOURISM
• Giovedì 08 maggio 2025, alle 18.30
PANEL 9 | LO SVILUPPO DI UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE E L’IMPATTO SULL’ECONOMIA - in collaborazione con Bonera
• Giovedì 29 maggio 2025, alle 18.30
PANEL 10 | LA RETE VENDITA E LA PROMOZIONE: ESEMPI E CASI STUDIO - in collaborazione con GTM
L’associazione invita tutti gli interessati (associati e non) a prendere parte agli eventi in calendario e a restare aggiornati sulle numerose opportunità messe a disposizione dal gruppo GPP. Per iscriversi e avere maggiori dettagli sugli incontri o per condividere novità e iniziative, è possibile visitare il sito ufficiale giovaniperunprogetto.it oltre a consultare i profili social dell’associazione presenti su Instagram, Facebook e LinkedIn.
Correva l’anno 2017 quando, all’ospedale di Grasse, nel sud della Francia, Bruno Romeda (1929 – 2017) si spegneva all’età di 87 anni, lasciando in eredità a Fondazione Brescia Musei un patrimonio materiale e immateriale consistente in alcune centinaia di opere, unitamente all’onere e all’onore di promuovere - grazie a un fondo dedicato, noto oggi come Fondo Romeda - iniziative specificatamente legate all’arte e agli artisti contemporanei. Ha il sapore di una chiusura ciclica – come quel cerchio che fu tra le forme predilette dall’artista quand’era in vita - la mostra capsule BRUNO ROMEDA. Le geometrie della materia promossa da Fondazione Brescia Musei col Comune di Sale Marasino, nelle sale della Biblioteca civica della località del Lago d’Iseo che diede i natali all’artista.
ph. André Villers
LA MOSTRA NEL PAESE NATALE
DELL’ARTISTA È LA PRIMA TAPPA
DI UN PROGETTO DI VALORIZZAZIONE DELL’EREDITÀ E DELLA
RICERCA ARTISTICA DELLO “SCULTORE DEL VUOTO”
Fino al 31 Maggio 2025
Biblioteca Costanzo Ferrari
Sale Marasino (BS)
Con la curatela ed il coordinamento scientifico di Elena Di Raddo ed Elena Scuri, fino al 31 maggio 2025 il progetto espositivo propone una selezione inedita di 21 opere realizzate tra gli anni Ottanta ed il 2016, oggi stabilmente integrate alle Collezioni Civiche bresciane, attraverso le quali è possibile cogliere in nuce, per la prima volta in Italia, i caposaldi della ricerca condotta in oltre cinquant’anni da uno degli esponenti più rappresentativi della scultura internazionale e che valsero a quest’ultimo l’epiteto di “scultore del vuoto”. Tra questi, la codifica di un vocabolario visivo che ebbe nella geometria il proprio nucleo fondante, l’indagine mai sopita sulla relazione tra opera e spazio – inteso nella duplice accezione di paesaggio circostante o di assenza - ed il cambiamento di prospettiva che portò progressivamente a privare le opere di materia, investendo quella rimasta della funzione di perimetro, specchio mancante, portale in grado di definire e incorniciare lo spazio.
Cerchio, quadrato e triangolo. Dietro ai tre elementi maggiormente ricorrenti nella produzione di Romeda, si cela il tema della creazione. Secondo l’interpretazione dello scrittore francese Pascal Bonafoux, il cerchio rappresenta il mondo, la fonte primordiale da cui tutto ha origine, la fecondità e la matrice universale. Il quadrato simboleggia l’intero creato, con i quattro angoli ad indicare i quattro punti cardinali e gli elementi fondamentali della natura: aria, acqua, terra e fuoco. Infine, il triangolo rappresenta la divinità, l’armonia e la proporzione alla base di ciò che è conosciuto.
A tale minimalismo delle forme fanno da contrappunto gli esiti vibranti, densi e a tratti pittorici, con i quali la materia scultorea è plasmata. La superficie delle opere presenta infatti incidenti, asperità e fratture che Romeda opponeva alla sobria perfezione di quadrati, cerchi o triangoli. Il rapporto esclusivo di Romeda con il bronzo è stato descritto come un legame atavico, inconsciamente legato - secondo l’architetto Jean-Michel Wilmotte - alla storia stessa di Brescia, le cui prime tracce risalgono proprio all’età del bronzo, poi protagonista in tempi moderni della più alta tradizione della metallurgia italiana.
Bruno Romeda, Esagono, bronzo, 1982, 120x175x80 cm, St Paul de Vence, France
Attraverso le patinature, che potevano richiedere un’elaborazione di mesi, è introdotta la dimensione cromatica propria della pittura, l’ossidazione del metallo – implicazione voluta da Romeda e accentuata anche dall’esposizione agli agenti atmosferici - visibile in opere di grande formato come Quadrato patinato, il grande Triangolo o Colonna piatta definisce la sfera temporale, mentre la magrezza delle linee ed il loro assemblaggio disegnano un arco ideale in grado di unire le silhouette stilizzate di Alberto Giacometti alle saldature di César.
Alla dematerializzazione dell’opera che ne caratterizzò la maturità artistica, Bruno Romeda giunse gradualmente, dapprima esplorando la dimensione dei volumi densi e compatti, tipici della scultura tradizionalmente intesa, oltre alla serialità dei moduli. Diversamente dal rigore matematico delle opere di esponenti dell’Arte Minimale, come Carl André o Donald Judd che conobbe nella New York degli anni Sessanta, in Romeda è presente il riferimento all’estetica della macchina tipico dell’epoca (la ripetizione allude alla serialità “fordista” del ciclo produttivo industrializzato) e quello al pensiero zen, che individua nella reiterazione del gesto la via per giungere alla perfezione. Tra le molte variazioni su temi minimalisti prodotte da Romeda nel corso degli anni vi sono i Wall Drawings: disegni scultorei nei quali la parete di fondo diviene parte integrante dell’opera, grazie alla distanza tra muro e strisce di metallo che, in base all’incidenza della luce, contribuiva a creare composizioni lineari di ombre proiettate. Esemplare, in tal senso, è la serie delle Perspectives: geometrie di metallo interconnesse con l’ambiente al punto da rendere la percezione dell’opera dipendente dalla luce e dall’ambiente circostante. Ad emergere è il crinale di un equilibrio effimero da cercare e ritrovare ogni volta, in quel perpetuo e sempre rinnovato dialogo tra presenza e assenza, contenitore e contenuto, pieno e vuoto, materia e spazio, che oggi torna visibile in opere come Afferenti a tale filone sono Prospettive (3 pezzi) e Prospettiva esagonale esposte in mostra.
Parallelamente allo svuotamento progressivo della materia, anche l’adozione di dimensioni maggiori fu il frutto di un percorso graduale, punteggiato di sperimentazioni con lo spazio. I piccoli formati furono abbandonati in favore di scale e diametri maggiori che, abbinati all’assottigliamento della componente materica, divennero capaci di fondersi coi luoghi. Fu così che le sculture di Romeda divennero finestre in grado di incorniciare città, paesaggi naturali e ambienti interni, guidando la visione dello spettatore verso il vuoto circondato e trattenuto.
IL CAR-SHARING DEL FUTURO PARTE DA BRESCIA: PERCORSO IL PRIMO CHILOMETRO A GUIDA AUTONOMA
Un’automobile che raggiunge da sola il potenziale utente, permette di guidare fino a destinazione e poi riparte in autonomia verso un parcheggio, una stazione di ricarica o un nuovo cliente. Questa è la visione di mobilità urbana del futuro che A2A e il Politecnico di Milano stanno trasformando in realtà. Il progetto, parte del programma di ricerca del MOST (Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile), mira a rispondere alle sfide della decarbonizzazione delle città, contribuendo alla riduzione del traffico e alla sostenibilità ambientale. Recenti studi hanno evidenziato che le auto vengono utilizzate in media solo 70 minuti al giorno, restando inattive per il 95% del tempo. Inoltre, in Europa, percorrono mediamente solo 10mila chilometri l’anno. Questi dati sottolineano la necessità di adottare nuovi modelli per una mobilità urbana più efficace e sostenibile.
A Brescia è stato compiuto il primo importante passo in questa direzione: una Fiat 500 elettrica ha percorso il suo primo chilometro in modalità di guida totalmente autonoma, dando il via a una sperimentazione innovativa. L’obiettivo è ridefinire il concetto di auto condivisa: l’utente non dovrà più raggiungere il veicolo e gli operatori non avranno più bisogno di un elevato numero di auto per rendere capillare il servizio. Per la prima volta in Italia viene avviata una serie di test su strade aperte al traffico, in modo da analizzare l’interazione tra questa tipologia di vettura e la complessità della mobilità di una città. Con questa sperimentazione, A2A, Politecnico di Milano e MOST intendono sviluppare un modello di car sharing unico in Europa. Il progetto unisce le potenzialità dell’auto elettrica a quelle della guida autonoma, proponendo un nuovo paradigma di mobilità urbana, riducendo il numero di auto circolanti in città e trasformando il servizio in un’esperienza più pratica e agevole.
AL VIA LA SPERIMENTAZIONE SULLE STRADE DI BRESCIA: DURERÀ UN ANNO
“Crediamo che il progetto rappresenti un passo importante nella definizione della mobilità urbana del futuro. Le potenzialità della guida autonoma combinate a quelle del car sharing, possono favorire l’efficientamento degli spostamenti, la fluidità del traffico, un trasporto più sicuro e sostenibile e un progresso nella decarbonizzazione delle città – ha spiegato l’AD di A2A Renato Mazzoncini. Nei centri urbani italiani vive oltre il 70% della popolazione, percentuale destinata a superare l’80% nei prossimi anni. Per una Life Company come A2A è dunque importante studiare soluzioni innovative e sostenibili, per contribuire a raggiungere la neutralità climatica, una partita che si gioca e si vince proprio nelle città. La nostra adesione al partenariato MOST, uno dei 5 Centri Nazionali per la ricerca nato con fondi PNRR e dedicato alla mobilità sostenibile, è stata fondamentale per la nascita di questa iniziativa”.
“Brescia si conferma terreno fertile per progetti pilota di rilevanza non solo nazionale. Lo siamo stati oltre 50 anni fa con il teleriscaldamento, poi con il termoutilizzatore e con la metropolitana leggera automatica. Oggi proseguiamo su questa strada con un’innovazione che pone Brescia come modello europeo per il futuro della mobilità urbana - ha dichiarato la sindaca Laura Castelletti. Un’innovazione che ha l’obiettivo di dar vita ad un servizio per i cittadini ampliando la gamma delle proposte per la mobilità sostenibile. Questo progetto è anche una leva straordinaria per la nostra candidatura a Green Capital europea: Brescia è una città che non smette di innovare e di investire in sostenibilità, è la nostra città europea”.
L’obiettivo è sviluppare un servizio di car sharing a guida autonoma unico in Europa che superi gli attuali limiti dell’auto condivisa
Un progetto di A2A, Politecnico di Milano e MOST (Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile) per l’efficienza della mobilità urbana e la decarbonizzazione delle città
I LUOGHI DELLA FEDE DAI BOMBARDAMENTI ALLA RINASCITA
MUSEO DIOCESANO, BRESCIA. FINO AL 2 MARZO 2025
Ottant’anni fa Brescia era sotto attacco. In occasione dell’anniversario dei bombardamenti che colpirono la città tra il 1944 e il 1945, il Museo Diocesano di Brescia ospita la mostra fotografica BRESCIA FERITA (1944-1945). I luoghi della fede dai bombardamenti alla rinascita, organizzata in collaborazione con Croce Rossa Italiana – Comitato di Brescia nel quadro delle celebrazioni del 160°anniversario della fondazione di quest’ultima. Attraverso una selezione di una quarantina d’immagini, la mostra fotografica documenta la tragicità delle distruzioni e la fase di ricostruzione e restauro negli anni del periodo post bellico.
Con la curatela di Carlotta Coccoli (Università degli studi di Brescia) e Maria Paola Pasini (Università Cattolica del Sacro Cuore), coadiuvate da un comitato scientifico di studiosi ed esperti, l’esposizione narra di come i bombardamenti aerei colpirono i siti religiosi bresciani, soprattutto nei due episodi del 13 luglio 1944 e 2 marzo 1945, che interessarono più duramente il centro storico di Brescia. Il progetto espositivo è stato interamente realizzato con tecnologia di stampa Canon, Partner Culturale dell’iniziativa.
La chiesa di Sant’Afra (ora Sant’Angela Merici)
in macerie dal violento bombardamento del 2 marzo 1945 (Archivio privato)
Macerie presso la chiesa di San Marco, danneggiata durante il bombardamento del 13 luglio 1944 (Musei Civici di Arte e Storia di Brescia, Archivio fotografico)
Lungo il chiostro del Museo Diocesano di Brescia, il percorso trae avvio con una selezione di scatti dedicati agli ingenti dannisubiti dal patrimonio architettonico e monumentale di carattere religioso. Il 13 luglio 1944 la cupola del Duomo nuovo fu sfondata e incendiata, mentre danneggiamenti importanti riguardarono la chiesa di San Marco. Analogamente il 2 marzo 1945 furono gravemente lesionate la chiesa di Sant’Afra (ora Sant’Angela Merici), la chiesa di Sant’Alessandro, la chiesa di San Francesco e la chiesa dei Miracoli. I tragici eventi del 1915-18 indussero il Ministero dell’Educazione Nazionale (responsabile della tutela artistica) a predisporre, già dalla fine degli anni Venti, piani di protezione delle opere d’arte nell’eventualità di altri conflitti. Nel caso dei monumenti, le protezioni interessarono solo le porzioni ritenute più significative (come portali, altari e apparati decorativi). Le schermature - impalcature in legname in cui stipare sacchi di sabbia, oppure pareti protettive in muratura di mattoni o pietrame – avevano l’obiettivo di attutire gli effetti delle onde d’urto delle esplosioni. Il riparo approntato alla facciata lapidea della chiesa di Santa Maria dei Miracoli consentì di salvarla dal bombardamento che devastò l’edificio il 2 marzo 1945. Pochi altri monumenti ecclesiastici della città furono protetti: alcune arcate dell’ex chiesa di San Salvatore, i sarcofagi del Duomo Nuovo e del Duomo Vecchio e il portale della chiesa di Santa Maria del Carmine.
Via Gasparo da Salò, 13 - Brescia museodiocesano.brescia.it
STRUTTURE SANITARIE PUBBLICHE O PRIVATE SENZA SCOPO DI LUCRO, DISLOCATE SUL TERRITORIO NAZIONALE, CHE SI OCCUPANO DI RACCOGLIERE, PROCESSARE, CONSERVARE E DISTRIBUIRE TESSUTI UMANI DESTINATI AL TRAPIANTO
Intervista a Diletta Trojan, Presidente dell’Associazione Italiana delle Banche dei Tessuti. di Francesca Boldreghini
Per i prossimi 3 anni, alla guida dell’A.I.BA.T. l’Associazione Italiana delle Banche dei Tessuti, ci sarà la dottoressa Diletta Trojan, trevigiana, classe 1987. Direttore della Fondazione Banca dei Tessuti del Veneto ETS dal 2018, aveva già raggiunto un risultato straordinario, diventando Presidente dell’Associazione Europea delle Banche e portando il primato di prima italiana e più giovane alla guida delle Banche degli Stati Membri. Ora raggiunge un altro doppio record: è la prima donna e la più giovane Presidente anche dell’Associazione Italiana delle Banche dei Tessuti.
A.I.BA.T. ASSOCIAZIONE ITALIANA BANCHE DEI TESSUTI
www.aibat-banchedeitessuti.com
Si parla spesso di trapianto di organi. Meno di innesto di tessuti. Può spiegarci questo ambito meno conosciuto della chirurgia dei trapianti e la sua importanza per la cura di molteplici patologie?
“Il trapianto dei tessuti, sebbene meno noto rispetto al trapianto di organi, riveste un ruolo davvero importante nella medicina dei trapianti. Innanzitutto, specifichiamo che quando parliamo di tessuti ci riferiamo a tessuti muscolo-scheletrici, cardio-vascolari, placentari, tessuto cutaneo, nervoso e adiposo provenienti da donatore, utilizzati poi in molteplici aree chirurgiche per migliorare la vita di migliaia di pazienti. Il trapianto di tessuti ha la funzione di riparare e rigenerare i danni causati da traumi o malattie, come in ortopedia dove gli innesti ossei sono fondamentali per la cura delle fratture complesse o per ripristinare una mobilità compromessa attraverso la ricostruzione degli arti danneggiati. L’utilizzo della membrana amniotica, estratta dalla placenta donata dalle mamme che partoriscono con taglio cesareo programmato, diventa fondamentale nel trattamento dei grandi ustionati, per guarire ulcere croniche o addirittura nelle artrosi. L’utilizzo dei tessuti vascolari permette di ristabilire la circolazione sanguigna e consente la ricostruzione di piccoli e grandi vasi compromessi. Normalmente, i tessuti sono “salva funzione”, cioè il trapianto va a migliorare funzioni compromesse, ma in alcune situazioni diventano essenziali per la sopravvivenza del paziente, come in campo pediatrico, dove l’utilizzo di valvole cardiache può salvare la vita a numerosi bambini affetti da malformazioni cardiache”.
Quante sono le banche dei tessuti in Italia e che funzione hanno?
“Le banche dei tessuti sono delle strutture sanitarie pubbliche o private senza scopo di lucro, dislocate sul territorio nazionale, che si occupano di raccogliere, processare, conservare e distribuire tessuti umani destinati al trapianto, garantendo che siano idonei e sicuri per l’uso chirurgico e per questo seguono rigorosi protocolli di qualità e sicurezza. In Italia operano circa 30 banche dei tessuti suddivise per tipologia di tessuto”.
Perché serve un’associazione di banche dei tessuti?
“L’Associazione delle Banche dei Tessuti è nata con l’obiettivo di promuovere l’attività scientifica, formativa, culturale nel campo del tissue banking e contribuire alla diffusione e al miglioramento dei tessuti omologhi utilizzati per il trapianto. Le Banche dei Tessuti operano in diverse regioni e con diverse specializzazioni, un’associazione facilita il coordinamento e la collaborazione tra queste strutture, promuovendo progetti di ricerca comuni con lo scopo di aumentare i tessuti disponibili per i trapianti. Inoltre, l’Associazione rappresenta tutte le Banche dei Tessuti a livello nazionale ed internazionale e può collaborare con le Istituzioni e altre organizzazioni; può offrire anche un’opportunità di sviluppo professionale per gli operatori del settore, migliorando le loro competenze attraverso confronti e formazione. Questi aspetti contribuiscono a migliorare l’efficacia e l’efficienza delle banche, con l’obiettivo finale di migliorare la qualità della vita di pazienti che necessitano di un trapianto di tessuto”.
A che punto è la ricerca sui tessuti?
“La ricerca sui tessuti continua a fare passi da gigante specialmente nel campo della medicina rigenerativa e della biotecnologia. Occorre però sottolineare che tutta l’attività di una banca dei tessuti è disciplinata da normative di derivazione europea sul banking tissutale, i cui aspetti regolatori prevedono che i tessuti omologhi processati in una banca debbano essere sottoposti a manipolazione minima o non rilevante, altrimenti sotto un profilo giuridico, il tessuto diventa a tutti gli effetti un prodotto di ingegneria tissutale e come tale soggetto alla relativa disciplina. Quindi gli studi promossi dalle Banche dei tessuti sono volti a sostenere progetti che garantiscono l’utilizzo di tessuti appropriati e sicuri a tutti i pazienti, incoraggiando sinergie tra chirurghi, mondo della ricerca ed Istituzioni”.
VITTORIA
GUADALUPI, PRESIDENTE FONDAZIONE ARMR
V.E.Filì - ph Sergio Nessi
Dopo aver fondato e presieduto per oltre 30 anni prima l’Associazione poi la Fondazione ARMR, Daniela Gennaro lascia alla figlia l’onere e l’onore di continuare sulla strada tracciata
Sono nata a Bergamo 54 anni fa, mamma di due meravigliose ragazze Beatrice 24 anni e Sofia 22 anni, felicemente sposata con Giuseppe Mazzoleni (per gli amici Beppe), ho iniziato la mia formazione sui mitici banchi del Liceo Paolo Sarpi, laurea alla Statale di Milano in SPES scienze economiche, da sempre interessata al miglioramento continuo attraverso la formazione gli ultimi corsi ai quali ho partecipato sono stati nel 2022 al POLIMI Percorso Executive SPEM e nel 2024 presso UNIBG il Corso di perfezionamento in Management e Governance degli enti del terzo settore in collaborazione con CSV.
Il passaggio di testimone alla presidenza della Fondazione è stato il più naturale possibile… Quando hai incontrato ARMR?
“Il passaggio di testimone è stato naturalissimo, visto che nel 1993 quando Silvio Garattini illuminò Daniela durante la serata di beneficenza del Soroptmist Club BG, io da giovane volontaria ho bandito l’asta benefica, e da allora sono sempre stata inizialmente come gruppo giovani dell’associazione e poi una volontaria attiva promotrice di progetti e iniziative della Fondazione ARMR”.
Quali ricordi hai dei primi anni di quella che era ancora “solo” un’Associazione
“La nostra associazione è sempre stata fin dall’inizio una “famiglia” fondata sui valori del dono, della condivisione dei talenti di ciascuno, della creazione di nuove relazioni, della gentilezza di un sorriso con l’obiettivo di donare borse di studio ai giovani ricercatori e far conoscere il centro di ricerche di Ranica Aldo e Cele Daccò. Ho un bellissimo ricordo della serata di fondazione a Ranica nel lontano Settembre 1993 sotto una pioggia battente in mille partecipanti entusiasti di conoscere e contribuire alla ristrutturazione di Villa Camozzi, da li tutto è iniziato e continua oggi con lo stesso spirito di servizio e amicizia”.
Mamma ha creato dal nulla un vero prodigio, adesso tocca a te… Ne senti il peso?
“Sicuramente sento una grande responsabilità nel proseguire il percorso di crescita della Fondazione, con umiltà e spirito di servizio cercherò di fare del mio meglio, insieme all’impegno di tutto il neo Consiglio Direttivo nominato il 3 Dicembre 2024: La Fondatrice Presidente Emerita Cav. Lav. Daniela Gennaro Guadalupi; il Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri-IRCCS Prof. Giuseppe Remuzzi; il Coordinatore delle Ricerche dei Laboratori “Negri Bergamo” dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche ”Mario Negri” Dott.ssa Ariela Benigni; Vittoria Guadalupi (Presidente); Giuseppe Mazzoleni e Angelo Serraglio (vicepresidenti), i consiglieri: Susanna Tomasoni, Anna Valtellina, Moira Pellegrinelli, Elisabetta Lanfranchi, Paolo Zappa. progrediremo nella nostra missione per il prossimo quinquennio”.
Quindici delegazioni e, immagino, l’intenzione di crearne di nuove… Come cercate nuovi “agganci” in altre realtà?
“Questo lavoro è stato sempre ben seguito dal nostro Vicepresidente Dott. Angelo Serraglio e da alcuni anni affiancato anche dal nostro consigliere emerito Avv. Marco Orefice. Entrambi forti delle loro esperienze nei club di servizio come Lions International e Kiwanis diffondono il messaggio della nostra Fondazione in altre regioni e città facendo capire l’importanza della ricerca scientifica che progetta il futuro, la conoscenza, l’aiuto e la speranza”.
La vostra proposta di donare a favore della ricerca è sempre stata accompagnata da appuntamenti con la città che sono diventati imperdibili come il Red Party o la cerimonia della consegna delle borse di studio. Tu a questi appuntamenti sei sempre raggiante… Ti ripaga del lavoro per organizzare e gestire tutto l’ambaradan?
“Mi piace tantissimo organizzare con Beppe e tutta la nostra meravigliosa squadra di amici volontari il Red Party presso GRESART 671, che quest’anno festeggerà la decima edizione, e che raccoglie tanta generosità. Un altro fantastico momento di piacevolezza e di raccolta fondi è lo Show Cooking Arte è ricerca svoltosi nella meravigliosa cornice di Astino in primavera. Anche la preparazione della cerimonia della consegna delle borse di studio è un grande lavoro di squadra tra tutti noi volontari e ci riempie il cuore di soddisfazione poter permettere ai nostri ricercatori di lavorare per un anno intero presso i laboratori dell’Istituto Farmacologico Mario Negri di Ranica e del KM Rosso. In particolare, con Elisabetta Lanfranchi condividiamo il grande lavoro di preparazione della cerimonia e lei ottima conduttrice mi guida con impegno e divertimento”.
Vittoria Guadalupi, Presidente della Fondazione ARMR
Beppe Mazzoleni, vice Presidente della Fondazione ARMR
Non è certamente semplice ma hai una squadra di volontari incredibilmente efficiente… A cominciare da Beppe, tuo marito, da sempre al fianco di mamma Daniela… “Sono tutti fantastici, ringrazio ogni Volontario per l’impegno e la costanza: in primis il Consiglio Direttivo (tra cui Daniela e Beppe) con i Consiglieri Emeriti: Lella Duca, Alberto Gottardi, Riccardo Guadalupi, Francesco Maroni, Marina Morigi, Marco Orefice, Mariella Cesareni. Il revisore legale Sergio Mazzoleni. La segretaria: Alessandra Zenoni; Le volontarie Gabriella Chisci; Loredana Secomandi; Ivana Suardi. Il tesoriere Diego Mazzoleni. Ugo Chisci per il supporto tecnico. Federica Sorrentino Direttore Responsabile delle nostre News e addetta stampa.
Le volontarie del sorriso capitanate da Anna Valtellina, che ringrazio di cuore per il loro instancabile lavoro svolto sia presso la nostra sede che presso le bancarelle al freddo e al caldo. Alle volontarie di Carla Vescovi Turino del gruppo “insieme per la ricerca” che promuovono iniziative sportive come la “camminata della ricerca” per sensibilizzare i giovani ala ricerca scientifica e sul valore del volontariato. Ringrazio tutti i volontari delle 15 delegazioni per l’importante lavoro che svolgono sul territorio sia per la raccolta fondi, che attraverso l’organizzazione di convegni scientifici. La Dott.ssa Rossella Merli e la Dott.ssa Monica Meroli per l’organizzazione di interessanti aperitivi per la ricerca pensati per informare la cittadinanza su diversi aspetti connessi alle malattie, attività utili per promuovere la ricerca scientifica e fare prevenzione.
Ringrazio tutti i nostri Donatori e Sostenitori che ogni anno ci donano il cuore con i loro contributi piccoli/piccolissimi e grandi/grandissimi. Uno speciale ringraziamento alla nostra fantastica Band GLI IMPREVEDIBILI che da vent’anni allietano gli eventi della Fondazione”.
Quali sono le cose migliori che hai preso dalla mamma? E quelle peggiori?
“Ho imparato tantissimo da lei e continuo a farlo, tra i migliori insegnamenti ci sono la capacità organizzativa e le capacità relazionali… ma devo ancora fare tanta esperienza… Sono abituata a guardare al bicchiere mezzo pieno e quindi non ho risposte in merito alle cose peggiori. Mi piace sottolineare che la Resilienza è una capacità che si apprende sia emulando che imparando dalla propria esperienza di vita, ognuno di noi è unico e raro”.
Mi sembra che la Fondazione goda di un’approvazione trasversale e che, solo in occasioni come la consegna delle vostre borse di studio vede schierati e plaudenti politici di ogni provenienza… altro capolavoro di Mamma?
“La nostra Fondazione invita tutti i rappresentanti politici del Comune, Provincia e Regione sia a patrocinare l’evento che a testimoniare il loro impegno nei confronti della Ricerca Scientifica, che è una risorsa fondamentale della crescita del nostro paese. Noi tutti Volontari della Fondazione stiamo costruendo quel mondo in cui la scienza e l’umanità camminano fianco a fianco”.
Per finire ti chiedo com’è visto da vicino il mitico prof. Garattini.
“Un Uomo innamorato della Ricerca Scientifica capace di trasmettere con passione la sua visione del mondo”.
di Giorgio Paglia
Lo scorso 20 gennaio Donald Trump ha giurato come 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America. Miliardario, repubblicano, egocentrico, assolutista e anche pregiudicato, ha ricevuto una marea di consensi popolari. Volenti o nolenti, la democrazia funziona così: chi ha più voti vince, indipendentemente dal profumo, o dall’odore, di ogni scheda elettorale. In questo periodo i movimenti di destra stanno crescendo in tutti i paesi occidentali e addirittura in Germania l’ultra destra fa prevedere un importante e storico risultato alle elezioni tedesche della prossima primavera. Tutto questo non nasce per caso. Innanzitutto l’Europa è in piena decadenza economica e si contorce su burocratiche iniziative della UE che sono molto simili a opere di falegnameria mentale e che portano all’autocastrazione di tutto il sistema. In Italia una donna di destra ormai è premier da 2 anni e così in Europa 21 stati membri su 27 sono governati o sostenuti da coalizioni in cui è presente la destra. Al di là della pochezza dell’opposizione di sinistra, che ragiona su fantasiose “circolarità” inconcepibili, c’è anche una motivazione più profonda. William Reich, uno psicologo austriaco fuggito in America durante il nazismo, seguace di Freud, diceva che quando un popolo ha paura, si trasforma psicologicamente in un gregge e cerca disperatamente un capo. Non importa che il capobranco sia un furfante, un arrogante, un bugiardo, o un crudele, l’importante è che dia l’impressione di spaventare il nemico. Persino Hitler conquistò il potere proprio puntando sull’orgoglio ferito del popolo tedesco dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale e soprattutto approfittò della gravissima crisi economica che affliggeva all’epoca la Repubblica di Weimar. L’umanità impaurita ha difficoltà a percepire la realtà, perché ha timore di doversi rendere conto che potrebbe essere di fronte a una mera illusione. Questo concetto i potenti del mondo lo conoscono benissimo e sanno che condurre un gregge è molto più semplice che guidare un popolo di valorosi intelligenti. Oggi impaurire la gente non è poi così difficile per l’elite finanziaria, basta avere un sacco di denaro, controllare l’economia e possedere i mezzi d’informazione. Accendere guerre in questo mondo è abbastanza facile, infatti ad oggi sono
attivi ben 56 conflitti importanti, il numero più alto dalla fine della seconda guerra mondiale. Poi si possono diffondere terribili epidemie, in grado di terrorizzare intere popolazioni, con virus modificati in laboratorio e che consentono guadagni mostruosi con la produzione di vaccini farlocchi e non sperimentati. Infine bisogna influenzare la psiche delle persone. Sulle condizioni ambientali è possibile fare propaganda terroristica, divulgando indimostrabili cambiamenti climatici (che nei millenni sono sempre avvenuti sul pianeta Terra) e utilizzando termini allarmanti persino nelle previsioni meteo. Così la macchina a benzina diventa un mostro ecologico da sostituire subito con un costoso veicolo elettrico e poco importa se poi va in crisi l’intero settore automobilistico europeo. Infine si lavora anche sul concetto di famiglia, l’ultimo baluardo della società civile: il genere umano non è più catalogabile in maschile e femminile, ma in sessi fluidi indefinibili e chi non si adegua viene emarginato e tacciato di omofobia. Se si parla di sicurezza nelle città, di problemi di immigrazione illegale e non controllata, si viene subito accusati di fascismo e di razzismo. La realtà, grazie all’A.I. nei social, non esiste più e non si riesce a capire cosa sia vero e cosa sia falso. Putin è un criminale che ci vendeva il gas a 3 € e allora lo blocchiamo e corriamo a comprarlo dagli americani che ce lo vendono a venti volte di più: Slava Ukraini e il cittadino paga contento! Tutto ciò può accadere perché in politica non sono importanti gli obiettivi raggiunti proficuamente, ma i proclami irrealizzabili e urlati con enfasi: “Prendiamoci Panama e la Groenlandia!”. Tanto il popolo non ha memoria e la storia non insegna niente, anche perché quasi nessuno la conosce. Così ci dicono bellamente che i ricchi diventano sempre più ricchi e la povertà aumenta a tutti i livelli: il 10% più ricco della popolazione globale possiede quasi l’80% di tutta la ricchezza mondiale. Ma tranquilli, Trump ha ragione quando dice che sta arrivando l’età dell’oro. Peccato che non ci abbia specificato per chi.
Alla prossima e in alto i cuori leggeri.
Anche su: Twitter: @Fuochidipaglia - Instagram:@fuochidigio
UN PASSO DECISO E CONTINUO VERSO LA PROGRESSIONE DELLA RICERCA SCIENTIFICA E NELLA PREVENZIONE DELLE MALATTIE RARE
Al Centro Congressi di Bergamo si è svolta la 32ª edizione della cerimonia di consegna delle borse di studio e del premio annuale della Fondazione ETS Armr (Aiuti Ricerca Malattie Rare). Numerosi gli ospiti e i soci presenti nella mattinata di sabato 18 gennaio: tra loro Vittoria Guadalupi presidente della Fondazione, la sindaca di Bergamo Elena Carnevali, il presidente fondatore dell’istituto Mario Negri Silvio Garattini , il direttore dell’Asst Papa Giovanni XXIII Francesco Locati, il professore Giuseppe Remuzzi, il delegato provinciale Simone Tangorra, la fondatrice presidente emerita di Armr Daniela Gennaro Guadalupi, gli assessori regionali Claudia Terzi e Guido Bertolaso, i senatori Sandro Sisler e Alessandra Gallone.
BRESCIA RILANCIA CON LA «VOGLIA DI FUTURO». TUTTO PRONTO PER LA 3^ EDIZIONE DELL’EXPO DEDICATA ALLA SOSTENIBILITÀ ORGANIZZATA DALLA CAMERA DI COMMERCIO DI BRESCIA E IN PROGRAMMA DAL 7 AL 9 MARZO AL BRIXIA FORUM
È tutto pronto per la terza edizione di «FUTURA Expo», l’appuntamento dedicato all’economia sostenibile e alla transizione green organizzato dalla Camera di Commercio di Brescia e dalla sua azienda speciale ProBrixia: una tre giorni di incontri, appuntamenti, talk e eventi pensati per imprese, istituzioni e cittadini, con più di 120 espositori, fra i quali le più significative aziende del territorio e importanti marchi nazionali.
Un’EXPO che mira a stimolare una visione di futuro ottimistica, positiva e propositiva, che faccia crescere la voglia di agire e di essere protagonisti di un cambiamento necessario, che faccia venire «Voglia di futuro», come rimarca il concept 2025. L’appuntamento è dal 7 al 9 marzo, dalle 9.00 alle 20.00, al Brixia Forum di Brescia, il quartiere espositivo della città di via Caprera, e l’intenzione è di confermare il successo delle prime due edizioni: quella targata 2023 ha chiuso con oltre 30mila visitatori, 270 tra incontri ed experiences e 465 ospiti e relatori.
“La terza edizione di Futura Expo avviene in un momento in cui gli orientamenti politici (non ancora quelli legislativi) sembrano indicare una forte correzione se non addirittura una retromarcia rispetto agli obiettivi di sostenibilità che fino a poco tempo fa sembravano definitivamente acquisiti”, ha dichiarato Roberto Saccone, Presidente di Camera di Commercio di Brescia. “Si sta passando dal furore ideologico che ha caratterizzato il passato ad un movimento di contrasto e contestazione che rischia di confondere gli obiettivi (condivisibili) di decarbonizzazione e lotta al cambiamento climatico con i mezzi ed i modi con cui si pensava di conseguirli, mezzi e modi che stanno rischiando di compromettere la capacità competitiva di interi settori economici. Alle imprese manca quel regime di certezze normative che garantisce chiarezza e favorisce le scelte strategiche e gli investimenti. Per questa ragione dobbiamo restare focalizzati su innovazione, progresso e mercato, cercando di interpretare gli stili di vita e di consumo che stanno rapidamente cambiando ed ad essi ispirare i nostri prodotti e servizi. Futura Expo è perciò ancora più importante di quanto non sia stata negli anni della “moda” della sostenibilità, perché, da un lato rappresenta un momento di conferma dell’impegno delle imprese e della loro forte convinzione che il rispetto ambientale e l’impegno sociale sono parte delle sue responsabilità e, dall’altro perché può essere la sede in cui conoscere i mega trend, confrontarsi sul futuro, approfondire e ricercare la compatibilità tra transizione ecologica e sviluppo economico”.
“FUTURA Expo sarà occasione di confronto e approfondimento su tematiche di grande attualità, con un focus particolare sul futuro del lavoro”, ha commentato Roberto Zini, Presidente di ProBrixia. “In un contesto in continua evoluzione, le aziende devono diventare sempre più attrattive, affrontando sfide come l’inclusione, l’attenzione alle fragilità e il fenomeno del lavoro immigrato. Particolare attenzione sarà dedicata anche al ruolo dei giovani e delle donne nel mondo del lavoro, evidenziando le opportunità e le trasformazioni in atto”.
Le istituzioni sono parte integrante del progetto FUTURA e lo sostengono sin dagli esordi. L’obiettivo è rinsaldare il rapporto tra pubblico e privato necessario per incidere concretamente sugli obiettivi a medio-lungo termine inseriti, tra l’altro, nell’Agenda 2030 dello sviluppo sostenibile. A fianco di Camera di Commercio ci saranno perciò il Comune di Brescia, la Provincia Brescia e Regione Lombardia oltre alla conferma della conferenza stampa del 19 febbraio presso il Ministero del Made in Italy a Roma, alla presenza del Ministro Adolfo Urso. Inoltre Unioncamere, che patrocina l’iniziativa, ha confermato che terrà a FUTURA la sua Convention Nazionale 2025. Confermati anche i patrocini del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. A fianco dei promotori anche i partner storici del progetto: A2A, Confindustria Brescia, Fondazione Una e Feralpi Group, ai quali si aggiungono RSM e Consorzi Agrari d’Italia.
L’edizione 2025 avrà respiro nazionale anche grazie alla partecipazione di un sempre maggior numero di imprese provenienti da fuori provincia, fondamentali per creare reti di rapporti (anche commerciali) tra le varie realtà presenti in Expo. Nazionali anche le partnership media, che, insieme al Gruppo Editoriale Bresciana, faranno da cassa di risonanza dei contenuti dell’EXPO. Presenti in Expo ci saranno infatti Radio24, Il Sole 24 Ore e SKYTG24 oltre al prestigioso patrocinio della RAI.
FUTURA NEXT GEN
Quando si parla di futuro, non si può certo non parlare delle nuove generazioni, le vere protagoniste dei prossimi decenni. FUTURA Expo ha dedicato alle nuove generazioni una serie di iniziative che li vedrà protagonisti attivi. Non più semplice platea di ascolto, ma speaker, relatori e moderatori.
FUTURAE HEROES è il programma triennale nato dall’unione di MUSIC INNOVATION HUB (organizzatore del festival Heroes in partnership con le Nazioni Unite e ASviS) e FUTURA EXPO di Camera di Commercio di Brescia e ProBrixia che prevede una serie di appuntamenti e progetti che coinvolgono le nuove generazioni per costruire un futuro più equo e sostenibile, anche attraverso lo sviluppo di nuove imprese responsabili. Sarà possibile partecipare al Percorso Esperienziale sulla Voglia di Futuro, un’iniziativa pensata per esplorare le aspirazioni, le aspettative e le prospettive dei partecipanti rispetto al loro domani. Attraverso attività immersive, momenti di riflessione e strumenti interattivi, il percorso stimola la consapevolezza e il confronto tra generazioni, rilevando in tempo reale attraverso un’Instant Survey le percezioni e le emozioni dei partecipanti. Verrà presentata anche la ricerca sulla Voglia di Futuro delle nuove generazioni, in partnership con Avvenire e Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con oltre 1000 studenti intervistati. La Fondazione Una Nessuna Centomila, dedicata alla prevenzione e al contrasto della violenza sulle donne, nata in seguito all’omonimo evento live del 2022 grazie alla volontà delle quattro fondatrici, Fiorella Mannoia (Presidente On.), Giulia Minoli (Presidente), Celeste Costantino e Lella Palladino (Vicepresidenti), avrà uno spazio dedicato e sarà protagonista, attraverso la voce di alcune sue esponenti, di un panel sulla responsabilità di impresa nel supporto alle dipendenti che hanno subito violenza.
POLITICHSUB. La giovane e già nota associazione apartitica, senza finalità elettorali e di lucro, nata nel 2019 con l’obiettivo di dare voce alle idee delle nuove generazioni, condurrà un panel a Futura composto da imprenditori e politici. Un panel in cui verranno affrontati i temi dell’innovazione tecnologica, digitale e green e dei relativi impatti sul mercato del lavoro e delle imprese con un taglio completamente diverso, attraverso una forma di dibattito innovativo, dinamico, fluido che si ispira ai format americani e che vedrà i giovani come moderatori.
MAW e IL MONDO DEL LAVORO. La sinergia tra imprese e giovani è un altro aspetto chiave per Futura. Perché la sostenibilità passa anche da qui. Ed è per questo che la Talent di Maw, agenzia per il lavoro coinvolgerà i giovani in una serie di attività che li renderanno protagonisti attraverso laboratori, giochi e dialoghi che spazieranno dal concetto di work life balance all’idea di lavoro inclusivo e tanto altro.
INCITEMENT E LA SOSTENIBILITÀ. La sostenibilità non riguarda solo l’ambiente, ma coinvolge ogni aspetto di vita, richiedendo responsabilità personale nelle scelte quotidiane. Questo impegno si riflette in quattro dimensioni: personale, relazionale, sociale e ambientale. Incitement propone il Workshop: Abbiamo sempre voglia di futuro. Un impegno responsabile verso il bene. L’obiettivo è aiutare i giovani a riflettere sui valori che li guidano verso un futuro sostenibile e su come trasformarli in azioni concrete, sottolineando l’importanza del contributo di ciascuno per migliorare il mondo.
OSPITI DI RILEVANZA NAZIONALE, GIOVANI PROTAGONISTI, EXPERIENCES FUTURISTE E INNOVAZIONI TECNOLOGICHE.
Stefano Zecchi, filosofo, scrittore e opinionista
Roberto Saccone, Pres. Camera di Commercio BS
Vito Mancuso (ph. Giacomo Maestri)
L’edizione di quest’anno accoglierà moltissimi eventi, talk e confronti, con relatori di rilievo nazionale (e non solo) e grandi personalità del mondo della politica, dell’economia, della scienza, dello spettacolo e della società civile. Fra gli ospiti di spicco già confermati ci saranno: tra i politici il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il Ministro per gli Affari europei e PNRR Tommaso Foti, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, il Ministro dell’università e della ricerca Anna Maria Bernini ed un videomessaggio del Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, le Europarlamentari Isabella Tovaglieri e Annalisa Corrado, il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano, gli assessori di Regione Lombardia Giorgio Maione e Guido Guidesi, il Presidente della Provincia di Brescia Emanuele Moraschini e la sindaca di Brescia, Laura Castelletti; tra gli imprenditori: tra questi, il presidente di Confindustria Brescia, Franco Gussalli Beretta, il leader di Coldiretti nazionale, Ettore Prandini, il presidente di Feralpi Group, Giuseppe Pasini, l’amministratore delegato di A2A Renato Mazzoncini, Andrea Prete, Presidente di Unioncamere,
Gianna Martinengo, Presidente Associazione Women&Tech ETS; Andrej Gejm, vincitore del Premio Nobel per la fisica nel 2010 per gli studi compiuti sul grafene e la lievitazione diamagnetica; Amalia Ercoli Finzi, scienziata e prima donna italiana laureata in Ingegneria aeronautica, consulente scientifica della Nasa, dell’Esa e dell’Asi e una delle personalità più importanti al mondo nel campo delle scienze e tecnologie aerospaziali insieme a sua figlia Elvina parleranno di donne, di scienza e di futuro; Stefano Zecchi, filosofo, scrittore e opinionista, che interverrà sul tema «Bellezza e sostenibilità»; Vincenzo Schettini, il professore di Fisica che spopola sui social network con il suo «La fisica che ci piace», dove insegna i fondamenti della materia con esperimenti semplici e immediati. L’appuntamento è organizzato da A2A; «Mancuso & Mancuso», che metterà a confronto lo scrittore e neuroscienziato Stefano Mancuso e il teologo Vito Mancuso in un dialogo dal titolo “La sostenibilità (e responsabilità) della parola”.
Oltre ad un ricchissimo palinsesto di appuntamenti significativi ed eventi speciali, FUTURA offrirà una serie di eventi e di esperienze adatte a tutti: dai ragazzi alle famiglie con bambini al seguito, tutti potranno trovare il proprio angolo all’interno dell’EXPO dedicato al futuro. Dall’isola dedicata alla Vittoria Alata grazie a cui scoprire tramite l’intelligenza artificiale curiosità e aneddoti sulla statua e sulla storia di Brescia allo stand A2A dedicato alla “Città sostenibile del futuro” con un focus sul progetto del car sharing a guida autonoma che la Life Company sta sperimentando proprio a Brescia insieme al Politecnico di Milano e al Most, Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile. Dal ‘passaporto museale’ consegnato dalla Fondazione Brescia Musei ai ragazzi che frequentano l’ultimo anno delle scuole primarie del Comune di Brescia all’evento “Un giardino per le api” dove si potrà costruire un colorato giardino fiorito gradito alle api sino alla presentazione di “Fame di sostenibilità – Sei ricette per il futuro’, promosso da Confcommercio Brescia, con la presenza di alcune delle eccellenze bresciane della ristorazione (Forme Restaurant, Il giardino, Osteria Al Bianchi, Trattoria Porteri e infine Casa Leali e Ristorante Capriccio rispettivamente 1 stella Michelin) che eseguiranno e faranno degustare una ricetta ciascuno legata al tema della sostenibilità e del mangiare bene.
FUTURA Expo. Dal 7 al 9 marzo (dalle 9.00 alle 20.00). Centro fieristico Brixia Forum, via Caprera - Brescia Prenotazioni biglietti (GRATUITI) sul sito: www.futura-brescia.it
GRANDE QUALITÀ DELLE OPERE IN CONCORSO E SUCCESSO DI PUBBLICO PER L’EDIZIONE 2025 DI OROBIE FILM FESTIVAL
“Sotto il Morteratsch” scattata da Roberto Bellini è il titolo dellla suggestiva immagine che ha vinto il primo premio al concorso fotografico collegato alla 19° edizione di Orobie Film Festival che si è tenuto alla fine di gennaio tre Seriate e Bergamo consolidando il successo quasi ventennale
Roberto Gualdi, direttore artistico di Orobie Film Festival
Il Festival, organizzato dall’Associazione Montagna
Italia e diel quale Roberto Gualdi è direttore artistico, oltre a mettere in concorso film con il tema della montagna in tutti gli aspetti, promuove anche un concorso a cui partecipano grandi nomi della fotografia e un premio letterario dedicato ai racconti di montagna intitolato a Walter Bonatti.
L'immagine ci offre lo straordinario spettacolo di una galleria glaciale! Attualissima e spontanea la domanda: per quanto tempo ancora i ghiacciai ci potranno offrire la loro presenza utilissima alla vita dell'uomo e la bellezza di spettacoli come quello in immagine? Questo il messaggio sotteso alla foto di elevata qualità nella distribuzione prospettica di luci ed ombre con i raggi del sole al centro, nei colori ben distribuiti dallo scuro al chiaro. Al centro dell'immagine il sole che illumina il cammino gioioso dell'uomo sul ghiacciaio...
Il concorso fotografico di Orobie Film Festival è stato vinto dallo scatto in questa pagina “Sotto il Morteratsch” di Roberto Bellini
Premio Montagna Italia WALTER BONATTI a Mirella Tenderininella foto, per la sua energia vitale, audace e instancabile, dedicata a montagna e cultura
Premio Concorso cinematografico Sezione Paesaggi d’Italia I custodi dei confini di Luigi Tassi
La seconda edizione del Premio Letterario
Walter Bonatti | Racconti di montagna ha riscosso molto successo. Tra tutte le opere giunte, la Giuria, composta dal Presidente Angelo Corna con i membri Massimiliano Passi e Marco dalla Torre, ha premiato i seguenti racconti.
3° premio
La montagna del signor Jahn – Enrica Tais
2° premio
Scarpe da tennis – Fabiola Gravina
1° premio
Non ti perdono – Valeria Cecchini
La Giuria cinematografica, presieduta da Piero Carlesi con Nicola Bionda e Giuseppe Spagnulo, ha valutato i 15 film in concorso e premiato i seguenti titoli.
Premio Concorso cinematografico
Sezione Terre Alte del mondo
The Great White whale di Michael Dillon
Premio Concorso cinematografico
Sezione Paesaggi d’Italia
I custodi dei confini di Luigi Tassi
Premio Concorso cinematografico
Sezione Orobie e Montagne di Lombardia e Premio Fondazione Riccardo Cassin
Mirella d'arte e di montagna di Paola Nessi
Premio Montagna Italia PER LA CULTURA a UNIMONT - Polo Alpino dell'Università degli Studi di Milano. Motivazione: Per la valorizzazione e lo sviluppo dei territori montani.
Riconoscimento Montagna Italia
PER I GIOVANI all’ITIS Paleocapa.
Motivazione: per il progetto “Alla scoperta delle Alpi Cozie” realizzato dalla Prof. Chiara Spanio con i suoi alunni.
Riconoscimento Montagna Italia
PER IL SOCIALE alla Croce Bianca Bergamo. Motivazione: per l’impegno nel ricordo di Matteo Carminati.
Riconoscimento Montagna Italia
PER IL SOCIALE per il progetto
“A Spasso con Luisa” - Sport e medicina sulle Orobie. Motivazione: il progetto avvicina i pazienti che hanno subito un trapianto d’organo alla pratica sportiva.
Riconoscimento Montagna Italia
PER LO SPETTACOLO a Silvia Lorenzi
Motivazione: per la produzione e l’interpretazione della performance “Vette di Latte”.
Riconoscimento Montagna Italia
PER LA STORIA al Museo dei Tasso e della storia postale:
Motivazione: per la conservazione della memoria e per la diffusione della storia di un’eccellenza orobica.
Riconoscimento Montagna Italia
PER LA STORIA a Sergio Boem
Motivazione: per l'attività di ricerca e ricordo attorno ai "dimenticati di Cima Cady", che hanno vissuto la tragedia non solo della Grande Guerra ma anche della montagna.
Dopo aver dedicato a Vienna l’edizione 2024, il Festival Pianistico annuncia il tema e il cartellone principale della sua 62esima edizione. Per l’edizione 2025 il titolo scelto, Noches de España, non lascia dubbi sull’area che il Festival esplorerà dal 28 aprile al 26 giugno: il 62° Festival sarà infatti la prima parte di un percorso triennale che percorrerà il continente europeo.“Il Festival entra nel 2025 forte di una crescita costante che ha fatto registrare quest’anno il sorpasso dei numeri pre-pandemia, con oltre 1000 abbonati e più di 10.000 biglietti venduti, traguardo che non raggiungeva dal 2019 - dichiara la Presidente Daniela Gennaro Guadalupi -Un bilancio dunque molto positivo, risultato di un’offerta culturale originale, premiata dal pubblico e possibile grazie al sostegno delle istituzioni pubbliche e dei privati, che permettono di perpetuare la tradizione di eccellenza del Festival anche per il 2025. Intesa Sanpaolo sarà sempre al fianco del Festival come Main Partner.
Il Maestro Pier Carlo Orizio, Direttore Artistico del Festival Pianistico Internazionale
Brescia Bergamo
Omaggio ad Arturo Benedetti Michelangeli nel trentennale della scomparsa. Nel 2025 il Festival ricorderà i 30 anni dalla morte diArturo Benedetti Michelangeli, dedicandogli quest’edizione. “Come è noto, il nostro Festival nasce nel suo nome e la sua eredità artistica è più viva che mai–dichiara il direttore artistico Pier Carlo Orizio – Vorrei ricordarlo in questa sede per un aspetto forse marginale del suo repertorio, ovvero la predilezione per alcuni brevi brani spagnoli che fortunatamente sono disponibili in rete. Sono: Malagueña di Albéniz, Andaluza di Granados e Cancion di Federico Mompou. Brani che un pianista dilettante esegue senza troppo impegno, acquistano con Arturo Benedetti Michelangeli il valore dell’arte assoluta”.
Protagonista per la prima volta di un’edizione del Festival, il paese latino per eccellenza ha da sempre esercitato un fascino quasi esotico tra i compo sitori europei. Partendo dalle opere pianistiche più importanti del mondo spagnolo, Iberia di Albéniz, Goyescas di Granados, Noches en los jardines de España di Manuel de Falla, che rappresentano l’anima e le tradizioni di questa nazione, il Festival alternerà “cartoline musicali” di compositori che non ebbero legami diretti con la Spagna, pur evocandola musicalmente all’interno delle loro opere – Čajkovskij, Rimsky Korsakov, Liszte, Debussy, per citarne alcuni –ed autori che invece respirarono le “notti spagnole”, quali Ravel, Chopin e Scarlatti.
Il cartellone del 62°Festival
Tra gli interpreti internazionaliche calcheranno i palchi di Brescia e Bergamo, il 62°Festival vedrà l’atteso ritorno di Hélène Grimaud, Yulianna Avdeeva, Jan Lisiecki e Alexandra Dovgan. Tra le orchestre debuttano, la Deutsche Staatsphil harmonie Rheinland-Pflaze, la Neojiba Orchestra (Orchestra Giovanile dello Stato di Bahia), che si esibirà in esclusiva italiana a Brescia e Bergamo con il duo pianistico Arthur e Lucas Jussen. L’inaugurazione del 62°Festival, di cui Intesa Sanpaolo sarà Presenting Partner, si terrà al Teatro Grande diBrescia lunedì 28 aprile e il giorno successivo a Bergamo con la Slovenian Philharmonic diretta da Kakhi Solomnishvili con solista Pierre-Laurent Aimard. Il programma rifette a pieno il tema di Noches de España con la Rapsodia spagnola, ilConcerto in re per la mano sinistra e l’iconico Bolero di Ravel, a cui si aggiunge il Capriccio spagnolo di Rimsky-Korsakov.
Daniela Guadalupi Gennaro, Presidentessa del Festival Pianistico Internazionale
Brescia Bergamo
“Il Festival entra nel 2025 forte di una crescita costante che ha fatto registrare quest’anno il sorpasso dei numeri pre-pandemia, con oltre 1000 abbonati e più di 10.000 biglietti venduti, traguardo che non raggiungeva dal 2019 - dichiara la Presidente Daniela Guadalupi - Un bilancio dunque molto positivo, risultato di un’offerta culturale originale, premiata dal pubblico e possibile grazie al sostegno delle istituzioni pubbliche e dei privati, che permettono di perpetuare la tradizione di eccellenza del Festival anche per il 2025.
Altra tappa fondamentale quella con la Deutsche Staatsphilharmonie Rheinland-Pflaz, diretta da Pier Carlo Orizio con la pianista Ying Li, che propone una selezione da Iberia di Albéniz, Noches en los Jardines de Españadi de Falla e i Quadri di un’esposizione diMusorgskij/Ravel. In esclusiva italiana e prima volta al Festival si esibisce l’orchestra brasiliana Neojiba – progetto dalla forte vocazione sociale, raccoglie infatti musicisti di età compresa tra i 13 e i 27anni - diretta da Ricardo Castro con solisti Arthur e Lucas Jussen, rinomato duo di pianisti olandesi allievi diMaria João Pires, al loro debutto al Festival. Il programma è dedicato alla musica latinoa mericana con il pezzo contemporaneo Nazareno per due pianoforti e orchestra diGolijov, accanto a brani di Gomes, Bernstein, Copland e Ginastera. Due gli appuntamenti con Hélène Grimaud, che ritorna al Festival a distanza di treanni dalla sua prima, apprezzatissima, apparizione: l’8 maggio al Donizetti accompagnata dalla Camerata Salzburgnel Concerto in re min e nella Serenata in re mag di Brahms; e domenica 1 giugno in recital al Grande con in programma la Sonata op.109 di Beethoven, iTre Intermezzi, leSette Fantasie di Brahmsop. 116e la Ciaccona diBach/Busoni. A 10 anni di distanza torna al Festival anche un’altra grande pianista internazionale, Julianna Avdeeva, con un programma tutto dedicato a Chopin. Sempre Chopin - che a Palma di Maiorca compose i Preludi -ritorna anche nei programmi di due giovani pianisti, da anni lanciati sulla scena mondiale: Ja Lisiecki e Lucas Debargue, già ospiti a Brescia e Bergamo negli scorsi anni. Debutto al Festival per un affermato interprete spagnolo, Javier Perianes con un recital in ricordo di Alicia de Larrocha (1923-2009), ospite per ben 6 volte al Festival. Presenza fissa nel cartellone di entrambe le città quella di Grigory Sokolov il 17-19 maggio. In cartellone anche i recital di due affezionati interpreti, rispettivamente a Brescia il 30 aprile Federico Collie a Bergamo il 3 giugno Giuseppe Albanese. Chiude il cartellone principale la diciassettenne Alexandra Dovgan, talentosa pianista che il Festival presentò per primo in Italia nel 2019 a soli undici anni, solista con i Wiener Kammerorchester diretti da Pier Carlo Orizio in un tutto Beethoven con l’ouverture Coriolano, ilConcerto per pianoforte n.4e la Settima Sinfonia.
Nel 2025 inoltre il Festival sarà partner del progetto che unirà le due città, su iniziativa delle Camere diCommercio, di VisitBrescia, di VisitBergamo e delle Curie diocesane, in occasione del Giubileo “Pellegrini di speranza”. Oltre al cartellone principale torneranno le altre rassegne collaterali, che verranno svelate nei prossimi mesi. Sul sito (www.festivalpianistico. it) è possibile scaricare il calendario del 62°Festival con tutti i programmi nel dettaglio.
Regala il Festival per Natale
Campagna abbonamenti e biglietti serali 2025 È possibile regalare per Natale un’esperienza al 62° Festival a Brescia o a Bergamo, acquistando un carnet composto da un percorso di 3 concerti. L’acquisto è possibile unicamente tramite il sito del festival dal 28novembre al 6 gennaio e fino ad esaurimento posti disponibili. Anche le informazioni di biglietteria sono già disponibili sul sito del Festival. La vendita dei biglietti serali partirà il 5 marzo.
Tutti i dettagli sono disponibili sul sito del Festival: www.festivalpianistico.it
Vivo in questo posto da sempre, ne conosco tanti segreti e tanti sono i volti passati davanti ai miei occhi, sui monitor della redazione, attraverso gli obiettivi dei miei fotografi. Ma lui mi era sfuggito. Il motivo è semplice, è uno di quelli che hanno praticamente vissuto tutta la loro vita in giro per il mondo per lavoro e per indole. Anche per un destino decisamante difficile che lo vede lasciato al brefetrofio dopo la nascita, abbandonato da entrambi i genitori. Anni di vessazioni, umiliazioni, sofferenze fisiche e psicologiche. Dopo situazioni orribili viene accolto da una famiglia con altri bambini e avviato al lavoro. Niente scuola, ma ha una grande passione per la meccanica. Quando trova impiego come operaio in un’azienda ha modo di dimostrare le sue capacità e viene spedito in giro per il mondo dove l’azienda realizza impianti di imbottigliamento. Si trasferisce per anni, prima in Polonia. poi in sudamerica, in Messico, in fuga da quell’adolescenza fatti di privazioni. Oggi è in pensione e scrive poesie e altre storie. Da scoprire.
Raffaello Corti nasce a Bergamo l’11 Settembre 1960, Ex Manager Internazionale, ora ritiratosi, ha svolto i suoi 50 anni di carriera, vivendo come espatriato in diverse aree del mondo, raccogliendo così da esse e dalle proprie esperienze d’infanzia e di giovinezza, una visione ed una capacità di osservazione e lettura, delle fragilità umane, specialmente in campo affettivo, nell’ambito della violenza sui minori ed il mancato rispetto per l’essere umano in ogni sua forma. Poeta e scrittore autodidatta, abbandonato alla nascita e cresciuto in diverse istituzioni e famiglie affidatarie, che ne hanno profondamente segnato la vita e la poetica, compone dal 1976, nel Maggio 2009 ha pubblicato per le Edizioni “Pulcinoelefante” il primo librino d’artista dal titolo “Il filo rosso “, con opera dell’artista Carlo Oberti. Collabora con il web magazine “MAT2020” edito da MusicArTeam, la Rivista Letteraria TAM TAM, la Rivista Letteraria Il Convivio, e alcuni Artisti contemporanei nella stesura di testi ad accompagnamento alle loro opere.
Raffaello, quando hai cominciato a scrivere poesie avevi 16 anni. Cosa ti ha spinto a farlo?
“Il mio scrivere nasce principalmente dalla passione per le letture e dal mio desiderio di potere esprimere in qualsiasi forma, la rabbia che covavo in me, verso tutto ciò che l'infanzia e l'adolescenza mi avevano negato e, verso le strutture “dedicate” in cui sono stato forzatamente cresciuto ed “educato”. Il tutto va inserito ovviamente nel contesto sociale e politico dell'epoca, siamo a metà degli anni ‘70 e il paese viveva grandi fermenti politici e sociali, nei quali si percepiva un desiderio di cambiamento molto forte e idealistico. Sono cresciuto in una situazione in cui l'equilibrio tra utopia e realtà era molto complesso, quindi la mia poesia è sempre stata propedeutica sia all’una che all’altra, aiutandomi ad esprimermi al meglio in ambo le direzioni”.
Sei anche un apprezzato fotografo, ma con la fotografia catturi immagini, mentre con le parole le crei... “La fotografia è una passione, come quella per l'arte in genere, nata per l'esigenza interiore di cercare sempre di circondarsi del “bello”, nel senso più classico del termine, in antitesi alle situazioni personali che hanno contrassegnato la mia adolescenza. Vedo la poesia e la fotografia, due elementi complementari, genesi della mia attitudine ad osservare, prima ancora di guardare. Cerco sempre di andare oltre la mera superficie delle cose, quindi ogni immagine o ogni poesia, deve portare colui che legge o guarda, ad un livello più intimo del proprio io, in quanto ritengo che le parole così come talune immagini, siano come degli abiti preziosi, che ognuno si modella sulle proprie coscienze, dandogli forme e significati a lui più consoni”.
Hai vinto due concorsi di fotografia per i temi sociali trattati, la solitudine e l'abbandono. E' stata la tua infanzia difficile che ti porta a scegliere questi temi?
“L'infanzia complessa e dolorosa, è sicuramente l'emozione da cui scaturisce il tutto, e dal quale negli anni è poi maturata la necessità di denuncia verso ogni tipo di prevaricazione sia fisica che psichica sulle persone più deboli. Il mio contributo a questa causa è sicuramente una goccia, ma contiene tutta la forza e il desiderio di verità, a volte scomoda, che serve a mettere a nudo le ipocrisie del nostro sistema sociale ed educativo, con particolare riferimento a determinate forme vessatorie, usate comunemente in alcune comunità, che dovrebbero educare e insegnare, mentre in nome di ipocrite ideologie, sfruttano le debolezze degli indifesi”.
La tua vita è stata veramente molto intensa e difficile, soprattutto la tua infanzia e adolescenza, come riportato nel tuo libro “NOMEN NESCIO n°55”, ma invece di piangerti addosso e di lasciarti andare alla disperazione, l'hai affrontata con coraggio, consapevolezza e hai raggiunto tanti validi obiettivi. Chi o che cosa ti ha guidato in questo?
“Il mio percorso personale, si è strutturato negli anni, in un perenne confronto con me stesso e con ciò che la società (del tempo) poteva offrire ad una persona con un passato come il mio, che non avendo nulla e nessuno a cui chiedere un appoggio, ha dovuto forzatamente dare fondo
alle proprie qualità personali, ai propri talenti e alle proprie forze fisiche ed emozionali.
Sicuramente devo molto ad una famiglia a cui sono stato dato in affidamento tra i 13 e i 20 anni. Da loro ho appreso che esiste ancora una struttura sociale, in cui le parole; affetto, sincerità, verità, sacrificio, e anche amore, hanno un significato profondo e che sono sentimenti e situazioni che possono essere amplificati e vissuti appieno senza timore reverenziale alcuno. Ho trasposto nel mio quotidiano lavorativo e affettivo tutto questo, raccogliendo il frutto di tutto ciò che sono stato, in fondo ognuno di noi è lo specchio di sé stesso, siamo quindi sempre ciò che facciamo, e non dobbiamo cercare alibi nei nostri fallimenti, ma di essi farne forza”.
Hai fatto anche tantissimi viaggi. Che cosa ti ha motivato a viaggiare così tanto? È stata irrequietezza o altro? Insomma dobbiamo esserne invidiosi o no?
“Non è il caso di essere invidiosi dei miei viaggi e del mio vivere da vagabondo per alcuni anni, tutto ciò è derivato da due contesti principali: il primo sicuramente economico, per fare fronte alle necessità di una famiglia che ho formato in età giovanile e il secondo, in quanto solo mettendo in gioco le mie capacità, il mio talento e sacrificandomi, avrei potuto dimostrare al mondo del lavoro chi ero e quali fossero le mie reali competenze e capacità di apprendimento, non avendo avuto la possibilità di continuare gli studi. È stato un percorso meraviglioso di cui non rimpiango nulla, anche se a volte estremamente difficile da gestire a livello pratico ed emotivo, date le lunghe permanenze lontano da casa e dagli affetti. Il viaggio è una metafora della mia vita, ho iniziato a viaggiare l'attimo stesso in cui ho fatto il primo respiro, ed ancora cammino senza timore, consapevole di ciò che ho fatto e di ciò che ancora vorrei fare per me stesso e per chi amo”.
In quale luogo, posto o città ti sei sentito a casa?
“Non esiste un luogo deputato ad essere il contenitore di ogni mia emozione, ho vissuto in tanti paesi diversi tra loro, per cultura e attitudini, e credo che la cosa più importante sia sempre mettere al primo posto, il nostro rispetto e la nostra umiltà verso il luogo che ci ospita, entrare in empatia con la gente che lì vive e lavora, apprendendo nel quotidiano il loro percepire la vita ed ogni loro sfumatura. Amo ogni paese in cui sono stato ospite, ovviamente ci sono luoghi che ho amato di più e altri un po’ meno, ma tutti, e dico tutti, hanno lasciato in me una traccia indelebile, fatta di colori, suoni, profumi, la forma liquida dell'umanità, il senso per cui vale sempre la pena potere dire “ho vissuto e toccato con mano le bellezze e le violenze di cui è capace l’essere umano”.
Quali soddisfazioni ti ha dato la poesia?
“La poesia è una fonte di gratificazione personale importante, non cerco in essa né fama né denaro, sarei uno stupido e un cieco. Credo che in primis essa sia la mia via di fuga dai demoni che albergano tra gli anfratti del cuore, e mi permetta una catarsi emotiva, che in altri modi difficilmente avrei potuto attuare. Inoltre attraverso essa ho conosciuto persone meravigliose, mi sono confrontato con altri poeti del quotidiano, scoprendo quanti mondi sommersi ognuno di noi possiede. Forse è questo il vero valore della poesia, aprirti porte su altri mondi e metterti così in contatto diretto con l'intimità altrui, che poi in fondo è anche la nostra, solo letta con parole diverse. La poesia in fondo è solo il retro contrario della Luna, dove ognuno di noi vela le sue orme più intime”.
Quali altri obiettivi vuoi raggiungere come Poeta?
“Non mi pongo obbiettivi, non è una gara con me stesso né con altri, si tratta a volte di una semplice necessità oppure di puro piacere. Io continuerò a scrivere, di me e del mondo che mi circonda per come appare ai miei occhi, poi sia ciò che sia, le parole sanno sempre dove andare, esse sono come le radici in cerca dell'acqua. Nei miei libri, mi auguro sempre che ognuno possa trovare attraverso diverse sfumature e chiavi di lettura, una parte di sé, leggere ciò che mai ha avuto il coraggio di confessarsi, trovare la forza per ribellarsi, oppure anche solo ritrovare un attimo di riflessione su se stesso e sul proprio io, celato a volte per timore o per pudore”.
Sei padre? Che padre sei?
“Sono padre di 2 ragazze meravigliose, che tante emozioni mi hanno donato, che tipo di padre sono non spetta a me dirlo, spero solo di non essere come il padre che mai ebbi”.
Hai scritto una poesia sul tuo essere padre?
“Ho scritto più poesie sulla figura del padre in generale, esprimendo la mia amarezza per tutti coloro che non hanno avuto questa figura nel loro mondo, e per coloro che non sanno quali conseguenze può portare la scelta di un uomo nella vita altrui. L’abbandono da parte delle figure genitoriali, è parte integrante della mia opera, poiché esso è un concetto liquido e difficile da comprendere per coloro che non l’hanno vissuto, ed io lo esprimo nelle mie parole, dove comunque oltre la rabbia, c’è sempre anche un fondo di speranza per un futuro migliore, soprattutto per i minori di oggi, che ancora vivono situazioni simili, a loro dedico tutte le mie parole”.
Quanti libri hai pubblicato in questi anni?
“Ho iniziato a pubblicare tardi (nel 2009), poiché prima tenevo per me ogni parola e ogni sensazione, perché ritenevo fossero situazioni molto intime e che non avrebbero interessato nessuno. Solo grazie alla mia seconda moglie, al suo aiuto e alla sua capacità di decifrarmi, ho deciso di mettermi a nudo, e confrontarmi attraverso diversi concorsi, con altri Poeti e con Giurie molto professionali, per capire se il mio messaggio poteva essere gradito e compreso. I risultati sono stati subito ottimali, e mi hanno incoraggiato a continuare. Ad oggi 2024 ho all’attivo 15 Sillogi pubblicate da diversi editori, tutte vincitrici di vari concorsi nazionali e internazionali di letteratura. La soddisfazione più grande resta sempre e comunque il ritorno emotivo dei lettori, che nel tempo mi hanno scritto, regalandomi le sensazioni che sono riuscito a trasmettere loro, e questa è la gratificazione più grande. Vorrei chiudere questa piacevole chiacchierata con un pensiero che credo rappresenti in forma ironica e al meglio, la mia filosofia poetica: ...Mi chiedono perché scrivo poesie. Perché ho i demoni dentro e, ogni tanto, come i cani bisogna portarli fuori a pisciare...”.
Quei giorni, quelli che ti tagliano dentro e non cicatrizzano mai Quei giorni sai, in cui pensi che tutto sia finto e non immagini ciò che dietro l’alba si cela Quei giorni, in cui un sole freddo ti spacca le ossa prima dell’anima e si infila nelle crepe come una muffa acida
Quei giorni lì... surreali che tutti dicono stai tranquillo... il tempo cancella Ecco... sono tutte bugie... quei giorni non li cancella più nessuno stanno lì in te, crescono con te si moltiplicano e scavano le tue carni
Il corpo diventa contenitore di giorni andati a male, di immagini stropicciate di lividi invisibili, di strappi slabbrati
Quei giorni... diluiti negli anni a cui basta un odore, un’immagine un viso, una vecchia foto per riapparire e sanguinare emorragia interna senza nomi Quei giorni... che vorresti toglierti la pelle per non vederli più, ma sono troppo dentro.
ANCORA SULLA SCENA DI UNA CRISI
INTERNAZIONALE. QUESTA VOLTA IL
REPORTAGE REALIZZATO DA MAURIZIO
BELOMETTI ARRIVA DALLA TERRA SANTA, NELLE CITTÀ DI NAZARETH, BETLEMME E GERUSALEMME
“Gerusalemme resta nel cuore. La Terra Santa resta nel cuore. Me lo dicevano, ma forse non mi ero soffermato abbastanza su quelle parole. Così sono partito senza troppo credere davvero che questa piccola regione, porta tra la storia d’Oriente e Occidente, mi avrebbe trascinato. Invece, a Gerusalemme, Betlemme, Nazareth, davvero respiri la storia che, in Terra Santa, non è passato, ma è presente”. A raccontare, in un breve affresco di parole, il suo viaggio con la macchina fotografica – che è il suo linguaggio – è Maurizio Belometti, figlio ed erede di Ulisse Belometti che ha aperto i negozi e l’agenzia Foto San Marco di Villongo e Palazzolo sull’Oglio. Metaforicamente, Maurizio è nato in una camera oscura, il mondo della fotografia è la sua culla, la sua professione e la sua vita. “Quando mio padre era in vita - ci ha raccontato - avevo più possibilità di viaggiare e raccontare con i miei fotoreportage. Mancato lui, ho preso le redini del negozio di Villongo, con entusiasmo. Però la vita del fotoreporter mi manca, mi manca perché è il mio linguaggio per raccontare ciò che vedo. Un romanziere sa scrivere, un giornalista sa raccontare, io fotografo. Ho raccontato così la guerra dei Balcani, per esempio, e sono tornato spesso negli anni a Sarajevo e in quella terra. Poco prima di Natale, ho avuto l’occasione di accompagnare un giornalista a Gerusalemme, l’ho colta al volo”. Quel che ha visto, è nelle foto che corredano queste parole: una terra martoriata dalla guerra, che vive in una situazione di costante pericolo. “Ho trovato gente di popoli che provengono da storie diversissime e religioni differenti, ma accomunate da una disperata voglia di vivere. Ma è durissima, le divisioni sono fortissime, chissà quanto tempo servirà per vedere la pace”.
Gerusalemme: incredibile in numero di persone armate che si incontrano per le vie
di Luca Ruggeri
SLA dal 2015; non posso mangiare, non posso bere, non posso parlare, non faccio più nessun movimento volontario e muovo solo gli occhi che mi consentono di comunicare con un tablet oculare.
ProseguelacollaborazioneconLucaRuggeri, daunlatoilsuopercorsoconlamalattia, difronteisuoiricordiealcuneriflessionisullavita.
Quando lavoravo, percorrevo spesso la stradina del mio prato dove avevo il magazzino e vedevo un grande castagno. Ma allora non attirava la mia attenzione. Mi avvicinavo solo la settimana della raccolta delle castagne. Poi, costretto a lasciare il lavoro per questa malattia, me ne stavo spesso a casa immerso nei miei tristi pensieri e quando scendevo nel prato, finivo sempre sotto questo castagno e ci stavo volentieri. L’aveva piantato mio papà circa 25 anni fa. È insolito e raro qua da solo. Mio papà spesso faceva cose insolite, sfidava la logica, il buon senso, nel bene e nel male. Poi le conseguenze le pagavamo tutti. Lui era un grande lavoratore, aveva inventiva e simpatia, ma quando entrava in un bar non era più lui e il giorno dopo non ricordava nulla. Purtroppo io sì. Gli volevo bene comunque, anche con il suo difetto; avevo la speranza che prima o poi avrebbe smesso.
Quando si ammalò di una malattia simile alla mia, si trasformò e divenne una persona piacevole. Penso che capì gli errori del passato. Dal suo divano che ormai era anche il suo letto mi chiamava dopo il lavoro; voleva che gli raccontassi la giornata e quando andava in crisi respiratorie cercava la mia mano. Io la allungavo con grande gioia per quel contatto...
Abbiamo vissuto e lavorato insieme tanti anni e non mi ricordo un gesto d’affetto tra di noi. Forse perché era un uomo di un’altra generazione, forse perché il nostro rapporto era un po’ tormentato, forse anche io avrei dovuto fare di più... Adesso che sono sotto il castagno che ha questa bellissima forma, i rami che scendono come a proteggermi, ad abbracciarmi, voglio pensare che sia lui a guidarli.
Poco dopo la diagnosi mi consolavo a raccogliere le castagne con le mani. L’autunno successivo non riuscivo più, però stavo in piedi e col mio bastone aprivo i ricci. Ora sono costretto su una carrozzella e posso solo osservare. Le foglie, le castagne, i ricci, formano un insieme di colori morbidi con sfumature cromatiche ossidate, caratteristiche dell’autunno, e tutto è velato da una leggera umidità. Le castagne spiccano con questo marrone intenso, vagamente lucido, desiderano essere raccolte. Non riesco a trattenere qualche lacrima pensando alle mie condizioni. Voglio vedere ancora il prossimo autunno, ma in caso contrario immagino che sarò chissà dove ad abbracciare mio papà.
Redento, Tiziano, Umberto, Stefano, Marino, Claudio, sono questi i miei amici e/o compagni nella squadra di calcio, che ho perso negli anni Ottanta. Anni in cui sono morti per Aids un sacco di giovani, non solo Italia e in Europa ma addirittura migliaia in tutto il mondo.
Vittime dell’eroina, la polvere assassina. Non c’è un giorno dedicato al loro ricordo, nemmeno un ora nemmeno un minuto! Abbiamo la giornata mondiale dedicata alle foche ma per questi giovani nulla: abbandonati negli angoli oscuri in stanze buie senza finestre, nascosti nella coscenza collettiva, perche è una memoria scomoda e triste, zeppa di vergogna. Questi angeli dalla faccia sporca prima di andarsene hanno raso al suolo tutto, le proprie famiglie, le loro amicizie, i loro amori, ma queste deplorevoli azioni erano comandate dall’astinenza dalla polvere assassina. Per me erano giovani buoni, forse troppo malleabili, un po’ incoscenti, un po’ troppo creduloni ma sicuramente non cattivi. A volte molto sfortunati perché dopo aver toccato il fondo ed essere portati in comunità per anni per essere disintossicati, scoprirono di essere sieropositivi e dunque vicinissimi alla morte. Ai quei tempi si moriva nel giro di un paio d anni, mentre ora per i sieropositivi esistono farmaci che prolungano la vita per diversi decenni.
Stavo leggendo il giornale al bar, circa quarant’anni fa... Sentii un passo zoppicante dirigersi verso di me, quando alzai gli occhi vidi un uomo con un viso sofferente pochissimi capelli, mi prese la mano con le sue mani scarnite e guardandomi negli occhi mi disse: perdonami per il male che ti ho fatto scusami tanto, sono diversi giorni che ti cerco.
Fu allora che riuscii a riconoscerlo, era Sergio, non esattamente un mio mio amico anzi qualche anno prima in una lite, mi picchiò a sangue e lui aveva due anni piu di me, quando diventò un tossicodipendente mi rubò due volte l’autoradio!
Al primo momento non riuscii a rispondergli poi capii e gli risposi che lo perdonavo.
Era un angelo dalla faccia sporca, sieropositivo e morì due mesi dopo.
PRESENTATA LA GUIDA
“CICLOVIA DELLACULTURA BERGAMO-BRESCIA. ITINERARIO TRA SAPERI
E SAPORI”, UN’OPERA CHE CELEBRA L’UNIONE CULTURALE, ECONOMICA
E SOCIALE TRA LE DUE CITTÀ CHE SONO STATE PROTAGONISTE DELL’ANNO 2023 COME CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA
Un volume ricco di emozioni, storia, testimonianze e progetti per il futuro. Bergamo e Brescia, messa in archivio la straordinaria esperienza di Capitale della Cultura del 2023, continuano il loro gemellaggio attraverso progetti ed iniziative meritevoli di attenzione. L’ultima novità in ordine di tempo quella presentata il 9 dicembre scorso, presso l’auditorium di Confartigianato Imprese Bergamo, quando è stata presentata la guida curata dal critico d’arte Andrea Barretta e dal giornalista Paolo Venturini. Una panoramica unica sui 75 chilometri del percorso ciclo-pedonale che collega Bergamo e Brescia, immerso in un mix di bellezze artistiche, culturali ed enogastronomiche. L’autore Paolo Venturini, nel presentare il volume, ha definito la guida come “un viaggio emozionante che celebra le imprese artigiane che, con passione e maestria, mantengono viva l’identità locale. Si parte dalla cultura del lavoro che unisce questi territori, raccontata attraverso aziende straordinarie e immagini di altissima qualità pensate per il volume”.
Il presidente di Confartigianato Brescia e di Confartigianato Lombardia, Eugenio Massetti, ha sottolineato il significato della guida: “Sono 550 pagine che rappresentano un tracciato per il futuro. Questo progetto è nato per valorizzare le eccellenze di un territorio che non ha nulla da invidiare a borghi più noti. La guida mostra la bellezza artistica, culinaria e culturale che unisce Bergamo e Brescia”. Il presidente di Confartigianato Bergamo, Giacinto Giambellini, ha aggiunto una riflessione sulla filosofia di vita delle due città: “Quando ci fermiamo e ci mettiamo il vestito buono, siamo bellissimi. Siamo gente abituata a correre, ma quando ci soffermiamo a guardare, troviamo la bellezza. Che è ciò che è racchiuso in questo volume: l’intelligenza artigiana, il lavoro delle mani, le nostre eccellenze, i nostri valori”. La serata si è conclusa con un aperitivo conviviale e l’opportunità per il pubblico di acquistare la guida. L’evento ha lasciato un forte messaggio: la collaborazione tra Bergamo e Brescia è un modello da seguire per il futuro, non solo per il turismo, ma per il valore umano e culturale che può generare.
Emilio Del Bono, ex Sindaco di Brescia e attuale Consigliere regionale, ed Elena Carnevali, Sindaca di Bergamo
Niente e nessuno sembra poter o voler arrestare la crescita dei voli da e per lo scalo di Orio al Serio. Nonostante da anni vari movimenti e comitati di cittadini abbiano provato a frenare l’aumento del traffico sull’aeroporto, l’accurata governance di Sacbo che lo gestisce, ne consente il continuo sviluppo anche se non è ipotizzabile poter crescere all’infinito senza tenere in considerazione le rimostranze da parte di diverse aree della città dove il disturbo dei voli è maggiormente avvertito. Si sono provate alleanze con la società che gestisce lo scalo diVerona e di Montichiari per cercare di distribuire i flussi di veivoli, ma senza tangibili risultati se non il trasferimento di qualche volo commerciale. Di Sacbo, oltre a Sea che detiene la maggioranza e che gestisce anche gli scali di Linate e di Malpensa, sono azionisti il Comune e la Provincia di Bergamo, la Camera di Commercio e Confindustria insieme con due Banche che da un lato apprezzano i dividendi e dall’altra non possono non ascoltare chi vorrebbe mettere un tetto ai voli. All’inizio dell’anno c’è stato il rinnovo del C.d.A. di Sacbo con l’entrata in campo di nuovi personaggi. Staremo al finestrino. Intanto è stata aperta una nuova rotta nientemeno che per Ulan Bator capitale della Mongolia... da visitare subito! (VEF)
SACBO COMUNICA L’ENNESIMO TRAGUARDO RAGGIUNTO.
MilanBergamoAirport ha registrato lunedì 23 dicembre, il transito del 17 milionesimo passeggero dell’anno. Un traguardo che rispecchia l’andamento del traffico sviluppatosi nel 2024, per effetto della crescita del numero medio di passeggeri sui voli e dell’ampio network di collegamenti che in estite ha offerto 154 destinazioni in 42 Paesi. Il risultato dello lo scorso anno conclude una fase di ripresa del traffico aereo, iniziata dopo il biennio 2020-2021 segnato dalla pandemia, maturata in modo significativo già nel corso del 2022 e proseguita nel 2023, quando è stata sfiorata la quota di 16 milioni. Numeri che sottintendono anche una crescita in termini di qualità e apprezzamento, sancita sia dal riconoscimento di ACI World quale migliore aeroporto nella categoria tra 5 e 15 milioni di passeggeri (nel 2021 e 2022), sia dall’attribuzione nel 2024 del livello 1 della certificazione relativa alla gestione della clientela. A ciò si aggiunga la cura e la professionalità con cui viene svolta l’assistenza ai PRM (passeggeri a ridotta mobilità), che sono passati dai 72.000 del 2023 agli 87.000 nel 2024 (+21%).
Al consolidamento del traffico passeggeri ha corrisposto la realizzazione delle opere finanziate interamente da SACBO previste nel Piano industriale 2023-2027 che prevede investimenti per 203 milioni. Una parte significativa degli interventi afferisce al processo di sostenibilità che rappresenta un obiettivo fondamentale per consolidare il ruolo dell’aeroporto. “Siamo orgogliosi di avere raggiunto e a questo punto superato la quota annua di 17 milioni di passeggeri – ha affermato Giovanni Sanga, presidente SACBO – Un risultato frutto di una visione e sinergie ampie, che riflettono la capacità di adeguare infrastrutture e servizi allo scenario operativo sempre in evoluzione. Risultato ottenuto grazie all’apporto delle professionalità che a tutti livelli, dai dipendenti del gestore agli Enti di Stato e ai diversi operatori, concorrono a garantire quella efficienza e qualità del servizio che nel corso del 2024 ci sono state riconosciute di primo livello. Ad innalzare ulteriormente qualità e sicurezza contribuirà l’ampliamento del terminal passeggeri con le nuove aree dedicate al check-in e ai controlli di sicurezza. In parallelo, SACBO continua a perseguire il proprio obiettivo di sviluppo sostenibile, realizzando interventi di mitigazione a beneficio dei residenti prossimi allo scalo. Nel contempo, procedono le attività relative all’indagine epidemiologica, promossa da ATS in collaborazione con l’Università Bicocca, che prevede il passaggio alla terza fase nel 2025 con il coinvolgimento dei residenti nelle zone limitrofe all’aeroporto. Inoltre, in armonia con il percorso di decarbonizzazione definito da SACBO, il 2025 vedrà l’ampliamento del parco dei mezzi elettrici a servizio di passeggeri e aeromobili, e l’entrata in esercizio del campo fotovoltaico situato nel parcheggio remoto e in grado di fornire oltre il 10% del fabbisogno elettrico annuo dello scalo. Un contributo green che si aggiunge alla quota del 55% da fonti rinnovabili fornita dalla rete nazionale”.
Tanti protestano e si lamentano per il rumore e l’inquinamente e decisamente ci sono quartieri dove il sorvolo degli aerei crea forte disturbo per chi ci vive. Ma quello che pochi dicono è che la grande maggioranza dei bergamaschi, di città, della provincia, delle valli e della bassa, nonchè dei bresciani dei vicini territori della Franciacorta o del lago d’Iseo, sono felicissimi, specie i giovani, di avere con Orio il mondo a portata di mano.
La Mongolia è un paese grande cinque volte l’Italia e poco popolato (la densità più bassa del mondo) con tre milioni e mezzo di abitanti di cui il 30% dedito alla pastorizia. La capitale Ulan Bator risente dei decenni trascorsi sotto l’egemonia sovietica ma dimostra recentemente interessanti sviluppi. Il resto del paese offre paesaggi incontaminati ed incantevoli e da non perdere la gigantesca statua di Gengis Khan alta 40 metri (foto a sinnistra) situata a Tsonjin Boldog sulle rive del fiume Tuul Gol, circa 54 km a est della capitale.
Le relazioni dirette via aerea tra Italia eMongoliasono oraresepossibili dall’accordo bilaterale tra i due Paesi,sottoscritto a Roma al MinisterodegliEsteria firmadelministro AntonioTajanie delsottosegretario aitrasportidella Mongolia,SandagdorjBatbold.
Girare per la capitale
Ulaanbaatar è l’unica vera città della Mongolia. Vale la pena farci un giro! La sua architettura è un groviglio di fatiscenti appartamenti di epoca sovietica, ghetti e scintillanti grattacieli cinesi. Recentemente si è rinnovata molto e ci si trova anche uno dei migliori negozi LEGO del mondo (chi l’avrebbe mai detto??).
Andare a caccia di dinosauri
Nel Museo di Storia Naturale di Ulaanbaatar si trovano incredibili fossili di dinosauri. Uno dei reperti più famosi è la "terribile mano", con oltre 30 centimetri di artigli. Il mostro a cui appartenevano fino a poco tempo fa era uno dei misteri irrisolti della paleontologia. Le braccia sono state rinvenute nel 1960 nel sud del deserto del Gobi in Mongolia, il corpo completo non si è trovato fino al 2014.
Mangiare il boodog
A Ulan Bator si può mangiare di tutto, dal cibo asiatico al fast food. Ma usciti dalla capitale le cose cambiano! I Mongoli amano pasti a base di carne di marmotta (piatto tipico) chiamato boodog, viene prepara to seguendo i riti della popolazione nomade.
Incontrare Gengis Khan
Gengis Khan lo conosciamo tutti (più o meno). Fu il guerriero più feroce della Mongolia! Oggi è diventato un brand di bevande energetiche, sigari, vodka e alberghi. La regione di Gengis Khan, padre e divinità dei mongoli, si trova a Khenti, dove non ci sono solo luoghi evocativi, ma paesaggi siberiani affascinanti.
Viaggiare in Uaz
Non puoi dire di essere stato in Mongolia se non viaggi in Uaz, una simpaticissima e fighissima camionetta del dopoguerra sovietico utilizzata dai mongoli per attraversare la steppa e il deserto.
Dormire in una gher
Il contatto diretto con gli abitanti della steppa e del deserto è da provare. Ma una stretta di mano non basta! Per addentrarsi nella cultura mongola, bisogna dormire in una gher (o yurta), l'abitazione dei nomadi che è parte integrante del paesaggio mongolo. Anche a Ulan Bator oltre 200.000 persone continuano a vivere sotto la propria tenda.
Vedere panorami pazzeschi
La Mongolia è uno dei paesi meno densamente popolati della terra! E siccome non ci sono persone e palazzi, ci sono panorami e natura. Una delle cose da fare è perdersi (solo con gli occhi possibilmente) nelle distese infinite di praterie e orizzonti.
Osservare le stelle nel deserto del Gobi
Tra le cose da fare in Mongolia mettiamo la nostra preferita in assoluto: osservare le stelle nel deserto del Gobi! Il deserto è un luogo molto più accogliente di quanto si possa pensare, almeno in alcune zone. Una volta osservato il mare infinito di stelle nel deserto del Gobi, capirete che cos’è la pace assoluta.
Vedere le Flaming Cliffs e il Lago Bianco
Le Flaming Cliffs somigliano ad una versione in miniatura del Grand Canyon: sono rossissime e spettacolari. Poi c'è anche il Lago Bianco: non è vero che è bianco, ma è vero che è un lago! Ed è spettacolare anche questo.
Farsi un bagno nelle pozze naturali
A Tsenkher Hot Spring per la precisione. In mongolo Tsenher significa: “arrivare in un posto fighissimo vicino all’accampamento di tende mongole, dove c’è un fiume di acqua calda termale, e dove ti potrai rilassare e lavare”. Pazzesco, tutto questo in una sola parola.
Un'esperienza spirituale
Il monastero Erdene Zuu Khiid, il più importante sito buddista della Mongolia, è stato costruito dalle macerie del capitale di Gengis Khan, Karakorum. In questo e nel meraviglioso Amarbayasgalant ("monastero della felicità tranquilla"), come in molti altri monasteri buddhisti ogni mattina si possono seguire le funzioni religiose dei monaci. (Fonte www.stograntour.com)
Montreux è sinonimo di puro piacere. La città sulle rive del Lago di Ginevra offre un magnifico scenario alpino, il famoso Montreux Jazz Festival e attrazioni come il Castello di Chillon. Sono solo alcuni dei motivi per cui la città è conosciuta come la «Perla del Lago di Ginevra».
Trovare una destinazione al di fuori dei confini italiani che sia paesaggisticamente affascinante e, al tempo stesso, estremamente appagante per un viaggio in famiglia o per un weekend enogastronomico non è facile. Ancor di più se circoscriviamo la ricerca a destinazioni geograficamente raggiungibili con sole tre ore di treno da Milano.
Non è un caso, dunque, se la Riviera Svizzera sia divenuta una delle destinazioni più gradite degli italiani. Il microclima di cui gode Montreux Riviera, incastonata tra lago, montagne e vigneti, e il magnifico paesaggio che la circonda, infatti, fanno del Cantone di Vaud - situato nella parte sud-ovest della Svizzera sul confine con la Francia con una superficie di 3.212 kmq e quattro tipologie differenti di territorio (laghi, Alpi, campagna e Altopiano del Giura) - una meta ideale per qualunque stagione. La quiete del lago, l’eccellente livello enogastronomico raggiunto e lo sfarzo degli hotel Belle Époque contraddistinguono questa zona, nota non solo per aver ospitato personaggi illustri come Chaplin e i Queen ma anche per alcune delle sue attrazioni - come il sorprendente e meraviglioso Chaplin’s World (l’unico luogo al mondo interamente dedicato alla vita e alle opere del leggendario Charles Spencer Chaplin aperto al pubblico dal 2016), il Castello di Chillon, il Fort de Chillon e gli imperdibili i vigneti del Lavaux - o per esperienze emozionanti che si possono vivere come assistere alla fioritura dei narcisi in primavera, ai mercatini di Natale o vivere la pittoresca traversata a bordo del trenino a cremagliera che dalle rive del Lago di Ginevra arriva sino alla casa di Babbo Natale a Rochers-de-Naye, ad oltre 2.000 metri di altitudine, un punto di osservazione privilegiato per ammirare la bellezza delle Alpi svizzere e francesi. Montreux Riviera è un autentico angolino di paradiso che ha sedotto artisti, letterati e viaggiatori alla ricerca di bellezza, calma e... ispirazione. Non è un caso se Charlie Chaplin ha scelto le alture di Vevey per trascorrere gli ultimi venticinque anni della sua vita, se Freddie Mercury ha immortalato il Lago di Ginevra e le cime di Grammont sulla copertina dell’album ‘Made in Heaven’, se Igor Stravinski ha composto ‘La sagra della primavera’ a Montreux o se Prince ha declamato il suo amore per Lavaux in una canzone che porta il nome del celebre vigneto terrazzato, classificato patrimonio mondiale dell’UNESCO. Un ambiente che invita al relax, alle passeggiate e alle scoperte: condizioni ottimali per far prosperare un territorio generoso, sublimato dal savoir-faire dei ristoratori e dei viticoltori. Montreux è una terra di contrasti, una sorta di Svizzera in miniatura dove convivono visitatori e autoctoni da tre secoli. Particolarmente fertile quanto a eventi culturali, la regione annovera del resto alcune delle migliori scuole alberghiere e cliniche private al mondo.
Ed è altresì un centro di affari dalle infrastrutture perfettamente idonee all’organizzazione di conferenze internazionali. Vevey si distingue per la sua posizione geografica con vista meravigliosa sul panorama alpino, il suo microclima particolarmente mite, i vigneti, le innumerevoli escursioni nella regione e gli splendidi battelli a ruote che transitano sul lago. La città vecchia è ricca di monumenti storici e di musei che ne rappresentano il ricco passato. Inoltre lungo le strette stradine lastricate, potrete ammirare una grande offerta di boutiques e di ateliers di artigianato.
COME ARRIVARE
Collegamenti diretti in treno Eurocity da Milano (6 al giorno) e da Venezia (2 al giorno, con fermata a Brescia).
COME MUOVERSI
All’arrivo, gli ospiti che soggiornano in uno degli hotel, appartamenti per vacanze o cliniche private della regione possono usufruire della Montreux Riviera Card gratuita. Essa offre una serie di vantaggi, tra cui: utilizzo gratuito dei trasporti pubblici, 50% di sconto per entrata a Fort de Chillon, Castello di Chillon, Chaplin’s World, Swiss Game Museum e altri musei, 20% di sconto su battelli, treno a cremagliera di Rochers-deNaye e altre attrazioni.
Queen Experience e la statua di Freddie Mercury a Montreux. Castello di Chillon. Raggiungibile da Montreux a piedi con una passeggiata sul lungo lago o in bus, questa fortezza è un gioiello medievale in una cornice da sogno.
Vigneti del Lavaux. Da Montreux circa 20 km in direzione Losanna. La zona dei vigneti di Lavaux, chiamata anche “Terra dei tre soli”, è iscritta dal giugno 2007 nel patrimonio mondiale dell’UNESCO, per la straordinaria bellezza dei suoi paesaggi.
Chaplin’s World. A Corsier sur Vevey, l’unico luogo al mondo interamente dedicato alla vita e alle opere del leggendario Charles Spencer Chaplin. Il Chaplin’s World by Grévin immerge i visitatori nel mondo di Charlie Chaplin ed è diventato un’attrazione fondamentale nel panorama culturale svizzero. A poco più di due anni dal lancio ufficiale, il Chaplin’s World è stato eletto miglior museo dell’Europa per il 2018 dall’European Museum Academy (EMA).
Fort de Chillon. Quello che prima era il cosiddetto ridotto nazionale dell’esercito svizzero è oggi un museo interattivo con una scenografia suggestiva che offre un’esperienza immersiva nel mondo militare.
Rochers-de-Naye e il trenino a cremagliera. Un treno a cremagliera collega la mondana Montreux all’alpina Rochers-de-Naye, un’imponente formazione rocciosa sopra Montreux, superando oltre 1.600 metri di dislivello e 7,6 km in appena 48 minuti. Dalla cima di Rochers-de-Naye, che a Dicembre si trasforma nel Magico Villaggio di Babbo Natale, si gode di una vista mozzafiato sul Lago di Ginevra e sulle Alpi. Da qui si può scegliere tra un’ampia gamma di attività, tra cui escursioni o passeggiate per tutta la famiglia, visite al giardino alpino di Rambertia, vie ferrate e sci in inverno. Particolarmente amato dai bambini è il Paradiso delle Marmotte, un percorso didattico che permette di conoscere e ammirare da vicino specie diverse dei simpatici roditori.
GLI EVENTI DA NON PERDERE NEL 2025
Cully Jazz Festival (dal 4 al 12 Aprile 2025)
In concomitanza con l’arrivo della primavera, Cully Jazz torna dal 4 al 12 aprile per dare il via alla stagione musicale. Il programma completo e i biglietti sono disponibili sul sito: Fioritura dei narcisi (Aprile / Maggio 2025)
I narcisi selvatici fioriscono in aprile e maggio e trasformano i prati sopra Montreux e Vevey in paesaggi immacolatamente bianchi e profumati, un fenomeno descritto dallo scrittore Ernest Hemingway. Epesses Nouveau en Fête (3 maggio 2025)
I viticoltori di Epesses e dei villaggi circostanti sono lieti di invitarvi alla 25ª edizione, dalle 9.00 alle 17.00, per degustare l’annata precedente tra i suoni della musica e le numerose attività proposte. Montreux Jazz Festival (dal 4 al 19 Luglio 2025)
Per due settimane il Montreux Jazz Festival offre una piattaforma ideale sia ai musicisti che al pubblico in un ambiente intimista.
PRESENTATO IN COMMISSIONE SANITÀ UN PROGETTO DI LEGGE AL PARLAMENTO PER INTRODURRE L’OBBLIGO DI UN PERCORSO FORMATIVO PER I PROPRIETARI E C’È UNA LISTA DI RAZZE CONSIDERATE POTENZIALMENTE PERICOLOSE
Roberto Anelli, Vice Presidente della Commissione Sanità della Regione Lombardia che ha presentato la proposta di legge per la tutela delle razze potenzialmete pericolose e i cittadini dalla stupidità di certi padroni
Una proposta di legge che mira riempire un vuoto legislativo che si trascina ormai dal 2009 e che ha come obiettivo quello di mettere ordine nella gestione di ventisei diverse tipologie di cani che, per ragioni diverse, potrebbero rivelarsi problematiche. Lo prevede il progetto di legge al Parlamento (Plp) “Norme specifiche per alcune tipologie di cani a tutela del loro benessere e della pubblica incolumità” presentato in Commissione Sanità al Pirellone presieduta da Patrizia Baffi (Fratelli d’Italia).
QUESTA LA “SAVE LIST”:
Dogo Argentino
Fila Brasileiro
Tosa giapponese
American Pit Bull Terrier
Pit Bull Terrier
Staffordshire Bull Terrier
American Staffordshire Terrier
Bullmastiff
Rottweiler
Cane corso
Perro de Presa Canario
Presa Canario o Mallorquin
American Bulldog
Pastore di Charplanina
Pastore dell’Anatolia
Pastore dell’Asia Centrale
Pastore del Caucaso
Pastore Maremmano
Pastore Abruzzese
Cane da Serra da Estreilla
Rafeiro do alentejo
Rhodesian Ridgeback
Tosa Inu
Bandog
Boerboel
Akita Inu
Cane Lupo Cecoslovacco
Cane Lupo di Saarloos
Cane Lupo Italiano
“I temi centrali da affrontare sono tre: la tutela dell’incolumità pubblica, il sovraffollamento dei canili e il benessere dei cani. Oggi non è richiesto alcun requisito specifico per possedere in sicurezza questi determinate tipologie di cani, vengono inseriti in famiglia con troppa leggerezza e incoscienza, questa proposta di legge è un passo avanti storico. Il problema c’è, esiste e va affrontato – ha spiegato il Consigliere regionale e Vicepresidente della Commissione Sanità Roberto Anelli (Lega), relatore del provvedimento - I casi di cronaca ci raccontano sempre più spesso di aggressioni provocate da proprietari impreparati e non in grado di gestire questi cani oppure di persone che volontariamente scelgono queste razze per obiettivi criminali. Serve, pertanto, una legislazione specifica per prevenire rischi a danno sia delle persone, soprattutto dei bambini, che di altri animali. Cercare di normarne il possesso è, inoltre, uno strumento per tutelare il loro benessere che non è garantito da chi li acquista/adotta e li detiene in modo inconsapevole e, spesso, li abbandona né dalla loro permanenza nei canili, tenendo conto che in taluni casi se si tratta di strutture prive di requisiti idonei”.
“Il testo propone una save list: “Non si tratta infatti di una black-list, ma di una lista di ‘cani da salvare’ dall’incapacità di chi li detiene senza averne una adeguata conoscenza e preparazione e che possono quindi essere pericolosi. Non a caso - prosegue Anelli- nel testo della proposta di legge si parla di tipologie e non di razze, proprio perché questi animali arrivano, nella quasi totalità dei casi, da questo sottobosco privo di garanzie e non da allevamenti riconosciuti”.
“I proprietari dei cani inseriti nella save list devono conseguire preventivamente all’acquisizione del cane un “patentino”, a seguito della frequenza con esito finale favorevole di un percorso formativo (un’innovazione assoluta, in quanto prevede una parte pratica in campo con test finale Cae1 (affidabilità ed equilibrio), che valuta la gestione del proprietario e il binomio cane-proprietario”.
“Nel caso in cui il proprietario non superi l’esame finale del corso o il cane non ottenga una valutazione favorevole al test CAE-1, i servizi veterinari certificano l’incapacità di gestione del cane e il Comune, su richiesta dell’ATS, adotta un provvedimento di sequestro dell’animale con affido a strutture rifugio. In caso di valutazione sfavorevole al test CAE1, lo stesso può essere ripetuto fino a tre volte entro tre mesi”.
“Il Plp contiene, inoltre, l’obbligo a carico dei proprietari di stipulare una polizza di assicurazione di responsabilità civile per danni provocati a persone o ad altri animali dal proprio cane, di applicare museruola e guinzaglio quando l’animale si trova in luogo aperto al pubblico, in locali pubblici o su mezzi pubblici di trasporto e di segnalare il cane alle ATS competenti per territorio”.
“La proposta presentata - conclude Anelli - non ha alcun intento discriminatorio, ma ha come obiettivo proprio quello di tutelare le prime vittime di questa situazione, vale a dire i cani”.
Nell’ambito del Giubileo 2025, è stato presentato il 12 febbraio alla Sala Caduti di Nassirya, presso il Senato della Repubblica, Horse Green Experience 2025 – Equiraduno dell’Anno Santo, uno straordinario pellegrinaggio a cavallo tra spiritualità, sostenibilità e scoperta del territorio. Organizzata da Final Furlong in collaborazione con Omnia Vatican Rome, Università degli Studi di Firenze – DAGRI, Simtur e Natura a Cavallo, e con il patrocinio del Dicastero per l’Evangelizzazione, l’iniziativa condurrà cavalieri e amazzoni lungo le vie storiche di pellegrinaggio per giungere nella Città Eterna e partecipare all’udienza con Papa Francesco. Un’esperienza che incarna il tema del Giubileo 2025, “Pellegrini di Speranza”, e che invita alla riconciliazione, alla riflessione e al rispetto, attraverso un lungo viaggio che attraversa campanili, borghi e comunità, connettendo le persone ai valori della terra, della cultura e della fede.
Il programma “Horse Green Experience”, su cui si fonda il concept dell’evento, poggia su tre pilastri fondamentali:
• Valorizzazione del patrimonio naturale, culturale e sociale: un percorso che esalta le bellezze paesaggistiche e storiche delle città, dei borghi e delle aree rurali e montane, promuovendo strategie di sviluppo sostenibile per la filiera territoriale.
• Il cavallo come ambasciatore della natura e della connessione tra comunità: un simbolo di mobilità dolce e sostenibile, ma anche di comunicazione, educazione e formazione in un’ottica di turismo responsabile.
• Turismo sostenibile e sviluppo rurale: un programma che sposa i principi della tutela ambientale, della biodiversità, del benessere e della prosperità, in linea con le nuove forme di turismo slow.
Il percorso dell’Equiraduno dell’Anno Santo segue tre grandi direttrici che, partendo da diverse regioni d’Europa e d’Italia, convergono verso Roma: la Romea Germanica, che ha origine a Stade, in Bassa Sassonia, attraversa la Germania e l’Austria per giungere in Italia attraverso il Brennero e, passando per il centro Italia, arrivare fino a Roma; la Romea Strata, che parte da Tallin, in Estonia, e attraverso l'Europa Centro Orientale arriva in Italia per raggiungere Padova e Verona, poi Pistoia e giungere a Roma toccando anche Viterbo; la Via Francigena, l’antico tracciato che parte da Canterbury, attraversa l'Inghilterra, la Francia, la Svizzera e giunge in Italia passando per città come Torino, Pavia e Pisa per proseguire fino a Roma. A queste storiche vie di pellegrinaggio si aggiunge la Via Francigena Sud, che collega Matera, San Giovanni Rotondo e Pietrelcina alla città eterna. Questi cammini millenari, che hanno guidato i pellegrini verso Roma nel corso dei secoli, diventano oggi un’opportunità per riscoprire la storia, la cultura e l’ospitalità italiana in un’ottica di turismo sostenibile ed integrato.
Il calendario delle partenze dell’Equiraduno dell’Anno Santo* prevede l’avvio del viaggio il 28 marzo da Varese, con il suo Sacro Monte, patrimonio UNESCO e meta di pellegrinaggi secolari. Il percorso prosegue il 29 marzo da Milano, centro di riferimento per la cristianità lombarda, e il 4 aprile da Torino, città legata alla Sacra Sindone. L’11 aprile, la partenza è fissata a Verona, antica città sulla Via Postumia e snodo di percorsi di pellegrinaggio medievali, mentre il 13 aprile il viaggio toccherà prima Padova, città di Sant’Antonio, poi Pavia, legata alla figura di Sant’Agostino e custode delle sue spoglie nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. Da qui, il cammino si snoda verso la Toscana, con la partenza il 23 aprile da Pisa, luogo simbolico per la tradizione cristiana e il 24 aprile da Lucca, che ospita il Volto Santo, una delle reliquie medievali più venerate. Il viaggio prosegue il 30 aprile da Siena, città famosa per il suo Palio, che rievoca il legame tra cavalli e vita cittadina, e continua il 3 maggio da Piancastagnaio, borgo storico immerso nel paesaggio del Monte Amiata che ospita il Santuario della Madonna di San Pietro. Il 5 maggio da Bolsena, il percorso passa attraverso il luogo del miracolo eucaristico che ispirò la festività del Corpus Domini, per poi raggiungere il 6 maggio Viterbo, con il suo Palazzo dei Papi, testimone delle contese tra potere spirituale e temporale. Tra gli altri luoghi toccati ci saranno anche Fucecchio, crocevia tra la Francigena e la Romea Strata, che riafferma il legame tra le grandi vie di pellegrinaggio; Monteroni d’Arbia, dove il convento di Suvignano, sottratto alla mafia e oggi gestito dalla Diocesi, rappresenta un simbolo di giustizia e solidarietà; e Montefiascone, tappa storica della Via Francigena, famosa per la sua posizione panoramica e per il legame con il vino Est! Est!! Est!!!, che nei secoli ha accolto viandanti e pellegrini diretti a Roma.
Lungo tutto il cammino, i diversi gruppi di cavalieri e amazzoni si uniranno progressivamente, formando un corteo sempre più numeroso e solenne verso la meta finale: il 14 maggio 2025, il corteo dell’Horse Green Experience, accompagnato da una rappresentanza dell’equiraduno nazionale di Natura a Cavallo, con oltre 200 binomi, farà il suo solenne ingresso in Piazza San Pietro a Roma, per partecipare all’udienza con Papa Francesco, concludendo così un viaggio che non è solo un itinerario fisico, ma anche un percorso di fede, storia e incontro con le comunità locali.
Ogni giornata lungo il percorso seguirà un programma ben strutturato, alternando momenti di viaggio, incontri e approfondimenti culturali. La mattina inizierà con la partenza e il percorso a cavallo, scandito da tappe di ristoro lungo il tragitto. All’arrivo nelle città attraversate, i partecipanti saranno accolti dalle istituzioni locali, con incontri organizzati insieme a municipalità, diocesi e università. La giornata si concluderà con eventi serali dedicati a temi culturali, religiosi e alla sensibilizzazione sul turismo sostenibile. Parallelamente, verranno organizzati press tour ed educational per i media, workshop tematici, meeting con le comunità religiose e locali, oltre a conferenze stampa e tavole rotonde per approfondire i temi chiave del percorso.
L’Horse Green Experience 2025 non si propone solo come un pellegrinaggio, ma come un’esperienza di crescita personale e collettiva, capace di unire spiritualità, storia e tutela dell’ambiente. Il cavallo, con il suo passo lento e rispettoso, rappresenta il simbolo di un turismo sostenibile e di una nuova visione della mobilità e del rapporto con la natura.
*La road map è in continuo aggiornamento: per maggiori informazioni consultare il sito giubileoacavallo.it