15 minute read

Pag Fabio Bombardieri Una storia tutta M.I.A.

IL CENACOLO DELL’ALLORI TORNA AL SUO POSTO AL MONASTERO DI ASTINO UNA STORIA TUTTA M.I.A.

INTERVISTA CON FABIO BOMBARDIERI

Advertisement

FABIO BOMBARDIERI PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE M.I.A.

Non bisogna mai dimenticare che la Misericordia Maggiore o MIA (nell’abbreviazione storica che l’ha evidenziata nei secoli) sorse a Bergamo nel 1275 come sodalizio spirituale e caritativo per opera di due domenicani, il Vescovo Erbordo e il beato Pinamonte da Brembate, che ne dettò la regola originaria. Il soccorso dei poveri, degli infermi, dei carcerati e degli altri bisognosi fu l’obiettivo della Misericordia, le cui prime rendite furono le offerte raccolte tra i Confratelli; si aggiunsero quindi beni e lasciti, legati ed eredità che col tempo e grazie ad una accurata amministrazione si accrebbero fino a costituire un ingente patrimonio.La Misericordia divenne il principale punto di riferimento per quei diffusi orientamenti dei laici conosciuti come “rivoluzione della carità”. Attuò un’assistenza a tutto campo, che si rivolgeva all’intera cittadinanza e copriva l’intera città, tutto il territorio del medioevale “Comune di Bergamo”, cioè l’attuale territorio di tutta la provincia.

Fabio Bombardieri, commercialista, presidente nonché pro-pulsore della Fondazione MIA, con il suo impegno, quello dei suoi consiglieri e della struttura della Fondazione, ha portato a compimento in tempi ragionevoli il restauro del Complesso di Astino. Dalla sua presidenza in poi la macchina si è mossa in maniera ostinata e contraria ai tanti che, di quell’eremo bellissimo, avrebbero voluto farne magari un lussuoso resort, che, detto tra noi, sarebbe stato la fine del mondo. Ma così non è stato e, con la lungimiranza di chi ha oltre 750 anni di storia alle spalle, la Misericordia Maggiore ha prima acquistato l’immobile e successivamente ha messo mano alla sua resurrezione. E, due settimane fa Fabio Bombardieri, visibilmente orgoglioso, ha potuto presentare al mondo il ritorno in convento del dipinto dell’Ultima Cena di Gesù tra gli apostoli che, dopo qualche mal di pancia, è stato riposizionato nel refettorio da dove era stato asportato dal Comune (quando era proprietario dell’ex convento) e piazzato a Palazzo della Ragione in attesa di futuri sviluppi…

“Mi spinse Friedel Elzi - ci racconta - ad andare a vedere il quadro e, dopo aver visto dov’era stato sistemato, ne parlai con il sindaco e concordai che, una volta terminati i lavori, il quadro sarebbe dovuto tornare al suo posto cioè ad Astino. Sorridendo gli dissi che, se così non fosse stato, avrei fermato i lavori di ristrutturazione. Scherzavo, ma non troppo. Il Sindaco ha subito condiviso l’importanza dello spostamento e mi ha subito promesso che il dipinto sarebbe ritornato dov’era, una volta superati i problemi burocratici. Il Comune avrebbe voluto fare una donazione ma, per problemi con l’avvocatura, abbiamo risolto con un comodato d’uso di trent’anni… Un domani si vedrà. Il restauro è durato parecchi mesi ed è stato effettuato presso il Credito Bergamasco, nella sala del Consiglio, dove potevo vederne i progressi ogni volta che questo veniva convocato. Nel frattempo la Sovrintendenza ha iniziato a chiedere garanzie sulle caratteristiche del luogo dove sarebbe stato ricollocato, cioè nella sala del refettorio, vincolandoci ad eseguire modifiche per i particolari impianti necessari alla giusta climatizzazione. In seguito, avanzò l’ipotesi di riportarlo ad Astino non nella parete originaria, ma in quella di fronte, sopra la porta di ingresso, quando invece quel dipinto è nato per stare proprio lì sotto le tre lunette… Poi sembrava che l’iter autorizzativo si fosse arrestato. Ho dovuto combattere ma, alla fine, L’ultima Cena è nel posto dove è stata per secoli. L’unica cosa che non mi piace molto è la cornice, perché determina un divisione netta fra il dipinto e le tre lunette con gli affreschi sulla Terra Santa, ma ho capito che è necessaria per l’affissione in sicurezza dell’opera”. Un bel successo, un altro traguardo raggiunto… “Sì però vorrei che il Cenacolo dell’Allori servisse anche per attirare l’attenzione su quanto realizzato sottoterra e magari non così bello da vedere. È un dovere di rendiconto ma anche utile a capire come fare per utilizzare una struttura così delicata senza invaderla. Rendere la struttura idonea a svolgere nel corso dell’intero anno attività culturali, di convegnistica oltre che le attività di ristorazione nelle cantine, ha comportato la realizzazione di importanti impianti di riscaldamento e raffrescamento oltre che un innovativo sistema di cappe e impianti, anche di aspirazione, realizzati nel sottosuolo”. Cos’è per lei Astino? “Un luogo magico. Quando c’è stato il G7, mi ricordo che sono accaduti alcuni contrattempi perché i delegati dei vari Paesi non volevano più andare via. Secoli di storia e di attività monastica hanno lasciato un segno. Appena entri ti dà una grande pace ed è vero che non si riesce ad andare via”. Com’è che si diventa Presidente della Mia? “Nel mio caso, dopo 25 giorni che dicevo di no alla proposta: mi è venuto in mente mio padre che mi avrebbe tirato i piedi di notte perché rifiutavo un impegno civico e alla fine ho detto di sì. Ma la prima risposta che diedi al

Un raggiante Friedel Elzi il giorno dell’inaugurazione della chiesa ristrutturata. Nelle immagini a destra, ecco come trovammo il Monastero di Astino la prima volta che, con lo stesso Elzi, entrammo per un repotage (ph. Paolo Stroppa)

sindaco fu un no deciso. Sapevo che era un incarico gravoso, ero già abbastanza impegnato e non mi piace fare le cose male... Non me la sentivo, sia perché in ambito di formazione culturale conosco i miei limiti (la mia preparazione è giuridica, contabile, sono su un fronte diverso), sia perché la presidenza della MIA è un impegno notevole ed ero al corrente della tegola di Astino”. Si è preso una bella gatta da pelare... “Sì e i primi mesi ero abbastanza spaventato. Qualunque incarico io riceva, la prima reazione è la preoccupazione. E questa volta ero molto preoccupato. Come ricorderà in un primo tempo era prevista l’edificazione di alcune unità immobiliari sulla Ripa Pasqualina, che sarebbero servite a finanziare i lavori necessari al restauro del Convento ma, per l’impuntatura di una parte politica, il tutto venne rimesso in discussione. Fummo tentati di porre la condizione, per iniziare il recupero di Astino, che venisse ripristinata l’edificabilità di quell’area ma ci siamo resi conto che non era possibile. In seguito però ci venne l’idea di realizzare un parcheggio che avrebbe reso possibile l’accesso sostenibile al complesso. E, infatti, il parcheggio ha fatto decollare la frequentazione della valle e del Monastero ed ha reso possibili le attività di ristorazione che si sono avvicendate nel tempo e, anche in occasione dell’Expo di Milano, le iniziative organizzate hanno avuto un enorme successo. Realizzare il parcheggio mi è costato una lotta serrata. Ho dovuto rifarlo tre volte ma, alla fine, è stata la soluzione vincente per il rilancio del complesso: non inquina la via che sale al monastero come, invece, sarebbe accaduto con il progetto originario che prevedeva un parcheggio sotto il complesso e quindi l’andirivieni delle auto fin dentro la valletta. Si è valorizzata tutta l’attività agricola che era stata promossa da Elzi, portando decine di migliaia di persone a godere di quanto Astino tiene in serbo per i suoi visitatori”. Cosa diventerà Astino? “Il legame con il territorio e con i suoi prodotti tipici, visti anche i precedenti, ci ha portato a decidere di insediare ad Astino un’Accademia di Cucina ad un livello superiore rispetto agli istituti professionali già esistenti tra Bergamo e Brescia. Sul modello della piccola scuola di Niko Romito di Castel di Sangro, con i Cerea che si sono dichiarati disponibili a valutare di ricoprire un ruolo importante nella partita. Il Covid, però, ci ha fatto sospendere tutti i progetti che peraltro non dipendono, se non in parte da noi, perché va realizzata da gente esperta del settore. Il nostro ruolo è di stimolo, di accompagnamento oltre che quello di ristrutturare la cosiddetta Cascina Convento in modo conforme alle necessità dell’Accademia. I lavori di pianificazione del gruppo che sta lavorando all’attivazione dell’Accademia sono ripresi nelle ultime settimane e da parte nostra, avendo ottenuto tutte le necessarie autorizzazioni dalla Sovrintendenza, stiamo effettuando una serie di opere preliminari quali lo sbancamento del cortile interno, il consolidamento del tetto e delle facciate esterne e, per quanto ci riguarda verso la fine dell’anno prossimo i lavori potranno essere a buon punto. L’Accademia, rivolta anche a persone già competenti, prevede un numero ridotto di partecipanti per ogni corso, ed ha l’obiettivo di formare un alto livello di professionalità. Gestirà l’attività ristorativa nelle cantine e nella Torre del Guala, con due livelli di offerta, una cucina stellata ed una cucina più “popolare”; in entrambe, oltre che nella stagione estiva sul plateatico all’aperto, saranno serviti piatti realizzati con i prodotti degli agricoltori locali; le tre cantine non adibite a ristorazione verranno destinate ai vini, salumi e formaggi del territorio. La gente che verrà a Astino potrà rilassarsi passeggiando nelle strade ciclopedonali e nei senteri del bosco dell’Allegrezza, potrà ammirare mostre, assistere ad

iniziative culturali, musicali, di spettacolo, vistare la sezione biologica dell’orto botanico e condividere il cibo. Aspetto questo che potrebbe sembrare un intruso in un contesto culturale così importante, ma che, oltre ad essere un importante elemento di sostenibilità economica, diventa anche un tema di educazione alimentare con grande attenzione alle materie prime. Anche il cibo diventa a sua volta cultura. Con l’aggiunta che, dopo aver vinto il Premio nazionale del Paesaggio, da molte parti ci suggeriscono di realizzare la Scuola del Paesaggio. C’è a Firenze e a Torino… e stiamo creando i presupposti per far spazio anche a questa ipotesi. Oltre all’arte ed alla cultura anche paesaggio, rispetto per l’ambente, cucina, educazione all’alimentazione, con il coinvolgimento degli agricoltori della valle, fra i quali orti e cooperative sociali, oltre che dei produttori del territorio. Escludo, salvo che la Mia non riceva importanti donazioni, cosa che non succede più da

tantissimi anni, di poter realizzare autonomamente la parte alberghiera, ma l’obiettivo è di farla in un altro modo: abbiamo iniziato a parlare con Venezia. Stiamo cercando interlocutori disposti ad accollarsi la spesa e, in base all’ammontare, avrebbero in uso la struttura, partecipando al progetto formativo della scuola che verrebbe così allargato all’ambito dell’hotellerie, per un numero di anni predefinito e non saremo certo noi con 750 anni sulle spalle a spaventarci quanto sia tale tempo”.

Lei ci va giù pesante con questa storia dei 750 anni… “Questa cosa nel “privato” non esiste, perché nessuno fa qualcosa che non utilizzerà. L’ottica di lunghissimo periodo, direi secolare, che ci caratterizza, rende fattibili cose che la normale limitatezza di ognuno non consente mai perché si è portati a volerne vederne i risultati nella parte più significativa della propria vita. Con Astino abbiamo sostituito un rudere con una cosa che funziona, che viene utilizzata dalla popolazione ed è al servizio della comunità. E tutto senza soldi pubblici”.

Quanto è costato fino ad oggi? “Siamo arrivati a 26 milioni e abbiamo una capacità di spesa di altri 5 milioni per quello che ancora manca grazie ad un piano di alienazioni che, per fortuna, sta funzionando. Stiamo vendendo proprietà che ci rendono pochissimo. Abbiamo proprietà a Fara Olivana, terreni e cascine e, ai contadini che le conducono in affitto, abbiamo proposto di comprarle coinvolgendo la BCC locale e proponendo un valore giusto. Una parte di cessioni sono già state perfezionate, altre lo saranno a breve. Loro hanno acquistato con i mutui odierni a tassi molto bassi, e con i ricavi conseguiti noi stiamo pagando una parte dei lavori fatti ad Astino. Abbiamo intenzione di consolidare un debito di circa 12 milioni con il quale verranno azzerarti tutti i debiti della MIA, anche quelli precedenti, per consegnare un ente che, con le entrate del parcheggio, della ristorazione, dell’accademia della cucina, delle mostre e degli eventi sarà in grado di ripagare il mutuo”.

Bombardieri ne approfitti per togliersi un sassolino dalla scarpa… “A seguito dell’apertura di Astino nell’anno dell’Expo sull’agricoltura, nonostante l’importante riqualificazione delle aree agricole ad uso biologico, le numerose e qualificate mostre sul tema dell’alimentazione, la mostra Veronelli e le tante attività culturali siamo stai, anche pesantemente da qualcuno, accusati di aver trasformato un Monastero in un ristorante, dimenticandosi di quanto successo dalla cacciata dei monaci alla fine del 1700 oltre che del degrado in cui si trovava il Monastero, e le sue aree agricole. Altri pesanti attacchi sono arrivati sul tema del parcheggio, senza considerare che la gente può godere, come ormai da anni sta accadendo, delle bellezze della Valle della Biodiversità e delle attività che si svolgono al Monastero grazie all’esistenza del parcheggio, peraltro perfettamente integrato nel contesto, posizionato all’ingresso della valle. Credo che la migliore risposta consista nella motivazione, riportata e sottoscritta dal Ministro Franceschini sull’attestato della vittoria a livello nazionale del Premio del Paesaggio indetto dal Consiglio d’Europa: “Per la restituzione alla pubblica fruizione di un paesaggio in stato di degrado che rischiava di essere oggetto di interventi speculativi; per la multidimensionalità con cui il progetto ha agito in modo virtuoso sul territorio ponendo grande attenzione alla governance ed alle modalità con cui le azioni proposte ed attuate, rappresentino una sicura garanzia di continuità dell’iniziativa basata su criteri di sviluppo sostenibile; per l’approccio multidisciplinare al paesaggio nella organica attenzione alla dimensione economico-produttiva, a quella ambientale, a quella estetica, a quella storico-culturale, a quella identitaria e, non da ultimo, alla dimensione sociale; per aver generato un esemplare processo di costruzione di paesaggi di prossimità ed evidenziato la volontà e l’impegno di una comunità tenace ed operosa”.

Bombardieri, come sono i rapporti con l’Amministrazione Comunale? “Mi rendo conto che a seguito della ristrutturazione di Astino la MIA, oltre a dover realizzare gli obiettivi in ambito assistenziale e culturale previsti dal suo oggetto sociale, ha in carico la gestione di due dei beni più importante della

FABIO BOMBARDIERI

IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE ALLE AUTORITÀ ED AL PUBBLICO DEL DIPINTO DEL CENACOLO DELL’ALLORI È STATA ANCHE INAUGURATA IUNA MOSTRA FOTOGRAFICA DEL FAMOSO FOTOGRAFO GUIDO GUIDI

Citta, (la Basilica di Santa Maria Maggiore ed Astino) ed ha quindi sulle spalle una grossa responsabilità. Forte è quindi la responsabilità del Sindaco, a cui compete la nomina del consiglio di amministrazione, e dei consiglieri. Responsabilità che comporta innanzi tutto la necessità di dimenticare ogni logica partitica e di avere come bussola solo gli interessi della cittadinanza, ovviamente nel rispetto dello statuto che richiama le tavole fondative della Congregazione del 1265, anche perché la Fondazione Mia non è società partecipata, ed il ruolo del Sindaco è solo quello di nominare le cariche. Ho la fortuna di presiedere un consiglio di amministrazione che si muove secondo tale logica, nel quale non è possibile individuare dai comportamenti dei singoli chi sia stato indicato dalla maggioranza o dalla minoranza del consiglio comunale. Pochissime volte, in ormai quasi sette anni, ho avuto l’impressione che in merito a qualche argomento vi fossero da parte di qualcuno preoccupazioni di tipo partitico. E per questo ringrazio il Sindaco Gori, e chi con lui ha designato i consiglieri, per l’importante professionalità e complementarietà dei consiglieri nominati a comporre il Cda della MIA. Posso inoltre affermare di non aver mai avuto dalla politica, né dal Sindaco, né da altri, pressioni di alcun tipo. E di aver invece sempre avuto la massima collaborazione nel pieno rispetto dei rispettivi ruoli. È necessario che queste modalità diventino un imperativo morale.

Un’ultima questione: mi pare che vi sia un maggior utilizzo della Basilica per iniziative culturali E’ vero. Ricordo che la Basilica ha una storia civica molto particolare. Le mura sono di proprietà del Comune di Bergamo, il quale deve farsi carico di tutte le spese per la relativa manutenzione (ed è in programma a breve un intervento particolarmente oneroso). In passato nella Basilica si tenevano, oltre alle funzioni religiose, anche riunioni e consigli di organismi civici. Proprio per questo riteniamo importante ospitare nella Basilica iniziative culturali compatibili e rispettose del suo essere Chiesa. Non nascondo che nei nostri consigli queste iniziative vengono attentamente vagliate e che spesso le diverse sensibilità portano a volte ad un confronto serrato sull’opportunità o meno di ospitare questo o quell’incontro. Personalmente ritengo importante accogliere in Basilica conferenze su tematiche ritenute compatibili oltre che concerti musicali. Abbiamo invece deciso di non accettare dibattiti, perché riteniamo che in Basilica debba prevalere lo spirito di ascolto e di riflessione e di non chiedere alcun compenso per l’utilizzo della Basilica per tali iniziative. Non credo che questo sia trasformare la Basilica in un teatro, e che sia invece una forma di rispetto per la sua particolare storia e la sua funzione anche civica. Due anni fa vi è stata una serata particolare che ci aveva destato una certa preoccupazione. Abbiamo ospitato la serata inaugurale di Bergamo Film Meeting con la proiezione di un film muto, avente una tematica sociale, accompagnato con il suono dell’organo della Basilica. È stata una serata bellissima e apprezzatissima. In merito alla Basilica stiamo affrontando il tema dei relativi costi di gestione ordinaria, che ammontano a circa 300 mila euro all’anno. Abbiamo iniziato a far pagare un biglietto minimo (tre euro) per le visite guidate, ritenendo che le stesse abbiano oggettivamente la natura di visita museale. Personalmente non sopporto però l’idea che i bergamaschi debbano pagare per entrare nella loro Basilica. Stiamo pensando ad una formula che preveda il pagamento di un biglietto d’ingresso a tutti i visitatori non residenti in provincia di Bergamo. Crediamo possa bastare un biglietto di due euro, forse anche un solo euro, per coprire le spese di gestione ordinaria”. (V.E.F.)

This article is from: