Iccio - Only exclusive Leather Treatment -

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Only exclusive Leather Treatment







Quando ho cominciato questo lavoro dovevo far tornare come nuovo un capo usato. Ora, invece, devo cercare di renderlo il piÚ possibile vissuto. Cioè vecchio.



Gli inizi

Si dice che Iccio sia nato dentro una lavatrice, ma in realtà fu la madre a perdere le acque mentre si trovava nella lavanderia di famiglia. Partorì lì: lo lavò usando un sapone da bucato e Iccio decise proprio quel giorno quale mestiere avrebbe fatto. Nella foto a fianco la madre di Iccio immersa nella lettura, poco dopo il parto. Questo racconta la leggenda.




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I primi passi

Controccorrente fin da giovane, Iccio volle subito evitare il noioso percorso scolastico e decise di andare a lavorare. Quindi prese in mano la situazione e rivoluzionò il sistema di lavaggio utilizzato allora. Fu in quel periodo di intensa creatività che elaborò il suo progetto sui trattamenti esclusivi messi a punto solo alcuni anni dopo. E per finanziare le sue ricerche, Iccio si prestò come modello per le campagne Acme Washer, le migliori lavatrici in circolazione, usando lo pseudonimo di Little Iccio. Così poteva elargire buoni consigli alle lavandaie, come si può ammirare nell’immagine a fianco.




Scherzi a parte

La pelle ha bisogno del proprio passato. Delle proprie rughe, del proprio carattere. Che si tratti dell’epidermide di una persona o di quella di un indumento, seconda pelle per ogni individuo. Il passato però non torna e l’unico modo di recuperarne l’essenza sono i ricordi. E questi ricordi, solo i vostri e di nessun altro, Iccio ve li fa indossare. Dopo aver afferrato il passato, averlo forgiato con le sue mani e infine trapiantato nel presente. Su un capo in pelle appena nata, immacolata, sulla quale lui va ad incidere le vostre esperienze, le vostre origini. Il vostro ‘io’. Che una volta indossato mostrerà i segni di ciò che avete vissuto, ma con la forza e la dinamicità del nuovo. Non un lifting, ma il suo esatto contrario: Iccio non maschera il tempo per farti scomparire nella massa, anzi. Te lo cuce addosso per mostrare a tutti chi sei veramente. Con la fortissima riduzione dei prezzi della pelle, il nostro sistema di lavaggio inizia a diventare troppo costoso per la clientela. Per questo incominciamo a studiare come cambiare il posizionamento sulla filiera cercando di sostituire i nostri clienti, passando dal consumatore finale

alle ditte che producono moda». La strategia giusta, che si concretizza con un colpo di fortuna: la richiesta di un cliente di intervenire sulla pelle a capo finito, cioè dopo il suo confezionamento. «A forza di sperimentare riusciamo a individuare un trattamento che regala alla pelle un originale effetto vintage in grado di rendere il capo unico e, soprattutto, non replicabile in serie». Tanto unico da finire sulle spalle di attori e cantanti di calibro internazionale. Ed è la chiave del successo. La Pulipel cambia la ragione sociale, si trasferisce in un nuovo capannone e muta le proprie strategie produttive. «Gradualmente modifichiamo la nostra clientela, che vede progressivamente scemare l’importanza dei privati, tanto che attualmente non lavoriamo più per il pubblico, anche se le difficoltà non finiscono qui perché ben presto i concorrenti iniziano a cercare di imitarci su scala industriale». Ma ormai Fabrizio ha imparato come si fa a evitare la concorrenza sul prezzo. «La nostra forza è dare un servizio: lo stilista viene da noi con un problema o con un’idea e noi gli forniamo la soluzione», un approccio abbastanza tipico dell’imprenditore di casa nostra. È in questo modo che nasce un nuovo “prodotto”.








Artigiani italiani veri con la manualitĂ di chi conosce profondamente il proprio lavoro



“Scusi, può farmi un effetto lunare?”


L’empatia con i creativi è la nostra forza.

Mai una creazione uguale all’altra. Mai. Altrimenti la seconda è già una copia, e a forza di imitare il carattere altrui, si rimane senz’anima. Il dogma di Iccio, da artigiano vero, è proprio questo. Dunque non si replica in serie: ogni capo, ogni rivestimento, ogni opera viene realizzata una alla volta. Con un’attenzione che non ammette distrazioni. E sempre sperimentando, interrogandosi, aggiungendo, modellando e ritoccando. Con trattamenti ogni volta diversi e originali, in grado di restituire un vintage che non teme i suoi difetti, tanto da farne la propria bellezza. Eccola l’eccezione Iccio: il cliente entra con un problema di traduzione delle proprie idee ed esce con una soluzione ad hoc, personalizzata. Al resto ci pensano le mani e la fantasia dell’artigiano.




«La nostra forza è dare un servizio: lo stilista viene da noi con un problema o con un’idea e noi gli forniamo la soluzione»




ÂŤA forza di sperimentare riusciamo a individuare un trattamento che regala alla pelle un originale effetto vintage in grado di rendere il capo unico e, soprattutto, non replicabile in serieÂť






Il Mestizo

Mestizo significa ‘di sangue misto’. Razze che si incrociano dando vita a qualcosa di unico, in un’amalgama decisa dal caso e da probabilità che s’accavallano all’infinito. Un concetto che Iccio ha aggiunto alla sua arte, mettendosi a giocare con la genetica dei colori e approdando così a un’innovativa tecnica di tintura, da applicare su pelli pregiate per capi o rivestimenti d’arredo. Stavolta è la natura stessa a sancirlo: il Mestizo non prevede due creazioni cromatiche uguali, come accade quando si fondono due dna. Iccio ha intuito che doveva allearsi con la casualità della natura. Lasciare spazio alla sua imprevedibilità, ma senza farsene dominare o dover rinunciare alla propria sapiente manualità, che di casuale ha ben poco. Solo così l’inimitabile acquista sulla pelle trattata, come fosse l’epidermide di un sangue misto, il fascino della personalità. Tenendosi comunque lontano dall’insensatezza della cose fatte a caso.



D’altra parte, fino agli anni novanta i capi in pelle erano abbastanza costosi, quindi una lavanderia specializzata in pelle, non solo giubbotti, ma anche divani e interni di automobile, aveva spazi di mercato ben definiti








Labels su misura

Non poteva mancare la storia d’amore tra pelle e jeans. Così Iccio si è dedicato anche ai labels da applicare al pantalone più diffuso al mondo. Riuscendo, con le sue tecniche di trattamento, a instaurare tra i due tessuti un sentimento al quale non manca nulla: né l’irruenza estetica, né la morbidezza al tatto, che assieme creano ‘la’ perfetta complicità passionale tra i due materiali. E anche in questo caso, tra pelle e jeans ogni flirt nelle mani di Iccio diventa unico. Tanto i suoi labels cessano di essere etichette per diventare carte d’identità.




Labels utilizzate per “brandizzare� il capo ma anche come cartella colore.








Le poltrone ed i materiali per l’arredo

Anche gli oggetti hanno un’anima, tutta loro, da buttar fuori. Da mostrare agli occhi di chi può riconoscerla e da offrire al tatto di chi vuole accarezzarla. Non poteva, Iccio, far finta di niente, così si è messo a rivestire alla sua maniera anche le ‘cose’, quelle che ci circondano ogni giorno. E tra gli arredi ai quali si può tirare fuori il carattere tatuandolo sulla pelle, ci sono soprattutto le poltrone: uniche, fatte a mano in stile vintage e mai banali. Per un design che arriva a sfiorare anche la bellezza assoluta della semplicità.





Ball

Nella Ball c’è tutta la magia degli anni 50 americani e del loro simbolo per eccellenza: il guantone da baseball. Questa poltrona ne richiama la forma, le cuciture e la tintura originali, non replicabili. Una degustazione tattile di vintage, genuina e preparata a mano.



Los Angeles

Questo sgabello è una macchina del tempo. Basta sedersi per essere catalpultati davanti al bancone di un cocktailbar californiano di alcune decine di anni fa. Circondati dal fumo, dal rumore delle palle da biliardo e dalla musica di un juke-box che ripete sempre le stesse tre canzoni. E negli occhi la luce di un’insegna che dĂ consigli sulla vita.



Numero 10

L’inconscio fatto a poltrona. Un oggetto misterioso, questa Numero 10, affascinante proprio perché la sua forma lascia all’osservatore un’assoluta libertà di interpretazione. Lo schienale, due metà che non si toccano come anime gemelle separate da un vuoto impalpabile, è forse l’elemento più suggestivo.



Bus stop

Questa poltrona è il risultato di una resurrezione. L’ispirazione è nata da un rottame, raccolto da Iccio vicino a una discarica e poi rimesso in sesto, come fosse un vecchio cagnone malato abbandonato da curare. Ma il ritorno alla vita è riuscito, e la poltrona salvata (Saved) alla vecchiaia adesso appare come un vigoroso gigante ricco di esperienza, ultracomodo e ben piazzato come una Cadillac d’epoca.



Fat chair

E qui, infine, si va indietro di oltre un secolo, nelle piantagioni del sud degli Stati Uniti. Perché sprofondare nella pelle morbida di una Fat Chair è davvero come essere abbracciati e cullati dalle braccia burrose di una Mamy alla ‘Via col vento’. Una morsa affettuosa e protettiva, dalla quale sarà sempre più difficile separarsi.




Ringraziamenti

Art Director: Gianluca Piroli Graphic: Acmesign Images: Henry Conwell Copy: The Unknown Writer co. Print by: Baselito Modena Printed in December 2012 - First Edition ICCIOŠ2012 All rights reserved. Printed entirely on FSCŽ (Forest Stewardship Council), produced using cellulose from responsibility managed forests, according to strict enviromental, social and economic standards.







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