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Servizio Pubblicazioni delle Chiese Cristiane Evangeliche "Assemblee di Dio in Italia"
IL PRIGIONIERO CHE LIBERA
a folla gli lanciava terribili accuse, ma il prigioniero non diceva nulla. Era stato spinto con violenza da una cella all’altra e interrogato per tutta quella interminabile notte. Il corpo gli doleva, ma stette dritto in piedi davanti ai suoi accusatori. In quel momento era completamente solo. C’era molta gente che lo odiava e proprio uno dei suoi migliori amici aveva fatto una soffiata, facendolo imprigionare. Poi la lunga notte di maltrattamenti, e ora eccolo di fronte al governatore, colui che avrebbe potuto liberarlo o condannarlo … Il governatore, picchiettando nervosamente le dita, disse agli accusatori: “Perché mi portate accuse contro quest’uomo? Non è sotto la mia giurisdizione. Processatelo voi!”. “Non abbiamo l’autorità”, risposero quelli, “devi giudicarlo tu”. Il governatore sospirò. Sapeva bene che quell’uomo era innocente, ma aveva uno strano modo di parlare … quando parlava. Difatti, per la maggior parte del tempo stava zitto, e quel silenzio metteva a disagio il governatore. Il processo ormai era diventato di dominio pubblico. Una folla tumultuosa si accalcava attorno alla casa del governatore, e questi, sempre preoccupato della sua immagine pubblica, cercò di soddisfare le richieste della gente.
L
Suggerì al prigioniero la possibilità di un compromesso, ma l’uomo non volle mentire nemmeno per salvarsi la vita. Guardò in faccia il governatore e disse: “Sono nato e vissuto per testimoniare la verità”. In quel luogo, dove si udivano quasi esclusivamente menzogne o supplichevoli ammissioni di colpa, queste parole suonavano davvero strane.
URLAVANO FINO A RIMANERE SENZA VOCE, UNA RABBIA INCONTENIBILE ERA IMPRESSA SUI LORO VOLTI! Il governatore scosse la testa pensieroso e disse: “Verità … che cos’è verità?”. Poi fu distolto dalla folla scatenata che premeva contro i cancelli e protestava: “Che aspettate? Rilasciate altri carcerati, ma non quell’uomo! Giustiziatelo!”. Urlavano fino a rimanere senza voce, una rabbia incontenibile era impressa sui loro volti!
a folla gli lanciava terribili accuse, ma il prigioniero non diceva nulla. Era stato spinto con violenza da una cella all’altra e interrogato per tutta quella interminabile notte. Il corpo gli doleva, ma stette dritto in piedi davanti ai suoi accusatori. In quel momento era completamente solo. C’era molta gente che lo odiava e proprio uno dei suoi migliori amici aveva fatto una soffiata, facendolo imprigionare. Poi la lunga notte di maltrattamenti, e ora eccolo di fronte al governatore, colui che avrebbe potuto liberarlo o condannarlo … Il governatore, picchiettando nervosamente le dita, disse agli accusatori: “Perché mi portate accuse contro quest’uomo? Non è sotto la mia giurisdizione. Processatelo voi!”. “Non abbiamo l’autorità”, risposero quelli, “devi giudicarlo tu”. Il governatore sospirò. Sapeva bene che quell’uomo era innocente, ma aveva uno strano modo di parlare … quando parlava. Difatti, per la maggior parte del tempo stava zitto, e quel silenzio metteva a disagio il governatore. Il processo ormai era diventato di dominio pubblico. Una folla tumultuosa si accalcava attorno alla casa del governatore, e questi, sempre preoccupato della sua immagine pubblica, cercò di soddisfare le richieste della gente.
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Suggerì al prigioniero la possibilità di un compromesso, ma l’uomo non volle mentire nemmeno per salvarsi la vita. Guardò in faccia il governatore e disse: “Sono nato e vissuto per testimoniare la verità”. In quel luogo, dove si udivano quasi esclusivamente menzogne o supplichevoli ammissioni di colpa, queste parole suonavano davvero strane.
URLAVANO FINO A RIMANERE SENZA VOCE, UNA RABBIA INCONTENIBILE ERA IMPRESSA SUI LORO VOLTI! Il governatore scosse la testa pensieroso e disse: “Verità … che cos’è verità?”. Poi fu distolto dalla folla scatenata che premeva contro i cancelli e protestava: “Che aspettate? Rilasciate altri carcerati, ma non quell’uomo! Giustiziatelo!”. Urlavano fino a rimanere senza voce, una rabbia incontenibile era impressa sui loro volti!
Il governatore, che non voleva mostrarsi troppo arrendevole, si alzò per parlare e la folla si calmò. “Personalmente”, disse, “non trovo colpa in quest’uomo; non ha commesso alcun crimine e non merita certamente la pena di morte.
LE GUARDIE AFFERRARONO E LEGARONO IL CONDANNATO Comunque, è affar vostro, non mio. Se ci tenete tanto, io sentenzio che sia messo a morte, oggi stesso!”. Ci fu attimo di silenzio, poi l’aria si riempì di acclamazioni: l’immagine pubblica del governatore era salva. Le guardie afferrarono e legarono il condannato, poi lo trasferirono dal palazzo del governatore a una fredda cella, destinata ai condannati a morte. Lo spogliarono, divisero fra loro i suoi vestiti e lo flaggellarono
con fruste che avevano delle punte di ferro, fino a che la sua schiena divenne un ammasso di carne sanguinante. Dopo averlo battuto, lo costrinsero a recarsi sul luogo dell’esecuzione, la cima di una collina appena fuori città, presso un crocevia molto trafficato. Deposero Gesù, il prigioniero, su una rozza croce di legno, e quando le guardie gli piantarono i chiodi nei polsi e nelle caviglie, il sangue colò a fiotti. Fra i commenti beffardi degli spettatori, la croce fu sollevata in aria e apparve oscura e orribile sullo sfondo del cielo mattutino. La gente lo vide soffrire anche da lontano. Ormai erano abituati a queste esecuzioni e sapevano come sarebbe andata a finire: dopo aver lasciato appeso il condannato per diverse ore, la morte sarebbe giunta
Il governatore, che non voleva mostrarsi troppo arrendevole, si alzò per parlare e la folla si calmò. “Personalmente”, disse, “non trovo colpa in quest’uomo; non ha commesso alcun crimine e non merita certamente la pena di morte.
LE GUARDIE AFFERRARONO E LEGARONO IL CONDANNATO Comunque, è affar vostro, non mio. Se ci tenete tanto, io sentenzio che sia messo a morte, oggi stesso!”. Ci fu attimo di silenzio, poi l’aria si riempì di acclamazioni: l’immagine pubblica del governatore era salva. Le guardie afferrarono e legarono il condannato, poi lo trasferirono dal palazzo del governatore a una fredda cella, destinata ai condannati a morte. Lo spogliarono, divisero fra loro i suoi vestiti e lo flaggellarono
con fruste che avevano delle punte di ferro, fino a che la sua schiena divenne un ammasso di carne sanguinante. Dopo averlo battuto, lo costrinsero a recarsi sul luogo dell’esecuzione, la cima di una collina appena fuori città, presso un crocevia molto trafficato. Deposero Gesù, il prigioniero, su una rozza croce di legno, e quando le guardie gli piantarono i chiodi nei polsi e nelle caviglie, il sangue colò a fiotti. Fra i commenti beffardi degli spettatori, la croce fu sollevata in aria e apparve oscura e orribile sullo sfondo del cielo mattutino. La gente lo vide soffrire anche da lontano. Ormai erano abituati a queste esecuzioni e sapevano come sarebbe andata a finire: dopo aver lasciato appeso il condannato per diverse ore, la morte sarebbe giunta
lentamente, per dissanguamento, tra dolori atroci. La sofferenza era terribile, ritenevano fosse la giusta punizione per uno che aveva osato definirsi Dio. C’erano due malviventi appesi su altre croci, ai lati della sua. Uno dei due inveiva contro Gesù: “Non sei il Cristo? Salva te stesso e noi!”. L’altro criminale, invece, rimproverò il primo dicendogli: “Non hai un po’ di timor di Dio? Noi siamo condannati giustamente, meritiamo la condanna. Ma quest’uomo non ha fatto nulla di male”. Era un povero ladro, e stava soffrendo terribilmente, ma dimostò di aver compreso ciò che i capi religiosi non capivano e si ostinavano a negare, egli credette che colui che gli stava a fianco poteva perdonarlo e salvargli l’anima: “Gesù”, implorò, “ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gesù si voltò verso di lui e lo rassicurò: “Oggi tu sarai con me in paradiso”. Il sangue continuò a colare dalle ferite e il suo respiro si fece affannoso, poi più lento, infine cessò. Dopo tre ore di agonia, finalmente il suo supplizio ebbe termine: Gesù era morto.
GESÙ, RICORDATI DI ME … QUANDO ENTRERAI NEL TUO REGNO
lentamente, per dissanguamento, tra dolori atroci. La sofferenza era terribile, ritenevano fosse la giusta punizione per uno che aveva osato definirsi Dio. C’erano due malviventi appesi su altre croci, ai lati della sua. Uno dei due inveiva contro Gesù: “Non sei il Cristo? Salva te stesso e noi!”. L’altro criminale, invece, rimproverò il primo dicendogli: “Non hai un po’ di timor di Dio? Noi siamo condannati giustamente, meritiamo la condanna. Ma quest’uomo non ha fatto nulla di male”. Era un povero ladro, e stava soffrendo terribilmente, ma dimostò di aver compreso ciò che i capi religiosi non capivano e si ostinavano a negare, egli credette che colui che gli stava a fianco poteva perdonarlo e salvargli l’anima: “Gesù”, implorò, “ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gesù si voltò verso di lui e lo rassicurò: “Oggi tu sarai con me in paradiso”. Il sangue continuò a colare dalle ferite e il suo respiro si fece affannoso, poi più lento, infine cessò. Dopo tre ore di agonia, finalmente il suo supplizio ebbe termine: Gesù era morto.
GESÙ, RICORDATI DI ME … QUANDO ENTRERAI NEL TUO REGNO
Questa orribile esecuzione ebbe luogo più di duemila anni fa, ma non segnò la fine. Quello stesso carcerato, che fu condannato e ucciso per aver affermato di essere Dio, dimostrò di avere ragione. Tre giorni dopo, adempiendo le profezie della Bibbia, Gesù risuscitò dai morti, camminò e parlò nuovamente con i suoi discepoli. Più di cinquecento testimoni oculari lo videro vivente per quaranta giorni; poi ritornò in Cielo, dove ancora oggi regna con Dio Padre.
MOLTI SUOI AMICI ERANO CONSIDERATI SCARTI DELLA SOCIETÀ: POVERI, EMARGINATI, PROSTITUTE E CRIMINALI Sì, Gesù Cristo, il carcerato innocente, oggi è vivente. Questo fatto dà speranza e fiducia a chiunque sia stato accusato e condannato, giustamente o ingiustamente. Tutti noi abbiamo fatto del male; tutti, in qualche modo, abbiamo trasgredito la Legge di Dio e meri-
tiamo il Suo giudizio. Ma Egli vuole ugualmente avere un rapporto personale con ognuno di noi, vuole conoscerci e vuole che noi Lo conosciamo, indipendentemente da ciò che abbiamo fatto. Se tu che leggi, sei un carcerato, sappi che Gesù conosce quello che stai provando. Milioni di persone rispettabili, che vivono comodamente, non hanno la minima idea di cosa significhi essere tagliati fuori dal mondo, in una cella, e soffrire intimamente. Ma Gesù ti capisce, perché ha vissuto queste esperienze prima di te. Pensi che Gesù si trovi solo nelle belle chiese? La storia dimostra che Egli camminò su strade polverose, rise con gli amici e sperimentò sofferenze e dolori. Non fu membro dell’alta società, non possedeva nulla. Appena nato, fu posto in una mangiatoia presa in prestito, cavalcò un asinello che gli prestarono al momento e fu sepolto in una tomba che non era Sua. Molti Suoi amici erano considerati scarti della società: poveri, emarginati, prostitute e criminali.
Questa orribile esecuzione ebbe luogo più di duemila anni fa, ma non segnò la fine. Quello stesso carcerato, che fu condannato e ucciso per aver affermato di essere Dio, dimostrò di avere ragione. Tre giorni dopo, adempiendo le profezie della Bibbia, Gesù risuscitò dai morti, camminò e parlò nuovamente con i suoi discepoli. Più di cinquecento testimoni oculari lo videro vivente per quaranta giorni; poi ritornò in Cielo, dove ancora oggi regna con Dio Padre.
MOLTI SUOI AMICI ERANO CONSIDERATI SCARTI DELLA SOCIETÀ: POVERI, EMARGINATI, PROSTITUTE E CRIMINALI Sì, Gesù Cristo, il carcerato innocente, oggi è vivente. Questo fatto dà speranza e fiducia a chiunque sia stato accusato e condannato, giustamente o ingiustamente. Tutti noi abbiamo fatto del male; tutti, in qualche modo, abbiamo trasgredito la Legge di Dio e meri-
tiamo il Suo giudizio. Ma Egli vuole ugualmente avere un rapporto personale con ognuno di noi, vuole conoscerci e vuole che noi Lo conosciamo, indipendentemente da ciò che abbiamo fatto. Se tu che leggi, sei un carcerato, sappi che Gesù conosce quello che stai provando. Milioni di persone rispettabili, che vivono comodamente, non hanno la minima idea di cosa significhi essere tagliati fuori dal mondo, in una cella, e soffrire intimamente. Ma Gesù ti capisce, perché ha vissuto queste esperienze prima di te. Pensi che Gesù si trovi solo nelle belle chiese? La storia dimostra che Egli camminò su strade polverose, rise con gli amici e sperimentò sofferenze e dolori. Non fu membro dell’alta società, non possedeva nulla. Appena nato, fu posto in una mangiatoia presa in prestito, cavalcò un asinello che gli prestarono al momento e fu sepolto in una tomba che non era Sua. Molti Suoi amici erano considerati scarti della società: poveri, emarginati, prostitute e criminali.
Visse tra la povera gente e consolò gli oppressi; toccò gli occhi dei ciechi ed essi recuperarono la vista, parlò agli zoppi ed essi gettarono via le stampelle. Non ebbe mai nulla a che fare con i giochi dei politici e le ipocrisie dei religiosi del Suo tempo. Anzi, furono proprio i capi religiosi a eliminarlo, perché Gesù non sopportava la loro falsità. Essi non vedevano le piaghe della società, non sentivano le grida strazianti dei sofferenti, non volevano avere a che fare con i vagabondi e i cosiddetti “rifiuti della società”; erano troppo occupati nelle loro pratiche religiose che li facevano apparire pii agli occhi della gente. Gesù, invece, si interessava dei poveri, degli oppressi e dei prigionieri. Alla fine lo uccisero perché, con il Suo amore e la Sua sapienza, stava avendo un vasto seguito fra il popolo che ormai era stanco di riti e di parole vuote. L’amore di Gesù era evidente, Egli fu disposto a dare la Sua vita e a morire come il peggiore dei criminali per espiare con il suo sangue la colpa dei miei e tuoi peccati. Si è fatto condannare al posto nostro, affinché noi fossimo perdonati e diventassimo giusti agli occhi di Dio. Tu, se vuoi, puoi fare come il primo ladro che, al fianco di Gesù, lo scherniva e lo malediceva. Oppure, puoi fare come il secondo e riconoscere Gesù per quello che è: il Figlio di Dio; puoi ammettere di essere colpevole, di essere un peccatore, e puoi chiedergli di diventare il tuo Salvatore. Pensaci, quando sarai solo, nella tua cella, o quando passeggi nel cortile. Se agisci come il secondo carcerato, Gesù ti fa la stessa promessa: tu puoi essere con Lui, oggi stesso!
Visse tra la povera gente e consolò gli oppressi; toccò gli occhi dei ciechi ed essi recuperarono la vista, parlò agli zoppi ed essi gettarono via le stampelle. Non ebbe mai nulla a che fare con i giochi dei politici e le ipocrisie dei religiosi del Suo tempo. Anzi, furono proprio i capi religiosi a eliminarlo, perché Gesù non sopportava la loro falsità. Essi non vedevano le piaghe della società, non sentivano le grida strazianti dei sofferenti, non volevano avere a che fare con i vagabondi e i cosiddetti “rifiuti della società”; erano troppo occupati nelle loro pratiche religiose che li facevano apparire pii agli occhi della gente. Gesù, invece, si interessava dei poveri, degli oppressi e dei prigionieri. Alla fine lo uccisero perché, con il Suo amore e la Sua sapienza, stava avendo un vasto seguito fra il popolo che ormai era stanco di riti e di parole vuote. L’amore di Gesù era evidente, Egli fu disposto a dare la Sua vita e a morire come il peggiore dei criminali per espiare con il suo sangue la colpa dei miei e tuoi peccati. Si è fatto condannare al posto nostro, affinché noi fossimo perdonati e diventassimo giusti agli occhi di Dio. Tu, se vuoi, puoi fare come il primo ladro che, al fianco di Gesù, lo scherniva e lo malediceva. Oppure, puoi fare come il secondo e riconoscere Gesù per quello che è: il Figlio di Dio; puoi ammettere di essere colpevole, di essere un peccatore, e puoi chiedergli di diventare il tuo Salvatore. Pensaci, quando sarai solo, nella tua cella, o quando passeggi nel cortile. Se agisci come il secondo carcerato, Gesù ti fa la stessa promessa: tu puoi essere con Lui, oggi stesso!
L’ex-carcerato Gesù verrà nella tua cella, ti perdonerà e farà di te un figlio di Dio; da quell’istante per te comincerà una nuova vita.
SÌ, GESÙ CRISTO, IL CARCERATO SENZA COLPA, OGGI TI VUOLE LIBERARE! Questo è l’Evangelo [parola che significa “Buona Notizia”]. Da più di duemila anni a questa parte, milioni di persone di ogni nazione, in celle di prigione o in sontuosi palazzi, hanno riconosciuto che Gesù Cristo è Dio, e lo hanno accettato come Salvatore e Signore della loro vita. Egli è morto e risorto per salvarti da un giudizio ben più grave di qello degli uomini: quello eterno di Dio! Il carcerato Gesù oggi è vivente. Soltanto lui ti può liberare perché è venuto: “… per evangelizzare i poveri … annunciare la liberazione ai prigionieri … rimettere in libertà gli oppressi” (Vangelo di Luca 4:18). Gesù vuole farlo anche con te!
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