Sacrificio Vivente e Santo

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“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale” (Romani 12:1). Il libro si snoda intorno a questo versetto e, in particolare, al termine “sacrificio”; parola di certo familiare ma che risuona come una grande sfida per il credente. In una società “confortevole” e disimpegnata, lo Spirito Santo ci intima di offrire noi stessi, senza riserve, al Signore. Attraverso le pagine di questo breve libro risuona forte il richiamo di Dio a dare noi stessi in sacrifico vivente, santo e accettevole a Lui. Ma che vuol dire? Simon Guillebaud cita diversi esempi e racconta esperienze di chi ci ha preceduto nella fede dimostrando, in pratica, il significato di “sacrifico vivente”. Sei disposto a esserlo anche tu? A te la risposta. SIMON GUILLEBAUD è scrittore, oratore, imprenditore e fondatore di un’organizzazione benefica a sfondo missionario la Great Lakes Outreach, che opera principalmente in Burundi. Sopravvissuto a 7 anni di genocidi e guerre civili, continua ancora oggi a servire il Signore in quella pericolosa nazione insieme alla moglie Lizzie Media e ai suoiADI tre figli.

ADI Media

ISBN 978-88-3306-000-2

Servizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”

Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 2284970 - Fax 06 2251432 adi@adi-media.it - www.adi-media.it

€ 4,50

9 788833 060002

SIMON GUILLEBAUD

Signore, prendi la mia vita come sacrificio accettevole, sì anche il mio sangue se è la Tua volontà, e consumalo con il Tuo fuoco. Non voglio risparmiarmi, la mia vita non mi appartiene. Te la dono, Signore, è Tua. La offro come un’oblazione a Te, ed essa avrà valore soltanto se la metto sul Tuo altare. Jim Elliot – Missionario martire in Equador

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SACRIFICIO VIVENTE E SANTO

È virtù che descrive la disposizione d'animo volta al bene; la capacità di eccellere, di compiere qualcosa in maniera ottimale, come "modo di essere ideale". Soltanto aggiungendo alla fede la virtù [cfr. II Pietro 1:5], la nostra quotidianità può assumere la qualità giusta e sfuggire al diffuso senso di disorientamento e disperazione.

Simon Guillebaud Simon Guillebaud

SACRIFICIO SACRIFICIO vivente e santo vivente e santo


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SACRIFICIO vivente e santo


Titolo originale: Sacrifice: Costly grace and glorious privilege Simon Guillebaud Copyright © 2013 Simon Guillebaud Published by 10Publishing, a division of 10ofthose.com 9D Centurion Court, Farington, Leyland, PR25 3UQ, England Edizione italiana: Sacrificio vivente e santo © ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 06 2284970 Fax 06 2251432 Email: adi@adi-media.it Internet: www.adi-media.it Servizio Pubblicazioni delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia” Luglio 2017 - Tutti i Diritti Riservati Traduzione: A cura dell’Editore - V.M. Simboli: Rohith M S from the Noun Project Tutte le citazioni bibliche, salvo che non sia indicato diversamente, sono tratte dalla Bibbia Versione Nuova Riveduta - Ed. 2006 Società Biblica di Ginevra - Svizzera Stampa: Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI) ISBN 978 88 3306 000 2


INDICE

Introduzione

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1. Un sacrificio compiuto nella pienezza della grazia

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2. Un sacrificio urgente

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3. Un sacrificio volontario

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4. Un sacrificio santo

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5. Un sacrificio razionale

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Conclusione

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Mostrami ancora una volta la strada della croce Rinnego me stesso per l’amore che ho guadagnato Ora tutto è Tuo, tutto è cambiato, È il momento in cui hai tutta la mia vita; Puoi avere tutto di me. Sì, decido di donare tutto a Te; Alcune cose devono morire, Alcune cose devono vivere. Non “cosa posso guadagnare” Ma “cosa posso dare?” Molto è richiesto quando molto è ricevuto, Allora puoi avere tutta la mia vita; Gesù, hai tutto. Ho dato come un mendicante ma ho vissuto come il ricco E mi sono fatto una croce più comoda, Eppure ciò a cui sono chiamato è più profondo, È il momento in cui hai tutta la mia vita; Puoi avere tutto. (Matt Redman, “The Way of the Cross”, dall’album The Friendship and the Fear, Star Song Music, 1998)


INTRODUZIONE

Il canto di Matt Redman, riportato nella pagina precedente, parla del tentativo del credente di crearsi una croce più comoda. Tuttavia, una croce comoda non ha senso. Non c’è nulla di comodo in una croce. Le parole “comfort” e “croce” non possono coesistere. Sono inconciliabili. La croce rappresenta sacrificio, dolore atroce e morte. Di conseguenza, la risurrezione rappresenta speranza e vittoria. E così è giustamente detto che la croce che portiamo precede la corona che indosseremo. Questa progressione di eventi è molto importante da ricordare. Quella che hai di fronte a te è una chiamata al sacrificio. Il sacrificio è un argomento enorme ma questo libro è intenzionalmente breve, quindi non saremo in grado di esaminare il tema in profondità. Mi è stato chiesto di scrivere un libro a questo proposito, così ci ho riflettuto a lungo e 7


Sacrificio vivente e santo

intensamente. La mia esitazione a intraprendere il lavoro era dovuta al fatto che i miei sacrifici per Cristo sono stati relativamente pochi e piccoli. Mentre condivido un po’ delle mie esperienze personali nelle pagine che seguono, potreste pensare che i miei sacrifici siano stati in qualche modo rilevanti, ma, sinceramente, so quanto il Signore mi ha chiamato a lasciare fino ad ora e, alla luce dei fatti, ci sono molte persone che sarebbero più qualificate di me a scrivere dal profondo delle loro dolorose esperienze personali, con e per Gesù. Anzi, anche ciò che spesso è considerato un sacrificio, lo ritengo un privilegio. Che cosa può essere definito sacrificio, se è sempliceSe Gesù è morto per mente una restituzione a me, allora nessun mio Dio di una piccola parte sacrificio per Lui può del debito che dobbiaessere mai troppo mo? È un sacrificio tragrande scorrere del tempo a lavorare con altri cristiani che diffondono la buona notizia di Gesù? È un sacrificio concentrarsi costantemente sulla brillante speranza di essere con Lui dopo questa vita? Preferirei dire che non sia un sacrificio, ma un privilegio. Vorrei mettere in luce più profondamente questo punto. È essenziale pensare che i privilegi e i sacrifici vadano di 8


Introduzione

pari passo. “Comodo” e “croce” non si armonizzano bene, ma “privilegio” e “sacrificio” invece sì. Almeno per il vero discepolo di Cristo. Dobbiamo convenire su questo punto, altrimenti l’intero concetto può apparire severo, scoraggiante e negativo. Ciò che mi ha ispirato a consacrare la vita per la causa di Cristo è stato in gran parte leggere di altri uomini e donne nei secoli che “non hanno amato la loro vita, anzi l’hanno esposta alla morte” (Apocalisse 12:11). Il loro esempio ha fissato lo standard di quella che dovrebbe essere la normale risposta alla chiamata di Dio per la nostra vita. Ho ritenuto logico che se Gesù, che è Dio, è morto per me, allora nessun mio sacrificio per Lui può essere mai troppo grande. Mentre diamo un breve sguardo a quale sacrificio debba coinvolgere il discepolo di Gesù, ho pensato di fornire molti esempi tratti dalla vita dei credenti del passato, e di citare le loro parole, poiché l’autenticità e l’autorità dietro le loro gesta e le loro affermazioni è tale che non potrei mai affermare di averle pienamente sperimentate e vissute. Le loro parole e le loro azioni vi ispireranno più delle mie. L’ispirazione è proprio ciò che sto cercando di condividere su queste pagine. Se comprenderete che cosa ha ispirato questi uomini, sarete maggiormente entusiasti nel puntare spiritualmente più in alto, andare più in profondità e raggiungere un nuovo livello nel vostro amore nella ricerca di Cristo. Allora questo libro avrà raggiunto il suo compito. 9


Sacrificio vivente e santo

Considereremo cinque aspetti del sacrificio cristiano, utilizzando l’affermazione dell’apostolo Paolo in Romani 12:1 come trampolino di partenza: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale”.

Dio ci dona orecchie per ascoltare, occhi per vedere, menti per discernere e cuori impegnati a rispondere alla Sua chiamata di essere un sacrificio vivente! Simon Guillebaud

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UN SACRIFICIO COMPIUTO NELLA PIENEZZA DELLA GRAZIA

“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale”.

Il sacrificio riguarda la grazia. Paolo lo sapeva. L’apostolo, a causa del suo zelo malriposto, aveva perseguitato e assassinato i cristiani, con l’intenzione di cancellare ogni traccia di questa nuova setta sovversiva. Le sue mani erano macchiate del sangue dei cristiani. Ma quella colpa consumata nel sangue fu lavata via attraverso il sangue di Colui i cui discepoli Paolo aveva perseguitato. Dopo, tutto è cambiato. Non era più una questione di riti e regolamenti; ora si trattava di rapporti. Non era più una vita soffocante e oppressiva, ma liberatoria ed emozionante. Non era più un comportamento esterno, ma una realtà interiore. Non 11


Sacrificio vivente e santo

era più un’elezione limitata a pochi, ma era aperta a tutti. In Romani 12:1, l’apostolo afferma e riassume tutto questo. Nei due capitoli precedenti, Paolo spiega questo concetto veramente rivoluzionario: ognuno ha accesso alla grazia di Dio. Non soltanto la nazione ebraica, ma tutti. Così, alla fine del capitolo 11, prorompe in un canto spontaneo di lode, e poi nel capitolo 12 lancia il tema del sacrificio che sgorga dalla La chiamata di Dio grazia. Gli scritti di Paolo non mi condurrà mai sono saturi di quest’ardove la grazia di Dio gomento. Dice: “Dunque non è in grado di … per la misericordia di sostenermi Dio”. La “misericordia di Dio” dovrebbe essere letta “misericordie”. La parola greca nell’originale è al plurale. Personalmente, ho spesso sperimentato tutte le Sue misericordie e le sperimento ancora; ad esempio, in occasione di un episodio accaduto qualche anno fa, quando un uomo che avevo aiutato in Burundi è diventato ostile verso me. È venuto a casa mia con una granata per uccidermi, e ha scritto una lettera dicendo che stava per cavarmi gli occhi. Non è stata un’esperienza piacevole, ma mi ha reso riconoscente a Dio per “la misericordia della vista” per la prima volta nella mia vita. In precedenza avevo sempre dato per scontato il dono della 12


Un sacrificio compiuto nella pienezza della grazia

vista. Pensavo fosse un diritto. Invece non è così. La vista è un dono e, allo stesso modo, tante altre cose che diamo facilmente per assodate, come la salute, il cibo, l’acqua pulita, l’elettricità, la libertà di adorare il Signore, la sicurezza, l’istruzione, la pace e molte altre. Da quel giorno ho vissuto una vita molto più riconoscente a Dio. Questo versetto è sceso così profondamente nel mio cuore tanto da diventare un principio cardine della mia vita. Tutto è un dono. Ogni mio sacrificio per Gesù, qualunque cosa sia, sprigiona dalle Sue misericordie. So che la chiamata di Dio non mi condurrà mai dove la grazia di Dio non è in grado di sostenermi. Non so a cosa vi sta chiamando il Signore, ma so che le persone grate sono gioiose. Il Salmo 100 ci incoraggia: “Servite il Signore con letizia” (v. 2). Il sacrificio ubbidiente sgorga dall’adorazione verso Dio. Il Signore non cerca collaboratori riluttanti. La gioia nel servizio a Dio è come l’olio su una catena di bicicletta. Senza di esso pedali lentamente e affaticandoti. Lo ripeto: Dio non cerca collaboratori riluttanti. Gli angeli nel cielo al servizio di Dio non trascinano i piedi, mormorano o si lamentano: “Perché devo farlo io?”. Se vogliamo essere modelli di ubbidienza, se vogliamo essere modelli di grazia, è fondamentale che nel nostro servizio al Signore abbiamo la giusta motivazione di fondo. Abbracciare la chiamata al sacrificio può sembrare un atto eroico e irrealizzabile, ma non è così. Piuttosto, vuol dire riconoscere Dio per chi Egli è, vivendo coerentemente 13


Sacrificio vivente e santo

con quella realtà. L’invito non è limitato ai giganti spirituali. Al contrario, “i giganti di Dio sono stati uomini deboli che hanno fatto grandi cose per Dio perché contavano sulla Sua presenza in loro”, come ha detto una volta il missionario Hudson Taylor. Questi uomini facevano affidamento sulla fedeltà di Dio. Il sacrificio è sempre qualcosa di ordinario e assolutamente poco appariscente. Ci hanno sempre insegnato che dobbiamo fare cose eccezionali per il Signore, ma non è proprio così. Piuttosto, dobbiamo essere eccezionali nel compiere cose ordinarie. Questo potrebbe significare continuare a fare un lavoro o un servizio che non ci piace, perdonare qualcuno che non è nemmeno pentito, offrire tempo o denaro a costo di grandi rinunce personali, o anche abbandonare ogni nostro diritto in favore di quelli altrui. Queste sono tutte sfide che si scontrano con la tendenza odierna verso una chiamata facile e senza santificazione, che offre una croce confortevole e adattata ai nostri canoni. Il risultato di questa inclinazione è quella di scambiare la grazia gloriosa di Dio per una versione degradata, corrotta e di facile utilizzo. Dietrich Bonhoeffer scrisse di quest’argomento nel suo classico The Cost of Discipleship (Il costo del discepolato).1 Egli osserva che molti cristiani “si sono radunati come corvi intorno alla carcassa di una grazia a buon mercato, e si sono 1.

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Dietrich Bonhoeffer, The Cost of Discipleship, Touchstone, New York 1995.


Un sacrificio compiuto nella pienezza della grazia

ubriacati del veleno che ha ucciso i seguaci di Cristo”. E prosegue su questo tema: La grazia a buon mercato è la predicazione del perdono senza bisogno di ravvedimento, del battesimo senza disciplina di chiesa, della comunione senza professione di fede, dell’assoluzione senza confessione personale. La grazia a buon mercato è grazia senza discepolato, grazia senza croce, grazia senza Gesù Cristo, vivo e incarnato. La grazia costosa è il tesoro nascosto nel campo; per amore di esso un uomo volentieri va e vende tutto quello che ha. È la perla di gran prezzo da acquistare, per la quale il commerciante vende tutti i suoi beni. È la regola regale di Cristo, per il quale per un uomo si cava l’occhio che lo induce a inciampare; è la chiamata di Gesù Cristo per cui il discepolo lascia le sue reti e Lo segue. La grazia costosa è l’Evangelo che deve essere ricercato ancora e ancora, il dono che deve essere chiesto, la porta alla quale un uomo deve incessantemente bussare. Tale grazia è costosa perché ci invita a seguire, ed è grazia perché ci invita a seguire Gesù Cristo. È gravosa perché costa a un uomo la sua vita, ed è grazia perché dà all’uomo l’unica vera vita. È costosa perché condanna il peccato, ed è grazia perché giustifica il peccatore. È cara soprattut15


Sacrificio vivente e santo

to perché costò a Dio la vita del Suo Figlio: “Siete stati acquistati a un prezzo”, e ciò che costò molto a Dio non può essere a buon mercato per noi. Soprattutto, è grazia perché Dio non ha ritenuto Suo Figlio un prezzo troppo caro da pagare per la nostra vita, ma l’ha donato per tutti noi. La grazia costosa è l’incarnazione di Dio.

Dobbiamo ascoltare Paolo, martire del primo secolo, e Bonhoeffer, martire del ventesimo. Dobbiamo riconoscere la chiamata “costosa” ad arrenderci e le potenziali conseguenze di una vita offerta come sacrificio vivente. Entrambi questi due uomini erano senza riserve e disposti a sacrificare la propria vita grazie alla comprensione della grazia divina loro impartita. Entrambi si fidavano implicitamente del carattere amorevole di Dio. Entrambi considerarono tutti gli altri guadagni mondani come spazzatura, rispetto alla maestosa grandezza del conoscere Cristo Gesù come Signore. Nel corso della storia, ci sono molti altri esempi di persone che hanno accolto questa sfida. Siamo pronti a essere annoverati tra loro?

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“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale” (Romani 12:1). Il libro si snoda intorno a questo versetto e, in particolare, al termine “sacrificio”; parola di certo familiare ma che risuona come una grande sfida per il credente. In una società “confortevole” e disimpegnata, lo Spirito Santo ci intima di offrire noi stessi, senza riserve, al Signore. Attraverso le pagine di questo breve libro risuona forte il richiamo di Dio a dare noi stessi in sacrifico vivente, santo e accettevole a Lui. Ma che vuol dire? Simon Guillebaud cita diversi esempi e racconta esperienze di chi ci ha preceduto nella fede dimostrando, in pratica, il significato di “sacrifico vivente”. Sei disposto a esserlo anche tu? A te la risposta. SIMON GUILLEBAUD è scrittore, oratore, imprenditore e fondatore di un’organizzazione benefica a sfondo missionario la Great Lakes Outreach, che opera principalmente in Burundi. Sopravvissuto a 7 anni di genocidi e guerre civili, continua ancora oggi a servire il Signore in quella pericolosa nazione insieme alla moglie Lizzie Media e ai suoiADI tre figli.

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ISBN 978-88-3306-000-2

Servizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”

Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 2284970 - Fax 06 2251432 adi@adi-media.it - www.adi-media.it

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Signore, prendi la mia vita come sacrificio accettevole, sì anche il mio sangue se è la Tua volontà, e consumalo con il Tuo fuoco. Non voglio risparmiarmi, la mia vita non mi appartiene. Te la dono, Signore, è Tua. La offro come un’oblazione a Te, ed essa avrà valore soltanto se la metto sul Tuo altare. Jim Elliot – Missionario martire in Equador

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SACRIFICIO VIVENTE E SANTO

È virtù che descrive la disposizione d'animo volta al bene; la capacità di eccellere, di compiere qualcosa in maniera ottimale, come "modo di essere ideale". Soltanto aggiungendo alla fede la virtù [cfr. II Pietro 1:5], la nostra quotidianità può assumere la qualità giusta e sfuggire al diffuso senso di disorientamento e disperazione.

Simon Guillebaud Simon Guillebaud

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