Gorizia_Istituto Mitteleuropeo delle Arti Contemporanee

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istituto mitteleuropeo delle arti contemporatenee

taccuino di un progetto


Laboratorio di progettazione Integrata 2011/2012 Sanel Casula, Andrea Kmet, Adriano Riosa IMAC_istituto mitteleuropeo delle arti contemporanee

Nuova Gorizia 2030


premessa frammenti introduzione fasce “folli” reversibilità della destinazione d’uso architettura come sfida forma funzione estetica estesia concept tipologico un’opera collettiva in-between arts

riflessioni progetto piante, sezioni, prospetti, assonometrie

sintesi


taccuino di un progetto (premessa)


Questo taccuino nasce dalla volontà di raccogliere il processo progettuale, durato un semestre, di tre studenti del quinto anno di architettura arrivati ormai al termine del loro percorso universitario. Il portone del lavoro che troviamo di fronte, segnato da pratiche rigide e spesso lontanamente collegate con quello che una grande percentuale degli studenti si sogna di trovare, finiti gli studi, intensifica in noi la volontà di usare quest’ultima esperienza come un momento di riflessione rispetto ad alcuni temi madre dell’architettura. Ci siamo chiesti se lo sviluppo futuro in una città, che oggi cerca di ricucire e riattivare delle aree residue di una storia movimentata, sia prevedibile o meno, e se analizzare il contesto per quello che è nello stato attuale, senza cercare di immaginare quello che sarebbe potuto diventare tra venti, trenta o cinquant’anni, non fosse poco creativo e limitativo. L’idea che sta alla base di questo progetto è che l’area in cui interveniamo, oggi un residuo marginale del tessuto urbano, può vedere in futuro una fusione con le realtà che le stanno accanto usando proprio quello che per tanto tempo è stato il confine tra i due paesi e le due culture. L’ex-confine, e cioè l’asse ferroviario, viene immaginato come la cerniera che lega i due territori e che diventa lo strumento capace di connettere le due realtà. Se immaginiamo che la nostra area in futuro possa diventare il centro di un tessuto più ampio diventa fondamentale dotare tale area degli adeguati strumenti per facilitare l’inserimento del movimento goriziano in un network di dinamiche più ampio. Verrano qui di seguito presentati alcuni frammenti di scritti ed articoli che sono stati essenziali per riuscire ad articolare a pieno il pensiero che si è evoluto in questo breve esperimento urbano. a cura di Adriano Riosa

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riflessioni



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introduzione Gorizia, come tante altre realtà tracciate dalla presenza sto-

rica dell’ex confine con i stati extraeuropei, porta dentro di sè frammenti urbani indefiniti ed insipidi. Dinanzi alla sfida di un progetto in un’area apparentemente priva di spunti immediati capaci di guidare il processo progettuale, la ricerca e le riflessioni fondamentali che hanno segnato la fase iniziale del progetto sono state quelle rispetto ai tentativi che ci sono stati in passato e che notiamo esserci ancora oggi, di un tipo di urbanizzazione capace di generare nuove dinamiche sociali tramite oggetti urbani di considerevole dimensione sia per la loro estensione territoriale che per la loro massa concentrata. Nel caso dell’area di Casa Rossa le principali linee guida sono tracciate dagli ambienti urbani presenti, dalla storia, dal contesto geografico in cui si trova e dalle ultime dinamiche comunali rivolte all’educazione che si stanno evicendo nell’ulitmo periodo. ar.

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fasce “folli”

Il progetto di Parc de la Villette nasce dalla sovrapposizione di tre differenti layer: il sistema di punti, il sistema delle linee e il sistema delle superfici. La forma, la fruizione e soprattutto il significato globale del parco sono determinati dalle interrelazioni, dalle connessioni e dai conflitti fra i tre diversi sistemi sovrapposti: Tschumi sceglie la tecnica della sovrapposizione perché è lo strumento chiave per raggiungere degli obiettivi programmatici: - provare che è possibile costruire una complessa organizzazione architettonica senza ricorrere ai tradizionali ruoli della composizione, della gerarchia dell’ordine. - mettere in crisi le categorie architettoniche tradizionali - mettere in crisi il concetto di luogo e margine - mettere in discussione una particolare premessa dell’architettura, 8

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sito web http://www.tschumi.com/ 60


ossia la sua ossessione per la presenza, per l’idea che le strutture e le forme architettoniche abbiano un significato intrinseco. - provare che è possibile confrontarsi con le opposizioni binarie dell’architettura tradizionale: vale a dire, forma versus funzione, per decostruire e smontare le convenzioni implicite nelle opposizioni. Il concetto chiave de la Villette di Tschumi è la disgiunzione. La disgiunzione col le sue contraddizioni suggerisce l’eterogeneità come valore. La mancanza di sintesi risolutive porta ad una tensione che si trasforma in un apertura (questo il significato di disgiunzione) a varcare i limiti per andare alla scoperta. Il sistema dei punti definisce nel parco una griglia di 120x120 metri alle cui intersezioni sono collocate le Folies, piccoli edifici rossi di maglia modulare quadrata di 3,60 metri che da luogo ad un cubo virtuale di metri 10,80 di lato. Non assolvono funzioni precise, possono diventare musei, fioriere, bar, asili, sculture colorate…L’assenza di definizione funzionale ha due conseguenze per Tschumi: - le Folies, nella loro indeterminatezza funzionale, testimoniano che la forma è sempre una scelta arbitraria rispetto alla funzione. - Il progetto delle Folies e del Parco mette in discussione una particolare premessa dell’architettura, e precisamente la sua ossessione per la presenza, con l’idea di un significato intrinseco nelle strutture architettoniche. Il significato del parco “ non è mai definito ma continuamente differito, differenziato, reso irrisolto dalla molteplicità dei significati che in essa si inscrivono. La Villette è un architettura del significante piuttosto che del significato. Il progetto di Rem Koolhaas per il Parc de la Villette (1982 ) viene concepito come strategia per far si che ogni possibile mutazione, sostituzione e variazione non sia in grado di vanificare la massima versatilità dello spazio. la tecnica utilizzata è stata quella della sovrapposizione e accostamento di cinque strati aventi caratteristiche differenti tra loro.

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Il primo strato - le fasce- viene pensato come un grande tappeto che divide l’area di progetto in bande parallele in cui si dispongono le principali funzioni richieste dal bando; il secondo strato è costituito dai coriandoli, ovverosia elementi di dimensioni ridotte, ma molto numerosi: chioschi, punti vendita, aree per pic-nic ecc.. La loro disposizione non è casuale ma matematica, calcolata in base alla propria area d’influenza , per garantire un’equivalenza ottimale. Il terzo strato è costituito dalle vie d’accesso e dai percorsi, il quarto dagli oggetti trovati, il quinto le zone. Dalla sovrapossizione dei cinque strati deriva la configurazione del parco ei risultati di questa stratificazione sono in larga misura inattesi e imprevedibili. la sovrapposizione dei sistemi non genera l’ ingestibilità del caos, ma una serrata dialettica fra specificità architettonica e indeterminatezza programmatica, quasi la delicata metafora del fertile disordine che dovrebbe caratterizzare la metropoli moderna. Il Parc de la Villette si presenta come un grande arazzo in cui la dimensione tridimensionale viene conferita dalla vegetazione. Per il parco di Koolhaas propone tre categorie di natura. La prima è un area in cui è il programma stesso a farsi natura; sono zone in cui la scelta e la disposizione della vegetazione mirano a dare l’immagine della campagna trasposta. La seconda è costituita dalle cortine di vegetazione parallele alle fasce est-ovest che variano in altezza a densità. La terza categoria è rappresentata dai grandi complessi di vegetazione progettati alla scala dei principali elementi architettonici del sito di cui costituiscono il contrappunto naturale. L’importanza teorica del progetto per il Parc de la Villette può essere spiegata con le parole di Koolhaas, quando afferma che la “nuova urbanistica” non sarà basata sulle fantasie gemelle di ordine e onnipotenza; sarà la rappresentazione dell’incertezza; non sarà più impegnata nella sistemazione di oggetti più o meno permanenti, ma nell’irrigare i territori di potenzialità, non ambirà più a configurazioni stabili, ma alla creazione di campi che accolgano processi che si rifiutano di essere cristallizzati in forme definitive, non

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riguarderà più una definizione meticolosa. L’imposizione dei limiti, ma l’espansione di nozioni, la negazione dei limiti; non riguarderà la separazione e l’identificazione di entità, ma la scoperta di ibridi innominabili; non sarà più ossessionata dalla città, ma dalla manipolazione di infrastrutture dalle interminabili intensificazioni e diversificazioni, scorciatoie e ridistribuzioni – la reinvenzione di uno spazio psicologico.1

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reversibilità della destinazione d’uso

“La nuova edificazione si attua attraverso un sistema diffuso di prefabbricazione leggera, facilmente trasformabile e smontabile, adeguata a programmi d’uso reversibili secondo quella filosofia che possiamo definire caratteristica dei modelli di urbanizzazione debole.” “Per un mondo complesso come il nostro, impegnato a sopravvivere a se stesso garantendosi un alto livello di flessibilità, trova un grave impedimento nella rigidità costituita dalle destinazioni funzionali dell’architettura del XX secolo. La città contemporanea negli ultimi venti anni si è impegnata in un lungo e difficile travaglio volto a rimuovere tutte le destinazioni d’uso, compiute da logiche apparentemente eterne, e destinate invece a decadere prima ancora di “Agronica”, Domus Accademy per Philips, 1995 (A. Branzi,D. Donegani,A. Petrillo,C. Raimondo con T. Ben David).

essere entrate nei tempi lunghi. Aree industriali dismesse, trasformate in strutture per il tempo libero e la creatività, in musei, in parcheggi. Aree terziarie abbandonate e trasformate in alberghi, scuole, abitazioni. Chiese traformate in uffici, gallerie, teatri. Ville diventate centri telematici, centri studi, centri di rappresentanza. Centri Storici gestiti come Centri Commerciali fanno oggi concorrenza a Centri Commerciali che si presentano come nuovi Centri Storici.

1 Estratto del testo di Matteo Zambelli “Tecniche di invenzione in architettura. Gli anni del decostruttivismo”, Saggi Marsilio, Venezia, 2007 11

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Non esiste più quasi nessuna destinazione d’uso che non sia stata smentita. Quella attuale è una silenziosa e profonda mutazione del concetto stesso di città come organismo efficiente e progettabile. Si direbbe quasi che il mercato ha smentito tutte le logiche funzionali e programmatiche elaborate dalla cultura industriale negli ultimi 50 anni. Questi eventi poco vistosi cambiano in profondità i fondamenti del progetto contemporaneo; essi portano in luce nuove categorie di riferimento sulle quali i modelli di urbanizzazione debole si fondono, dando inizio a una lunga stagione di sperimentazione e di riformismo. Una sperimentazione che introduce il concetto di reversibilità delle destinazioni d’uso; di inespressività dei manufatti; di assenza di significato globale della forma urbana; di integrazione totale tra ambiente progettato e ambiente naturale; di separazione tra tipologia e funzione. 2 Il primo punto al quale abbiamo riflettuto è stata la dimensione dell’intervento che andavamo a fare e su quale base programmatico-funzionale avremmo dovuto basare il progetto. Questo frammento del pensiero di Branzi ci ha aiutato a trovare un punto d’appoggio nella nostra idea, che partiva dalla considerazione che per smuovere e garantire una contemporanea vita pubblica goriziana c’è bisogno di un intervento importante e significativo.

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Architettura come sfida “La struttura delle nostre città potrebbe essere letta come una

successione stratigrafica di un ‘tessuto’, più o meno coerente e continuo, dal quale emergono dei ‘segni’, delle emergenze, che testimoniano l’aspirazione, in diversi momenti storici, della comunità a dotarsi di un’opera di rilievo che fosse in grado di rappresentarla. 2 Estratto del testo di Andrea Branzi “Prime note per un master-Plan”, Lotus international 107, Electa, Milano, 2000 12

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Questa ambizione a lasciare un segno si traduceva spesso in una sfida, a sfruttare al massimo le conoscenze tecniche del proprio periodo storico al fine di realizzare un’opera ritenuta ‘incostruibile’. (..) Le architetture dei maestri contemporanei sono talvolta opere difficili da costruire, spesso molto costose e facilmente oggetto di critica e di attacchi da parte dei delatori della contemporaneità. Questo perché, ed in particolare nel nostro paese, il citato ‘scatto’ offerto dalla tecnologia in ambito progettuale non ha avuto altrettanto eclatanti risposte sul piano del costruito: le tecniche costruttive di oggigiorno non sono troppo dissimili da quelle di 50 anni fa. È a questo punto che prende corpo il concetto di sfida, concetto peraltro alla base di gran parte dei capitoli fondamentali della storia dell’architettura: non era forse un atteggiamento di sfida quello di Filippo Brunelleschi nel sostenere di poter ‘voltare’ la cupola di Santa Maria del Fiore senza l’utilizzo di ponteggi? Non era forse per sfida nei confronti di Firenze che gli ambiziosi senesi tentarono di costruire una cattedrale al di sopra delle loro possibilità economiche e tecniche? Cosa significa ‘sfida’ in architettura nel XXI secolo? Probabilmente la risposta è proprio nella ‘attualizzazione’ del virtuale, che si traduce in un progresso ‘forzato’ delle tecniche costruttive. Un’ottica miope potrebbe portare a porsi la domanda se ci sia veramentela necessità di tali sfide, che comportano spesso tempi lunghi e grossi investimenti economici. La stessa ‘necessità’ che animò la Repubblica fiorentina del XV secolo ad ambire ad una cupola che si vedesse dalle colline più distanti e che ha spinto nei primi anni 90 la municipalità di Bilbao ad investire enormi quantità di denaro per dotarsi di una ‘emergenza’ architettonica in grado di attirare turisti da tutto il mondo laddove

Filippo di ser Brunelleschi agli Operai di Santa Maria del Fiore e ai Consoli dell’Arte della Lana, da ‘Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti’, Giorgio Vasari, 1568

prima c’era un area portuale dimessa: il bisogno di ‘aggiungere qualcosa alle nostre vite’, di aggiungere nuove qualità alla città contemporanea...”

“Signori Operai, e non è dubbio che le cose grandi hanno sempre nel condursi difficultà, e se niuna n’ebbe mai, questa vostra l’ha maggiore che voi per avventura non avisate.”

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Forma funzione estetica estesia

Tschumi nega di interessarsi alla forma in se per sè: “il punto di partenza è sempre concettuale, non è mai estetico. (...) Mi piace che l’architettura sia la materializzazione di un concetto; in altre parole, l’architettura non rappresenta una decisione estetica.” “Certo io uso forme. Ma non penso che il nostro ruolo sia solo quello di realizzare forme... Io tento di rimuovere tutti gli aspetti stilistici allo scopo di concentrarmi sulla nozione di accelerazione del programma o talvolta, sulla contraddizione del programma o sui movimenti dei corpi nello spazio. Penso che in un’epoca in cui si vive sempre di più in un modo elettronico e digitale, dove l’informazione, la percezione, la sensazione e le emozioni sono trasmesse attraverso mezzi digitali, l’eliminazione dello stile sia una cosa appropriata.” “...l’architettura ha il potere di combinare in modo inaspettato attività nello spazio. Molto spesso la posizione di alcune attività trasforma completamente la natura dell’oggetto. Prendiamo un museo: situare un bar al centro è un esperienza completamente diversa dal mettere al centro una libreria o i quadri; è chiaro che il modo in cui un architetto colloca le attività crea una particolare interpretazione dell’architettura. Ho sempre detto che l’architettura non ha alcun significato in sè per se; essa acquista significato solo a seconda degli eventi che hanno luogo in essa.”3

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Concept tipologico Il Fun Palace è un progetto di Cedric Price che non è mai stato

costruito, ma che rimane a tutt’oggi un “concept” di riferimento per l’approccio estremamente innovativo alla tipologia di edificio cul-

Fun Palace, 1960, Cedric Price

3 Estratto del testo di Matteo Zambelli “Tecniche di invenzione in architettura. Gli anni del decostruttivismo”, Saggi Marsilio, Venezia, 2007 14

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turale, per la multifunzionalità e per l’assenza di percorsi dedicati predefiniti. Il progetto mirava alla realizzazione di un edificio coinvolgente, uno spazio unico, in cui le varie funzioni fossero episodi interconnessi e nel quale il visitatore potesse recarsi per passare il tempo senza necessariamente avere uno scopo se non quello di stimolare il personale senso di sorpresa e di piacere attraverso una serie di esperienze sensoriali e artistiche, oppure “semplicemente” umane. “Le attività progettate per questo luogo devono essere sperimentali, il luogo stesso deve essere provvisorio e mutevole. L’organizzazione dello spazio e gli oggetti che lo occupano devono, da un lato, sfidare la destrezza fisica e mentale dei partecipanti e dall’altro consentire un fluire dello spazio e del tempo in cui il piacere, attivo e passivo, sia stimolato”. * .5

Un’opera collettiva

“...Tutte le arti andranno a collaborare in un Grande gioco che verrà, in quell’attività di trasformazione dello spazio che si chiamerà urbanismo unitario. New Babylon sarà dunque una grande opera collettiva, sarà il frutto della creatività dei neobabilonesi, di una nuova società multietnica che comincerà a costruire e a ricostruire all’infinito il proprio spazio. New Babylon è un’infinita torre di Babele orizzontale, uno spazio di tutti gli uomini e di tutte le culture. Una Babele che non mira a conquistare il cielo, ma ad avvolgere la Terra. New Babylon percorre il pianeta come una ramificazione di nuvole sospese fra cielo e terra, non lascia altra traccia che la propria ombra sul suolo.” 4

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in-between arts Le Fresnoy è pensato come un contenitore di eventi dove

pittori,scultori , artisti elettronici, musicisti possono incontrarsi per educare, creare diffondere in una condizione in cui l’ibridazione ha un ruolo determinante. L’Architettura è chiamata a chiamare gli

Large yellow sector, 1967, New babylon, Victor Nieuwenhuys.

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incroci e gli interscambi. Il progetto di Tschumi può essere concettualizzato come una serie di scatole dentro una scatola: infatti una grande copertura, rivelatasi come la soluzione più convincente dal punto di vista architettonico, tecnico e programmatico, copre una serie di edifici… Stabilito di coprire gli edifici con un ombrello , è risultato subito evidente l’importanza che venivano ad assumere le relazioni e i legami fra le parti: gli oggetti non sono importanti in se stessi, ma per i rapporti che stabliscono reciprocamente e per gi spazi frapposti, ossia gli spazi del between. È questa frapposizione – dice Tschumi - che determina lo spazio per l’architettura. La sovrapposizione di diverse parti sfuma le differenze e crea ambiguità; guardandolo da certe angolazioni l’edificio sembra unitario, racchiuso all’interno di un unico volume, ma da altre angolazioni appare come una cozzagli di elementi dissonanti. La percezione oscilla sempre “fra” questi due estremi senza raggiungere un’armonica sintesi delle parti. Nonostante la copertura, ogni elemento è formalmente caratterizzato, non c’è nessun tentativo di relazione formale, scalare, geometrica fra le parti. La giustapposizione si richiama, agli scontri, ai conflitti, ai contrasti presenti nella città, infatti l’aspetto più interessante di una città o di questo progetto sono le diverse parti e ciò che si svolge nel mezzo. La giustapposizione di queste diverse parti non significa che una sia meglio dell’altra. Sono tutte uguali. Lo spazio coperto orizzontale diventa allora l’equivalente degli spazi urbani del XIX secolo; infatti la condizione di urbanità delle città fino al XIX secolo, con il loro sistema di piazze e di strade, di luoghi di incontro, di scambio e di relazione, è stata oggi ribaltata all’interno di grandi contenitori, in cui sono presenti molte parti fra loro in contrasto. E in più a Le Fresnoy si determina una condizione ambigua nei rapporti interno-esterno: l’artificiel in parte copre in parte chiude , in parte lascia aperto…qual è il dentro e qual è il fuori? la situazione e surreale. L’ampia copertura metallica crea e delimita lo spazio dell’in-between: ossia quello spazio vuoto compreso fra il grande 4 Estratto dal testo di Constant. New Babylon, una città nomade; Francesco Careri. Sezione a cura di Antonino Saggio. 16

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cielo artificiale e gli edifici. A detta di Tschumi questo è lo spazio significativo del progetto; esso è animato da un sistema di percorsi pensiline e di piccole tribune, senza una precisa destinazione funzionale, è il luogo dell’evento inatteso, degli esperimenti inimmaginabili; lo spazio di cui gli utenti si devono riappropriare e nel quale devono agire, perché è l’azione che da significato allo spazio e quindi all’architettura. Nel complesso sistema di scale e di passerelle si possono localizzare attività diversificate, allestire mostre, guardare proiezioni su schermi appesi alla copertura, ci si può isolare per studiare… si può in sintesi, inventarne usi imprevedibili. Questo spazio, né unitario né frammentario, né interno né esterno sarebbe piaciuto a Guy Debord e ai situazionisti… Il Situazionismo ha criticato l’urbanistica del Movimento Moderno, fatta di zonizzazioni, standard funzionali e di principi astratti. L’ha accusata di aver trasforamato quartieri residenziali in campi di concentramento. Inoltre, ha criticato il Movimento Moderno per essere stato dominato dalle esigenze di comprimere gli spazi a tutti i costi, razionalizzando i movimenti e tipizzando forme e arredi, annientando così la fantasia e annientando il corpo.

Centro Nazionale d’Arte Contemporanea Le Fresnoy, Tourcoring, 1991-1997, Francia, Bernard Tschumi 17

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progetto



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2,7Km via terza armata

asse ferroviario


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assi energia

La strada adiacente al Piazzale di Casa Rossa ha come tangente della curva l’asse ferroviario. Quest’aspetto geometrico diventa importante per il tracciamento del nuovo ingresso alla città in quanto quest’asse è parallelo a via Terza Armata e tracciandone la perpendicolare nel punto del Seminario diventa un’altra opportunità di attraversamento della vecchia barriera segnata dall’exconfine facendo rientrare in questo nuovo flusso tutta l’area novogoriziana e dei borghi circostanti.


soluzione dell’edificio evento

La prima considerazione rispetto alla scelta tipologica dell’oggetto architettonico era pensata in base al tema del contesto. Quello che genera la sospensione dell’oggetto è il voler garantire uno spazio urbano unico, una grande piazza coperta in grado di rendere l’intervento al livello del suolo leggero e permeabile ma al tempo stesso adattabile, garantendo sempre una successione di eventi diversi. 22

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CLOSED TYPE

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INFLUENCING CONTEXT

CONTEXT FREE

PERIODICAL USE

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PRIVATE

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influenze contestuali

La sintesi dei fattori che rendono il contesto un insieme di condizioni che devono influenzare le decisioni progettuali sono in questo caso il tessuto proposto dalla fascia residenziale adiacente all’area, l’asse citato in precedenza e le condizioni climatiche che fanno dell’oggetto sospeso un cielo artificiale per la piazza. 24

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effetto Eiffel

Pensando alla funzione è sembrato interessante il caso della Torre Eiffell dove la struttura-evento diventa grazie ad un’alternativa un’architettura-evento ed anche simbolo massimo di una città come Parigi. La nostra riflessione viene qui, ulteriormente deviata verso un programma funzionale rivolto ad attività temporanee e pubbliche di facile intercambiabilità. 26

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progetto


Nei primi tentativi è emersa una caratteristica che si è mantenuta fino alla fine: la struttura era caratterizzata da un grande volume di vuoto. Il lavoro si è concentrato sull’importanza che ha la relazione degli spazi, le forze e gli attriti che scorrono tra i pieni e che attraversano i vuoti. Un’architettura quindi che cerca di parlare di relazioni e non di funzioni. Un’architettura che vive della sola articolazione degli ambienti che offre.


piante, sezioni, prospetti, assonometrie

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Lo studio per Gorizia si concentra sulla rilevanza della dimensione architettonica come dispositivo di adesione alla rete internazionale o di scala territoriale di quelle realtà urbane dove l’oggetto-evento diventa generatore di dinamiche sociali nuove, e contemporanee, contribuendo in tal modo al benessere della

locali principali 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18

comunità. Il progetto garantisce luoghi pubblici diversi rispetto a

foyer reception teatro palco camerini aule studio aule docenti aula laboratorio aula polifunzionale blocco servizi igienici ufficio amministartivo biglietteria sala proiezioni spazio espositivo biblioteca sala conferenze bar-caffetteria cucina

quelli già presenti nella città: 1. Il parco di Casa Rossa (oggi un grande parcheggio e spazio mal utilizzato) rivede rispristinata la natura della collina grazie alla riprogettazione della viabilità, presenta aree distinte e organizzate in tre ambiti: urbano, sportivo e residenziale. 2. La “Piazza coperta Casa Rossa”, permette di avere un luogo di vita urbana al coperto garantendo quindi una continuitàŕ di eventi durante tutto l’anno. 3. L’istituto Mitteleuropeo delle Arti Contemporanee (IMAC), offre una molteplicità degli ambienti: aule, teatro, spazi espositivi e caffetterie garantendo così una vita all’interno della struttura. La grande dimensione con un programma funzionale giovane ed

locali complementari 19 20 21 22

internazionale e la permeabilità al suolo sono le caratteristiche

deposito locale tecnico corpo scala ascensore

principali che fanno dell’intervento un tentativo di ricucitura della rete culturale ed istituzionale di cui Gorizia dovrebbe avere un ruolo importante.

spazi esterni 25 26 27 28 29

L’area in analisi oltre ad ospitare il progetto della megastruttura

teatro all'aperto spazio coperto polifunzionale passerella di collegamento parcheggio bici terrazza

connette tramite un disegno del suolo quella che è stata una grande zona storicamente divisa dal confine politico tra Italia e Slovenia. Tale confine negli anni ha portato alla generazione di vuoti urbani soprattutto nella prossimita’ dell’asse ferroviario.

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sezione EE

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locali principali 01 foyer 02 reception

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07 aule docenti 08 aula laboratorio

13 sala proiezioni 14 spazio espositivo

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locali complementari

spazi esterni

20 locale tecnico 21 corpo scala

25 teatro all'aperto 26 spazio coperto polifunzionale


prospetto nord-est

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prospetto nord-ovest

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teatro-auditorium sale cinema spazio espositivo aule studio laboratori musicali laboratori di pittura laboratori teatrali aule docenti uffici amministrativi

sky-bar/caffetteria

Is G

bi

sa 18

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te 30

ria

sa 2 1 Istituto Mitteleuropeo delle arti contemporanee, Gorizia,2030. biblioteca

670 mq

sala conferenze 180 posti

225 mq

aule studio

510mq

laboratori musicali laboratori di pittura laboratori teatrali

170mq 140 mq 140 mq

aule docenti ed uffici amministrativi

160 mq

teatro-auditorium 300 posti

1310mq

sale cinema 2 sale da 140 posti 1 sala da 220 posti

820 mq

spazio espositivo (polifunzionale)

1100 mq

sky-bar/caffetteria

320 mq

biblioteca sala conferenze

40

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sp (p

sk


spazio attivitĂ di studio aule teoria laboratori aule studio uffici docenti

spazi di ricerca biblioteca aule studio sale workshop e riunioni

spazi esibizione teatro- auditorium sale cinema spazi espositivi

spazi attivitĂ complementari bar-caffetteria spazi espositivi

locali e servizi annessi spazi di collegamento orizzontale collegamenti verticali accesso e percorsi spazi esterni accesso e percorsi spazi interni

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sintesi


Il taccuino si conclude con questo minestrone di progetti, passati e presenti, che partendo tra i grandi maestri ed idee radicali, vedono oggi rivisitare le stesse idee da architeti contemporanei che, con sistemi già sperimentati, vedono queste soluzioni, della grande dimensione, della sospensione e dello spazio dell’in between, un’opportunità interessante da proporre come soluzione alternativa di vita pubblica.


1960 Cedric Price, Fun Palace. In Domus 470, Milano, 1969

Archigram, Plugin City, Londra, 1964.

Ron Herron en Peter Cook, Instant city, 1969-70.

Yona Friedman, Ville spatiale, 1960.


Constant Nieuwenhuys, New Babylon, 1969.

Alan Boutwell,Mike Mitchell, Continuous city for 1.000.000 human beings, section. Milano, 1969

Archizoom, No Stop City, 1969.

Archigram, Monte Carlo Project,1969.


Vittorio Gregotti, UniversitĂ della Calabria, Cosenza, 1973.

Rem Koolhaas, Parc de La Villette, Parigi, Francia, 1982.

1970 Cedric Price, InterAction Centre, Kentish Town, 1976.

E.N.Rogers - R.Piano, Centro Pompidou, Parigi, Francia,1972.


1980 1990

Herzog and Pierre de Meuron, Miami Art Museum, 2006.

MVRDV, Nuage d’Art, Parigi, 2001.

Nl architects, Ski Dragon,2001.

Bernard Tschumi, Parc de La Villette, Parigi, Francia, 1982.


OMA, parc des expositions, Tolosa, 2011.

New Bauhaus Museum, MenoMenoPiu Architects, Weimar, 2012.

2000 Wolfgang Tschapeller, The Centre for Promotion of Science Belgrado, Serbia, 2010.

Raif Dinckok Yalova, Cultural Center, Yalova, Turkey, 2010.


Erick Kristanto, Urban Island Prototype 01 Seattle, Washington, United States, 2012.

MVRDV, rockmagneten, Roskilde, Denmark, 2011.

MVRDV + ABOUTBLANK, Yenikap覺 Transfer Point and Archaeo-Park

2010


2030



2030






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